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Titolo della storia: Il vetro taglia anche all’interno di un sogno
Pacchetto scelto: Peonia
Coppia: Draco/Hermione
Rating: giallo
Contesto: dopo la guerra
Genere: introspettivo, generale, forse sentimentale (?)
Note/avvertimenti: /
Note dell'Autore: Dannato prompt. Dannato. Piccola dramione senza pretese, comunque. Altre note in fondo.
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Titolo della storia: Il vetro taglia anche all’interno di un sogno
Pacchetto scelto: Peonia
Coppia: Draco/Hermione
Rating: giallo
Contesto: dopo la guerra
Genere: introspettivo, generale, forse sentimentale (?)
Note/avvertimenti: /
Note dell'Autore: Dannato prompt. Dannato. Piccola dramione senza pretese, comunque. Altre note in fondo.
Il vetro taglia
anche all’interno di un sogno
Sentiva dolore.
Il dolore era
nei nervi, sulla pelle, persino nelle ossa. Bruciava, non più intensamente come
prima, ma tanto da lasciarla in preda agli spasmi involontari.
Si sforzò di
tenere aperti gli occhi ancora un secondo: era troppo presto, c’era confusione
attorno a lei, ma erano in trappola a casa del nemico e lei era la mente del trio;
doveva trovare un modo per andarsene e per portare con sé i suoi amici…
Sentì un rumore
strano, come uno spostamento d’aria, e un enorme lampadario di cristallo le
franò addosso, rompendosi in mille schegge.
Fra i frammenti
di vetro che si sollevavano ovunque, Hermione vide, come in un film, a
rallentatore, Draco Malfoy che sgranava gli occhi e tendeva le mani, quasi a
volerla aiutare.
Poi, solo
l’oblio.
***
La
guerra era finita.
Il
mondo magico si era preso l’estate per rimarginare le ferite, piangere i morti
e ricostruire. Di certo il dolore non sarebbe scomparso in soli tre mesi; per
chi aveva subito un lutto, poi, il dolore forse non sarebbe scomparso mai.
Ma
era tempo di ricominciare. I primi passi erano stati fatti, Hogwarts era stata
ricostruita. E lei, Hermione Granger, la strega più brillante del suo anno, era
tornata per frequentare il suo settimo anno.
Credeva
che avrebbe trovato pace, forse ancora un po’ di dolore dietro i sorrisi.
Credeva, tutt’al più, che sarebbe stata infastidita in quanto eroina facente
parte del trio, dato che dopo la guerra il ruolo che aveva avuto era diventato
evidente a tutti.
Non
aveva fatto i conti con Draco Malfoy.
***
Una
volta finita la guerra, Draco aveva ringraziato Merlino, Morgana e tutte le
personalità magiche importanti per quel risultato. La sua famiglia se l’era
cavata bene, grazie alla mossa a sorpresa di sua madre, e persino Lucius era
riuscito ad evitare la prigione, iniziando a collaborare con gli Auror per la
cattura degli ex Mangiamorte superstiti.
Quanto
a lui, Potter aveva testimoniato in suo favore sia per la faccenda di Silente
che per quando si era rifiutato di riconoscerli, quella volta che erano stati
catturati, e non aveva fatto menzione al ridicolo inseguimento durante la
battaglia, forse per via della morta di Tiger o forse per altro, non lo sapeva.
Adesso
lui era un ragazzo libero e aveva deciso di tornare ad Hogwarts per
rifrequentare il settimo anno, così come era stato concesso a tutti.
Fra
i motivi che l’avevano spinto a riprendere gli studi, c’era anche e
soprattutto… Beh, lei.
La
verità era che non l’aveva mai dimenticata. Certo, il fatto che lei avesse
scelto quei decerebrati di Potter e Weasley aveva bruciato, i primi tempi, e
poi la guerra aveva travolto un po’ tutti, e lui era anche riuscito a
ringraziare Merlino per averla tenuta lontana da lui e a maledire Morgana
perché, sapendo che era amica del Prescelto, sicuramente avrebbe corso un sacco
di rischi inutili per stare dietro a quell’idiota. Ma, adesso che era tutto
finito… Se la conosceva almeno un poco, sarebbe tornata ad Hogwarts. Quella
ragazza era cresciuta a pane e libri.
Così,
non avrebbe dovuto far altro che tentare di ricominciare.
Si
illudeva che, se avesse teso la mano, lei non avrebbe esitato un attimo a
stringergliela, dato che il castello di pregiudizi era crollato miseramente
alla fine della Battaglia e che, in ogni caso, era stato lui ad essere in
torto. Se avesse dimostrato la buona volontà di cambiare…
Purtroppo,
aveva avuto una brutta sorpresa.
***
Hermione
era tornata sola ad Hogwarts.
Draco
aveva aspettato due giorni, osservando la Sala Grande durante l’ora dei pasti e
gli studenti a lezione, prima di iniziare ad esultare.
Poi
l’aveva avvicinata.
“Ehi,
Granger.”
Non
aveva usato un tono offensivo. L’aveva vista in un corridoio da lontano e si
era affrettato a raggiungerla.
Lei
si era girata solo per riuscire ad identificarlo, prima di assumere
un’espressione scocciata.
“Malfoy,
a che devo l’onore di una tua parola?”
A
quel punto lui aveva sentito montare l’irritazione. Insomma, era venuto in pace
e lei lo guardava come… Come se fosse poco meno di niente, come se avesse
interrotto qualcosa di fondamentale!
Così
aveva iniziato a insultarla, e dopo il primo insulto non era più riuscito a fermarsi,
riprendendo la sua vecchia abitudine e mandando all’aria tutti i buoni
propositi.
Lei
aveva assottigliato gli occhi e gli aveva risposto per le rime, prima di girare
i tacchi e di andarsene; si era offesa, ma senza dubbio non aveva intenzione di
dargli corda.
E
lui si era arrabbiato ancora di più.
***
Malfoy
la perseguitava.
Se
lo incrociava in corridoio non si esimeva dallo schernirla, facendo battute
anche piuttosto pesanti sul suo aspetto fisico e sul suo essere ‘un topo di
biblioteca’. Ovviamente ogni insulto era condito da una buona dose di
“Sanguesporco”.
Hermione
cercava di ignorarlo il più possibile; le poche volte che reagiva in genere
finivano in Schiantesimi.
Credeva
comunque di aver visto ormai il peggio del ragazzo, quando accadde.
Erano
a lezione di pozioni. Lumacorno aveva accettato di insegnare anche quell’anno,
in attesa che trovassero un sostituto e che gli permettessero di andare
definitivamente in pensione.
Hermione
era tutta concentrata sulla sua pozione – stava triturando radici –, così
all’inizio non se ne accorse. Quando alzò lo sguardo, vide Malfoy osservarla
con una strana espressione, come se stesse valutando qualcosa. Aveva in mano un
barattolo di aculei di porcospino, segno che era appena stato a prenderli
nell’armadio delle scorte.
“Malfoy,
hai problemi?”
Vide
troppo tardi la sfumatura lilla della pozione. La sua mano aveva già fatto
scivolare le radici, che ora stavano inesorabilmente cadendo in quello che,
qualsiasi cosa fosse in quel momento, non era più dell’Ossofast.
“Che
diamine hai fatto?” chiese, sgranando gli occhi dalla paura.
Malfoy
non rispose e non si mosse. Dopo circa un secondo, prima che i due potessero
anche solo pensare di allontanarsi, il calderone esplose direttamente in faccia a loro.
E
poi fu l’oblio.
***
Si
sentiva come quel giorno.
Si
era svegliata di soprassalto con la sensazione dei frammenti di vetro che le
vorticavano attorno, e con la consapevolezza di dover continuare ad essere
lucida, nonostante il dolore.
Hermione
si toccò il viso, che sicuramente era stato colpito dalla pozione modificata da
Malfoy. Un naso, due occhi, le labbra… Sembrava tutto apposto. Aveva ancora le
sopracciglia, bene.
Il
suo cuore si calmò e lei si rese conto di cosa stonasse: era nel suo letto, in
dormitorio, e il sole sembrava essere appena sorto.
“Che
accidenti… Ho sognato?”
Da
quando in qua, però, i sogni erano così vividi?
Hermione,
incerta, si alzò e si diresse in bagno. Non sarebbe più riuscita a dormire
neanche volendo, dopo aver preso quel colpo, e fare una doccia sembrava un buon
compromesso, che le avrebbe permesso di distendere i nervi e di capire cosa
fosse successo.
Si
lavò e si vestì e, poi, dato che il suo stomaco aveva iniziato a brontolare, si
diresse verso la Sala Grande, per colazione.
Giunta
in Sala Comune iniziò ad avvertire una punta di panico, a cui cercò di non far
caso, mentre si sforzava di capire cosa non andasse. Solo parecchi piani più
sotto, ormai in vista delle porte della Sala Grande, comprese: non c’era
nessuno.
Anche
dentro la Sala, i quattro tavoli erano perfettamente vuoti… Ad eccezione di
Draco Malfoy, che aveva alzato di scatto la testa dalla sua colazione nel
momento in cui era entrata.
“TU!”
urlò Hermione, schiumante di rabbia.
Si
avvicinò al tavolo dei Serpeverde e vide Draco arretrare appena, gli occhi
pieni di paura.
“CHE
ACCIDENTI HAI COMBINATO?!”
“Beh…”
iniziò lui, titubante.
“Allora?!”
“Volevo
solo farti uno scherzo…”
“Uno
scherzo? UNO SCHERZO? VUOI DIRE CHE MI E’ ESPLOSO DAVVERO UN CALDERONE IN
FACCIA E TU LO CHIAMI ‘SCHERZO’?!”
“Ehi,
il calderone in faccia è esploso anche a me, Granger!”
Hermione
si arpionò il volto con le mani e si fece cadere di peso sulla panca, la rabbia
sostituita dal terrore.
“Ma
se è successo davvero, allora vuol dire che… Vuol dire che… Potrei essere
sfigurata…”
Malfoy
non sapeva che dire, e rimase a fissarla a bocca semiaperta per un po’. Poi la
collera montò di nuovo in Hermione, ma lei cercò di controllarsi e si rivolse
di nuovo al ragazzo.
“Si
può sapere che accidenti hai messo nel calderone?! E perché diavolo qui non c’è
nessuno?”
Malfoy
fece un colpo di tosse.
“Era
una fiala di SogniSvegli Brevettati Weasley.” rispose, guardandola di nuovo in
quel modo strano della lezione, come se fosse… Concentrato “E immagino che
questo sia un effetto collaterale. Forse siamo in infermeria, in questo
momento. E forse questo è il mio sogno e basta, e tu stai immaginando
tutt’altro.”
“Ti
pare che se fosse solo il tuo sogno sogneresti me? Che cavolo, Malfoy, ma perché
avresti dovuto fare una cosa così stupida?!”
A
questo punto fu Malfoy ad arrabbiarsi. Si alzò in piedi di scatto e le rivolse
un’occhiata gelida.
“Scusa
tanto, Granger! Ho pensato che, se avessi sognato un po’, forse ti saresti
ricordata qualcosina, invece di continuare a fare come al solito.”
Detto
questo si girò e marciò a grandi passi fuori dalla Sala.
Hermione
lo lasciò andare: era talmente arrabbiata che l’avrebbe schiantato o peggio, e
sinceramente non voleva sapere cosa sarebbe successo se l’avesse ucciso in quel
luogo strano doveva si trovavano, che forse era un sogno o forse no. Meglio non
averlo intorno per un po’, sbollire e poi cercare una soluzione al problema.
Si
alzò e si diresse verso il suo tavolo. Malfoy stava mangiando… La colazione sarebbe
apparsa anche a lei? Appena pensò alla domanda, vide comparire una tazza di the
e una fetta di torta ai frutti di bosco.
Quindi, a quanto
pare, questo funziona ancora.
Non
sapeva che cosa comportasse, esattamente, il vivere in quel sogno. E non era
neanche sicura di volersi risvegliare presto, se pensava al suo viso che poteva
essere sfigurato… Merlino!
Quell’idiota di
un Malfoy!
Perché
diamine ce l’aveva con lei? Perché non poteva smettere di essere così stronzo,
almeno una volta? Perché da quando l’aveva conosciuto non aveva fatto altro che
prendersela con lei?
No,
un momento, non era vero.
Paralizzandosi
con la torta a mezz’aria, Hermione vide di nuovo uno dei frammenti di cristallo
del lampadario vorticarle davanti, e le mani tese di Draco e la sua espressione
impaurita.
E
ricordò.
***
Aveva raggiunto
il primo scompartimento del treno e l’aveva aperto, sperando di non trovarlo
pieno di studenti.
C’era solo un
ragazzino come lei, incredibilmente biondo, e già vestito con la divisa di
scuola.
“Ciao.” disse
“Posso sedermi?”
Lui, che aveva
alzato lo sguardo dal libro di Incantesimi, le rivolse un sorriso.
“Certo.” rispose
“Piacere, Draco Malfoy” aggiunse, tenendo una mano, dopo che lei aveva
trascinato il bagaglio dentro lo scompartimento.
“Hermione
Granger.” rispose, stringendo la mano e sorridendo a sua volta. Finita quella
formalità cercò di sollevare il baule e di issarlo sulla reticella, ma era
troppo pesante per lei.
“Ti aiuto io.”
le disse Draco, abbandonando il libro e alzandosi per mettersi dall’altro lato
del bagaglio. Poco dopo il baule era scivolato nel suo posto e Hermione aveva
potuto sedersi, stringendo a sé la borsa con ‘Storia di Hogwarts’, il suo libro
preferito.
“Grazie mille.”
“Prego.”
Erano rimasti un
po’ in silenzio a guardarsi. Poi Draco le aveva fatto una domanda, e lei aveva
risposto e la tensione si era sciolta, così avevano iniziato a chiacchierare.
Li aveva
interrotti l’arrivo di un altro studente, disperato perché il suo rospo era
scappato. Quando si era presentato come Neville Paciock, Draco l’aveva guardato
un po’ male, ma non aveva fatto commenti.
Hermione era
subito scattata in piedi ed era già mezza fuori dallo scompartimento, quando si
era girata.
“Mi guardi le
mie cose finché non torno, Draco?”
“Certamente.”
aveva risposto lui, accennando ancora un sorriso.
***
Draco
era furioso.
Dato
che non poteva far altro, prese a calci la base di una statua… E per poco non
si ruppe il piede, cosa che lo portò ad imprecare a gran voce e a saltellare
per un po’ tenendosi l’estremità incriminata.
Era
come se il senso di ingiustizia che sentiva da inizio anno gli fosse crollato
improvvisamente addosso.
Sapeva
che in parte era colpa sua. Aveva tanto da farsi perdonare, e si era illuso che
i frammenti di sé contrastanti con il suo volere primario fossero semplicemente
spariti con la guerra.
I
pregiudizi contro i Sanguesporco… Non che ci avesse mai creduto fino in fondo.
I suoi genitori avevano cercato di inculcargli quella idea, certo, ma prima di
tutto gli avevano sempre detto che doveva fare quanto era il suo potere per
essere felice. Il ritorno di Lord Voldemort aveva scombussolato ancor di più i
suoi piani, mettendolo in una posizione non proprio piacevole, ma pensava che
quantomeno lei avesse capito la
motivazione dietro i suoi gesti.
E
invece era stata stupida come tutti – perché gli aveva fatto passare il tentato
omicidio di Silente, sì, ma non aveva compreso il resto –, e Draco un po’ la
odiava per questo. Lei, Hermione, che per antonomasia era l’intelligenza
incarnata in Strega, stupida come e più degli altri!
Dannazione.
Draco
tornò nei sotterranei, lasciandosi cadere su uno dei divani della Sala Comune deserta.
E
si ricordò della prima volta che l’aveva vista anche da quel punto di vista, quando ormai era già troppo tardi.
***
Non lo avrebbe
ammesso neppure sotto tortura, ma Draco sapeva di aver invitato Pansy al Ballo
del Ceppo perché, sotto sotto, sperava che la Granger si ingelosisse un po’.
Non che lei fosse sua amica – bene o male, non si parlavano da ormai tre anni,
se non per insultarsi – ma, forse, vedendolo a braccetto con la Serpeverde che
più odiava si sarebbe ricordata di come un tempo loro due andassero d’accordo.
Forse.
Era meglio
tentare; era meglio di niente.
Aveva cercato,
nel frattempo, di scoprire con chi sarebbe venuta. Non ci era riuscito, ma
aveva pensato che, a quel punto, se ne sarebbe stata al fianco di uno sfigato
qualsiasi, magari Tassorosso… Oppure che fosse stata sola, addirittura.
Così ci era
rimasto doppiamente male quando l’aveva vista, bellissima e quasi
irriconoscibile, dati i capelli insolitamente lisci, al braccio di nientepopodimeno
che Viktro Krum
Aveva quasi
avuto un travaso di bile.
Lei,
sfigata-Granger, la so-tutto-io più insopportabile di Hogwarts, che se la
faceva con un giocatore di Quidditch internazionale più grande di loro!
Aveva cercato di
tenere duro per tutta la sera. La ignorava per diversi minuti, e poi si
riscopriva a sbirciarla senza farsi vedere.
Il suo piano si
era ritorto contro di lui. Pansy Parkinson non poteva neppure pensare di competere con Viktor Krum.
E Hermione era
bella, dannatamente bella.
Non ci aveva mai
pensato, prima. Prima aveva creduto di aver perso un’amica per quegli idioti di
Potter e Weasley – a cui lei non aveva esitato ad aggrapparsi, anche se era
stato Weasley la causa della maggior parte dei suoi pianti! –, ma quella sera
si rese conto di aver perso di più.
Le mani di
Viktor Krum erano sempre sui fianchi di Hermione e non lo sopportava.
Avrebbe voluto
essere lui a toccarla.
Una volta
tornato nei dormitori, prese una di quelle bocce di vetro incantate che avevano
al loro interno un mini-paesaggio, dove la neve continuava a scendere, e la
sfracassò contro il muro.
I frammenti di
vetro esplosero di fronte a lui, mentre la musichetta natalizia si spense e ciò
che restava della neve si sciolse a contatto del pavimento.
Era stato un regalo
di sua madre. Pazienza, ne avrebbe ricomprato un altro uguale prima di tornare
a casa.
***
Si
incontrarono ancora, inevitabilmente, verso l’ora di pranzo.
Hermione
osservò Malfoy con aria dubbiosa e circospetta per tutta la durata del pasto,
che consumarono ognuno al proprio tavolo. Lui infilzava i suoi ravioli con
rabbia, come se fosse ancora di malumore.
Quando
finì di mangiare, lei lo seguì. Arrivarono in un corridoio che si apriva sul
cortile di Trasfigurazione, prima che Malfoy si girasse, seccato, per chiederle
conto del pedinamento.
“Beh?!”
Hermione
incrociò le braccia sotto il seno.
“Scusa
tanto se sono l’unica a pensare che dovremmo lavorare a questo problema
insieme!”
L’irritazione
aveva di nuovo avuto la meglio. C’era qualcosa che non capiva e lei odiava sentirsi ignorante.
“Scusa
tanto, eh, se penso che avresti anche potuto dirmelo, invece di seguirmi e
basta!” le fece il verso lui.
La
rabbia sembrò crepitare attraverso Hermione, tanto che i capelli le si
gonfiarono un po’, come se di norma non fossero già abbastanza cespugliosi.
“Non
so cosa tu abbia fatto, caro mio”
disse, mettendo una pesante ironia nell’epiteto “Ma si dà il caso che io sia andata in biblioteca. E,
indovina?”
“Non
lo so, cosa? Hai magicamente trovato la soluzione in un libro?”
“No!
I libri sono bianchi. Bianchi! Non c’è assolutamente niente di niente! Ci sono
solo copertine e pagine vuote e molti non hanno neppure il titolo!”
La
voce le era salita di un’ottava. Hermione accusava Malfoy, ovviamente, del
fatto che fossero bloccati in quel posto sognante, senza avere nessuna
possibilità di fuga.
“Quindi
adesso vedi di farti venire qualche idea, perché io non sopporto di dover stare
in tua compagnia più di un altro secondo!”
“Certo!”
rispose Malfoy, stringendo i pugni e gonfiandosi “Quindi perché mai dovremmo
lavorare insieme?! Hai un intero castello a disposizione: se ci tieni tanto,
vai a startene per i cavoli tuoi da un’altra parte!”
Si
era avvicinato di un passo, senza accorgersene, probabilmente per riuscire
meglio ad urlarle contro. Hermione era arretrata di conseguenza, ma il piede
era finito nello spazio vuoto dello scalino che scendeva verso il cortile
interno.
La
ragazza incespicò, per un attimo dimentica della rabbia e della discussione, ma
prima che potesse cadere due braccia la strinsero.
Alzando
lo sguardo, Hermione incontrò il viso di Malfoy teso dalla preoccupazione.
Un
altro frammento le vorticò attorno, e si sentì come se rivivesse un dejà-vu.
***
“Devi smetterla
di prendertela, se gli altri sono ignoranti.”
Hermione non
l’aveva visto arrivare, ma, sollevando appena il viso dalle mani, riconobbe
Draco.
Il ragazzino
aveva lasciato cadere a terra la borsa dei libri e le si era seduto accanto.
Era ormai la
quinta volta che la sorprendeva così, in lacrime perché qualcuno l’aveva presa
in giro, ed era la quinta volta che si sedeva accanto a lei e cercava di
consolarla.
“R-Ron h-ha
detto che n-non ho amici p-perché s-sono un’insopportabile s-so-tutto-io.”
disse, fra i singhiozzi, sprofondando di nuovo con il viso nelle mani.
Draco la osservò
per qualche istante, poi le poggiò una mano sul ginocchio.
“Weasley è un
idiota.” rispose “E non è vero che non hai amici. Ci sono io.”
E allora
Hermione smise di piangere, si asciugò le lacrime e lo fissò sorridendo,
nonostante gli occhi rossi e gonfi.
“Grazie.”
***
Draco
non aveva potuto fare altro.
L’aveva
vista cadere e il suo corpo aveva agito d’istinto.
“Stai
bene?” chiese, dopo un primo momento di spavento e preoccupazione.
Lei
arrossì. Lui ci mise un attimo a comprendere il senso di quello che era
successo, ma Merlino, è arrossita!
“Ehm…
Sì, sto bene.” rispose, poggiando le mani sul suo petto, come a spingerlo
indietro e a liberarsi dalla stretta.
Ma
Draco non riusciva a ragionare più lucidamente. Hermione era fra le sue braccia
– fra le sue braccia! –, rossa di
vergogna e non di rabbia. E il suo cuore accelerò i battiti.
La
strinse ancor di più a sé e tuffò il viso nei suoi capelli, aspirandone
l’odore, finalmente. Senza doversi
nascondere, dietro l’angoli dei corridoi che lei aveva appena svoltato,
cercando di trattenere la fragranza della sua pelle il più a lungo possibile.
Draco
inspirò come se ne andasse della sua stessa vita.
“Malfoy…”
iniziò lei, impacciata.
“No.”
disse lui, senza lasciarla “Non chiamarmi così. Non ti ricordi più?”
***
Il
fatto era che Hermione si ricordava.
Si
ricordava fin troppo bene come era stata felice, nonostante tutto, in quel
primo periodo di scuola.
Lei,
che veniva dal mondo Babbano, non aveva mai avuto pregiudizi in merito alle
Case. E Draco era stato il suo primo, vero amico. O almeno così credeva.
Poi
era bastato che si avvicinasse un po’ a Harry e Ron, e lui aveva preso ad
insultarla e a evitarla come la peste.
Questo
fatto non le era mai andato giù, non del tutto. Nel frattempo erano successe
altre cose, e c’era stata una guerra da combattere, una guerra che lei credeva
che li avesse divisi per sempre, oltre l’inimmaginabile.
Poi,
nel bel mezzo di una discussione violenta, di come fin troppo ne avevano avute,
lui l’aveva abbracciata e si era messo a
fare il tenero!
Merlino!
Sarebbe
diventata pazza.
Ma,
più di tutto, era spiazzata. Non sapeva che fare; come comportarsi con questo
Draco.
No,
si era già risposta da sola. Questo era Draco,
non Malfoy.
***
“Draco…”
aveva risposto, titubante.
“Hermione.”
Era
passato qualche istante.
“Draco,
io non…”
“Hermione,
adesso farò una cosa, ma promettimi di non schiantarmi.”
“…
Eh? Cosa?”
O mi uccide o
sarà bellissimo,
aveva pensato Draco. Se una delle cose che fino al giorno prima non aveva osato
nemmeno immaginare si stava avverando, tanto valeva provare ad avverarle tutte,
a questo punto. O quasi.
Draco
si staccò leggermente da lei, senza sciogliere l’abbraccio. Hermione lo
guardava, confusa e imbarazzata.
E
lui si chinò sul suo volto, posando le labbra sulle sue.
La
sentì trattenere il respiro. Si mosse appena sulle sue labbra, scorrendo piano.
Poi lei iniziò a ricambiare il bacio, timidamente, e lui ne approfittò in toto,
mordendo e leccando e appropriandosi della sua bocca.
Le
mani di Hermione risalirono fino a cingergli il collo, e lo strattonarono più
vicino, come se lei volesse di più. Aveva inclinato il volto e si era messa in
punta di piedi, per cercare di approfondire quel contatto.
Draco
stava impazzendo, perso in un mare di sensazioni e batticuore.
Era
magnifico.
***
Merlino e
Morgana Morgana e Merlino sto baciando Malfoy, no, che dico, Draco, sto
baciando Draco, Merlino e Morgana Morgana e Merlino…
Hermione
non riusciva a crederci. Il suo corpo sembrava agire come dotato di volontà
propria, lasciandola interdetta. Alternativamente si perdeva in quel bacio, nel
sapore di Draco e nel volerlo più vicino;
mentre poi tornava se stessa e non sapeva a che santo votarsi per il suo stesso
comportamento.
Si
staccarono piano, dopo parecchi minuti, ed erano entrambi a corto di fiato.
“…
Wow.” disse Malfoy, che aveva ancora gli occhi socchiusi e le guance arrossate.
Hermione
gli tirò uno schiaffo, e poi si portò una mano alla bocca, sconvolta dalla sua
stessa reazione.
“Scusa
scusa scusa…!” iniziò a dire.
Draco,
che l’aveva lasciata andare, si stava massaggiando la guancia sbalordito.
“Insomma.”
disse infine, riportando lo sguardo su di lei “Non credevo di far così schifo a
baciare!”
“Deficiente!”
esclamò Hermione, scoppiando in una breve risata “Ma no, è che… Non me
l’aspettavo…”
“Ah,
e quindi vai in giro a schiaffeggiare chiunque ti baci!”
“No!”
Draco,
inspiegabilmente, sorrise, ritrovando qualcosa dell’antica superiorità che
andava ostentando in giro anni fa.
“Ah”
disse “Quindi io sono speciale!”
Hermione
rise di nuovo, non riuscì a trattenersi.
Non
sapeva cosa provare. Il bacio di Malfoy era stato… Eccitante.
No, di Draco,
non di Malfoy.
Però
c’erano delle faccende in sospeso, che non poteva ignorare.
***
“Ti
va se andiamo da qualche parte a… Uhm, parlare?”
L’espressione
di Draco si era fatta di nuovo seria e concentrata. Come se la stesse valutando.
Hermione
tornò subito seria.
“Va
bene.”
I
due aprirono diverse porte fino a trovare l’aula adatta: sembrava un salotto,
compreso tavolino basso, divano, poltrone e camino. Si accomodarono sul divano,
non vicinissimi ma nemmeno ai due lati opposti. La ricerca del luogo giusto li
aveva portati parecchio lontani dalla zona di Trasfgurazione, ed erano passati
diversi minuti.
“Allora…”
iniziò Hermione.
“Allora…
Uhm. Cosa dicevi a proposito dei libri in biblioteca?”
“Che
i libri sono bianchi e non possono darci risposte, ma credevo che volessi
parlare… Beh, di quello che è successo.”
Hermione
era arrossita e aveva abbassato lo sguardo.
Draco
capì che aveva bisogno di risposte. Avevano alle spalle anni di odio e prese in
giro, nonostante un inizio promettente. Si avvicinò di più e le cinse le spalle
con un braccio.
“Io…
Credo di averti sempre voluta baciare.” iniziò a dire, incerto.
Lei,
che non si era sottratta a quel contatto, gli lanciò un’occhiataccia. Sapeva a
cosa stava pensando: lui si era dimostrato un perfetto razzista per ben sette
lunghi anni, e la guerra non era una motivazione sufficiente. Non per i primi
cinque, quantomeno.
Draco
sbuffò appena.
“E
va bene… Mi hai fatto rabbia! Mi hai fatto un sacco di rabbia quando è bastato
un fottutissimo Troll per farti diventare la migliore amica di Potter e Weasley
– Wealsey, capisci! Colui che era il
primo a prenderti in giro e, nella maggior parte dei casi, a farti piangere!”
Hermione ascoltava, sconcertata e incredula “E io mi sono sentito tradito,
tantissimo. Non volevo evitarti o cosa, aveva solo bisogno di sbollire e, beh,
soprattutto stavo aspettando che tu
mi venissi a cercare. Ma non sei mai venuta, mai.”
Hermione
fece per dire qualcosa, ma Draco le mise un dito sulle labbra. Non voleva
essere interrotto, non ora che stava riversando fuori tutto.
“Ho
aspettato un anno, Granger. E tu eri ancora dietro alle sottane di Potter e
Weasley e mi avevi dimenticato. Così mi sono arrabbiato, sì, ma ero anche e
soprattutto deluso. E ti ho chiamato ‘Schifosa Sanguesporco’, perché mi ha
fatto rabbia vedere come difendessi Weasley nonostante tutto.”
Vide
gli occhi di lei sgranarsi appena, segno che stava comprendendo.
“I
miei genitori mi hanno cresciuto con certi ideali, certo, ma io ho cercato
davvero, in buona fede, di fare di testa mia. Non ti ho mai rifiutato: avrei
potuto farlo sin dal secondo giorno di scuola, una volta apprese le tue
origini. Persino sul treno, perché ad un certo punto, se non sbaglio, me l’hai
rivelato tu stessa. Eri curiosa di sapere come vivesse un mago e cosa facesse
durante il giorno, ad esempio, questo me lo ricordo. Eppure non l’ho fatto. Non
ti ho rifiutato per quello che eri, e ti ammiravo per la tua intelligenza.”
Vide
Hermione arrossire e abbassare gli occhi, mortificata. Stava comprendendo e
lui, per quanto poco avvezzo a confessioni simili, sapeva che era necessario
andare avanti. Si sarebbe sforzato, solo
per lei.
“Più
volte mi sono dato del cretino, non credere, e ho pensato di venire a chiederti
scusa, nonostante tutto. Poi ti vedevo con quei due e bruciava… Dannazione, ho
provato a farti star male, davvero, così come ti aveva fatto star male Weasley.
Lui era diventato tuo amico, dopotutto. E l’ho fatto anche pensando di ferirti,
lo ammetto, perché mi facevi davvero rabbia. E poi è iniziata la guerra.”
Parlare
di quel periodo non era facile. Il suo tono si fece più amareggiato, e Draco
decise di glissare sulla maggior parte delle cose.
“Non
è stato un bel periodo, credimi. E allora ho iniziato a pensare che alla fine
era stato meglio così, che tu fossi lontana da me, che io non ti potessi
contaminare con tutto quello schifo… Anche perché non mi avrebbero mai permesso
di essere amico di una Sanguesporco. In tempo di pace forse i miei avrebbero
digerito la notizia, magari mal tollerato ma digerito, per amor mio. Con la
guerra, ammetto di aver avuto una fottuta paura che… Insomma. Però tu non eri
semplicemente dalla parte opposta, tu eri
la parte opposta. Sono stato così in ansia che… Lo sai. E poi, una volta che
era tutto finito, ho deciso che era tempo di smetterla di fare il bambino e di
venirti a chiedere scusa o qualsiasi altra cosa volessi, una volta per tutte… E
tu mi hai urlato di nuovo contro. Beh, non so come sia possibile, ma mi mandi letteralmente in bestia quando
fai così.”
Hermione
aveva scostato il dito dalle labbra e si era avvicinata appena.
“Draco…
Mi dispiace. Non lo sapevo. Credo… Credo di averti aspettato anch’io,
all’inizio.”
Lui
la guardò, stupito.
“Che
significa?”
“All’inizio,
quando Ron e Harry mi hanno salvato dal Troll, e poi… Non sei più venuto. Ho
pensato… Oh, ho pensato diverse cose. Che non volessi avere più a che fare con
me, ad esempio, dato che Harry aveva rifiutato la tua amicizia; addirittura che
ti eri divertito a prendermi in giro fin dall’inizio. Ma non avrei mai pensato
che fossi geloso!”
“Accidenti,
Granger, come hai fatto a essere così stupida?!”
“Ehi!
Io non sono stupida, sei tu che avresti dovuto…!”
I
toni si erano acceso di nuovo e i due si erano allontanati, fissandosi con odio
crescente e gesticolando sempre di più per difendere le loro motivazioni,
finché Draco non aveva avuto la geniale idea di baciarla di nuovo.
Se si è calmata
una volta, forse servirà anche per la seconda.
Hermione
si era sciolta come burro sotto le sue mani. Aveva aperto la bocca e gli aveva
circondato di nuovo il collo con le braccia e, dopo aver cercato di
conficcargli le unghie nella pelle, al di sopra della camicia, si era arresa.
Draco
aveva premuto con una mano sulla sua schiena e con l’altra sulla nuca,
sprofondando in quel cespuglio di capelli indomabili.
Sarebbe
stato un pomeriggio decisamente interessante.
***
L’unica
idea che aveva avuto Hermione concerneva gli Elfi Domestici.
Dopo
quel secondo bacio ne avevano parlato per un po’, lei imbarazzata, lui
soddisfatto.
Erano
scesi quindi nelle cucine, ma non avevano trovato nessuno.
“Gli
Elfi non si fanno trovare facilmente.” aveva detto Draco “Ma in cucina
dovrebbero esserci sempre. Mi sa che
la tua teoria è sbagliata, Granger: probabilmente il cibo appare seguendo i
nostri desideri e basta. Dopotutto, questo non è un sogno?”
Lei
aveva sospirato.
Lui
l’aveva afferrata per mano, trascinandola di nuovo di sopra, nella stanza di
prima. Era ora che si prendesse ciò che aveva voluto sin dall’inizio e, se
quello era solo un sogno, tanto valeva approfittarsene.
Hermione
aveva capito quali erano le intenzioni di Malfoy – glielo si leggeva in faccia
–, ma non aveva detto niente. Non sapeva se essere spaventata o eccitata da
quella situazione.
Certo,
non era da lei. Un conto era ritrovare un amico che si credeva perduto, e anche
sforzarsi di perdonare anni di insulti e malintesi. Un conto era… Quello.
Malfoy
l’afferrò, non appena chiuse la porta, e cercò subito, avido, le sue labbra.
Hermione
ricambiò il bacio con passione, arretrando dietro la sua irruenza, finché non
giunse al divano. Ci cadde sopra, di schiena, trascinandoselo addosso per colpa
della sue braccia intrecciate dietro il suo corpo. E, poi, Draco non sembrava
intenzionato a smettere di baciarla.
Lo
fece lei.
Malfoy
aveva messo un ginocchio fra le sue gambe e cercava di insinuarsi in mezzo a
lei, per stare più comodo. O forse per
altro.
“Malfoy.”
disse lei, nervosa e piccata, staccandosi da lui “Mettiamolo subito in chiaro: io non ho intenzione di fare niente di male,
quindi se è quella la tua idea ti conviene alzarti e andartene prima che una
delle mie sberle ti raggiunga.”
Draco
ridacchiò, più che altro perché lei aveva sottolineato le sue parole cercando
ancora di conficcargli le unghie nella schiena.
Una gatta che
soffia e graffia.
Non
sembrava intenzionata in alcun modo a lasciarlo andare, nonostante tutto.
“Granger,
siamo in un sogno. Che vuoi che succeda?”
“Succede
che io non sono affatto sicura che questo sia un sogno!”
“Ma
se non qui, dove? Quando?”
“Malfoy!
Vattene subito e smettila di provare ad
allargarmi le gambe!”
Un
altro bacio, di nuovo per zittirla.
E
Draco scivolò in mezzo a lei, premendosi addosso a Hermione e facendole sentire
la sua eccitazione.
Hermione
gli morse il labbro a sangue.
“Sei
un porco!”
Così bella, così
appassionata. Un frammento tagliente di vetro che lacera la mia pelle ancora e
ancora.
“So
che ti piace, Granger.”
“Vai
al diavolo!”
Cercò
di liberarsi, senza riuscirci. Ma Draco voleva solo provocarla, e così la baciò
ancora e ancora, mentre lei si dimenava sotto di lei, in principio, fino ad
arrivare poi chiudere le sue gambe attorno ai fianchi di lui, premendo di più
sul suo corpo.
Nonostante
tutto, Draco non andò oltre, non osando sfidare la rabbia di Hermione.
E,
dopotutto, gli sembrava già incredibile così.
Figurarsi
a lei.
***
Hermione
aprì gli occhi piano, disorientata dalla luce. Sbatté le palpebre più volte e
mosse la testa, osservandosi intorno: si trovava in infermeria.
“Cara!
Finalmente ti sei svegliata!”
Madama
Chips era accanto a lei e le stava spalmando qualcosa di fresco sul viso. Si
era interrotta solo qualche istante, nel momento del risveglio.
“Dove…
Cosa…?”
Hermione
cercò di sedersi e madama Chips l’aiutò a sistemarsi sui cuscini. Si sentiva
intontita.
“Una
pozione è esplosa e tu e il signor Malfoy siete stati portati qui. Avete
dormito due giorni interi… Pensavo di allertare il San Mungo domani, ma fortunatamente
vi siete svegliati entrambi.”
“Ci
siamo…? Vuol dire che Malfoy è sveglio?”
“Sì.
Se ne è andato mezz’ora fa.”
“Ah.”
Hermione
si poggiò una mano sul viso e sentì sotto le dita una sostanza vischiosa; la
crema che madama Chips le stava spalmando. D’improvviso si ricordò tutto e il
panico la assalì: era forse rimasta sfigurata in seguito all’esplosione?
“Madama
Chips…!”
La
vecchia Guaritrice, avendo intuito il panico della ragazza, le porse uno
specchio. Hermione vide una grossa bruciatura sulla guancia sinistra, e nulla
più.
“Non
è niente di grave.” disse madama Chips “Basta spalmare quest’unguento due volte
al giorno. Entro una settimana non si vedrà più nulla.”
Il
sollievo la pervase.
“Meno
male.”
“Puoi
restare qui ancora un po’, se vuoi. Almeno dai il tempo alla crema di essere
assorbita dalla pelle.”
“Va
bene.”
Solo
quando la Guaritrice se ne fu andata riuscì finalmente a fare chiarezza.
Era stato un
sogno, o era successo davvero?
Hermione
voltò la testa, là dove, in un letto sfatto, doveva esserci stato Malfoy.
Non
sapeva che pensare.
***
Ci
vollero due giorni prima che trovasse il coraggio.
Malfoy
non la infastidiva come al solito. Anzi, sembrava non notare neppure la sua
presenza.
Così,
confusa ma decisa a scoprire la verità, Hermione tornò nella stanza dove erano
stati nel sogno.
Draco
era lì, seduto sul divano. Appena la vide scattò in piedi e, non dandole il
tempo neppure per un saluto, la prese fra le braccia e la baciò.
E l’ultimo frammento
di cristallo cadde a terra, lasciandola a un secondo dall’oblio, con l’immagine
di Draco che sgranava gli occhi dalla paura e dalla preoccupazione e si
sporgeva verso di lei a braccia tese, come per salvarla…
“Uhm.”
disse Hermione, staccandosi a fatica, imponendo al suo corpo di recuperare il
controllo. Era arrossita ed era in imbarazzo, ma anche abbastanza eccitata
“Immagino che questo voglia dire che è successo davvero, vero?”
Draco
ridacchiò.
“Sì,
beh.” rispose “Avevo questo dubbio anch’io.”
“E
allora mi baci a caso, non sapendo nulla?!”
“Metti
caso che era accaduto solo nella mia testa… Come potevo continuare a vivere
senza aver mai poggiato le mie labbra sulle tue?”
“Malfoy!”
“Avevamo
detto anche qualcosa a proposito dei nomi, se non sbaglio.”
E
poi non ci fu più tempo per parlare, perché Draco la baciò di nuovo e la spinse
ancora, verso la porta, finché non la richiuse del tutto. Spinse ancora e
Hermione fu costretta ad aprire leggermente le gambe, pressata.
L’erezione
del ragazzo le premeva sullo stomaco, eccitandola. Si lasciò sfuggire un
sospiro che per metà era un gemito.
“Hermione…”
disse Draco, ad un centimetro dalle sue labbra “Adesso siamo nel mondo reale,
sarebbe così brutto far finire il sogno nella realtà?”
“Malfoy!
Sei un porco!”
“Devi
chiamarmi Draco…”
“Ciò
non toglie che tu sia un porco!”
Le
dita di Hermione premevano, cercando di scavare oltre la camicia, di incidere
direttamente la pelle. E lei era bellissima, così, rossa di vergogna e
imbarazzo eppure così calda ed
eccitata.
“Beh,
ma…”
Draco
non fece a tempo a rispondere, perché stavolta fu Hermione a trarlo a sé per
baciarlo nuovamente.
E così l’ultimo
frammento era tornato al suo posto, ricomponendo una sfera che per troppo tempo
era rimasta rotta e dimenticata. Non suonava una carola natalizia, ma una
musica fatta di insulti e passione, e piovevano gocce di sangue come neve, una
volta che le unghie riuscirono a raggiungere la pelle che avevano desiderato
ardentemente di poter squarciare.
Ho come
l’impressione che non ti piacerà, inoltre è stata scritta di fretta e a caso
dopo un esame, quindi va beh. Però avevo questa idea da un po’. Ah! La cosa del
treno l’ho letta in un’altra meravigliosa fanfiction di cui non ricordo né
titolo né autore. Ovviamente non l’ho copiata pari pari e ho sviluppato la mia
idea (la sua era diversa); diciamo che ho ripreso il momento. Mi sembrava
giusto dirlo, ecco. Ah, anche Draco che “molesta” Hermione l’ho pensato con
riferimento ad una storia di Nefastia, ma sia le motivazioni che le conclusioni
non c’entrano assolutamente nulla, ovviamente. Uh! Ho dimenticato una cosa. Il
risveglio avviene perché il Filtro ha una durata limitata, che è stata per un
po’ compromessa dalla pozione. E sì, avviene proprio mentre i due stanno
facendo ‘cose’, perciò Hermione non riesce a capire subito che succede e per
questo alla fine Draco le chiede di continuare il sogno. Se ti chiedi perché se
ne è andato dall’infermeria, è perché non sa cosa pensare, e non è sicuro che
in quel sogno c’erano in due (insomma, alla fine è diventato un sogno
pseudo-erotico di ciò che più desiderava, quindi perché avrebbe dovuto sognarlo
anche Hermione?). E, come nota finale, ti dico che sono assolutamente
consapevole che il titolo non c’entra nulla e nemmeno la frase finale, ma non
sapevo che mettere e ora devo scappare. Spero di non aver fatto troppi errori,
ho potuto rileggere solo una volta!