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Autore: Flaesice    05/04/2014    1 recensioni
Penelope Penthon è una ragazza bella, sfacciata ed intraprendente; una ragazza che non si è mai arresa alle difficoltà della vita, che si è fatta da sola ed odia i pietismi.
Nel suo mondo non esistono le mezze misure: tutto deve essere necessariamente o bianco o nero, giusto o sbagliato.
Ma nella vita - prima o poi - si è sempre obbligati a scontrarsi col grigio, ed è proprio allora che tutte le certezze crollano e bisogna mettersi in discussione.
E' ancora una ragazzina quando per gioco decide di sedurre un suo compagno di scuola, il riservato Nathan Wilkeman, per poi allontanarlo definitivamente.
Il destino li farà incontrare cinque anni dopo nella meravigliosa Los Angeles; Penelope sempre più votata al suo stile di vita, ma Nathan?
Decisamente più esperto e meno impacciato cercherà di prendersi una piccola rivincita per il passato, ma si sa che la passione non è un'emozione facile da gestire nemmeno per una come Penelope.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo II
 
Aspirai l’ennesima boccata dalla canna che Tanya mi aveva passato, il fumo mi attraversò denso la gola bruciando appena, annebbiando i miei sensi già storditi.
Avevo le mani gelate e arrossate, mi strinsi di più nel cappotto di lana cercando di contrastare il freddo umido della notte di Newark.
Mio padre, come spesso capitava, era di turno quella notte per lo scarico di container presso l’Elizabeth Marine Terminal, quindi non mi sarei dovuta preoccupare di fare presto per tornare a casa.
«Ehi piccola, lasciami un tiro» il tono di voce di Nick era alto come al solito, allungò la mano per prendersi la canna che pendeva dalle mie labbra secche, mi soffermai a guardare le sue dita grosse che mi fecero tornare alla mente quelle di Nathan.
Nathan e Nick erano totalmente ai due poli opposti, caratterialmente e fisicamente, eppure non riuscivo a capire come potessero attrarmi entrambi.
Era un mistero per me capire perché improvvisamente avessi deciso di avere un’avventura con Nathan, dopotutto Nick non mi faceva mancare niente sul piano fisico; eppure, c’era stato qualcosa nel modo in cui Nathan mi aveva fissato a mensa che mi aveva provocato uno strano brivido.
Insolito, ma dannatamente piacevole.
«Tesoro è tutto ok?» la voce di Tanya mi arrivò lontana nonostante si trovasse a pochi centimetri da me, distraendomi.
«Sì, perché me lo chiedi?»
«Ti vedevo persa nei tuoi pensieri» disse sorridendomi, un sorriso a metà tra il comprensivo e lo strafatto.
Inarcai un sopracciglio sorridendo sarcastica «Sei sempre così profonda dopo due tiri di canna?» la beffeggiai.
«Non sviare il discorso Penny, lo riprenderemo quando sarò più lucida» badò bene a puntarmi il suo indice contro in un vano tentativo di risultare minacciosa, poi si portò il palmo alla testa come a volerla sorreggere «Che mal di testa! » esclamò «Credo che tornerò a casa, tu che fai?»
«Vengo con te» mi alzai raccogliendo la mia borsa che misi a tracolla.
«Già vai via piccola?» domandò Nick trattenendomi per un braccio «Non ti va se ti riaccompagno io tra un po’?» mi guardò coi suoi grandi occhi bruni, il suo sguardo carico di promesse su quello che mi avrebbe riservato.
«No grazie, preferisco andare ora»
Vidi un’espressione di pura sorpresa comparire sul suo volto, le risatine dei compagni che cercavano di trattenersi alle sue spalle non erano certo d’aiuto ma per fortuna non aggiunse altro.
Sapevo da cosa dipendesse il suo stupore, non era mai capitato prima che gli dessi buca ma proprio non avevo voglia di andare oltre per quella sera.
Salutai tutti prima di salire in auto con Tanya, in meno di dieci minuti fummo fuori casa mia e augurai una buona notte anche a lei dopo essermi assicurata che fosse abbastanza lucida da tornare a casa da sola.
Entrai in casa e senza curarmi di accendere le luci salii a tentoni fino in camera mia, tirai fuori il pigiama dall’armadio e, dopo averlo indossato, andai a lavare i denti.
Soliti movimenti, stessa routine di sempre, in uno stato mentale di stand by che non sapevo se ricollegare più ai miei pensieri strani o alle canne che avevo fumato.
Sprofondai nel materasso, tirai la trapunta a coprirmi fin sulla testa.
“Sarà speciale?”
“Certo, te lo prometto!”
Scossi bruscamente la testa, nel buio più totale mi apparvero quegli occhi verdi fin troppo dolci, un brivido mi corse lungo la schiena mentre la mia mano scivolava lentamente verso il basso.
Presi a sfiorarmi con delicatezza, la stessa che immaginai solo lui potesse avere. Strinsi di più gli occhi ed aumentai il ritmo quando il suo sorriso si diffuse nella mia mente, l’onda del piacere si impossessò dei miei sensi e mi lasciai cullare dall’incoscienza sussurrando il suo nome che riecheggiò come un’eco nella solitudine della mia stanza.
 
«Penny, svegliati che sei in ritardo»
La voce di mio padre mi rimbombava nelle orecchie come se fosse stata urlata attraverso un megafono, mi rigirai nel letto portando il cuscino a coprirmi la testa mentre dei versi indistinti uscivano dalle labbra in un lamento confuso.
«Penny mi hai sentito?» chiese ancora, perentorio.
«Sì, sono sveglia ma smettila di urlare» mi lamentai mentre provavo ad alzarmi, la testa pesante e le membra intorpidite non aiutavano.
«Hai fatto tardi ieri sera signorinella?»
La figura di mio padre - ancora in divisa da lavoro dopo essere rientrato dal turno di notte - a braccia conserte sotto l’uscio della porta della mia stanza, incuteva quasi terrore, una posa che stava a significare “non mentirmi”.
«Sì, papà» ammisi «Ho studiato per un compito fino a tarda sera, anzi devo anche sbrigarmi»
“Mezza verità”
I suoi occhi scuri mi scrutarono qualche secondo, arricciò il naso poco convinto lasciando che i suoi baffetti seguissero quel buffo movimento «D’accordo, diciamo che ti credo. Adesso sbrigati, io vado a riposare»
Mi alzai e corsi in bagno, la mia immagine riflessa allo specchio era da far paura, gli occhi appena arrossati ed i capelli scomposti senza contare che di lì a poche ore avrei dovuto incontrare Nathan per le prove.
Mi gettai nella doccia lavandomi quanto più in fretta possibile, indossai i miei fidati jeans ultra aderenti ed una felpa rossa abbinata alle mie adorate scarpe da ginnastica, sistemai i capelli come meglio potevo e mi truccai appena.
Arrivai a scuola giusto in tempo per l’inizio delle lezioni, presi a correre per i corridoi quando ad un tratto andai a sbattere contro qualcuno pregando con tutta me stessa che non fosse un professore o, peggio ancora, il preside.
«Mi scusi» sussurrai alzando lo sguardo, mi scontrai con un paio d’occhi luminosi e divertiti.
«Solo per questa volta, ma stia più attenta in seguito»
Sorrisi divertita «Nate, ciao» lo salutai «Anche tu in ritardo?» chiesi.
«In verità il professore mi ha mandato a prendere dei documenti in presidenza» disse agitando un plico di fogli in aria.
“Beh certo, come ho potuto pensare che il perfettino Nathan Wilkeman potesse essere in ritardo?”
«Capisco» annuii «Scusa ma adesso devo proprio andare se non voglio che il professore mi metta una nota»
Feci per andarmene quando la sua voce mi richiamò «Penny, aspetta! Ti ricordi oggi delle prove dopo la lezione in teatro?»
Mi voltai lentamente, lo squadrai da capo a piedi mangiandolo con gli occhi «Come potrei dimenticarmene?» sussurrai mordendo appena le labbra sotto il suo sguardo lievemente imbarazzato, poi andai via.
Quando entrai in classe il professore era già sistemato dietro la cattedra pronto a consegnare i compiti, il suo sguardo sottile da sotto le lenti la diceva lunga.
«Mi scusi per il ritardo» dissi correndo al mio posto accanto a Tanya, sperando non replicasse.
«Come mai così tardi?» mi sussurrò lei all’orecchio.
«Non ho sentito la sveglia»
Annuì sorridendomi, poi ci concentrammo sul compito di chimica dinnanzi a noi.
“Bel modo di iniziare la giornata” pensai.
Il tempo quel giorno pareva non voler passare mai, mentre ad ogni ora non facevo altro che sentirmi più eccitata per l’incontro con Nathan.
Durante la pausa pranzo mi stupii di non vederlo in sala mensa e quasi temetti che qualche imprevisto l’avesse spinto a tornare a casa, ma quando alle quattro in punto varcai la porta del teatro, vidi che fortunatamente era già in prima fila pronto ad iniziare.
Presi posto poco distante da lui, a separarci c’erano come al solito Scarlett Zoe e la sua migliore amica, sfigata almeno quanto lei.
I nostri sguardi si incrociarono e con le labbra mimai un “Ciao” alla quale rispose con un gesto della mano accompagnato da uno dei suoi sensualissimi sorrisi, un atteggiamento che mi fece beccare un’occhiataccia da parte di Scarlett che probabilmente teneva particolarmente a Nathan.
“Povera idiota” pensai tra me.
L’ora trascorse lentamente nella fremente attesa, cercai di concentrarmi il più possibile sulla lezione ma la vicinanza di Nathan e la piacevole sensazione che avvertivo tra le cosce non mi davano tregua.
Non mi spiegavo perché avessi così tanta voglia di fare sesso proprio con lui, se dipendesse da quell’aria di bravo ragazzo o dal suo essere di una bellezza decisamente fuori dai soliti canoni.
La professoressa Lorley finalmente annunciò la fine della lezione ed il formicolio che avvertivo sotto la pelle era chiaro segno della mia impazienza.
«Allora sei pronta per questa lezione privata di arti sceniche?» chiese Nathan avvicinandosi.
«Non ho aspettato altro per una settimana» ammisi senza mezzi termini.
«Nathan andiamo al bar per un frullato, vieni con noi?» venimmo interrotti da Scarlett che si mise con disinvoltura sotto il braccio di Nathan e mi riservò uno sguardo truce.
Sorrisi divertita, per nulla intimorita dal suo stupido atteggiamento da ragazzina.
Voleva sfidarmi? Bene, avrei sfoderato le mie armi.
«Scusa Scilla»
«Mi chiamo Scarlett» disse indispettita.
«Sì, fa lo stesso» la liquidai con un gesto di sufficienza «In qualunque caso Nathan ed io abbiamo un appuntamento, quindi credo che dovrete rimandare il vostro… frullato» la guardai da capo a piedi per ricordarle quanto fosse insignificante la sua bellezza.
Storse il naso e si dileguò dopo un breve saluto rivolto al “suo” Nathan.
«Bene, allora andiamo da te?» chiese passandosi una mano tra i capelli, lievemente in difficoltà.
Forse per chi come Nathan era sempre così gentile non era facile capire i miei modi di fare, ma non ci badai troppo.
«Certo, ho la macchina proprio qui fuori»
Annuì e ci avviammo all’uscita per raggiungere la mia auto.
Presi posto al lato del guidatore, Nathan al mio fianco non sembrava affatto a disagio e subito mi venne da pensare a Nick che al suo posto non avrebbe fatto altro che ripetermi quanto potesse essere da finocchi farsi trasportare da una donna.
Alzai gli occhi al cielo e mi rimproverai mentalmente del fatto che continuassi a fare paragoni tra i due, nonostante fossi consapevole di quanto erano diversi l’uno dall’altro.
Arrivammo a casa in fretta, dopo aver scambiato solo qualche parola in merito alle lezioni e al corso di teatro che stavamo seguendo.
Scoprii quanto Nathan fosse un ragazzo estremamente serio e preparato su ogni sorta di argomento, non che potessi aver dubbi sulla sua intelligenza.
Entrammo in casa, da brava persona ospitale mi premurai di offrirgli qualcosa da bere e di fargli fare un giro completo della piccola villetta di famiglia «E questa è la mia stanza» dissi infine, entrando in camera mia.
Mio padre era nuovamente di turno al porto, nella sua vita non faceva altro che lavorare, e la casa era totalmente a nostra disposizione.
«Molto carina» disse dopo essersi guardato intorno.
«Ti ringrazio, accomodati» gli indicai la sedia accanto alla scrivania, poggiò la cartella su di essa prima di sedersi.
«I tuoi non sono in casa?» domandò di getto e dal suo sguardo capii che forse era a disagio.
«No, mio padre è a lavoro, mia madre vive a Miami col suo compagno» spiegai.
« Scusami, non sapevo fossero separati»
«Tranquillo» gli sorrisi poi andai a sedermi sul letto, incrociai le gambe tra di loro rilassandomi «Allora da dove iniziamo?» chiesi entusiasta perché sapevo già che qualunque fosse stato il punto da dove avremmo cominciato ci sarebbe stata una sola cosa alla quale saremmo andati a finire.
Non poteva essere altrimenti, negli atteggiamenti e nel corpo di Nathan potevo leggere la stessa tensione sessuale che animava me, il modo in cui mi guardava e sorrideva faceva capire che era soltanto la sua timidezza ed il suo essere un ragazzo a posto che lo frenava.
«Potresti iniziare facendomi vedere come reciti le tue battute» mi disse semplicemente, scrollando le spalle.
«Sì, potrei» dissi inclinando lievemente la testa di lato ed annuendo «Oppure…» mi alzai per andargli incontro, mi avvicinai pronta a rompere quel muro di ghiaccio che pareva paralizzarlo «...potrei iniziare facendo questo» dissi calandomi su di lui a sfiorare appena le sue labbra, un tocco fugace che bastò a far reagire ogni più piccola particella del mio corpo.
Quando mi allontanai il suo sguardo confuso fu quel che di più dolce avessi mai visto, non riuscii a spiegarmi il motivo di tanto stupore da parte sua.
«Ehi, cosa c’è?» domandai sfiorandogli appena i capelli, li sentii soffici scivolarmi tra le dita «Forse non ti piaccio?» gli sorrisi appena, consapevole che sicuramente non era quello il problema.
«Penny, non è questo. Tu… sei una bellissima ragazza ma...» si bloccò, indeciso.
«Ma cosa?» lo esortai a continuare decisamente curiosa.
«Beh, tu stai con quel tipo: Nicholas McCarty. Io non sono il tipo di ragazzo che...»
Gli posai un dito sulle labbra invitandolo a non continuare «Nick ed io non stiamo insieme, se è questo che ti preoccupa. Siamo amici, ci frequentiamo, ma senza nessun coinvolgimento emotivo» gli spiegai, sperando che in questo modo si sciogliesse appena.
Dopotutto era la verità.
Se Nick poteva divertirsi con altre ragazze perché non avrei potuto farlo anch’io?
Mi avvicinai nuovamente, presi il suo labbro inferiore tra i denti ma questa volta, quando le nostre labbra si sfiorarono, Nathan posò le sue mani tra i miei capelli per avvicinarmi di più al suo corpo.
Colsi il suo atteggiamento come un invito, ne ebbi conferma quando con la lingua gli sfiorai il labbro inferiore e le sue labbra si schiusero per accogliermi.
Le nostre bocche presero a muoversi all’unisono, le lingue si incrociarono languide mentre le sue mani continuavano a carezzarmi i capelli e la nuca.
“Cavolo, se bacia bene”
Lo invitai ad alzarsi, i suoi occhi verdi erano spalancati e lucidi, lo attirai verso il letto e presi in mano la situazione; lo feci stendere mettendomi a cavalcioni su di lui. Aveva il volto completamente arrossato e le labbra dischiuse, immediatamente avvertii la sua erezione spingere contro la patta dei jeans, sfregare contro la mia eccitazione, ed in un attimo fui in balia dei miei sensi.
Con le dita mi insinuai sotto la sua maglia iniziando a tracciare delle linee immaginarie sulla sua pelle liscia, sentii solleticarmi dalla peluria appena pronunciata, e la sensazione fu di gran lunga migliore di quello che avevo immaginato.
Mi sollevai un istante da lui facendo leva sulle ginocchia, lo guardai steso sotto di me, totalmente vulnerabile, provando una sensazione di invincibilità.
Afferrai i lembi della mia maglia e feci per sollevarla, impaziente, quando una sua mano mi bloccò per il polso.
«Penny, aspetta!» aveva la voce roca e le labbra gonfie per i baci appena dati, troppo irresistibile perché potessi aspettare un solo istante di più.
«Cosa dovrei aspettare?» domandai sorridendogli e spostando il mio peso sul letto, per dargli la possibilità di sollevarsi appena.
Eravamo ora seduti l’uno di fronte all’altra e nel suo sguardo leggevo qualcosa che non riuscivo a decifrare, sembrava quasi… incertezza?
«Non lo so... è solo che…» ancora una volta non terminò la frase,un forte rossore si impossessò del suo viso.
Cercai di capire dove fosse il problema, se avessi sbagliato qualcosa.
«Dai Nate, sembra quasi come se tu non fossi mai stato con una ragazza» dissi ridendo, nel tentativo di alleggerire la situazione.
I suoi occhi dapprima fissi nei miei si abbassarono verso le sue mani, sembrava in imbarazzo e capii che qualcosa non quadrava.
“Possibile non sia mai stato con una ragazza? Un tipo come lui?” pensai enormemente stupita.
«Nathan, allora?» con le dita gli sfiorai il mento esortandolo a guardarmi, il suo sguardo adesso era scuro ed intenso, carico di orgoglio.
«E’ così in verità» disse dopo qualche istante, la sua voce era dura, quasi offesa «Non ho mai fatto sesso prima, e allora? Dov’è il problema?»
La sua confessione mista alla grinta che avvertivo nella sua voce non fece che aumentare il mio desiderio, non era cosa di tutti i giorni avere l’opportunità di stare con un ragazzo senza un minimo di esperienza, essere la sua prima donna, quella che magari avrebbe conservato per tutta la vita in un dolce ricordo adolescenziale.
«Non c’è nessun problema» ammisi, e lo pensavo sul serio, anzi trovavo la situazione alquanto divertente e stimolante «Ti piacerebbe se fossi io la prima?» gli proposi senza alcun pudore.
La sua espressione fu di sincera meraviglia, come se davvero si fosse aspettato che l’avrei mandato via, magari deridendolo, dopo quella rivelazione.
«Mi sei sempre piaciuta, Penny» ammise di getto, mentre i suoi occhi si fecero più lucidi per l’imbarazzo.
Fu una strana sensazione, ma quel momento fu pervaso di una dolcezza che non avevo mai provato prima, le sue parole mi accarezzarono l’anima fin nel profondo.
Gli sorrisi semplicemente, prendendo la sua confessione come un invito a proseguire.
Mi tolsi la maglia e presi una sua mano posizionandola sul mio seno, lo invitai a toccarmi, a esplorarmi, sarei stata ben volentieri la sua cavia per la prima volta in cui avrebbe scoperto cosa significava fare l’amore con una donna.
Cominciò ad accarezzarmi, le sue dita si infilarono sotto la stoffa del reggiseno e mi ritrovai a sospirare.
Chiusi gli occhi per godermi il momento e mi stupii quando le sue labbra cercarono le mie, baciandole con una dolcezza inaudita.
Presi i bordi della sua maglia e la tirai via, cominciai ad accarezzare le sue spalle larghe, la sua schiena liscia, mi avvicinai per baciargli il collo, scendendo poi verso la spalla, la clavicola, inebriandomi pian piano del meraviglioso profumo che emanava la sua pelle.
Decisi che volevo tutto di lui, le sue mani su tutto il mio corpo.
Mi alzai sotto il suo sguardo perplesso, mi sfilai i pantaloni poi passai a lui. Mi occupai di scarpe e calzini, poi sbottonai la chiusura ed abbassai la cerniera dei suoi pantaloni, prima di sfilarglieli definitivamente.
Potevo notare il suo respiro agitato e l’erezione che si ergeva da sotto i boxer, testimone del suo desiderio che ardeva al pari del mio.
Mi tirai indietro sul letto fino a ritrovarmi stesa, presi la sua mano invitandolo ad avvicinarsi, chiusi gli occhi e con una mano tra i capelli lo avvicinai al mio volto ed iniziai a baciarlo con trasporto.
Non avevo mai prediletto i baci durante il sesso, ma sentivo che questa volta era diverso, c’era qualcosa di intenso, magico. Pensai che fosse dovuto ai modi gentili di Nathan, alla sua dolcezza disarmante, al fatto che mi sentivo quasi come se dovessi proteggerlo.
Sentivo il calore del suo corpo accanto al mio, la sua pelle nuda e bollente che mi ricopriva totalmente. Coi piedi gli sfioravo le gambe, con le mani gli toccavo il petto, le braccia, la schiena, ed anche lui faceva lo stesso.
Era come se ci stessimo esplorando, tracciando delle linee calde ed immaginarie sui nostri corpi.
Me la presi con calma perché ne avvertivo il bisogno, perché volevo che per Nathan fosse indimenticabile,  e soprattutto perché per un attimo mi ritrovai a sperare che quel momento così intimo durasse per sempre.
Ad un tratto presi la sua mano e la guidai tra le mie gambe, sotto gli slip. Con dei movimenti lenti gli feci capire come doveva muoversi e le sue dita, seppur inesperte, seppero eccitarmi oltre ogni immaginazione.
Continuando a baciarlo mi sfilai a fatica il reggiseno, feci scivolare i miei slip lungo le gambe, poi passai ai suoi boxer.
Eravamo entrambi nudi, Nathan si fermò un istante per contemplare il mio corpo e potevo vedere con evidenza il tremolio che si era impossessato di lui.
Ci guardammo, ed in quell’attimo non avemmo bisogno di parole perché i nostri corpi parlavano per noi.
Lo feci stendere di schiena per farlo rilassare: iniziai baciandogli le labbra, poi scesi sempre più giù lungo il petto, risucchiai i suoi capezzoli, leccai quell’addome piatto.
Potevo sentire chiaramente il suo respiro pesante, la tensione che pian piano lasciava spazio all’attesa del piacere.
Arrivai fin sopra il suo inguine, con la mano gli sfiorai il membro duro e, proprio quando stavo per accoglierlo tra le mie labbra, Nathan mi fermò.
«No Penny, ti prego, non… resisterei…» la sua voce era affannata, colma di desiderio.
Mi tese una mano per aiutarmi a rialzarmi, lo guardai negli occhi prima di stendermi lasciando che si posizionasse sopra di me, tra le mie cosce.
I suoi occhi erano colmi di passione, aveva le labbra schiuse come le mie, e le sue braccia tremanti cercavano di farsi leva per non gravare col suo peso.
«Non... avremmo bisogno di… una protezione?» mi chiese insicuro.
«Non preoccuparti» sussurrai «Pensiamo soltanto a rendere questo momento perfetto, al resto penserò io»
Annuì. Accarezzai il suo volto dai tratti gentili e delicati, poi con la mano scesi verso il basso, sfiorai la sua eccitazione e la guidai verso la mia entrata.
Nathan spinse appena, inarcai la schiena per aiutarlo ed in pochi istanti lo accolsi completamente dentro di me.
Strinsi spontaneamente gli occhi e sentii un peso formarsi nello stomaco quando cominciò a muoversi, mi sentivo come se non avessi mai fatto sesso prima di allora.
Continuai a guardare le espressioni di puro piacere miste a stupore che si facevano strada sul suo volto mentre si perdeva dentro di me, in quel momento mi sembrò lo spettacolo più affascinante che avessi mai visto in vita mia.
Le sue labbra mi cercarono ancora, così come le sue mani che vollero a tutti i costi stringere le mie, sfiorarmi ed accarezzarmi. Lo assecondai, con le unghie mi aggrappai spasmodicamente alle sue spalle, percorsi la sua schiena lasciando dei solchi profondi nel tentativo di sentirlo più vicino, più mio.
« Oh... Nate...» mi ritrovai a gemere al suo orecchio, meravigliandomi del trasporto con il quale stessi vivendo quest’esperienza.
Aumentò l’intensità delle sue spinte mentre potevo sentire i lievi mugolii del suo piacere perdersi nella mia bocca.
Tutto questo servì a farmi perdere completamente il contatto con la realtà, strinsi le gambe intorno al suo bacino spingendolo fino in fondo e, quando le contrazioni del mio orgasmo l’avvolsero, si spostò in un istante riversando il suo caldo piacere sopra di me.
Durò tutto pochissimi istanti, ma fu più bello di tutte le altre volte che avevo fatto sesso.
Nathan sospirò pesantemente stendendosi al mio fianco, le guance arrossate e la fronte imperlata di sudore, i suoi occhi incatenarono i miei.
«Scusami» disse «Io... non volevo, è solo che... non ho saputo controllarmi» potei notare l’imbarazzo nella sua voce.
«Tranquillo, è tutto ok» allungai una mano verso il comodino per prendere un fazzolettino, mi ripulii e gli sorrisi appena.
Continuava a guardarmi, squadrarmi da capo a piedi, senza dire nulla, potevo sentire solo il rumore del suo respiro, e per un attimo mi sentii imbarazzata e coprii lievemente la mia nudità con le mani.
Nathan parve accorgersene, una sua mano mi accarezzò una guancia ed arrossii, rimanendo di stucco.
“Perché cavolo il mio corpo sta reagendo in questo modo così assurdo?” quasi mi rimproverai.
«Sei stupenda, Penny» mi sorrise con calore, e nonostante quello che era appena successo sentivo che non c’era malizia in quel commento, era un complimento sincero.
«Grazie Nathan, anche tu sei niente male» cercai di scherzarci su, poi guardai l’orario sulla sveglia e mi meravigliai di come il tempo fosse volato «Dovresti andare, mio padre tornerà tra una mezz’ora, non vorrai che ti trovi qui»
«Oh no, assolutamente» si alzò di scatto a recuperare i suoi indumenti, feci lo stesso e, mentre entrambi ci rivestivamo, di tanto in tanto i nostri occhi si incrociavano, ci sorridevamo appena.
Lo accompagnai alla porta «Sicuro che... non vuoi nemmeno qualcosa da bere?» non sapevo cosa dire, era una situazione così inverosimile, come mai ne avevo vissute prima.
«No grazie, meglio che vada. Ciao Penny» si avvicinò a lasciarmi un bacio sulle labbra, la sua lingua si insinuò nella mia bocca e chiusi gli occhi godendomi la semplicità di quel gesto.
Quando si allontanò mi sorrise, poi uscì di casa. Richiusi la porta e mi poggiai contro di essa sospirando, tornai in camera per sistemare e passando dinnanzi la specchiera vidi il mio sorriso riflesso e mi fermai.
“Cosa mi sta succedendo?” mi domandai “Cos’è questo sorriso da ebete e questo nodo allo stomaco che avverto dentro?”
Mi guardai ancora allo specchio, sorpresa.
Perché aver fatto sesso con Nathan mi faceva sentire in questo modo così strano, libera e leggera?
Perché i suoi modi erano stati così gentili e premurosi nei miei confronti?
Scossi la testa.  No, non potevo permettermi di sentirmi così vulnerabile a causa di un ragazzo. Non era previsto e non l’avrei permesso.
Mi gettai immediatamente sotto la doccia, il getto bollente mi sfiorava la pelle ancora sensibile, mi insaponai una, due volte, ma il suo odore pareva non voler andare via.
Quando finii indossai l’accappatoio, attraverso il vapore che si era formato nell’aria riuscii a vedere i miei occhi lucidi allo specchio ed il senso di angoscia che ne derivò mi spinse a prendere il cellulare e comporre un messaggio: “Ci vediamo stasera alle dieci al lago, ho voglia di te” Premetti invio inoltrandolo.
La risposta di Nick fu immediata “Non vedo l’ora, bambina”.
Non ci sarebbe stato più niente con Nathan, quella sera stessa avrei dimenticato lui ed il suo calore tra le braccia di un altro.

***
NdA: Ci tenevo ad avvisare che i fatti si svolgono in sequenze molto veloci perché la vera storia avrà inizio a partire dal quarto capitolo. 

 
   
 
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