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Autore: Namixart    14/03/2014    1 recensioni
Martina ha solo quindici anni, ma quando il suo migliore amico, Carter, scompare senza lasciare traccia, cade in una grave crisi di depressione. Perde il suo cuore e diventa un Nessuno dell'Organizzazione XIII.
Ma nessuno sa che Namixart, numero XV, Scintilla di Fiamme Oscure, non è ciò che sembra.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Invece di lanciarsi all’attacco lui stesso, Demyx creò, con i suoi poteri acquatici, delle figure antropomorfe, non molto pericolose, ma numerosissime.
Nonostante l’enorme aiuto di Sora e Auron, Namixart faceva una fatica immensa a distruggerle. Per ogni colpo inflitto, sentiva di stare tradendo la fiducia di qualcuno. E quella sensazione di deja-vu già provata alla Fortezza Oscura continuava ad assalirla ogni volta che posava lo sguardo su Demyx. Lui la squadrava addolorato, ma lei era sicura che si trattasse di una recita. Più o meno. Iniziava a pensare di essere davvero stata sua amica, ma l’idea era troppo assurda.
- Preferivo fare i doppi turni di notte, sai? - mormorò Demyx.
- Doppi turni? - chiese Nami, folgorata.
Quell’attimo di disattenzione lo pagò con una clamorosa gomitata nelle costole da parte del fratello, che la riportò alla realtà.
Quando, nel giro di qualche minuto, tutte le figure d’acqua furono scomparse, Demyx si appoggiò al sitar, apparentemente stremato.
- Sei più forte, Nami. Anche tu, Rox. Immagino che questo basterà a salvarmi la pelle. - borbottò.
- Ci rivedremo, fuori da una missione, e allora parleremo di tutto. - disse, scomparendo.
Namixart, Sora e Auron, abbassarono le armi.
- Sai, Sora? Io lo conosco, molto bene. - mormorò la ragazza.
- Sei sicura? - chiese lui.
Nami annuì.
- Sì, ma non ho intenzione di torturarmi con i dubbi. Se mai ci rincontreremo e riusciremo a parlare, chiarirò tutto. E poi, sono sicura di conoscerlo, non di essere sua amica. - sghignazzò, poco convinta.
- Andiamo. - li interruppe Auron, lapidario come sempre.
I gemelli si avviarono al seguito del guerriero, rimuginando cupi pensieri.
Arrivarono, dopo una lunga serie di cunicoli sotterranei, davanti a un'altra porta, con un altro cartello: AVETE SCELTO LA MORTE LUNGA E DOLOROSA, ACCOMODATEVI.
- Questo Ade dev’essere un simpaticone. - borbottò Sora, aprendo la porta senza tanti complimenti.
- Io vi lascio qui. Non posso entrare. - disse Auron, che se ne andò senza aspettare una risposta.
All’interno della stanza circolare non c’era nessuno. Ma, al centro di essa, imponente e inquietante, si ergeva una roccia, sulla quale era scolpita con incredibile precisione la figura di Meg, accanto a una serratura.
- Meg! - gridò una voce.
Ercole irruppe nella stanza e si precipitò alla roccia.
- Ercole, è solo una scultura. Non è davvero lei! - provò Nami.
- No! Ade e i suoi scagnozzi l’hanno rapita! È lei! - urlò, disperato.
Sora e Nami trasalirono.
- C’è una serratura. E se provassimo… - iniziò Nami, mentre Sora già puntava il Keyblade.
Ci fu un violento lampo di luce, poi Meg cadde a terra, ansimando. Ercole si precipitò da lei, che lo guardò spaventata ed esclamò:
- No! Era… Era una trappola! -
- Cosa? - fece Sora.
- Trappola: tranello, insidia, inganno. Chiamala come preferisci. - disse Ade, accanto a Nami.
- Woah! - esclamò lei, balzando all’indietro.
Ade aveva le sembianze di un uomo alto, con la pelle grigia e i capelli fatti di fuoco azzurrino. Era vestito con una semplice tunica nera.
- Cosa credi di fare? -  ringhiò Ercole.
- Oh, Megafusto, ci sei anche tu! Cosa credo di fare? Poche parole: “Benvenuti all’Inferodromo”. Moscerino, dovrei ringraziarti, ma non lo farò. Quell’arma è portentosa! - disse il dio dei Morti.
Parlava molto velocemente, senza quasi pause tra una frase e l’altra, con un tono allo stesso tempo spavaldo e annoiato, come si addiceva al suo titolo.
- I…Inferodromo? - balbettò Nami, stordita.
- L’arena degli Inferi. Il vostro piccolo stadio non è nulla a confronto. Vedi, moscerino numero due, mi serviva quella chiave per riaprire la mia arena dopo che Zeus, il paparino del qui presente Megafusto, l’ha sigillato. E ora, bada bum bum bum! Eccoci qua. Chi si offre volontario per il primo scontro? -
- Vado io. - disse Ercole, ma fu subito fermato dai gemelli.
- Ci pensiamo noi. Porta via Meg. - disse Nami.
- “Moscerino”. Umpf. Facciamogli vedere chi siamo, sorellina! - esclamò Sora.
- Siamo gemelli! -
- Sì, sì, molto interessante. Ma ora lasciate che vi presenti il vostro avversario. Dagli antri più profondi dell’Oltretomba, ripescato tra i guerrieri più malvagi mai esistiti… Auron! - gridò, mentre il paesaggio intorno a loro cambiava.
Adesso si trovavano in una vera arena, spaziosa ma buia, come si addiceva al mondo dei morti.
- Auron? Ma… - iniziò Sora.
- Non si torna indietro. Dovevi pensarci prima, moscerino. - ribatté Ade.
Auron avanzò a testa bassa nell’arena. Quando alzò gli occhi, notò i ragazzi e fece per protestare contro Ade.
- Non erano questi i patti! Dovevo… - gridò, prima di bloccarsi dolorosamente, come per una scarica elettrica.
- Distruggere i ragazzini, esatto. E potrai tornare tra i vivi. È questo che volevi, no? E adesso, iniziate! Forza, su. - lo incitò Ade, sparendo in una nuvola di fumo.
- C’è qualcosa che non va. - sussurrò Nami.
- Grazie, non lo avevo capito. Che facciamo? - sbuffò il fratello.
- Mi posso fidare a lasciarti qui da solo? Vado a cercare indizi nello studio di Ade. -
- Certo! Per chi mi hai preso? - esclamò Sora, gonfiando il petto.
- Speriamo bene… Farò presto, a dopo. - disse lei, saltando oltre il parapetto dell’arena sulla sponda opposta.
Mentre correva, sentì la voce di Sora urlare un:
- Ehi! Così non vale! -
La ragazza corse a perdifiato tra i corridoi labirintici dell’Oltretomba, riuscendo per miracolo a non perdersi. Arrivò velocemente alla sala di Ade, ma le sembrò comunque di averci messo un secolo.
La sala era vuota, ma stavolta sul tavolo era appoggiata una statuetta identica in tutto e per tutto a Auron.
- E questa…? -
 
 
- Demyx, devi sapere che non siamo contenti. Affatto. - disse il capo dell’Organizzazione, seduto sul suo trono.
Demyx abbassò lo sguardò.
- Sono più forti. E nessuno dei due si fa scrupoli per combatterci, visto che non si ricordano niente di noi. Ho semplicemente provato a convincerli a parole, la lotta non è il mio forte. -
- Non mi interessa. Gli ordini erano di eliminarli o riportarli qui con ogni mezzo. Hai fallito la missione. -
- Ma, Xemnas… Sono i miei… - iniziò Demyx, prima di ammutolire completamente.
- Gli ordini sono ordini. Potrei trasformarti in un Simile, ma siamo rimasti pochi, quindi per stavolta sei graziato. Ma che non si ripeta mai più una cosa del genere. Chiaro? -
- Cristallino. - borbottò il ragazzo, scomparendo dal suo trono.
Poco più tardi, girovagando per la buia città dell’Organizzazione, sfogava il nervoso sulle sue figure d’acqua.
- Mi hanno chiesto di uccidere i miei migliori amici! È assurdo! Ehi, capo, che ne dici di uccidere Saïx? Cosa? È il tuo secondo? Non mi interessa! Gli ordini sono ordini! - mugugnava, mentre combatteva contro sé stesso.
Una volta esausto, alzò gli occhi al cielo. A un osservatore attento non sarebbero sfuggite le lacrime che li avevano offuscati per un secondo.
- Ragazzi, vi raggiungerò presto. -
 
 
Sora era nei guai. Auron era un guerriero formidabile, anche se stava cercando di trattenersi. E grazie al cielo! Sora sapeva perfettamente che Ade lo stava costringendo in qualche modo a combattere, perché se avesse lottato di sua spontanea volontà, beh, il ragazzo avrebbe concluso la sua vita sotto forma di pizza.
- Sora! Auron! - chiamò Namixart.
La ragazza era al bordo dell’arena, con la statuetta in mano. Aveva un aspetto strano, come se avesse preso la scossa. Lanciò la statuetta a Auron, che le tagliò la testa con un fendente secco.
Le braccia del guerriero si rilassarono e cadde in ginocchio, come se qualcuno gli avesse tolto il cielo dalle spalle.
- Sora, Namixart. Grazie. - mormorò.
- No, no, NO! Non è così che deve andare! - gridò Ade, riapparendo nella solita nuvola di fumo.
Adesso i suoi capelli ardevano di fuoco rosso. Non ci voleva un genio per capire che era furioso.
- Io cerco di seguire le regole per una volta ma, no! Il mio guerriero più forte e idiota decide che non gli interessa tornare in vita, se il prezzo è un misero combattimento mortale contro due suoi amichetti. E i due moscerini cosa fanno? Lo aiutano! Ma certo! Viva la logica! E addio statuetta di controllo mentale! Avete la più pallida idea di quanto abbia dovuto pregare Efesto per quella? - sbraitò il dio.
- Ma il tempo del gioco leale è finito. - ringhiò.
E il mondo esplose.
L’arena si trasformò in una fornace ardente, tagliata fuori dal resto del mondo. O quasi.
Con un grido allucinante, una figura attraversò la parete di fuoco e atterrò accanto al gruppo.
- Ercole! -
- Non potevo lasciarvi soli! - sorrise l’eroe, rimettendosi in piedi.
- Uh, che eroi leali! Quattro contro uno! - esclamò Ade, assolutamente non impressionato.
- L’hai detto tu che il gioco leale è finito. - ghignarono i gemelli.
- Può darsi. Ma io sono il cattivo, gente! E una volta che vi avrò distrutti, toccherà a voi! Sì, proprio voi che state leggendo! La storia finisce qui! - ringhiò Ade, rivolto al nulla.
Sora si voltò verso Nami e si picchiettò un indice sulla tempia, ridacchiando sommessamente.
- Riscriverò le vostre storie in un mondo governato da Ade. -
- Umpf. Spiacente di deluderti. Ma questa è la nostra storia. E tu non ne fai parte. - disse Auron, in posizione d’attacco.
Ade ghignò, gli occhi dorati che lampeggiavano.
Poi attaccò.
 
 
Un combattimento mortale contro un dio non può essere pari. Ma se il dio in questione ha anche i suoi bei momenti di invulnerabilità, ecco che la faccenda si fa complicata.
Ogni tanto Ade combiava consistenza, come se fosse fatto di fumo e, chiaramente, le armi non lo sfioravano minimamente.
- Oh, Stige! Non ce la faremo mai, così! - imprecò Nami.
- Stige? - fece Sora.
- Sorellina, com’è che ti fai influenzare sempre dal mondo che visitiamo? -
- Taci e combatti! -
- Sì, sì, amabile battibecco. Ma non ce la farete mai, come diceva la ragazzina. Vi offro un patto. Una sfida per il qui presente Megafusto. - disse Ade, ghignando malevolo.
- Parla. -
- L’unico modo che avete per salvarvi è la mia clemenza. Quindi, ragazzone, la sfida è questa: salvare l’anima della tua adorata bambolina da una nuotata nello Stige. - disse, schioccando le dita.
Meg apparve, apparentemente svenuta, sul pavimento davanti a Ercole.
- Meg! - gridò Ercole.
- Meg! Rispondimi! -
- Ecco, vedi, la tua ragazza stava venendo qui per aiutarti. Ma il mio piccolo Cerbero ha deciso di giocare con lei e le ha fatto cadere per sbaglio una colonna addosso. Quindi, di fatto, la tua amichetta è morta. Ma c’è un modo per salvarla. Vedi quel fiume laggiù? È lo Stige, dove nuotano le anime dei defunti. Ovviamente anche quella di Megara è lì dentro. Se vuoi salvarla, ti conviene correre a recuperare la sua anima… - ghignò il dio.
Ercole non ebbe nemmeno un attimo di esitazione e si tuffò nel fiume spettrale.
- Ah, un’ultima cosa: se non la raggiungi, muori tu. Non è un problema, vero? - rise Ade, sporgendosi appena sul precipizio.
- Tu, sporco…! - gridò Nami, correndogli incontro.
- Non lo farei, fossi in te. Ricorda: io sono il padrone, qui. - disse lui, agitando una mano.
Una gabbia, fatta di fumo, apparve dal nulla, rinchiudendo i gemelli e Auron.
- Maledetto! - urlò Namixart, con le lacrime agli occhi, mentre Sora cercava di calmarla.
Passarono i minuti, e Ercole non riemergeva.
Ormai i gemelli erano al limite della preoccupazione e della frustrazione.
Ade si divertiva a sbeffeggiarli.
- Uh, che peccato. Sembra che Megafusto si sia riunito alla sua bella. Fate “ciao” con la manina ai piccioncini! - ghignò, voltandosi appena in tempo per ricevere un pugno in pieno naso che lo fece cadere a terra.
- Ercole! - gridò Sora, al colmo della gioia.
Il ragazzo si ergeva in tutta la sua potenza, con l’anima di Meg in braccio e un’aura dorata tutta intorno a lui.
- Sei… ? - iniziò Nami.
- Un dio?! - gridò Ade, ripresosi dal formidabile gancio destro di Ercole.
Ercole lo guardò inferocito.
- Ehi, ehi, ehi, perché non proviamo a risolvere la questione pacificamente, eh! Io vi lascio stare e voi lasciate stare me, ok? Guarda, te lo chiede anche Meg, guarda il suo bel faccino! - disse Ade, dando un buffetto freddo sulla guancia della ragazza.
Ercole lo squadrò, disgustato, prima di sferrare un ultimo cazzotto al dio dei morti, scaraventandolo nelle profondità dello Stige.
- Questo non è lealeeee! - gridò Ade, precipitando tra le anime.
- Ercole! Sei vivo! - gridò Sora, mentre la gabbia di fumo si dissolveva.
Il ragazzo sorrise e raggiunse il corpo di Meg. Si inginocchiò accanto a lei e adagiò l’anima della ragazza sopra il suo corpo. Lentamente, Meg riprese colore e aprì gli occhi.
- Meg! - esclamò il ragazzo, con voce strozzata dalla gioia.
- Ciao, Megafusto. - mormorò lei, sorridendo.
 
 
- Grazie a tutti. Non sarei qui se non fosse stato per voi. - sorrise Meg, poco dopo, all’entrata dell’Oltretomba.
- Non c’è di che. Adesso noi due dobbiamo andare. - disse Nami.
- Anch’io. Felice di avervi conosciuto. - fece Auron, incamminandosi verso uno dei portoni degli Inferi.
- Ehi, aspetta! - chiamò Ercole.
- Sei stato molto coraggioso. Un eroe. Posso chiedere a mio padre di farti tornare sulla terra. - disse.
Auron inarcò un sopracciglio e emise un suono che doveva essere una risata.
- Grazie, ragazzo. Ma i morti devono rimanere morti. Addio. -
Dopo che Auron se ne fu andato, Nami e Sora si trattennero giusto il tempo per salutare Ercole, Meg e Fil.
Mentre stavano salendo sulla Gummiship, Nami si ricordò improvvisamente di una cosa.
- Ehi! Per caso conoscete due ragazzi che si chiamano Ventus e Carter? - chiese.
- Non ho mai sentito parlare di nessun Carter, ma Ven… Oh, se lo conosco! - esclamò Ercole.
- Davvero? - gridò Namixart.
- Certo. È stato qui per farsi degli amici e mi ha aiutato ad allenarmi per una sfida. -
- Già. Contro quel tipo, Zack. Eravate entrambi molto forti. - ricordò Fil.
- Quando? Quando lo avete visto? - chiese Nami, quasi urlando.
- Una… decina di anni fa? Sì, più o meno. - rispose Fil.
- O…ok. Grazie. - mormorò Nami, afflosciandosi, delusissima.
- Noi andiamo. A presto! - esclamò Sora, entrando nella nave con la sorella.
Una volta all’interno, Nami si chiuse in un cupo silenzio.
- È solo un buco nell’acqua. Lo troveremo, tranquilla. - sorrise Sora, dal posto pilota.
- Sono tranquilla. Non mi vedi? - replicò Nami, con voce soffocata.
- In realtà no, sto guidando. Sai com’è, preferirei non schiantarmi di nuovo. -
- Di nuovo? Che hai combinato? - rise la sorella.
- Ehi! È stata colpa di Paperino! - esclamò lui, sulla difensiva.
Nami rise. Suo fratello era l’essere più buffo di tutti i mondi, e riusciva sempre a metterla di buon umore.
 

[Angolino di Namixart]
Esatto, di nuovo io! *Applausi*
Questo aggiornamento è un po' più in orario rispetto ai miei ultimi standard, ma il capitolo mi soddisfa abbastanza.
Per il Monte Olimpo ho deciso di fare un mix tra la storia in KH e la trama originale del film, e mi sembra di esserci riuscita, più o meno.
Ho notato un drastico calo delle recensioni, forza, fatevi sentire! Mica vi mangio se mi scrivete due righe per farmi sapere che ne pensate!
Sora: Su questo avrei da ridire...
Io: Taci, o farai una bruttissima fine.
Sora: Appunto *scappa*
Oook, ci vediamo al prossimo capitolo (o meglio ancora alla prossima recensione)!
Bye,
Nami :3
  
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