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Autore: Kirara_Kiwisa    09/04/2014    3 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Nolan camminava avanti e indietro per l’Inferno.
Attraversando le rocce bollenti e i fiumi di lava, si muoveva nervosamente con le mani nei capelli. Lo conoscevo bene ormai, quando voleva spaccare il mondo ma non poteva farlo, iniziava a camminare avanti e indietro.
- No-
Ripeteva il demone, ignorando gli sguardi infastiditi dei diavoli. Avevano aumentato l’intensità delle torture, per coprire le nostre voci con le urla dei dannati. Non eravamo i benvenuti, eppure non facevano niente per cacciarci. Ci fissavano intimoriti.
- La sua anima appartiene a me-
Ricordò con fermezza, provocandomi un certo disappunto.
- L’ho stabilito quando le ho posto il marchio-
Continuò, quasi dovesse convincere qualcuno. Non sembrava lieto che lo avessero scavalcato.
- Io direi che appartiene più ad Hella-
Puntualizzò Lilith. Nolan si bloccò, squadrandola malamente.
Mi odiava, si vedeva bene. Mi odiava da quando, quel giorno alla Parata, le avevo ucciso il serpente.
- La sua anima-
Affermò il ragazzo, scandendo bene le parole e pronunciandole lentamente.
- Risponde ancora a me-
Stringeva i pugni, fremeva di rabbia ma qualcosa lo bloccava.
- Sta a vedere-
Sbottò, avvicinandosi con una mano protesa.
Mi scostai, leggermente spaventata dalle sue intenzioni. 
- Fermo!-
Urlai.
- Che vuoi fare?-
- Ti rimando nel tuo corpo-
Rispose lui con naturalezza, sbattendo i grandi occhi d’oro che si ritrovava.
- Non vuoi?-
- Certo che no! Non così-
Ammisi, riferendomi alle ferite che ancora la mia anima riportava. I vestiti macchiati di sangue e stracciati, non nascondevano l’addome squarciato.  
- Devi guarirmi prima. Ho un conto in sospeso sulla nave. Quando torno devo poter combattere-
Nolan non rispose, continuò a fissarmi. Ricambiai il suo sguardo, non capendo quale fosse il problema. Aveva sempre curato le mie ferite, anche quando non volevo. Questa volta, se ne stava fermo ad osservarmi impotente. Si volse verso Lilith, quasi cercasse in lei un sostegno per rispondere. La diavolessa non lo aiutò poi molto, fece un cenno con il capo e basta. Il demone sospirò e quando tornò a fissarmi, i suoi occhi si erano fatti più duri.
- Non posso-
Sbottò.
- Trova un modo per uscirne da sola-
Rimasi interdetta per qualche istante, non capacitandomi della sua risposta.
Mi ripetei le sue parole nella mente, analizzandole attentamente cercando qualche errore.
Uscirne da sola. Trovare un modo.
Frase inserita in un contesto dove gli avversari erano Abrahel Lancaster e una Dea capricciosa.
Mi sentii cadere letteralmente gli Inferi addosso.
Vacillai fra stati di rabbia e disperazione, voglia di ucciderlo e di pregarlo.
- Stai dicendo che non verrai?-
Bofonchiai, ripetendo il concetto per essere sicura di averlo capito appieno.
Nolan annuì. Non sarebbe venuto.
Nonostante la rabbia che provava, non mi avrebbe salvata.
- Mi lascerai in quel casino?-
Mi tremava la voce, il corpo, mentre insistevo.
Il solo pensiero di tornare sulla nave con quella donna, mi dilaniava l’anima.
Avrebbe continuato a farmi a pezzi davanti al suo padrone, per solo gusto. 
- Non…puoi venire ad aiutarmi?-
Mi costò chiederlo. Mi costò molto, moltissimo orgoglio. E me ne pentii, mi pentii di averlo fatto quando il demone rispose.
- No-
Ribadì fermamente.
- Dovrai cavartela da sola-
In meno di un secondo, dovetti decidere attentamente come reagire a quel suo atteggiamento.
Picchiarlo. Ucciderlo. Continuare a supplicarlo, forse avrebbe ceduto. Di nuovo picchiarlo. Insistere. Convincerlo. Gettarlo nelle fiamme e non pensarci più. 
- Ma perché?!-
Urlai infuriata, non capendo cosa lo portasse a questo. Voleva aiutarmi, si vedeva. Desiderava aiutarmi, altrimenti non sarebbe stato così agitato.
- Ti avevo detto che se fossi rimasta…-
- Smettila!-
Gridai, forse più forte delle anime detenute nell’oltretomba.
- Torna indietro con me! Usciamo di qui!-
Scongiurai, gettando ormai disperatamente tutto ciò che rimaneva della mia dignità. La maggior parte l’aveva divorata Hella.
- Ma io non sono qui-
Spiegò, con un sorriso che gli avrei strappato volentieri dalla faccia.
- Sono troppo lontano per raggiungervi in tempo-
Ogni sua parola mi sembrava una patetica scusa.
- Ma tu sei velocissimo, mi raggiungi sempre ovunque…con questo-
Non mi arresi, mostrandogli il marchio.
- Sua Altezza ha usato tutte le forze per scendere negli Inferi e torturate…-
Interruppe Lilith, che a sua volta fu interrotta bruscamente da Nolan. La fulminò con lo sguardo, intimandola di tacere. Avanzai di un passo verso il demone, ignorando l’Arcidiavolo.
- Nolan-
Pronunciai.
- Ascolta attentamente: se mi lasci sola in quel maledetto macello, non te lo perdonerò mai-
Il ragazzo tentò di replicare ma Lilith lo precedette.
- Non osare parlargli così-
Sbottò furibonda.
- Ti stai rivolgendo al prossimo Re dei Demoni. Sua Altezza non deve certo spiegarti i motivi…-
Nolan alzò una mano, ordinando alla consigliera di interrompersi nuovamente. Alla seconda occhiataccia, Lilith fece un passo indietro.
- Victoria-
Si avvicinò a me, distanziandosi ulteriormente dalla presenza della diavolessa.
- Mi costa molto non poter venire. Moltissimo-
Le mani gli tremavano, le parole facevano fatica ad essere pronunciate correttamente. I suoi occhi, stavano ribollendo di rabbia.
- Se potessi, ti avrei già tirato fuori di lì-
Mi allontanai, colma della sua stessa furia. Mi misi le mani nei capelli, tentando di prendere un respiro attraverso il calore delle fiamme.
- Se mi rimandi indietro…-
Ringhiai, tornando verso di lui.
- Da sola, con il ventre squarciato, ad affrontare tuo fratello, Hella, Alastor…non mi importa “quanto vorresti poter venire”…Se lo fai, la prossima volta che ti vedo in carne ed ossa giuro che…-
- E’ quello che meriti-
Sbottò Lilith, interrompendoci.
Entrambi ci voltammo verso di lei, non riusciva proprio a rimanere zitta.
- Lo merita-
Ripeté, giustificandosi rivolta solamente al suo Principe.
- E’ colpa sua se Abrahel vive-
Ah già, lei mi odiava anche per quello.
Le avevo impedito di uccidere il secondogenito Lancaster anni fa, l’avevo privata della sua vendetta e fatta catturare dal precedente Re dei Demoni.
Nolan si accostò a lei, le disse qualcosa ma Lilith sembrava implacabile.
- Lasciamola a loro!-
Sentii dire.
- Noi prenderemo quello che rimarrà-
Nonostante fossi circondata dalla lava, rabbrividii.
Sì, mi odiava proprio.
Terminato il colloquio fra i due, Nolan si volse verso di me.
- Allora Victoria, tornerai nel tuo corpo-
Spiegò, raggiungendomi velocemente.
Mi toccò il marchio, stringendolo forte fino a farmi male.
- Saranno tutti morti ormai-
Sbottai, tentando di sopportare il dolore.
- Sei negli Inferi da dieci minuti, non sarà passato nemmeno un istante dall’altra parte-
Mi informò.
- Il tempo scorre diversamente. Puoi passare qui un’eternità senza che nessuno se ne accorga nel mondo dei vivi-
- Utile per torturare qualcuno. Hai tutto il tempo degli Inferi-
Nolan mi gettò un’occhiataccia.
- Per questo scendi qui?-
Chiesi, curiosa verso gli hobby che mi aveva tenuto nascosto.
- Solo perché all’Inferno mi riesce meglio-
Sbottò.
- Dunque, Hella non avrà più alcun dominio su di te-
Affermò, continuando ad imporre la sua magia. Scaturì una luce rossa, il marchio sanguinava. 
- Cosa fai?-
- Potenzio il legame. Ho posto il mio dominio su di te e nessuno ha il diritto di sormontarmi, nemmeno una Dea-
- Eppure l’ha fatto-
Replicai acidamente. Non ritenevo che il suo marchio mi proteggesse poi molto. Quel mostro mi aveva uccisa, riportata in vita e spedita nuovamente nell’oltretomba.
- E’ vero lo ha fatto ma io posso invertirne il processo. Tuttavia sarai sempre tecnicamente morta-
Utile, utilissimo tornare da zombie.
- Devi convincerla a riportarti in vita-
- Non mi convincerà-
Hella era scesa negli Inferi, un istante dopo di me.
Nolan terminò il suo incantesimo, mi lasciò andare e notai che il marchio aveva effettivamente cambiato colore. Non era più d’oro, bensì scarlatto.
- Ho interrotto qualcosa?-
Domandò la Dea. Comparve assieme ai suoi servitori scheletrici, incrociando le braccia non molto lieta di vederci assieme.
Ancora una volta, aveva trovato il mezzo diavolo nel suo territorio.
- Hella-
Pronunciò Nolan duramente.
- Non ti era concesso porre il tuo dominio su un’anima già marchiata-
- Come a te non è concesso entrare qui, demone-
- Vecchia Megera-
Sbottò Lilith avanzando fino a porsi davanti a Nolan, parandolo alla vista della sovrana.
- Non osare rivolgerti così…-
- Taci Lilith, sei troppo giovane per darmi ordini-
- Io sono un Arcidiavolo, faccio parte della Cabala, sono la prima donna dell’umanità…-
Le due iniziarono ad affrontarsi verbalmente, rimembrando ognuna i propri titoli così faticosamente ottenuti.
Nolan si rivolse a me.
- La terremo occupata-
Affermò.
- Ma per quanto potremmo farlo, nella tua dimensione sarà passato un attimo-
- Quindi?-
Domandai confusa, non capendo come questo potesse aiutarmi.
- Quindi hai un attimo prima di ribaltare la situazione-
Quelle parole mi caddero come un masso pesante sulla testa. Un attimo.
Cosa mai avrei potuto fare in un attimo? Pochi istanti senza Hella, libera di attaccare Abrahel senza che lei intervenisse.
- Appena apri gli occhi, agisci. Perché un istante dopo, lei tornerà da voi-
- Non potete impedirle di tornare sulla nave?-
- Ehi, è una Dea-
Replicò Nolan.
- Dacci un po’ di tregua-
- Maledetta!-
Urlò la sovrana a squarciagola.
Ci voltammo, notando Ganglati in preda alle fiamme. Lilith le aveva dato fuoco.
- No!-
Continuava a ripetere disperatamente Hella mentre tentava di soccorrerla. Spense le fiamme infernali, capaci di ferire anche uno spirito ma, per lei, era troppo tardi. La servitrice era stata distrutta. I Diavoli si fermarono. Interruppero i supplizi e si allontanarono dai dannati. Abbandonarono le armi al suolo, fissando la loro padrona in silenzio e con rispetto.
- Ganglati-
Sussurrava la Dea con la voce spezzata, accarezzando le ceneri della creatura.
Tutto il suo regno comprese la gravità di ciò che era appena accaduto, per questo si ritirarono.
Non l’affiancarono, per intraprendere una battaglia contro gli intrusi. Forse sapevano che il loro aiuto non era richiesto. Semplicemente sparirono, quasi scappando, lasciando le anime dei morti a piangere per le ferite.
- Verrai punita per questo!!-
Promise Hella, stracolma di furia, verso la diavolessa. 
- Tu verrai punita-
Precisò Lilith.
- Non puoi mietere un’anima solo per appropriartene-
Ricordò la donna dai capelli rossi.
- E’ contro la Legge stabilita da…-
- Conosco la Legge!-
Replicò la regina, ancora china sui resti della servitrice appena persa.
Ganglot taceva, fissandoli tristemente.
- Ero lì quando è stata scritta, al contrario di te che eri appena stata creata dal tuo Dio e ancora ti trastullavi nell’Eden-
Pronunciò le parole “Dio” ed “Eden” come una bestia feroce.
- Allora sai che subirai un processo. Ti spettano le anime già carpite dagli spiriti della morte, non ti è concesso uccidere i mortali. Il tuo dominio su questa ragazza è invalidato-
- Io non ucciso la ragazza per conquistarne l’anima-
Si giustificò Hella, lasciando le ceneri alla cura dell’unico servo rimasto in vita. 
- Quella è stata solo una conseguenza-
- Dunque perché lo hai fatto? Esponendoti così al giudizio del nostro Unico Signore? Sei una sciocca-
Lilith si riferiva a Satana, da cui tutti loro dipendevano.
- Ho ucciso la ragazza, per uccidere il mostro che aveva dentro-
Rivelò.
Non capirono, nessuno di loro due capì.
Mi fissarono, per poi tornare a fissare Hella. Credevano vaneggiasse.
- Accetto il destino che Lui vorrà darmi, con piacere. Perché con lo stesso piacere ho divorato quell’essere-
Mi allontanai silenziosamente da Nolan, sorpassando Lilith velocemente.
Non mi avventai sulla Dea, lei rimase a guardarmi chiedendosi cosa volessi fare.
Senza degnarla di uno sguardo, afferrai Ganglot. Essendo entrambi spiriti, potei toccarlo e gettarlo nelle fiamme. Qualcosa di semplice, a cui nessuno aveva pensato.
Nolan sobbalzò, Lilith incrociò le braccia piacevolmente sorpresa. 
Lo gettai nel fuoco e si innalzarono duplici urla, sia dal piccolo demone che dalla sua padrona.
La parte di Inferi, la caverna di rocce bollenti in cui eravamo, prese a tremare.
Hella si protese verso il calore delle fiamme ma, ormai, era anch’esso cenere. 
Uccidere gli schiavi della sovrana non era stato difficile, chiunque avrebbe potuto farlo da millenni. Semplicemente, nessuno aveva avuto il coraggio necessario.
- Che Lui ti maledica!-
Gridò la donna, struggendosi davanti alle fiamme. La guardai sorridendo, intanto che il terreno tremava, osservando la sua smorfia di dolore. La parte del volto ancora in vita, iniziò a morire. Quelle erano le anime dei suoi figli.
Lei era stata maledetta, quando in seguito alla morte dei suoi discendenti osò scendere nell’Ade per riprendere le loro anime.
Hel, soprannominata Hella dal padre, era stata una bellissima Dea che deteneva l’equilibrio della natura e della vita. Aveva usato i suoi poteri e approfittato della fiducia che le era stata concessa, per tradire le regole degli Inferi. Scoperta nel trafugare i due piccoli spiriti, fu costretta da Satana a diventare la sovrana dei criminali e dei traditori.
I piccoli gemelli Ganglot e Ganglati furono trasformati in mostri senza alcuna memoria della madre, consci solamente di essere schiavi al suo servizio.
Lei li avrebbe avuti accanto per l’eternità ma loro non l’avrebbero più amata.
Colma di rabbia e dolore, Hella portò quella stessa sofferenza sulla Terra.
Per la prima volta fra i mortali nacque la malattia e il dolore. Fino ad allora, il genere umano ne era stato privo.
- Ora ricordi quella sofferenza-
Sussurrai alla sovrana, ancora in ginocchio. Repentinamente, la carne sana del suo visto stava diventando putrida. L’occhio destro divenne velato, la pelle rosea cadde. L’ultima parte ancora viva della sua anima, era appena bruciata viva.
- Sai quello che ho provato-
Pronunciai quelle parole con rabbia e gioia allo stesso tempo. Così lieta di essermi vendicata che quasi non feci caso alla creatura che si abbatteva su di me.
Fu Lilith a fermarla, a salvarmi.
Feci un passo indietro, osservando la figura della donna proteggermi.
Nolan mi faceva cenno di raggiungerlo, di lasciare fare a Lilith.
Eseguii, attraversando la grotta durante quell’interminabile terremoto, tentando di non cadere.
Ormai non avevo più niente da togliere alla sovrana degli Inferi.
- Commetti un grave errore nel proteggerla-
Eruppe la voce di Hella, si era fatta più dura, più animalesca. Tutto ciò che aveva di umano, era sparito.
- Se tu possedessi la conoscenza degli spiriti…-
- Non mi convincerai-
Replicò duramente l’Arcidiavolo.
- I tuoi tentativi non…-
- La ragazza sarà la tua morte Lilith-
Svelò la Dea.
 
Cadde il silenzio fra noi.
Il boato della roccia che tremava raggelava il sangue ma provai lo stesso effetto per la possibile reazione di Lilith.
- Ti ucciderà-
Ripeté Hella, forse temendo di non essere stata abbastanza esaustiva.
Il mio cuore si bloccò. Se avessi dovuto combattere contro un diavolo nel suo territorio naturale, non so come me la sarei cavata.
- Dovresti liberartene finché sei in tempo. Ora che è ancora debole-
L’arcidiavolo non parlò, stette immobile, per un tempo che parve infinito.
Provai paura, non riuscì a farne a meno. Quel luogo metteva angoscia, timore e l’idea di affrontare un membro della Cabala non aiutava. Non potevo rischiare un infarto, perché tecnicamente ero già morta. Eppure ne avvertii i sintomi e arrivai alla conclusione di provare un attacco di panico.
Forse sbiancai in volto e Nolan mi strinse la mano. Nonostante tentasse di rassicurarmi, sembrava preoccupato tanto quanto me.
- Lilith-
Pronunciò il ragazzo, scostandosi da me per avanzare verso di lei.
- Va tutto bene?-
Domandò inquieto. D’altronde la sua consigliera continuava a non rispondere.
Taceva, fissando fermamente Hella, forse decidendo se rivoltarsi verso di me. Non era da poco, scoprire che probabilmente sarebbe finita uccisa da qualcuno che già odiava ma che comunque proteggeva. La sua lealtà poteva vacillare.
- Lilith-
Ripeté il demone, sfiorando il braccio della diavolessa.
- Sta tranquillo Nolan-
Sbottò la donna, rompendo il silenzio. Si rivolse a lui in prima persona, abbandonando ogni rispetto verso il suo rango.
- Non ti tradirò-
Assicurò. Tuttavia le sue mani tremavano.
- L’ho giurato. Non ti tradirò-
Mi cacciarono via.
Senza che me accorgessi, mi esclusero dagli Inferi facendomi tornare nel mondo dei vivi.
Riaprii gli occhi sulla Gold Sea, trovandomi in ginocchio davanti ad Abrahel.
Mi volsi leggermente, scorgendo El dietro le mie spalle intento a fissarmi. Lo vidi, nel buio.
Era vivo.
Non era trascorso più di qualche secondo per loro.
Non sapevano cosa fosse successo, dove fossi andata, chi avessi incontrato.
Ai loro occhi, il mio corpo era caduto in ginocchio e subito dopo Hella era scomparsa. Hella.
Avevo solo un attimo per ribaltare la situazione e non potevo sprecarlo.
Mi gettai su Abrahel.
Non pretendevo di ucciderlo in un millisecondo. Però gli avrei rubato qualcosa di importante, qualcosa che avrei posseduto per sempre e avrei potuto usare in ogni momento. Il suo sangue.
Avevo perso il collegamento che, dentro di me, mi permetteva di connettermi e dominare il sangue della razza demoniaca. Non era mai stato mio, non lo avevo mai posseduto. Non lo avevo nemmeno mai usato. Era lui, quella creatura, che usava il controllo sulla sua specie. Lo esercitava proprio come io potevo usarlo sulle streghe o, al limite, sugli Angeli. Lui aveva strappato quelle vite, io ero stata solamente un tramite. Senza, tornavo ad essere la solita imbranata che ancora doveva possedere il sangue di quel determinato demone per tentare perlomeno di controllarlo.
Abrahel si difese, istintivamente. Mi colpì per bloccarmi, impedirmi di fargli del male.
Mi trafisse con la spada, solo che io risultavo ancora morta. Come promesso, Nolan mi aveva lasciato da sola sulla Gold come uno zombie.
Non mi feci fermare da una lama nel centro del petto, nemmeno la sentivo. Piuttosto, ravvicinata ad Abrahel, lo graffiai con le unghie. Il Principe mugolò, come un bambino. Non era abituato a ferirsi, a sporcarsi le mani. Solitamente nessuno arrivava così vicino a lui.
Osservai i suoi occhi verdi, con il suo sangue fra le dita. Gli sorrisi, ad un palmo dal suo volto.
Mi sarei divertita.
Abrahel tentò di estrarre velocemente l’arma dal mio corpo, di allontanarmi. Tirò forte ma la lama si doveva essere incastrata nelle costole. Sotto al suo sguardo, sotto allo sguardo di tutti, mi portai le dita alle labbra. Leccai il sangue.
Era mio. Sarebbe stato mio fino alla sua morte.
Finalmente i servi del Principe si diedero una mossa. Capito cosa stesse avvenendo, Alastor mi afferrò per allontanarmi dal suo padrone. Mi tirò via da lui, portandomi al centro del ponte, con ancora la spada bloccata nella cassa toracica.
Nonostante i suoi sforzi, ormai era troppo tardi. Vedevo il suo cuore.
Un istante era trascorso ma Hella ancora non era tornata. Non sapevo cosa stesse accedendo nell’oltretomba, perché mi fosse stato concesso più tempo. Comunque me lo presi tutto, ogni istante in più che mi venne regalato, per far soffrire Abrahel.
Strinsi forte la mano destra chiudendola in un pugno, all’interno vi erano le ultime gocce del sangue rubato.
Il Principe urlò, ponendosi una mano sul petto. Provava una fitta al cuore che lo lasciava senza fiato, che lo obbligò ad inginocchiarsi a terra. Anche se lontani, il suo cuore era come stretto nel mio palmo.
- Lasciatemi-
Intimai ai suoi soldati, che ancora mi stavano trattenendo. Fissarono il demone a terra, cercandone un cenno, un ordine. Obbedirono, facendosi in disparte consci di non poter salvare il loro padrone in alcun modo. Grazie alla mia condizione, non potevano uccidermi. Glielo ricordai, estraendo con calma l’arma che mi trapassava il seno da parte a parte. La gettai a terra, ai piedi di Alastor.
- Ordina che il combattimento cessi-
Imposi al Principe dei Demoni, estremamente lieta di aver riottenuto la voce.
Il marchio scarlatto mi proteggeva dal dominio di Hella.
La sovrana non aveva più il potere di controllarmi, la mia anima non le apparteneva.
Non percepivo le sue mani intorno al collo, quella sensazione che avevo provato da quando mi ero risvegliata con l’addome scempiato. Comunque ero deceduta, questo non cambiava.
Nolan, dichiarandomi “sua proprietà”, era stato in grado di legare il mio spirito ad un corpo morto e freddo. Provvisoriamente.
Potevo sentirmi ancora in bilico fra il regno dei vivi e quello dei morti. Infatti il marchio brillava.
Non sapevo quanto a lungo il mezzo demone mi avrebbe regalato quello stato di non morte. Alla fine o sarei andata ai Cancelli oppure sarei tornata in vita, sempre che Lilith fosse riuscita a convincere Hella. Non mi sembrava molto plausibile però, dopo aver incenerito entrambi i suoi figli.
- Avanti-
Incitai mentre Abrahel giaceva a terra ansimante. Aveva notato il colore del marchio. Lo fissava malamente, forse intuendo lo zampino del fratellastro in quel cambiamento. Non era semplicemente rosso, era più forte.
Pensai che fosse quello ad infondermi il potere di controllare la vita di un demone. Normalmente, non ero capace. Mai avevo ottenuto un dominio sul cuore e sul sangue di una creatura demoniaca così efficacemente, se non aiutata da altri.
- Ordina che smettano!-
Ripetei, infondendogli un dolore maggiore. Il Principe gridò, con la sensazione che l’intero suo corpo stesse andando in pezzi. Quella notte il controllo del sangue stava riuscendo magnificamente e non volevo rovinarmelo chiedendomi il perché. Desideravo solo gustarmi un po’ di quella vendetta.
Il secondogenito Lancaster fece un cenno ad Alastor, che eseguì l’ordine per lui. Con un urlo vigoroso, impose agli uomini di fermarsi e smettere di lottare. Repentinamente, i demoni sulla Gold si arrestarono, cessando di uccidersi fra loro.
- Le armi. In mare-
Pretesi, fissando Alastor. Questo non volle obbedire.
Mi volsi verso Abrahel, concentrandomi affinché la temperatura del sangue aumentasse a dismisura. Feci in modo che ribollisse letteralmente nelle vene. Adoravo farlo.  
Il demone si piegò in due, urlando come fosse preda del demonio. Elehandro raggelò alle grida, me ne accorsi.
- Esegui! Esegui!-
Ordinò il ragazzo dagli occhi verdi, accasciandosi completamente a terra. Attenuai il calore nel suo corpo, se avessi continuato il suo organismo si sarebbe sciolto come corroso dall’acido.
Alastor diede il comando e le armi furono gettate fuori bordo. Il piccolo esercito di Abrahel rimase disarmato.
- Adesso mandali via-
Senza respiro, il principe mi fulminò da terra. Stava odiando il mio sorriso, così contrapposto alla sua smorfia di dolore. Mi bastò alzare leggermente la mano destra, con il palmo chiuso, per ricordargli che potevo fermare il suo cuore in ogni momento.
- Forza Abrahel, voglio rimanere sola con te-
Il demone squadrò Alastor, annuendo. Non aveva molta scelta.
Così come erano arrivati, gli uomini dell’ultimo figlio del Re dei Demoni se ne andarono. Crearono il più velocemente possibile un vortice di magia nera e fuggirono, lieti di farlo con ancora la loro vita fra le mani.
Stessa cosa non poteva dirla Abrahel.
Elehandro si alzò da terra, barcollando leggermente. Hunter, ancora bagnato fradicio, lo raggiunse per sorreggerlo. Quei pochi pirati ancora vivi, intonarono canti e urla di gioia perché il nemico era sconfitto e messo in fuga. Non certo per merito loro.
Il Principe era rimasto solo, agonizzante sulle assi d’oro.
- Cosa aspetti?-
Domandò lui.
- So che vuoi uccidermi. Avanti-
Vero, se non fosse che ero un’inguaribile curiosa.
- Chi è il traditore?-
Chiesi, facendo calare il silenzio. I pirati si radunarono intorno a noi, quasi fossero anche loro interessati. Si divertivano a vedermi torturare il Principe, al contrario del Capitano, Hunter e Barbas che non ne sembravano orgogliosi. 
- Dimmi chi sta tradendo Nolan-
Proseguì, senza farmi tanti scrupoli.
Il demone sorrise, scuotendo il capo.
- Cosa ci guadagno ad aiutarti? Mi ucciderai comunque-
Ancora vero. Volentieri e con piacere avrei rimediato all’errore per cui Lilith mi colpevolizzava.
- Vedi Abrahel ti stai concentrando sul dettaglio sbagliato-
Spiegai, accentuando il mio controllo sul suo sangue.
Lo obbligai a rallentare, a smettere di fluire verso il muscolo cardiaco. Il demone sussultò stringendosi forte il braccio sinistro, stava avendo un infarto.
- Il punto non è se ti ucciderò, se alla fine morirai. Il punto è come ti ucciderò e come morirai-
Abrahel digrignò i denti, fissandomi dritto negli occhi. Nel suo sguardo leggevo l’intenzione di non collaborare, piuttosto sarebbe morto portandosi il segreto nella tomba.
Ordinai alle cellule contenute nel sangue di spaccarsi, di disintegrarsi, ai globuli bianchi di rivoltarsi verso il loro stesso organismo. Obbligai il corpo ad autodistruggersi.
- Dimmi chi è!-
Insistetti.
- Hai detto che è una donna, che mi odia, che mi conosce da tempo. Si tratta di Lilith?-
- Sì!-
Sbottò il demone in preda al dolore.
- E’ Lilith! E’ Lilith-
Attenuai la sofferenza, permettendogli di parlare.
Abrahel smise per un attimo di contorcersi al suolo, riprendendo fiato. Elehandro mi fissava a braccia incrociate, così come il mozzo e il polveriere. Dai loro volti compresi che non approvavano per niente.
- Cosa c’è?-
Domandai, innervosita dalla loro reazione.
- Siete pirati. Non ditemi che non avete mai torturato nessuno?!-
Cercarono di parlare ma le parole gli morirono in gola. Solo El, dopo un attimo di titubanza, fu capace di fare un passo in avanti.
- Non così…-
Bofonchiò, indicando il corpo del ragazzo in preda allo strazio.
Ricordai che era la prima volta che usavo il mio potere davanti a loro, lucidamente.
Non avevamo mai affrontato l’argomento, anche perché ero tornata padrona di me stessa da pochi minuti. El aveva dato la colpa del mio comportamento aggressivo alla gravidanza. Non sapeva che usavo quella pratica normalmente, in realtà anche meno frequentemente di quanto desiderassi.   
Continuai imperterrita.
Aiutare Nolan, vendicarmi per la mia recentissima perdita, era molto più importante.
- Perché mi vuole morta?-
Domandai.
- Perché ti odia, ti detesta!-
Affermò il Principe.
- Ti ucciderebbe alla prima occasione! Cerca di ucciderti da sempre!-
Lasciai che parlasse, ero curiosa di sentire.
- Ma perché sta tradendo Nolan? Perché quella trappola al cimitero?-
- Per il potere-
Ammise.
- Vuole essere regina. Il trono spettava a lei…-
- Prima che tu uccidessi Medardo-
Conclusi, facendolo tacere.
Sospirai, la conversazione era stata utile.
Il traditore, era la promessa sposa di Nolan. La donna dai capelli neri che ancora non avevo mai visto in volto.
- Sai Abrahel sono stata all’Inferno, con Hella-
Raccontai.
- Lì, fra i diavoli e la lava, ho incontrato Lilith e Nolan-
Il demone perse quel suo sorrisetto.
- E’ successo qualcosa di buffo laggiù. Lilith ha avuto l’opportunità di uccidermi o meglio, di lasciare che Hella lo facesse. Ha avuto occasione di tradire Nolan, di ucciderlo senza l’ausilio di trappole. Invece mi ha salvato, mi ha difeso e non ha abbandonato Nolan-
Tornai ad intensificare il dolore sul suo corpo, iniziando ad ucciderlo seriamente.
- Non credo che lo tradirebbe mai. Non è una codarda-
Era antipatica, mi odiava tremendamente e forse davvero in futuro l’avrei uccisa. Ma una cosa l’avevo vista nell’oltretomba e ne ero sicura, Lilith amava seriamente Nolan. I suoi occhi non recitavano, si era visibilmente infuriata quando mi ero rivolta male a lui.
Si era preoccupata alla comparsa della Dea innanzi al suo padrone, lo aveva difeso con la rabbia di una madre.
No, non era lei che lo aveva lasciato alle grinfie di Abrahel in quel cimitero a nord del paese.
- Prima di morire, parlami di questa ragazza che dovrebbe sposare-
 
Il secondogenito Lancaster digrignò i denti, scrutandomi da terra con lo sguardo carico d’odio.
Se intensificavo ancora le sue pene sarebbe morto subito, senza la possibilità di rispondere.
Se non lo incitavo a parlare al più presto, sarebbe comunque spirato lasciandomi all’oscuro di tutto.
Quella donna stava letteralmente trascinando Nolan nella tomba e lui nemmeno se ne accorgeva.
Lo manovrava, come Abrahel stesso mi aveva rivelato. Complottava con il nemico e nessuno se ne stava rendendo conto, nemmeno Abaddon o Lilith.
Ignoravo cosa avesse di tanto speciale per ammaliare tutti.
Odiava me, desiderava il suo Principe morto e intanto recitava la parte della fidanzatina perfetta. Sempre la solita storia. Capitavano tutte a me.  
- La troverò-
Garantì ad Abrahel.
- Anche se non mi dici il suo nome, anche se non mi parli di lei, dirò a Nolan cosa sta facendo. E la ucciderò, la ucciderò prima che lei possa uccidere noi-
Il Principe rise. Sputò sangue nel frattempo, ormai stava morendo ma non smise di ridere. Qualcosa lo divertiva incredibilmente.
- Lui…non ti ascolterà-
Sbottò deciso, sorridendo soddisfatto. Si pulì la bocca con la manica ma uscì presto altro sangue.
- Capirà…solo quando sarà troppo tardi-
Continuò impassibile.
- Quando lei siederà sul suo trono davanti alla sua testa mozzata, sfoggiata su di una picca- 
Ordinai al suo cuore di comprimersi, di schiacciarsi. Nell’oscurità della notte, il Principe lanciò urla disumane ed El mi lanciò un’occhiata, intimandomi di smettere di giocare.
- Non accadrà-
Assicurai ad Abrahel, ignorando totalmente il vampiro.
- Sarà la sua testa a finire su di una picca-
Il demone riprese a ridere.
- Contro di lei…hai già perso ancora prima di iniziare-
Sembrava esserne molto sicuro. Troppo. Scrutai i suoi occhi verdi, per niente terrorizzati innanzi alla morte. Era certo di vincere, anche dagli Inferi. Lei, avrebbe portato a termine la loro battaglia.
- Se le fai saltare la copertura, ti ucciderà solo più in fretta-
Mi stancai. Non mi diceva niente di utile. Tentava di farmi paura, era la sua unica arma.
- Ti farò sapere come è andata-
Conclusi, imponendo al suo organismo di cessare di vivere.
- Quando ci rivedremo all’Inferno-
Improvvisamente, venni colpita da un’enorme pesantezza.
Caddi a terra sussultando, finendo in ginocchio per niente capace di stare in piedi.
Persi la concentrazione, il controllo del sangue si spezzò.
Urlai dal dolore, rannicchiandomi sul ponte. Tutto il corpo bruciava.
Sentivo freddo e caldo insieme. Percepivo il vento dell’oceano, la fame, la sete, la paura.
Elehandro mi raggiunse, domandandomi cosa avessi ma nemmeno io riuscivo a capirlo.
Mi posi le mani sul ventre, notando che aveva ripreso a sanguinare.
Mostrai i palmi insanguinati al vampiro, sconcertata.
Ero tornata in vita.
Dopo tutta quell’attesa, ero tornata in vita un attimo prima di finire Abrahel.
Il marchio scarlatto brillava come non mai, accecandoci con la sua luce rossa.
Non ero semplicemente in pericolo, a breve mi sarei ritrovata innanzi ai Cancelli. L’addome era pur sempre lacerato. Prima di andarmene, tentai di ristabilire il mio dominio sul Principe ma fallì.
Crollai completamente al suolo, circondata dal Capitano, Hunter e Barbas. Intanto Abrahel si stava riprendendo, respirando profondamente scampato alla morte per un soffio. Lo fissai attentamente, odiandolo con tutta me stessa. Lui sorrise. La situazione si era ribaltata. 
  
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