La regina degli Elatrop.
Due uomini camminavano lenti, il
rumore dei loro passi
era attutito dall’erba soffice di un verde brillante.
Erano molto vicini al reame Sadida e la natura iniziava
lentamente a dare il meglio di sé stessa.
Il primo indossava un lungo mantello bianco con tanto di
cappuccio, solo una parte del volto pallido e dei capelli di un azzurro
vivace
spuntavano; il secondo invece indossava un buffo copricapo blu mare che
aveva due
buffe orecchie e terminava con dei ciuffi color crema a mezza schiena.
“Sei proprio sicuro?”
Chiese il primo uomo.
“Sì, Adamai. È lei la mia promessa.
Ci lega un patto e poi per la prima volta è nato un dofus con solo un drago,
aspetta l’umano che
sarà suo fratello o sorella e sarà lei.”
“Dovrai cambiare la sua natura, Yugo. Sei sicuro di
farcela?”
“Ho portato con me l’elacubo per questo.”
Rispose tranquillo Yugo.
Erano passati parecchi anni da quando aveva visto i suoi
amici, ma – diversamente da loro che erano diventati vecchi
– lui aveva
finalmente raggiunto l’età di vent’anni.
L’età in cui secondo le tradizione elatrop ci si
poteva
sposare e lui aveva scelto la sua sposa anni prima: Amalia, figlia del
re di
Sadida.
Erano stati divisi molto a lungo – il tempo che era
servito a lui per maturare, imparare a usare tutti o quasi i suoi
poteri ed
essere degno di essere il re della sua gente – ma non
c’era stato giorno in cui
non avesse pensato ai capelli verdi di lei, ai suoi occhi scuri e a
quella
margherita che portava tra i capelli.
Non avrebbe potuto amare o sposare nessuna che non fosse
Amalia, a dispetto dei dubbi di Adamai. Suo fratello non capiva, forse
perché
non era mai stato innamorato.
Il piccolo drago era diventato un giovane drago e poteva
assumere una forma umana come Grugal, ma non aveva ancora trovato
qualcuna –
drago, elatrop o di qualsiasi altra razza – che gli facesse
perdere la testa.
“Yugo, potrebbe essere morta o molto vecchia.”
“Non è morta, ho chiesto ad Armand di tenermi
informato e
lui o Chibi me l’avrebbero detto.
Hai saputo che Chibi gira il mondo con una sua
compagnia?”
L’altro annuì.
“Ah, come mi piacerebbe poterlo fare di nuovo. La
confraternita del Tofu è stata un’esperienza
fantastica.”
Disse con occhi sognanti Yugo, la sua mente ripercorreva
tutto quello che era successo, dal castello delle principesse brutte
alla battaglia
finale con Quilby.
“Sì, è stato molto bello, ma ora ti
attendono altri
compiti.”
Yugo annuì, lo sapeva che ora il suo compito era quello
di guidare gli Elatrop come legittimo re e sperava che Amalia
accettasse di
essere la regina.
“Siamo arrivati al confine, ci sono le guardie.”
Il ragazzo alzò gli occhi e vide due robusti sadida che
li scrutavano torvi.
“Chi siete?”
“Yugo e Adamai, siamo amici della principessa
Amalia.”
I due sgranarono gli occhi.
“Quelli della compagnia del Tofu?”
Annuirono entrambi.
“Siete molto cresciuti da quando vi abbiamo
incontrato.”
“Crescere è la ragione per cui siamo stati via.
Possiamo entrare?”
“Sì, la principessa sarà felice di
vedervi.”
i due sorrisero e oltrepassarono il cancello, Yugo aveva mandato Az ad
avvisare
del loro arrivo. Percorsero la strada verso il castello tra gli sguardi
increduli dei passanti, che probabilmente si chiedevano chi fossero
quei due
stranieri e come mai il maggiore somigliasse al principe Chibi.
Arrivati al castello trovarono il ciambellano ad
accoglierli e li scortò con piacere all’interno,
nella prima stanza trovarono
un ragazzino che non poteva avere più di quindici anni e che
aveva lo stesso
copricapo di Yugo, solo che era nero, e i capelli leggermente
più chiari.
“Yugo!”
Il ragazzino lo abbracciò.
“Chibi, come sei cresciuto!”
“Sei tornato per Amalia?”
Lui annuì.
“Potrebbe essere troppo tardi.”
Rispose tetro l’elatrop.
Non poté aggiungere altro perché la porta si
spalancò ed
entrò Armand, re di Sadida e fratello maggiore di Amalia,
con il suo seguito.
“Allora, le notizie erano vere! Bentornato, Yugo!
Posso chiamarti così, vero?”
“Certo che puoi, Armand.
Dov’è Amalia? Come sta?”
Il volto di Armand si rabbuiò e i suoi occhi si
concentrarono sul disegno del
pavimento.
“Forse sei arrivato troppo tardi, Yugo.
Mia sorella giace a letto gravemente malata, le
guaritrici non sanno se supererà la notte.”
A Yugo si strinse il cuore, lentamente iniziò a battere
sordo nelle sue orecchie.
“Forse posso fare qualcosa per lei, potresti portarmi
nella sua stanza, per favore?”
Il re annuì e lo accompagnò alla stanza di
Amalia,
parlando del più e del meno, principalmente di cose che
riguardavano il regno.
Armand si fermò davanti a un porta di legno.
“È la sua stanza, adesso tocca a te!”
L’elatrop aprì la porta e finalmente la vide: il
suo
volto era segnato di rughe e i capelli non erano più verdi,
ma bianchi.
“Amalia…”
Sussurrò piano.
Con pochi passi raggiunse il suo letto e guardò la
guaritrice che spargeva polvere magica su di lei.
“Non so se passerà la notte, ho fatto del mio
meglio, ma
questa malattia è terribilmente tenace.”
“Capisco, lasci che ci provi io.”
La donna gli rivolse uno sguardo sorpreso, ma alla fine
lo lasciò fare.
“Adamai, vieni qui, avrò bisogno anche di te.”
Il drago si avvicinò al fratello.
“Cosa devo fare?”
“Nulla, prendi solo la tua mano e concentrati, ci serve del
wafku.”
Yugo stese la sua mano all’altezza dello stomaco di
Amalia e una calda luce azzurrina cominciò a uscire dal suo
palmo, avvolgendo la
principessa in un bozzolo di luce.
Da molto lontano – sebbene fosse vicina –
sentì la
guaritrice trattenere il fiato. Yugo si concentrò solo su
Amalia e sul suo
corpo cercando di distruggere tutto quello che non avrebbe dovuto
esserci, la
dannata malattia.
“È sparita, Yugo.”
“Il nostro lavoro non è ancora finito, Adamai.
Pazienta
ancora un attimo.”
Dieci minuti dopo il bozzolo atterrò dolcemente sul
letto, dissolvendosi in tante particelle luminescenti: al posto di un’anziana
donna ora c’era una ragazza sui
diciott’anni, dai lunghi capelli verdi.
Yugo sorrise ad Adamai, ce l’avevano fatta.
Ho una paura folle di non riuscire
a mantenere la
promesse che ho fatto a Yugo.
La malattia sta prendendo il sopravvento e ormai non sono
nemmeno più cosciente, la guaritrice si affaccenda intorno
al mio corpo, ma sia
io che lei sappiamo che è inutile, entro domattina
sarò morta.
Morirò senza rivederlo, il solo pensiero mi riempie di
paura, più della morte stessa a dire il vero. Nella morte
troverò pace e
incontrerò di nuovo mia madre, ma non posso farlo prima di
aver rivisto lui.
Lui è la mia ragione di vita, colui che ho aspettato per
tanti anni e non ho intenzione di cedere proprio adesso.
All’improvviso una luce azzurrina invade la scena, sembra
quella dei portali di Yugo, il wakfu. Mi attira a sé
– cantando come una sirena
– ma non so se seguirla o meno. Mi volto dall’altra
parte e vedo il volto
sorridente di mia madre.
“Non è ancora arrivato il tuo momento, segui la
luce.”
La guardo senza capire.
“Amalia, non è ancora arrivato il momento di
vederci.
Segui la luce, ti porterà a casa.”
“Io…. Va bene. Ti voglio bene, mamma.”
“Anche io, sono orgogliosa di te. Sei la figlia che avrei
voluto vedere
crescere.”
Senza dire altro mi avvio verso la luce, asciugandomi una
lacrima solitaria senza farmi vedere da lei, la luce mi avvolge come
una
coperta calda.
Poco dopo sento il morbido materasso della mia camera
sotto di me, alzo una mano e noto che non è più
avvizzita e piena di rughe, ma
liscia come quando avevo vent’anni.
Il mio cuore salta un battito, conosco solo una persona
in grado di fare un miracolo del genere.
“Yugo.”
Chiamo piano con una voce che non sembra nemmeno la mia.
“Sono qui, Amalia.”
Lo vedo seduto sul mio letto, tra le sue mani c’è
l’altra
mia mano e indossa ancora quel buffo copricapo.
“Sono venuto per onorare la promessa, amore mio.”
“Mi sposerai?”
Gli chiedo incredula, lui annuisce piano.
“Ti sposerò, ma prima devo chiederti di fare una
cosa per
me. Un ultimo sacrifico.
Se non volesse accettare ti capirei, perché ti chiedo
molto.”
“Cosa devo fare Yugo?”
Lui prende fiato e mi guarda dritto negli occhi, avevo
dimenticato quanto fossero dolci i suoi occhi castani.
“Vorresti diventare un’elatrop e regnare al mio
fianco?”
“Ma io non ho un fratello o una sorella drago.”
“Sì, ce l’hai. È nato un
dofus con un solo drago e
sospettiamo che tu sia sorella.”
Rimango un attimo in silenzio pensando a tante cose: a
mio fratello, a Eva e Pan Pan, a Chibi per cui sono come una madre, a
Grugal,
alla loro compagnia, ai miei doveri come principessa sadida.
Ma potrei davvero assolverli sapendo che ho perso Yugo?
Un senso di gelo mi invade, non potrei essere la
principessa che si aspettano senza di lui.
“Va bene, però promettimi che verremo a trovare
mio
fratello e gli altri.
Credo che Eva e Pan Pan vogliano vederti e poi c’è
Chibi
e la sua compagnia.”
“Verremo a trovarli, te lo prometto. Ora stringi la mia
mano.”
Lo faccio e immediatamente sento il wakfu invadermi e
adattarsi al mio corpo, come un buon abito. Dopo non so quanto tempo la
mano di
Yugo si stacca e io mi tasto la testa: sono cresciute due ali fatte di
energia.
“E così è questo che nascondete sotto
il cappello.”
Dico divertita.
“Ti ho portato qualcosa. Beh, un paio di cose.”
Fruga nella borsa ed estrae un lungo capello nero con una
margherita bianca disegnata su di un lato.
“Ti piace?”
“Lo adoro!”
Me lo metto sorridendo e pensando che mi sta benissimo.
“In quanto alla seconda…”
Si inginocchia davanti a me e mi porge un anello con un
diamante.
“Amalia, vuoi sposarmi?”
Io gli getto le braccia al collo.
“Sì, Yugo, sì!”
Piango di gioia, stavo iniziando a pensare che questo
momento non sarebbe mai arrivato!
“Allora, devo infilarti questo anello al dito.”
“Così dice la tradizione.”
Con un po’ di fatica, visto che gli tremano le mani,
riesce.
Sia io che lui aspettavamo questo momento da tanto tempo
e, almeno a me, non sembra ancora che tutto questo sia vero. Finalmente
potrò
stare con lui e per un po’, non solo per qualche giorno o
settimana.
“E tu cosa ne pensi Adamai?”
Il drago mi sorride.
“Yugo è felice, tu sei felice. A me va bene
così.
Ti dona il capello!”
Io sorrido, poi mi volto verso la porta da cui sono
entrate diverse persone: Chibi, Armand, Alia, suo fratello Morpheus,
Marie (la
figlia di Armand),Luna (la figlia di Cleo) e Andreas, il figlio di
Remington
Smiss. Subito dietro di loro ci sono Eva, Pan pan, Cleo e Goultard.
“Amalia!”
L’urlo di Eva e la sua figura superano tutti gli altri e
mi abbraccia forte.
“Stai bene, grazie al cielo!
Mi avevano detto che stavi per morire!”
"Sono viva grazie a Yugo e Adamai.”
Lei si stacca da me e guarda incredula i due e poi nota il mio anello e
copricapo.
“Ma tu…”
“Diventerò la moglie di Yugo!”
Rispondo eccitata, vorrei mettermi a saltare.
“Ma questo è meraviglioso!”
Lentamente tutti vengono a farmi i complimenti e Armand
decide di organizzare un banchetto per questa sera, visto che siamo
troppi per
festeggiare nella mia camera.
A me va bene tutto, non potrei essere più felice.
Non mi sentivo così viva e felice da quando la compagnia
del Tofu girava il mondo per assolvere le sue missioni.
La sera al banchetto ci siamo tutti, dal tavolo si leva
un allegro chiacchiericcio, ma non possiamo fare a meno di ignorare che
questa
sarà probabilmente l’ultima volta che saremo
riuniti. C’è già un posto lasciato
volutamente vuoto: quello di Ruel.
È morto almeno dieci anni fa.
“Mi piacerebbe visitare la sua tomba, non sono venuto
nemmeno al funerale, dici che posso?”
“Io credo di sì.”
Rispondo.
“Chiedi ad Adamai.”
Lui annuisce.
“Certo che puoi Yugo.”
Il mio futuro marito sorride soddisfatto, è sempre stato
legato a Ruel più
degli altri, perché era un vecchio amico di Alibert, il
padre adottivo.
Ormai siamo vecchi, constato, le nostre avventure sono
portate avanti da Chibi e gli altri e la cosa mi fa piacere. Per me
l’elatrop è
come un figlio e sono felice che abbia “ereditato”
da me questo tratto del suo
carattere.
“E così loro sono la nuova compagnia del
Tofu.”
“Si può dire così. Girano il mondo e
aiutano chi ne ha
bisogno, ho lasciato che Chibi lo facesse pensando che per lui e Grugal
fosse
un bene, qualcosa che li aiutasse nella loro fututra vita
più che stare chiusi
nelle mura del palazzo dei sadida.”
“Ottima pensata, almeno sa usare i suoi poteri.”
Si complimenta Adamai.
“Per caso hanno incontrato anche Kris e Maude?”
“Oh, sì. Si sono sposati e hanno un figlio che fa
il
pappaballer in una squadra di Bragma.”
“Non mi dire… Quanto mi piacerebbe sfidare Kris
ancora una volta…”
“Non giocate a pappaball?”
Chiedo leggermente scandalizzata.
“Sì, ma mi fanno sempre vincere,diciamo. In fondo
sono
il loro re e credo che a loro sembri scortese che io perda.”
Ridacchia imbarazzato.
“Uhm, metterò in piedi una squadra di pappaball
quando
arriverò.”
“Ottima idea. Serve una delegazione di pappaball
elatrop.”
“A proposito Yugo, dove pensate di stabilirvi?”
“Sono venuto a parlarti anche di questo, Armand.”
Yugo risponde a mio fratello che si è intromesso nella
nostra conversazione.
“Accennami.”
“Il re di Bonda mi ha concesso un pezzo del suo
territorio che confina con il regno sadida, mi domando se tu non possa
fare lo
stesso.
La maggioranza del mio popolo è composta da bambini e
bambine, siamo inoffensivi.”
“Non è il posto dove discutere di queste cose,
passa da
me domattina.”
Gli risponde sorridendo, non credo gli negherà la terra
comunque, sa quanto
dobbiamo al popolo di Yugo.
Non appena arriva il cibo iniziamo a mangiare e non
c’è
posto per altre domande, anche se credo ce ne faranno, anche solo per
sapere la
data del matrimonio.
A proposito, Yugo non me ne ha parlato, quando ci
sposiamo?
Un anno dopo sono nel regno degli
Elatrop e alcune delle
mie dame mi stanno acconciando i capelli in modo che sembrino carini e
si
possano nascondere le ali di wakfu in modo decente.
Ci si sposa una volta sola e bisogna essere assolutamente
perfette quel giorno.
Eva mi guarda malinconica, seduta sul letto accanto a
Cleo e ogni tanto la sorprendo a guardarsi le mani triste. È
diventata vecchia
e – purtroppo – so che tra un po’
piangerò sulla sua tomba come ho pianto su
quella di Ruel, nonostante i nostri continui battibecchi.
Forse solo Cleo può capire quello che provo, visto che
non invecchierà mai essendo una dea.
“Eva, tutto bene?”
Le chiedo dopo un po’.
“Sì, certo. Sono felice che tu e Yugo possiate
finalmente
sposarvi, solo stavo pensando che mentre tu sei nel fiore degli anni io
sono
un’ocra di mezza età.
Ormai mi limito a esercitarmi con l’arco in giardino,
come faceva mia madre prima di me, e mi mette un po’
tristezza.”
“Anche a me mette tristezza, perché prima o poi vi
perderò come abbiamo perso
Ruel.”
Eva tace e guarda per terra, io ritorno con la mente al
giorno in cui abbiamo visitato la sua tomba.
{È
un giorno di tarda primavera, delle nuvole grigie –
presumibilmente cariche di pioggia – incombono sul luogo
desolato dove vive la
famiglia Stroud.
È solitamente è un luogo secco, spazzato dal
vento, oggi
sembra che tutte le nuvole del circondario si siano date appuntamento
qui per
rendere ancora più tetro il luogo.
Yugo apre il cancello del cimitero e quello cigola
sinistramente. Camminiamo tra le tombe e raggiungiamo un mausoleo
imponente, io
e il mio ragazzo entriamo e troviamo il volto familiare del nostro
amico con
incise le date di nascita e di morte e il nome.
Yugo accarezza lentamente tutto e mi accorgo che ha gli
occhi lucidi.
“Lui c’è sempre stato quando io avevo
bisogno di lui, mi
ha accompagnato due volte in viaggi che riguardavano la mia gente e quando lui aveva bisogno
di me io non ci sono
stato. Sono stato davvero un pessimo amico.”
“Yugo, Ruel aveva capito che c’era in ballo
qualcosa di importante.”
“Non importa Amalia, almeno per un giorno avrei potuto
sospendere i miei allenamenti e non sarebbe successo nulla.”
Io non gli dico nulla, la sua logica funziona purtroppo.}
All’improvviso Eva
sorride.
“Ehi, tra poco ti sposi! Via la tristezza e sorridiamo
per questo miracolo.”
Io e Cleo sorridiamo di rimando e finalmente sono pronta
per sposarmi: indosso un semplice abito bianco senza maniche, le ali di
wakfu
si confondono con i capelli e i fuori che ho tra i capelli.
“Stai benissimo.”
Eva mi appunta il velo di tulle e Cleo mi mette in mano il bouquet di
margherite, i miei fiori preferiti. Un discreto bussare ci avverte che
qualcuno
sta per arrivare e non può essere altri che mio fratello.
Armand mi guarda sorridendo.
“Stai benissimo, Amalia. Papà sarebbe felice di
vederti
così.
Sei pronta? Possiamo andare?”
“Lasciate andare prima noi e poi, tra un quarto
d’ora,
partite.”
Lui annuisce e si siede sul mio letto.
“Non credevo che la piccolina di casa si sarebbe mai
sposata.”
“Invece i miracoli accadono, eh?”
Gli dico sorridendo, senza riuscire a nascondere una
punta di nervosismo.
“Preoccupata?”
“Sì, ma tutte le spose lo sono.”
Trascorriamo il resto del tempo in silenzio, poi
finalmente lui mi prende per mano e mi fa uscire dalla stanza e dal
palazzo per
poi salire sulla carrozza che ci porterà al luogo vero e
proprio della
cerimonia: uno spiazzo verde non troppo lontano dalla statua di Pan Pan.
Gli altri sono già tutti là, ovviamente, e quando
mi
vedono si alzano tutti in piedi. Percorro lo spazio che separa le file
dei
banchi con tutta la calma che riesco a trovare, solo quando sono vicina
all’altare mi sento meglio perché incrocio gli
occhi di Yugo.
Finalmente prendo il mio posto e il prete inizia a
officiare una cerimonia che non ascolto, mi sveglio solo per le
promesse
matrimoniali e lo scambio degli anelli.
La mia mano trema quando deve mettere l’anello
all’anulare di Yugo, lo stesso succede a lui, ma alla fine ce
la facciamo
sorridendo come due scemi.
“E ora lo sposo può baciare la sposa.”
Ci baciamo tra gli applausi.
Teoricamente dovrebbe esserci una festa di nozze, ma
abbiamo deciso di posticiparla e fare prima il viaggio di nozze,
così Adamai si
trasforma in drago e mio marito mi porge la mano.
Saliamo sul dorso e salutiamo tutti con un gesto della
mano, Adamai prende il volo e presto siamo tra le nuvole.
“Tutto questo è meraviglioso, grazie!”
Sussurro a Yugo.
“Di nulla, sei la mia sposa e ti amo.”
“Ti amo anche io.”
E sul dorso del drago mi sento ancora una volta libera e
ho capito perché.
Io posso essere libera solo se Yugo è al mio fianco.
La cosa mi fa sorridere felice e dimenticare tutti gli
anni bui, sono in paradiso adesso.
Siamo due sagomi felici che si stagliano nel cielo.