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Autore: xlairef    24/03/2014    1 recensioni
La prima cosa che mi fa capire che questa cassa di latta è arrivata a destinazione è l’assenza di nausea: all’improvviso il mio stomaco decide che la vita non è così male, e che forse vale la pena di provare a salire in coperta assieme agli altri passeggeri. Subito dopo sento lo sciabordio delle onde sulle fiancate della nave-ha cambiato tono, è più dolce, non sembra volerci inghiottire negli abissi dell’oceano. Ed infine la porta della mia cabina si apre e vedo, o meglio percepisco, Vasilij che entra e mi fissa per qualche momento come sempre prima di annunciarmi: “Siamo arrivati: sbarcheremo tra un’ora.”
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di carta e di sangue

Prologo:Aliena

Era una nonnina dai capelli bianchi, stessa sfumatura delle nuvole, che camminava di buon passo verso casa dopo essere stata in paese per tutta la mattina.  Il passo svelto, nonostante l’età, i pensieri rivolti ai figli e ai nipoti con cui aveva parlato e giocato, un sorriso sul volto.

In una parola, il ritratto della felicità.

Il sole le illuminava il cammino, un sentiero sterrato per metà invaso dalle felci che si arrampicava sulla collina: la vecchia signora era davvero contenta che la sua casa si trovasse in un posto così bello, esposto al sole ma riparato da grandi pini, con un giardino immenso dove coltivare i suoi amati rododendri e dove piantare ogni anno nuovi alberi da frutto, per coloro che sarebbero venuti dopo di lei e, perché no, anche per se stessa, dato che ogni primavera scopriva con piacere di essere sopravvissuta all’inverno un anno di più. E le ciliegie erano così buone a maggio, sarebbe stato un peccato perdersele, dopotutto.

Una delle sue figlie, la maggiore, aveva appena partorito: era stato chiamato il dottore, Barbara era stata portata all’ospedale e tutto era andato bene. Non erano più negli anni Venti, quando far nascere un figlio era ancora un’avventura: lei stessa ricordava sua madre, poco più che ventenne, dare alla luce sua sorella su un letto sfatto, con l’aiuto suo e della levatrice.

Doveva essere stato poco prima della sua partenza, e del  primo matrimonio.

La donna si fermò di colpo. Com’era possibile? Come poteva ricordare un episodio della sua vita prima dell’Incidente, come lo avevano chiamato tutti? Eppure il ricordo era lì, come se  non si fosse mai allontanato da lei. Respirò a fondo. Possibile che le fosse tornata la memoria, alle soglie dei novant’anni?

Prima del matrimonio...se ricordava la nascita della sorella (pace all’anima sua), allora avrebbe dovuto ricordare anche il matrimonio e la partenza per l’Oriente. Provò a pensare intensamente alla fotografia del suo defunto primo marito, quella che le avevano dato al suo risveglio in quell’ospedale dove iniziavano tutti i suoi ricordi. Niente. Il momento era passato.

Con una punta di frustrazione, sensazione insolita per lei, riprese il cammino verso casa: forse era meglio così, e si sarebbe accontentata di quel relitto riemerso da un passato che era meglio non svelare.

Che strano modo di formulare un pensiero… In tutta la sua vita non aveva mai usato le parole “relitto” e “riemergere”, tanto meno per riferirsi alla propria memoria.

Forse era vero che con l’avvicinarsi della morte si inizia a perdere la testa.

Finalmente raggiunse la casa: era una piccola costruzione di legno, con battenti verdi alle finestre e piante di rododendro nei vasi. Tutt’attorno la circondavano alberi: ciliegi in fiore, che ammantavano di bianco il fianco della collina, punteggiati dal rosa di qualche pesco. Il cuore dell’anziana donna si riempì di pace a quello spettacolo: per quanto la sua mente le giocasse brutti tiri, ormai niente poteva più farle del male, non in una giornata come quella, con quel sole che illuminava i petali immacolati, riflettendo la luce tutt’intorno.

E fu allora che la vide: una giovane donna vestita di nero, con i capelli color papavero. Non sapeva chi fosse, non aveva idea di che volesse, ma fu improvvisamente certa di una cosa: ormai era giunta alla fine.

La giovane le venne incontro dal bosco di ciliegi, senza fretta. Guardandola bene, le appariva familiare, come se l’avesse conosciuta molto, molto tempo prima.

Un altro ricordo che aveva trovato la strada per riemergere?

“Ti ricordi di me, Aliena?”

Aliena…Ormai nessuno la chiamava più così, nemmeno l’incaricato dell’anagrafe del comune. Un nome strano, insolito, ma sua madre era stata insolita, da quel che le avevano detto. Aliena: figlia di nessuno. All’epoca della sua nascita erano girate voci, sussurri che non avevano trovato eco a causa della guerra, era già troppo dover sopportare di vedere i propri cari morire tra il fango, e se anche qualcuna avesse ceduto all’assenza del marito non aveva importanza. Aliena, figlia di nessuno: eppure aveva avuto una madre, e un padre, chiunque fosse stato; non era un’orfana, le aveva detto la zia, quando una banda di ragazzine l’aveva derisa per quel nome assurdo, al momento della sua nascita sua madre era assistita non solo dalla levatrice, ma anche da tutte le donne della famiglia, la zia stessa aveva aiutato la levatrice ad estrarla dal ventre di sua madre, l’aveva tenuta in braccio e data a sua madre, e questa era la verità delle verità, la Madonna era testimone, e lei, Aliena, non doveva aver paura di quelle scostumate, loro sì potevano essere figlie di nessuno, con i padri in guerra e le madri pronte a darsi al bel tempo con chi capitava.

Un altro ricordo?

La donna dai capelli rossi ormai era davanti a lei: portava al collo una catena, non una collana, proprio una catena di ferro, arrugginita all’interno degli anelli, che le circondava il collo e ricadeva sul seno. I suoi vestiti erano neri, senza riflessi, e non portava gioielli, a parte la catena, se poteva essere considerata un gioiello.

Aliena ebbe l’impressione che non fosse così, ma il caos nella sua testa era troppo pressante per potersi concentrare sull’abbigliamento della sconosciuta.

La testa le girava e le orecchie le fischiavano: si chiese se quella era la morte, e se la donna era proprio Lei, la Morte in persona venuta a prenderla e a portarla dall’altra parte. E lei che aveva sempre pensato di morire circondata dai familiari, nel suo letto.

“Chi sei?” Riuscì infine a chiedere con voce fievole. “Sei qui per me?”

La donna la fissò senza sorridere. Decisamente non le piaceva, quella Morte. Il Padreterno avrebbe potuto scegliere qualcuno di più adatto.

“Sono qui perché è arrivato il momento di ricordare, Aliena.” E le prese entrambe le mani. Ora il suo viso aveva un’espressione quasi supplicante. “Ti prego, ricordati.”

E, come se una diga si fosse rotta nella sua testa, Aliena improvvisamente ricordò ogni cosa.

  
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