Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Vanoystein    12/04/2014    2 recensioni
Seguito della fanfiction ''Half''
Jill, sta fuggendo dal buio, fuggendo dalla notte per andare verso il giorno.
Ma ormai, non c'è più tempo. Ormai sono tutti in trappola.
Apocalisse. Dal greco apokalypsis. Sta arrivando.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le strade dalla cittadina di Brooklyn erano come sempre affollate. La sera era umida ma non troppo calda, portava con sé una brezza leggera e primaverile.
I marciapiedi straripavano di persone su persone, con il sorriso stampato in viso. Le insegne dei negozi illuminavano tutto con un’esplosione di colori.
Julian camminava a passo svelto, le mani nei pantaloni dei Jeans e il cappuccio della felpa che gli copriva i capelli color miele.
Erano passati circa tre mesi da quando aveva visto Jill l’ultima volta, o meglio, si era presentato in camera sua.
Poi era sparito. Senza dare spiegazioni, sotto lo sguardo scioccato della giovane.  
All’improvviso una voce si fece strada alle spalle di Julian che si inchiodò nel bel mezzo del marciapiede di colpo.
 – Finalmente ti ho trovato. Ti ho cercato per più di una settimana. Nessuno sapeva dove diamine ti fossi cacciato. Ho chiesto ai tuoi amichetti demoni dove ti trovassi, ho cercato di capire dove si trovasse tuo padre ma niente. –
Alec.
 – Cosa vuoi ancora? Abbiamo discusso dell’accordo due settimane fa. Ne hai anche discusso con mio padre. – Sbuffò il biondo voltandosi.
– Ma volevo assicurarmi che tutta la vostra banda fosse al corrente del piano. Sai, non mi fido molto di voi demoni. – Confessò Alec, sussurrando la parola ‘’demoni.’’
Sì, era questo.
Il padre di Julian, Nathan, era un demone.
Ma Julian era un mezzosangue.
Mezzo demone.
Salvato e riportato in vita dopo la morte proprio dal padre.
  – Alec, ti prego. Non fare il santo. Neppure di te ci si può fidare più di tanto. – Rise Julian. Alec si strinse nelle spalle.
– Invece sì se si tratta di ottenere ciò che voglio. –
- Facciamo quello che vuoi tu solo perché mio padre lo vuole. –
- Solo perché Lilith lo vuole. – Puntualizzò Alec.
– Non avevo pensato al fatto che se vi venisse la malsana idea di infrangere il patto la regina dell’Inferno vi ammazzerebbe tutti. Guai a chi tocca la sua figlioletta. – Sorrise, ovviamente riferendosi a Jill. Era un sorriso tutt’altro che innocente, il suo.
– Appunto. Questo vale anche per te. –
- Non le farò del male. – Sbuffò Alec alzando gli occhi al cielo. – Ho passato due mesi a fare da balia a Jill. A fare il bravo ragazzo. A pararle il culo ogni volta. A cercare di guadagnarmi la sua fiducia. – Bofonchiò facendo una smorfia. – A questo punto non avrebbe senso farle del male. Mi serve, ricordi? Anzi, CI serve. L’unico motivo per cui questo accordo sta in piedi è perché sia io che voi demoni ci possiamo guadagnare. –
- Lo so benissimo. Dimmi piuttosto, da quanto è che non vedi Jill? –
 - Uhm, due mesi, circa. Ero stufo. Lei era diventata pesante e noiosa. Continuava a piangersi addosso come una bambinetta lamentandosi di quanto la vita facesse schifo. – Rispose con una punta di disgusto. - Mi fa pena. – Alec si passò la lingua sulle labbra secche. – Era completamente partita di testa. Si chiedeva come diamine facessi tu ad essere vivo. – Alec fece una piccola pausa prima di ricominciare a parlare. - Siete noiosi uguali. Sai, dovevo smuovere un po’ le acque. Un mese senza divertimento? Non se ne parla… -
Prima che Alec potesse continuare, Julian lo interruppe. – So cosa hai fatto. –
Alec si passò una mano tra i capelli. – E io so che far morire il suo amichetto sfigato, com’è che si chiamava? Dylan? – L’espressione di Alec diventò pensierosa. – Beh, quello, forse è stato un po’ esagerato però è stato anche divertente. Poi ci è andata di mezzo anche Nadya, poveretta. – Mugugnò con finto dispiacere. – Però è stato divertente e sai qual è la parte migliore? Che Jill non sa che dietro a tutto questo ci sono io. – Sospirò soddisfatto.
Julian ignorò completamente quell’ultimo commento di Alec, incrociò le braccia al petto. – Spiegami una cosa. Cosa c’entri tu in tutto questo? Sei un angelo, giusto? Perché stai con demoni e cerchi di aiutarci? –
Alec corrugò la fronte. – Lo sai il perché e, per la cronaca, sono caduto. Quindi quello che sto facendo ha senso, non devo la mia fedeltà a Dio. – Replicò Alec pungente. Julian mugugnò qualcosa di incomprensibile, poco convinto.– Ci vediamo appena possibile, allora. – Disse guardando Alec. – Torna da Jill e falle fare al più presto quello che deve.–
Infine si voltò, ricominciando a camminare con la testa bassa, si allontanò velocemente da Alec scomparendo nelle vie della calda città.
 
 
- Jill! Diamine! Si può sapere quanti ci impieghi? Apri questa dannata porta! – Vincent continuò a tirare forti colpi contro la porta del bagno, ormai spazientito.
Era da mezz’ora che sua sorella si era chiusa a chiave in bagno e non rispondeva ogni volta che lui le urlava contro. – Ti do dieci minuti per uscire! – Gridò ancora lui allontanandosi finalmente dalla porta.
Jill restò seduta contro la porta, le ginocchia portate al petto. La testa bassa, pastiglie in mano.
Sospirò alzandosi piano in piedi. Arrivò davanti al lavandino, poggiandoci sopra le mani.
Alzò il viso verso lo specchio. Il trucco nero era completamente colato, le aveva impiastrato tutto il viso.
Gli occhi rossi e gonfi a causa delle lacrime. I capelli scompigliati, come se non li pettinasse da giorni. – Che schifo. – Bisbigliò tra sé e sé poggiando le pastiglie sopra al lavandino.
Quei due mesi in cui Alec era stato assente erano stati un inferno. Era capitato il delirio più totale.
Dylan e Nadya erano stati vittima di un incidente stradale, insieme ad altri suoi due amici. I due, insieme a Dylan erano morti sul colpo, Nadya era in coma da un mese e non dava segni di ripresa.
Jill passava metà del giorno in ospedale, a sperare nel risveglio dell’amica e l’altra metà chiusa in casa. Non usciva più.
Vincent le gridava contro ormai tutto il giorno. Aveva nuovamente scoperto una parte di droga che teneva nascosta e si era alterato tantissimo.
Jill però ne aveva ancora, di droga. Nella sua stanza,tenuta al sicuro da suo fratello. Ormai era entrata in un circolo vizioso dalla quale non riusciva più a tirarsi fuori.
Si chiudeva in camera sua a fumare quando suo fratello usciva infischiandosene del fatto che ci fosse odore di erba o fumo in tutta la stanza.
Non mangiava ormai quasi più. Tutte le volte che suo fratello le rifilava del cibo, lei diceva che non aveva fame, tutto questo portava ad un’altra sfuriata da parte di Vincent.
Di sicuro il fatto che Alec fosse sparito nel nulla come Julian non era d’aiuto. Dal giorno di due mesi prima, quando aveva ucciso tutti quei angeli con i suoi poteri, nessuno si era fatto più vivo.
Niente angeli, niente demoni. Niente di niente. In compenso altri problemi avevano preso il loro posto.
Passava ormai tutte le notti in bianco, senza chiudere occhio, a piangere. Ormai era una delle poche e uniche cose che riusciva a fare.
– Jill! Esci! – La voce arrabbiata di Vincent la fece sussultare. Jill non gli rispose. Aprì l’anta dell’armadietto prendendo una boccietta di pillole a caso.
– Tra cinque minuti esco. Un attimo! – Rispose lei cercando di rimanere calma. Sentì il suono dei passi del fratello allontanarsi.
Sospirò aprendo poi il rubinetto riempiendo un bicchiere di vetro poggiato sul lavandino di acqua. Si mise in bocca circa sei o sette pillole per poi bere tutta l’acqua. Immediatamente si sentì girare la testa, si sedette per terra, poggiando la schiena contro la vasca.
Chiuse gli occhi. 
  
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