Emma Swan camminava per le vie di Storybrooke, completamente deserte a quell'ora della notte.
Ogni suo passo sembrava provocare un rumore assordante nel silenzio ovattato e pacifico della città addormentata.
Tutti gli abitanti riposavano tranquilli e sereni nelle loro case,
rassicurati e rallegrati dal ritorno della famiglia reale dalla lontana
e misteriosa terra di Neverland, certi ormai di essere al sicuro dalla
minaccia di Peter Pan e dei suoi seguaci.
Tutto sembrava essersi risolto per il meglio anche quella volta; la
situazione non avrebbe potuto essere delle migliori e le prospettive
per il futuro apparivano rosee e luminose.
Eppure la Salvatrice non riusciva proprio a godersi quel momento di
pace e spensieratezza. Da quando era scesa dalla nave di Hook, uno
sgradevole senso di allarme e pericolo si era impadronito di lei e non
l'aveva più abbandonata, come un tarlo che la rodeva in
continuazione, rendendola inquieta e turbata.
Lo stranissimo comportamento di Henry non aveva certo aiutato a lenire quelle sensazioni, anzi le aveva acuite ulteriormente.
Forse era davvero come sostenevano tutti gli altri; forse suo figlio
era solo un po' provato dalla brutta esperienza vissuta a Neverland e
non c'era alcuna ragione di preoccuparsi, eppure la convinzione che ci
fosse qualcosa che non andava non accennava ad andarsene. Perché
una madre avverte certe cose.
Aveva sempre avuto un ottimo istinto, Emma, fin da bambina; e proprio
quell'istinto, che non l'aveva mai tradita, ora le suggeriva che la
guerra contro Pan non era ancora terminata e che qualcosa di terribile
stava per abbattersi su di lei e sulle persone che amava.
Ma a fianco di queste preoccupazioni, c'erano anche altri pensieri, di
diversa natura, che tormentavano la già stipata mente della
Salvatrice; perché, per quanto ci avesse provato, Emma non
poteva negare a se stessa i sentimenti confusi e contrastanti che
sentiva vorticare come un uragano dentro di sé.
Aveva ritrovato Neal a New York dopo undici anni. Nessuno dei due era
preparato a quell'incontro inaspettato, ma entrambi avevano comunque
tentato, non senza fatica, di ricomporre i pezzi del loro rapporto in
nome della serenità di Henry, ed ecco che, solo pochi giorni
dopo, lui era stato ferito da Tamara ed era stato risucchiato in quel
maledetto vortice magico. Emma aveva creduto di averlo perso di nuovo e
questa volta per sempre. Si era sentita a pezzi...ancora una volta.
Invece Neal era sopravvissuto e i due si erano ritrovati a Neverland ed ora erano di nuovo insieme a Storybrooke.
E poi c'era Hook a complicare ulteriormente le cose: quel pirata dai
modi svagati e sbruffoni che sotto quella maschera di insolente
spavalderia nascondeva un animo nobile e un cuore coraggioso.
La Salvatrice cercava di tenere il pensiero dei due uomini il
più possibile lontano da sé, concentrandosi
esclusivamente su Henry. Più volte aveva tentato di
autoconvincersi che nel suo cuore c'era posto solo per suo figlio,
eppure, nel profondo della sua coscienza, sapeva che ciò non era
del tutto vero.
Quando Emma si ritrovò a camminare sulla spiaggia, la notte
aveva ormai raggiunto il culmine e la luna splendeva alta nel cielo
trapuntato di stelle. Di lì a poco avrebbe iniziato ad
albeggiare.
La superficie del mare era piatta e calma come uno specchio; era come
se anche l'oceano stesse dormendo pacificamente, ignaro delle pene e
dei problemi che affliggevano gli uomini. La quiete che regnava
tutt'intorno si poneva in netto contrasto con la burrasca che
imperversava nel cuore e nella mente della Salvatrice.
In lontananza, la sagoma scura della Jolly Roger, ormeggiata al molo di
Storybrooke, sembrava quella di un gigante addormentato; le vele
ondeggiavano pigramente alla fresca brezza di quella notte primaverile
e gli scafi delle altre barche attraccate dondolavano dolcemente, come
tante culle.
Emma sospirò: la solitudine e il silenzio l'avevano sempre
aiutata a scacciare i pensieri negativi e le preoccupazioni, ma in quel
momento sembrava proprio che nulla avrebbe potuto sollevarla da quello
sgradevole senso di irrequietezza.
La giovane continuò a passeggiare, accompagnata dal lieve
sciabordio delle onde, fino a quando i suoi occhi intravidero una
figura lontana dirigersi verso di lei dall'altra parte della lingua di
sabbia che costeggiava la città.
Istintivamente, Emma portò una mano alla fondina in cui teneva
la pistola d'ordinanza che utilizzava quando era in servizio come
sceriffo. Forse era stata fin troppo paranoica, ma aveva preferito
portarsela dietro anche durante quell'innocente passeggiata notturna.
La figura misteriosa avanzava lentamente sul bagnasciuga; l'andatura
barcollante e, stretta in una mano, una bottiglia che, di tanto in
tanto, sollevava e si portava alla bocca. Nel frattempo biascicava dei
versi di una canzone, dei quali la donna riusciva a distinguere solo
qualche sporadico Yo-ho.
La bionda tirò un sospiro di sollievo e si rilassò un
po'. Era solo un ubriaco; probabilmente qualcuno che aveva fatto tardi
alla festa da Granny's e aveva poi deciso di continuare i festeggiamenti in solitudine.
Eppure, man mano che l'uomo si avvicinava, il suo aspetto diveniva
sempre più famigliare agli occhi della Salvatrice,
finché, nonostante l'oscurità, ella lo riconobbe.
- Hook! -
L'uomo, sentendosi chiamare, si fermò e smise bruscamente di
cantare. Impiegò un bel po' di tempo per mettere a fuoco la
donna che aveva pronunciato il suo nome, ma, appena si rese conto della
sua identità, sembrò sinceramente sorpreso e tentò
di riacquistare un minimo di contegno.
- Swan! Non mi aspettavo di trovarti qui. Non dovresti essere a casa
con la tua famiglia, a goderti il vostro lieto fine? O forse stavi
venendo da me? Non ci vediamo solo da poche ore e già ti manco,
tesoro? -
La Salvatrice alzò gli occhi al cielo e incrociò le
braccia al petto: - Hook, sei ubriaco fradicio. - Constatò con
ovvietà.
L'altro lanciò uno sguardo vacuo alla bottiglia, ormai vuota per
più di metà: - Già...be'...potrei essere un po' su
di giri. - Ammise. - Ma questa è una delle parti più
divertenti della vita da pirata, dolcezza. -
- Non ne dubito. - Rispose ironica la donna.
Hook sorrise amichevolmente e tese la mano verso la bionda, offrendole la bottiglia: - Vuoi favorire, Swan? -
Emma fissò il fiasco di vetro scuro per un attimo e si morse il
labbro, combattuta, poi, con un gesto rapido e deciso lo afferrò
dalla mano del capitano e se lo portò alle labbra, tracannando
una lunga sorsata di rum.
Il liquore rilasciò immediatamente nel corpo della Salvatrice
quella tipica sensazione di calore e benessere che sembra rendere tutto
più leggero, più annebbiato e distante.
La donna schioccò le labbra e porse di nuovo la bottiglia al
pirata, che la fissava con aria compiaciuta e fin troppo maliziosa.
- Non farti strane idee. - Lo avvertì lei con un mezzo sorriso.
- Ci vuole ben più di un sorso di rum per farmi perdere la
lucidità e l'inibizione. -
Il pirata colse al volo l'allusione e sorrise in quel modo impertinente
e beffardo, che pure aveva lo strano potere di far vacillare il ferreo
e rigido autocontrollo della Salvatrice.
Si avvicinò alla bionda e, con l'uncino, le accarezzò una
guancia, dopodiché fece scivolare la sua mano di ferro sotto il
mento della giovane e, applicando una leggera pressione verso l'alto,
la costrinse a fissarlo dritto negli occhi chiari.
Emma trattenne il respiro e rabbrividì, cercando di convincersi
che quella reazione fosse dovuta esclusivamente a quel tocco freddo e
metallico, al quale, tuttavia, non si sottrasse, sostenendo lo sguardo
magnetico del capitano.
- Non ho bisogno di ricorrere a certe bassezze per far cadere una
signora ai miei piedi, tesoro. Mi basta il mio irresistibile fascino di
galante mascalzone. -
La donna sentiva sul viso il fiato caldo di Hook, che sapeva fortemente
di rum. Per un momento si sentì stranamente intontita e la testa
iniziò a girarle, mentre le sue gambe minacciavano di cedere da
un momento all'altro.
Maledizione, Emma Swan! Non sei una ragazzina alla prima cotta!
Datti una mossa e riprendi in mano la situazione prima che sia troppo
tardi!
Eppure la Salvatrice non mosse un muscolo, trovandosi incapace di
distogliere lo sguardo dagli occhi chiari e profondi del capitano che,
in quel momento, ardevano di bruciante desiderio e sembravano
incredibilmente acuti e penetranti nonostante l'effetto dell'alcool.
I loro volti erano ormai ad un soffio di distanza, sarebbe bastato un
niente perché le loro labbra si sfiorassero. Emma avvertiva la
barba ruvida dell'uomo solleticarle il viso e sapeva che non sarebbe
riuscita a sottrarsi a ciò che stava per accadere. In effetti non voleva farlo. Desiderava semplicemente lasciare che accadesse.
La distanza tra le loro bocche si era quasi del tutto annullata quando
i due furono sorpresi da alcune allegre voci maschili seguite da sonori
schiamazzi, non molto lontano da dove si trovavano.
La donna si riscosse e colse al volo l'occasione per riacquistare il
controllo. Si allontanò bruscamente dal pirata, respirò
profondamente l'aria salmastra e scosse la testa per scacciare quel
torpore che l'aveva avvolta, poi individuò la fonte di quel
vociare chiassoso: Leroy e i suoi fratelli si stavano avviando nella
loro direzione, scambiandosi grandi risate e dandosi amichevoli pacche
sulle spalle.
Emma ringraziò mentalmente i nani che, inconsapevolmente, avevano impedito che la situazione degenerasse.
Intanto, anche Hook aveva rivolto lo sguardo verso il gruppetto e sembrava piuttosto seccato per quell'interruzione.
Dannati piccoletti!
- Devo andare. - La donna si congedò laconicamente dal pirata e
riprese il suo solitario cammino nella notte, stringendosi nervosamente
nel cappotto e maledicendosi per aver ceduto a quel momento di
debolezza.
Hook osservò la figura alta e snella di Emma Swan allontanarsi
frettolosamente, lasciando profonde orme nella sabbia. I suoi capelli
biondi catturavano i riflessi della luna che presto sarebbe tramontata,
ponendo fine a quella notte che, se per molti abitanti della
città era stata di festa e gioia, per altri si era rivelata
colma di pensieri, ricordi dolorosi e tormenti.
La Salvatrice poteva continuare a mentire a se stessa, ma non poteva
ingannare lui, perché egli riusciva a cogliere negli occhi verdi
della donna quel fatto così evidente, così chiaro e che,
nonostante tutto, lei si ostinava a negare con tanta caparbietà:
era attratta da lui. Provava qualcosa per lui. Perché, in fondo,
loro due erano molto simili. Perché il cuore della Salvatrice
era molto più affine al suo di quanto ella fosse disposta ad
ammettere.
- Un giorno lo capirai, Swan; e allora sceglierai me. -
L'uomo continuò a seguire con lo sguardo la figura di Emma, che
si faceva sempre più lontana e piccola, finché non
scomparve del tutto alla sua vista, poi tracannò un ultimo sorso
di rum, gustando il sapore che la bocca della donna aveva lasciato sul
collo della bottiglia e ricordando quel fugace momento, a Neverland, in
cui quelle labbra erano state sue.
Da Stria93:
Ebbene sì, lo ammetto: shippavo già fortemente la
CaptainSwan, ma dopo la 3x12 la mia convinzione che quei due insieme
stiano benissimo è diventata ancora più solida! *-*
Questa è la primissima volta che mi dedico ad una ship diversa
dai miei amatissimi RumBelle, se non teniamo conto di una brevissima
storia con accenni SleepingWarrior.
È anche la prima volta che mi cimento in una shot che vede
protagonisti la Salvatrice e il nostro bel capitano, inoltre ho deciso
di pubblicarla tra mille perplessità e dubbi e spero proprio di
non essere finita OOC con nessuno dei due.
Nel caso non ci fossi riuscita vi prego di segnalarmelo, anzi vi invito
tutti a recensire senza pietà e, se dovesse occorrere, a
lanciarmi pomodori, insalata e tutti gli ortaggi che volete!
Il titolo è tratto da una vecchia canzone popolare tipica dei marinai inglesi.
Grazie a chi avrà anche solo aperto la storia, ancora di
più a chi sarà arrivato alla fine e ancora di più
a chi sarà così gentile da lasciarmi il suo parere.
Per chi segue la mia raccolta RumBelle, sto lavorando agli ultimi due capitoli e spero di aggiornare presto. ;)
Grazie a tutti, dearies! Baci! :*
Stria93