Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Mitsuki91    27/03/2014    4 recensioni
Piccola dramione senza pretese.
Partecipa al contest "Oneshot a ore" indetto da Mary Black sul forum di EFP.
***
“Malfoy, hai problemi?”
Vide troppo tardi la sfumatura lilla della pozione. La sua mano aveva già fatto scivolare le radici, che ora stavano inesorabilmente cadendo in quello che, qualsiasi cosa fosse in quel momento, non era più dell’Ossofast.
“Che diamine hai fatto?” chiese, sgranando gli occhi dalla paura.
Malfoy non rispose e non si mosse. Dopo circa un secondo, prima che i due potessero anche solo pensare di allontanarsi, il calderone esplose direttamente in faccia a loro.
E poi fu l’oblio.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Partecipa al contest "Oneshot a ore" indetto da Mary Black sul forum di EFP.

Nickname sul forum: Mitsuki91
Nickname su EFP: Mitsuki91
Titolo della storia: Il vetro taglia anche all’interno di un sogno
Pacchetto scelto: Peonia
Coppia: Draco/Hermione
Rating: giallo
Contesto: dopo la guerra
Genere: introspettivo, generale, forse sentimentale (?)
Note/avvertimenti: /
Note dell'Autore: Dannato prompt. Dannato. Piccola dramione senza pretese, comunque. Altre note in fondo.



Il vetro taglia anche all’interno di un sogno


Sentiva dolore.
Il dolore era nei nervi, sulla pelle, persino nelle ossa. Bruciava, non più intensamente come prima, ma tanto da lasciarla in preda agli spasmi involontari.
Si sforzò di tenere aperti gli occhi ancora un secondo: era troppo presto, c’era confusione attorno a lei, ma erano in trappola a casa del nemico e lei era la mente del trio; doveva trovare un modo per andarsene e per portare con sé i suoi amici…
Sentì un rumore strano, come uno spostamento d’aria, e un enorme lampadario di cristallo le franò addosso, rompendosi in mille schegge.
Fra i frammenti di vetro che si sollevavano ovunque, Hermione vide, come in un film, a rallentatore, Draco Malfoy che sgranava gli occhi e tendeva le mani, quasi a volerla aiutare.
Poi, solo l’oblio.

***

La guerra era finita.
Il mondo magico si era preso l’estate per rimarginare le ferite, piangere i morti e ricostruire. Di certo il dolore non sarebbe scomparso in soli tre mesi; per chi aveva subito un lutto, poi, il dolore forse non sarebbe scomparso mai.
Ma era tempo di ricominciare. I primi passi erano stati fatti, Hogwarts era stata ricostruita. E lei, Hermione Granger, la strega più brillante del suo anno, era tornata per frequentare il suo settimo anno.
Credeva che avrebbe trovato pace, forse ancora un po’ di dolore dietro i sorrisi. Credeva, tutt’al più, che sarebbe stata infastidita in quanto eroina facente parte del trio, dato che dopo la guerra il ruolo che aveva avuto era diventato evidente a tutti.
Non aveva fatto i conti con Draco Malfoy.

***

Una volta finita la guerra, Draco aveva ringraziato Merlino, Morgana e tutte le personalità magiche importanti per quel risultato. La sua famiglia se l’era cavata bene, grazie alla mossa a sorpresa di sua madre, e persino Lucius era riuscito ad evitare la prigione, iniziando a collaborare con gli Auror per la cattura degli ex Mangiamorte superstiti.
Quanto a lui, Potter aveva testimoniato in suo favore sia per la faccenda di Silente che per quando si era rifiutato di riconoscerli, quella volta che erano stati catturati, e non aveva fatto menzione al ridicolo inseguimento durante la battaglia, forse per via della morta di Tiger o forse per altro, non lo sapeva.
Adesso lui era un ragazzo libero e aveva deciso di tornare ad Hogwarts per rifrequentare il settimo anno, così come era stato concesso a tutti.
Fra i motivi che l’avevano spinto a riprendere gli studi, c’era anche e soprattutto… Beh, lei.
La verità era che non l’aveva mai dimenticata. Certo, il fatto che lei avesse scelto quei decerebrati di Potter e Weasley aveva bruciato, i primi tempi, e poi la guerra aveva travolto un po’ tutti, e lui era anche riuscito a ringraziare Merlino per averla tenuta lontana da lui e a maledire Morgana perché, sapendo che era amica del Prescelto, sicuramente avrebbe corso un sacco di rischi inutili per stare dietro a quell’idiota. Ma, adesso che era tutto finito… Se la conosceva almeno un poco, sarebbe tornata ad Hogwarts. Quella ragazza era cresciuta a pane e libri.
Così, non avrebbe dovuto far altro che tentare di ricominciare.
Si illudeva che, se avesse teso la mano, lei non avrebbe esitato un attimo a stringergliela, dato che il castello di pregiudizi era crollato miseramente alla fine della Battaglia e che, in ogni caso, era stato lui ad essere in torto. Se avesse dimostrato la buona volontà di cambiare…
Purtroppo, aveva avuto una brutta sorpresa.

***

Hermione era tornata sola ad Hogwarts.
Draco aveva aspettato due giorni, osservando la Sala Grande durante l’ora dei pasti e gli studenti a lezione, prima di iniziare ad esultare.
Poi l’aveva avvicinata.
“Ehi, Granger.”
Non aveva usato un tono offensivo. L’aveva vista in un corridoio da lontano e si era affrettato a raggiungerla.
Lei si era girata solo per riuscire ad identificarlo, prima di assumere un’espressione scocciata.
“Malfoy, a che devo l’onore di una tua parola?”
A quel punto lui aveva sentito montare l’irritazione. Insomma, era venuto in pace e lei lo guardava come… Come se fosse poco meno di niente, come se avesse interrotto qualcosa di fondamentale!
Così aveva iniziato a insultarla, e dopo il primo insulto non era più riuscito a fermarsi, riprendendo la sua vecchia abitudine e mandando all’aria tutti i buoni propositi.
Lei aveva assottigliato gli occhi e gli aveva risposto per le rime, prima di girare i tacchi e di andarsene; si era offesa, ma senza dubbio non aveva intenzione di dargli corda.
E lui si era arrabbiato ancora di più.

***

Malfoy la perseguitava.
Se lo incrociava in corridoio non si esimeva dallo schernirla, facendo battute anche piuttosto pesanti sul suo aspetto fisico e sul suo essere ‘un topo di biblioteca’. Ovviamente ogni insulto era condito da una buona dose di “Sanguesporco”.
Hermione cercava di ignorarlo il più possibile; le poche volte che reagiva in genere finivano in Schiantesimi.
Credeva comunque di aver visto ormai il peggio del ragazzo, quando accadde.
Erano a lezione di pozioni. Lumacorno aveva accettato di insegnare anche quell’anno, in attesa che trovassero un sostituto e che gli permettessero di andare definitivamente in pensione.
Hermione era tutta concentrata sulla sua pozione – stava triturando radici –, così all’inizio non se ne accorse. Quando alzò lo sguardo, vide Malfoy osservarla con una strana espressione, come se stesse valutando qualcosa. Aveva in mano un barattolo di aculei di porcospino, segno che era appena stato a prenderli nell’armadio delle scorte.
“Malfoy, hai problemi?”
Vide troppo tardi la sfumatura lilla della pozione. La sua mano aveva già fatto scivolare le radici, che ora stavano inesorabilmente cadendo in quello che, qualsiasi cosa fosse in quel momento, non era più dell’Ossofast.
“Che diamine hai fatto?” chiese, sgranando gli occhi dalla paura.
Malfoy non rispose e non si mosse. Dopo circa un secondo, prima che i due potessero anche solo pensare di allontanarsi, il calderone esplose direttamente in faccia a loro.
E poi fu l’oblio.

***

Si sentiva come quel giorno.
Si era svegliata di soprassalto con la sensazione dei frammenti di vetro che le vorticavano attorno, e con la consapevolezza di dover continuare ad essere lucida, nonostante il dolore.
Hermione si toccò il viso, che sicuramente era stato colpito dalla pozione modificata da Malfoy. Un naso, due occhi, le labbra… Sembrava tutto apposto. Aveva ancora le sopracciglia, bene.
Il suo cuore si calmò e lei si rese conto di cosa stonasse: era nel suo letto, in dormitorio, e il sole sembrava essere appena sorto.
“Che accidenti… Ho sognato?”
Da quando in qua, però, i sogni erano così vividi?
Hermione, incerta, si alzò e si diresse in bagno. Non sarebbe più riuscita a dormire neanche volendo, dopo aver preso quel colpo, e fare una doccia sembrava un buon compromesso, che le avrebbe permesso di distendere i nervi e di capire cosa fosse successo.
Si lavò e si vestì e, poi, dato che il suo stomaco aveva iniziato a brontolare, si diresse verso la Sala Grande, per colazione.
Giunta in Sala Comune iniziò ad avvertire una punta di panico, a cui cercò di non far caso, mentre si sforzava di capire cosa non andasse. Solo parecchi piani più sotto, ormai in vista delle porte della Sala Grande, comprese: non c’era nessuno.
Anche dentro la Sala, i quattro tavoli erano perfettamente vuoti… Ad eccezione di Draco Malfoy, che aveva alzato di scatto la testa dalla sua colazione nel momento in cui era entrata.
“TU!” urlò Hermione, schiumante di rabbia.
Si avvicinò al tavolo dei Serpeverde e vide Draco arretrare appena, gli occhi pieni di paura.
“CHE ACCIDENTI HAI COMBINATO?!”
“Beh…” iniziò lui, titubante.
“Allora?!”
“Volevo solo farti uno scherzo…”
“Uno scherzo? UNO SCHERZO? VUOI DIRE CHE MI E’ ESPLOSO DAVVERO UN CALDERONE IN FACCIA E TU LO CHIAMI ‘SCHERZO’?!”
“Ehi, il calderone in faccia è esploso anche a me, Granger!”
Hermione si arpionò il volto con le mani e si fece cadere di peso sulla panca, la rabbia sostituita dal terrore.
“Ma se è successo davvero, allora vuol dire che… Vuol dire che… Potrei essere sfigurata…”
Malfoy non sapeva che dire, e rimase a fissarla a bocca semiaperta per un po’. Poi la collera montò di nuovo in Hermione, ma lei cercò di controllarsi e si rivolse di nuovo al ragazzo.
“Si può sapere che accidenti hai messo nel calderone?! E perché diavolo qui non c’è nessuno?”
Malfoy fece un colpo di tosse.
“Era una fiala di SogniSvegli Brevettati Weasley.” rispose, guardandola di nuovo in quel modo strano della lezione, come se fosse… Concentrato “E immagino che questo sia un effetto collaterale. Forse siamo in infermeria, in questo momento. E forse questo è il mio sogno e basta, e tu stai immaginando tutt’altro.”
“Ti pare che se fosse solo il tuo sogno sogneresti me? Che cavolo, Malfoy, ma perché avresti dovuto fare una cosa così stupida?!”
A questo punto fu Malfoy ad arrabbiarsi. Si alzò in piedi di scatto e le rivolse un’occhiata gelida.
“Scusa tanto, Granger! Ho pensato che, se avessi sognato un po’, forse ti saresti ricordata qualcosina, invece di continuare a fare come al solito.”
Detto questo si girò e marciò a grandi passi fuori dalla Sala.
Hermione lo lasciò andare: era talmente arrabbiata che l’avrebbe schiantato o peggio, e sinceramente non voleva sapere cosa sarebbe successo se l’avesse ucciso in quel luogo strano doveva si trovavano, che forse era un sogno o forse no. Meglio non averlo intorno per un po’, sbollire e poi cercare una soluzione al problema.
Si alzò e si diresse verso il suo tavolo. Malfoy stava mangiando… La colazione sarebbe apparsa anche a lei? Appena pensò alla domanda, vide comparire una tazza di the e una fetta di torta ai frutti di bosco.
Quindi, a quanto pare, questo funziona ancora.
Non sapeva che cosa comportasse, esattamente, il vivere in quel sogno. E non era neanche sicura di volersi risvegliare presto, se pensava al suo viso che poteva essere sfigurato… Merlino!
Quell’idiota di un Malfoy!
Perché diamine ce l’aveva con lei? Perché non poteva smettere di essere così stronzo, almeno una volta? Perché da quando l’aveva conosciuto non aveva fatto altro che prendersela con lei?
No, un momento, non era vero.
Paralizzandosi con la torta a mezz’aria, Hermione vide di nuovo uno dei frammenti di cristallo del lampadario vorticarle davanti, e le mani tese di Draco e la sua espressione impaurita.
E ricordò.

***

Aveva raggiunto il primo scompartimento del treno e l’aveva aperto, sperando di non trovarlo pieno di studenti.
C’era solo un ragazzino come lei, incredibilmente biondo, e già vestito con la divisa di scuola.
“Ciao.” disse “Posso sedermi?”
Lui, che aveva alzato lo sguardo dal libro di Incantesimi, le rivolse un sorriso.
“Certo.” rispose “Piacere, Draco Malfoy” aggiunse, tenendo una mano, dopo che lei aveva trascinato il bagaglio dentro lo scompartimento.
“Hermione Granger.” rispose, stringendo la mano e sorridendo a sua volta. Finita quella formalità cercò di sollevare il baule e di issarlo sulla reticella, ma era troppo pesante per lei.
“Ti aiuto io.” le disse Draco, abbandonando il libro e alzandosi per mettersi dall’altro lato del bagaglio. Poco dopo il baule era scivolato nel suo posto e Hermione aveva potuto sedersi, stringendo a sé la borsa con ‘Storia di Hogwarts’, il suo libro preferito.
“Grazie mille.”
“Prego.”
Erano rimasti un po’ in silenzio a guardarsi. Poi Draco le aveva fatto una domanda, e lei aveva risposto e la tensione si era sciolta, così avevano iniziato a chiacchierare.
Li aveva interrotti l’arrivo di un altro studente, disperato perché il suo rospo era scappato. Quando si era presentato come Neville Paciock, Draco l’aveva guardato un po’ male, ma non aveva fatto commenti.
Hermione era subito scattata in piedi ed era già mezza fuori dallo scompartimento, quando si era girata.
“Mi guardi le mie cose finché non torno, Draco?”
“Certamente.” aveva risposto lui, accennando ancora un sorriso.

***

Draco era furioso.
Dato che non poteva far altro, prese a calci la base di una statua… E per poco non si ruppe il piede, cosa che lo portò ad imprecare a gran voce e a saltellare per un po’ tenendosi l’estremità incriminata.
Era come se il senso di ingiustizia che sentiva da inizio anno gli fosse crollato improvvisamente addosso.
Sapeva che in parte era colpa sua. Aveva tanto da farsi perdonare, e si era illuso che i frammenti di sé contrastanti con il suo volere primario fossero semplicemente spariti con la guerra.
I pregiudizi contro i Sanguesporco… Non che ci avesse mai creduto fino in fondo. I suoi genitori avevano cercato di inculcargli quella idea, certo, ma prima di tutto gli avevano sempre detto che doveva fare quanto era il suo potere per essere felice. Il ritorno di Lord Voldemort aveva scombussolato ancor di più i suoi piani, mettendolo in una posizione non proprio piacevole, ma pensava che quantomeno lei avesse capito la motivazione dietro i suoi gesti.
E invece era stata stupida come tutti – perché gli aveva fatto passare il tentato omicidio di Silente, sì, ma non aveva compreso il resto –, e Draco un po’ la odiava per questo. Lei, Hermione, che per antonomasia era l’intelligenza incarnata in Strega, stupida come e più degli altri!
Dannazione.
Draco tornò nei sotterranei, lasciandosi cadere su uno dei divani della Sala Comune deserta.
E si ricordò della prima volta che l’aveva vista anche da quel punto di vista, quando ormai era già troppo tardi.

***

Non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura, ma Draco sapeva di aver invitato Pansy al Ballo del Ceppo perché, sotto sotto, sperava che la Granger si ingelosisse un po’. Non che lei fosse sua amica – bene o male, non si parlavano da ormai tre anni, se non per insultarsi – ma, forse, vedendolo a braccetto con la Serpeverde che più odiava si sarebbe ricordata di come un tempo loro due andassero d’accordo.
Forse.
Era meglio tentare; era meglio di niente.
Aveva cercato, nel frattempo, di scoprire con chi sarebbe venuta. Non ci era riuscito, ma aveva pensato che, a quel punto, se ne sarebbe stata al fianco di uno sfigato qualsiasi, magari Tassorosso… Oppure che fosse stata sola, addirittura.
Così ci era rimasto doppiamente male quando l’aveva vista, bellissima e quasi irriconoscibile, dati i capelli insolitamente lisci, al braccio di nientepopodimeno che Viktro Krum
Aveva quasi avuto un travaso di bile.
Lei, sfigata-Granger, la so-tutto-io più insopportabile di Hogwarts, che se la faceva con un giocatore di Quidditch internazionale più grande di loro!
Aveva cercato di tenere duro per tutta la sera. La ignorava per diversi minuti, e poi si riscopriva a sbirciarla senza farsi vedere.
Il suo piano si era ritorto contro di lui. Pansy Parkinson non poteva neppure pensare di competere con Viktor Krum.
E Hermione era bella, dannatamente bella.
Non ci aveva mai pensato, prima. Prima aveva creduto di aver perso un’amica per quegli idioti di Potter e Weasley – a cui lei non aveva esitato ad aggrapparsi, anche se era stato Weasley la causa della maggior parte dei suoi pianti! –, ma quella sera si rese conto di aver perso di più.
Le mani di Viktor Krum erano sempre sui fianchi di Hermione e non lo sopportava.
Avrebbe voluto essere lui a toccarla.
Una volta tornato nei dormitori, prese una di quelle bocce di vetro incantate che avevano al loro interno un mini-paesaggio, dove la neve continuava a scendere, e la sfracassò contro il muro.
I frammenti di vetro esplosero di fronte a lui, mentre la musichetta natalizia si spense e ciò che restava della neve si sciolse a contatto del pavimento.
Era stato un regalo di sua madre. Pazienza, ne avrebbe ricomprato un altro uguale prima di tornare a casa.

***

Si incontrarono ancora, inevitabilmente, verso l’ora di pranzo.
Hermione osservò Malfoy con aria dubbiosa e circospetta per tutta la durata del pasto, che consumarono ognuno al proprio tavolo. Lui infilzava i suoi ravioli con rabbia, come se fosse ancora di malumore.
Quando finì di mangiare, lei lo seguì. Arrivarono in un corridoio che si apriva sul cortile di Trasfigurazione, prima che Malfoy si girasse, seccato, per chiederle conto del pedinamento.
“Beh?!”
Hermione incrociò le braccia sotto il seno.
“Scusa tanto se sono l’unica a pensare che dovremmo lavorare a questo problema insieme!”
L’irritazione aveva di nuovo avuto la meglio. C’era qualcosa che non capiva e lei odiava sentirsi ignorante.
“Scusa tanto, eh, se penso che avresti anche potuto dirmelo, invece di seguirmi e basta!” le fece il verso lui.
La rabbia sembrò crepitare attraverso Hermione, tanto che i capelli le si gonfiarono un po’, come se di norma non fossero già abbastanza cespugliosi.
“Non so cosa tu abbia fatto, caro mio” disse, mettendo una pesante ironia nell’epiteto “Ma si dà il caso che io sia andata in biblioteca. E, indovina?”
“Non lo so, cosa? Hai magicamente trovato la soluzione in un libro?”
“No! I libri sono bianchi. Bianchi! Non c’è assolutamente niente di niente! Ci sono solo copertine e pagine vuote e molti non hanno neppure il titolo!”
La voce le era salita di un’ottava. Hermione accusava Malfoy, ovviamente, del fatto che fossero bloccati in quel posto sognante, senza avere nessuna possibilità di fuga.
“Quindi adesso vedi di farti venire qualche idea, perché io non sopporto di dover stare in tua compagnia più di un altro secondo!”
“Certo!” rispose Malfoy, stringendo i pugni e gonfiandosi “Quindi perché mai dovremmo lavorare insieme?! Hai un intero castello a disposizione: se ci tieni tanto, vai a startene per i cavoli tuoi da un’altra parte!”
Si era avvicinato di un passo, senza accorgersene, probabilmente per riuscire meglio ad urlarle contro. Hermione era arretrata di conseguenza, ma il piede era finito nello spazio vuoto dello scalino che scendeva verso il cortile interno.
La ragazza incespicò, per un attimo dimentica della rabbia e della discussione, ma prima che potesse cadere due braccia la strinsero.
Alzando lo sguardo, Hermione incontrò il viso di Malfoy teso dalla preoccupazione.
Un altro frammento le vorticò attorno, e si sentì come se rivivesse un dejà-vu.

***

“Devi smetterla di prendertela, se gli altri sono ignoranti.”
Hermione non l’aveva visto arrivare, ma, sollevando appena il viso dalle mani, riconobbe Draco.
Il ragazzino aveva lasciato cadere a terra la borsa dei libri e le si era seduto accanto.
Era ormai la quinta volta che la sorprendeva così, in lacrime perché qualcuno l’aveva presa in giro, ed era la quinta volta che si sedeva accanto a lei e cercava di consolarla.
“R-Ron h-ha detto che n-non ho amici p-perché s-sono un’insopportabile s-so-tutto-io.” disse, fra i singhiozzi, sprofondando di nuovo con il viso nelle mani.
Draco la osservò per qualche istante, poi le poggiò una mano sul ginocchio.
“Weasley è un idiota.” rispose “E non è vero che non hai amici. Ci sono io.”
E allora Hermione smise di piangere, si asciugò le lacrime e lo fissò sorridendo, nonostante gli occhi rossi e gonfi.
“Grazie.”

***

Draco non aveva potuto fare altro.
L’aveva vista cadere e il suo corpo aveva agito d’istinto.
“Stai bene?” chiese, dopo un primo momento di spavento e preoccupazione.
Lei arrossì. Lui ci mise un attimo a comprendere il senso di quello che era successo, ma Merlino, è arrossita!
“Ehm… Sì, sto bene.” rispose, poggiando le mani sul suo petto, come a spingerlo indietro e a liberarsi dalla stretta.
Ma Draco non riusciva a ragionare più lucidamente. Hermione era fra le sue braccia – fra le sue braccia! –, rossa di vergogna e non di rabbia. E il suo cuore accelerò i battiti.
La strinse ancor di più a sé e tuffò il viso nei suoi capelli, aspirandone l’odore, finalmente. Senza doversi nascondere, dietro l’angoli dei corridoi che lei aveva appena svoltato, cercando di trattenere la fragranza della sua pelle il più a lungo possibile.
Draco inspirò come se ne andasse della sua stessa vita.
“Malfoy…” iniziò lei, impacciata.
“No.” disse lui, senza lasciarla “Non chiamarmi così. Non ti ricordi più?”

***

Il fatto era che Hermione si ricordava.
Si ricordava fin troppo bene come era stata felice, nonostante tutto, in quel primo periodo di scuola.
Lei, che veniva dal mondo Babbano, non aveva mai avuto pregiudizi in merito alle Case. E Draco era stato il suo primo, vero amico. O almeno così credeva.
Poi era bastato che si avvicinasse un po’ a Harry e Ron, e lui aveva preso ad insultarla e a evitarla come la peste.
Questo fatto non le era mai andato giù, non del tutto. Nel frattempo erano successe altre cose, e c’era stata una guerra da combattere, una guerra che lei credeva che li avesse divisi per sempre, oltre l’inimmaginabile.
Poi, nel bel mezzo di una discussione violenta, di come fin troppo ne avevano avute, lui l’aveva abbracciata e si era messo a fare il tenero!
Merlino!
Sarebbe diventata pazza.
Ma, più di tutto, era spiazzata. Non sapeva che fare; come comportarsi con questo Draco.
No, si era già risposta da sola. Questo era Draco, non Malfoy.

***

“Draco…” aveva risposto, titubante.
“Hermione.”
Era passato qualche istante.
“Draco, io non…”
“Hermione, adesso farò una cosa, ma promettimi di non schiantarmi.”
“… Eh? Cosa?”
O mi uccide o sarà bellissimo, aveva pensato Draco. Se una delle cose che fino al giorno prima non aveva osato nemmeno immaginare si stava avverando, tanto valeva provare ad avverarle tutte, a questo punto. O quasi.
Draco si staccò leggermente da lei, senza sciogliere l’abbraccio. Hermione lo guardava, confusa e imbarazzata.
E lui si chinò sul suo volto, posando le labbra sulle sue.
La sentì trattenere il respiro. Si mosse appena sulle sue labbra, scorrendo piano. Poi lei iniziò a ricambiare il bacio, timidamente, e lui ne approfittò in toto, mordendo e leccando e appropriandosi della sua bocca.
Le mani di Hermione risalirono fino a cingergli il collo, e lo strattonarono più vicino, come se lei volesse di più. Aveva inclinato il volto e si era messa in punta di piedi, per cercare di approfondire quel contatto.
Draco stava impazzendo, perso in un mare di sensazioni e batticuore.
Era magnifico.

***

Merlino e Morgana Morgana e Merlino sto baciando Malfoy, no, che dico, Draco, sto baciando Draco, Merlino e Morgana Morgana e Merlino…
Hermione non riusciva a crederci. Il suo corpo sembrava agire come dotato di volontà propria, lasciandola interdetta. Alternativamente si perdeva in quel bacio, nel sapore di Draco e nel volerlo più vicino; mentre poi tornava se stessa e non sapeva a che santo votarsi per il suo stesso comportamento.
Si staccarono piano, dopo parecchi minuti, ed erano entrambi a corto di fiato.
“… Wow.” disse Malfoy, che aveva ancora gli occhi socchiusi e le guance arrossate.
Hermione gli tirò uno schiaffo, e poi si portò una mano alla bocca, sconvolta dalla sua stessa reazione.
“Scusa scusa scusa…!” iniziò a dire.
Draco, che l’aveva lasciata andare, si stava massaggiando la guancia sbalordito.
“Insomma.” disse infine, riportando lo sguardo su di lei “Non credevo di far così schifo a baciare!”
“Deficiente!” esclamò Hermione, scoppiando in una breve risata “Ma no, è che… Non me l’aspettavo…”
“Ah, e quindi vai in giro a schiaffeggiare chiunque ti baci!”
“No!”
Draco, inspiegabilmente, sorrise, ritrovando qualcosa dell’antica superiorità che andava ostentando in giro anni fa.
“Ah” disse “Quindi io sono speciale!”
Hermione rise di nuovo, non riuscì a trattenersi.
Non sapeva cosa provare. Il bacio di Malfoy era stato… Eccitante.
No, di Draco, non di Malfoy.
Però c’erano delle faccende in sospeso, che non poteva ignorare.

***

“Ti va se andiamo da qualche parte a… Uhm, parlare?”
L’espressione di Draco si era fatta di nuovo seria e concentrata. Come se la stesse valutando.
Hermione tornò subito seria.
“Va bene.”
I due aprirono diverse porte fino a trovare l’aula adatta: sembrava un salotto, compreso tavolino basso, divano, poltrone e camino. Si accomodarono sul divano, non vicinissimi ma nemmeno ai due lati opposti. La ricerca del luogo giusto li aveva portati parecchio lontani dalla zona di Trasfgurazione, ed erano passati diversi minuti.
“Allora…” iniziò Hermione.
“Allora… Uhm. Cosa dicevi a proposito dei libri in biblioteca?”
“Che i libri sono bianchi e non possono darci risposte, ma credevo che volessi parlare… Beh, di quello che è successo.”
Hermione era arrossita e aveva abbassato lo sguardo.
Draco capì che aveva bisogno di risposte. Avevano alle spalle anni di odio e prese in giro, nonostante un inizio promettente. Si avvicinò di più e le cinse le spalle con un braccio.
“Io… Credo di averti sempre voluta baciare.” iniziò a dire, incerto.
Lei, che non si era sottratta a quel contatto, gli lanciò un’occhiataccia. Sapeva a cosa stava pensando: lui si era dimostrato un perfetto razzista per ben sette lunghi anni, e la guerra non era una motivazione sufficiente. Non per i primi cinque, quantomeno.
Draco sbuffò appena.
“E va bene… Mi hai fatto rabbia! Mi hai fatto un sacco di rabbia quando è bastato un fottutissimo Troll per farti diventare la migliore amica di Potter e Weasley – Wealsey, capisci! Colui che era il primo a prenderti in giro e, nella maggior parte dei casi, a farti piangere!” Hermione ascoltava, sconcertata e incredula “E io mi sono sentito tradito, tantissimo. Non volevo evitarti o cosa, aveva solo bisogno di sbollire e, beh, soprattutto stavo aspettando che tu mi venissi a cercare. Ma non sei mai venuta, mai.”
Hermione fece per dire qualcosa, ma Draco le mise un dito sulle labbra. Non voleva essere interrotto, non ora che stava riversando fuori tutto.
“Ho aspettato un anno, Granger. E tu eri ancora dietro alle sottane di Potter e Weasley e mi avevi dimenticato. Così mi sono arrabbiato, sì, ma ero anche e soprattutto deluso. E ti ho chiamato ‘Schifosa Sanguesporco’, perché mi ha fatto rabbia vedere come difendessi Weasley nonostante tutto.”
Vide gli occhi di lei sgranarsi appena, segno che stava comprendendo.
“I miei genitori mi hanno cresciuto con certi ideali, certo, ma io ho cercato davvero, in buona fede, di fare di testa mia. Non ti ho mai rifiutato: avrei potuto farlo sin dal secondo giorno di scuola, una volta apprese le tue origini. Persino sul treno, perché ad un certo punto, se non sbaglio, me l’hai rivelato tu stessa. Eri curiosa di sapere come vivesse un mago e cosa facesse durante il giorno, ad esempio, questo me lo ricordo. Eppure non l’ho fatto. Non ti ho rifiutato per quello che eri, e ti ammiravo per la tua intelligenza.”
Vide Hermione arrossire e abbassare gli occhi, mortificata. Stava comprendendo e lui, per quanto poco avvezzo a confessioni simili, sapeva che era necessario andare avanti. Si sarebbe sforzato, solo per lei.
“Più volte mi sono dato del cretino, non credere, e ho pensato di venire a chiederti scusa, nonostante tutto. Poi ti vedevo con quei due e bruciava… Dannazione, ho provato a farti star male, davvero, così come ti aveva fatto star male Weasley. Lui era diventato tuo amico, dopotutto. E l’ho fatto anche pensando di ferirti, lo ammetto, perché mi facevi davvero rabbia. E poi è iniziata la guerra.”
Parlare di quel periodo non era facile. Il suo tono si fece più amareggiato, e Draco decise di glissare sulla maggior parte delle cose.
“Non è stato un bel periodo, credimi. E allora ho iniziato a pensare che alla fine era stato meglio così, che tu fossi lontana da me, che io non ti potessi contaminare con tutto quello schifo… Anche perché non mi avrebbero mai permesso di essere amico di una Sanguesporco. In tempo di pace forse i miei avrebbero digerito la notizia, magari mal tollerato ma digerito, per amor mio. Con la guerra, ammetto di aver avuto una fottuta paura che… Insomma. Però tu non eri semplicemente dalla parte opposta, tu eri la parte opposta. Sono stato così in ansia che… Lo sai. E poi, una volta che era tutto finito, ho deciso che era tempo di smetterla di fare il bambino e di venirti a chiedere scusa o qualsiasi altra cosa volessi, una volta per tutte… E tu mi hai urlato di nuovo contro. Beh, non so come sia possibile, ma mi mandi letteralmente in bestia quando fai così.”
Hermione aveva scostato il dito dalle labbra e si era avvicinata appena.
“Draco… Mi dispiace. Non lo sapevo. Credo… Credo di averti aspettato anch’io, all’inizio.”
Lui la guardò, stupito.
“Che significa?”
“All’inizio, quando Ron e Harry mi hanno salvato dal Troll, e poi… Non sei più venuto. Ho pensato… Oh, ho pensato diverse cose. Che non volessi avere più a che fare con me, ad esempio, dato che Harry aveva rifiutato la tua amicizia; addirittura che ti eri divertito a prendermi in giro fin dall’inizio. Ma non avrei mai pensato che fossi geloso!”
“Accidenti, Granger, come hai fatto a essere così stupida?!”
“Ehi! Io non sono stupida, sei tu che avresti dovuto…!”
I toni si erano acceso di nuovo e i due si erano allontanati, fissandosi con odio crescente e gesticolando sempre di più per difendere le loro motivazioni, finché Draco non aveva avuto la geniale idea di baciarla di nuovo.
Se si è calmata una volta, forse servirà anche per la seconda.
Hermione si era sciolta come burro sotto le sue mani. Aveva aperto la bocca e gli aveva circondato di nuovo il collo con le braccia e, dopo aver cercato di conficcargli le unghie nella pelle, al di sopra della camicia, si era arresa.
Draco aveva premuto con una mano sulla sua schiena e con l’altra sulla nuca, sprofondando in quel cespuglio di capelli indomabili.
Sarebbe stato un pomeriggio decisamente interessante.

***

L’unica idea che aveva avuto Hermione concerneva gli Elfi Domestici.
Dopo quel secondo bacio ne avevano parlato per un po’, lei imbarazzata, lui soddisfatto.
Erano scesi quindi nelle cucine, ma non avevano trovato nessuno.
“Gli Elfi non si fanno trovare facilmente.” aveva detto Draco “Ma in cucina dovrebbero esserci sempre. Mi sa che la tua teoria è sbagliata, Granger: probabilmente il cibo appare seguendo i nostri desideri e basta. Dopotutto, questo non è un sogno?”
Lei aveva sospirato.
Lui l’aveva afferrata per mano, trascinandola di nuovo di sopra, nella stanza di prima. Era ora che si prendesse ciò che aveva voluto sin dall’inizio e, se quello era solo un sogno, tanto valeva approfittarsene.
Hermione aveva capito quali erano le intenzioni di Malfoy – glielo si leggeva in faccia –, ma non aveva detto niente. Non sapeva se essere spaventata o eccitata da quella situazione.
Certo, non era da lei. Un conto era ritrovare un amico che si credeva perduto, e anche sforzarsi di perdonare anni di insulti e malintesi. Un conto era… Quello.
Malfoy l’afferrò, non appena chiuse la porta, e cercò subito, avido, le sue labbra.
Hermione ricambiò il bacio con passione, arretrando dietro la sua irruenza, finché non giunse al divano. Ci cadde sopra, di schiena, trascinandoselo addosso per colpa della sue braccia intrecciate dietro il suo corpo. E, poi, Draco non sembrava intenzionato a smettere di baciarla.
Lo fece lei.
Malfoy aveva messo un ginocchio fra le sue gambe e cercava di insinuarsi in mezzo a lei, per stare più comodo. O forse per altro.
“Malfoy.” disse lei, nervosa e piccata, staccandosi da lui “Mettiamolo subito in chiaro: io non ho intenzione di fare niente di male, quindi se è quella la tua idea ti conviene alzarti e andartene prima che una delle mie sberle ti raggiunga.”
Draco ridacchiò, più che altro perché lei aveva sottolineato le sue parole cercando ancora di conficcargli le unghie nella schiena.
Una gatta che soffia e graffia.
Non sembrava intenzionata in alcun modo a lasciarlo andare, nonostante tutto.
“Granger, siamo in un sogno. Che vuoi che succeda?”
“Succede che io non sono affatto sicura che questo sia un sogno!”
“Ma se non qui, dove? Quando?”
“Malfoy! Vattene subito e smettila di provare ad allargarmi le gambe!
Un altro bacio, di nuovo per zittirla.
E Draco scivolò in mezzo a lei, premendosi addosso a Hermione e facendole sentire la sua eccitazione.
Hermione gli morse il labbro a sangue.
“Sei un porco!”
Così bella, così appassionata. Un frammento tagliente di vetro che lacera la mia pelle ancora e ancora.
“So che ti piace, Granger.”
“Vai al diavolo!”
Cercò di liberarsi, senza riuscirci. Ma Draco voleva solo provocarla, e così la baciò ancora e ancora, mentre lei si dimenava sotto di lei, in principio, fino ad arrivare poi chiudere le sue gambe attorno ai fianchi di lui, premendo di più sul suo corpo.
Nonostante tutto, Draco non andò oltre, non osando sfidare la rabbia di Hermione.
E, dopotutto, gli sembrava già incredibile così.
Figurarsi a lei.

***

Hermione aprì gli occhi piano, disorientata dalla luce. Sbatté le palpebre più volte e mosse la testa, osservandosi intorno: si trovava in infermeria.
“Cara! Finalmente ti sei svegliata!”
Madama Chips era accanto a lei e le stava spalmando qualcosa di fresco sul viso. Si era interrotta solo qualche istante, nel momento del risveglio.
“Dove… Cosa…?”
Hermione cercò di sedersi e madama Chips l’aiutò a sistemarsi sui cuscini. Si sentiva intontita.
“Una pozione è esplosa e tu e il signor Malfoy siete stati portati qui. Avete dormito due giorni interi… Pensavo di allertare il San Mungo domani, ma fortunatamente vi siete svegliati entrambi.”
“Ci siamo…? Vuol dire che Malfoy è sveglio?”
“Sì. Se ne è andato mezz’ora fa.”
“Ah.”
Hermione si poggiò una mano sul viso e sentì sotto le dita una sostanza vischiosa; la crema che madama Chips le stava spalmando. D’improvviso si ricordò tutto e il panico la assalì: era forse rimasta sfigurata in seguito all’esplosione?
“Madama Chips…!”
La vecchia Guaritrice, avendo intuito il panico della ragazza, le porse uno specchio. Hermione vide una grossa bruciatura sulla guancia sinistra, e nulla più.
“Non è niente di grave.” disse madama Chips “Basta spalmare quest’unguento due volte al giorno. Entro una settimana non si vedrà più nulla.”
Il sollievo la pervase.
“Meno male.”
“Puoi restare qui ancora un po’, se vuoi. Almeno dai il tempo alla crema di essere assorbita dalla pelle.”
“Va bene.”
Solo quando la Guaritrice se ne fu andata riuscì finalmente a fare chiarezza.
Era stato un sogno, o era successo davvero?
Hermione voltò la testa, là dove, in un letto sfatto, doveva esserci stato Malfoy.
Non sapeva che pensare.

***

Ci vollero due giorni prima che trovasse il coraggio.
Malfoy non la infastidiva come al solito. Anzi, sembrava non notare neppure la sua presenza.
Così, confusa ma decisa a scoprire la verità, Hermione tornò nella stanza dove erano stati nel sogno.
Draco era lì, seduto sul divano. Appena la vide scattò in piedi e, non dandole il tempo neppure per un saluto, la prese fra le braccia e la baciò.
E l’ultimo frammento di cristallo cadde a terra, lasciandola a un secondo dall’oblio, con l’immagine di Draco che sgranava gli occhi dalla paura e dalla preoccupazione e si sporgeva verso di lei a braccia tese, come per salvarla…
“Uhm.” disse Hermione, staccandosi a fatica, imponendo al suo corpo di recuperare il controllo. Era arrossita ed era in imbarazzo, ma anche abbastanza eccitata “Immagino che questo voglia dire che è successo davvero, vero?”
Draco ridacchiò.
“Sì, beh.” rispose “Avevo questo dubbio anch’io.”
“E allora mi baci a caso, non sapendo nulla?!”
“Metti caso che era accaduto solo nella mia testa… Come potevo continuare a vivere senza aver mai poggiato le mie labbra sulle tue?”
“Malfoy!”
“Avevamo detto anche qualcosa a proposito dei nomi, se non sbaglio.”
E poi non ci fu più tempo per parlare, perché Draco la baciò di nuovo e la spinse ancora, verso la porta, finché non la richiuse del tutto. Spinse ancora e Hermione fu costretta ad aprire leggermente le gambe, pressata.
L’erezione del ragazzo le premeva sullo stomaco, eccitandola. Si lasciò sfuggire un sospiro che per metà era un gemito.
“Hermione…” disse Draco, ad un centimetro dalle sue labbra “Adesso siamo nel mondo reale, sarebbe così brutto far finire il sogno nella realtà?”
“Malfoy! Sei un porco!”
“Devi chiamarmi Draco…”
“Ciò non toglie che tu sia un porco!”
Le dita di Hermione premevano, cercando di scavare oltre la camicia, di incidere direttamente la pelle. E lei era bellissima, così, rossa di vergogna e imbarazzo eppure così calda ed eccitata.
“Beh, ma…”
Draco non fece a tempo a rispondere, perché stavolta fu Hermione a trarlo a sé per baciarlo nuovamente.
E così l’ultimo frammento era tornato al suo posto, ricomponendo una sfera che per troppo tempo era rimasta rotta e dimenticata. Non suonava una carola natalizia, ma una musica fatta di insulti e passione, e piovevano gocce di sangue come neve, una volta che le unghie riuscirono a raggiungere la pelle che avevano desiderato ardentemente di poter squarciare.




Ho come l’impressione che non ti piacerà, inoltre è stata scritta di fretta e a caso dopo un esame, quindi va beh. Però avevo questa idea da un po’. Ah! La cosa del treno l’ho letta in un’altra meravigliosa fanfiction di cui non ricordo né titolo né autore. Ovviamente non l’ho copiata pari pari e ho sviluppato la mia idea (la sua era diversa); diciamo che ho ripreso il momento. Mi sembrava giusto dirlo, ecco. Ah, anche Draco che “molesta” Hermione l’ho pensato con riferimento ad una storia di Nefastia, ma sia le motivazioni che le conclusioni non c’entrano assolutamente nulla, ovviamente. Uh! Ho dimenticato una cosa. Il risveglio avviene perché il Filtro ha una durata limitata, che è stata per un po’ compromessa dalla pozione. E sì, avviene proprio mentre i due stanno facendo ‘cose’, perciò Hermione non riesce a capire subito che succede e per questo alla fine Draco le chiede di continuare il sogno. Se ti chiedi perché se ne è andato dall’infermeria, è perché non sa cosa pensare, e non è sicuro che in quel sogno c’erano in due (insomma, alla fine è diventato un sogno pseudo-erotico di ciò che più desiderava, quindi perché avrebbe dovuto sognarlo anche Hermione?). E, come nota finale, ti dico che sono assolutamente consapevole che il titolo non c’entra nulla e nemmeno la frase finale, ma non sapevo che mettere e ora devo scappare. Spero di non aver fatto troppi errori, ho potuto rileggere solo una volta!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mitsuki91