Storie originali > Poesia
Segui la storia  |       
Autore: hiccup    16/03/2014    2 recensioni
“Anno nuovo, vita nuova, giusto?”
“Speriamo siano trecentosessantacinque giorni unici, emozionanti, miei. Non chiedo altro”
“Si inizia oggi; con questo sole aranciato e con questo sguardo stanco, ereditato dal passato.”
[365 poesie per 365 giorni]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Sedici marzo: ed è paura; stranezza; curiosità.
 
 


 
La bambina si scostò appena
dalla vetrina variopinta e lucida
di meraviglia e sorpresa e saggezza;
 socchiuse le labbra sottili
e sospirò davanti a quelle
persone di carta e inchiostro,
 rilegate, vezzeggiate,
maneggiate con cura maniacale.
 
L’insegna della libreria dimenticata
cigolava placidamente,
accarezzata dalla brezza autunnale;
ispirò a fondo, la piccola,
inalò il profumo di cioccolata
calda e dolci zuccherati;
cacciò una manina nel cappotto
estraendone una manciata di monetine sonanti.
 
Sì, avrebbe acquistato anche lei la sua vita parallela;
la sua vita di cellulosa e di fantasia.
 
 
 
 
 
Adoro passeggiare tra le vie, i vicoli e le strade diroccate,
troppo strette o troppo umide per il più delle persone;
mi piace il profumo di segreti osceni e di memorie intense
che s’inala passo dopo passo;
sono solita guardare il cielo, le nuvole, la pioggia
chiudendo gli occhi nell’azzurro assoluto e totalizzante,
mi faccio guidare dall’esperienza, dagli anni e dalle ore trascorse;
lo scroscio del torrente singhiozzante
e le risate accese e sfumate dei bambini
mi accompagnano lungo la strada.
 
Inciampo in vite diverse e isolate dalla mia,
riesco ad immergermi nei volti rugosi degli anziani
seduti sulle panchine di un parco incolto;
plasmo i miei sorrisi nei sorrisi altrui,
nei tuoi e nei loro sorrisi trovo rifugio e sicurezza;
per qualche istante dimentico di essere me stessa,
non percepisco più i confini della mia carne,
non sono più io e solo io;
divento parte della terra, dell’aria e della gente.
 
Succede che conoscenti ed estranei mi strappino dalle labbra parole,
mugolii silenziosi, accenti diversi, scuse, perdono, gentilezze,
ma preferisco essere io a lacerare i loro esseri,
estirparli con la coda dell’occhio, toccarli con polpastrelli ghiacciati
e leggere nei loro gesti, nelle loro pupille, chi sono; che cosa sono.
Il più delle volte mi dileguo negli altri;
sprofondo giù, sempre più in profondità, deglutisco effluvi sinaptici;
ho timore di non riemergerne e allora retrocedo con uno spasmo al cuore
chi vorrebbe annegare fuori dalla propria pelle?
 
Amo le biblioteche e i locali atrofizzati:
ti vedo chino su dei libri nel silenzio rarefatto, saturo,
della stanza, concentrato, la fronte imperlata di pensieri, di problemi,
le labbra tumide tormentate dagli incisivi candidi;
ti scorgo seduta scompostamente, annoiata,
lo sguardo disperso in ghirigori invisibili;
vi osservo mangiucchiare infantilmente le matite
consumate da scritture disperate e trepidanti;
sorseggio il mio caffè amaro, ponderando le vite che mi attorniano,
mimetizzandomi con la parete, con la sua schiena,
con il tuo petto, con le vostre labbra, con i nostri boccheggi;
e tutto, improvvisamente, sembra al suo giusto posto.
(Se esistesse un locus genico per la tua mente sarebbe in un cafè parigino,
mi dici e ti ritrovo seduto accanto a me, di ritorno, felice, anche se di nuovo lontano.)
 
Quando parlo non circoscrivo la mia lente al solo volto;
insisto sui particolari; prendo il dorso di un libro odoroso,
lo sfoglio e ne annuso le caratteristiche.
Poi, le parole lette - a voce alta, sussurrando, nella mente –
hanno un gusto delizioso e prepotente contro il palato;
non dilungatevi in voci vuote, mi perderete di vista.
 
Ritorno sui miei passi cadenzati e malinconici
che il tramonto è in procinto di piovermi addosso,
tingendomi di calore e di vita;
e mi affretto a guardarmi le punte delle scarpe,
ignorando i richiami delle vite dipanate dall’empatia assoluta
di cui sono vittima, seduttrice e amante disperata;
annaspo e ansimo al rintocco dei secondi persi, guadagnati, in stallo;
cerco d’ignorarle, ma finisco per cedervi di nuovo e, infine, mi fermo;
i piedi vicini, le mani strette in deboli pugni,
i capelli spettinati, raccolti sulla nuca, le lenti appannate dal tepore umano:
davanti a me c’è una bambina in procinto di entrare in una libreria abbandonata.
 
Ha i tratti sbiaditi da troppe piogge e attenzioni maldestre,
conteggia tintinnanti monetine di bronzo battuto
e pare vedere il tutto e il nulla oltre la vetrina polverosa,
nell’interno scadente, nelle travi marce, nelle scaffalature
distrutte dalla violenza delle fiamme in tempi scomodi.
 
E’ paura, è curiosità, è stranezza;
respiro la bramosia della bambina,
inghiotto i suoi desideri, i suoi sogni.
Non mi muovo; la conosco;
è qualcosa di organico:
la conosco come conosco me stessa.
 
 
 

 
 
E’ uno scricchiolio e un strascinare
di piedi maldestri
che riporta la bambina alla realtà;
quel respiro profumato
e quella mente rumorosa
distolgono i suoi minuscoli occhi
dalla vetrina colma di libri e d’avventure,
portandola a voltarsi,
a trattenere il fiato:
c’è una figura a qualche metro di distanza.
 
La bambina non respira,
ma la guarda,
non la guarda direttamente,
 ma ci si rispecchia;
è una giovane dallo sguardo
sfumato d’espressioni
e ha polpastrelli gelidi tanto quanto i suoi;
la bambina pensa,
e lo sa, lo avverte.
 
Non si muove, la bambina,
 rimane di fronte alla donna,
i soldi per il suo nuovo libro
abbandonati nel soffice palmo vuoto;
ha un’intera storia davanti.
 ancora da leggere;
e sente di conoscere già quella vita,
le pagine della vita dell’altra.
 
Crede – e ne è quasi sicura –
che siano le sue giornate future
quelle che vede specchiate nei loro
due sguardi gemelli.
 
Ed è paura; stranezza; curiosità.
 
 
 
 


 
*
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Poesia / Vai alla pagina dell'autore: hiccup