Orbene, torno
con una Jelsa (<3)
E’ il seguito
della mia precedente storia, “Lo spirito della neve”. Stavolta la Jelsa si
intravede eccome, non preoccupatevi (<3 <3).
Penso che, al
posto di scrivere una long, creerò una serie… Eheh. Ho in mente altre due
storie da infilarci (una rossissima +_+ e una dolceamara, credo); poi, se
riesco con i tempi, potrei pensare di sviluppare l’idea che mi era venuta tempo
fa per infilare più o meno tutti i personaggi conosciuti (i cosiddetti Big4? Non
so, sono nel fandom da poco come scrittrice e anche come lettrice ho letto
sempre e solo saltuariamente XD). Ho un’idea di partenza, ma devo capire come
svilupparla e come farla finire. Forse ci scappa pure la long, stavolta XD Ma
non so fra quanto tempo.
Nel frattempo,
ecco a voi <3 godetevela. E’ al presente come la precedente per una
questione di continuità… Anche se ammetto di non usare spesso il presente; devo
dire che mi ha intrigato dover cambiare stile.
Buona lettura!
Giochi di
bambini (e di adolescenti)
“Jack
Frost!”
Jack,
intento a costruire un pupazzo di neve, si volta.
“…
Regina? Regina!”
“Oh,
Jack, chiamami pure Elsa.”
Il
ragazzo svolazza con il suo bastone fino a fermarsi a pochi centimetri dalla
faccia di lei, che arrossisce. Sorride, Jack, di un sorriso ampio e
meraviglioso.
“Quanto
tempo è passato? Un anno?”
“Pressappoco.”
risponde lei, sorridendo a sua volta.
“E’
meraviglioso ritrovarti.”
“Davvero?
Non ti diverte più giocare con i bambini?”
Jack
scoppia a ridere.
“Certo
che mi diverte! Ma, sai…” fa una faccia un po’ più seria; la più seria
possibile, per lui “Solo tu sei in grado di vedermi.”
Elsa
gli tende una mano, in un chiaro invito.
Jack
la segue.
Hanno
così tante cose da dirsi!
***
Jack
le ha raccontato di come abbia seguito l’inverno, facendo il giro del globo.
Lei è impressionata.
Pochi
giorni un po’ dappertutto, ecco dove è stato, correndo instancabile dietro ai
bambini, ricoprendoli di neve, assistendoli mentre usavano pattini o slittini.
Si
è divertito, ma era innegabile che lei gli fosse mancata.
Elsa
è la sola persona che lo può vedere e, per questo, lui la considera la sua
unica amica.
“Tu
che hai fatto, invece?” le chiede.
Hanno
parlato per ore, fuori ormai è buio. Elsa non chiede come mai si sia trattenuto
tanto con lei, perdendo così un’occasione preziosa per giocare con i suoi
adorati bambini.
Le
fa piacere che lui le riservi attenzione. Può capire la sua solitudine – ci è
passata, è stata anche lei così tanto sola! – e non le dispiace, per una volta,
chiacchierare tranquillamente con qualcuno che non la considera solo la Regina
di Arendelle. Certo, ha anche Anna per quello, ma non è la stessa cosa.
“Oh,
soliti impegni da Regina. Trattative commerciali con altri paesi, incontri
diplomatici, feste e ricevimenti per mascherare affari… Cose così.”
Jack
si acciglia appena.
“Non
va bene.” le dice infine “Tutta questa roba è troppo… Seriosa.”
Lei
scoppia a ridere, per una volta senza doversi contenere. Con Jack non ha un’etichetta
da rispettare. La prima volta che si erano conosciuti lui l’aveva persino presa
in braccio, facendola volare in mezzo al nulla, nel cielo! Si era presa uno
spavento con i fiocchi, anche e soprattutto perché non lo vedeva. Aveva capito
poi che lui era uno Spirito della Neve, e questo le aveva permesso di svelare
il mistero della neve che non riusciva a far scomparire. Aveva evitato la
tragedia una seconda volta solo per un pelo, e solo perché Jack si era sforzato
di comunicare con lei, capendo quando fosse importante che lei non dubitasse
dei suoi poteri.
“Lo
so che è roba ‘seriosa’. Ma io sono la Regina, che vuoi farci? Questo compito
spetta a me.”
Jack
ha fatto un sorriso strano; di sicuro sta pensando ad un’idea malandrina.
“Elsa,
non hai voglia di prenderti una vacanza?”
“Una
vacanza?” chiede, dubbiosa “Ma non posso, ci sono ancora troppe cose da fare, e
appena una settimana fa Anna ha rischiato un incidente diplomatico, devo
chiarire con il Governante del Regno di- AH!”
Jack
si è mosso troppo rapidamente. Si è alzato e le è volato incontro, prendendola
in braccio un po’ bruscamente e aprendo la finestra con uno spiffero di vento.
Meno
di un minuto dopo, sono già fuori, sospesi nel nulla.
Esattamente
come l’altra volta.
***
“Jack,
che fai?!”
Elsa
gli si è aggrappata al collo come l’altra volta. Lei non sa volare, e le
altezze la spaventano un po’.
“Elsa,
non hai un posto segreto? Un posto dove giocare e divertirti per un po’?”
“Ma
i miei doveri da Regina…”
“Possono
aspettare, per un giorno. Ma una sovrana non dovrebbe mai sovraccaricarsi di
lavoro: non so come fai a sopportare tutto quello stress! Io mi son sentito
male solo a sentire quelle poche parole.”
Elsa
lo guarda in faccia. Jack ha un’espressione così… Così… Accidenti, sembra un
bambino!
Scoppia
a ridere, non si trattiene.
E
le viene in mente il posto giusto.
***
“Un
castello di ghiaccio! Ma è meraviglioso!”
Jack
svolazza per le stanze, dentro e fuori dalla finestre, lasciando dietro di sé
una scia di brina.
Ha
lasciato Elsa sul balcone e adesso è irrequieto, del tutto entusiasta della
novità.
“Credo
che sia abbastanza isolato perché io possa giocare senza sentirmi… Osservata.”
Lei
lo guarda divertita. Jack torna, e si ferma come prima vicinissimo al suo viso,
facendola arrossire. Sul suo volto si apre un sorriso meraviglioso, enorme.
“Andiamo!”
le dice, prendendola per mano e trascinandosela dietra.
Elsa
ride, mentre lui poggia i piedi sul ghiaccio per la prima volta e pattina all’indietro,
trascinandola con sé. Anche lei ha abbandonato – o, per meglio dire, sciolto – le scarpe, riuscendo così a
scivolare meglio.
Jack
la lascia andare e gira su se stesso prima di riprenderla. Poi fa girare anche
lei, e infine girano insieme.
Elsa
sente l’inizio di un gran mal di testa, per tutti quei giri, ma non riesce a
smettere di ridere.
***
Da
quanto non passava una giornata – una nottata
– come quella?
Ha
smesso troppo presto di divertirsi con Anna; era ancora una bambina, e ha
sacrificato buona parte della sua infanzia e tutta la sua adolescenza per paura
del suo potere.
Ora
vorrebbe non averlo fatto.
Ridendo
con Jack, giocando a pattinare e a lanciarsi palle di neve create per l’occasione,
costruendo pupazzi e altre forme insolite con la neve… Ha capito quando le è
servito questo tempo, lontano dai doveri di regina.
Jack
è un bambino, vero, ma riesce a metterla di buon umore come nessuno mai.
Con
Anna è diverso. Anche lei è allegra ed è indubbio che le voglia un mucchio di
bene, ma i giochi dell’infanzia non l’attirano più come una volta, e ogni volta
le parla di Kristoff e dei Troll di montagna di cui è diventata amica; discorsi
che lei non capisce del tutto, abituata com’è alla solitudine. Non sa cosa
voglia dire, avere un fidanzato o comunque qualcuno che le voglia bene in quel
modo.
Con
Jack è diverso. Solo con lui può essere veramente se stessa, senza dover usare il suo potere a fin di bene – ad esempio,
mitigando gli inverni e rinfrescando le estati – e preoccupandosi solo del suo stesso
benessere, delle proprie risate.
Può
tornare ad essere una bambina, anche se per poche ore.
E
Jack ride con lei e con lei sorride.
Elsa
pensa che, nonostante il suo viso giovane e i suoi modi infantili, il suo
sorriso sia veramente bellissimo.
***
Si
addormentano sdraiati nel salone della stanza principale, con mucchi di neve
vorticante attorno a loro, con le teste e le mani vicine. Il freddo non è un
problema, visto che entrambi sono affini al ghiaccio.
Hanno
riso finché non ha fatto male loro la pancia, e hanno giocato e si sono
rincorsi fino a che non sono crollati al suolo, esausti.
Jack
la osserva con un sorriso diverso dal solito; leggero, con gli occhi socchiusi,
mentre lei scivola nell’oblio donatole da una stanchezza spossante.
L’ultima
cosa che si chiede, prima di chiudere gli occhi, è se uno Spirito della Neve
abbia davvero bisogno di dormire, o se Jack si sia sdraiato con lei solo per
tenerle compagnia.
***
Quando
si sveglia Jack è accucciato accanto a lei, sporto verso il suo viso, con
addosso ancora quel sorriso leggero.
“Buongiorno,
principessa.”
“Uhm…”
dice lei, sfregandosi gli occhi e sbadigliando “Lo sai che sono una regina,
vero?”
“Ma
da come abbiamo giocato ieri mi sei sembrata più una principessa. Voglio dire,
una Regina inflessibile, e gravata dai numerosi obblighi, avrebbe corso a piedi
nudi nella neve accorciando il vestito di ghiaccio solo per riuscire meglio ad
acchiapparmi?”
Elsa
ride appena. Poi scosta le mani dagli occhi e trova Jack ancora lì, ancora con
quel sorriso sul volto.
Ancora così
vicino.
Si
ricorda di aver pensato, l’anno prima, se Jack sarebbe potuto diventare per lei
quello che Kristoff è per Anna.
Sa
che probabilmente non è possibile; sa che Jack è indubbiamente giovane – più giovane
di lei, troppo giovane – e che, anche
se il suo corpo potesse crescere, molto probabilmente la sua mente non lo
farebbe mai.
Questo
però non la frena, così Elsa si alza appena puntellandosi sul gomiti e lo
bacia.
Jack
è spiazzato; per un momento spalanca gli occhi. Poi, abbandonandosi non si sa
bene a quale istinto, li chiude e posta una mano sulla nuca di lei,
approfondendo il contatto.
Si
sente invaso dalla dolcezza. Le sue guance, che non possono più imporporarsi,
si coprono di una brina leggera.
Alla
fine, quando si staccano, anche le loro labbra sono ricoperte di brina, e
sembrano viola sotto il bianco del ghiaccio.
“Uhm…”
mormora Jack, spiazzato da quello che ha fatto, sbattendo più volte le ciglia.
Elsa
ride, poi gli si getta addosso, circondandogli il collo con le mani. Lui cade,
evitando di battere la schiena solo perché ha avuto l’accortezza di utilizzare
le braccia e i gomiti per non spiaccicarsi sul suolo.
E
Elsa lo bacia ancora, così, approfondendo di più quel contatto, e utilizzando
persino la lingua.
***
Jack
si sente confuso.
Il
suo corpo reagisce al bacio in modi che mai si sarebbe aspettato. Ed Elsa ormai
è talmente presa e calda che, lo sai,
anche se non sa come sia possibile ma lo
sa, anche per lei dev’essere la stessa cosa.
“Elsa…”
mormora, piano, appena smettono di baciarsi per riprendere fiato.
“Oh,
Jack.” gli dice, passandogli una mano sul viso e cancellando la brina sulle sue
guance, che semplicemente si scioglie a contatto con il calore delle sue dita.
Ed
è insolito, molto insolito che Elsa sia calda. In genere la sua temperatura
corporea è quasi nulla, simile a quella del ghiaccio e della neve che entrambi
sanno produrre.
“Elsa,
non capisco… Questo è… Un altro gioco?”
Elsa
scoppia a ridere ancora, piano stavolta.
“Potrebbe
essere un gioco, sì. Ma dovresti giocare solo con me.”
“Perché
sei l’unica che mi può vedere?”
“Ah,
no! Ah, ah, ah!” Elsa cerca di calmarsi “Sei proprio un bambino, Jack!”
“Certo,
io so solo giocare e creare neve, queste cose non le capisco! Mi sento… Strano.”
Elsa
si toglie appena da lui; si accomoda meglio sul freddo pavimento. Jack si
rialza e assume la solita posizione accovacciata, osservandola.
E’
bella.
Non
ci aveva mai pensato prima, e non sa perché lo stia pensando proprio ora. Però
Elsa è bella, così chiara come lui sulla pelle e sui capelli, ma con quell’accenno
di rosso sulle guance che…
Sì,
è proprio bella.
“Jack,
quanti anni hai?” chiede lei, gentilmente. Il rossore è sparito piano e ora ha
uno sguardo dolce.
“Io…
Non lo so. Non ricordo nulla di… Di me. Secondo te quanti anni ho?”
“Mmmh,
sembri… Quindici o sedici, penso.”
Elsa
alza lo sguardo, si fa pensierosa.
“Sei
cresciuto? Ti trovi cresciuto? Intendo, da quando sei… Hai preso coscienza di
te, e poi nell’anno che è passato da quando ci siamo conosciuti.”
Jack
si guarda, cercando di capire il senso della domanda e cercando di ricordare se
è diverso da com’è sempre stato.
“No,
non credo.”
Un
sospiro, da parte di lei.
“Come
immaginavi. Neppure io ti trovo diverso.” un attimo di pausa, poi Elsa torna a
guardarlo negli occhi “Quindi sei costretto ad essere un eterno adolescente,
almeno a livello fisico. Forse con la mente siamo un po’ più indietro, ma penso
che il tuo corpo possa comunque… Beh.”
“Sono
sempre più confuso.”
Elsa
sorride, e stavolta è lei che nasconde un’idea malandrina dietro gli occhi.
“Se
sei abbastanza grande, posso insegnarti dei nuovi giochi.”
“Quando?”
Una
risata.
“Sei
impaziente! Ti avviso, però, che forse potresti non voler più andare via, poi.”
Di
nuovo quella cosa nello sguardo, che non comprende. Dopotutto, non ha mai avuto
il concetto di ‘malizia’. Forse, stando con Elsa, capirà.
“Se
ne vale la pena, resterò.”
E
Elsa scoppia di nuovo a ridere, prima di buttargli le braccia al collo e di
dargli un altro bacio.