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Autore: Lachiaretta    18/03/2014    12 recensioni
Cosa sarebbe successo se dopo l'esplosione che portò via a Katniss una delle poche persone che realmente amava invece di essere salvata dalle forze della ribellione fosse stata catturata dai pacificatori. Quale sorte poteva riservare per lei il presidente Snow.
Katniss ora vive una vita tranquilla insieme alla sua nuova famiglia. Ignara di tutto ciò che era successo a Capitol City. Nessun ricordo degli Hunger Games. Della morte di Prim. Ma qualcuno non vuole rinunciare a lei e farà di tutto per ritrovarla.
DAL CAPITOLO 17: IO PEETA MELLARK PRENDO TE KATNISS EVERDEEN COME MIA LEGITTIMA SPOSA...
DAL CAPITOLO 10: mi lascio sfuggire due parole che non pensavo avrei mai potuto dire a nessuno. “TI AMO”.
Sono Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme, e ora sto bruciando di passione e amore per il mio ragazzo del pane. Katniss Everdeen ama Peeta Mellark.
ATTENZIONE! SPOILER!!
Genere: Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Ogni mattina la sveglia suona alle 7 in punto. Katniss si alza immediatamente dal letto e si dirige verso il bagno. Dopo una bella doccia inizia con grande abilità a pettinare i folti capelli castani formando una lunga treccia che le scende sulla spalla destra fino a metà busto. Indossa i soliti jeans scuri e una t-shirt bianca e contorna leggermente i suoi bellissimi occhi grigi con un velo di matita nera. Dopo circa una mezz’ora scende in cucina per la colazione. Seduta al tavolo trova sua madre, Coin, intenta a bere un fumante caffè.
“Fai in fretta Katniss, non voglio arrivare tardi”. “Certo mamma, faccio colazione e sono pronta.”
Prende dalla dispensa la scatola di cereali e ne tuffa alcune manciate in una tazza di latte bollente, gira il tutto velocemente con il cucchiaio e lo ingurgita tutto d’un fiato. Finita la colazione, si lava i denti, infila gli stivali e la giacca di pelle marrone.  Alle 8 in punto sale in macchina con sua madre e si dirigono insieme a lavoro.
La madre di Katniss è la proprietaria di un piccolo bar all’interno di un grande centro commerciale e Katniss fu praticamente obbligata a lavorare con lei.  Il lato peggiore di tutto ciò è sicuramente lavorare per sua madre. Lei è sempre molto fredda. - A dire la verità tutta la sua famiglia lo è, quasi non fossero una vera famiglia ma quattro sconosciuti inseriti nella stessa casa obbligati a condividere una vita insieme. - Quello che non capisce è perché sua madre, che la maggior parte delle volte sembra infastidita anche solo dalla sua vista, la obblighi a lavorare con lei, a stare insieme per tutto il giorno.
Esattamente alle 8.30 Katniss apre le porte del bar e, dopo aver servito i primi caffè della mattina, inzia a preparare tutto ciò che serve per il pranzo. Ogni giorno alle ore 12.00 arriva sua sorella, Johanna, che si ferma da lei per il pranzo, mentre sua madre si allontana per circa mezz’ora, non lasciano mai Katniss da sola. - Più che una visita sembra quasi un cambio della guardia -. Anche Johanna sembra non amare molto la sorellina, ma ogni giorno va da lei e mangiano insieme. Poi Katniss continua a lavorare con la madre fino alle ore 18, quando la madre torna a casa, non prima però che sia arrivato il suo fidanzato, Gale, che la aiuta a ripulire e chiudere il locale e la accompagna a casa.
Così tutti i giorni. TUTTI.  Ma quella mattina sarebbe stata diversa.
Erano circa le 11.15 e Katniss aveva appena finito di preparare una decina di tipi diversi di tramezzini e di tagliare le varie verdure per le insalate. Tornò al bancone del bar quando, servito un caffè con cornetto alla crema al ragazzo del negozio di cd, improvvisamente sentì una forte esplosione. Una luce improvvisa e accecante inondò l’intero centro commerciale. D’impulso aggirò il bancone ed uscì dal bar per vedere cosa stesse succedendo quando sentì qualcuno afferrarle il braccio destro. Anche sua madre era uscita dal bar e tratteneva Katniss, la scaraventò con violenza all’interno del locale facendola sbattere contro il bancone, e chiuse la porta a chiave. Immediatamente tirò fuori dal taschino della giacca il telefono, pigiò con forza alcuni tasti e disse con la voce carica di ansia: “Sta arrivando qualcuno, ci hanno trovati. Corri ad aiutarmi.” Katniss incuriosita si era riavvicinata alla porta chiusa e continuava a tenere gli occhi fissi sul corridoio. Finalmente riuscì ad individuare la provenienza di quella strana luce, un vortice dritto dal cielo. Sopra le loro teste un enorme aereo. Tirò gli occhi per vedere meglio e improvvisamente qualcosa attirò la sua attenzione. “Non è possibile”. Senza distogliere lo sguardo dalla luce del vortice vide materializzarsi al suo interno un uomo. Indossava una divisa militare e il volto interamente coperto da un cappuccio. Nella mano destra stringeva un tridente. Poi vide un’altra figura maschile uscire dal vortice, vestito come il primo ma con in mano una piccola sciabola. E poi un altro uomo, e un altro ancora. Quattro uomini si materializzarono nelle strade interne del centro commerciale.
Gli uomini incappucciati si guardarono intorno, disorientati. Il secondo di loro avvicinò al volto il polso sinistro sul quale era allacciato un grosso orologio e dopo avergli sussurrato qualcosa da questo si aprì una mappa olografica del centro commerciale. All’interno della luce verde poteva vedere chiaramente un puntino rosso. Il soldato con la sciabola e quello con il tridente si guardarono intorno cercando di orientarsi sulla mappa, mentre gli altri due cominciarono ad esplorare il territorio sfondando con un calcio la porta di uno dei negozi di abbigliamento e trascinando fuori una delle povere commesse impaurita. Dopo averla fissata a lungo però la lasciarono andare e lei corse nuovamente all’interno del negozio.
La madre di Katniss le afferrò le spalle e la trascinò lontano dalla porta, verso il retro. “Cosa fai? Cosa sta succedendo?” Le disse Katniss tutt’un fiato cercando di opporsi. “Dobbiamo andare. Johanna e tuo padre stanno arrivando a prenderci. E anche Gale.” Katniss puntellò il piede allo stipite della porta sul retro, mentre sua madre la stava ancora spingendo verso l’esterno. “Ma non possiamo andare via così. Dobbiamo aiutare gli altri. Dobbiamo chiamare la polizia.” Non poteva fare a meno di pensare a tutti gli altri commessi in balia dei quegli uomini e sperare per tutti loro la stessa fortuna della ragazza del negozio di abbigliamento. “No. La polizia non potrà fare nulla. Dobbiamo andare. Non faranno del male agli altri. Stanno cercando noi. Stanno cercando te.” Katniss guardò sorpresa e impaurita la madre. Cosa potevano volere da loro quegli uomini? Nello stesso momento entrambe si voltarono verso la porta principale, qualcuno stava cercando di forzarla. La madre di Katniss, vedendo che la figlia non si era ancora spostata dalla porta, raccolse tutta la forza che aveva in corpo e le tirò un calcio sull’anca. Katniss urlò per il forte dolore e tolse il piede che puntellava alla porta. Venne così trascinata fuori di peso. Arrivò anche Johanna che afferrò Katniss aiutando la madre a trasportarla. “Coin seguimi. Plutarch ci sta aspettando in macchina con il motore acceso.” Katniss era dolorante e disorientata, e non capiva come mai sua sorella chiamasse i suoi genitori per nome. Il padre li aspettava seduto al sedile di guida. Non fecero però in tempo a salire in auto quando un enorme tridente sfondò il lunotto posteriore, ferendo il padre al braccio destro. La macchina era inutilizzabile. Coin tirò fuori il marito e dall’auto, si allontanarono dalla macchina e tornarono verso l’interno del centro commerciale. Katniss sorretta da Johanna e Plutarch dalla moglie. Con la coda dell’occhio videro il soldato incappucciato liberare il tridente dall’interno dell’auto. Rientrati nel bar bloccarono la porta posteriore con un armadietto per rallentare il loro inseguitore. Sapevano però di non poter rimanere all’interno del bar. Nei corridoi del centro commerciale c’era il caos. Tutti urlavano e correvano in cerca di un posto sicuro. Il vortice era ancora aperto e temevano di veder materializzare altri soldati da quella luce accecante. Decisero di dividersi. La Coin guardò con aria severa Johanna e le ordinò “Vai nel negozio di caccia al piano di sopra e cerca delle armi”. Katniss non potè fare a meno di pensare a cosa sarebbero servite delle armi non sapendole usare. Johanna invece portò la mano alla fronte a mò di saluto militare e corse verso le scale mobili. Poi Coin si voltò verso il marito e senza alcun sentimento o preoccupazione gli disse “Cercati un nascondiglio. Così ferito mi sei solo d’impiccio.” Infine guardò Katniss “Tu invece vieni con me. Gale dovrebbe essere già arrivato. Dobbiamo incontrarci al negozio di musica”
Katniss era confusa. Come poteva sua madre essere così fredda? Come poteva abbandonare suo marito ferito? Come poteva permettere a sua figlia di andare in giro da sola quando quegli uomini armati avevano appena cercato di ferire anche lei? E perché Johanna chiamava per nome i suoi genitori? E come mai avevano chiamato anche il suo fidanzato? E cosa volevano quegli uomini da loro? Anzi da LEI? Tante domande le frullavano in testa ma non c’era tempo per cercare delle risposte. Doveva seguire sua madre che correva a perdifiato verso il negozio di musica, non preoccupandosi che a Katniss faceva ancora male l’anca a cui poco prima aveva ricevuto un calcio proprio da lei. Arrivate di fronte al negozio la porta si aprì immediatamente e Gale fece entrare di corsa le due donne all’interno, richiudendo la porta alle loro spalle. Afferrò Katniss e la strinse più forte che poteva. “Per fortuna stai bene. Ero così preoccupato” e le poggiò un delicato bacio sulle labbra. “Ho avuto tanta paura di averti perso”. “Sono qui, tranquillo.” Gale continuava a stringere Katniss così tanto che lei riusciva a sentire il suo cuore battere forte e a ritmo irregolare. Anche lui era molto impaurito e nervoso. Dopo qualche istante si decise a lasciarla andare e notò che Katniss faceva fatica a sorreggersi in piedi. Si girò verso la Coin, non riusciva a contenere la rabbia “L’hanno ferita?” La Coin si limitò ad abbassare lo sguardo, senza dire una parola. Lui si voltò verso Katniss in cerca di una risposta  “No, no. Cioè non loro.” “E allora cosa diavolo è successo?” Anche Katniss non riuscì a sostenere lo sguardo di Gale mentre ammetteva la verità su quello che era successo “Mi ha portato fuori a calci.” Non la rendeva certo felice ammettere che sua madre l’aveva presa a calci per portarla fuori dal bar. Gli occhi grigi di Gale si incupirono improvvisamente e si voltò verso l’altra donna urlando. “Come hai osato farle male?” “Calmati. Calmati. Non le ho amputato la gamba. Non voleva uscire e loro stavano entrando. Dovevo portarla fuori a tutti i costi o sbaglio?” Anche se Gale sapeva che la signora Coin aveva ragione non riusciva a non essere arrabbiato per quello che aveva fatto alla sua amata. Come aveva potuto toccarla. Si chinò al fianco di Katniss e iniziò a massaggiarle dolcemente l’anca per capire se vi erano danni. Poi guardò nuovamente la Coin e con sguardo serio le disse “Come avranno fatto a trovarla? Solo noi e il presidente sapevamo che era qui e lui si sarebbe fatto uccidere piuttosto che rivelare il luogo esatto.” “Credo sia stata solo colpa sua. Ultimamente si svegliava urlando in preda agli incubi. Credo che iniziasse a ricordare qualcosa e per questo ogni mattina aggiungevo una goccia di tu sai cosa al suo latte, per annebbiare i ricordi. Credo però che siano riusciti a captare una parte della sua memoria che riemergeva.” “Probabile. Hai riconosciuto qualcuno?” “Hanno il volto coperto, ma uno di loro ha un tridente.” “Tridente? - Gale non potè non pensare al bellissimo ragazzo del distretto 4 che vide morire divorato dagli ibridi – non può trattarsi di Finnik. a meno che..  Chissà in quale mostro possono averlo trasformato. _
Qualcuno busso con forza alla porta. Johanna  con la voce affannata per la lunga corsa pregò Gale di aprire la porta. Aveva le mani piene di armi, un accetta, un fucile e… Il volto di Gale sbiancò alla vista dell’arco e la faretra piena di frecce. Afferrò Johanna per la spalla e la fece sbattere contro la parete. “Sei pazza? Avevamo detto che non ne avrebbe mai più preso in mano uno. Lei non può combattere” Johanna sorrise maliziosamente. “Calmati bellissimo. Era per te. Ma ormai credo che lo voglia lei” e con un cenno con la testa invitò Gale a voltarsi. Katniss non prestava la minima attenzione al battibecco tra la sorella e il fidanzato. Non riusciva a distogliere lo sguardo dall’arco. Una mano protesa in avanti, bloccata a pochi centimetri dall’arma, quasi avesse paura di toccarla. Gale le si avvicinò e le blocco la mano stringendola tra le sue. “Tranquilla tesoro. Non sarà necessario che tu debba usare nemmeno una di queste armi.” Katniss, ancora catturata dall’arma, si limitò ad annuire con la testa.
Poi tutto successe velocemente. Pochissimi istanti. Vide la porta scardinarsi e cadere in terra. Tre uomini incappucciati entrarono di corsa all’interno della stanza. Senza alcuna fatica il primo di loro colpì la madre di Katniss che cadde a terra priva di sensi. Il secondo uomo, armato di lancia, si lanciò contro Johanna che afferrò l’ascia e iniziò a lottare. Katniss guardava affascinata la sorella. Era veloce, agile e forte. L’ascia sembrava essere parte del suo corpo, un prolungamento del suo braccio. Ma anche il suo avversario era bravo. Il soldato col tridente invece saltò addosso a Gale atterrandolo. Vide la punta del tridente avvicinarsi al volto del fidanzato. Senza nemmeno rendersene conto si lanciò verso di lui che se la scrollò di dosso con enorme facilità facendola cadere pesantemente al suolo. Si ritrovò a terra ancora più dolorante, si girò sul fianco per rialzarsi. L’arco era rimasto a terra ed era accanto a lei. Senza pensarci un minuto afferrò l’arma e una freccia dalla faretra. Poteva sentire il suo cuore battere sempre più forte. Non era paura però. Il solo contatto con il freddo materiale di cui era composta l’arma aveva sovraeccitato il suo corpo. Con estremo stupore capì che il suo corpo sapeva esattamente cosa fare. Incoccò la freccia e tese la corda. Era pronta ad uccidere il soldato con il tridente ma prima di scagliarla il quarto soldato le fu addosso. Afferrò con forza la punta della freccia e la spezzo. Con l’altra mano riuscì a togliere l’arma dalla presa di Katniss. Era letteralmente terrorizzata. Decise di usare le uniche armi che le erano rimaste, le sue unghie e i suoi denti. Affondò i denti nel braccio del soldato e dovette trattenere un conato di vomito quando sentì il sangue inondarle la bocca. Poi puntò le unghie contro il cappuccio che copriva il volto del ragazzo e tirò sperando di fargli abbastanza male da potersi liberare. Si agitava ancora contro il suo assalitore quando riuscì ad intravedere qualcosa attraverso i profondi strappi del cappuccio che lei stessa aveva causato. Lunghi ricci color biondo cenere, appesantiti dal sudore per la colluttazione, cadevano sul volto del soldato, e i suoi occhi. Katniss sembrò perdersi in quegli occhi azzurro chiaro, così dolci e così tristi. Non riuscì nemmeno a sentire la voce di Gale che le urlava di non guardarlo. Quell’azzurro la avvolse e le entrò dentro. Un dolore fortissimo iniziò a trapanarle la testa. Si afferrò il volto tra le mani e ricadde sulle ginocchia. Il dolore era così forte che non poteva fare a meno di gridare. La testa le stava esplodendo, gli occhi serrati. Intorno a lei c’era solo il colore di quegli occhi. Non poteva vedere altro, non poteva pensare ad altro. Piano qualcosa riuscì a farsi strada nella sua mente. Una parola. Un nome. “PEETA” disse. Guardò il suo assalitore, non si era resa conto che ora la stava abbracciando e cercava di calmarla massaggiandole delicatamente il capo. Poi tutto si fece scuro e Katniss non sentì più nulla. 
   
 
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