Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Mitsuki91    01/04/2014    2 recensioni
[Seguito di "Lo spirito della neve"]
[Jelsa]
Jack Frost è tornato ed Elsa è l'unica che lo può vedere. E lui, constatata la vita noiosa di regina di lei, non vuole far altro che farla divertire e svagare un po', almeno per un giorno.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'FrostQueen'
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Orbene, torno con una Jelsa (<3)
E’ il seguito della mia precedente storia, “Lo spirito della neve”. Stavolta la Jelsa si intravede eccome, non preoccupatevi (<3 <3).
Penso che, al posto di scrivere una long, creerò una serie… Eheh. Ho in mente altre due storie da infilarci (una rossissima +_+ e una dolceamara, credo); poi, se riesco con i tempi, potrei pensare di sviluppare l’idea che mi era venuta tempo fa per infilare più o meno tutti i personaggi conosciuti (i cosiddetti Big4? Non so, sono nel fandom da poco come scrittrice e anche come lettrice ho letto sempre e solo saltuariamente XD). Ho un’idea di partenza, ma devo capire come svilupparla e come farla finire. Forse ci scappa pure la long, stavolta XD Ma non so fra quanto tempo.
Nel frattempo, ecco a voi <3 godetevela. E’ al presente come la precedente per una questione di continuità… Anche se ammetto di non usare spesso il presente; devo dire che mi ha intrigato dover cambiare stile.
Buona lettura!


Giochi di bambini (e di adolescenti)

“Jack Frost!”
Jack, intento a costruire un pupazzo di neve, si volta.
“… Regina? Regina!”
“Oh, Jack, chiamami pure Elsa.”
Il ragazzo svolazza con il suo bastone fino a fermarsi a pochi centimetri dalla faccia di lei, che arrossisce. Sorride, Jack, di un sorriso ampio e meraviglioso.
“Quanto tempo è passato? Un anno?”
“Pressappoco.” risponde lei, sorridendo a sua volta.
“E’ meraviglioso ritrovarti.”
“Davvero? Non ti diverte più giocare con i bambini?”
Jack scoppia a ridere.
“Certo che mi diverte! Ma, sai…” fa una faccia un po’ più seria; la più seria possibile, per lui “Solo tu sei in grado di vedermi.”
Elsa gli tende una mano, in un chiaro invito.
Jack la segue.
Hanno così tante cose da dirsi!

***

Jack le ha raccontato di come abbia seguito l’inverno, facendo il giro del globo. Lei è impressionata.
Pochi giorni un po’ dappertutto, ecco dove è stato, correndo instancabile dietro ai bambini, ricoprendoli di neve, assistendoli mentre usavano pattini o slittini.
Si è divertito, ma era innegabile che lei gli fosse mancata.
Elsa è la sola persona che lo può vedere e, per questo, lui la considera la sua unica amica.
“Tu che hai fatto, invece?” le chiede.
Hanno parlato per ore, fuori ormai è buio. Elsa non chiede come mai si sia trattenuto tanto con lei, perdendo così un’occasione preziosa per giocare con i suoi adorati bambini.
Le fa piacere che lui le riservi attenzione. Può capire la sua solitudine – ci è passata, è stata anche lei così tanto sola! – e non le dispiace, per una volta, chiacchierare tranquillamente con qualcuno che non la considera solo la Regina di Arendelle. Certo, ha anche Anna per quello, ma non è la stessa cosa.
“Oh, soliti impegni da Regina. Trattative commerciali con altri paesi, incontri diplomatici, feste e ricevimenti per mascherare affari… Cose così.”
Jack si acciglia appena.
“Non va bene.” le dice infine “Tutta questa roba è troppo… Seriosa.”
Lei scoppia a ridere, per una volta senza doversi contenere. Con Jack non ha un’etichetta da rispettare. La prima volta che si erano conosciuti lui l’aveva persino presa in braccio, facendola volare in mezzo al nulla, nel cielo! Si era presa uno spavento con i fiocchi, anche e soprattutto perché non lo vedeva. Aveva capito poi che lui era uno Spirito della Neve, e questo le aveva permesso di svelare il mistero della neve che non riusciva a far scomparire. Aveva evitato la tragedia una seconda volta solo per un pelo, e solo perché Jack si era sforzato di comunicare con lei, capendo quando fosse importante che lei non dubitasse dei suoi poteri.
“Lo so che è roba ‘seriosa’. Ma io sono la Regina, che vuoi farci? Questo compito spetta a me.”
Jack ha fatto un sorriso strano; di sicuro sta pensando ad un’idea malandrina.
“Elsa, non hai voglia di prenderti una vacanza?”
“Una vacanza?” chiede, dubbiosa “Ma non posso, ci sono ancora troppe cose da fare, e appena una settimana fa Anna ha rischiato un incidente diplomatico, devo chiarire con il Governante del Regno di- AH!”
Jack si è mosso troppo rapidamente. Si è alzato e le è volato incontro, prendendola in braccio un po’ bruscamente e aprendo la finestra con uno spiffero di vento.
Meno di un minuto dopo, sono già fuori, sospesi nel nulla.
Esattamente come l’altra volta.

***

“Jack, che fai?!”
Elsa gli si è aggrappata al collo come l’altra volta. Lei non sa volare, e le altezze la spaventano un po’.
“Elsa, non hai un posto segreto? Un posto dove giocare e divertirti per un po’?”
“Ma i miei doveri da Regina…”
“Possono aspettare, per un giorno. Ma una sovrana non dovrebbe mai sovraccaricarsi di lavoro: non so come fai a sopportare tutto quello stress! Io mi son sentito male solo a sentire quelle poche parole.”
Elsa lo guarda in faccia. Jack ha un’espressione così… Così… Accidenti, sembra un bambino!
Scoppia a ridere, non si trattiene.
E le viene in mente il posto giusto.

***

“Un castello di ghiaccio! Ma è meraviglioso!”
Jack svolazza per le stanze, dentro e fuori dalla finestre, lasciando dietro di sé una scia di brina.
Ha lasciato Elsa sul balcone e adesso è irrequieto, del tutto entusiasta della novità.
“Credo che sia abbastanza isolato perché io possa giocare senza sentirmi… Osservata.”
Lei lo guarda divertita. Jack torna, e si ferma come prima vicinissimo al suo viso, facendola arrossire. Sul suo volto si apre un sorriso meraviglioso, enorme.
“Andiamo!” le dice, prendendola per mano e trascinandosela dietra.
Elsa ride, mentre lui poggia i piedi sul ghiaccio per la prima volta e pattina all’indietro, trascinandola con sé. Anche lei ha abbandonato – o, per meglio dire, sciolto – le scarpe, riuscendo così a scivolare meglio.
Jack la lascia andare e gira su se stesso prima di riprenderla. Poi fa girare anche lei, e infine girano insieme.
Elsa sente l’inizio di un gran mal di testa, per tutti quei giri, ma non riesce a smettere di ridere.

***

Da quanto non passava una giornata – una nottata – come quella?
Ha smesso troppo presto di divertirsi con Anna; era ancora una bambina, e ha sacrificato buona parte della sua infanzia e tutta la sua adolescenza per paura del suo potere.
Ora vorrebbe non averlo fatto.
Ridendo con Jack, giocando a pattinare e a lanciarsi palle di neve create per l’occasione, costruendo pupazzi e altre forme insolite con la neve… Ha capito quando le è servito questo tempo, lontano dai doveri di regina.
Jack è un bambino, vero, ma riesce a metterla di buon umore come nessuno mai.
Con Anna è diverso. Anche lei è allegra ed è indubbio che le voglia un mucchio di bene, ma i giochi dell’infanzia non l’attirano più come una volta, e ogni volta le parla di Kristoff e dei Troll di montagna di cui è diventata amica; discorsi che lei non capisce del tutto, abituata com’è alla solitudine. Non sa cosa voglia dire, avere un fidanzato o comunque qualcuno che le voglia bene in quel modo.
Con Jack è diverso. Solo con lui può essere veramente se stessa, senza dover usare il suo potere a fin di bene – ad esempio, mitigando gli inverni e rinfrescando le estati – e preoccupandosi solo del suo stesso benessere, delle proprie risate.
Può tornare ad essere una bambina, anche se per poche ore.
E Jack ride con lei e con lei sorride.
Elsa pensa che, nonostante il suo viso giovane e i suoi modi infantili, il suo sorriso sia veramente bellissimo.

***

Si addormentano sdraiati nel salone della stanza principale, con mucchi di neve vorticante attorno a loro, con le teste e le mani vicine. Il freddo non è un problema, visto che entrambi sono affini al ghiaccio.
Hanno riso finché non ha fatto male loro la pancia, e hanno giocato e si sono rincorsi fino a che non sono crollati al suolo, esausti.
Jack la osserva con un sorriso diverso dal solito; leggero, con gli occhi socchiusi, mentre lei scivola nell’oblio donatole da una stanchezza spossante.
L’ultima cosa che si chiede, prima di chiudere gli occhi, è se uno Spirito della Neve abbia davvero bisogno di dormire, o se Jack si sia sdraiato con lei solo per tenerle compagnia.

***

Quando si sveglia Jack è accucciato accanto a lei, sporto verso il suo viso, con addosso ancora quel sorriso leggero.
“Buongiorno, principessa.”
“Uhm…” dice lei, sfregandosi gli occhi e sbadigliando “Lo sai che sono una regina, vero?”
“Ma da come abbiamo giocato ieri mi sei sembrata più una principessa. Voglio dire, una Regina inflessibile, e gravata dai numerosi obblighi, avrebbe corso a piedi nudi nella neve accorciando il vestito di ghiaccio solo per riuscire meglio ad acchiapparmi?”
Elsa ride appena. Poi scosta le mani dagli occhi e trova Jack ancora lì, ancora con quel sorriso sul volto.
Ancora così vicino.
Si ricorda di aver pensato, l’anno prima, se Jack sarebbe potuto diventare per lei quello che Kristoff è per Anna.
Sa che probabilmente non è possibile; sa che Jack è indubbiamente giovane – più giovane di lei, troppo giovane – e che, anche se il suo corpo potesse crescere, molto probabilmente la sua mente non lo farebbe mai.
Questo però non la frena, così Elsa si alza appena puntellandosi sul gomiti e lo bacia.
Jack è spiazzato; per un momento spalanca gli occhi. Poi, abbandonandosi non si sa bene a quale istinto, li chiude e posta una mano sulla nuca di lei, approfondendo il contatto.
Si sente invaso dalla dolcezza. Le sue guance, che non possono più imporporarsi, si coprono di una brina leggera.
Alla fine, quando si staccano, anche le loro labbra sono ricoperte di brina, e sembrano viola sotto il bianco del ghiaccio.
“Uhm…” mormora Jack, spiazzato da quello che ha fatto, sbattendo più volte le ciglia.
Elsa ride, poi gli si getta addosso, circondandogli il collo con le mani. Lui cade, evitando di battere la schiena solo perché ha avuto l’accortezza di utilizzare le braccia e i gomiti per non spiaccicarsi sul suolo.
E Elsa lo bacia ancora, così, approfondendo di più quel contatto, e utilizzando persino la lingua.

***

Jack si sente confuso.
Il suo corpo reagisce al bacio in modi che mai si sarebbe aspettato. Ed Elsa ormai è talmente presa e calda che, lo sai, anche se non sa come sia possibile ma lo sa, anche per lei dev’essere la stessa cosa.
“Elsa…” mormora, piano, appena smettono di baciarsi per riprendere fiato.
“Oh, Jack.” gli dice, passandogli una mano sul viso e cancellando la brina sulle sue guance, che semplicemente si scioglie a contatto con il calore delle sue dita.
Ed è insolito, molto insolito che Elsa sia calda. In genere la sua temperatura corporea è quasi nulla, simile a quella del ghiaccio e della neve che entrambi sanno produrre.
“Elsa, non capisco… Questo è… Un altro gioco?”
Elsa scoppia a ridere ancora, piano stavolta.
“Potrebbe essere un gioco, sì. Ma dovresti giocare solo con me.”
“Perché sei l’unica che mi può vedere?”
“Ah, no! Ah, ah, ah!” Elsa cerca di calmarsi “Sei proprio un bambino, Jack!”
“Certo, io so solo giocare e creare neve, queste cose non le capisco! Mi sento… Strano.”
Elsa si toglie appena da lui; si accomoda meglio sul freddo pavimento. Jack si rialza e assume la solita posizione accovacciata, osservandola.
E’ bella.
Non ci aveva mai pensato prima, e non sa perché lo stia pensando proprio ora. Però Elsa è bella, così chiara come lui sulla pelle e sui capelli, ma con quell’accenno di rosso sulle guance che…
Sì, è proprio bella.
“Jack, quanti anni hai?” chiede lei, gentilmente. Il rossore è sparito piano e ora ha uno sguardo dolce.
“Io… Non lo so. Non ricordo nulla di… Di me. Secondo te quanti anni ho?”
“Mmmh, sembri… Quindici o sedici, penso.”
Elsa alza lo sguardo, si fa pensierosa.
“Sei cresciuto? Ti trovi cresciuto? Intendo, da quando sei… Hai preso coscienza di te, e poi nell’anno che è passato da quando ci siamo conosciuti.”
Jack si guarda, cercando di capire il senso della domanda e cercando di ricordare se è diverso da com’è sempre stato.
“No, non credo.”
Un sospiro, da parte di lei.
“Come immaginavi. Neppure io ti trovo diverso.” un attimo di pausa, poi Elsa torna a guardarlo negli occhi “Quindi sei costretto ad essere un eterno adolescente, almeno a livello fisico. Forse con la mente siamo un po’ più indietro, ma penso che il tuo corpo possa comunque… Beh.”
“Sono sempre più confuso.”
Elsa sorride, e stavolta è lei che nasconde un’idea malandrina dietro gli occhi.
“Se sei abbastanza grande, posso insegnarti dei nuovi giochi.”
“Quando?”
Una risata.
“Sei impaziente! Ti avviso, però, che forse potresti non voler più andare via, poi.”
Di nuovo quella cosa nello sguardo, che non comprende. Dopotutto, non ha mai avuto il concetto di ‘malizia’. Forse, stando con Elsa, capirà.
“Se ne vale la pena, resterò.”
E Elsa scoppia di nuovo a ridere, prima di buttargli le braccia al collo e di dargli un altro bacio.

   
 
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