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Autore: Inathia Len    11/04/2014    8 recensioni
Sono passati cinque anni dalla creazione degli Hunger Games, quando il giovane John Watson viene selezionato alla Mietitura del suo Distretto.
Dalla storia:"-Hai ragione tu, sono i Favoriti quelli da eliminare, che ci potrebbero causare più problemi. Sally e Anderson hanno avuto fortuna, ma senza le tue bombe non sarebbero andati da nessuna parte. E poi, se non gli diamo subito la caccia, si sentiranno al sicuro e magari saranno loro a fare un passo falso.-
-Questo sì che si chiama pensare- commenta Sherlock.
-Quindi è deciso. Dove pensi si siano nascosti?-
-Dove ti rifugeresti tu, se fossi un Favorito e la altre due alleanze si stessero scontrando nei vicoli?-
-Lontano dai vicoli- mormoro, arrivandoci dopo. –In piazza, alla Cornucopia- rispondo poi e a Sherlock brillano gli occhi."
Mio primo cross-over, quindi siate clementi. Anche se le recensioni fanno sempre piacere e aiutano a migliorarsi :-)
Genere: Avventura, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

 

-John.-

La sua voce accarezza il mio nome, facendomi correre un brivido lungo la schiena. Ho gli occhi chiusi, non so dove mi trovo, ma mi va benissimo così.

-John- sussurra di nuovo, prendendo una mia mano tra le sue e massaggiandomi il palmo delicatamente.

-Sherlock?- chiedo, ma in realtà non mi interessa. Forse tutto quello che ho visto non è mai successo, forse era solo un sogno... oppure questo lo è. Se è così, non voglio svegliarmi.

In lontananza, un violino comincia a suonare e Sherlock non è più accanto a me. Mi trovo al 221B, che non è mai esploso, e lui è di spalle alla finestra che suona. Non indossa i jeans e la giacca di pelle dell'Arena, bensì un completo scuro elegante che lo fa sembrare più grande dei suoi diciotto anni. Solo io ho ancora i pantaloni sporchi di sangue e la maglietta strappata dove il dardo di Irene mi ha colpito.

Avanzo piano per non distrarlo. È completamente perso nella sua musica, dondola lentamente a ritmo, gli occhi socchiusi. Mi salgono le lacrime agli occhi e il suo nome mi esce prima che mi possa trattenere.

-Sherlock.-

La musica continua, ma lui non suona più. Si volta verso di me e mi sorride triste.

-Che cosa ci fai qui, John?-

-Che cosa ci fai tu, qui- ribatto.

Sherlock scuote la testa e riprende a suonare, ma adesso mi guarda intensamente, come era solito fare nell'Arena.

-Sherlock, perché siamo qui?-insisto. -Siamo morti?- realizzo con un brivido, mentre mi torna completamente la memoria. La sua caduta, il sangue, le fanfare... Ma se la morte è il 221B con Sherlock che suona il violino, firmo subito per l'eternità.

-No, John. Tu non sei morto. Tu non puoi morire- dice, mancando una nota.

-Quindi questo è un sogno?-

-Sì.-

-Dove sono, in realtà?-

-A giudicare dai tuoi vestiti- comincia e io sorrido, rivedendolo all'opera, -ti stanno portando a Capitol City per curarti. Ma hai perso conoscenza durante il viaggio.-

Rimaniamo in silenzio, gli occhi fissi l'uno nell'altro.

-Quindi non sono morto- ragiono a voce alta. -Però sono qui.-

-Tecnicamente, sei tra la vita e la morte. Se rimani qui, allora muori.-

-Ma io non voglio svegliarmi.-

-John- mi riprende lui, ricominciando a suonare. -Devi svegliarti o io avrò saltato per nulla.-

La stanza comincia a svanire. Le cure stanno facendo effetto.

-Sherlock- grido, allungando la mano verso la sua figura, che sta sbiadendo a sua volta. -Sherlock, non ce la faccio!-

Ma lui si limita a sorridermi.

-Addio, John.-

 

 

 

 

 

 

Il Tour delle Vittoria mi sta uccidendo. Ogni piazza in cui vado, ogni persona che incontro, mi ricorda i ragazzi che ho conosciuto nell'Arena e, per conseguenza, Sherlock.

Mi hanno curato, come aveva previsto, ma la spalla era andata e quindi me ne hanno installata una bionica che mi fa sentire un inutile ibrido.

Durante il Tour, mi limito a leggere i cartoncini che mi passano, senza metterci troppa enfasi. E alla gente sta bene, nessuno si aspetta niente di diverso. Io sono il sopravvissuto che vive sulla pelle dei loro figli, nulla di più.

E ogni Distretto assomiglia sempre più al successivo. Non ho più sognato Sherlock, ma lo vedo dovunque. I suoi occhi sono nel colore chiaro del cielo quando c'è il sole, i suoi capelli nelle nuvole nere che si addensano cariche di pioggia e lacrime...

Quando facciamo tappa al Distretto 4 e la sua foto è ovunque, ho un attimo di cedimento. Ma anche qui, mi limito a leggere il cartoncino, con il cuore che sanguina. Per tutta la durata del discorso guardo fisso i manifesti, facendo finta che lui possa vedermi. In realtà, credo proprio che si farebbe due risate per queste cavolate. Anzi, comincerebbe a dire di essere annoiato, facendo delle smorfie assurde.

A lato del palco c'è suo fratello Mycroft. Non si assomigliano granché, ma solo la sua vista mi fa male. Mi si avvicina alla fine del discorso.

-Complimenti, signor Watson- mi dice, prendendomi per un gomito e allontanandomi dal resto del mio gruppo. Lancio un'occhiata alla signora Hudson, ma lei sembra non preoccuparsi. Evidentemente, Mycroft le ha parlato prima.

-Desidera, signor Holmes?- chiedo, cercando di mantenere salda la voce mentre pronuncio il cognome di Sherlock.

-Mio fratello le voleva bene. Le ha permesso di vincere, anche se io non ero d'accordo. Doveva volerne molto bene- dice, più a se stesso che a me. -Credevo le interessasse sapere dove...- dice, abbassando la voce fino in a un sussurro e facendo perdere un battito al mio cuore.

La tomba di Sherlock.

Sono pronto per vederla? Sinceramente non lo so, ma quello di cui sono certo è che me ne pentirei per il resto delle mia vita. Non è una questione di "essere pronti" o no.

Devo.

 

Il cimitero del Distretto 4 è sulla costa, in un posto decisamente suggestivo. C'è la sabbia, per terra, qualche cespuglio qua e là, e là sotto il mare che ruggisce. Avanzo tra le tombe, la signora Hudson accanto a me. Scorgo la lapide di Molly, bianca e candida come lei era. C'è anche la foto, ma non è quella dei giochi. In questa lei è felice come mai l'ho vista e guarda l'osservatore ridendo. Mi chiedo chi gliel'abbia scattata, per chi sorridesse.

Ma passo oltre, è un'altra la sepoltura che mi interessa.  È al limite del cimitero, si erge nera e semplice, con il sole che si riflette sulla pietra. Non ho bisogno di leggere le lettere dorate per saperlo. Sherlock è qui sotto, riesco quasi a sentirlo. 

Si alza un refolo di vento e mi stringo nella sua giacca di pelle, l'unica cosa che ho chiesto e mi hanno concesso. Inutile dire la commozione del pubblico quando mi hanno visto con la casacca di Sherlock. Credo che questo sia l'unico motivo per cui abbiano esaudito la mia richiesta.

La signora Hudson mi fa cenno che mi aspetterà fuori e io annuisco distante.

Ora che ci sono davanti, non so bene cosa dire né cosa fare. Lui è qui, ma mi sembra così assurdo...

Faccio un respiro profondo e cerco le parole adatte

-Sherlock- comincio, la voce che mi trema. -Non so davvero cosa dirti. È tutto così strano... Quando eravamo nell'Arena, io... Sei stato un alleato, un amico, il mio salvatore- mormoro, la voce rotta. -Il mondo potrà anche credere a quello che mi hai detto, che sei un buffone e ti sei inventato tutto, ma a me non la fai. Io lo so che sei... eri... straordinario. E farei di tutto per tornare indietro e cambiare le cose, perché tu non ti meriti questa fine, questa sepoltura. Tu, tu una volta mi hai detto che non sei un eroe. E, te lo dico, a volte c'erano persino dei momenti in cui non credevo nemmeno che tu fossi umano, ma lascia che ti dica questo. Tu eri l'uomo migliore, il miglior essere umano che io abbia mai conosciuto e nessuno mi convincerà mai che hai mentito. Sai... Ero così solo e ti devo tanto. Perciò ti prego, c'è solo un'ultima cosa, un ultimo miracolo, Sherlock, per me. Non essere... morto. Lo faresti per me? Solo, smettila, per me. Smetti tutto questo- dico, la voce ormai completamente fuori controllo. -Ti chiedo solo un miracolo.-

 

 

 

 

-Ti ho sentito.-

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto d'un'autrice piangete: 

oK, sono calma, non sto piangendo. Ma questa è scema, starete pensando. ma abbiate pietà, arrivare alla fine di una storia fa sempre un certo effetto :(

ecco qui il famigerato prologo. ditemi che ne pensate, ma ricordatevi di non lanciarmi pomodori o verdure in generale. e nemmeno frutta. mi fanno profondamente schifo (le lascio tutte alle vegetariane/vegane della pagina. tanto di cappello, signore). quindi, se proprio volete tirarmi qualcosa, bè, direi che un uovo di pasqua o un barattolo di nutella vanno benissimo. anche entrambi ;)

ora la smetto di blaterare e aspetto i vostri commenti.

alla prossima, bellezze, è stato bello condividere questo con voi. se poi volete farvi un giro sulla mia pagina di autrice siete ovviamente le benvenute.

alla prossima, 'cause  THE GAME IS NEVER OVER

  
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