Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kengha    11/04/2014    13 recensioni
Si alzò di scatto dalla sedia senza avere il coraggio di guardare in volto la sorella minore –non era pronta alla delusione nei suoi occhi- e fece per abbandonare la stanza ma la presa salda di sua sorella, la cui mano era letteralmente artigliata al suo pallido braccio, la costrinse a fermarsi.
Non si voltò.
Non aveva ancora abbastanza coraggio da far vedere ad Anna le sue lacrime.
« Non ti lascerò fuggire di nuovo ». Disse Anna gentilmente, ma con un’autorità che mai Elsa aveva udito da lei.
« Torna a sederti. Passiamo una serata normale ». Tentò « Illudiamoci almeno di esserne in grado. Concedici solo questo ».
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Buona sera a tutti, la khaleesi è tornata! ^^
Ugh, no, fandom sbagliato. *Fissa Drogon appollaiato sulla poltrona* Meglio ricominciare.
IN QUANTI SI ERANO ILLUSI DI ESSERSI SBARAZZATI DI ME?!
Mi dispiace deludervi. Sono ancora qua! (Eh, già).
Ho avuto una serie di impegni (corsi a scuola, compiti, preparazione per il Romics, compiti, altri corsi e ancora compiti) che mi hanno tenuta lontana dal PC e che non mi hanno lasciato tempo di scrivere o di recensire (a proposito di questo, recupererò presto quel paio di recensioni che devo a qualcuno di voi!). Anyway, dopo un lungo dibattito con me stessa (e dopo aver parlato con la carissima Calime) ho deciso di pubblicare questa storia che giaceva abbaondanata tra le pagine di un quadernino mezzo stracciato da diverse settimane.
Inizialmente l'avevo bocciata perché troppo breve, copiandola mi sono resa conto che forse non era poi così breve come mi era sembrata ad una prima occhiata.
Quando ho iniziato a scrivere in questo fandom, più di tre mesi fa, mi ero ripromessa di scrivere dieci fan fiction, obbiettivo che ho ancora intenzione di raggiungere. Questa è la nona, quindi dovrete sopportare ancora un'altra storia dopo di questa! (Mi dispiace per voi, sono rompipalle insopportabile, lo so).
MA con questa storia mi è venuta in mente anche una raccolta in cui ho intenzione di far "recuperare" ad Elsa e ad Anna alcuni dei loro "momenti persi", non so quanti capitoli verranno, ma ho parecchie idee che mi piacerebbe poter mettere per iscritto! C:
Ok, adesso la pianto, come al solito parlo troppo.
Ringrazio chiunque (i miei amati grilletti) passi a leggere questa storia e mi scuso in anticipo per gli eventuali errori e/o sviste! 
Buona lettura,

Besos 

 
 
Riscoprirsi
 
Quando Elsa quel pomeriggio entrò nella sala da pranzo rimase un attimo perplessa: Anna stava correndo sfrenatamente da una parte all’altra della stanza portando una serie di piatti, vassoi, posate e candele su un’unica mano, in stabilità alquanto precaria.
« Ciao! » Esclamò allegra la principessa, senza però voltarsi a guardare la sorella maggiore, tant’era presa da ciò che stava facendo. La regina rimase a fissarla per qualche istante, ancora vagamente confusa.
« Buon pomeriggio Anna, cosa stai facendo? » Domandò incerta, appoggiandosi con la schiena contro il muro.
« Preparo la tavola! Questa è la nostra prima cena insieme dopo anni ». Spiegò l’altra, ancora indaffarata, aggiungendo solo dopo qualche istante di silenzio con imbarazzo: « Voglio che sia perfetta ».
La platinata non poté far a meno di sorridere dolcemente a quelle dolci parole. Anna aveva tutte le intenzioni di non farsi sfuggire nessuna delle occasioni che aveva per stare con Elsa, voleva rendere speciale ogni pranzo, ogni discussione, ogni pomeriggio, ogni passeggiata, in un disperato tentativo di recuperare il tempo perso.
« La cena sarà pronta alle otto ». Annunciò la principessa, mentre raddrizzava una forchetta che era leggermente inclinata rispetto il coltello.
« Va bene ma… sono ancora le sei meno venti, è così presto. Perché non esci a fare una passeggiata? Hai così tanto tempo per preparare tutto e comunque puoi sempre chiedere a Gerda di farlo, o a Kai, ormai si occupano di imbastire la tavolata reale da anni ». Azzardò la maggiore, notando le evidenti difficoltà che Anna stava riscontrando nel tentativo di far risultare tutto impeccabile.
« No ». Rispose l’altra, scuotendo appena la testa in cenno di dissenso « Voglio farlo io. Devo. Ti prometto che sarà tutto perfetto ».
Elsa sorrise nuovamente, questa volta con commozione e annuì senza smettere di guardare la sua meravigliosa sorellina « Allora ci vediamo alle otto. Ho un paio di lettere da scrivere e diversi documenti da leggere, se ti dovesse servire qualcosa mi troverai nello studio di nostro padre ».
La rossa ricambiò il sorriso, che tuttavia si spense istantaneamente quando notò del fumo provenire dalle cucine reali.
« Il forno! Devo andare! » In un baleno non era più nella stanza.
Elsa decise che era meglio non indagare.

Anna iniziò a fissare il grande orologio a pendolo già dalle sette e mezza, agitandosi un po’ di più ogni minuto che passava. Erano trascorsi appena tre giorni da quando da quello che era stato popolarmente chiamato “L’Inverno Perenne” e le due sorelle, per un motivo o per un altro, non erano ancora riuscite a mangiare assieme. Un pasto.
Una cosa così semplice, ma che sarebbe potuta significare così tanto per loro.
Un po’ come Olaf.
« Anna? » La voce soave di Elsa le arrivò alle spalle e la principessa sobbalzò appena, si voltò lentamente, sperando di mascherare la sua ansia con un sorriso un po’ tirato che aveva provato l’intero il pomeriggio.
Perché doveva essere tutto così difficile?
Paradossalmente, fu il sorriso caldo e dolce della regina a sciogliere la tensione. La più piccola notò che la sorella aveva sostituito il suo abito di ghiaccio con uno più scuro ed elegante e la cosa la fece sorridere più genuinamente.
« Ho sbagliato? » Domandò la regina, improvvisamente a disagio tra i suoi vecchi abiti.
La rossa si affrettò a scuotere la testa « No, assolutamente. Sei perfetta ».
Poi, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa, corse verso il tavolo e scostò appena la sedia a capotavola, inchinandosi teatralmente.
« Vostra Maestà ».
Elsa non riuscì a trattenere un risolino a quella buffa visione e si sedette chinando leggermente il capo, in segno di ringraziamento.
Anna si accomodò immediatamente alla sua sinistra e cominciò a muovere le gambe nervosamente, non riuscendo minimamente a star ferma.
« Ed eccoci qui ». Sospirò, lanciando un’occhiata alla sorella, la quale ricambiò con un piccolo sorriso.
« Le posate ti sembrano abbastanza lucide? E sono messe correttamente? Non riesco mai a ricordare l’ordine giusto ». Si corrucciò qualche istante, mentre le guance si arrossavano per l’imbarazzo.
« Anna… »
« Oh! Spero che il centrotavola non sia troppo ingombrante, se non ti piace posso toglierlo subito e… ». S’interruppe bruscamente quando sentì la mano fredda di Elsa posarsi delicatamente sulla propria.
« E’ tutto semplicemente perfetto ». La rassicurò la platinata, regalandole un altro sorriso.
« L-lo pensi da-davvero? » Balbettò la rossa, preoccupata dal fatto che potesse trattarsi di una bugia.
« Davvero ». Le assicurò la più grande « In effetti… manca solo una cosa ». Le fece notare con un filo di voce, sperando che quel piccolo appunto non imbarazzasse troppo la sorellina.
« Cosa? » Chiese Anna, curiosa e leggermente preoccupata.
Elsa non le rispose, si limitò a lanciare un’occhiata al tavolo vuoto, mentre un sorrisetto divertito le dipingeva il viso pallido. Anna si portò istintivamente le mani sul volto, sgranando gli occhi e diventando paonazza.
« La cena! » Esclamò, fiondandosi in cucina, ignorando le proposte della sorella di chiamare qualche domestico.
Quando ricomparve, Anna portava due vassoi in mano ed un terzo sulla testa, barcollava vistosamente e l’incerto equilibrio non era rassicurante.
« Lascia che ti aiuti ». Disse la maggiore, alzandosi in piedi.
« No, Elsa. Ce la faccio! » Esclamò ostinatamente la principessa, che aveva ormai preso la faccenda molto sul personale.
Fece ancora qualche passo sotto lo sguardo vigile della regina, prima di inciampare nel tappeto e rovesciare tutto sul pavimento.
Lei però non cadde.
Un improvviso –inaspettato- e possente muro di ghiaccio le evitò un bel bernoccolo. Vi si appoggiò con entrambe le mani, ammirandolo per qualche istante, prima di spostare il suo sguardo sulla sorella maggiore che era in piedi con le braccia protese nella sua direzione, i concentratissimi occhi cerulei colmi di preoccupazione.
Poi tornò a guardare il ghiaccio: la forma perfetta, la superficie liscia e accuratamente levigata avrebbe normalmente richiesto ore di lavoro.
La realtà la schiaffeggiò brutalmente e la fece sentire orribile: nonostante lo sforzo fatto per auto convincersi –per illudersi-, lei non era ancora abituata a questo.
« Stai bene? » Non si era quasi accorta di Elsa al suo fianco, tant’era presa dai suoi pensieri.
« Sì. Credo… ». Sospirò, arresa « … credo che salteremo la prima portata ».
La regina le prese dolcemente le mani e, sorridendo ancora una volta, la ricondusse al suo posto.
« Lascia che me ne occupi io ». Disse senza spegnere il sorriso.
Si riaccomodò al suo posto e dopo pochi secondi i vassoi comparvero nella sala, scivolando con grazia su uno scivolo di ghiaccio che Anna non si era neppure accorta fosse apparso.
La rossa formò una piccola ‘o’ con la bocca, ammirando con quale leggiadria le portate scivolavano accanto la tavola. Un maggiordomo di neve servì loro le pietanze, deliziando le ragazze con un paio di frasi in francese.
« Bon appetit ma reine et ma princesse ».
Anna lo fissò meravigliata e, nel profondo di sé stessa, un po’ turbata. Perché tutto quello che faceva Elsa doveva essere sempre così perfetto? Perché lei non era in grado di fare una cosa semplice come servire la cena?
I suoi pensieri la portarono a sbuffare in maniera fin troppo rumorosa, richiamando senza volerlo l’attenzione di Elsa che, notando il suo disagio, sciolse rapidamente sia lo scivolo che il domestico di ghiaccio.
« Ti prego, perdonami ». Biascicò la regina, chinando il capo, imbarazzata.
« Non dovevo dare per scontato che tu accettassi tutto questo così in fretta ». Spiegò, gli occhi che fuggivano lo sguardo di Anna.
« No! » Si affrettò a spiegare la più piccola, temendo che Elsa potesse chiuderla di nuovo fuori. « I tuoi poteri sono semplicemente incantevoli, rendono tutto ciò che tocchi speciale! Io… a volte vorrei solamente essere perfetta come lo sei tu».
« Perfetta? Speciale? E’ una maledizione! » Ringhiò Elsa con frustrazione, lanciando un’occhiata sprezzante alle sue mani non più guantate.
Anna si trascinò un po’ più vicina alla sorella e le posò una mano sulla spalla, per confortarla. « Credevo avessi accettato la cosa ». Biascicò, notando l’evidente disagio che sua sorella aveva con sé stessa solamente in quel momento.
« Lo credevo anche io ». Confessò l’albina, sospirando amaramente. « Cosa sai di me, Anna? ».
La rossa aprì immediatamente la bocca per risponderle, ma non proferì neppure un suono.
“Accidenti!”
Elsa sorrise amaramente e scosse la testa con rassegnazione.
« Nulla. Non sappiamo niente l’una dell’altra. Cosa ci piace, cosa ci spaventa… non so nemmeno cos’hai provato quando sono morti mamma e papà! ». Esclamò con un tono più alto, pieno di rammarico e anche di rabbia.
« Elsa… ».
« Eri solo una ragazzina e ti sei ritrovata completamente sola… ed io ho lasciato che questo accadesse! Non potevo neppure venirti a dire che sarebbe andato tutto bene. Sarebbe stata una frase fatta, vuota e totalmente priva di significato da dire ad una persona che ha perso tutto, ma sarebbe stata sempre meglio di quel maledetto silenzio a cui ero costretta! ».
Il tono più alto e il rapido calo della temperatura nella stanza erano chiaro segno della perdita di controllo della regina: la sua frustrazione e la sua disperazione si stavano abbattendo violente su di lei, come una valanga.
« Non è stata colpa tua ». Si affrettò a calmarla la più piccola.
« No ». Ringhiò la maggiore « E’ colpa di questa… questa maledizione! » Il grido della bionda era acuto e sprezzante, uno strato di spesso ghiaccio scuro stava lentamente iniziando a ricoprire la sala da pranzo.
« Elsa, per favore, calmati ». Un leggero tremolio rovinava la voce di Anna, che non riusciva a vedere sua sorella così in balia di sé stessa.
« Non capisci? Non recupereremo mai il tempo perso! C’è troppo a separarci ed è tutta colpa di questo! »
Un gesto secco, molto simile a quello compiuto la sera dell’incoronazione.
In un istante il pavimento alle spalle della regina e parte della parete furono interamente ricoperto da grandi spuntoni di ghiaccio affilati.
Anna sgranò gli occhi e impallidì dinnanzi quella ferale violenza che non aveva niente a che vedere con la sua amata sorella, ma che forse era la rappresentazione perfetta del lato più oscuro che albergava in lei.
La bionda impallidì, resasi conto del suo improvviso cedimento e dalla follia che l’aveva guidata negli ultimi gesti.
“Stupida. Anna è così vicina. Se l’avessi colpita di nuovo?”
Si alzò di scatto dalla sedia senza avere il coraggio di guardare in volto la sorella minore –non era pronta alla delusione nei suoi occhi- e fece per abbandonare la stanza ma la presa salda di sua sorella, la cui mano era letteralmente artigliata al suo pallido braccio, la costrinse a fermarsi.
Non si voltò.
Non aveva ancora abbastanza coraggio da far vedere ad Anna le sue lacrime.
« Non ti lascerò fuggire di nuovo ». Disse Anna gentilmente, ma con un’autorità che mai Elsa aveva udito da lei.
« Torna a sederti. Passiamo una serata normale ». Tentò « Illudiamoci almeno di esserne in grado. Concedici solo questo ».
C’era disperazione in quelle parole, disperazione uguale a quella presente nel cuore della regina.
L’albina sapeva quanto sarebbe stato importante per loro, ma sapeva anche che era troppo turbata per poter essere così vicina a sua sorella.
« Anna, per favore. Io… ».
L’abbraccio della principessa la colse totalmente impreparata e quando sentì la sorellina singhiozzare contro il suo petto, aggrappandosi con forze al bustino scuro, Elsa poté quasi distinguere lo scricchiolio proveniente dal suo cuore a pezzi.
“E’ colpa tua se sta così male. Solamente tua”.
« Ti prego, Elsa. Ho fiducia in te. Solo… non abbandonarmi di nuovo ».
La regina allontanò la sorella, ponendola di nuovo di fronte a lei, guardando ai suoi occhi traboccanti di lacrime con dolore.
Ormai farla soffrire era diventato il suo mestiere.
Spazzolò dolcemente e con mani tremanti le lacrime via dal volto della minore.
« Voglio solo proteggerti ». “Dal mostro che alberga dentro di me”.
Ma questo Elsa non lo disse.
« Non mi proteggerai tenendomi lontana. Cos’altro deve succedere per farti capire che io e te siamo al sicuro solo se siamo insieme? Che ci apparteniamo? » Domandò la più piccola, sforzando un sorriso, sperando di poter alleggerire la tensione.
La regina sospirò e annuì lentamente « Va bene ». Mormorò.
« Va bene… che cosa? ». L’incalzò la principessa.
« Va bene, non cercherò mai più di allontanarti da me ».
Anna emise un piccolo grido di gioia e saltò leggermente, gettandosi tra le braccia della sorella maggiore. Con un gesto fulmineo le stampò un bacio su una guancia e poi, sempre col sorriso e gli occhi brillanti, tornò saltellando al suo posto.
Elsa rimase immobile qualche istante, le sue dita a sfiorare la guancia dove appena un paio di secondi prima si erano posate le labbra di sua sorella.
Questo era strano.
E bello.
Erano passati più di tredici anni dall’ultima volta che un paio di labbra avevano sfiorato la sua pelle pallida. Sua madre era stata l’ultima ad averle baciato la fronte.
« Elfa, fa fuffo bene?» Chiese Anna con la bocca piena.
La regina si sfiorò la lunga treccia, giocherellando con i piccoli fiocchi di ghiaccio che la ornavano. Sorrise lentamente, le guance lentigginose si arrossarono impercettibilmente.
Era forse questo l’affetto? Era forse questo l’amore?
Era questo che voleva dire avere una famiglia?
E negli occhi acquamarina dell’adorabile sorella trovò la risposta che aveva a lungo cercato.
Si. Era questo.

« Va tutto benissimo ». Sorrise più largamente, avvicinandosi alla sorella e lasciandole un bacio sulla guancia piena, facendola presto diventare paonazza.
“Questo è… inaspettato”. Pensò la rossa.
La regina riprese il suo posto, iniziando a mangiare mestamente.
« Faffiamo un fioco? » Propose la principessa
« Anna, non si parla con la bocca piena ». La riprese dolcemente la sorella maggiore, ridacchiando appena, una mano a coprire educatamente le labbra rosee.
La più piccola deglutì sonoramente e poco femminilmente.
« Scusa. Hai ragione. Perdonami ». Si affrettò a dire.
La platinata scosse dolcemente la testa « Dicevi? »
« Facciamo un gioco? »
Il sopracciglio di Elsa si alzò quasi di riflesso « Anna, temo che siamo un po’ troppo grandi per questo genere di cose… ».
« Oh, andiamo! Non intendo mica giocare con le bambole, Els ».
Allo sguardo ancora scettico della regina, la principessa le rivolse un’occhiata esasperata.
« E’ solo un modo per conoscerci meglio! »
« Oh ».
« Ti faccio vedere, inizierò con qualcosa di semplice. Qual è il mio cibo preferito? »
La bionda pensò qualche secondo, poi ebbe un’illuminazione « La cioccolata! »
Anna applaudì, allegra « Esatto! Visto? E’ semplice. Tocca a te ».
La regina si sciolse e rifletté qualche istante « Qual è il mio profumo preferito? »
Anna pensò immediatamente a degli aromi frizzanti, freschi, in qualche modo analoghi alla personalità della sorella.
« Menta piperita? » Azzardò.
« Sbagliato. La lavanda ». Sorrise la platinata.
« Uhm, avrei dovuto immaginarlo ». Borbottò la più piccola.
« E’ il tuo turno ».
« Oh, già, giusto. Qual è il mio passatempo preferito? »
La regina strinse gli occhi « Parlare ai quadri della galleria? »
Anna si portò una mano al petto, l’espressione a dir poco oltraggiata.
« Non trattare Giovanna come se fosse un hobby! E’ maleducato!  » Esclamò, sconvolta.
Elsa diede una scrollata di spalle, molto poco regalmente, ma quando puntò nuovamente lo sguardo sulla sorella notò che questa sembrava davvero ferita dalle sue parole.
« Mi dispiace ». Disse, posando una mano sul braccio della più piccola « Sono stata poco sensibile ».
« No, è colpa mia. Lei è sempre stata la mia unica amica da quando tu sei scomparsa, tendo a considerarla reale. Forse perché quando parlavo con lei mi sentivo molto meno sola ». Sussurrò.
Elsa annuì debolmente, ancora una volta colpevole del dolore della sorella.
« Se vuoi posso presentartela! Ma magari domani mattina, l’ultima volta che sono andata a trovarla a quest’ora l’ho beccata a fare cosacce con Elisabetta I ».
La regina ridacchiò appena « Sarei semplicemente onorata di incontrare la tua compagna di avventure ».
« Comunque la risposta giusta era equitazione ». Sorrise Anna.
Le pupille della regina si dilatarono leggermente « Vai a cavallo? »
Anna annuì « Mamma e papà mi regalarono un pony per il mio sesto compleanno. Credo sia stato il loro modo di scusarsi del fatto di averci allontanate. Anche se l’ho capito solo di recente. Beh, ad ogni modo, amo cavalcare, mi ha fatto sempre sentire libera… nonostante le porte chiuse ».
« Sembra molto bello da come ne parli ».
« V-vuoi dirmi che non sei mai andata a cavallo? »
Elsa scosse la testa.
« Allora questa è assolutamente un’altra delle cose da aggiungere alla lista delle cose da fare assieme! »
« C’è una lista? » Ridacchiò la regina.
« Certo che c’è ». Confermò la principessa, incrociando le braccia e assumendo un’espressione irremovibile.
« Credo sia il mio turno. Qual è il mio libro preferito? » Chiese la bionda.
Anna sbuffò, esasperata « Abbiamo centinaia di libri… e tu li avrai letti tutti! Come faccio ad indovinare? »
« Andiamo, non è poi così difficile! È probabilmente la storia d’amore più tragica e romantica di tutti i tempi. Devi conoscerla ».
«  Uhm… quella favola riguardante quell’antica dea… Freyja? O c’entrava Loki? Credo di avere un vuoto di memoria ».
« Per l’amor del cielo, Anna! Stavo parlando di “Romeo & Giulietta”! »
« Mai sentita. Ed ha anche un nome ridicolo ».
Gli occhi della regina si ridussero a due spilli « Stai scherzando spero ».
« Assolutamente no! Scommetto che non ha neanche le figure ».
« Non deve avere le figure! » Sbottò Elsa, esasperata.
« E allora deve essere davvero terribile ».
« Questo è troppo. Da domani verrai ogni pomeriggio alle sei in biblioteca e la leggeremo assieme ». Ordinò la maggiore, serissima.
« Tu non puoi farmi questo ».
« Sono la regina. Posso eccome ».
  
Continuarono a parlare e a stuzzicarsi tutta la serata, facendosi le domande più svariate, sbagliandone la maggior parte. Entrambe erano consapevoli che non avrebbero recuperato tutto il tempo perduto in una sola notte –che probabilmente non l’avrebbero mai recuperato del tutto-, ma era comunque un buon inizio.
Quando l’orologio rintoccò la mezzanotte Anna s’interruppe « Credo sia ora di andare a dormire ». Biascicò, leggermente rattristata dal fatto che la serata fosse già finita.
« No. Non ancora, ho un’ultima domanda da porti ». Disse con calma la regina.
« Uh, quale? »
« Qual è la mia stagione preferita? »
La rossa ridacchiò « Andiamo, questa non è neppure una vera e propria domanda! Sei la regina del ghiaccio e della neve, è chiaramente l’inverno! » Esclamò con certezza.
Certezza che crollò quando Elsa scosse la testa.
La principessa sgranò gli occhi « Non è l’inverno? Davvero? »
« Davvero ». Sorrise l’altra.
« E qual è? »
« L’estate ».
Concluse la regina, alzandosi in piedi. Ringraziò un paio di volte la sorella e la strinse dolcemente poi, con la grazia che la contraddistingueva, s’incamminò verso la porta d’uscita.
« Elsa, aspetta un attimo! Perché l’estate? » Domandò la sorella, ancora seduta al suo posto, rimuginando sulle parole della più grande.
La regina non si voltò, non si fermò nemmeno. Ma la sua voce fu la più dolce delle melodie:

« Perché mi ha sempre fatto pensare a te ».


 
   
 
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