NOTE
DELLA PIGNA
Buonasera
a tutti/e!
Finalmente
torno a pubblicare e lo
faccio con una sciocchezzuola (?) che ho scritto qualche settimana, se
non
mese, fa. Abbiate venia, ho provato a giustificare quella rosa che
viene vista
sul cuscino accanto a Sherlock quando Mary gli spara in His Last Vow e
dato che
Arwel Wyn Jones ha detto che era da parte di Irene la mia parte Adlock
si è
destata.
Spero
vi piaccia!
~Dedico
questa shottina alle tipe del gruppo Facebook Sherlockians e a Mon
Coeur~
Deve
vederlo, ora più che mai. Sente il
bisogno impellente di far scorrere nuovamente lo sguardo su quell'arco
di
Cupido che tanto vorrebbe mordere e succhiare, su quegli zigomi
affilati con i
quali potrebbe tagliarsi se gli tirasse uno schiaffo, per poi perdersi
in quei
pozzi acquamarini. Dopo che le aveva salvato la vita, non si erano
incontrati
un'altra volta, neanche per sbaglio. Lei doveva seguire il rigido
programma di
protezione deciso da suo fratello, il gelido Mycroft, mentre lui era
tornato a
Londra ad affrontare Moriarty. Saputo del Problema Finale, riguardo al
quale
Moriarty le aveva accennato qualche dettaglio, e della Caduta, sperava
con
tutto il cuore che, durante gli anni in cui sarebbe stato occupato a
sventrare
la rete del suo acerrimo nemico, si sarebbero potuti rivedere. Ma
così non era
accaduto, ed anche se la Donna non voleva mostrarsi debole, quello le
aveva
strappato un pezzo del suo cuore già provato dalla
solitudine a cui era
costretta. Infine seppe della sua autentica quasi morte e prese
l'occasione a
due mani, precipitandosi a Londra con il primo volo senza nemmeno
curarsi di
venire riconosciuta.
Stringe
la tracolla di pelle della borsa
e poggia la mano sulla maniglia, aprendo la porta della sua stanza. Fa
un passo
all'interno e lo vede. Sta dormendo, e nonostante sia stato gravemente
ferito,
mantiene quella bellezza irraggiungibile che l'ha conquistata. Il suo
petto è
nudo, coperto solo dalla garza, ed Irene vorrebbe farvi scorrere un
dito sopra,
solo per accertarsi che sia ancora caldo. Si sistema una ciocca di
capelli
dietro l'orecchio e si avvicina, chiudendo la porta dietro di
sé.
-Oh
Sherlock...- riesce a sussurrare,
mentre si ferma al suo fianco, posando una mano sulla sua ed
intrecciando le
dita tra di loro.
Prende
un respiro profondo, cercando di
calmarsi per evitare di piangere vinta dalla commozione, e lo osserva
riposare.
Sembra tormentato, alcune volte aggrotta le sopracciglia e mugola
qualcosa nel
sonno. Piega la testa di lato, inarcando il collo, e solleva lentamente
una
palpebra. Quando mette a fuoco la figura della donna sgrana gli occhi.
-'Re...
'Rene...- sussurra, la voce
baritonale resa ancora più roca.
-Ssh,
non parlare- lo interrompe lei,
posando l'indice sulle sue labbra e chinandosi su di lui.
-Lo
so, sono un'idiota ad essere qui,
senza nessuna copertura o protezione, ma dovevo sapere che eri ancora
vivo-
spiega, tirando su con il naso.
Sherlock
continua a fissarla, senza dire
una parola, ed Irene sussulta quando sente la sua mano sulla propria
guancia.
Sorride debolmente contro il suo dito, lasciandovi un bacio leggero,
quasi
impercettibile. Sherlock addolcisce lo sguardo e le accarezza lo zigomo
con il
pollice, pulendo via la lacrima solitaria sfuggita al suo controllo. La
donna
inclina il collo ed approfondisce quel contatto, sorridendogli di
rimando,
quindi si ricorda del tempo limitato a sua disposizione, nonostante
voglia
rimanere lì con lui per sempre.
Si
allontana lentamente, schiarendosi la
gola, ed apre la borsa. Tira fuori una rosa rossa e la poggia sul
cuscino
accanto a lui, che segue ogni suo movimento con occhi vigili ma
stanchi. Gli
sorride un'ultima volta, si china a lasciargli un bacio sulla fronte,
indugiando più del normale, ed è di nuovo fuori
della sua vita, con un fardello
nel cuore sempre più pesante e doloroso. Forse, pensa lei
più tardi, sul volo
di ritorno, quella è la maledizione per essersi innamorata
di Sherlock Holmes.