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Autore: LindaBaggins    25/03/2014    7 recensioni
«E adesso, devi andare via.»
Belle aggrottò le sopracciglia e lo guardò come se non avesse ben capito le parole che erano appena uscite dalle sue labbra. «Cosa … andare via? Perché?» domandò, confusa.
"Perché se non te ne vai adesso, non potrò fare altro che stringerti a me e baciarti finché mi rimarrà fiato per farlo ... e allora sarà troppo tardi per salvarti, mia cara."

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L'ultima scena Rumbelle dell'episodio 2x01 rielaborata da me ... con una piccola aggiunta personale.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NEVER MIND, DARLING, LOVE CONQUERS ALL
 
And all the roads we have to walk along are winding
And all the lights that lead us there are blinding
There are many things that I would
Llike to say to you
But I don't know how
Because maybe
You're gonna be the one who saves me?
And after all
You're my wonderwall.

[Oasis, Wonderwall]
 


L’arcolaio di legno nel retrobottega del banco dei pegni era uno dei pochi oggetti a cui Rumplestiltskin tenesse in modo particolare.
Quando si era ritrovato catapultato a Storybrooke nei panni del signor Gold, dopo il sortilegio scagliato da Regina sulla Foresta Incantata, si era reso conto che, fra tutte le cose che possedeva nella sua vita precedente e che l’avevano seguito in quella anonima cittadina del Maine, c’era anche il suo amato arcolaio. Adesso non trasformava più la paglia in oro, ma il potere rilassante ed ipnotico della ruota di legno che girava era rimasto pressoché intatto.
Non quella sera, però.
Quella sera, nemmeno l’arcolaio sembrava essere in grado di aiutarlo. I pensieri che gli ingombravano la mente erano troppo opprimenti, e la morsa che gli serrava la gola era troppo stretta, perché gli fosse possibile dimenticarli anche solo per un secondo. Nella sua mente era ancora presente, viva come se vi fosse stata marchiata a fuoco, l’espressione ferita e piena di delusione che Belle gli aveva lanciato poco prima di scappare via nella notte sbattendosi la porta alle spalle. Il dolore in cui erano annegate quelle due iridi azzurre, le due grosse lacrime che aveva visto rotolare, luccicando, giù dalle sue guance, lo avevano trafitto al petto come pugnali affilati. Erano qualcosa che – lo sapeva – l’avrebbe tormentato per il resto dei suoi giorni, e che sarebbe andato ad aggiungersi al rimorso che già provava nei suoi confronti da ventotto lunghi anni.
Non sei cambiato … sei ancora l’uomo che prende tutte le decisioni sbagliate.
Cercò di concentrarsi sul filo di lana che scorreva tra le sue dita, contraendo spasmodicamente la mandibola.
Non aveva saputo tenerla legata a sé nemmeno per un’ora. Aveva avuto appena il tempo di stringerla a sé e provare di nuovo il sapore delle sue labbra; aveva avuto appena il tempo di vederla uscire da dietro quella vecchia tenda, con i capelli castani lucenti e il corpo fasciato da quel vestito, splendente come uno sprazzo di sole in autunno, prima che quella luce gli sfuggisse dalle mani.
Un vago sogghigno amaro affiorò sulle sue labbra nella malinconica penombra del retrobottega.
Forse avrebbe dovuto fermarla.
Avrebbe dovuto gridarle che, se lei avesse sorpassato quella soglia, il suo cuore sarebbe avvizzito e morto definitivamente, come la rosa rimasta abbandonata al Castello Oscuro dopo che lui l’aveva cacciata, perché lei era la sola cosa bella che quel mondo – e anche quello precedente – gli avesse mai offerto.
Forse … sì, forse si sarebbe fermata.
E invece, era solo riuscito a dimostrare una volta di più quanto l’appellativo “Rumplestiltskin il codardo” gli si addicesse. Era stato facile guardarla andare via senza fare niente, proprio come lo era stato nella segreta umida e fetida del Castello Oscuro; era stato facile convincersi che era giusto così, che lei sarebbe stata molto meglio senza di lui, che vedere le persone che si amano fuggire via era quello che accadeva ai mostri. Ma la – magra – consolazione dell’autocompatimento non cambiava la realtà delle cose: Belle se n’era andata. Di nuovo. Questa volta, probabilmente, per sempre. E quel pensiero gli faceva male in modo feroce, mordendo il suo stomaco come un cane rabbioso che si avventa sulla preda.
Le sue labbra ebbero un leggero tremito, mentre la spinta della sua mano sulla ruota diminuiva sensibilmente d’intensità.
Era seduto davanti a quell’arcolaio, la prima volta che Belle gli aveva sorriso. Di un sorriso vero, non con quelle smorfie imbarazzate che era solita rivolgergli nei primi tempi della loro convivenza al Castello Oscuro. Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a vederla, in piedi su quella scala, con le braccia candide tese nello sforzo di aprire le tende, che gli chiedeva che cosa ne facesse di tutta quella paglia trasformata in oro.
Ed era sempre davanti a quell’arcolaio, che lei l’aveva baciato per la prima volta. Il sapore di quel bacio, leggero come un sospiro e breve come una carezza, era rimasto sulle sue labbra per ventotto anni, senza abbandonarlo un solo istante …
Il tintinnare della campanella all’ingresso lo riscosse dal suo malinconico torpore, facendogli interrompere il suo lavoro all’arcolaio. Fece appena in tempo a voltarsi, attratto dal rumore di tacchi femminili sul pavimento del negozio, che l’immagine di Belle si materializzò sulla soglia del retrobottega. Rumple rimase per un attimo senza fiato di fronte alla sua figura incorniciata dalla luce rossastra che filtrava dalla tenda, incapace di capire se si trattava soltanto di un’allucinazione dovuta alla voglia di rivederla che lo dilaniava nel profondo.
Riuscì a malapena a rispondere, con un filo di voce, al saluto imbarazzato che lei gli rivolse. Il suo cuore – o, almeno, quello che ne rimaneva – sembrava sul punto di sfondargli brutalmente il petto. Rimase seduto, in attesa, mentre la ragazza si avvicinava di un paio di passi. Come era possibile, maledizione, che ogni volta che la vedeva gli sembrasse sempre più bella di quello che ricordava? Era sicuro che nemmeno il bastone sarebbe servito a tenerlo in piedi, in quel momento.
«Ho … fatto una lunga passeggiata» esordì Belle con un sospiro, rompendo la coltre di pesante silenzio che si era formato tra loro in quei pochi secondi. Era ancora molto delusa dal suo comportamento, quello era evidente; e dai suoi occhi si capiva benissimo che aveva pianto a lungo. Ma non sembrava più arrabbiata come quando l’aveva lasciato.
«Pensavo che non volessi vedermi più …» osservò Rumple, senza riuscire a nascondere la sua sorpresa né il suo sollievo.
Belle piegò le labbra in quella piccola smorfia che le faceva spuntare quell’adorabile fossetta sulla guancia, e che faceva venire voglia a Rumple di baciarla fino a farle tornare il sorriso. «Infatti» rispose con un’alzata di spalle. «Ma ero preoccupata. Molto preoccupata.»
«Non c’è più nulla di cui preoccuparsi» la rassicurò gentilmente, senza riuscire a nascondere una punta di leggera rassegnazione nella voce. «La bestia se n’è andata, e Regina … è viva.»
Vide le sopracciglia di Belle guizzare verso l’alto e distendersi sensibilmente.
«Quindi …» chiese cauta la ragazza. «Non hai ottenuto quello che volevi?»
Oh, mia cara. Mi conosci davvero così poco da farmi una domanda del genere?
Rumple rimase a fissarla in silenzio per un paio di secondi, incerto sulle parole che avrebbe dovuto usare. L’ultima cosa che desiderava era perderla di nuovo. Ma non voleva nemmeno mentirle, facendole credere che la sua rabbia nei confronti della donna che l’aveva portata via da lui fosse scomparsa come per magia.
«Questo è ancora tutto da vedere» si limitò a rispondere, guardandola negli occhi. Belle abbassò lo sguardo, a disagio. Era chiaro che non era quello che avrebbe voluto sentire da lui, e Rumple, ancora una volta, non riuscì ad evitare di odiarsi per averla delusa. Per un attimo sembrò che Belle stesse per replicare a quello che lui aveva appena detto, ma proprio in quel momento il suo sguardo fu attratto da qualcosa alle spalle di Rumple che le fece immediatamente cambiare espressione.
«Non posso crederci …» mormorò, avanzando di qualche passo e allungando la mano verso la tazzina con il bordo scheggiato poggiata sull’arcolaio. «Tu … ce l’hai ancora!»
Si rigirò per qualche secondo la tazzina tra le mani come se avesse paura di romperla, sorridendo e cercando allo stesso tempo di trattenere le lacrime. Rumple rimase a contemplarla in silenzio per qualche secondo, consapevole che anche i suoi occhi stavano iniziando a pizzicare pericolosamente. Stava rischiando di perdere il controllo di se stesso, e questo non doveva succedere. Non adesso.
Si alzò in piedi e le prese dolcemente la tazzina dalle mani. Quando le loro dita si sfiorarono, un leggero brivido percorse la sua schiena.
«Ci sono moltissimi oggetti, nel mio negozio» disse a mezza voce, fissando con amore la sottile scheggiatura nel bordo di porcellana. «Ma questo … questo è quello a cui tengo di più.»
Belle sorrise. Non c’era bisogno di aggiungere nient’altro, e lei lo sapeva bene. Quella tazzina rivelava quello che provavano l’uno per l’altro molto meglio di quello che avrebbero potuto fare milioni di parole. Rumple avvertì chiaramente il desiderio della ragazza di annullare i pochi centimetri di distanza che c’erano tra loro due, e per un breve momento fu tentato di cedere alla sua muta e ammaliante richiesta. La voleva. Disperatamente. Ma sapeva che avrebbe soltanto peggiorato le cose.
Deglutì, stringendo ancora di più la tazzina tra le dita, e si sforzò di dire quello che doveva dire.
«E adesso, devi andare via.»
Belle aggrottò le sopracciglia e lo guardò come se non avesse ben capito le parole che erano appena uscite dalle sue labbra. «Cosa … andare via? Perché?» domandò, confusa.
Perché se non te ne vai adesso, non potrò fare altro che stringerti a me e baciarti finché mi rimarrà fiato per farlo ... e allora sarà troppo tardi per salvarti, mia cara.
Era questo che aveva intenzione di dirle. Non sarebbe riuscito a trovare un modo migliore per spiegarle quello che provava in quel momento. Ma quando finalmente riuscì a parlare di nuovo, furono altre le parole che, a dispetto della sua volontà, fuoriuscirono dalle sue labbra.
«Devi andartene, Belle» ripeté, «perché nonostante ciò che speravi … io rimango ancora un mostro.»
Di nuovo quella fossetta sulla sua guancia, di nuovo quegli occhi azzurri fissi nei suoi. Belle rimase a guardarlo senza dire nulla per diversi secondi, e Rumple attese il momento in cui la ragazza, voltandosi e salutandolo per l’ultima volta con uno sguardo carico di dolorosa rassegnazione, sarebbe uscita dal suo negozio e sarebbe scomparsa definitivamente dalla sua vita.
Ma poi, con sua enorme sorpresa, Belle abbassò lo sguardo e scosse la testa, sorridendo.
«Ma non capisci?» chiese, poggiando entrambe le mani sulle sue spalle e tornando a guardarlo negli occhi, come se non riuscisse a capacitarsi della sua ingenuità. «E’ proprio per questo motivo che devo rimanere.»
«Ma …»
«No» lo zittì lei in tono deciso. «Rispondi solo alla mia domanda: tu mi vuoi con te?»
«Certo che ti voglio con me!» esclamò, prendendole d’impulso il viso tra le mani. «Ti voglio più di qualsiasi altra cosa, ma non è questo il punto! Tu sei giovane, sei bellissima …» il suo pollice non riuscì ad evitare di carezzarle la guancia, arrivando a sfiorarle le labbra «… e sei una brava persona. Non meriti di passare il resto della tua vita a cercare di redimere un individuo spregevole e vendicativo, e per giunta molto più vecchio di te! Non è giusto, lo capisci?»
Il sorriso sul volto di Belle si smorzò leggermente, e nei suoi occhi apparve quella luce dura e determinata che Rumple ricordava di averle visto solo una volta: quando l’aveva cacciata dal Castello Oscuro e l’aveva allontanata da sé, facendole credere che non la amava.
«Io non so che cosa sia giusto e cosa non lo sia» disse Belle lentamente, senza distogliere lo sguardo dal suo. «Però alcune cose credo di saperle. Per esempio, so che amo quest’individuo spregevole, vendicativo e molto più vecchio di me …» fece una pausa, mentre sulle sue labbra spuntava un sorrisetto «… e so che questo posto ha urgente bisogno di una ripulita.»
Anche Rumple, nonostante le contrastanti sensazioni che gli laceravano il cuore e la coscienza, non poté fare a meno di lasciarsi andare ad un sorriso ironico. «Non ho avuto modo di assumere altre domestiche, negli ultimi ventotto anni.»
«Lo spero bene» replicò Belle a voce più bassa, avvicinandosi a lui. «Perché sarei stata a dir poco contrariata se qualcun’altra avesse preso il mio posto.»
Il suo sguardo era cambiato, adesso. Il divertimento e la determinazione erano stati sostituiti da una luce maliziosa e provocante, quella luce che Rumple conosceva bene, quella luce Rumple amava follemente e odiava nello stesso tempo. Quella luce che lei, al Castello Oscuro, aveva usato più volte per farlo capitolare e convincerlo ad aprirsi con lei.  Avrebbe potuto fargli fare qualsiasi cosa, quando lo guardava in quel modo …
«Lo sai che non potrebbe mai succedere …» rispose con voce roca, giocando con una ciocca dei suoi capelli.
Le sue labbra erano vicine, adesso. Troppo vicine per poter pensare di scappare. Troppo vicine per poter pensare a qualsiasi cosa. Sentiva il petto di lei aderire al suo, sentiva il suo profumo penetrare inesorabilmente in ogni fibra del suo essere, annullando ogni sua residua facoltà di raziocinio.
«Quindi … significa che accetti la mia offerta di lavoro?» chiese Belle, accarezzandogli delicatamente il collo con un dito.
«Belle …» tentò debolmente di opporsi Rumple con la poca convinzione che gli rimaneva, ma ancora una volta fu messo a tacere.
«Lo prendo come un sì» sussurrò infatti Belle, senza dargli il tempo di continuare. «E adesso, signor Gold,» aggiunse in un soffio, slacciandogli lentamente la cravatta «penso che si arrivato il momento di rimanere in silenzio.»
Capì di non avere più un briciolo di controllo su se stesso quando Belle iniziò a giocare con le sue labbra tormentandole con leggerissimi morsi, come se lo stesse sfidando a spingersi più oltre, mentre le sue piccole dita sottili gli aprivano con lievi fruscii i primi bottoni della camicia.
Doveva toccarla. Non sarebbe riuscito a resistere un minuto di più senza sentire sotto le mani il calore della sua pelle. Rischiava di impazzire.
La sua mano scivolò lungo il fianco della ragazza e le sollevò un lembo del vestito, per poi risalire con delicatezza su per la coscia nuda. Un piccolo sospiro tremante di piacere sfuggì dalle labbra semiaperte di Belle, mentre i loro occhi si incontravano di nuovo, annebbiati dal desiderio.
Fu in quel preciso istante, mentre tutto il resto del mondo scompariva e il retrobottega del banco dei pegni si riduceva a una confusa macchia sfocata, mentre i rumori al’’esterno diventavano semplici echi lontani, che Rumple si rese conto di non poter più tornare indietro.
Quella ragazza possedeva il suo cuore, possedeva la sua anima. Quella ragazza possedeva tutto di lui. Quella ragazza avrebbe potuto farlo vivere o morire con un solo gesto della sua mano, con un solo battito delle sue ciglia.
Quella ragazza avrebbe potuto salvarlo.
Finalmente, con un tremito di impazienza da parte di entrambi, Rumple si decise ad annullare la distanza ridicola fra le loro labbra. E mentre le sue mani si muovevano fra i capelli e sulla schiena di Belle, mentre le loro bocche si scontravano in una lotta tenera e feroce allo stesso tempo, tutto andò improvvisamente a posto. Tutto sembrò esattamente come doveva essere.
E così sia, mia cara. Hai vinto.
Chiuse gli occhi e trattenne il respiro, mentre le mani di Belle si infilavano dolcemente sotto la sua camicia ormai del tutto aperta.
Spero solo di essere degno di te.

 
 


ANGOLO AUTRICE
Salve e ben ritrovati/e! Avevo promesso che mi sarei cimentata di nuovo nella scrittura a tema Rumbelle, e come vedete ho mantenuto la parola! Se non si fosse capito, ho visto da poco il primo episodio della seconda stagione, e i miei feels hanno avuto … ecco … come dire … qualche piccolo trauma (può testimoniarlo la povera Eruanne, che è stata succube in diretta dei miei scleri pieni di faccine con i cuoricini ogni volta che Gold e Belle apparivano sullo schermo).
Anyway, spero che questa mia nuova fatica non vi abbia deluso! Come avrete notato, ho regalato ai nostri due piccioncini un momento un po’ più *cof cof* intimo :P :P :P spero abbiate gradito!
Vi informo che devo ancora vedermi quasi tutta la seconda stagione e la terza per intero … quindi quasi sicuramente tornerò a scartavetrarvi le balls con altri deliri Rumbell ;)
A presto (spero)!
Linda




 
   
 
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