Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    24/03/2014    1 recensioni
La premiata ditta Mana e Subutai vi offre una visuale un poco diversa dal solito (no, non "un poco" bensì "molto") su quel simpatico e occhialuto campione di semplicità e gioia di vivere citato nel titolo. Preparatevi a delle sorprese.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando si svegliò scoprì di non essere in camera sua.

Ouch…

Non riuscì nemmeno ad emettere versi di dolore talmente gli faceva male il naso… e tutto ciò che stava attorno. Gli doleva tutta la faccia, persino respirare era doloroso.

E non parliamo del concerto di tamburi che ho in testa…

“Lasciatelo dire, Togami, come stratega stai perdendo punti.”

Si voltò lentamente verso la voce atonale di Kyouko Kirigiri, seduta accanto al suo letto.

“Cos’è, fai del sarcasmo?” rispose Togami, a fatica, “E da quando ne sei capace?”

Kyouko non rispose, limitandosi a increspare leggermente le labbra in un sorriso.

“Vacci piano” si intromise un’altra voce, che riconobbe come quella di Makoto Naegi, “provocare Oowada-san a quel modo non è stato proprio… come dire…”

“È stata un’idiozia. Puoi dirlo Naegi, non mi offendo. Tanto ormai…” replicò Byakuya, coprendosi il naso e parte del viso con la mano.

Dio che male. Se quel gorilla mi ha rotto il naso e riesce a uscire vivo da qui, giuro che gli farò avere la mia parcella medica!

Complimenti Byakuya-chan, hai proprio dato spettacolo oggi!

Taci, ci mancavi solo tu ad aggiungere desolazione al tutto…

Suvvia Byakuya-chan, non buttarti giù! I miei complimenti sono sinceri, significa che stai davvero iniziando a comportarti come un normale essere umano che prova emozioni!

Togami preferì non rispondere alla provocazione, non voleva aggiungere alla lista anche una rissa con un’entità invisibile e intangibile. Mentre continuava a riflettere sentì improvvisamente qualcosa di freddo sulla faccia.

“Argh! C-cos’è!”

“È s-solo ghiaccio, Togami-san” balbettò Naegi, “È per il naso! Ti ho fatto male?”
“N-no” si calmò il biondo, “mi hai solo… colto di sorpresa.”

Naegi sorrise e continuò le sue mansioni da infermiere improvvisato - cosa che non mancò di imbarazzare ulteriormente Togami.

Mi sono lasciato andare alle emozioni, ho volutamente provocato quel buzzurro di Oowada, mi sono beccato un pugno sul naso e ora mi sto facendo curare da Naegi. Questo, e le accuse per l’omicidio di Touko. Mi chiedo cosa possa andare storto ancora…

“In ogni caso non siamo qui solo per prestarti soccorso, Togami” proruppe Kirigiri, “ma anche per aggiornarti sullo sviluppo delle indagini.”

Togami rabbrividì leggermente, e non per il ghiaccio. Quando Kirigiri parlava così c’era ben poco da stare allegri. Fece un cenno d’assenso verso la ragazza esortandola a proseguire.

Kyouko sospirò, poi estrasse da una tasca della giacca una fotografia che porse a Togami.

“Mentre eri privo di conoscenza ci è arrivata per le mani questa.”

Togami inarcò un sopracciglio, perplesso: “Una foto?”

L’immagine non sembrava essere un fotomontaggio, né in ogni caso gli sembrava nulla di particolarmente compromettente: era una foto sua e di Touko, di spalle, come se l’avessero scattata di nascosto.

Maledetta Enoshima, dovevo aspettarmelo.

“Non capisco perché questa foto sia una prova schiacciante, mi sembra abbastanza normale.”
Kyouko e Makoto si scambiarono velocemente un’occhiata, poi la ragazza proseguì: “Ne sei proprio sicuro, Togami? Guardala bene.”

“Continuo a non vederci nulla di strano”.

“Togami” iniziò Kirigiri col tono paziente di una maestra che cerca di spiegare le addizioni a un bambino ritardato “in quella foto, anche se di spalle, ti si vede maneggiare una bottiglia. Corretto?”.

“Corretto. E con ciò…”.

“Abbiamo un’arma del delitto, ora come ora?”.

“No, non l’abbiamo”.

“Una bottiglia in mano tua, che allo stato attuale delle cose si può ipotizzare come l’arma impropria usata per uccidere Fukawa. E un tuo bottone sotto la sua mano. Ora ti è chiaro?”.

Allora, fatemi capire bene: io ho bevuto qualcosa in compagnia di Touko Fukawa e questo mi rende automaticamente il principale sospettato del suo omicidio? Solo io ci vedo poca logica e tanta follia in un simile ragionamento? No, neanche, in un simile tuffo di… vorrei chiamarla “fede” ma sarebbe idiota.

E io che credevo Kirigiri una che non cerca di imitare un saltatore di triplo.

Il bottone, per quanto io sappia che è una trappola, almeno ha un po’ più di senso. Questo… questo è semplicemente ridicolo.

Si rivolse verso di lei, lo sguardo arrabbiato: “Tu non credi a una farsa simile. Non sei una cretina, lo sappiamo tutti e due”. L’affermazione, priva di qualsiasi intonazione dubitativa, voleva essere forte.

“Personalmente no, non ci credo, e come me non ci crede Naegi. Questa foto di per sé non vuol dire niente. Il problema in realtà è un altro, e cioè la fonte da cui è magicamente venuta fuori”.

“Che sarebbe…”.

“Monokuma in persona. Ha provveduto a consegnarla a tutti gli altri mentre tu dormivi il sonno dei giusti”.

Quando cominci a giocare con le foto, Enoshima, vuol dire che ti senti l’acqua alla gola. Devo per caso dedurre che il terreno sotto ai tuoi piedi si sta facendo friabile e temi per la tua incolumità?

“Sapeste quel che so io sul reale significato di quell’immagine…” cantilenò sibillino, beandosi delle occhiate perplesse che gli restituirono gli altri due.

“Quando avrai finito di comportarti come l’oracolo di Delfi, caro Togami, vorrei farti presenti le conseguenze di questo fatto”.

“Quali conseguenze? È una palese presa in giro”.

“Forse. Ma credi davvero che i nostri compagni più… suscettibili la pensino alla stessa maniera?”.

Un brivido freddo percorse la schiena da un miliardo di yen di Byakuya Togami.

“Mi stai dicendo che… qualcuno crede davvero…”.

“Purtroppo per te sì, è così. Non appena la sua copia le è caduta fra le mani, Celestia ha cominciato a sventolarla per aria spacciandola come la definitiva prova della tua colpevolezza. E più di quanti potresti immaginarti si sono ritrovati concordi con lei. Visto che la tua sopravvivenza, ormai è evidente, verrà messa in discussione in un processo formale…”.

Non c’era alcun bisogno di terminare la frase, era evidente cosa volesse dire.

Quella… stronza di Ludenberg. Taeko Yasuhiro, anzi. Vedi che sei la seconda sulla mia lista nera, subito dopo il gran visir di questa pagliacciata da psicopatici. E ritieniti fortunata che non ho intenzione seriamente bellicose e, nel tuo caso, mi limiterò a farti passare il resto della tua squallida vita in fondo a qualche segreta cecena, dove i prigionieri li prendono a manganellate da mattina a sera. Tra l’altro ti ho già ammazzata una volta e non ho provato nessunissimo piacere.

“Beh gente” esordì Togami, apparentemente meno scosso dalle novità di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi “per discolparmi mi basta trovare la vera arma del delitto e far vedere che non si tratta di quella bottiglia”. Dicendo ciò si alzò dal lettino sul quale era rimasto seduto per tutto il tempo e, senza neanche aspettare una reazione dai suoi dirimpettai, si diresse verso l’unica stanza che era scampata alla sua ricerca a tappeto: lo spaccio.

D’altronde dove altro poteva trovare un’arma, o qualcosa che poteva essere usato in tal modo, se non nel posto più stracolmo di roba strana di tutta la scuola?

Naegi e Kirigiri borbottarono solo qualcosa di strano e lo seguirono.

Arrivati al piccolo negozio Togami si fiondò di nuovo alla ricerca dell’arma, non prima di aver impartito ordini anche agli altri due: “Kirigiri, Naegi! Andate all’inceneritore alla ricerca di quella bottiglia! Se non è stato ancora messo in funzione potrebbe trovarsi ancora lì!”
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata perplessa, poi fecero quanto era stato detto loro.

Enoshima, giuro su tutti i kami che te la farò pagare per questo! E se muoio, sappi che ti trascinerò all’inferno con me!

“Togami-san…”

Byakuya si voltò verso Naegi, fermo sulla porta insieme a Kirigiri.

“Uh? Avete fatto presto.”
“Ve-veramente sono passati almeno dieci minuti…”
“Ah…”

Fantastico. Adesso ho anche perso la cognizione del tempo.

Si rimise in piedi, lasciando perdere per un attimo le cianfrusaglie dello spaccio e si rivolse ai due ragazzi: “Allora? Trovato niente?”
“L-l’inceneritore è stato usato…” balbettò Makoto, “non è rimasto nulla…”
“Ovviamente. Quella maledetta sta facendo di tutto per farmi sembrare l’assassino agli occhi di tutti…” borbottò, senza preoccuparsi troppo delle telecamere.

“Tu non hai trovato nulla qui?” chiese Naegi, guardandosi attorno.

Togami scosse la testa, sbuffando: “Nulla che possa essere usato come arma, o almeno in apparenza… non vedo niente che abbia le stesse dimensioni della ferita di To… di Fukawa.”
Oh che carino, stavi per chiamarla per nome!

Togami scosse la testa, ignorando volutamente la voce.

“Beh, tre paia di occhi sono meglio di una” disse Kyouko, “e forse ci metteremo anche meno a finire.”

Byakuya sospirò, preparandosi a rovistare ancora tra quel ciarpame.


“Niente, non c’è niente!”

Togami sbottò esasperato, prendendo a calci la macchinetta dei gashapon.

“T-Togami-san, non c’è bisogno di agitarsi” balbettò Naegi, “né di calciare il distributore…”

Il biondo non rispose, ma cerco di riacquistare la compostezza persa.

“Siamo chiusi in questo stanzino da mezz’ora e non è saltato fuori nulla e persino la bottiglia è ormai andata persa” ringhiò Togami, “e tu dici che non devo agitarmi?”

“Sai, dovresti ascoltare di più i consigli di Naegi-kun.”

Entrambi i ragazzi si voltarono verso Kyouko che, seduta in ginocchio, dava loro le spalle.

“Hai trovato qualcosa, Kirigiri-san?”

“Direi di sì” rispose lei, voltandosi verso i ragazzi con in mano una mazza da golf.

“Oh, quella è…”

“...la vera arma del delitto?” disse Togami, completando la frase di Naegi.

“Probabilmente” spiegò Kyouko, esaminando la mazza. Indicò una sporgenza in ferro sulla testa della mazza: “Questa sporgenza è larga circa quattro o cinque centimetri, più o meno la larghezza della ferita sulla testa di Fukawa.”

Togami però non sembrava particolarmente sollevato dalla notizia.

“E come facciamo a provare che quella è l’arma del delitto, senza neanche una macchia di sangue? Non ci crederanno se ci basiamo solo sulle misure…”
Al che Kyouko sorrise.

“Beh non ci sono macchie ma… abbiamo questo” rispose, indicando qualcosa che era rimasto incollato alla mazza.

Naegi e Togami si avvicinarono per osservare meglio.

Un capello scuro, lungo.

Simile ai capelli di Fukawa.

“Non è un indizio che ci svelerà il colpevole, ma almeno conferma che questa è l’arma del delitto” concluse Kirigiri.

Togami sorrise soddisfatto.

*DLIN DLON*

“Va bene, bastardi. Il tempo di fare i Nero Wolfe con gli occhi a mandorla è finito. Portatevi davanti al portone rosso. Muoversi muoversi muoversi”.

*DLIN DLON*

Ti sento nervosetta, Enoshima. Di solito sei molto più cialtronesca nei tuoi annunci. Prude il sedere, per caso? Hai paura che qualcosa vada storto?

Byakuya si sentì invigorito, le cose stavano tutto sommato prendendo una piega a lui abbastanza favorevole.

Fece un cenno in direzione di Naegi e Kirigiri, poi si avviò baldanzoso.

Ce l’avrebbe fatta, ne era sicuro.


Le porte del montacarichi si aprirono e i quattordici ragazzi uscirono scompostamente, avviandosi ognuno verso una postazione.

Gli occhi di Togami non persero di vista per un solo istante Mukuro Ikusaba che, senza un movimento o una parola di troppo, si accomodò nel posto a sinistra di quello dove appariva l’immagine commemorativa di Fukawa.

Questa è la cosa che temo di più, devo ammetterlo. La presenza di quella lì è una possibile scheggia impazzita e difficilmente sarà a mio vantaggio. Anzi, se tanto mi dà tanto è automatico pensare che cercherà in ogni modo di avvalorare il ridicolo castello accusatorio della sorella. La dovrò tenere d’occhio.

Ci fu una veloce spiegazione di ripasso da parte di Monokuma sulle regole e sulle conseguenze del processo, poi fu finalmente il momento di partire.

“Beh, il caso è già risolto” saltò su Oowada con grande convinzione “Mi pare evidente che sia stato Togami ad uccidere quella poveretta”.

Alcuni applaudirono, altri scostarono la testa. Uno solo, indovinate chi, ribatté furibondo: “Lo avrei fatto perché, esattamente?”.

“Mi sembra chiaro: vuoi cercare di uscire di qui, proprio come tutti noi. Solo che noi non siamo disposti a sporcarci le mani di sangue, mentre tu hai dichiarato fieramente che ti saresti eretto vincitore di questo orribile gioco, seduto sopra i nostri cadaveri. Inoltre tutti sappiamo che fra te e lei le cose erano… delicate, diciamo. Quale modo migliore per unire l’utile al dilettevole?”.

Ah però. Lo scimmione, se ci si mette, sa persino comporre un pensiero di senso compiuto. Se la sua insegnante delle elementari fosse qui, scommetto che si sarebbe commossa.

“Il tuo fortino fatto di carte è ammirevole, Oowada. Ma senza fondamenta solide basta un colpo di vento per abbatterlo. E visto che accogli la tesi della mia colpevolezza con tutto questo fervore… porta delle prove, per piacere”.

“Il tuo bottone”.

“Il mio bottone? Per favore, capisco che per te possa essere un compito ingrato ma, se ci riesci, evita di coprirti di letame. Cosa significherebbe quel bottone? Che io e Fukawa avremmo avuto una colluttazione e che lei sarebbe riuscita a strapparmelo? Ammetto che è una ricostruzione abbastanza solida, ma niente può aver impedito al vero assassino di avercelo messo lì apposta per incastrarmi. È come se, ipotizzo, qualcuno imbastisse una scenata per far apparire un omicidio come l’opera di un serial killer”. Chiudendo questa frase non soppresse una risata nella sua testa, vedendo la frecciata che aveva lanciato tornare indietro e prenderlo precisamente in mezzo agli occhi.

“Non c’è solo il bottone, caro Togami. Abbiamo anche una foto che ti mette in una posizione assai scomoda” fece sentire la propria voce Celestia.

A quanto pare, non importa quante volte possa aver ripetuto quest’assurda situazione, le devo proprio stare antipatico.

“Avete una foto, sì. La valenza di questa foto? Che per una volta sono stato sufficientemente misericordioso da bere qualcosa con lei? Complimenti, prova schiacciante”

“Sei patetico con questo sarcasmo da perdente. No, la foto dimostra che la bottiglia nella tua mano è l’arma con cui è stato sfondato il cranio della povera Fukawa”.

“Mi dispiace doverti interrompere” intervenne Kirigiri “ma questo è falso. Abbiamo rinvenuto la vera arma del delitto nello spaccio. Si tratta di una mazza da golf”.

Byakuya allungò l’occhio verso Monokuma e giurò di vederlo sudare.

“Se posso prendere la parola…” disse Ikusaba.

Fu il turno di Togami di sudare.

“Hai qualcosa da dire, Enoshima?” chiese Ishimaru, come al solito autoproclamatosi mediatore.

“In effetti ho… assistito a qualcosa di di strano” rispose lei, giocando con una ciocca di capelli.

“Upupupupupu, colpo di scena!” trillò Monokuma, “Tutta questa suspance mi eccita e mi fa fare pensieri XXX, upupupu!”

Kami del cielo, Enoshima. Sei veramente da ricovero.

“E sarebbe…?” si intromise Togami, spazientito.

“Una discussione. Tra te e Fukawa” fu l’accusa della falsa Junko, che adesso lo osservava con aria di sfida.

Per un attimo Togami tirò un sospiro di sollievo.

“E questa sarebbe la tua testimonianza, Iku… Enoshima?” si corresse al volo. “Chiunque tra i presenti sa che non ho mai trattato Fukawa con molto riguardo e che ho spesso alzato la voce. Non mi sembra esattamente una prova schiacciante.”

“In effetti mi sembra un po’ poco per accusarlo…” aggiunse Aoi, che faceva parte del gruppo di indecisi sulla colpevolezza di Togami.

“Questo è vero” proseguì Enoshima, “tuttavia… ciò che ho sentito io era piuttosto compromettente.”
A quella parola tutti si voltarono a guardare Togami, neanche fosse un maniaco appena scappato di galera.

“Upupupu! Togami, non dirmi che dietro la facciata del nobile rampollo nascondi un animo… perverso, upupupu? Potrebbe piacermi!”
“MA COSA DIAVOLO ANDATE A PENSARE?!” urlò, e di nuovo si trovò quattordici facce che lo guardavano sconvolte, stavolta per aver perso le staffe.

...maledizione Byakuya, piantala di dare spettacolo. Calmati.

Peccato, eri tanto carino con la faccia tutta rossa e gli occhi fuori dalle orbite!

Vattene al diavolo anche tu.

Tornò a fissare Mukuro Ikusaba.

“Sentiamo, cosa avresti sentito di… compromettente?” ringhiò, reprimendo a forza l’istinto di andare lì e strangolarla davanti ai presenti.

Almeno giustificheresti questo processo, Byakuya-chan!

Mamma mia che permaloso, non si può neanche scherzare!

Ikusaba rimase in silenzio per qualche istante, il volto una maschera impassibile, poi parlò: “Ti ho sentito mentre la minacciavi di morte.”

...cosa?

“Le hai detto chiaramente che ti saresti occupato di lei se avesse oltrepassato il limite. A me questa sembra proprio una minaccia…” concluse lei, volgendo lo sguardo altrove e continuando a giocare con uno dei suoi voluminosi codini.

Togami si voltò a guardare Naegi e Kirigiri, quest’ultima assolutamente impassibile; Makoto invece sembrava sconvolto.

Dannazione. Avrei dovuto metterli al corrente di quel discorso…

Quando Touko, qualche giorno prima, aveva confidato a Togami della sua seconda personalità, Genocider Syo, la ragazza gli aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per tenerla a bada; Byakuya aveva aggiunto che, nel caso Syo fosse diventata un pericolo, si sarebbe occupato di lei.

Apperò, le hai fatto una promessa del genere? Stai diventando uno zuccherino, Byakuya-chan!

Togami ignorò la provocazione, troppo agitato per ragionare lucidamente.

Quello che era stato un patto per evitare omicidi inutili gli si stava adesso rivoltando contro.

Rifletti, Byakuya. Rifletti. Ikusaba, mi scoccia ammetterlo, non mente. Ho davvero detto quelle parole a Fukawa, quel giorno in caffetteria. Ed è facile distorcere una frase come «mi occuperò di te» quando la persona a cui l’hai rivolta è morta e tu sei il principale sospettato del suo omicidio. Anche in caso di ulteriori testimoni che possano smentire perlomeno il tono con cui l’ho pronunciata, non possono smentirne il contenuto. È pur vero che non costituisce una prova schiacciante, e che anzi l’unica prova o presunta tale resta sempre un bottone che io so per certo essere stato messo lì da quella maledetta di Enoshima…

Aspetta, aspetta. Forse sto affrontando il problema dall’angolo sbagliato.

“Mi rendo conto che non sono nella posizione migliore per avanzare pretese” disse a voce alta per cercare di andare oltre il brusio che riempiva l’improvvisata aula di tribunale, fra gente che si scambiava considerazioni e mezzi insulti “ma ho una richiesta ufficiale per il nostro caro, prezioso preside di pezza”.

“Sarebbe, Togami?” rispose l’irritante orso che, sul suo trono, stava facendo finta di mangiare dell’uva in posizione stravaccata “Se intendi supplicare affinché la tua pena venga commutata in un ergastolo… mi spiace, qua non siamo misericordiosi e ci piace la legge del taglione. Se ammazzi vieni ammazzato, semplice e pulito”.

“Vorrei chiedere che l’intero corpo studentesco si trasferisca momentaneamente nello spaccio per esaminare meglio la mazza che Kirigiri ha identificato come arma del delitto. È possibile?”.

Incredibilmente calò il silenzio. Silenzio rotto dalla sgraziata risata di Monokuma.

“Fammi capire cosa ci vorresti fare con quella mazza. Giochetti erotici per adulti? Cosa vuoi ottenere?”.

“Togami” prese la parola Kirigiri, voltandosi verso di lui “se speri che si possano rilevare delle impronte digitali temo che dovrai ricrederti. Non ci sono i mezzi tecnici necessari. E, anche fosse, non abbiamo modo di raffrontarle con quelle dei presenti”.

Si paralizzò. Se persino lei, che tutto sommato poteva considerare sua alleata, gli metteva i bastoni fra le ruote…

Le sue obiezioni, però, erano fin troppo sensate per potersi opporre. In effetti, con il laboratorio al terzo piano ben sigillato, non erano in grado di poterci cavare fuori nulla di utile.

Sono proprio disperato per non averci pensato.

“Ritiro la domanda” disse a mezza voce. Si rese conto che filtrò ben più di una nota di paura.

“Allora, vogliamo votare o no? Abbiamo un colpevole piuttosto evidente, direi, e perdere tempo mi fa solo venire le rughe”.

Quando capirò cosa ti ho fatto per farmi odiare così, Ludenberg, sarà sempre troppo tardi.

“Sconsiglio di essere precipitosi” si intromise ancora Kirigiri, immediatamente spalleggiata da Naegi: “Kirigiri-san ha ragione! Che prove effettive abbiamo per condannare Togami-san? Un bottone… e basta? È un po’ poco, non credete?”.

E di nuovo si scatenò un putiferio. Nonostante tutto sembrava esserci sostanziale equilibrio, e per ogni persona che invocava la sua condanna ce n’era un’altra che trovava da ridire.

Potrei essere meno spacciato di quanto penso. O forse stanno facendo i simpatici per rendere il tutto più ricco di suspance.

“Va bene, basta così” tuonò Monokuma, riuscendo a sovrastare il vocio sparso “Il tempo delle ciance è finito. Si vota”.

Byakuya ebbe una spiacevole sensazione di deja-vu. Quando Enoshima diventava così desiderosa di un verdetto non c’era da stare tranquilli, per niente.

Procedettero in religioso silenzio.

E il risultato fu stupefacente.

Perfetta parità. In sette avevano votato per la colpevolezza di Togami e in sette per la sua innocenza.

Urca. Questo non ha precedenti, e se lo dico io che ho passato più processi di tutti voi messi assieme dovete credermi.

“Voi… voi bastardi” sibilò l’orso, palesemente infuriato con i suoi indisciplinati studenti “come… come vi salta in testa di arrivare a uno stallo? Adesso esigo che ognuno di voi dica ad alta voce come ha votato, cosicché io possa stabilire in maniera imparziale ed equa chi si merita un supplemento di punizione a processo finito. Cominciamo da te, Hagakure. Dalle tue labbra deve uscire solo «colpevole» o «innocente», senza salamelecchi non richiesti”.

L’interpellato deglutì, poi rispose: “Colpevole. Mi spiace, Togami-chi”.

Celes: “Colpevole, ovviamente”.

Naegi: “Innocente”.

Togami: “...”. Si attirò un ringhiò da parte di Monokuma, ma la sua risposta era evidente.

Yamada: “Togami Byakuya-dono è colpevole”.

Oogami: “Innocente”.

Fujisaki: “I-innocente”.

Ikusaba: “Colpevole”.

Oowada: “Questo stronzo è colpevole”.

Kuwata: “Colpevole”.

Asahina: “Come Sakura-chan. Innocente”.

Maizono: “Io credo che… Togami sia… innocente”.

Kirigiri: “Per come mi sono comportata durante questo processo lampo, la mia opinione è palese. Innocente”.

Ishimaru: “Colpevole”.

Non te lo aspettavi, vero Byakuya-chan? Neanch’io, lo ammetto. Questa situazione ha dell’incredibile.

Mi sento sufficientemente nervoso senza sentirti blaterare, lo sai sì?

Oh mamma, rilassati. Per come si stava mettendo questo è un successo.

Parole forti, le tue. E dimmi, cosa me ne dovrei fare di questo… successo?

Io mica lo so. Sono solo una voce.

Ti prego, eclissati.

“Parità totale? State scherzando, brutti bastardi?”

La voce metallica di Monokuma riportò Byakuya coi piedi per terra.

“Che si fa?” chiese Asahina, innocentemente.

“Propongo di rifare la votazione” proferì Celes, “chissà che qualcuno non si ravveda del suo giudizio.”

Ma brutta…

Calma Byakuya-chan, calma. Non ricadere nelle vecchie abitudini!

“Nonononono, niente votazioni!” ringhiò Monokuma dall’alto del suo piccolo trono. “Visto che siete così indecisi, sarò io a decidere per voi, upupupupupu! E quindi…”

Tutti rimasero in silenzio. Togami si ritrovò a trattenere il fiato.

“...Byakuya Togami, io ti dichiaro colpevole!”

Kirigiri e Naegi si scambiarono un’occhiata allarmata. La sala si riempì di borbottii, alcuni d’approvazione, altri di sconcerto.

Celes sorrise, senza smettere di fissare Togami.

Stronza. Ora sei contenta, eh?

Per essere un condannato a morte mi sembri piuttosto calmo, Byakuya-chan.

Servirebbe a qualcosa lasciarmi andare all’isteria?

Non concretamente.

E allora non vedo perché dare soddisfazione a quella squilibrata di Enoshima, lasciandole il ricordo del sottoscritto che sbraita implorando pietà.

“Upupupupu! Sveglia Togami, è ora di incontrare il Tristo Mietitore! Upupupu!”

Byakuya lanciò uno sguardo infastidito all’orso meccanico.

Se devo andarmene… tanto vale farlo con stile.

“Sono pronto… Junko Enoshima.”

Monokuma si bloccò di colpo, mentre alle sue spalle la classe chiedeva spiegazioni.

“Tu, brutto-”
“Lascio a chi di dovere l’onere di spiegarvi tutto” disse Togami, superando Monokuma, “ormai non è più compito mio.”

Si sedette sulla sedia, in attesa di qualsivoglia esecuzione Enoshima avesse architettato.

Naegi lo osservava sconvolto, mentre gli altri lo tartassavano di domande; Kirigiri si limitò ad osservarlo impassibile, come sempre.

Monokuma invece trasudava odio e soddisfazione. Era riuscito a farlo fuori, ma adesso avrebbe avuto una bella gatta da pelare.

Buon divertimento, Enoshima.

Teatrale.

Io direi, piuttosto, efficace.

Detto questo, chiuse gli occhi e attese la sua fine.


Gli occhi gli facevano male, anche se non sapeva perché.

Se era morto non avrebbe dovuto sentire più nulla.

Lì riaprì lentamente, venendo accolto da una fastidiosissima luce giallastra.

Se questo è l’aldilà, hanno un budget piuttosto scarso per l’illuminazione.

Sorgi e splendi, Byakuya-chan!

...cosa?

Si mise velocemente a sedere, cercando di non dar peso all’improvviso giramento di testa.

Ma come diavolo…

Per l’ennesima volta, si era svegliato nell’ormai familiare aula della Kibougamine.

Perché? Credevo di aver concluso definitivamente!

Consideralo un… regalino da parte mia. Sei stato un bravo bambino, Byakuya-chan.

Devo decidere se odio di più quell’impossibilmente gracchiante “upupupupupupu” o tu che mi chiami in quel modo. Comunque… cosa diavolo vuol dire che lo devo considerare un regalo da parte tua?

E va beh, ma allora sei di coccio. Non sei contento di essere scampato al destino che ti attendeva sotto forma di lame rotanti? E poi sei scortese con il tuo salvatore.

… senti, sul serio. Finiscila. Non mi hai neanche risposto.

E cosa ti devo dire? Ho visto notevoli miglioramenti in te, ho chiesto conferma a chi di dovere e ho ottenuto una piccola proroga. Ti era rimasto un gettone nella tasca dei pantaloni e puoi usarlo.

Anche tutta la storia che parli con chissà chi di chissà cosa…

Non perderti via in simili inezie, su. Hai una missione da compiere.

Ma vai a quel paese e restaci.

Si impose di non rispondere più, almeno per un po’, alla fastidiosa voce.

Non era finita quando avrebbe dovuto. Insperato ma, non lo poteva negare neanche volendo, di sicuro non ci avrebbe pianto sopra.

Sospirò. Da una parte, ed era dura ammetterlo, la prospettiva della fine aveva un che di… liberatorio. Non voleva morire ed era felice di poter respirare ancora, sia chiaro, ma una certa e minuscola parte del suo cervello quasi invocava una chiusura. Un qualunque tipo di chiusura.

Converrete che la sua situazione metterebbe alla prova anche il più roccioso dei Superman.

Ok. Non ho tempo da perdere in stupidaggini. Mi è stata concessa una seconda chance e non mi va proprio di sprecarla. Sarebbe anche più della seconda ma non è importante.

Fece per uscire dall’aula e dirigersi verso la palestra quando gli venne uno strano dubbio.

E se la sparata plateale che ho fatto durante l’ultimo processo… che possa essere una strada realmente percorribile? So che è pericolosa e potrebbe provocare Enoshima fino al punto di ucciderci tutti lì, me ne rendo conto. Eppure…

Riflettici bene si disse mentre, in maniera per lui molto poco caratteristica, si appoggiava con la schiena al muro perché stavolta non puoi muoverti in maniera sconsiderata. Sei all’ultimo atto della tua folle avventura a spasso nel tempo e devi sempre tenere presente che, al contrario dei precedenti, se stavolta muori… muori. Niente più ripetizioni salva-deretano.

Allora. Le ultime volte ho sempre finito col dirlo almeno a Kirigiri e Naegi e devo dire che, pur con tutte le difficoltà che possiamo aver incontrato, la mossa è sempre stata tutto sommato azzeccata. Quindi questo, a prescindere dalla rivelazione in pompa magna, penso che lo farò. Il problema sono gli altri. I gorilloni ignoranti come Oowada e Kuwata finirebbero sicuramente col cominciare a prendermi a male parole dandomi del visionario e quella serpe di Ludenberg cercherebbe di marciarci sopra in qualche modo. Se mai dovessimo giungere a un compromesso civile, io e lei, voglio chiederle da cosa scaturisce l’odio che ha ripetutamente mostrato nei miei confronti.

Il passo è azzardato e gravido di conseguenze, alcune delle quali so perfettamente non positive. Mi chiedo però se le persone un po’ meno inclini alla violenza, come ad esempio Oogami e la sua inseparabile compagna di scorribande, potrebbero essere convinte dal mio ineguagliabile charme.

Non fu contento di quanto gli balenò di fronte agli occhi.

A meno che… a meno che non entri in quel salone e per una volta, una sola volta, Byakuya Togami non rinneghi se stesso per scendere a più miti consigli.

Se non mi mostro altezzoso e arrogante potrebbero stare ad ascoltarmi un po’ di più.

Non mi piace. Non mi piace per niente. Ma, se dovessi decidere di seguire questo piano d’azione, temo che questo sia l’unico modo fattibile.

Byakuya si sentì roso dal dubbio e si mise le mani nei capelli. Almeno il suo orgoglio fu sollevato dal non doversi preoccupare di sguardi indiscreti.

“Finalmente ti abbiamo trovato, Togami-san!”

Si voltò verso la voce di Naegi, che aveva appena aperto la porta dell’aula in cui si trovava; alle sue spalle la solita, inespressiva Kirigiri.

“Ci stavamo preoccupando” trillò il ragazzino, correndo verso di lui, “dovresti fare più attenzione quando vai in giro da solo…”

E sia, ricominciamo.

Sospirando si avvicinò agli altri due, ripassando mentalmente il solito racconto sulle sue disavventure - che era ormai un po’ trito e ritrito: “Sentite, sarò breve: ho parecchie informazioni da darvi.”

“Altre informazioni?” chiese Kirigiri, cauta. “Dopo ieri credevo che il piano fosse di agire con discrezione per non far insospettire Enoshima.”
...eh?

“Scusatemi, credo di essermi perso qualcosa: voi sapete di Enoshima e del suo piano?”
“Sei stato tu ad informarci, l’hai dimenticato?” replicò Kyouko, inarcando un sopracciglio.

“Togami-san, va tutto bene?” chiese Naegi, preoccupato “Sei strano…”

Dopo tanti loop temporali era convinto che più nulla potesse sorprenderlo, ma evidentemente si sbagliava.

Ehi! Ehi tu, voce! Cosa sta succedendo?!

La voce non rispose, tuttavia a Togami parve di sentire una risatina che di sicuro non apparteneva ai suoi due compagni di sventura.

Hmph… è come se fossi tornato indietro solo di qualche giorno, e non dall’inizio. Significa che posso risparmiarmi l’opera di convincimento su Kirigiri e Naegi, cosa non da poco. Per il resto…

Byakuya si fermò a riflettere alle possibili conseguenze di quanto era appena successo.

...Touko è ancora viva.

Bingo, Byakuya-chan.

“Mi spiace interrompere i tuoi ragionamenti, Togami” proruppe Kyouko, dirigendosi verso la porta “ma non abbiamo tempo adesso. C’è un processo che ci attende.”

Togami sgranò gli occhi.

Processo? Touko?!
“Aspetta, vuoi dire che c’è già stato un omicidio?!”

“Ti stavamo cercando proprio per questo” spiegò Naegi, “è successo tutto mentre eri via e abbiamo dovuto fare senza di te. Ma per il processo servono tutti quanti…”

“...e gli altri sono già sul montacarichi in attesa” concluse Kyouko per lui.

Togami non se lo fece ripetere due volte e corse verso la porta rossa, mentre Naegi e Kirigiri lo inseguivano chiedendogli spiegazioni.

Quando aprì la porta rossa lasciò vagare lo sguardo sulle facce stupite dei presenti, finché…

“Touko!”

Facendosi largo tra gli altri studenti, Byakuya raggiunse un’esterrefatta Touko Fukawa, che lo fissava con occhi sgranati.

“C-che cosa vuoi, Byakuya-sama? L-la mia presenza ti dà così fastidio che v-vuoi spingermi via e-”

“Taci Touko. D’ora in poi non allontanarti mai da me, intesi?”

La ragazza lo guardò allibita, lasciando sconvolti anche i presenti - che tutto si aspettavano da Togami, tranne un gesto per lui così… gentile.

Il ragazzo ignorò del tutto i commenti, continuando a rivolgersi a Touko: “Promettimelo.”

“O-ok…” fu l’unica risposta che l’incredula Fukawa riuscì a balbettare.

Ooooooh, ma come sei carino Byakuya-chan! Sei tenerissimo, lo sai?

Vai al diavolo!

Il breve viaggio sul montacarichi proseguì col sottofondo di una decina di persone che borbottava, chiedendosi se Togami avesse forse battuto la testa; quest’ultimo non si preoccupò di rispondere - anche se si lasciò sfuggire il vago pensiero di lasciarli crepare tutti, ma era dettato solo dal suo imbarazzo.

Poi il montacarichi si fermò, e finalmente arrivarono al tribunale.

Ehi ehi ehi. Aspetta. Va bene che ero tutto preso da Touko, ma… non so chi è morto.

Guardò gli altri uscire. Le caratteristiche fisiche più evidenti, come la pettinatura di Mondo e la massiccia muscolatura di Sakura, non mancarono di farsi notare.

In compenso non vedeva dei sin troppo familiari rasta.

“Kirigiri” le chiese mentre anche lei stava prendendo posto “è… Hagakure?”.

“Sei sicuro di stare bene, Togami? Sei pallido e sudi” gli rispose quella.

“Non mi hai risposto”.

“Perché non è necessario risponderti. Basta una veloce panoramica sui presenti per sciogliere il tuo sciocco dubbio”.

E sì, era proprio così.

Mancava Hagakure.

In effetti ho fatto proprio una figura… da Hagakure. Devo aver avuto la stessa espressione che ha avuto lui la volta in cui voleva conferma che il cadavere bruciato di Ikusaba non fosse quello di Kirigiri. E ciò con la stessa Kirigiri a non più di tre metri da lui.

“Come?” chiese poi, sempre rivolto alla detective in rosa.

“Accoltellamento. L’hanno trovato nella sua stanza, sul letto. Ma com’è che non sai nulla?”.

“Non… non ne ho idea. Devo essere stato svenuto a lungo…”.

Preferì troncare, non sapendo come cavarsi d’impaccio.

Già sai un bel po’ di cose, cara mia. Non mi sembra il momento adatto per ragguagliarti sulle ultime, intricate novità.

Comunque bene, molto bene. Sto per affrontare un processo senza aver letto il file di Monokuma, senza aver svolto il più basilare dei sopralluoghi sulla scena, senza sapere nulla di nulla. Non è un buon presagio.

Avanti. Sai troppe cose per morire qui.

E a proposito di sapere troppe cose.

Ancora una volta, come già nell’ultima occasione, il suo sguardo finì col posarsi su Mukuro Ikusaba.

In quel momento, più che per la contingenza, era preoccupato per il lungo termine. Era sicuro che, mettendo anche il caso fosse stata lei ad uccidere Hagakure -cosa di cui comunque dubitava-, non sarebbe stata condannata. O meglio, ne era sicuro con un buon margine di certezza perché con quella pazza furiosa di Enoshima non si poteva mica mai dire.

Ma Enoshima, per quanto bizzarra nel suo modus operandi da macellaia, non era stupida al punto di privarsi di una pedina così preziosa. O forse sì. Ma era più prudente considerare l’ipotesi peggiore.

Quindi era facile pensare che Ikusaba sarebbe uscita viva di lì.

E a quel punto… la sua presenza in mezzo a loro cosa poteva significare? Che fattori di rischio portava in suo eventuale tentativo di smascherare platealmente il mastermind?

Non adesso. Adesso mi metterò nelle capaci mani di Sherlock Kirigiri e John Naegi, che sapranno di sicuro cavarsela egregiamente.

A parte i nomignoli squallidi. Da quando usi il tuo orgoglio come straccio per pulire i vetri?

Tu sempre nei momenti meno opportuni, oh. Ti devo ricordare che fino a meno di un minuto fa non sapevo nemmeno il nome della vittima? È evidente che, anche se solo per stavolta, dovrò rimanere in panchina.

Perché non ripetere l’exploit che avevi fatto la primissima volta, con Fujisaki? Solo che, invece di farlo durante la fase investigativa, lo fai durante quella processuale. Comincia a sparare accuse a casaccio. Sarà divertentissimo.

… scusa eh, ma non ho tempo per i tuoi deliri. E poi com’è che sei diventata improvvisamente antagonistica?

Mi annoiavo.

Spero che per te sia possibile crepare. Magari dolorosamente.

“Va bene, bastardi. Siamo qui riuniti per discutere e trovare un colpevole all’inverecondo omicidio di Yasuhiro Hagakure. Cominciate pure a sbranarvi”.

E dopo l’Enoshima frettolosa, ecco a voi l’Enoshima stringata. Quella ragazza avrà un casino non indifferente in testa, con tutte queste personalità che si sgomitano.

Kyouko prese la parola per prima: “Dunque, innanzitutto vorrei evitare di perdere tempo sulla dinamica: appare palese che la morte è stata causata da almeno due coltellate nel petto. Siamo tutti d’accordo in merito?”.

Non vi fu una sola voce fuori dal coro.

“Molto bene. Stabilito questo, resta da capire un possibile movente”.

“Prima di pensare al movente, non dovremmo avere almeno una vaga idea di chi possa essere il colpevole?” chiese innocentemente Asahina.

“Concordo” proruppe Celes, sorridendo “e in effetti… avrei qualche sospetto da condividere con voi.”

Detto questo, si voltò verso Togami.

...no. Per favore.

“Durante il ritrovamento di Hagakure e le indagini tu non eri insieme a noi” chiese lei, melliflua “correggimi se sbaglio.”
Maledetta.

Il suo impulso di risponderle per le rime vene interrotto da Kirigiri, pronta a confermare alla classe la sua innocenza: “Io e Naegi abbiamo trovato Togami solo una ventina di minuti fa, giusto in tempo per il processo. Era privo di conoscenza in una delle aule.”

“E dovrebbe essere una conferma?” replicò Celes, giocando distrattamente con uno dei suoi lunghi codini. “Per quanto ne sappiamo potreste anche essere in combutta per coprire la sua colpevolezza.”

I dibattiti su chi concordava con Celes e chi invece non era d’accordo vennero mitigati da Naegi, che ricordò loro le regole della Kibougamine: “Mi spiace contraddirti ma ti ricordo la regola secondo cui, se un omicidio viene commesso da due persone e i colpevoli riescono a non farsi scoprire, in ogni caso sarà solo l’omicida effettivo e non il complice a salvarsi. Quindi, anche fosse Togami-san il colpevole, sarebbe inutile per me e Kirigiri-san fargli da complici, perché non ne ricaveremmo alcun vantaggio.”
Al che tutti annuirono, ricordando le assurde regole di Monokuma; solo Celes si limitò a fissare il trio assolutamente impassibile, ma negli occhi vi si poteva scorgere una furia cieca.

Spiacente di aver demolito ancora una volta il tuo castello di carte, cara la mia Gambler professionista pensò Togami, lasciandosi sfuggire un sorrisetto compiaciuto.

“Quello che dite è giusto, ma… come facciamo ad essere sicuri che non sia Togami il colpevole?” chiese Sayaka, dubbiosa. “Insomma, non possiamo avere la totale certezza che sia innocente…”

“Ciò che dice Maizono è giusto” annuì Sakura, solenne. “Al momento non possiamo escludere del tutto Togami… ma in ogni caso, prima di accusarlo, dovremmo cercare altre possibili soluzioni.”

“Come sei fortunato Togami, upupupupu! Un bel po’ di gente sembra schierata dalla tua parte! Aaaah, tutti questi buoni sentimenti mi fanno arricciare la pelliccia dal piacere, upupupupu!”
Enoshima, sul serio, fai schifo.

Per quanto disgustosa, non ha torto. Diverse persone sono schierate dalla tua parte, e converrai con me che fino a qualche tempo fa non era un’ipotesi plausibile… dico bene, Byakuya-chan?

Togami preferì ignorare la voce, concentrandosi invece sul processo: era già all’oscuro di quanto era successo, meglio non distrarsi mentre Ludenberg continuava ad accusarlo.

Ti odia proprio quella gothic lolita, eh?

A saperne il motivo, poi.

...io un’idea ce l’avrei.

...taci.

“Vi concedo dei dubbi su di me, anche se non posso far altro che ribadire la mia totale estraneità a questa morte. Però, se non vi dispiace, potremmo davvero cominciare a studiare un po’ meglio altri scenari. Ad esempio chi altri, oltre a me secondo i più malpensanti di voi, potrebbe aver voluto Hagakure cadavere”.

“Riflettete bene” disse Naegi a mo' di esortazione “su una possibile motivazione che potrebbe spingere ad un assassinio. Un litigio, un contrasto particolarmente forte… qualcosa del genere”.

“In realtà può essere semplicemente il desiderio di diplomarsi in questa accademia per psicopatici. Arrivi, ammazzi il primo sfigato che ti capita sottomano, ti va di culo e sei fuori” fu la tagliente risposta di Kuwata.

E in effetti, convenne Byakuya nella sua testa, la possibilità non era del tutto da escludere. Se però fosse stato davvero così, le cose si complicavano parecchio: il colpevole sceglie una vittima a caso, le fa la festa e si assicura di non avere nessuna traccia che possa smascherarlo.

Non essere precipitoso. La tua esperienza ti dice che, salvo pochissime eccezioni e le volte in cui era stata Enoshima a intromettersi, c’era sempre almeno una parvenza di motivazione. Sempre.

“Avanti” si ritrovò a insistere “mi rifiuto di credere che Hagakure sia stato selezionato in maniera del tutto casuale. Non è possibile che non ci sia il minimo segno per poterlo collegare a chi l’ha ucciso”.

“Oh, questo non è del tutto vero” chiosò Kyouko con il suo solito tono da saputella “Io e Naegi abbiamo rinvenuto un indizio molto interessante sulla scena del crimine”.

Eccoli qui, i miei…

… amici?

Sul serio, fatti un giretto su Marte senza la bombola dell’ossigeno.

“E sarebbe?”.

“Per qualche disguido, a causa del quale vorrei presentare una protesta ufficiale al nostro preside, il file di Monokuma non lo riporta. Ma Hagakure aveva delle piccole tracce di pelle e del sangue sotto le unghie. Ciò farebbe presupporre una colluttazione con il suo assassino. E la quantità di materiale era sufficiente da farmi ipotizzare che possa essere rimasto qualcosa sui polsi o sulle mani di chi l’ha ucciso. Vi posso chiedere di mostrarmi le vostre mani, per favore? Naturalmente, anche se lo trovo superfluo, provvederò a fare lo stesso con le mie. Oppure saltiamo la parte inutile e posso rivolgere questa domanda solo a te, Kuwata”.

“A… a me? E perché proprio io?”.

“Perché ho notato che tieni le mani in tasca un po’ troppo, e quando non lo fai badi bene che i tuoi palmi siano coperti. Trovo quest’atteggiamento sospetto. Tu no?”.

“Ma… ma…”.

“Avanti, faccele vedere”.

Mormorii, commenti a mezza voce e un po’ di sana suspance percorsero quella sala.

Kirigiri persistette nella sua richiesta e Leon, pressato anche da altre persone, si trovò costretto ad ubbidire.

Effettivamente la sua mano destra presentava una serie di graffi.

“A meno che tu non abbia una giustificazione valida per quelle ferite… diciamo che sei nei guai”.

Kirigiri, piantala di essere così cool o potrei prendermi una sbandata per te.

E tu piantala di farti vivo. In generale, dico.

Ma Byakuya-chan, uffi! Non togliermi anche quei pochi divertimenti che posso avere!

Lo faccio eccome, se questo può preservare quel poco che resta della mia sanità mentale.

Oh, io ti direi di salutarla, la tua sanità mentale…

Evitò di replicare, concentrandosi invece sull’interrogatorio di Kuwata.

“E questa sarebbe la tua prova?” la attaccò lui, sulla difensiva. “Potrei essermi graffiato involontariamente in qualsiasi momento, anche prima di entrare in questa scuola del cazzo!”

“Vero” confermò Kyouko, pacata, “ma non è la sola prova in mio possesso.”

Kuwata e gli altri la osservarono con attenzione, ansiosi di sapere ciò che aveva da dire.

“Accanto al corpo di Hagakure c’erano delle impronte di scarpe” proseguì la ragazza, “non molto grandi, solo la punta della scarpa. Ma abbastanza affinché la suola lasciasse un segno sul pavimento. L’assassino deve poi aver provveduto a pulirsi le scarpe e scappare in tutta fretta per tornare nella sua camera. Secondo i file” disse, leggendo i dati sul suo ID “il corpo è stato trovato poco dopo l’inizio del coprifuoco. Possiamo quindi presumere che l’assassino fosse andato via poco prima.”
“Scusate se interrompo” alzò la mano Chihiro, imbarazzato “ma uhm… ecco, non è strano che l’assassino abbia ripulito la suola della scarpa ma non l’impronta?”

“Probabilmente” prese parola Makoto “l’assassino aveva intenzione di pulire anche quelle, ma il coprifuoco e l’annuncio di Monokuma l’avranno spaventato e sarà scappato dalla stanza lasciando tutto com’era.”
“Inoltre” continuò Kirigiri “avrà pensato che l’impronta fosse talmente piccola da non essere abbastanza riconoscibile… vero Kuwata?”

“Prima di accusarmi” ringhiò il ragazzo, “dovresti mostrare a tutti questa prova, perché i tuoi bei discorsi non bastano!”
“Benissimo” rispose lei, “allora facci vedere la suola delle tue scarpe.”
“C-cosa?!”

“Vedi, la scarpa che ha lasciato quell’impronta ha una suola dal disegno particolare… è difficile confonderla con un’altra. È un tipo di scarpa che qui dentro solo tu indossi, e ho fatto attenzione a guardare le suole di tutti i presenti per averne la conferma. Ma visto che dobbiamo essere equi” proseguì, “ognuno di noi mostrerà la suola della propria scarpa destra, nessuno escluso.”

Tutti obbedirono senza fiatare, mostrando le proprie scarpe. Quando fu il suo turno, Kuwata esitò.

“Allora?” lo esortò Kyouko.

“Kuwata-san, per favore…” insistette Naegi.

Leon rimase per qualche minuto in silenzio, per poi lasciarsi sfuggire una risata isterica.

“Io volevo solo uscire da qui! Voi… voi sembrate così tranquilli! Come se non ve ne fregasse niente di tutto questo casino!” urlò, puntando il dito contro tutti in sala. “Ho solo fatto ciò che ritenevo necessario per salvarmi la vita!”
“Direi che questa è una confessione a tutti gli effetti, upupupupu!” trillò Monokuma, dall’alto del suo trono. “A questo punto possiamo pure passare alle votazioni-”
“Aspetta!” lo interruppe Naegi. “Prima voglio sapere una cosa” disse, rivolgendosi a Leon “perché Hagakure? Perché lui?”
“Uno vale l’altro” rispose Leon, con un sorriso stanco sul volto. “E poi… era stupido. Farlo fuori è stato così facile…”
Mentre un incredulo Naegi continuava a fissare Kuwata in silenzio, Togami osservò la scena riflettendo su come, non molto tempo fa, il pensiero di Leon fosse stato
suo.

Le cose cambiano, Byakuya-chan, così come le persone. Anche quelle che non pensavi sarebbero mai state capaci di cambiare… come te, per esempio.

Non tutti hanno la possibilità di vivere quello che ho vissuto io, però. Non mi sento particolarmente speciale.

Oh suvvia, passi da un estremo all’altro con la rapidità di una pallina da tennis. A tutto c’è un motivo.

Va bene, va bene. Non ho voglia di litigare con qualcosa che non esiste.

Ecco, adesso mi hai offeso davvero. Stronzo!

Lieto di averlo fatto.

Monokuma, che come tutti gli altri era completamente all’oscuro di questi discorsi in corso nella testa bionda di Togami, si premurò di usare il suo martelletto per iniziare l’esecuzione. Sì, chiaramente c’era stata una votazione prima, ma l’evidenza era tale che la si dava per scontata.

Byakuya fu l’unico che distolse gli occhi. Per loro era il primo e serpeggiava la macabra voglia di osservare per filo e per segno cosa succedeva a un condannato. Per lui era solo l’ennesima morte insulsa e stava seriamente cominciando a non poterne più.

Certo, una o due gli erano imputabili più o meno direttamente… ma come anche la Voce si era premurata di fargli presente, le persone cambiano. E lui, alla fin fine, non era poi così orrendamente disgustato da ciò che era diventato, o stava diventando.

È un percorso un po’ più difficile e ripido, a ben guardare. Ma ha anche alcuni indubbi vantaggi.

La messa a morte di Leon, giusto per la cronaca, fu la solita: legato al palo e preso letteralmente a pallate.


La conclusione del primo processo portò un’unica cosa positiva: l’apertura della sauna al primo piano.

E finalmente, pensò Byakuya con una notevole dose di compiacimento, un posto in cui potevano parlare in totale serenità senza timore di venire intercettati.

Alla prima occasione utile ci trascinò Naegi e Kirigiri. Era davvero ansioso di sentire la loro opinione in merito alla matta idea che gli frullava in testa da un po’ di tempo.

“Ehi. Ehi! Non serve spingerci, Togami-san! Sappiamo camminare da soli!” guaì Makoto mentre l’altro lo strattonava senza nessuna grazia.

“Lo so, lo so. Ma voglio togliermi questo peso dallo stomaco il prima possibile”.

Erano finalmente dentro. Solo loro tre.

“Alleluia” disse poi mentre si sedeva su una panca “Adesso siamo fuori dal campo uditivo e visivo di Enoshima e posso esporvi il mio piano”.

“Cosa ti passa per la mente, si può sapere?” gli chiese Kirigiri, atona come al solito. Lui però ci colse una lieve nota di curiosità.

Se non altro, a furia di ripetere e ripetere, sto imparando a riconoscere i loro piccoli tic.

“Dunque. Vi ricordate di quanto vi ho confidato l’ultima volta, no?”.

“Certamente. Saresti incastrato in una specie di loop temporale, o qualcosa del genere, e staresti rivivendo quest’incubo”.

“Ti prego di non usare il condizionale, Kirigiri. Darei un decimo del mio patrimonio personale, che sono più soldi di quanti voi due potreste anche solo concepire, perché tutto questo non fosse vero. Ma lo è”.

“Ok, ok. E quindi?”.

“Per qualche motivo inspiegabile c’è stata una variazione sul tema. Mi era stato detto dal mio misterioso compagno mentale…”.

“L’omino del cervello?” si intromise innocentemente Naegi, guadagnandosi un’occhiata mortale da parte di Togami.

“... chiunque o qualunque cosa sia. Mi aveva detto che quella sarebbe stata l’ultima volta, che non avrei ripetuto più. E poi…”.

“E poi?”.

“E poi… è successo. Ho ripetuto. Solo che, invece di ricominciare dall’inizio, mi ha spedito come a metà dell’iterazione precedente. È complicato da spiegare, lo so”.

“Aspetta, vediamo se ho afferrato: normalmente ti ritrovavi all’inizio di questa disavventura, giusto? Cioè ti svegliavi in un’aula, come è successo a tutti noi, e qualunque cosa tu potessi ricordare non era mai avvenuta”.

“Esattamente”.

“Adesso invece qualcosa è cambiato”.

“Proprio così. Tanto che, non so se voi ve ne siete accorti, com’era successo prima temevo che fosse Touko la vittima e… sì, insomma...”.

Gli occhi di Naegi si gonfiarono dallo stupore. Kirigiri mantenne invece la sua maschera di cera.

“Guarda che me ne sono accorta benissimo che eri sin troppo sollevato quando l’hai vista sul montacarichi, viva e vegeta”.

Non mi aspettavo niente di diverso da te, Kyouko. Proprio niente. Era talmente palese da irritare. E solo il tuo compare, nella sua sconfinata ingenuità, potrebbe venire sorpreso da questa notizia.

“Ok Togami, credo di aver capito. Però questo non spiega, almeno non del tutto, di cosa volevi parlarci”.

Byakuya inspirò. Stava per fare il passo decisivo verso la salvezza o la dannazione di tutti loro, o almeno di una buona fetta di loro.

Per un attimo le sue spalle si fecero pesanti. Poi raccolse il coraggio e sputò il rospo.

“Io sto meditando di sferrare un attacco diretto a Enoshima. Di aspettare il momento adatto, quando siamo tutti riuniti in palestra per qualcuno dei suoi sordidi annunci, e denunciarla pubblicamente come la pazza responsabile di quanto ci sta accadendo. Mi sono stufato di rimanere rintanato nel mio guscio e voglio provare a passare all’offensiva. Solo che ci sono un sacco di opzioni da vagliare e non me la sento di trascinarvi tutti sottoterra con me”.

“Sei sicuro di volerlo fare, Togami?” chiese Kirigiri. “Da un lato comprendo il tuo voler passare al contrattacco dopo aver vissuto questa situazione così tante volte, ma d’altro canto, come tu stesso hai detto, le variabili sono troppe… la presenza di Mukuro Ikusaba, ad esempio.”

“Infatti è a quello che mi riferivo” replicò Togami, lieto di constatare che poteva risparmiarsi di ripetere certi discorsi, “oltre ad Enoshima, che è una mina vagante. Tuttavia” sospirò, “hai ragione nel dire che sono stufo di questo loop continuo. Ho vissuto questa situazione così tante volte da sapere che agire nell’ombra non ha portato a niente di buono, in nessun caso. E quando ho cercato di agire allo scoperto fin da subito… è stato anche peggio.”

“In compenso” disse Naegi, “stando a quanto ci hai detto, parlare con me e Kirigiri-san ti si è sempre rivelato utile, giusto?”

“Esatto. Sembra essere l’unico punto fermo.”

Makoto e Kyouko si scambiarono un’occhiata, seguita da un sorrisetto stranamente soddisfatto.

“Che avete da ridere, adesso?”

“Oh nulla, Togami. Non preoccuparti.”

Che diamine gli prende?

Oh Byakuya-chan, sei proprio tardo quando ti ci metti.

Cosa? Come osi!

“Convenevoli a parte” proseguì Kyouko, “come intendi procedere?”

“Hm? Vuoi forse dire che… volete farlo comunque?”

“Ovviamente, siamo con te” sorrise Makoto.

“Se non moriamo nel tentativo di fuggire da qui, moriremo per mano di un altro studente o Enoshima stessa, per cui tanto vale tentare. Cos’abbiamo da perdere?”

“Un discorso così… suicida da parte tua non me lo sarei mai aspettato, Kirigiri. Di solito sei una che pianifica…”

“...e chi ha detto che non pianificheremo?”

“Ecco, mi sembrava…” rispose lui, con un mezzo sorrisetto.

Non l’avrebbe mai ammesso, ma in cuor suo cominciava davvero a sperare.


Non ci volle molto per il successivo annuncio di Monokuma.

Erano tutti lì, in palestra, intenti ad ascoltare i deliri dell’orso meccanico: stava di nuovo cercando di spronarli a commettere altri omicidi, stavolta minacciandoli di rivelare i loro più terribili segreti.

Togami non poté fare a meno di volgere lo sguardo verso Oowada e Chihiro, ripensando a com’erano andate le cose la prima volta. Si chiese inevitabilmente se, stavolta, non ci fosse modo di salvarli…

Sai che non puoi salvarli tutti, Byakuya-chan.

Nulla mi impedisce di tentarci.

...cominci a parlare come Makoto, lo sai?

Togami non rispose, limitandosi a sorridere. Sapeva bene che non tutti quanti sarebbero usciti vivi da lì: se, come temeva, le cose fossero degenerate, molti sarebbero probabilmente morti per mano di Enoshima o Ikusaba. Ma lui stavolta voleva tentarci. Lo doveva a tutti loro, e a se stesso.

“Bene bene bene, miei bastardi! Non avete niente da dire, upupupupu?” gracchiò Monokuma, riportando Togami coi piedi per terra. Scambiò velocemente un’occhiata d’intesa con Kirigiri e Naegi.

Adesso o mai più.

“Io effettivamente avrei una domanda” disse ad alta voce, sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Sentiamo, Togami!” trillò l’orso meccanico, piroettando su se stesso. “Vuoi rivelarci il tuo torbido segreto, upupupu?”
“No ma… perché non ci riveli il tuo, piuttosto?”

“Prego, upupupu?”

“Perché non ammetti che dietro a quell’orso giocattolo si nasconde… Junko Enoshima?”

L’orso meccanico si bloccò di colpo, senza emettere altri suoni, mentre la palestra si riempiva di voci e domande e richieste di spiegazioni.

“Ti sei rincretinito, Togami? Come può esserci Enoshima dietro a tutto questo se Enoshima è lì?” ringhiò Oowada, indicando la falsa Junko - la quale, intanto, era sbiancata in volto.

“Forse perché quella non è Junko Enoshima” rispose Togami, che ovviamente aveva tenuto conto delle reazioni incredule dei compagni.
“Monokuma non vi ha mai detto nulla sul sedicesimo studente, vero?”

Tutti si guardarono tra di loro, colti di sorpresa.

“M-ma noi siamo sempre stati quindici” insistette Chihiro, “fin dall’inizio…”

“E allora perché nell’aula dei processi ci sono sedici posti?” intervenne Kirigiri, e a quella frase tutti rimasero in silenzio, probabilmente riflettendo su quella puntualizzazione.

“In effetti…” borbottò Sakura, perplessa “io avevo notato quel posto in più durante il processo, ma la situazione era talmente tesa che dev’essermi sfuggito di mente…”

“Anche io, ora che ci penso…” confermò Aoi, e così anche gli altri, esclusa la falsa Junko, che poco a poco si ritrovò dodici paia d’occhi puntati addosso.

“P-perché mi fissate così?” balbettò lei, chiaramente presa in contropiede, “Non crederete mica ai deliri di quel quattrocchi?!”

“Credo che tu ci debba qualche spiegazione…” disse Togami, avanzando di qualche passo, “Mukuro Ikusaba.”

La falsa Junko arretrò di qualche passo, sotto lo sguardo attento di tutti.

Poi il suo corpo venne trafitto dalle lance.

Ci furono alcune urla, la più acuta delle quali proveniente dalla gola di Fujisaki. Ma anche Yamada si diede da fare in tal senso.

Ok. Esattamente come avevamo temuto.

Byakuya non fu particolarmente felice di vedere Ikusaba accasciarsi a terra, perforata da quelle che la sua amorevole sorella aveva battezzato “Gungnir, sacra lancia di Odino”. Trovò stranamente il tempo di fare il collegamento fra il nome del gruppo mercenario del quale il Super Soldato aveva fatto parte e il nome dell’arma che l’aveva uccisa.

Ma, dovette constatare con se stesso, questo avvenimento toglieva una possibile spina nel fianco.

Era in programma. O almeno, era una delle ipotesi che tu e i tuoi compagni di merende avevate formulato. Non arriva come un fulmine a ciel sereno.

Grazie tante. Dimmi qualcosa che non so.

Detto fatto. Invece di cianciare con me dovresti pensare a chi ti sta attorno in questo momento.

Uh?

Per una volta la voce non aveva parlato del tutto a sproposito perché percepì chiaramente una lunga sfilza di sguardi su di sé. E, giusto per non smentirsi, fu Celes a vibrare la prima stoccata: “Dico, sei impazzito o cosa? Con le tue sparate da maniaco hai provocato Monokuma al punto di fargli uccidere Enoshima!”.

“Quella non era Enoshima, Ludenberg. O forse ti dovrei chiamare col tuo vero nome?”. Avevano pensato anche a questo: sfruttare il suo serbatoio di conoscenze, a loro precluso, per convincere gli increduli della verità di quanto sostenevano.

“Tu… non puoi sapere il mio vero nome”.

“Scommettiamo? Se vinco mi porto via il tuo castello con i servitori travestiti da vampiri. Ti va bene, eroina tragica dei miei stivali?”.

Celes si ammutolì, annichilita. Nessuno poteva essere a conoscenza del suo sogno. Nessuno a parte Togami, evidentemente.

E ringrazia che non ti voglio abbastanza male da divulgare il tuo ridicolo nome da contadina ai quattro venti, strega.

“Gente, Monokuma è sparito!” ululò Oowada puntando il dito verso lo spazio prima occupato dall’adorabile orso.

Va bene, si comincia a fare sul serio. E prima di qualsiasi altra cosa…

Byakuya, una volta assicuratosi che l’auto-proclamato preside se n’era realmente andato, si avvicinò con un pizzico di cautela al cadavere di Ikusaba e, senza il minimo tentennamento, le sfilò la parrucca.

Alzò i posticci capelli rosa come un trofeo, in modo che tutti i presenti potessero capacitarsi del loro significato.

Lui non stava mentendo. Non stava cercando di fregarli per colpire alle spalle, come un criminale di bassa lega. O come quel vigliacco di Kuwata aveva sicuramente fatto con Hagakure.

Lui stava cercando di salvare il maggior numero possibile di persone. Sapeva che era una missione disperata che probabilmente non sarebbe andata in porto come una parte di sé voleva, ma si ripeté che ciò non gli doveva impedire almeno il tentativo.

E il primo passo per salvare qualcuno, nella loro situazione, era fare in modo di risultare convincente in quanto diceva.

“Come vedete ero sincero. Se volete sopravvivere fareste bene a seguire me e Kirigiri”.

Uhm. Forse un po’ troppo baldanzoso, ma tutto sommato non male come Giuramento della Pallacorda.

Deliziosa.

Lo dico sul serio.

Aria. Ho da fare.

Improvvisamente una voce nota risuonò per la palestra: “Upupupupupupupu. E va bene, Byakky. Hai avuto il tuo momento di gloria, ma adesso tornatene al tuo posto in fondo alla scala gerarchica. E per quanto riguarda voialtri bastardi: questo piccolo teatrino non cambia nulla. Anche ammettendo che l’idiozia del nostro biondo erede sia vera, cosa che comunque smentisco categoricamente, voi siete ancora nelle mie pelose mani e posso usare le vostre colonne vertebrali come mazze da golf come e quando più mi aggrada. Ringraziate che mi sono deciso a lasciare le regole intonse e per ora potrete continuare con le vostre esistenze qui all’accademia. Andate e ammazzatevi”.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht