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Autore: Chara    18/03/2014    17 recensioni
«Un bel viso ci fa credere a tutti i pregi e a tutte le virtù, lasciandoci meravigliati di vederle sparire con lui e qualche volta prima di lui.»
Aristide Gabelli
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leaving pieces of me behind

 

 

 

«Un bel viso ci fa credere a tutti i pregi e a tutte le virtù,

lasciandoci meravigliati di vederle sparire con lui

e qualche volta prima di lui.»

Aristide Gabelli

 

 

 

Una sigaretta. È incredibile il potere di una sigaretta, vero?

Sembra distendere i nervi, appianare le increspature tra le membra stanche e indolenzite dopo una nottata passata a sguazzare nel sesso più squallido dell’ultimo decennio. Brucia nella gola, nei polmoni, diffondendo quella nebbia che incupisce i pensieri e acutizza la razionalità. E sembra fare bene come nient’altro al mondo; sembra quasi, semplicemente, valerne la pena dal primo all’ultimo fiato. Eppure quella nebbia distorce la realtà, nella mente e negli occhi.

Quando chiudi le labbra attorno all’involucro di catrame e carta ti sembra di baciare un oblò che collega ciò che hai dentro con quel grande e impervio oceano che rappresenta la libertà, ti sembra di afferrare l’essenza di ciò che sei e, ancora di più, l’essenza del motivo dannato che ti ha portata dove sei, in un letto sfatto da una passione che deve rimanere un segreto, per il bene di entrambi – o forse solo per il suo. Ma ancora non sai chi abbia detto che sarebbe stato meglio mantenere il silenzio. Te lo chiedi dalla prima volta in cui sei finita lì, dopo una cena di lavoro in cui di lavoro non s’era parlato affatto. Te lo chiedi perché non potreste essere più diversi, perché la tua ingenuità e la tua dignità ti hanno sempre tenuta lontana da uomini di quel genere, approfittatori e squallidi utilizzatori di un corpo come se fosse un altro, perché per loro la differenza non c’è. Per te sì, invece, per questo ciò che inizialmente hai visto in lui è sfiorito completamente, quando ti sei resa conto di ciò che avevi davanti. Anche il suo corpo, poi, è diventato meno attraente, perché tu sei diversa: per te conta anche – e soprattutto – qualcos’altro.

Una sigaretta. Quanto male può fare qualcosa che all’anima fa così bene? Sembra uno scherzo del destino, aspro e dolce al contempo, come il sapore del fumo che scorre sulla lingua nella pallida consapevolezza della sua inutilità. O forse l’inutilità sta nell’autocommiserazione che fende la nebbia e viola quel sentimento segreto che, purtroppo, in una mente vulnerabile non smetterà mai di affiorare.

Che piacere effimero, in grado di donare il limbo solo per pochi istanti: una volta arrivata al filtro, la pace e il torpore dureranno poco. Tornerai a sentire il tuo corpo nudo contro la seta verde di un letto che non ti appartiene, di una persona che non ti appartiene, ma che possiede te, anche se non saprai mai il momento esatto in cui glielo hai permesso. Quando lo hai capito, era ormai troppo tardi. Eri già invischiata in qualcosa che non avresti mai voluto, con quel genere di persona che hai sempre disprezzato.

Verde. Verde come i suoi occhi, come il vestito che hai indossato la prima sera, in un bieco gioco dell’istinto che ti ha portata a catturare la sua attenzione forse con il preciso intento di farlo. Se lo avessi saputo, se avessi conosciuto ciò che è realmente, ti saresti ben guardata dal compiere quel gesto.

Ma il rossetto no, quello non era verde. Quello era per te.

Rosso. Rosso come la passione, come quel segreto che dovrà restare in eterno sepolto nella nebbia opalescente di una sigaretta, consumata nel buio denso di una stanza testimone di troppi sbagli. Tuoi, di nessun altro. Non puoi incolpare una persona di essere se stessa, solo perché è ciò da cui sei sempre fuggita, quando dovresti incolpare te per esserti finta diversa, diversa come avevi giurato che mai saresti diventata.

Verde, di nuovo verde. Verde come l’invidia per quella persona che può abbracciarlo alla luce del sole, per colei che non deve nascondersi dietro il fumo di una sigaretta per avere l’uomo che desidera. Non come te, che desideri colui che disprezzi e ti rendi conto troppo tardi che quel fumo serve a te, per nasconderti da uno specchio in cui ti vedresti solo colpevole per una scelta sbagliata, per aver desiderato e per continuare a desiderare una persona su cui hai sempre sputato le peggiori opinioni. Ipocrita.

Verde come la nauseante consapevolezza del dolore di una donna troppo innamorata per lasciare un uomo traditore, traditore alla luce del sole, che però vuole convincere te, l’altra – l’amante, quella sbagliata – di essere nell’ombra. Niente è nell’ombra, quel segreto custodito da una nebbia diradata sarà presto nelle mani di tutti. Forse lo è già e sarai tu a subirne le conseguenze, sarà la donna pura e dignitosa a fare le spese di quell’ipocrisia di cui non puoi spogliarti.

Sai che le conseguenze stanno già arrivando. Lo hai saputo da quando hai visto sbriciolarsi quel viso d’angelo con gli occhi verdi in favore di un essere privo delle virtù che ha sempre ostentato, a cui tu, peraltro, hai creduto senza il minimo dubbio.

Ti sei chiesta più volte perché abbia voluto proprio te, perché abbia voluto fingersi un principe azzurro per averti tra quelle lenzuola verdi che non vorresti mai per il tuo letto – di quel colore così ammaliatore, freddo, come una serpe che ti stritola mentre dormi. Ti sei fatta incantare dal primo istante, finendo nell’oblio di un segreto che non sarai mai in grado di mantenere.

Debole. Troppo debole per uscirne, troppo forte per crollare. Ma quale forza può fare del male, se non una debolezza mascherata da ciò che non è? Quale forza è in segreto una debolezza? La passione, quella sbagliata, per un uomo che vive nell’ombra della facciata che ha costruito per se stesso, quello stesso uomo che va contro ogni principio che tu hai sempre sostenuto. Sei debole.

Guardi il fumo residuo della sigaretta che hai consumato, la nebbia che all’improvviso si dirada, lasciandoti nuda – più nuda di quanto non sia già – di fronte alla concretezza delle tue azioni: non lo hai solo immaginato, sei caduta in quel precipizio che hai sempre guardato con disprezzo, e ora non c’è più niente, non c’è più la nebbia, a ripararti dalla consapevolezza di ciò che hai fatto. Rivoli grigi prendono la forma di due gambe lunghe – sembrano le tue, che ora sono raggomitolate per difendersi da qualcosa che non puoi vincere e nemmeno combattere –, e si muovono verso la porta della camera, sospinti dalla brezza notturna che entra dalla finestra lasciata aperta.

Prendono la forma di due gambe che passeggiano, si muovono con grazia e cadenzata eleganza, come se indossassero quei tacchi vertiginosi che giacciono abbandonati sul pavimento di un luogo che non ti appartiene, quei tacchi che ti guardano e ti giudicano, consapevoli di essere stati indossati per qualcun altro, non per te stessa.

Un segreto improvvisamente si scioglie, la cenere posata sulle stropicciate lenzuola verdi ti stordisce, dandoti la sensazione della giustizia che risiede nel diritto di sporcare un verde troppo perfetto – verde come l’invidia, verde come la nauseante consapevolezza del dolore di una donna che non sei tu, verde come i suoi occhi ammaliatori che ti hanno incantata per la loro bellezza, nonostante nascondessero un animo traditore, un animo che ora detesti, pur continuando a desiderarne un frammento.

Il fumo scivola sinuoso e si dissolve in prossimità della porta, lasciando dietro di sé l’ombra di due gambe che passeggiano, lentamente e inesorabilmente, senza la fretta di chi fugge, ma con l’orgoglio di chi abbandona qualcosa di sbagliato e se ne va perché è giusto così.

Hai un ginocchio stretto al petto, nemmeno te ne sei resa conto, sei raggomitolata in posizione di difesa, in un modo che non ti si addice. Dai le spalle alla porta dietro cui lui – la serpe, il traditore, colui che ti ha soggiogata al suo volere – sta lavando via l’odore del sesso che ha strappato dalla tua pelle. Porti le dita alle labbra, assaggiando e annusando quel gusto agrodolce del fumo e della consapevolezza, del tabacco e della voglia di liberarsi della nebbia, incapace di nascondere quel segreto che pesa sul tuo petto e su quello della donna che sa, ma non fa niente per impedire che tutto avvenga, che preferisce guardare e soffrire. Ma non sarai tu a esserle complice, non sarai tu a guardarti mentre vieni usata e gettata, e recuperata di nuovo per essere abbandonata ancora. Come un oggetto senza valore. Il tuo valore lo rivuoi.

Non sarai tu a non avere il coraggio di prendere una scelta. Le gambe che passeggiano sono sparite, dissolte dietro le quinte della passerella della dignità. Indossi il vestito – non più verde, come quello della prima volta, dei suoi occhi ammaliatori, dell’invidia, della nauseante consapevolezza – e i sandali dal tacco vertiginoso, ignorando l’intimo disperso per la camera. Forse vuoi lasciargli un pezzo di te, forse vuoi dimostrargli che può prendersi ciò che vuole della superficie, ma non avrà mai la cosa più importante: te, la vera te.

Con un ultimo sguardo alla porta del bagno, dietro la quale il getto della doccia detta il ritmo dei pensieri liberi dalla nebbia costretta del fumo, percorri quella stessa passerella della dignità che le gambe impalpabili hanno disegnato pochi attimi prima di te, mostrandoti la via per riprendere le redini di te stessa. Passeggi con calma, godendoti ogni istante la distanza sempre maggiore che metti tra te e il violento verde delle lenzuola – verde invidia, come il vestito della prima volta, i suoi occhi, la nauseante consapevolezza di essere tradita da quel bel faccino che ha fatto crollare i pregi prima ancora di far crollare la bellezza.

Libera. Fuori da quella porta finalmente sei libera, libera dal segreto dei tuoi errori, sei libera dalla nebbia di cui ti sei sempre circondata, libera dal verde che ti ha quasi dannato l’anima e da cui sei sfuggita appena in tempo. Non sarai testimone della disfatta di una donna che non sei più tu, ma solo il pallido riflesso della determinazione che varcando la soglia stai finalmente dimostrando.

 

 

 

   
 
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