Silenzio. Solo questo lo circondava. E buio. Tanto da non vedere le proprie mani davanti al viso. Manette intorno ai polsi, strette. Dolore in tutto il corpo. Fame, sete.
I ricordi iniziarono a tornare, confusi. Era stato sequestrato. L’avevano interrogato su cose che non conosceva, a volto coperto. Tortura, ecco la causa del dolore. Era svenuto e s’era risvegliato sono in quel momento. Tentò di tastare a terra, alla ricerca di qualunque cosa si potesse mangiare. Nulla. Ripassò mentalmente ciò che rammentava di sé stesso.
“Sono Thomas Mainwalker, figlio di Chris Mainwalker e Savannah Nytes. Ho 17 anni. I miei hanno avuto un incidente. Io sono stato rapito. Mi hanno domandato cose su mio padre. Non ho idea di cosa facesse, dei suoi segreti. Credo che i miei genitori siano morti. Sto soffrendo.”
Queste le sue uniche certezze. Paura, fu scosso dai brividi. Poi chiuse gli occhi tentando di fermare i pensieri.
Fu riscosso da uno scricchiolio metallico. Subito gli occhi accecarono alla luce pura che entrava. Il gelo lo prese, lo sguardo puntato sull’ombra nera di fronte a lui. Quando riuscì a distinguerlo notò che portava due piccole ciotole.
- Cibo e acqua. Ti decidi a parlare, piccolo bastardo? Cosa stava programmando tuo padre?-
- Io… io non lo so. L-lui non n-ne parlava-
- Qual è il codice della cassaforte?-
Si chiese il motivo di questa domanda.
- L’iniz… - fu scosso da un colpo di tosse – l’inizio è 236, ci sono altri due numeri-
- Bravo ragazzo-
Poggiò i due contenitori vicino a lui e uscì, lasciandolo al buio. Lui si avventò sul cibo, piegandosi, il viso immerso nella ciotola, senza pensare a ciò che stava mettendo in bocca. Terminò troppo velocemente e si appoggiò di nuovo al muro dietro di lui, stancamente.
 
“In caso di mia morte, la mia eredità passerà al mio unico figlio Thomas Mainwalker, e sua sarà la mia carica.”
- Il ragazzo è l’ultimo muro che ci divide dal successo e dalla fama. Coldwalter, hai il compito di eliminarlo. Niente spari, qualcuno potrebbe sentirti-
- Certo capo-
 
Da tre giorni non mangiava. Il dolore era ormai diventato il suo compagno abituale. Poi li sentì, dei passi fuori la porta. Il tremore s’impossessò del suo corpo quando vide un lungo coltello d’argento tra le mani dell’uomo ch’era entrato. Una parte di lui sperava ancora di riuscire a salvarsi, e quella realtà gli era piombata addosso come un macigno.
- Perché?- tentò di apostrofare. Ne uscì un mugugno.
- Sei il successore di tuo padre. Per far inginocchiare la sua società devi morire-
Thomas si rese conto dell’ingiustizia di quel mondo. Perché la colpa di un padre doveva ricadere sul figlio, incosciente del presente?
“Non ho idea della motivazione che ha decretato la mia morte, che sia giusta o sbagliata”.
Un taglio netto alla gola, poi l’oblio. Una vita era finita, senza mai essere davvero cominciata.