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Autore: Nahash    18/03/2014    4 recensioni
Zorra la mucca è un bovino tranquillo e onorevole, che trascorreva una vita pigra come quella dei suoi simili, ma un giorno, Zorra divenne una mucca con un sogno.
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa storia è nata per caso dopo aver visto un'immagine su facebook, nello specifico sul profilo di Ita rb (beta della storia tra l'altro), che spontaneamente mi ha detto scrivi la storia, dopo che io aveva palesato il titolo, che ho usato anche qui.
Spero che vi piaccia comunque, perché è una storia scanzonata, nata proprio per farvi fare due risate e spero vivamente che possiate ridere, come ho riso io mentre la scrivevo.



 


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La mucca Zorra era un bovino tranquillo e se ne stava sempre a pascolare l'erbetta in quell’immensa distesa verde.
Ogni tanto si guardava intorno con i suoi occhietti vispi e mai stanchi, sempre sull'attenti, come fosse una paladina dei pascoli o addirittura un cane da guardia; eppure, Zorra era soltanto una mucca: certamente onorevole, ma pur sempre una mucca.
Tutti l'avevano sempre coccolata e trattata in maniera speciale dal momento che lei mostrava una sua sorta di dignità attraverso il suo manto pezzato e morbido, il musetto leggermente sporto all’insù e le sue zampotte massicce e muscolose.
Lei era sempre lì a ruminare la spiga di grano che teneva fra i denti. Se ne stava tranquilla a pensare al cielo e alle nuvole che là in alto scorrevano fino a prendere le più disparate forme che spesso e volentieri la stupivano per i tratti simili ai suoi; perciò, senza neppure accorgersene, un bel giorno cominciò a sognare di diventare parte del cielo.
Zorra era una mucca con un sogno, adesso, e desiderava con tutta se stessa diventare parte integrante di quella distesa azzurra e cristallina.
A volte era triste, però, perché quando c'era il sole, il cielo era limpido e non le permetteva di vedere le sue amate nuvole che tanto bramava d’inseguire, senza contare che quando queste scomparivano in lontananza e lei le aveva seguite fino al recinto, Zorra cominciava a odiare quell'affare che la separava dalla sua meta tanto agognata.
Trotterellava allegra quando le vedeva correre come lei, cercava di seguire la loro velocità e nonostante lei avesse le zampe rotondette e un poco tozze, si impegnava a correre sempre più veloce – dopo tutto, Zorra era una mucca particolare e con un sogno.
Una volta, calata la notte, Zorra si era accovacciata in terra per sentire l'erbetta fresca contro di sé e prima che potesse rendersene conto si trovò a sognare: sognò di diventare una nuvola bianca, sospinta lontana dallo Zefiro; l'espressione sul suo muso era rilassata e serena, poteva sentirsi carezzata dall'immaginario vento a tal punto che i suoi sogni e il suo sonno si fecero pian piano più profondi e calmi.
Il giorno dopo avrebbe potuto inseguire ancora una volta il cielo, avrebbe tentato ancora una volta di correre più veloce del giorno precedente e svegliandosi di buon’ora fu subito felice perché il sole non c'era.
Si alzò sulle sue zampotte che la facevano sembrare imponente e onorevole, alzò il muso in alto e ispirò tutta l'aria che poteva per assaporare l’imminente arrivo di un tempo che le avrebbe permesso di vedere ancora più batuffoli bianchi nella volta celeste.
Si mise a scrutare il cielo, quindi, serrando gli occhietti vispi e facendoli diventare attenti per scorgere tutte le forme delle nuvole. Le guardava una a una, cercando di rintracciare le forme a lei più famigliari e riuscì perfino a riconoscere quella del suo amico coniglio, del suo amico maialino, del suo amico gallo e del suo affezionatissimo pulcino; dopodiché poi riconobbe quella che le somigliava di più.
Vide una mucca, una mucca proprio come lei, per questo ricominciò a correre con il suo fare onorevole, mentre zolle di terreno saltavano sotto le sue zampe.
Era vicina, ma la pioggia le metteva i bastoni tra le ruote; eppure, intrepida, lei accelerava il passo più convinta. D’un tratto, però, vide il recinto di fronte a sé, così provò a saltarlo e sfortunatamente non ci riuscì – anzi, ci finì contro – e così, triste ma non sconfitta, Zorra si ritirò nella convinzione che in futuro ci avrebbe riprovato ancora: ormai era certa del fatto che il recinto fosse suo nemico ed era lui che non permetteva alle nuvole di scendere e di raggiungerla. Sperava che abbassandolo di poco sarebbe riuscita a saltarlo fino a seguire le sue amiche che tanto si tenevano alla larga da lei proprio per paura che quell'arnese potesse farle del male, così decise che era meglio dormirci su e che al mattino avrebbe creato un piano per aggirare il recinto e aiutare le altre a entrare.
Quella notte sognò nuovamente di spiccare un lungo salto verso il cielo e di diventare una di quelle nuvole che avevano la sua stessa forma. Sembravano quasi parenti, anche se loro erano totalmente bianche a differenza sua che era fatta a chiazze – ma in fondo era un po' come quelle nuvole bianche e grigie che minacciavano l’arrivo di un’imminente pioggia: nuvole imponenti, come era imponente la mucca Zorra.
Si destò prima del previsto, però, alle cinque del mattino per l’esattezza, e con suo grande stupore poté vedere decine di cumuli tutt’attorno a lei: ce ne erano tanti e di forme diverse, per questo spalancò appena la bocca, stupita e felice, alzandosi subito in piedi per poi mettersi a girare su se stessa, trotterellando ancora con allegria.
Pensò che aver rovinato il recinto avesse permesso alle nuvole, sue amiche, di raggiungerla.
Ora Zorra, era una mucca felice, una mucca che aveva raggiunto il suo sogno.
Zorra era una mucca onorevole, una mucca con un sogno, una mucca imponente e tenera amica delle nuvole.
Felice si godè quel momento, facendosi accarezzare dalle nuvole, mentre lei trotterellava ancora.
La vita accidiosa della mucca Zorra, improvvisamente si era trasformata in un'avventura alla volta di un sogno che ormai era stato raggiunto.
Era la mucca tenera e onorevole di sempre, ma anche imponente e tenebrosa, perciò sarebbe stata protagonista dei pascoli e avrebbe potuto controllarli sia dal basso che dall'alto proprio perché era la vera paladina del pascoli: l' unica e sola.
Avrebbe controllato tutto, d’ora in avanti, e tutti l'avrebbero temuta.

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