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Autore: ToraStrife    08/04/2014    1 recensioni
Non ti vergognare, se anche tu hai versato qualche lacrima nel leggerle, e cliccato in preda all'emozione nel condividerle.
Non ti offendere, se in queste (anche un po' cattive) parodie avrai l'impressione che i tuoi sentimenti siano stati ridicolizzati, perché non è questa l'intenzione.
Le tragiche e struggenti storie da Internet, che voi tutti avrete letto, ci insegnano tristemente che la vita non è tutta rose e fiori.
Io ho semplicemente evidenziato le spine.
Genere: Comico, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SS03 - Incinta e contenta
Incinta e contenta



Oggi sono felicissima! Sono appena tornata da una visita ginecologica, e il medico ha confermato i risultati del gravitest.
Nella mia pancia c'è vita!
No, che avete capito, razza di cafoni? Non è un verme solitario, un pollo mangiato che era ancora vivo, e neppure i batteri dell'intestino!

Mi sto riferendo al miracolo della vita, quella notizia che fa gridare di meraviglia tutte le amiche e farti dire dalle stesse: "Congratulazioni!"

Sono incinta!

Gigi, il neo-padre, non lo sa ancora. Ho deciso quindi di fargli una sorpresa.
L'ho chiamato al cellulare e gli ho dato appuntamento, davanti alla fermata del bus, per le 14.30... non vedo l'ora!
Gli darò finalmente l'agognata notizia!


Sono le 13.45....il mio cuore batte talmente forte che è al limite della sopportazione. Sono in un anticipo mostruoso, quindi penso che far passare un po' di tempo prenderò un caffé.

Alla fine di caffé ne ho presi tre. Come risultato i miei nervi ora sono tesi come una molla. Sono così agitata che temo di mettermi a balbettare al momento della notizia.

Sono le 14.30, è giunta finalmente l'ora.
Non lo vedo ancora, ma sicuramente sarà questione di momenti.

E' in ritardo... guardo l'orologio: è passato un quarto d'ora. Ma non è grave, la colpa è mia che sono agitata.

Riguardo l'ora: 15.35. Va bene un margine di ritardo, ma più di un'ora è troppo! Lo chiamo... sento dei lunghi squilli, ma nessuno che risponde.

Sono le 16.20.
Sia io che il mio bambino stiamo mettendo le ragnatele.
Dove diavolo si è cacciato quel mentecatto? Proprio oggi che lo volevo sorprendere...

Ore 17.10. Adesso basta! Mi sta facendo buttare via il pomeriggio e quello stronzo non si fa ancora vedere? Ancora cinque minuti poi lo mando al diavolo!

Ore 17.15. In extremis, vedo in lontananza un amico. Il signorino aveva così da fare che si è degnato di mandare qualcuno al posto suo? Vedi adesso quante gliene dico, far aspettare una povera donna incinta....

Mi devo calmare. Midevocalmaremidevolcalmaremidevocalmare.

MI DEVO CALMARE, DANNAZIONE!

E' Luca.

Lo assalgo scuotendolo per la collottola in preda a una furia che mi fa sembrare l'incredibile Hulk.
Lui è frastornato, balbetta. Farfuglia qualcosa che non capisco.

- Gi! Gi! Gi! Gi! Gi!

- Gi cosa? Dannato? GI COSA?

Poi comprendo. Il nome di Gigi!

- E allora? Dov'è quel mentecatto? - Urlo, scuotendolo con maggior vigore.

Gianni aggiunge qualcos'altro, sempre in maniera poco comprensibile.
Ma quello che capisco non mi piace per nulla.
Mi placo d'improvviso e lascio la presa.
Il suo sedere sul marciapiede provoca un tonfo sordo alle mie orecchie.

Mi chiedo se può gentilmente ripetere.

Mi ridice la notizia.

Gigi ha fatto un incidente in macchina............
E' morto...............
.......................
...................
..............
......Devo smetterla con questi puntini.



Ho maturato una triste, ma necessaria decisione.
Prendo quindi il mio tempo per scrivere due righe ai miei, prima di andarmi a buttare dal ponte della ferrovia.

"Cari genitori..vi scrivo questa lettera per farvi sapere che il mio Marco non c'è più.. e che aspettavo un bambino da lui..
Vi dico "aspettavo"..perchè io e la mia creatura abbiamo deciso di raggiungerlo... Vi vorrò sempre bene.."



Eccolo, finalmente, il cancello del Paradiso.
Pensavo che il trapasso sarebbe stato doloroso. Me lo avevano detto in tanti.
Sapete, quando vi dicono: Non ha sofferto. E' stato il mio caso.
Scusate ancora, genitori cari, ma ho preferito raggiungere nell'al di là il mio caro.
Adesso il mio bimbo non è più una creatura rannicchiata in un ventre.
E' stato qui, accanto a me. Un fantasma, esattamente come me.
Devo dire che ha subito tentato di uccidermi (fortuna che io sia già morta), urlando sproloqui che nessuno gli aveva mai insegnato, prima che venisse rinchiuso nel Limbo, il posto dove vengono relegate le anime dei bambini mai nati.
Figlio ingrato, ha pure una sistemazione, mi domando da chi abbia appreso dei comportamenti così violenti.

Scusa ancora, figliolo, ma devo assolutamente dare la bellissima notizia a tuo padre.
Ti prometto che torneremo, entrambi.


Eccolo, Gigi, lo vedo. Mi riconosce, il coniglio.
E' stupito.

- Che ci fai tu qui?

Sorrido.

- Per annunciarti una grande notizia! - Gli dico. - Sono incinta!

Ta-dah.

Lui rimane impietrito dalla notizia. Vedo il terrore nei suoi occhi. Poi si rende conto della situazione e fa un sospiro di sollievo. Poi assume (anzi, finge) un'aria triste.

- Che bello! - Mi dice. - Ma io sono morto... ormai. Siate felici, almeno voi due... senza di me.

- Ah, no! - Sbotto io. - Non è una buona scusa per sottrarti alle tue responsabilità.

- Quali responsabilità? - Mi risponde con un certo tono nervoso. - Io sono ormai morto, un'anima libera.

- Libera, eh? - Gli faccio, con tono ironico. - Sai, prima di suicidarmi, ho estorto qualche informazione al tuo amico Luca ...

- In che senso, cara? - Chiede lui.

- Nel senso che tu già sapevi della mia gravidanza.

- Ma... ma è impossibile! - Mi risponde Gigi. Ma la voce gli trema.

- E quell'incidente di macchina... Luca mi ha detto che dopo aver appreso la notizia ti eri fiondato subito in auto ed eri partito a razzo...

- Ma... ma che dici? - Obietta, con la voce sempre più traballante.

- ... Salvo andarti a schiantare contro il primo muretto. Ecco il tuo incidente in macchina. - Spiego, mentre lo punzecchio. - Poverino, eri così preso dal panico?

- Ma... ma.... - Balbetta il poverino.

- Dimmi caro, - Lo preparo per la domanda diretta. - Volevi per caso... scappare?

- N-no...no... - Risponde, sempre più agitato, confermando il fatto che lui già sapesse.

- Ti sarai sentito solo quaggiù. Quindi sia io che tuo figlio abbiamo pensato bene di raggiungerti. Che gran gesto d'amore, eh?

La frecciatina sembra seccarlo, mentre raccoglie il suo coraggio e obietta, questa volta con voce decisa.

- Ah, no. "Finché morte non ci separi", lo dice chiaramente il testo sacro. Quindi ora non ho più vincoli.

Ma io sono irremovibile come un cyborg.

- Vivo o morto, tu verrai con me! (citazione)

Lo prendo per un orecchio e lo trascino.

- Vieni, tesoro. C'è nostro figlio che è molto ansioso di conoscerti.


Mentre lo getto nel Limbo a fare la gradevole conoscenza con nostro figlio, sento le sue atroci urla di gioia, miste al ruggito del bambino, tranquillizzata dal fatto che tanto nessuno di noi può morire ulteriormente.
E intanto mi domando perché il mio piccino tratti suo padre con tanto astio.

Chissà, magari perché (ma questo lo confesso solo a voi) in realtà il vero padre era Luca?

Poco importa, e anche se i cancelli del paradiso ci negano per ovvi motivi l'ingresso, vivremo insieme qui, nel Limbo, noi tre.... per sempre.
  
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