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Autore: Lonely soul    04/04/2014    3 recensioni
Non sono brava con le introduzioni... Ma ci provo lo stesso.
Due menti malate si dividono lo stesso corpo.
Due menti malate si litigano il possesso dello stesso corpo.
Due menti malate usano questo stesso corpo per raggiungere la loro malata serenità.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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8- After your efforts





 


-Salve-
-Ciao… Dunque… Tu dovresti essere Emily, giusto?-La donna aveva le gambe accavallate, e la corta gonna nera lasciava intravedere una gamba tornita. In mano aveva una cartellina e dal modo in cui la guardava attraverso i piccoli occhialetti dalla montatura semplice, era chiaro che fosse leggermente astigmatica.
-Emily, esatto…-
-Ciao Emily, io sono Dana. Allora, di cosa vuoi parlarmi?- poggiò la cartellina sulla scrivania e si tolse gli occhiali, tenendoli nella mano destra, mentre con la sinistra si sosteneva il mento, poggiando il gomito sul ginocchio della gamba accavallata.
-Non ce la faccio più, ho bisogno d’aiuto. Io ho una doppia personalità e lei…lei è molto pericolosa.

Dopo quanto era accaduto a Danny e dopo aver appreso la verità su quanto era successo a Daniel, Emily aveva impiegato molto tempo a pensare. Alla fine era arrivata alla conclusione che aveva bisogno di aiuto. Che Daniel aveva ragione, ma soprattutto che voleva essere una persona normale e voleva per sempre liberare il mondo da quella terribile assassina che viveva in lei.
Inizialmente Emily era spaventata dalle possibili conseguenze che avrebbe potuto portare il parlare con una psicologa, ma poi si era decisa. Avrebbe trovato il modo di tener nascoste le sue intenzioni a Sasha.
Così, una settimana dopo quanto accaduto nella sua casa d’infanzia, Emily prese appuntamento con una psicologa, Dana Marys.

-Ah… è molto grave quello che affermi, ne sei sicura?- La dottoressa Marys inforcò nuovamente gli occhiali e prese un block notes. Guardava Emily un po’ stupita, teneva poggiato sul palmo della mano destra il blocchetto, mentre con la sinistra teneva la penna, con la punta poggiata su di esso.
-Si. Non ho dubbi. Anzi, ho aspettato anche troppo a venire qui, ma avevo, e ho tuttora, paura di lei.
La dottoressa portò la penna alla bocca e ne mordicchiò il tappino.
-Credi nell’ipnosi, Emily?
-No! Niente ipnosi!- Si affrettò a rispondere Emily – Lei non deve sapere che sono venuta qui, o la ucciderà!
-Okay… Senti Emily… Come hai scoperto di lei?
Emily guardò in basso, si morsicò le labbra.
-Se non vuoi dirmelo per me va bene… Capisco che parlarne non sia facile, prenditi il tempo che ti serv..-
-No! Non ho tempo, devo sbrigarmi e lei deve liberarmi di Sasha entro la fine di questa seduta, o lei la ucciderà!-
-Sai, il disturbo dissociativo della personalità non è una cosa che si possa risolvere così, non credo che…-
-Lei non capisce!-
Emily sembrava impazzita. I suoi occhi erano spiritati e il suo volto esprimeva tutta la paura che la ragazza provava per il suo alter ego, la preoccupazione per la dottoressa Marys e soprattutto il senso di colpa che mai l’abbandonava. Poggiò le mani sulle ginocchia e le strinse in pugni, strinse così tanto da far sbiancare le nocche.
-Emily…- Dana si alzò e le poggiò una mano sulla spalla. –Stai tranquilla, io farò del mio meglio e sono sicura che Sasha non farà del male a nessuno…- Cercò di confortarla.
Dopo aver scosso ripetute volte la testa, Emily sembrò calmarsi.
-Mi scusi.. mi scusi…-
-Bene, allora ti va di parlarmi di lei?

La prima seduta sembrava essere andata bene, ed Emily era soddisfatta dei risultati. La dottoressa le aveva insegnato un metodo che avrebbe dovuto allontanare da lei Sasha, almeno per un po’, ma soprattutto l’aveva molto rassicurata e calmata. Se avesse perso il controllo sarebbe stato molto più facile per Sasha approfittarsene. 
Il giorno seguente Emily avrebbe avuto un altro incontro con Dana.
Quando si mise a letto, il sonno non tardò ad arrivare, finalmente la ragazza si sentiva sicura e presto sarebbe finito tutto, Sasha non aveva pretesti per uscire fuori.
L’indomani Emily si sentiva riposata, non ricordava più da quanto tempo non dormiva così profondamente e tranquillamente. Il suo riflesso sullo specchio le sorrideva felice, non c’era traccia del ghigno malefico di Sasha.
Canticchiando Emily uscì di casa.
Ripensandoci, forse non era stata un’ottima idea chiedere alla dottoressa di vedersi così presto in mattinata. Non pensava avrebbe dormito così bene e così profondamente, le dispiaceva aver chiesto alla donna di alzarsi così presto ora che aveva riscoperto quanto fosse bello dormire.
Citofonò appena arrivata al cancello, ma dall’altra parte non ci fu risposta.
All’interno era tutto buio, così Emily decise di aspettare un po’, forse la dottoressa era solo un po’ in ritardo, forse lo studio non era ancora aperto.
Passata una mezz’oretta, un pensiero tanto spiacevole quanto incredibile si insinuò nel piccolo cervelletto della ragazza.
Non è possibile… Pensò.
Scavalcò il cancelletto di ferro e andò a piazzare la faccia contro le finestre dello studio, ma dentro era tutto buio e non riusciva a vedere nulla.
-Dottoressa Marys? Sono arrivata! Dottoressa?-
Dall’altra parte nessuna risposta.
Tolse una forcina dai capelli ed abilmente cercò di forzare la serratura della porta.
-Dottoressa? – Chiamò ancora prima di aprire la porta – Entro, okay?-
Non appena fu dentro, Emily non dovette accendere la luce per capire cosa fosse successo.
Quell’odore… Quell’odore lo conosceva benissimo.
Portò le mani al naso, ma non servì a nulla. Quel lezzo aveva ormai fatto il suo corso e la nausea era troppa per evitare di vomitare.
Com’era possibile? 
Accese la luce.
Sdraiato a terra c’era il cadavere della dottoressa, con un enorme squarcio sulla pancia. Gli organi interni erano sparsi qua e là intorno a lei. La testa  era appesa al muro con un coltello piantato tra occhi, e vicino ad essa c’era una scritta di sangue,“ Non ti libererai mai di me” , diceva.
Emily cominciò a piangere. Era completamente scossa dai singhiozzi e quello spettacolo raccapricciante l’avrebbe fatta rimettere nuovamente, se solo il suo stomaco non fosse stato già svuotato in precedenza.
-Cos’hai fatto?!- Chiese ad alta voce.

Che c’è, non ti piace il mio lavoretto?

-
Io… io avrei dovuto tenerti a bada…

Tenermi a bada?! Sono io che tengo a bada te, ricordatelo! Il trucchetto di questa donna è stato molto interessante, sai? Davvero, non ti sei accorta proprio di nulla!

Fu allora che nella mente di Emily riaffiorarono le immagini della notte precedente.
Ricordava Sasha che andava direttamente allo studio della dottoressa Marys… ma come mai la dottoressa era lì? 

Durante la notte si era svegliata e il suo alter ego l’aveva chiamata chiedendole di incontrarsi lì perché “Sasha” si era fatta viva, perché aveva bisogno di lei…
Quanto bene doveva aver simulato Sasha, per far sì che quella donna si alzasse nel pieno della notte per incontrarla? Non molto. Si ricordava benissimo il finto pianto, ma ricordava ancora meglio la disponibilità che la dottoressa aveva mostrato sin da subito… 
Aveva preso il coltello e lo aveva nascosto nella felpa. Era andata allo studio e lì si era incontrata con la signorina Marys. Ancora aveva le lacrime agli occhi e simulava tremori e agitazione.
Dana l’aveva invitata ad entrare, e si era offerta di prenderle un thè caldo alla macchinetta che si trovava nel suo studio e Sasha aveva accettato.
Dana l’aveva fatta entrare per prima e non appena si era girata per chiudere la porta, l’assassina l’aveva accoltellata alle spalle.

Emily si girò subito.
Sulla porta c’erano ancora gli schizzi di sangue secco.
Poi? Poi cos’era successo?

La dottoressa aveva urlato, ma il sangue che le riempiva la bocca aveva impastato il suono.
-Tu non sei Emily, vero?- Le aveva chiesto, accasciandosi a terra, cercando di fermare il sangue.
-Acuta osservazione, ci sono voluti molti anni di studio per sviluppare questo spirito osservativo?-  Emily sentiva la voce di Sasha risponderle in questo modo… la sua voce.
-Emily! Puoi riprendere il controllo!- Aveva detto la donna. Cercando di arrivare dritta a lei… ma lei non l’aveva sentita.
Nella sua mente Emily si vide prendere la poveretta per i capelli e trascinarla addosso al muro. Nella sua mente Emily vide la psicologa scalciare, tenendo le mani sui capelli, cercando di liberarsi dalla forte presa del suo alter ego.
Nella sua mente Emily vide affondare il pugnale più e più volte nel ventre della donna. 
Nella sua mente Emily vide gli organi interni fuoriuscire mentre gli occhi si perdevano in una dimensione lontana dalla nostra. 
Nella sua mente Emily la sentiva urlare di dolore. Solo quando anche il più piccolo soffio di vita lasciò la donna, Emily si vide scrivere sul muro con il sangue di Dana Marys. 

Allora te ne ricordi?

Sasha scoppiò in una sonora risata, che si interruppe bruscamente.

Avevi detto che non volevi si frapponesse nessuno tra me e te… Avevi detto di aver bisogno di me… invece hai cercato di tradirmi… Perché l’hai fatto? Perché?

Il tono di Sasha era terribilmente cupo, ed Emily era leggermente spaventata dal suo alter ego… Sasha sembrava completamente uscita di senno, non che prima ne avesse molto, ma adesso Emily non riusciva più a prevedere nessuna sua mossa. Non si trattava più di uccidere per sfogare il proprio dolore, Sasha era totalmente impazzita e lei non aveva il ben che minimo controllo sulle sue azioni.

Non pensi di essere andata leggermente oltre? 

Cosa intendi?

Sicura che ciò che fai lo fai per proteggermi? Sei davvero sicura che ciò che fai possa in qualche modo proteggerci?

Emily andò davanti alla finestra e guardò il suo riflesso.

Guardaci… Ho passato anni e anni a maltrattare il nostro corpo per i sensi di colpa di quello che tu facevi. Ho passato anni a star male per colpa tua… Ti ringrazio di avermi salvata da mio padre, ti ringrazio per la forza che mi hai dato. Ma non mi sento protetta da te. 

Dal riflesso Emily vide una lacrima solcarle il viso.

E’ davvero colpa mia se soffri?

Emily si sarebbe aspettata un tono triste, un po’ singhiozzante, ma quello che avvertì in Sasha era ben diverso. Un ruggito proveniente dalle più scure profondità dell’inferno. Un tono basso e spaventoso che non poteva appartenere a Sasha.

Stai davvero dicendo che è colpa mia? Piccola sudicia sgualdrinella che non sei altro! Ingrata! 

Tu hai bisogno d’aiuto… non te ne accorgi?

Aiuto? Aiuto di chi? Di una psicologa del cazzo? Tu vuoi liberarti di me e basta! Perché sei un’ingrata! Dopo tutto quello che ho fatto per te!

Emily era spaventatissima, non sapeva che fare.. Tutte le speranze che aveva nutrito, tutto il coraggio che aveva trovato, tutti gli sforzi che aveva fatto… Nulla. Non avevano portato a nulla.
L’immagine riflessa nella finestra la guardava con un’aria feroce, un’aria che Emily non aveva mai sognato nemmeno nei suoi incubi più neri. Non si sarebbe mai liberata di quel suo alter ego. Non si sarebbe mai liberata della pazzia che c’era dentro di lei, della rabbia repressa, delle delusioni che quel mondo le aveva trasmesso. Questo era Sasha. Tutta la negatività che Emily aveva raccolto in questi anni aveva trovato la forza di uscire prepotentemente e adesso era lì, a fissarla dall’altra parte della finestra.
Quanto ancora mancava perché Mister Hyde prendesse il sopravvento sul povero dottor Jekyll? 
Sasha, dal canto suo, non poteva che provare un odio profondo per quella parte di lei che la stava tradendo, che la stava rinnegando, e che era debole. Si, Emily era debole ed ingrata, cosa la stava spingendo ad aiutarla?  A proteggerla? Non stava ricavando nulla dall’aiuto che le stava dando, nemmeno la sua riconoscenza.

Non ti meriti nulla. Sei come il resto del mondo. 

Dicendo ciò diede un pugno alla finestra, che si frantumò, e lasciò Emily da sola, col sangue che le colava dalla mano.
La ragazza si accasciò e pianse. Pianse di terrore, di tristezza, di colpevolezza… Pianse per tutto quello che stava succedendo, che era successo, e che sarebbe continuato a succedere.
Emily pianse, perché adesso non sapeva cosa aspettarsi da Sasha.









 
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Ciao a tutti! 
Lo so, mi davate per morta, ma non è così... o almeno non fisicamente XD 
Il mio "talento" per la scrittura però è morto :( 
Siccome continuando a leggere e rileggere quello che scrivo mi sembra sempre che invece di migliorare peggioro, ho deciso che va bene così, voglio mandare avanti la storia, al diavolo la mia scarsa autostima.
Meno scrivo e meno ci riprendo la mano, meno ci riprendo la mano e meno scrivo....
Mi scuso tanto per il ritardo incredibile con il quale pubblico questo capitolo, ma primma di pubblicarlo ho dovuto trovare una forza che non pensavo di avere XD 
Spero che siate clementi con questo piccolo sgorbio... 
Ciao ciao ^_^


P.S. L'editor mi fa muro, come avrete potuto notare :( 
  
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