Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Vanoystein    19/03/2014    0 recensioni
Jill tornò a guardare la strada qualche secondo dopo, non ebbè nemmeno il tempo di gridare che si trovò subito ferma, immobile, con la cintura che le stringeva sul petto. La macchina si era letteralmente capottata, i vetri si erano rotti in mille pezzi, vedeva sangue ovunque, lei sanguinava, sua madre aveva perso i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Restarono tutti attorno al corpo di Jamie, in cerchio. Il silenzio si era impossessato di tutto, così come il sangue.
Il cellulare di Jill ancora nelle tasche di Alec squillò, spezzando l'atmosfera calma quasi inquietante.
– Diavolo, speravo si fosse rotto! – Disse sfilandolo dalla giacca, lo porse a Jill che rispose subito alla chiamata. ‘’Nadya.’’
- Ma ti sembra il momento di rispondere al cellulare? – Sbuffò Noah cercando di non far ricadere continuamente lo sguardo sull’amico morto a terra.
La chiamata durò pochi secondi.
Jill terminò la chiamata. – L’hanno presa. – La voce bassa, sembrava quasi un sussurro. – Hanno preso Nadya. –
Vincent lanciò un’occhiata ad Alec. – Angeli? Ancora? – - Sì. – Confermò Jill con voce spezzata. - …Sono stati loro a parlarmi, in realtà. Un uomo. Ha detto che se non mi consegno entro un’ora la uccideranno. Si trovano in un capannone a Wall street. –
- No. –Disse subito Alec. – Non se ne parla. Non scambieremo te con una mezza adolescente drogata. –
- Beh, sei tu quello che ha sempre idee ‘’geniali.’’- Vincent incrociò le braccia. – Tirane fuori una adesso. –
Alec sbottò. - Non ho idee! E sinceramente, cosa dovrebbe fregare a me di salvare quella ragazzina?! –
- A me frega. – Replicò Jill. – Dovete aiutarmi. –
Finalmente Noah parlò. – Per me puoi andare a farti fottere. – Sorrise.
- Abbassa i toni! – Ringhiò Vincent fulminandolo con lo sguardo.
La voce di Jill si fece pungente come dei cristalli. – Di te non mi importa. Del tuo aiuto me ne sbatto, a dirla tutta. Quindi, puoi anche andartene, sai cosa me ne frega. –
- Più siamo meglio è.– Ribattè Alec sospirando. - …Allora va bene, mi farò venire in mente qualcosa. – Guardò Jill inclinando il viso di lato. – Lo faccio solo per te. –

E così arrivarono al Wall Street in una decina di minuti.
Ormai era il sole era calato, il buio divorava tutto.
C’era silenzio, l’unica cosa che si riusciva ad udire che il soffiare dell’aria gelata.
- Fa un freddo boia. – Si lamentò Jill strofinandosi le mani sperando di poter farsi un po’ di caldo.
Noah le lanciò un’occhiataccia. – Pff. – Si avvicinò immediatamente al capannone davanti a loro.
Era l’unico in quella zona. Un enorme e vecchio capannone.
Vincent lo seguì a ruota. Alec si tolse velocemente la giacca pesante porgendola a Jill, rimanendo in felpa e maglietta. – Mettitelo. – Le ordinò impassibile prima di seguire il fratello e Vincent.
Jill indossò immediatamente la giacca che era quasi il doppio di lei ma che già le teneva un gran caldo. Se la chiuse, stringendola poi raggiunse gli altri.
– Questa dannata porta non si apre. – Ringhiò Noah smanettando con la maniglia prima di tirare un calcio alla porta.
- Vuoi piantarla di fare l’incazzato perenne? – Sbuffò Vincent. – Come entriamo? –
Alec provò a fare più pressione sulla maniglia e sull’enorme porta ma niente, niente da fare. Non si apriva.
– Spacco la serratura. – Scrollò le braccia estraendo un coltello dalla fodera che teneva nella cintura.
Infilò la punta della lama nella serratura. Noah alzò gli occhi al cielo, seccato. – Ma sul serio credi di riuscire a spaccare la serratura? – Appena finì la frase la porta scattò, la serratura si ruppe, la maniglia di ferro cadde a terra.
Vincent e Jill trattennero a stento una risata divertita.
- Avrei fatto strada, come scassinatore. – Sorrise Alec entrando nel capannone seguito dagli altri.
L’interno era buio. Non volava una mosca. C’erano delle travi di acciaio che sostenevano il soffitto.
Il cemento sul suolo era impolverato e sporco, era davvero enorme, lì dentro.
Jill si guardò attorno avanzando piano esattamente come gli altri.
Noah, Alec e Vincent tirarono fuori dei pugnali. Alla luce della luna che filtrava dalle finestre sui muri brillavano spaventosamente.
Jill riuscì a vedere delle incisioni in latino sulle lame.
Improvvisamente si ricordò di ciò che una volta le aveva detto Alec ‘’Noi non uccidiamo gli angeli. Li rispediamo solamente in Paradiso con dei pugnali speciali.’’ Erano quelli.
Si bloccò appena Alec si voltò verso di lei consegnandole un pugnale. – Dritto al cuore. – Le disse.
- Allora, quale è il magnifico piano? – Domandò Noah tenendosi stretti tra le mani i pugnali.
- Sarebbe troppo classico dire, io li distraggo e voi prendete la ragazza? – Domandò Alec ironico.
Noah e Vincent lo fulminarono con lo sguardo. – Sì, decisamente. – Aggiunse Alec. – Possiamo fargli credere che vogliamo lo scambio ma poi, mentre loro ci consegnano la ragazza, li colpiamo… –
Jill lo corresse. – Oppure scappiamo. -
- Ma fai sul serio? – Vincent inarcò le sopracciglia. Alec si strinse nelle spalle lanciando un’occhiata divertita a Jill.
Noah sospirò. – Sì, fa sul serio. – Comunque, non so voi ma io non vedo angeli né tantomeno ragazze nei paraggi. Siamo sicuri che sia il capannone giusto? –
- Non ce ne sono altri nella zona, quindi sì. – Rispose Jill.
Un attimo dopo i vetri delle numerose finestre in tutto il capannone si ruppero, i vetri brillarono cadendo a terra pericolosamente.
Un’ondata di luce bianca li travolse, costringendoli a coprirsi gli occhi con le mani e con le braccia. Appena la luce diminuì, la scena fu chiara.
Erano circondati. Da angeli. - Credo sia decisamente il capannone giusto. – Disse Vincent a voce bassa.
La voce di Jill squillò forte e acuta. - Dov’è?! Dov’è Nadya? – Fece scorrere il suo sguardo da uomo a uomo.
- Intendi la ragazza dai capelli neri? Oh, credo raggiungerà presto l’aldilà. – Sibilò una donna spuntando dal gruppo.
Era alta, magra, moltissimo. Aveva i capelli biondi e lisci che le ricadevano a caschetto sulle spalle.
La frangia le copriva quasi completamente gli occhi scuri e piccoli.
Jill si mosse leggermente in avanti ma il braccio di Vincent la bloccò. –Stai buona. –
Alec prese la parola. – Avevate proposto uno scambio. Non l’avete davvero ferita. Altrimenti, lo sapete, lo scambio, non ci sarà verso di farlo. –
- Chiudi quella bocca, traditore! – Urlò un uomo a gran voce tra il gruppo. La sua voce roca rimbombò in tutto il capanno. – Voi caduti dovreste essere morti tutti! TRADITORI! – Disse ancora balzando in avanti come un felino.
Prima ancora che potessero accorgersene, gli angeli gli furono addosso.
L’uomo si buttò su Alec, scaraventandolo a terra violentemente. Lui picchiò la schiena trattenendo un gemito, si rotolò subito su un fianco scattando poi in piedi.
Impugnò il coltello argento tra le mani. Un’ondata di fiamme gli furono addosso, ne era circondato.
L’angelo alzò le braccia, formando attorno a lui un cerchio infuocato.
La temperatura si alzò, il caldo stava già divorando il corpo di Alec. – Cazzo! – Ringhiò guardandosi attorno, rigirando su se stesso.
Non c’era modo di uscire da quell’Inferno.
Le fiamme si alzavano sempre di più, riusciva a malapena a vedere il viso dell’uomo al di là del fuoco.
Sentì la voce di Noah chiamarlo per nome, sentì le grida soffocate dei angeli disperdersi nell’aria, sentì improvvisamente una mano stringersi attorno al suo braccio.
Una lieve scossa lo attraversò, girò lo sguardo vedendo Jill che con un gesto veloce lo trascinò fuori dal fuoco.
Era riuscita a creare un’uscita dal cerchio usando i poteri. Non riuscì neanche ad aprire bocca che si ritrovò a terra, esattamente come Alec.
L’angelo che aveva creato il fuoco era ancora lì, in piedi davanti a loro. Tenne le braccia tese verso di loro, bloccandoli contro il cemento duro.
Jill avvertì una sensazione strana, ai polmoni.
In pochi secondi cominciò a sputare acqua, annaspando, esattamente come Alec.
I polmoni le si riempirono di acqua, davano quasi la sensazione di stare per scoppiare da un momento all’altro. Ansimò, il battito cardiaco aumentò.
L’acqua la stava strozzando, li stava strozzando, entrambi.
L’angelo chiuse i palmi della mano in due pugni, Jill sputò ancora acqua tossendo, si bagnò tutta la pelle, le spalle, il collo e la giacca di Alec si inumidì.
Avrebbe solo voluto tapparsi le orecchie per evitare di sentire Alec, per evitare di sentire i suoi singhiozzi.
Tenne lo sguardo fissò sul soffitto, sentì una forte scossa attraversarle il braccio destro.
Girò il viso, Alec le strinse la mano. Vide i suoi occhi azzurri spegnersi lentamente come una luce, Jill chiuse di scatto gli occhi.
Pochi secondi sobbalzò appena sentì un grido.
Aprì nuovamente gli occhi, la sensazione di annegamento era sparita.
Ansimò, vide Vincent alle spalle dell’angelo.
Gli aveva appena conficcato un pugnale nella schiena; quest’ultimo non si voltò neanche verso Vincent, gli mollò una gomitata in pieno stomaco tirando un ringhio.
Alec colse immediatamente l’occasione, spostò la mano da quella di Jill, saltò in piedi fulmineo conficcando il suo pugnale d’argento nel cuore dell’angelo con forza.
Ci fu un urlo, poi l’uomo scomparve lasciandosi dietro un luccichio.
Vincent si piegò in due dal dolore, spostando lo sguardo su Jill ancora a terra e Alec in piedi davanti a lui.
Jill si alzò barcollante, i suoi occhi ricaddero sulla scena davanti a loro.
Erano rimasti in pochi, c’erano pochi angeli ed erano tutti addosso a Noah. – Dobbiamo prendere Nadya. Alla svelta. – Ansimò Jill. – Vado a cercarla. – Si voltò muovendosi subito, cominciando a correre.
– Aspetta!- Gridò Vincent raddrizzandosi. – Jill! Aspetta! –
Alec riprese il suo pugnale insanguinato da terra. – Ci penso io. Tu aiuta mio fratello. –

Jill diminuì il passo della corsa, fino a che non si fermò. Alec la raggiunse immediatamente.
Avevano attraversato quasi tutto il capanno che sembrava quasi infinito.
Jill si sarebbe aspettata di trovare subito Nadya, ma no, non la trovava.
Le pareva quasi di essere in un labirinto nella quale non riusciva a trovare una via d’uscita, o peggio ancora, in un vicolo cieco.
– E se è davvero morta? – Jill guardò Alec con la preoccupazione negli occhi.
Lui scosse la testa. – No. Non è morta, fidati. E’ qui, deve esserlo. –
- L’avremmo già trovata. Magari l’hanno loro. Nessuno mi ha effettivamente detto che l’avevano portata qui. Nella chiamata mi hanno solo detto di venirci. –
Quella frase fece scattare Alec, la sua mente si illuminò. – E se…- Si fermò un attimo. – Se non avessero mai preso Nadya? Se fosse stata solo una trappola per portarci qui? Non volevano uno scambio! Volevano solo te! Sapevano un tuo punto debole e l’hanno usato! –
- Ma…non mi hanno preso comunque. Sono davvero così stupidi? –
- No. Hanno in mente qualcosa. – Rispose Alec. - …Ma cosa? – Ringhiò.
- Dobbiamo andarcene! Torniamo a prendere Vincent e Noah e andiamocene! – Fece un passo indietro ma Alec la fermò.
Jill si voltò verso di lui. – No. Non così in fretta, mezzosangue. – Sibilò Alec.
Jill corrugò la fronte.
La stretta di Alec aumentò fino a farle male. La spinse con un gesto del braccio contro al muro di cemento. – Stupida. – Sussurrò. – Nemmeno ti sei accorta dello scambio. -
‘’Mutaforma.’’ Pensò Jill cadendo a terra, rimbalzando quasi come una molla contro al muro.
Jill lo fissò per alcuni secondi, ricordando quando Jamie aveva preso le sembianze di Alec, era così simile che non vedeva nemmeno le differenze, questa volta era stata la medesima cosa.
Jill si alzò piano in piedi, il mutaforma gli fu addosso in un attimo. La bloccò al muro stringendole la mano possente attorno al collo.
Jill gli diede un calcio in pieno stomaco, riuscendo a farlo indietreggiare e metterlo fuori gioco per alcuni secondi.
Cominciò a correre, senza voltarsi, i piedi si muovevano da soli, seminò il mutaforma che restò indietro, svantaggiato.
Si chiedeva solo quando poteva essere avvenuto lo scambio, ma soprattutto dove diavolo avesse portato Alec.
Si diede mentalmente della stupida per non essersene accorta.
Si bloccò di scatto appena Alec gli si parò davanti, lei gli andò letteralmente addosso. Sentì la solita scossa percorrerla.
Tirò un sospiro. – Tu…lui…il mutaforma, un mutaforma. Mi ha aggredita. Ha preso le tue sembianze. – Jill girò il viso.– Era lì! Era dietro di me! –
- Calmati! – La voce di Alec era tranquilla e dolce.
Jill voltò nuovamente il viso verso di lui, solo adesso si accorse di quanto fossero vicini.
– Lo so. Lo so che c’è un mutaforma ed è evidentemente scomparso ma stai calma. – La tranquillizzò sussurrando. Jill sorresse il suo sguardo.
– Quando hai…quando ha fatto lo scambio? – - Quando ti sei messa a correre e ti ho seguito. Mi ha dato una botta in testa. – Rispose Alec.
Jill tirò un sospiro di sollievo.
Aveva effettivamente sperato che fosse stato in quel momento che il mutaforma avesse effettuato lo scambio.
Aveva sperato che la mano di Alec che aveva preso la sua mentre erano a terra a causa dell’angelo fosse davvero sua. Che fosse una sua idea. Un suo desiderio.
Alec scrutò l’espressione sollevata sul suo viso. – Perché? Cosa…- Jill lo interruppe. – Niente. Comunque non hanno preso davvero Nadya. –
- So anche questo. Hai visto apparire il suo nome sulla schermata del cellulare perché hanno usato un incantesimo quindi, dobbiamo uscire di qui prima di avere altre belle sorprese. -
Ma Jill avvertì subito qualcosa sotto ai suoi piedi muoversi.
La testa iniziò a girarle, abbassò lo sguardo. Il pavimento era pieno di sangue ancora freddo che scorreva dal suo braccio ferito fino a terra.
Il cemento sotto di lei cominciò lentamente a girare, si inclinò.
Tutto divenne buio, ma il sangue c’era ancora. Continuava ad aumentare, avvertì un forte dolore allo stomaco.
Una lancia la trafisse, esattamente come era successo a Julian. Cacciò un urlo terrorizzato.
Alec non c’era più. Era sparito. Era sola, nell’oscurità, nel sangue.
Posò una mano sullo stomacò trafitto. Si sporcò il palmo di rosso, la mano le tremava.
Cadde in ginocchio appena sentì qualcosa di umido bagnarle il viso. Una goccia di sangue le cadde sui pantaloni grigi, macchiando il tessuto.
Si passò l’indice sulla guancia, era sporca di sangue.
Si strofinò entrambe le mani sugli occhi, lanciò un altro urlo quando vide che dal viso perdeva sangue.
Sentiva i tagli aprirsi, i graffi pulsanti lacerarle il volto. Gridò ancora tremante. Gli occhi le si riempirono di lacrime salate, sentì una scossa attraversarla ancora.
Improvvisamente Alec riapparve in parte a lei, il buio sparì.
Il cemento sotto di lei era pulito, la lancia era scomparsa, il sangue non c’era più. Alec teneva le braccia strette sulle sue spalle. – Cosa c’è?! – Il suo tono di voce era alto. – Cosa succede?! –
Jill si guardò attorno, poi guardò ancora Alec. – Il sangue. C’era del sangue. – Si guardò le mani che erano pulite, poi se le passò sugli occhi umidi. – Ero piena di sangue. – Tremò.
Alec corrugò la fronte. – Fantastico! Davvero! C’è un illusionista! –
- Un cosa? – - Ti manipolano la mente. Ti fanno vedere quello che vogliono, spesso usano le paure delle persone per farli impazzire…fino a che non muori dalla troppa paura. –
- Tipo un attacco di cuore? – Jill sgranò gli occhi.
Alec annuì. – Su, alzati. – La aiutò a tirarsi su da terra lentamente. – Torniamo indietro, velocemente anche. –
Tornarono indietro il più in fretta possibile. Dovevano andarsene, subito. Oppure la situazione sarebbe degenerata.
Raggiunsero Noah e Vincent in un battibaleno. Erano ridotti male. Fortunatamente non avevano ferite profonde, niente che non si potesse curare.
Gli angeli erano tutti spariti, a terra ai loro piedi era solamente sparsa una polverina che a Jill sembrava quasi brillantini.
Noah appena li vide arrivare di corsa tirò un sospiro di sollievo. – Finalmente! –
- Ma non avete trovato Nadya? – Chiese Vincent.
- No, è tutta una trap…-
Alec interruppe Jill. – Aspetta un attimo. Ti ricordo che siamo in compagnia di un mutaforma. Potrebbe essere anche uno di loro due. –
- Un mutaforma? – Gli fece eco Noah. – Non credi che mi sarei accorto se un mutaforma avesse scambiato Vincent? –
- Beh, allora potresti essere tu. – Disse Jill.
Vincent sbuffò passandosi una mano sul viso. - Ora dobbiamo sprecare altri dieci minuti per capire chi è questo dannato mutaforma? –
Alec fece scorrere lo sguardo da Vincent a Noah, scrutandoli attentamente.
- Possiamo andarcene? Non siamo noi! – Sbottò Vincent.
Noah rivolse uno sguardo a Vincent. – La vuoi smettere? – La sua voce era calma. – Ci siamo solo noi. E’ ovvio che non c’è nessun mutaforma, gli angeli sono tutti morti. – Si rivolse poi ad Alec. – Il mutaforma ve lo siete sognati. –
Appena finì quella frase Alec si buttò addosso a lui, gli mollò un pugno in viso.
Lo buttò a terra in pochi secondi. – Bastardo! Dove cazzo è mio fratello?! – Gridò.
Noah si rigirò ansimante. – Sono io! – Si alzò lentamente in piedi tamponandosi il naso e il labbro sanguinante con la mano.
Jill e Vincent si scambiarono un’occhiata.
Alec strinse il pugno attorno alla giacca di Noah. – Ti rispedisco all’Inferno a calci in culo, te lo giuro. Dove è mio fratello?! – Gridò ancora fuori di sé. L
e labbra di Noah si aprirono in un ghigno. – E’ morto, probabilmente. – Bisbigliò. Alec tirò un ringhio colpendolo violentemente al petto con il pugnale argenteo.
Il mutaforma estrasse subito l’arma dal proprio torace buttandola a terra, Jill notò subito che non c’era sangue dove Alec gli aveva conficcato la lama. Non stava sanguinando.
Non sentiva dolore.
– E altra sorpresa, l’illusionista sono ancora io. – Spinse Alec lontano da sé facendo ricadere lo sguardo su Jill. – Buon divertimento. – Mosse la mano velocemente, tutto calò di nuovo nel buio.
Jill si guardò attorno, non c’era nessuno. Improvvisamente la scena cambiò, era circondata da milioni e milioni di alberi, ed era sola.
Quell’ambiente non le era affatto familiare. – Jill. – Ci fu un sussurro che provenì da dei cespugli davanti a lei.
Jill si mosse piano e cautamente, appena fu davanti al cespuglio una matassa di capelli rossi spuntò. Lei si paralizzò. – Dakota. – Per un momento ebbe l’impressione di stare per svenire, di perdere l’equilibrio e cadere a terra.
La rossa le sorrise.
Jill notò immediatamente che indossava un vestito di sera, completamente bianco ma sporco di sangue allo stomaco.
Ricordò subito che era il punto in cui la lama l’aveva trafitta quando lei l’aveva trovata morta fuori dall’arcata. – Cosa…come fai ad essere viva? – Domandò, ma poi si corresse subito. – No, certo. E’ un illusione. –
Dakota allungò un braccio verso di lei, passandole la mano gelata sulla guancia. – Non lo sarà se non vuoi che lo sia. –
- Che vuol dire? – Dakota le sorrise ancora, aveva un sorriso così dolce, caldo e vero. In qualche modo Jill trovava comunque la cosa inquietante. Stava parlando con la sua migliore amica morta.
– Che vuol dire?! – Le chiese ancora.
Prima però che Dakota potesse darle una risposta una voce alle sue spalle la fece trasalire. – Stai giù! – Gridò qualcuno spuntando alle sue spalle buttandola a terra.
Jill sbattè il seno e le ginocchia a terra.
Sentì delle braccia stringersi attorno alle sue spalle.
Alzò lo sguardo vedendo ancora Dakota in piedi davanti a lei ma ben presto una lancia la trafisse nuovamente, nello stesso punto in cui il vestito bianco era già sporco di rosso.
La rossa cadde a terra, prima che Jill potesse gridare una mano ferma si posò sulle sue labbra.
– Zitta. Stai zitta. – Sentiva ancora un braccio premerla forte contro il terreno ma subito si spostò sul suo polso, fu costretta ad alzarsi velocemente in piedi.
Quel qualcuno la spinse in avanti. – Corri! –
Jill non si voltò neanche a vedere chi fosse a parlarle, la voce era sconosciuta. Non era nessuno che conosceva.
Poteva subito scartare suo fratello, Alec e Noah. Poteva vedere anche i morti, ma non erano nemmeno Jamie né Julian.
Cominciò a correre, non capiva niente di quello che stava succedendo. Tutto troppo confuso, troppo veloce.
Si inchiodò appena un ragazzo le si parò davanti.
Era alto, magro, i capelli rossi. Di un rosso molto diverso da quello che aveva Dakota. Completamente diverso. Più chiaro, tendente all'arancione. Gli occhi blu elettrici e uno sguardo che a Jill mise immediatamente i brividi.
– Eri tu che mi hai buttato a terra…? – Domandò subito lei.
Lui annuì senza aprir bocca. – Perché…-
- Ti stavano per ammazzare. –
- Chi sei? –
Il ragazzo ridacchiò. – Lo scoprirai, con il tempo. – - Io non ho tempo! Non capisco cosa sta succedendo! Dimmi chi sei! –
- Non qui, non adesso. – Sussurrò. – Ricordati solo questo: Sangue. – Bisbigliò.
Scomparve subito, divorato dal buio, lasciandosi dietro un odore di sangue che balzò subito all’olfatto di Jill, le si strinse lo stomaco.
L’oscurità riapparve. Gli alberi scomparirono, questa volta fu catapultata in casa sua. La sua vecchia casa, quella che aveva bruciato con dentro il corpo di Julian.
Vide subito Alec e Vincent seduti sul largo divano. Vincent aveva il viso coperto dalle mani, Alec aveva la testa poggiata sullo schienale, fissava il soffitto con un’aria assente.
- Ehi? – Bisbigliò Jill raggiungendoli.
Nessuno dei due la degnò di uno sguardo, restarono immobili.
- E ora che si fa? – Domandò Vincent tremante.
- Si torna alla normalità, facile. Io me ne vado. Non ho più niente da fare qui. – La voce di Alec era spenta.
Si poteva percepire tensione nell’aria, forse addirittura tristezza.
Vincent si tolse le mani dal viso, solo ora Jill riuscì a vedere che aveva le guancie segnate dalle lacrime, gli occhi gonfi, rossi e lucidi.
Aveva pianto. Tanto.
Jill parlò di nuovo. - Cosa succede? – Ma ancora nessuna risposta dai due. Non la vedevano.
- Come puoi tornare alla normalità? – Questa volta Vincent gridò. – Come puoi lasciarti tutto alle spalle? –
Anche Alec scattò. – Non è colpa mia se Jill è morta! –
Jill sbiancò. Morta. Come poteva essere morta?
- Sono qui! – Gridò lei agitando le braccia. – Qui! Davanti a voi! Non sono morta! –
- Non ti è mai importato di lei. Te ne freghi che sia morta. – Vincent si alzò di scatto, puntando il dito accusatorio contro Alec. – Te ne sei sempre fregato di tutti! –
- Me ne sbatto di quello che pensi tu! Saresti dovuto morire tu quella notte, non lei! Ci è andata di mezzo solo per salvarti il culo perché non sei neanche in grado di difenderti da solo! E’ COLPA TUA SE E’ MORTA! – Alec urlò come mai prima d’ora.
Era stato crudele, lo sapeva. Tagliente come una lama ma non gli importava. Era fatto così.
Diceva sempre tutto in faccia, fregandosene delle conseguenze o degli effetti che avrebbe avuto.
Vincent se ne andò subito, salì le scale arrivando al piano di sopra senza aggiungere altro.
– Ecco! Bravo, scappa! E’ l’unica cosa che sai fare! – Alec gridò ancora alzandosi in piedi.
Si avvicinò alla porta d’uscita, sbattendola bruscamente appena fu fuori di casa.
Jill aprì gli occhi di scatto. Un ventata di aria gelida le attraversò il corpo. Era in una camera, la sua camera.
Come ci fosse arrivata, non le era chiaro.
Non ricordava niente, nemmeno quello che aveva ‘’visto’’ quando aveva perso i sensi.
Non sapeva dove fossero gli altri e se fossero tutti vivi, soprattutto se tutto fosse finito.
Si mise a sedere sul letto tenendosi la testa che le scoppiava tra le mani, si passò una mano sul braccio che le bruciava ancora, la ferita che le aveva fatto il mutaforma pulsava.
La porta della stanza si aprì lentamente, Alec spuntò. – Posso? –
Jill annuì e lui entrò chiudendosi la porta alle spalle. – Cosa è successo? Non mi ricordo niente. Vincent sta bene? Noah? …Tu? – Domandò subito lei.
Alec poggiò la schiena contro la porta. – Sì, stiamo tutti bene. Hai perso i sensi, a causa del mutaforma/illusionista. Vincent ti ha portata subito qui, al sicuro. S’è fatto qualche ferita ma nulla di grave adesso è uscito un attimo. Doveva fare delle cose. - Fece una piccola pausa prima di ricominciare a parlare. – Tu come stai? –
- Come vuoi che stia? Dire che è stata una notte pazzesca è dir poco. Ho ucciso degli angeli. Jamie è morto…per colpa mia. Abbiamo rischiato tutti la vita. Mi scoppia la testa, letteralmente. –
Alec si avvicinò a lei, sedendosi accanto. – Jamie non è morto per colpa tua. Non farti condizionare da quello che dice mio fratello. –
- Ma è la verità. Per poco anche Noah non muore. Muoiono tutti per colpa mia. Dakota, Julian. Anche questa sera quando ti ho tirato fuori dalle fiamme…stavi morendo. Io con te. Perché sono stata lenta e non sono stata in grado di uccidere quell’angelo. – Il senso di colpa si sentiva perfettamente nella voce di Jill. Si vedeva anche.
Era stanca del fatto che le persone dovessero morire per lei. Ci andava sempre di mezzo qualcuno, sia per tentare di proteggerla, di aiutarla oppure no.
Ma qualcuno ci rimetteva sempre, alla fine.
- Senti, lo sai, è il nostro compito proteggerti. Perché crediamo fermamente che tu debba vivere. Perché crediamo che tu sia speciale, non un mostro, non una cosa da eliminare dalla faccia della terra. E’ il nostro compito rischiare la vita ogni volta, ogni giorno per chi crediamo ne valga davvero la pena. Credimi, per te ne vale la pena. – Alec allungò una mano accarezzandole i capelli mori. – Quando ci siamo incontrati ti ho chiesto di fidarti di me. Ti ho detto che ti avrei protetta e così ho fatto, così continuerò a fare. Continueremo tutti a farlo, per te. Io morirei per te anche cento volte se significherebbe lasciarti vivere. – Era così dolce e delicato che a Jill sembrò di morire.
Mai si era comportato così, non aveva neanche idea che potesse dire e pensare quelle cose.
Restò senza parole, letteralmente, il cuore le balzò in gola.
La mano calda di Alec scivolò sulla guancia della ragazza, questa volta la scossa che li colpì fu più forte del normale ma Alec sembrò non accorgersene ma Jill immediatamente la testa, come disappunto.
– Vai via, per favore. Voglio restare sola. – Si ritrasse bruscamente, distogliendo lo sguardo dagli occhi azzurri di Alec che sembravano essere stati sorpresi e feriti.
Il ragazzo si alzò in piedi con esitazione ed evidente scocciatura, non ribattè, senza dire niente uscì dalla stanza, lasciando Jill da sola come aveva chiesto.

****

- Jill tese le orecchie appena sentì dalla stanza accanto arrivare la voce di Vincent. Si alzò dal letto avvicinandosi piano alla porta della camera dove poggiò l’orecchio destro.
– Come sta? – Chiese Vincent, ovviamente riferendosi alla sorella.
Alec sospirò quasi esausto. – Bene. -
Era da parecchio che ormai quei due non si parlavano, il fatto che non si fossero ancora insultati o picchiati era un bel passo avanti, pensò Jill.
Nonostante Vincent non avesse mai fatto le scuse ad Alec per il casino che aveva fatto, causando la sua morte, Alec l’aveva ‘’perdonato’’ in un certo senso. – Scoperto qualcosa sul demone dagli occhi rossi? – Chiese Vincent.
Fermi tutti. Demone. Occhi rossi.
4 mesi prima. Incidente d’auto.
La mente di Jill andò in tilt.
Si stava riferendo al demone dagli occhi rossi che lei aveva visto la sera dell’incidente in cui sua madre perse la vita? …Era l’unica spiegazione.
Avevano cominciato delle ricerche su quel bastardo senza dire niente alla diretta interessata.
Beh, peggio di così…
Una cosa che sicuramente lei odiava era non essere messa al corrente delle cose che la riguardavano.
La mora tese ancora di più l’orecchio, aguzzando l’udito.
- Ha un nome. –
- E sarebbe? –
- Nathan Cole. – Rispose Alec.
Quel nome fece restare di sasso sia Vincent che Jill allo stesso modo.
- Impossibile. – Rispose Vincent corrugando la fronte.
Jill pensò la medesima cosa.
- E il motivo? – Alec inarcò le sopracciglia. – Lo conosci? – Inizialmente Vincent esitò, ma poi decise di parlare.
- E’ il padre di Julian ed è morto 3 anni fa. – Confessò.

- Bingo. – Una voce alle spalle di Jill la colse di sorpresa.
Tonfo al cuore. No. No. No. No.
- Finalmente l’angioletto ha scoperto quel dannato nome. – Continuò la voce.
Jill restò immobile, spostando finalmente l’orecchio dalla porta ma non si girò. Sentì il rumore dei passi avvicinarsi a lei, attraversando tutta la stanza.
Jill spostò lo sguardo in parte a lei, con la coda dell’occhio fissò i capelli biondi alla sua sinistra.
Una mano si protese verso di lei spostandole i capelli dal collo, scoprendoglielo completamente.
Quel tocco gelido la fece rabbrividire facendole venire la pelle d’oca.
La ragazza fece una smorfia appena la mano le afferrò il mento piuttosto bruscamente, obbligandola a voltare il viso.
Le labbra di Julian si aprirono in un ghigno sinistro. - Ti sono mancato? -


Eccomi, eccomi con il nuovo e ultimo capitolo. Sì, siamo alla fine. Abbiamo finito il primo tomo, ye, AHAHA. Ora è il momento della mia pausa :* Spero vi sia piaciuto (?) a presto, un bacione e grazie a tutti, soprattutto alla mia Michelle e a tutte le mie amiche mi seguono. Grazie di cuore**
  
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