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Autore: AxXx    21/03/2014    1 recensioni
Jake e Kate sono due fratelli senza memoria che non hanno un passato. Non sanno nemmeno di essere speciali, finché la loro strada non si incrocia con quella di altri due fratelli: Bianca e Nico di Angelo. Scoperto che anche loro sono mezzosangue, desiderosi di scoprire la loro identità, decidono di partire alla ricerca, anche loro, della Dea Artemide, sparita. Loro si sono accorti che lei sembra conoscerli e così decidono saperne di più.
Cosa nasconde la Dea della Caccia?
Cosa nascondono, loro, nel passato che non conoscono?
[Storia scritta a 4 mani insieme a BiancadiAngelo, si riparte dalla Maledizione del Titano]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemide, Bianca di Angelo, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Zoe Nightshade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                UN PASSAGGIO SUL SOLE

 

 

 

 

 

La prima cosa che pensi nel vedere un Dio del Sole che ti si presenta davanti con l’aria di un figo diciottenne, gli occhiali da sole e una spyder è: Wow, questo Dio mi sta simpatico! Aggiungi il fatto che ha trasformato la sua macchina in un autobus scolastico color dell’oro…

Be’, difficile trovare di meglio.  

Una parte di me sperò vivamente che fosse lui mio padre divino, soprattutto perché, almeno da quel poco che sapevo, era lui il Dio degli Arcieri ed io e mia sorella eravamo bravissimo con l’arco.
Solo che una vocina nella mia testa mi avvertiva che la realtà era un'altra: se eravamo figli del Dio del Sole, di giorno, ci sentivamo sempre spossati e stanchi? Certo, non siamo pannelli solari, ma, cavolo! Un minimo aiuto da parte di papà ci stava.

Anche Kate non sembrava molto convinta e lo capii dall’occhiata che mi lancio, che stava a significare: ‘Non credo dobbiamo cercare qui.’

Nonostante questo si fece avanti, ma Apollo la bloccò alzando le mani e osservando gli occhi al cielo, come se avesse avuto una rivelazione.

“Fermi tutti!” Disse, con aria che sprizzava felicità. “Sento che mi sta per venire un haiku!”

‘Che roba è un haiku?’ Mi chiesi, senza, però, esprimere i miei dubbi ad alta voce, non volevo offenderlo.

A quel che potevamo capire, però, non era una cosa molto bella, visto che le cacciatrici gemettero contrariate, mentre io guardavo perplesso mia sorella che fece spallucce. Anche gli altri del Campo Mezzosangue sembravano spiazzati quanto noi, da ciò intuii che anche loro non avevano molta esperienza in questi haiku.

“Erba e Neve

Artemide Soccorro

Quanto sono forte.”

Declamò il Dio, con un sorriso raggiante, come se si aspettasse un applauso di qualsiasi sorta.

‘Ma è uno scherzo!?’ Domandai, sempre nella mia mente. Che cavolo di poesia era!? Soprattutto, perché cavolo la stava declamando davanti a tutti, quando era palese che a noi non ce ne fregava una cippa e non era nemmeno bella. Anche Kate aveva l’aria di una che avesse beccato un camion in piena faccia.

“L’ultimo verso era di sei sillabe.” Sentenziò Artemide, rompendo il silenzio, con una calma che, mi resi conto, stava trattenendo a stento una sfuriata.

Mentre i due fratelli litigavano su quale verso dare all’ultimo vero, Zoe approfittò del momento per voltarsi verso di noi e spiegare: “Il Divino Apollo è da poco tornato da un suo viaggio in Giappone, sta attraversando la fase haiku… e forse è un bene, perché non avrei sopportato un'altra poesia che iniziava con ‘C’era una Dea che veniva da sparta…’

“Grandioso… avrei preferito essere colpita da una freccia.” Commentò mia sorella, facendo scoppiare a ridere tutti, cacciatrici comprese.

Zoe la osservò con una certa ammirazione.

“Saresti anche tu un ottima cacciatrice… mi chiedo come mai la Divina Artemide non ti abbia chiesto di unirti a noi.” Commentò, facendomi infiammare. Avevo una strana antipatia per quel gruppo di suffragette: le trovavo troppo estremiste… o forse era la Dea ad esserlo. Anche se non erano male. E poi ogunino ha il diritto di fare le scelte che preferisce.

“Forse perché sapeva che non avrei accettato!” Ribatté subito, Kate, facendomi sentire subito meglio. “Non potrei mai stare lontana dagli uomini per duemila anni… alcuni di loro non sono male, soprattutto il mio adorato fratellino.” Aggiunse, tirandomi uno scappellotto.

“Ti ricordo che siamo gemelli.” Le dissi, facendole una linguaccia.

“Fa lo stesso, sono nata prima io.” Ribatté lei, sorridendo maliziosa.

“Testona.” La accusai.

“Antipatico.” Ribatté lei, facendomi la linguaccia.

Scoppiammo a ridere: sembravamo la versione soft di Artemide ed Apollo. Solo Zoe sembrò in disaccordo, ma non ribatté. Poco lontano vidi Bianca di Angelo sussultare, nel sentire il nostro discorso e mi parve che stesse cercando di non piangere. Capii che stava pensando al fratello. 

“Perfetto!” Annunciò, infine, Apollo, finendo la sua poesia, liberandoci da quella tortura. “Abbiamo molta strada da fare e pochissimo tempo, la via è diretta, si va solo ad ovest!” Disse, indicando il suo veicolo, invitandoci a salire.

Tutti prendemmo la nostra roba, mentre lui ci scrutava con attenzione. Appena si avvicinò alle cacciatrici Zoe fece un balzo all’indietro come un gatto arrabbiato e gli lanciò uno sguardo assassino, quasi lui avesse una terribile malattia contagiosa.

“Calma, dolcezza…” La rassicurò lui, con il solo risultato che la ragazza indietreggiò ancora, mostrando i denti, quasi fosse un felino.

“Fratello!” Lo richiamò Artemide esasperata: la sua pazienza era agli sgoccioli. “Non aiutare le mia cacciatrici, non filtrare e NON chiamarle dolcezza!”

“Scusa, dimenticavo…” Si giustificò il Dio, alzando le mani. “A proposito, dove te ne vai, sorellina?”

“A caccia e non sono affari tuoi!”Rincarò subito la Dea della caccia, alzando gli occhi al cielo, impaziente di allontanarsi dal fratello rompiscatole. “Tu devi solo portare i Semidei e le cacciatrici al campo, non fare casini.”

“Io non combino mai casini!” Rispose lui offeso.

“Ne dubito fortemente…” Bisbigliò mia sorella, così piano che riuscii solo io a sentirla, facendomi sorridere.

Apollo continuò la sua ispezione di Semidei, scambiando parole cordiali con Nico di Angelo, regalando a Talia un bel sorriso solare (naturalmente), dopodiché si fermò su Percy Jackson, studiandolo con attenzione che trovai un po’ inquietante. Avrei voluto ricevere un trattamento migliore, come quello di Talia, invece, quando si soffermò su di noi lo vidi sgranare gli occhi per la sorpresa, quasi ci avesse riconosciuti. Ma fu un movimento così veloce che dubitai perfino che l’avesse fatto. Eppure, sembrava inquieto.

“Molto bene… tutti a bordo!” Annunciò allegramente, ma con una nota allarmata.

Mentre salivamo Kate mi prese da parte e mi sussurrò: “Concentrati e ascolta la pazza.”

Sapevo che si riferiva a Zoe che, in quel momento stava scambiando un dialogo veloce con Artemide. Capii cosa intendeva, mi fermai un attimo, inginocchiandomi, come per allacciare le scarpe, ma, invece di fare quello (Anche perché erano perfettamente allacciate), mi concentrai sulla mia respirazione, escludendo ogni elemento di disturbo intorno a me e mi focalizzai sul mio udito, pre poterlo rendere ancor più fine, tanto da sentire le parole che le due cacciatrici si stavano scambiando.

“… tienili d’occhio, tutti e due.”

“Anche il ragazzo, mia signora?” Dal tono di Zoe, intuii quanto fosse perplessa.

“Sì, anche lui. Li affido a te e alle altre cacciatrici, dovrete assicurarvi che non accada loro nulla, a costo di doverli spiare o seguire di nascosto… ho una brutta sensazione, quindi ti chiedo di farlo, come favore personale.”

“Mia signora… per me sarebbe un onore… ma non capisco…”

“Capirai a tempo debito. Mi fido solo di voi. Non deve accadergli nulla.” Sentenziò, infine, Artemide ponendo bruscamente fine alla conversazione.

“Ragazzi, state male?”

Percy si era avvicinato a noi, osservandoci in modo strano. In effetti dovevamo apparire un po’ stupidi, io chinato da diversi secondi a far nulla e mia sorella a gambe incrociate sulla portiera.

“Nulla, solo un piccolo malore, stiamo bene, adesso.” Svicolai, subito, cercando di assumere un tono convincente.

Il ragazzo non era molto convinto, ma, indubbiamente, non aveva altre spiegazioni, così scrollò le spalle e ci invitò a salire, mentre Zoe ci raggiungeva, lanciandoci un occhiata come per dire: ‘Se mi fate passare dei guai, vi userò come bersagli nel prossimo allenamento.’

Una volta che fummo tutti a bordo, mentre Artemide si avviava verso ovest, Apollo fece tintinnare le chiave intorno all’indice, con aria soddisfatta.

“Chi ha voglia di guidare?”

Difficile dire di no, ma c’era quel piccolo particolare che sarebbe stato come guidare una bomba nucleare da qui al campo, se il Sole aveva veramente la capacità di riscaldare tutta la terra. E io non volevo essere colpevole della distruzione del mondo, se avessi sbagliato parcheggio.

“No, nessuno?” Chiese il Dio, con l’aria delusa.

Le cacciatrici si misero tutte in fondo al pulman, ben lontani da tutti i maschi altamente infetti, ma, mentre lo facevano, Zoe si rivolse a noi.

“Voi due, potreste avvicinarvi un po’ di più?” Chiese, con un tono marziale, quasi le fosse difficile chiederlo.

“Oh, no, grazie, sapete com’è? Sono allergica alle pazze.” Rispose sprezzante mia sorella, lanciandole un occhiata tagliente, che venne subito rimandata al mittente, quando la cacciatrice strinse i pugni.

Capii che c’erano dei rischi, così decisi di evitarli e mi misi tra le due: “Calmatevi, ragazze… potremmo metterci… in mezzo.” Suggerii, indicando i sedili tra quelli di testa e quelli in fondo, in modo che si trovasse un accordo pacifico.

Non che mi stessero simpatiche le cacciatrici, ma volevo evitare che ci scannassimo subito. Avremo avuto tutto il tempo al campo, dove non avremmo rischiato di far precipitare il Sole, per creare il più terribile inverno nucleare della storia.

Zoe e Kate sbuffarono, ma l’accordo sembrò convincerle e, senza dire una parole, prendemmo posizione, mentre i miei occhi indugiavano su quelli di Bianca, che osservava il fratello, un po’ dispiaciuta, mentre questi parlava con Apollo di come funzionava il Sole.

Appena ci sedemmo sentii un gemito e alzai lo sguardo per vedere Talia pietrificata mentre il Dio le puntava il dito con un sorriso smagliante.

“No… no grazie…” Squittì la ragazza, sempre più rossa, guardando implorante i suoi amici, come alla ricerca di qualcuno che la nascondesse.

“Ma che dici! Coraggio! Sei la figlia del Signore del cielo! Non ti fulminerà come l’ultimo che ho addestrato.” Disse rassicurante, ridendo.

Bene… non mi piaceva la storia del fulminare, soprattutto perché la trovavo un’idea davvero poco allettante. Volevo vivere ancora un po’, soprattutto volevo vivere lontano dal carro del Sole e non volevo rischiare di schiantarmi.

La figlia di Zeus protestò con tutte le sue forze, lanciando a tutti, sguardi imploranti, anche alle cacciatrici, ma nessuno si sarebbe sognato di mettersi contro una divinità. Così si mise al volante con l’aria di una che sta per avere un attacco cardiaco.

In effetti, io avrei preferito andare a piedi.

Appena partimmo capii subito che sarebbe stato un viaggio turbolento. Talia sembrava improvvisamente paralizzata alla guida e, nonostante Apollo e Percy la stessero incoraggiando a non essere tesa e ad essere sciolta, lei era rigida come un ciocco di legno e guidava con movenze robotiche.

“La velocità è proporzionata al calore, più sei veloce, più calore dai.” Stava spiegando Apollo, incurante del fatto che stavamo sobbalzando ogni dieci secondi, tanto che mi era venuta la nausea, mentre mia sorella, si stava reggendo ai braccioli del posto, accanto a me.

Eravamo tutti parecchio sballottati e, sinceramente, mi sentivo come se mi trovassi in una lattina sballottata dai venti. Odiavo sempre stare in una macchina o nei posti chiusi in generale, ma i posti chiusi in aria erano anche peggio.

“Rallenta!” Sbottò Apollo, ad un certo punto, mentre l’autobus iniziava a scendere, anzi, la parola giusta era: precipitava verso una cittadina che, da innevata, era diventata allagata.

Urlammo tutti, tenendoci stretti alle cinture e alle poltroncine, mentre sentivo la mano di mia sorella stringere la mia così forte che non mi sentii più le dita.

“Stai calma!” Provai a rassicurarla, con il solo risultato che lei, sgranò ancora di più gli occhi, per lo spavento.

“Non sei divertente!” Mi riprese, osservando terrorizzata il terreno che si stava avvicinando paurosamente.

“Alza il volante!” Urlò il Dio, tenendosi alla poltroncina da guidatore, cercando di apparire calmo.

Forse si era pentito di farla guidare.

Di mio, ero pentito di salirci, su quel coso.

Talia riuscì ad alzarsi, evitando, per poco di provocare un incendio, lasciando, però, una bella porzione di terra asciutta e senza neve.

“Ottimo, abbiamo appena provocato uno sconvolgimento atmosferico.” Borbottò mia sorella, un po’ più rilassata.

“Be’, almeno adesso sappiamo perché, ogni tanto, il sole è troppo caldo, d’inverno.” Risposi, cercando di alleggerire la tensione.

Lei sorrise, ma subito dopo mi volò addosso, quando Apollo consiglio alla figlia di Zeus di girare a sinistra e lei aveva eseguito con una brusca manovra che aveva inclinato il veicolo, schiacciando tutti sul finestrino.

Nessuno aveva più un colorito normale: tutti avevano la pelle pallida come la morte o verde dalla nausea.

“Eccoci! Long Island!” Ci informò Apollo, indicando la baia dove si vedevano delle capanne e una specie di tenuta estiva costruita accanto ad un boschetto.

“Rallenta un po’, tesoro, così ci ammazziamo… be’, non tutti ovviamente.” Le consiglio il Dio, con un sorriso, che tradiva una certa insicurezza. Onnipotente o no, un impatto del genere non sarebbe stato bello nemmeno per lui.

“Ho tutto sotto controllo!” Urlò Talia, con gli occhi folli.

‘Come la macchina che sta precipitando a velocità folle verso quel laghetto!?’ Avrei voluto chiedere, mentre osservavo il terreno che si avvicinava pericolosamente a noi. Cadevamo come un sasso.

“Frena!” Disse Apollo.

“Ce la posso fare.”

“FRENA!!!” Gridammo tutti insieme, come per richiamarla alla realtà.

Fu lo scossone più terribile della mia vita ed ero convinto che, nell’impatto, mi fosse rotto almeno tre costole, un braccio, una gamba e qualche osso della testa. L’autobus-sole inchiodò bruscamente a mezz’aria finendo con il rallentare la caduta a poche centinai di metri dal laghetto, per finirci dentro con un grande SPLAAAAAAAAAAAAASH, alzando una grande nuvola di vapore, mentre un gruppo di ragazze dalla pelle diafana (Dopo avrei capito che erano Naiadi), fuggivano in modo disordinato.

“Be’, avevi ragione.” Disse Apollo, mentre si rialzava, per lo scossone, insieme a noi. “Avevi tutto sotto controllo.”

“Col cavolo.” Borbottammo io e mia sorella, nello stesso istante.

 

 

 

 

 

 

 

[Angolo dell’autore]

Siamo tornati in pompa magna, a quanto pare, il prossimo capitolo è un POV Bianca, ma come vedete, Jake e Kate sanno il fatto loro, dato che la sorellina riesce a tenere testa alla povera Zoe. Dopotutto sono due tipi che sanno il fatto loro e, ovviamente, c’è Apollo.
Speriamo non siano figli suoi :P

Allora, alla prossima, recensite, vi prego!

AxXx

  
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