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Autore: Hiddlesthug    01/04/2014    5 recensioni
Dal testo:
« E' già passato un anno dalla morte di Mauro, da quando Roberto ha perso non solo un collega, ma anche un amico, un fratello... Un compagno di vita.
Saluta i piccoli e Francesca, sua moglie, prima di uscire ed andare dal fioraio. [...]
“Non può essere.” sussurra a bocca aperta, indietreggiando. »
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mauro Belli, Roberto Ardenzi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E' già passato un anno dalla morte di Mauro.
Un anno esatto.
Un anno dall'ultima volta che Roberto ha sentito la sua voce, che ha sentito le sue stupide battute, dall'ultima volta che non l'ha visto in giro al commissariato o a casa.
E' passato un anno da quando ha perso non solo un collega, ma anche un amico, un fratello... Un compagno di vita.

E’ da allora che continua a fingere di essere andato avanti, di essersene fatto una ragione.
E’ da un anno che ha un vuoto dentro... Un vuoto incolmabile.
Non credeva di poter resistere così tanto senza di lui, eppure il tempo è passato lo stesso. La vita è andata ugualmente avanti.
 

Saluta i piccoli e Francesca, sua moglie, prima di uscire ed andare dal fioraio.

“Per la moglie?” domanda il vecchio porgendogli un mazzo di fiori.

Roberto sorride amaramente. “Per un amico.”


Una volta pagato, sale in auto e si dirige verso il cimitero.
Prima di entrare fa un respiro profondo... Non entra lì dentro da un anno. Dal funerale del suo migliore amico.

Una volta cambiati i fiori, fissa la tomba dell’amico.

“Sai, ci manchi tanto.” sussurra guardando la foto, ed un doloroso flashback si fa strada nella sua mentre, per l’ennesima volta...
Dei colpi di mitragliatrice lo spingono ad uscire dal posto in cui si era riparato, e quando vede l’amico a terra spara dei colpi al camioncino ormai lontano. Corre verso l’amico, che è in una pozza di sangue. Chiama l’ambulanza, mentre avvicina l’amico a sé. “Mauro non lasciarmi, ti prego.” ripete, e l’amico lo fissa sorridendo debolmente, chiudendo poi gli occhi.
Poi la corsa all’ospedale, l’attesa del medico e la frase che non avrebbero mai voluto sentire. “Mi dispiace, ma non ce l’ha fatta.”. Ricorda ancora il dolore provato, tutto troppo vivido, nonostante sia passato un anno.
Il funerale, poi, è stato troppo doloroso per tutti. Nessuno è contento dela morte di un collega, un amico, un marito, un figlio, o anche di semplicemente conoscente come lui.

Ricorda anche di averlo visto, di sfuggita ma lo ha visto.
Lui non ha mai creduto ai fantasmi, e ha pensato di aver avuto un’allucinazione causata dal forte dolore.

Ma ora, riecco la figura di fronte a sé.

“Mauro?” domanda fra le lacrime, che non aveva neanche notato di avere.

“Si Robè, sono io.” dice la figura davanti a sé.

“Non può essere.” sussurra a bocca aperta indietreggiando. “Tu... Tu sei morto!” continua.

“Non esattamente.” risponde l’altro.

“Cosa cazzo significa ‘Non esattamente’?” urla Roberto.

“Significa che non sono morto.” risponde l’altro con tono pacato, avvicinandosi. “Lascia che ti spieghi.” continua dopo qualche  minuto, quando vede che l’amico si è calmato.

 

“Quindi, mi stai dicendo che degli agenti della DIA hanno costretto i medici a dichiarare la tua morte e che tu ti sei dovuto infiltrare in una banda di criminali mafiosi sotto copertura?” domanda Roberto perplesso, davanti una birra in un tavolino di un bar della periferia di Roma.

“Si.” risponde semplicemente l’altro, bevendo un sorso dalla bottiglia.

“Come faccio a crederti? Potresti essere un sosia, potresti essere chiunque... Io ero al tuo funerale!” ribatte l’ altro.

“Perché so che ci conosciamo sin dalle elementari, che passavamo tutti i pomeriggi insieme, che in seconda media sei stato sospeso perché ti sei intromesso in una rissa per dividere i due ragazzi.
So che poco prima degli orali degli esami di maturità ti sei cagato sotto dalla paura e io ti ho coperto dandoti il tempo di tornare a casa e cambiarti convincendo il prof a farmi fare gli orali prima di te, perché... Devo continuare?” spiega Mauro, interrompendosi.

“Perché?” domanda Roberto. “Perché non ci hai detto nulla? Perché hai lasciato che soffrissimo? Perché hai lasciato che io soffrissi così tanto?” continua poi, a voce bassa, fissando il tappo della bottiglia sul tavolo.

“Perché doveva essere credibile la mia morte, il mio funerale. Non potevo dirlo a nessuno, neanche a Germana. L’ho potuta contattare solo dopo tre m...” risponde Mauro, ma iene interrotto dall’amico.

“E a me non potevi avvisarmi? Un messaggio, una lettera, un fax, o con un qualsiasi altro mezzo?! O non sono mai contato nulla per te?!” urla improvvisamente Roberto, sbattendo un pugno sul tavolo. “Tu non hai idea di quanto io abbia sofferto pensandoti morto, pensato di averti perso per sempre.” continua poi, con gli occhi lucidi,

“Hai ragione Robè, e ti chiedo scusa. L’unica cosa che ho potuto fare è stata venire al funerale, osservarvi da lontano, e andare via con il dolore nel cuore per dover lasciarmi tutto alle spalle...
La mia vita, gli amici, tutto perduto. Credi che sia stato facile? Che sia stato bello? Io non so neanche il perchè loro abbiano scelto proprio me, condannandomi per sempre.” dice Mauro, e l’amico lo ascolta senza aprir bocca.
“Comunque, non è vero che non conti niente per me.” continua poi, prendendo il portafoglio ed estraendo una foto un po’ sgualcita. “Porto sempre con me questa nostro foto. E’ lei che mi da coraggio, che mi ha dato forza quando credevo di non farcela più.” spiega poi, e l’amico di fronte a sé fissa la foto con le lacrime agli occhi.

"Mi sei mancato così tanto Mauro." dice infine, abbracciando l'amico.



E' sera quando l'auto con dentro i due amici si ferma davanti Casa Ardenzi, dopo un' intera giornata passata ad aggiornarsi sulle cose accadute.

"E ora?" domanda ad un certo punto Roberto. "Ora che farai?"

"Ora devo ripartire per una missione." risponde l'altro, dopo un pò, fissando il vuoto davanti a sè.

Roberto annuisce tristemente, ed abbraccia l'amico.
"A presto allora. Fatti sentire. Non fare passare un altro anno!" esclama, scendendo poi dall'auto.

"Tranquillo, non lo farò più!" risponde l'altro, mettendo in moto ed andando via.


Rientrando a casa, Roberto si chiede se è successo veramente o è stato solo frutto della sua fantasia. 
Ma, mentre cerca le chiavi in tasca, trova una copia della foto di quella dell'amico, con dietro scritto "Questa è per te. A presto Robè!" e non può non sorridere al pensiero di aver ritrovato la persona più importante della sua vita.




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Ciao a tutti!
Ho scritto questa one shot qualche ora fa, dopo averne letta un'altra ed aver sentito il bisogno di scrivere di un possibile ritorno di Mauro.
Sono una fan storica di Distretto di Polizia, l'ho seguito sin dalla prima serie fino alla nona.
Ma questa è la prima one shot che scrivo sulla serie tv, perciò mi piacerebbe sapere un vostro parere:3
Un bacio a chiunque abbia letto questa os! Note Autrice: Storia riedidata il 29.03.20
  
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