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Autore: Kirara_Kiwisa    22/03/2014    4 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Mi volsi, per cercare colei che deteneva il mio destino nelle mani.
Dapprima scorsi Hunter, se la stava vedendo brutta contro Alastor. Doveva combattere e concentrarsi per tenere a galla la nave, non sembrava facile.
Il nemico iniziava ad avere la meglio su di lui.
Su tutti. Il nemico iniziava ad avere la meglio su ognuno di noi e la battaglia era appena iniziata.
Eravamo pochi, indeboliti dalle faccende interne della Gold Sea. L’equipaggio era stato distrutto e ricostituito più volte, di certo non ci presentavamo al meglio a quello scontro con Abrahel. I nostri pirati sarebbero stati spazzati via in poco e questo, una volta tornata lucida, mi feriva. L’unico dolore che il mio corpo provava era quello di essere la causa di tutto. Le persone a cui volevo bene, stavano rischiando di morire per colpa mia. Di nuovo.
Tornai a voltarmi verso El. Stava combattendo contro Abrahel, con destrezza e maestria teneva testa al Principe ma io sapevo come sarebbe finita. Elehandro avrebbe combattuto lealmente e questo lo avrebbe ucciso. Non aveva mai affrontato un Lancaster, loro non giocavano pulito. Questione di minuti e Abrahel si sarebbe liberato del Capitano fastidioso, tornando a concentrarsi sul premio tanto ambito.
In quella confusione, scorsi Barbas a terra. Vicino a lui si stagliava la sovrana degli Inferi, accompagnata da due strane piccole figure. Le giravano intorno come spiritelli, demonietti che l’aiutavano a combattere contro un vecchio. Feci un passo verso di loro, per soccorrerlo, aiutarlo in quello scontro troppo impegnativo per un pirata che non alzava mai la spada. Non era abituato a combattere, i nemici gli morivano davanti come mosche.
Stavo per andare da loro quando udii la voce di Hunter. Alastor lo aveva atterrato e si stava avventando su di lui con un’arma raccolta chissà dove. Lo avrebbe infilzato e noi saremmo affondati ma, cosa più importante, avrei perso anche lui.
Corsi verso di loro, non so come feci a raggiungerli tanto in fretta. Mi posi davanti al corpo dello stregone prima che potesse essere colpito, parandomi innanzi agli occhi sgomenti del demone. Il servo di Abrahel mi vide ma non riuscì a fermarsi in tempo, ero stata troppo veloce.
L’arma di Alastor mi trapassò il petto. Hunter urlò mentre l’altro lasciò l’elsa della spada, arretrando preoccupato di aver danneggiato il giocattolo del suo padrone.
Rimasi un attimo in silenzio, interdetta. Aspettavo che accadesse qualcosa ma presto notai che non sarebbe successo niente. Non provavo niente e non usciva più sangue, non barcollavo e non caddi a terra. Semplicemente impugnai la spada, estraendola dal mio corpo.
La fissai, più incuriosita di come Hunter e Alastor mi stessero fissando in quel momento, poi la gettai a terra.
Non l’avevo neanche percepita. Ero immune alle ferite perché ero già morta.
In quel momento capii di essere la migliore macchina da combattimento che potesse capitare.
Mi volsi verso Abrahel. Potevo ucciderlo, avrei potuto distruggerlo se Hella non mi avesse uccisa un attimo prima. Se si fosse accorta delle mie intenzioni, mi avrebbe rispedita agli Inferi prima che potessi tagliare la gola al suo padrone. Dovevo parlare con lei.
- Victoria ma cosa…?-
Borbottò Hunter alzandosi e venendomi incontro.
- Sono morta. Non hai sentito il Principino laggiù?-
- No…ero troppo impegnato. Sei morta?!-
Mi lasciai un attimo Hunter alle spalle, rivolgendomi ad Alastor.
- Questo stregone tiene a galla la nave su cui poggi i piedi-
Ringhiai.
- Se lo uccidi, finiamo tutti in pasto agli squali. Non credo che il tuo padrone sarebbe lieto di andarsene prima di terminare i suoi affari-
Il demone fissò con scetticismo prima me poi il ragazzino smilzo alle mie spalle. Credeva mentissi. Sul suo volto comparve un risolino e anche sul mio, prima di dare ordine ad Hunter di rendere chiaro il concetto.
La Gold si inclinò, facendo scivolare tutto verso sinistra.
Alastor rotolò repentinamente lontano da noi. I demoni urlarono, i corpi dei morti si riversarono in mare. I combattimenti si interruppero, molti del seguito di Abrahel vennero sbalzati fuori dal vascello, così come alcuni dei nostri.
Hunter riusciva a stare in piedi, fermo sul ponte senza alcun problema. Mi prese la mano, impedendomi di cadere nell’oceano con gli altri. Alastor stava per scivolare fuori dalle balaustre ma, assieme a lui, anche Elehandro.
- Hunter-
Gridai, puntando il dito verso il vampiro.
Immediatamente la nave riprese stabilità, le urla cessarono.
Feci un sospiro di sollievo, controllando se per un caso fortunato avessimo perso Abrahel. Invece lo vidi, stagliarsi sopra i suoi uomini a terra. Non era caduto, peccato.
El mi fissò, ad un passo dalle balaustre, ad un passo dal cadere in mare. Con lo sguardo, ci chiese cosa diavolo ci fosse venuto in mente. Io e Hunter facemmo spallucce e poi mi sorse una domanda.
- Dov’è Barbas?-
Non riuscivo a vederlo.
Iniziammo a cercarlo, intanto che gli scontri riprendevano. Durante la ricerca incrociammo Alastor, visibilmente infuriato. Ci fulminò con lo sguardo, soprattutto rivolto verso lo stregone.
Digrignò i denti, con le mani che gli fremevano. Ci sorpassò, cercando qualcun altro da uccidere.
Ringraziai che avesse capito e, lieta almeno di aver salvato Hunter, proseguimmo.
- Spiegami com’è che sei morta-
Bofonchiò il ragazzo, nella confusione generale del ponte. I demoni rimasti si stavano affrontando nuovamente, intralciandoci nella ricerca del capo polveriere.
- La vedi questa?!-
Sbottai, mostrando la ferita sulla pancia.
- Ecco come sono morta-
- Ma come fai ad essere viva?!-
Insistette.
- Non sono viva infatti-
- Ma parli! Ti muovi!-
Ci stavamo stringendo le mani in quel momento, sfilando attraverso i combattimenti sperando solo di non essere coinvolti. Gliele posi entrambe davanti agli occhi, ricordandogli che mi stava toccando ed io non bruciavo. Ero fredda, quanto un cadavere.
Hunter sussultò, fissandomi attentamente da capo a piedi.
- Come fai a muoverti?!-
Ripeté, non capacitandosi di quello strano miracolo.
- E’ merito mio-
Proferì la voce della Dea. L’avevamo raggiunta ma Barbas non era con lei. Intorno aveva solamente quegli strani spiritelli dagli occhi neri. Le sorreggevano il lungo vestito.
- Dov’è?-
La donna rivolse lo sguardo verso di me, pregandomi di essere più chiara.
- L’uomo anziano con cui combattevi. Quello che non poteva essere ucciso. Dov’è?-
Hella puntò l’oceano.
 
- Hunter-
Strattonai il ragazzo per la camicia.
- Hunter vai-
- E come faccio scusa?-
Obiettò lui agitatamente.
- Non posso nemmeno scendere dalla nave-
- Lo so ma non importa-
Replicai con rabbia, spingendolo verso le balaustre. Lui si bloccò, tornando a voltarsi verso di me, fissandomi con i suoi grandi occhi spauriti.
Sospirai, accorgendomi di averlo messo sotto pressione. Lo raggiunsi, prendendogli le mani e tentando di calmarlo. Cercai il suo sguardo, il suo sguardo nocciola così impotente innanzi all’ostacolo del mare. Se scendeva l’incantesimo si rompeva e il vascello affondava. 
- Trova un metodo. Pensa a qualcosa. Non possiamo perderlo-
Dopo un istante di titubanza, lo stregone annuì e si diresse verso il mare. Era notte e la nave stava continuando ad avanzare, anche se al timone ormai non c’era più nessuno. Barbas poteva essere rimasto indietro ma non aveva importanza, dovevamo salvarlo.
Rimasi da sola, innanzi alla sovrana dell’oltretomba.
La donna che, poco prima, aveva divorato il figlio di Elehandro.
- Se vuoi vendetta-
Pronunciò la creatura.
- Sbagli a cercarla, sbagli a volerla. Considera il mio come un favore. Ti ho aiutata-
Ebbe l’ardire di affermare.
- Quell’essere, avrebbe dominato ogni dimensione pochi anni dopo la sua nascita. Ti avrebbe scavalcata, usata per raggiungere il potere assoluto. Ogni cosa, sarebbe stata sua-
Rivelò, come se avesse la piena certezza dell’avvenire.
- Ed io possiedo la tua anima, Victoria-
Ricordò.
- La conosco, riesco a leggerla. Tu non vuoi essere una madre orgogliosa. Vuoi essere l’orgoglio stesso, diventare il potere assoluto. Vuoi dominare il mondo, non aiutare chi lo farà-
- Liberala-
Pretesi, senza girarci intorno, senza perdere tempo.
- Libera la mia anima-
Il sorriso di quel volto diviso a metà, conteso fra la morte e la vita, si allargò fino a divenire una risata.
- Se sciogliessi il mio incanto-
Iniziò dicendo.
- Raggiungeresti immediatamente tuo figlio negli Inferi-
Ammise, accennando alle mie ferite. Mi posi una mano sul ventre, non per constatare effettivamente l’entità dello squarcio. Piuttosto pensai a lui, “mio figlio”. Non riuscivo a chiamarlo così, faceva troppo male. Dire che era morto il figlio di El, provocava leggermente meno dolore.
- Guarisci il mio corpo allora-
La Dea continuò a ridere.
- Sono richieste ingenti-
Disse infine.
- Dette da colei che non ha niente di interessante da scambiare-
- Abrahel ce l’ha?-
Domandai, spiazzandola.
- Perché una Dea sta aiutando un demone? Perché regalare il regno a lui? Cosa ti ha promesso in cambio?-
- Nemmeno l’ultimo Lancaster possiede qualcosa di interessante-
Spiegò la creatura, tuttavia senza motivare la sua scelta.
- Allora perché?!-
Sbottai.
- Aiuta me e…-
- E cosa?-
Incalzò la sovrana, divertita.
- Sarai in debito con me, un debito che potrai saldare quando avrò qualcosa di interessante da scambiare-
Ci pensò un attimo. La mia proposta apriva le porte ad un’infinità di possibilità.
Eppure, rifiutò.
Scorsi uno strano terrore nei suoi occhi, prima di rifiutare. Quello sguardo abituato a terrorizzare, formato da un occhio morto e uno vivo ma reso rosso dal sangue delle sue vittime, incredibilmente, aveva provato paura. Era stata vicina ad accettare, poi si era ricordata qualcosa.
Un pensiero, un’evenienza che la spaventava e che le aveva impedito di aiutarmi.
Quel pensiero mi incuriosiva da morire.
- Ganglot, Ganglati-
La Dea chiamò i mostri infernali, i suoi servitori cadaverici.
- Tenetela ferma fino a che il Principe non avrà finito-
Me li sguinzagliò contro. Tentarono di afferrarmi, bloccarmi ed io dovetti difendermi dalle loro piccole mani scheletriche. Avevo letto di loro nei libri occulti. Da millenni servivano la regina dei morti senza onore, dei criminali, dei traditori. Obbedivano solo alla sovrana dei morti per incidente, malattia o vecchiaia. Hella li dominava e sarebbero stati liberi solo il giorno della fine dei tempi.
- Fermi-
Gridai, schifata innanzi alle loro fattezze.
- Non toccatemi-
Provai a scansarmi mentre la loro carceriera rideva, divertita da quel teatrino.
- Riesci a vedere i miei servi-
Certo che li vedevo, non avevo avuto per niente l’impressione che fossero invisibili.
- Sono fantasmi-
Ammise lei.
- Nessuno qui può vederli, tranne noi due-
Fantasmi. Questo mi diede un’idea.
Utilizzai l’incantesimo di allontanamento verso gli spiriti che avevo imparato, che avevo usato anche con Medardo anni prima. Con quello sarei stata in pace per un po’.
Hella non fu felice, quando vide i suoi amati servi venire scacciati via come insetti.
Ero morta ma i miei poteri funzionavano. Buono a sapersi.
- Di cosa hai paura, Hella?-
Domandai, sistemandomi i capelli e ricomponendomi dopo l’attacco dei mostriciattoli ossuti.
- Perché scegli Abrahel come Re dei Demoni?-
La Dea non rispose, continuando a fissarmi malamente, probabilmente offesa perché avevo affrontato Ganglot e Ganglati.
- Perché non vuoi Nolan Lancaster a capo dei Demoni?-
La creatura non fu del tutto impassibile al suo nome. Nonostante avesse cercato di nascondere ogni reazione, ero certa di aver intravisto una smorfia in lei.
Il problema era Nolan.
Lei, anche lei, temeva Nolan.
- Vivi negli Inferi, perché sei contro un mezzo diavolo?-
A quel punto le labbra della donna fremettero e non riuscì più a tacere.
- I demoni devono governare sui demoni-
Sbottò la sovrana.
- I diavoli sui diavoli-
Continuò.
Roteai gli occhi. Ecco un’altra conservatrice, avversa ad ogni tipo di novità.
I tempi non erano maturi, iniziavo a capire quella frase.
Negli Inferi non accettavano che un diavolo regnasse sui demoni. Solo non mi capacitavo del perché l’oltretomba si interessasse tanto alla dimensione terrena.
- La padrona non rimarrà impassibile-
Sussurrò con la sua vocina stridula Ganglati, lo spirito femmina che era tornata a sorreggere l’abito della Dea.
- Non rimarrà in silenzio, innanzi ad un demone che vuole fare degli Inferi la sua casa-
- Come? Ripeti-
Quella frase non l’avevo proprio capita. Nolan non aveva mai accennato alla conquista dell’Inferno, era impossibile, irrealizzabile. Già era difficile assoggettare tutti i popoli terreni, figuriamoci gli ultraterreni. Quel mostriciattolo dagli occhi neri sbagliava.
- Gli Arcidiavoli possono agire come credono-
Proseguì Ganglot. Anch’esso era tornato, con cautela dopo essere stato colpito dal mio incantesimo. Come la compagna, affiancava Hella, esternando i suoi pensieri.
- Ma la mia padrona non lascerà i nostri Inferi alla sua mercè-
Con “gli Arcidiavoli” si stava sicuramente riferendo a Lilith, era un’esponente della congrega dei diavoli e appoggiava Nolan nella sua ascesa.
- Abrahel Lancaster, non è una minaccia. E’ una pedina, controllabile-
Proferì la sovrana, accarezzando la testa ad entrambi i suoi schiavi.
- Il mezzo diavolo invece-
Riprese Ganglati, quasi sibilando. 
- Con la sua natura abominevole, fa dell’Inferno ciò che vuole e costringe noi altri ad accettare le anime da lui inviate…in quel modo così inusuale-
Quella frase la capì ancora meno delle altre.
- Come dovrebbe smistarle la padrona?-
Riprese Ganglot.
- Dove dovremmo posizionarle? La mia sovrana regna sulle anime dei morti per malattia, vecchiaia…-
E ripeté tutte le categorie di competenza di Hella.
- Altri regnano sulle vittime di morte violenta ma quella pratica non rientra in nessuno assassinio-
- Dovremmo creare una sezione degli Inferi solo per le sue vittime?-
Chiese Ganglati ridacchiando, nascondendosi fra le vesti della Dea.
- Per non parlare che scende con quegli spiriti per poi farli tornare nei loro corpi quando con loro ha finito…-
- Ora basta-
Interruppe la donna.
- Tutto questo non è interessante- 
Ero ancora più confusa.
Hella non temeva che un mezzo diavolo regnasse sui Demoni, temeva che i Diavoli fossero assoggettati ad un mezzo demone.
- Mi hai annoiata-
Sbottò la donna, rivolgendosi a me.
- Tacerai fino a che il tuo Principe non vorrà il contrario-
Cosa?
Avrei voluto chiedere.
In realtà aprì la bocca ed uscirono solamente sillabe mute.
Riprovai. Riprovai ancora.
Tentai di gridare, di sforzare le corde vocali fino all’inverosimile.
Non un suono lasciò la mia gola.
Cosa mi hai fatto? Smettila! Restituiscimi le parole!
Avrei desiderato urlarle, invece la creatura mi fissò semplicemente divertita. La mia voce non poteva infastidire le sue orecchie, non mi udiva.
- La tua anima è mia-
Ricordò la Dea.
- Posso toglierle qualsiasi cosa. Pezzo per pezzo. Ringrazia che ho preso solo la voce-
Mi posi le mani sulle labbra, disperata. Mi serviva la voce. Adoravo la mia voce. Senza non avrei potuto sgridare più nessuno, nemmeno Nolan.
Pensando a lui mi ricordai del marchio. Brillava ma nessuno giungeva a salvarmi. Non questa volta.
- Non arriverà-
Constatò la donna, notando che stavo fissando l’incantesimo speranzosa.
- Altrimenti sarebbe già stato qui-
Così svanì anche la mia ultima arma, Hella non temeva più l’arrivo di Nolan.
Improvvisamente qualcosa, verso le balaustre, colse la mia attenzione. Hunter, con una corda legata in vita, era appena risalito sulla nave in compagnia di Barbas. Entrambi giacevano al suolo bagnati fradici, stremati, con intorno la battaglia che infuriava. Lo stregone era un bersaglio facile, troppo esposto. Qualcuno avrebbe potuto pensare di ucciderlo e, così, farci inabissare inconsapevolmente.
Gettai un’occhiataccia a Hella e poi andai verso di loro, raccogliendo prima una spada da terra.
Inutile al pirata morto da cui la presi mentre io, con essa, salvai la testa di Hunter e i nostri destini da un tragico naufragio.
Affrontai un servitore di Abrahel, che non aveva perso tempo ad attaccare un ragazzino in difficoltà. Mi avventai su di lui prima che potesse colpirlo, combattendo naturalmente senza paura di essere uccisa. Questa sicurezza mi diede una forza mai avuta prima, che usai per ammazzare e gettare l’avversario fuori bordo. Una volta sbarazzata del corpo, mi volsi istintivamente per cercare Hella. L’avevo lasciata senza riuscire a patteggiare la mia libertà, o almeno la voce a questo punto.  Sospirai, constatando di averla persa. Tornai a fissare i due pirata ancora a terra, le due persone che avevo appena salvato e fui felice di averla perduta per loro. Erano più importanti.
Lo stregone ricambiò il mio sguardo, respirando faticosamente. Aveva trovato un modo per salvare Barbas ed io ero fiera di lui.
Gli posi una mano per farlo alzare, nel frattempo un altro demone si avventò sul capo polveriere. Non fece in tempo a minacciarlo con la lama, che venne colpito da un infarto fulminante. A causa della maledizione che proteggeva Barbas, morì a pochi centimetri dall’anziano, finendo anch’esso in mare grazie ad una piccola spinta.
- Grazie per non avermi abbandonato-
Ammise, alzandosi da terra. Si appoggiò alla balaustra, frugando fra le sue tasche. La prima fiaschetta doveva averla persa in mare. Trovò la seconda, da cui bevve un sorso.
- Ringrazia Vic. E’ stata lei ad accorgersi che eri caduto-
Entrambi mi fissarono ma io non potei rispondere. Aprì la bocca d’istinto, tentando di dire qualcosa ma non uscì un solo suono. I due allora si interpellarono fra loro, domandandosi cosa diamine mi fosse successo. Sbuffai impotente, iniziando a mimare le fattezze della Dea. Mi segnai il volto diviso in due, tentai di imitare la sua postura con quel lungo vestito e i due demonietti che le giravano attorno. Poi mi ricordai che erano spiriti invisibili.
Hunter e Barbas mi fissarono enigmatici, non riuscendo proprio a comprendere. Sbuffai nuovamente, osservandomi intorno con la speranza che la sovrana spuntasse fuori dalla folla. Improvvisamente la vidi, in un angolo, seduta comodamente ad osservare gli scontri.
Allora puntai il dito indice su Hella. Barbas aggrottò le sopracciglia, affermando che si sarebbe occupato lui della Signora. Io lo ascoltai a malapena in quanto, oltre le sue spalle, Elehandro era caduto al suolo.
 
Scansai la figura del pirata, avanzando di qualche passo verso il Capitano della Gold.
Abrahel era riuscito a ferirlo e adesso il vampiro riversava a terra. Il ghigno sul volto del Principe non mi piacque per niente. Con lui aveva concluso, lo scontro si era prolungato fin troppo.
Era stato divertente, piacevole ma adesso era il momento di ucciderlo.
Potevo leggerglielo negli occhi.
Non glielo avrei permesso, non glielo avrei lasciato fare, nemmeno se la sovrana degli Inferi dominava la mia anima.
Tentai di gridare ma non possedevo voce. Allora corsi, corsi a fermare Abrahel. Lo raggiunsi il più in fretta che potei, afferrandogli il braccio e dirottando la traiettoria della sua spada. La lama colpì le assi dorate del ponte, ad un passo dal volto di El.
Non mi porterai via anche lui!
Avrei voluto gridare, a pieni polmoni.
Al contrario fu lui a gridare, sbraitando di farmi da parte. Ovviamente non adorava essere interrotto.
Volle colpirmi ed io lasciai che lo facesse, tanto non provavo niente. Mi interposi fra lui e il vampiro, intimandogli con il solo sguardo di colpirmi ancora. Che si divertisse. Ormai mi aveva sventrata, uccisa, tolta tutto ciò che avevo. Di me poteva fare ciò che voleva ma Elehandro non aveva colpa se mi aveva incontrata. Non era colpa sua se, quel giorno al porto, avevo scelto la Gold Sea per fuggire.
- Hella!-
Ringhiò furibondo il Principe.
- Intimale di spostarsi!-
Ebbi paura del controllo della sovrana sul mio corpo, così agì per prima. Mi avventai su Abrahel, tentando di ferirlo, o magari ucciderlo, prima che mi venisse impedito.
Improvvisamente, tutto divenne nero. Non vidi più Abrahel nè Elehandro.
Non sentivo più le voci dei pirati, la voce del vampiro e dello stregone che mi chiamavano.
Percepivo solamente caldo. La gola bruciava, ogni respiro mi infiammava i polmoni.
Poi la visione tornò chiara e mi accorsi di avere delle persone intorno a me. Urlavano.
Gridavano dal dolore, per il calore delle fiamme che distruggeva i loro corpi, per i colpi delle fruste e delle spade inferte da strani esseri. Rimasi impalata in quell’ambiente roccioso formato da lava e magma, a fissare quelle creature rossastre. Una si volse verso di me, mi squadrò da capo a piedi, poi tornò ai suoi doveri.
- Victoria-
Mi sentii chiamare.
Sussultai, come mai avevo sussultato prima d’ora. Scattai terrorizzata verso la voce, quasi emettendo un grido da quanto avessi i nervi a fior di pelle. Rimasi sbalordita da quel che vidi, tanto da iniziare a tremare.
- Dove siamo?-
Chiesi a Nolan, scoprendo di aver riottenuto la voce.
Lui era lì. In quel posto bizzarro, accompagnato da Lilith. La donna dai capelli rossi lo affiancava, a braccia incrociate, osservandolo mentre lui era intento a torturare qualcuno.
Il ragazzo si allontanò da quel demone riverso a terra, lasciandolo nel sangue.
Si avvicinò a me, fissandomi nello stesso modo sorpreso in cui io fissavo lui.
- Cosa ci fai qui?-
Domandò. Io non seppi rispondere.
- Dove sono?-
Continuai a chiedere. Provavo una strana ansia addosso, una strana paura.
Quell’ambiente metteva angoscia, sembrava infondertene non appena ci mettevi piede.
Non seppi capirne il motivo, eppure ero terrorizzata e non per le creature cornute o i prigionieri dai corpi scempiati. Quel luogo, sembrava essere l’origine della paura stessa. Fuoriusciva dal terreno, dal soffitto roccioso, da ogni cosa. Mi trovavo al centro del male.
- Sei all’Inferno-
Spiegò Nolan.
- Chi è stato ad ucciderti?-
Uccidermi? Allora ero morta. Ero morta ed ero finita all’Inferno.
Hella mi aveva spedito nell’oltretomba, come promesso. Aveva difeso Abrahel, impedendomi di fargli del male. Forse Elehandro era morto, perché io non ero più lì a proteggerlo.
Immaginai il mio corpo stesso sulle assi della Gold, inutile. Un corpo vuoto che non poteva fare più niente ormai, nemmeno salvare El. Mi volsi di scatto, quasi per cercarlo, per vedere se anche lui era morto e si trovava lì. Non lo vidi.
Nolan mi prese il polso, girandolo verso di sé per osservare il marchio. Brillava ancora.
Lo fissò incuriosito, pensando a qualcosa che non riuscivo a capire.
- Anche tu sei morto?-
Domandai, fissandolo negli occhi d’oro. Il demone sorrise, divertito come se avesse udito la domanda più sciocca al mondo.
- Certo che non sono morto. Ah e nemmeno tu lo sei-
Sobbalzai ancora. Lilith ci raggiunse e, senza degnarmi di uno sguardo, iniziò a parlare con il suo Principe.
- L’incantesimo non si è rotto-
Constatò la donna, scrutando con attenzione il marchio. Nolan mostrò il suo, brillava allo stesso modo. Entrambi non erano spariti.
- Per questo non l’ho sentito-
Ammise il ragazzo.
- Se tu fossi morta, me ne sarei accorto. Tuttavia sei ancora in pericolo-
- Ma sono all’Inferno-
Replicai.
- Devo essere morta-
Nolan sorrise ancora.
- Anche noi ci siamo, eppure non siamo morti-
A quel punto tacqui, aggrappandomi alle parole del demone e alla speranza di poter tornare indietro.
- Qualcuno ti sta tenendo qui, di sua volontà-
Spiegò Nolan.
- Quasi come volesse punirti, senza ucciderti. Altrimenti saresti finita in un’altra zona degli Inferi. Ai Cancelli per la precisione-
Tremai a quel ricordo. Poco prima ero stata ai Cancelli, li avevo visti. Allora in quel caso ero morta davvero.
- Dove siamo adesso?-
- In una sezione interessante e noiosa allo stesso tempo-
Raccontò il ragazzo, guardandosi intorno.
- Qui finiscono le anime morte per malattia e vecchiaia, una vera noia insomma-
Ridacchiò, sentendosi completamente a suo agio in un ambiente così ostile. Sembrava esserci nato, provenire da esso.
- Però è anche dove vengono portati i traditori, i criminali…-
- Il Regno di Hella!-
Sbottai, scostandomi da Nolan. Feci un passo indietro, in preda al panico, fissando qualunque anima avessi intorno. Ero negli Inferi della Dea. La donna mi aveva portata nella sua parte di oltretomba, in attesa del giudizio. Temevo di vederla arrivare, con i suoi volti divisi a metà. Ganglot e Ganglati mi avrebbero torturata, così da compiacere la padrona. Volevo andarmene e subito.
- La conosci?-
Domandò Nolan, tentando di raggiungermi, di calmarmi.
- E’ lei che mi ha mandato qui!-
Urlai.
- Mi ha ucciso, straziato il corpo!-
Raccontai, con le lacrime agli occhi. Il demone si distanziò leggermente da me, osservando le ferite che iniziavano a comparire sul ventre. Al ricordo, la mia anima richiamava i segni della mia morte. Le vesti si macchiarono di sangue, il busto si aprì in due.
- Mi ha sventrata-
Spiegai, incrociando le braccia per tentare di nascondere l’addome.
- E sono finita ai Cancelli. Poi mi ha riportata in vita e reso una specie di zombie. Mi ha tolto la possibilità di parlare e adesso questo. Mi ha portato negli Inferi-
Mi inginocchiai a terra, perdendo tutte le forze. Capì di essermi messa contro entità troppo forti, con cui non potevo competere. Mi ero spinta oltre e queste erano le conseguenze, ancora una volta constatavo di essere debole.
Nolan mi raggiunse, prendendomi le mani, mi cercò gli occhi. Io fissai i suoi, notando che erano cambiati, diversi da prima, sembravano infuriati. Mi accorsi che tremava, aveva iniziato da poco.
- Perché?-
Chiese solamente. Non riuscì a domandare altro. Io cercai di calmare le lacrime, di rispondere.
- Per ordine di Abrahel-
Il ragazzo si alzò di scatto, raggiungendo Lilith.
- Penso non sia più necessario torturare il demone-
Affermò la donna.
- Ora sai dove si trova Abrahel. Evidentemente è con il suo corpo-
Nolan schioccò le dita e l’anima di quell’uomo sparì. Si pose le mani nei capelli, iniziò a camminare avanti e indietro, solcando il terreno. Pareva molto agitato.
- Come ha potuto farlo?-
Chiese, voltandomi le spalle e rivolgendosi alla diavolessa.
- Come può Hella avere il controllo sulla sua anima?-
- Vi state dimenticando chi avete davanti-
Affermò duramente la donna.
- E’ una criminale-
Nolan scosse le spalle, non del tutto convinto.
- Avrebbe dovuto affrontare un processo ai Cancelli per essere definita senza onore o criminale. No, deve essere per qualcosa di più ovvio-
- Lei vi ha tradito-
Ricordò Lilith.
- Vi ha tradito per allearsi con Abrahel. In seguito ha tradito Abrahel per tornare ad affiancarvi-
Nolan si volse verso di me, fissandomi.
Hella possedeva la mia anima, perché ero una traditrice.
  
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