Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: _Wazi_    13/03/2014    1 recensioni
Questa storia l'ho inventata io, scritta in un tema scolastico, parla di una ragazzina che finisce in un campo di concentramento e che scrive poche parole su un diario.
spero che vi piacerà!
------------------------
Sono all’inferno.
Ormai sono sicura, non so che giorno, mese o anno sia, non ricordo nulla, ho smesso di cercare la mia famiglia, credo che siano tutti morti. Sono all’inferno, ma perché continuo a soffrire?
Genere: Drammatico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Novecento/Dittature
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5 DICEMBRE 1994
Caro diario,
Oggi ho poco tempo, non posso farmi vedere da loro.
Ti scrivo velocemente che cosa mi è successo. Il 25 Settembre, ero a casa, quando arrivò mio padre per dirmi di nascondermi. Mi affidò a mio fratello maggiore e ci nascondemmo nel ripostiglio, e sentimmo che degli uomini tedeschi stavano parlando con nostro padre e madre. Ad un certo punto, sentimmo nostra madre urlare, dopo, niente, solo dei passi che venivano verso di noi. Un tonfo terribile e poi il buio, credo che mi abbaino colpita con qualcosa, perché mi sono svegliata in un treno accanto a mia madre, che piangeva disperata. Dopo un po’ di giorni, senza cibo e quasi senza aria, ci portarono in un cortile, faceva molto freddo e c’era molta neve per terra, degli uomini mi dissero alcune cose, mi scrutarono, mi guardarono e mi indicarono di andare verso alcune donne. Io cercai mia madre, mio padre, ma non riuscivo a vederli, intanto ci portarono in una grande sala a fare la doccia, ci diedero dei vestiti sporchi e stracciati che avremmo dovuto indossare.
Ora mi trovo in una baracca, nascosta nel fondo dei nostri letti di legno dove dormiamo noi ragazze, molte di quelle che erano insieme a me nel treno non ci sono più, siamo in tante, e alcune sono così magre e denutrite che fanno fatica a parlare, e quel poco che parlano ci raccontano fatti orribili. Mia madre non l’ho ancora trovata e credo che non la troverò mai più. Devo andare; se mi vedono scrivere mi picchiano, se non peggio.
Spero di scriverti presto. Helena
 

Caro diario,
Sono così stanca e affamata che riesco a malapena a muovermi.
Ogni giorno ci fanno alzare e andare nel cortile principale per l’appello, io devo dire il mio numero in tedesco. Ormai ho imparato a dirlo senza nemmeno pensarci, non so nemmeno che significhi esattamente. Altre ragazze spariscono, e, mentre lavoro scavando rocce, vedo sempre fumo nero uscire al di sopra della collina e comincio a capire.
Stasera magari ci daranno da mangiare, non riesco a ricordare se è giovedì o venerdì. Mi stanno ricrescendo i capelli, sai? Quando sono arrivata li hanno rasati a tutte e un po’ stanno ricrescendo.
 

23 DICEMBRE 1944
Diciassette è il numero esatto di giorni passati qua dentro.
In questi giorni ho visto così tanta gente morire che ormai non provo nessuna emozione. Gente che cade dalla collina e finisce nel mucchio di altre persone morte sotto, gente che muore anche davanti a me mentre spacco pietre. Gente che muore dalla fame, dal freddo, muoiono per le bastonate che ci danno se non lavoriamo.
Diciassette giorni.
 
 
 Sono all’inferno.
Ormai sono sicura, non so che giorno, mese o anno sia, non ricordo nulla, ho smesso di cercare la mia famiglia, credo che siano tutti morti. Perché è dovuto accadere a me? Ormai sono una delle poche sopravvissute arrivate con lo stesso treno. Sono all’inferno, ma perché continuo a soffrire?
 

Credo che ieri fosse il mio compleanno.
Credo anche che sia gennaio, ho sentito qualcuno festeggiare il nuovo anno, quelli che ancora credono di farcela, che credono ancora che un giorno torneranno a casa. Casa, che strana parola, mi ricordo del mio paese, della mia famiglia. I giorni passano troppo veloci, non riesco a tenere il passo.


2 FEBBRAIO 1945
Casa, sono a casa, ci hanno salvati.
Ma non sono felice, anzi volevo rimanere, così sarei finalmente morta e avrei finito di soffrire. La mia famiglia è morta, non sono stati forti come me. Perché non si sono salvati loro? Io non ho motivo di vivere ormai.
La finestra del salotto è davvero invitante di recente, non sarebbe un brutto modo, non sentirei dolore.
Mai più.
Il numero che ho sul braccio mi sembra che mi inciti a farlo, e io non lo voglio deludere, no, non lo deluderò.
Sono stata dentro a quell’inferno per sessanta giorni.
Un altro numero, anche lui vuole che metta fine a questa storia, e io non voglio deluderlo, no, non lo farò.
Helena


Buonasera!
spero che vi sia piaciuta, alla prossima


 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: _Wazi_