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Autore: Phantom13    12/04/2014    2 recensioni
Ocarina of Time
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Tributo al Kokiri dai capelli color autunno, Mido.
L'amicizia tormentata prima, il silenzio saturo di rammarico poi, tra il Kokiri e l'Hylian che non sapeva di essere un Hylian.
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(*l'altro personaggio è Mido)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Link
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Non so voi, ragazzi, ma il rapporto tra Link e quella peste di Mido mi ha sempre affascinata.
La loro inimicizia iniziale che muta poi, alla fine del gioco, in quell'enorme grappolo di rammarico e tristezza.
Il pentimento mai espresso, covato silenziosamente per sette, lunghissimi anni dal Grande Mido *-*
Pensando a questo, è nata la fic che ora avete sotto gli occhi  (spero solo di non aver calcato troppo la mano ^_^') 

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The boy without a fairy
 
 

Indignazione
Il solito, ampio sorriso di Mido gli distorse la bocca in quel ghigno che a Link doveva essere sicuramente famigliare. –Ehy, tu! Signor-senza-fata!- lo accolse Mido, calcando volontariamente la voce sull’epiteto che da sempre aveva affibbiato a quello stupido ragazzino biondo dagli occhi azzurri.
Lo sguardo di Link si rabbuiò di colpo. E già solo per quello, Mido potè dichiararsi soddisfatto, ma doveva proseguire. Specialmente dopo che quell’odioso estraneo si stava dirigendo tutto allegro e con quell’aria da idiota dal Grande Albero Deku. Lui, Link! La vergogna del popolo Kokiri, quello scherzo della natura, che andava a parlare dal loro grande Capo? Inconcepibile. Oltraggioso! Pensò bene di farglielo notare una volta ancora, per sicurezza.
–Cosa ti spinge a  voler parlare al Grande Albero Deku, huh?- chiese, burbero, ben poco interessato alla risposta, badando bene però a rendere la propria voce più scontrosa e tagliente possibile, per sottolineare ancora il distacco che c’era tra lui e Link. -Senza una fata, non sei nemmeno un vero uomo!- grugnì.
Una pericolosa luce, che da tempo premeva per emergere, si accese nello sguardo blu del ragazzino biondo. Uno scintillio azzurro sbucò da dietro le spalle di Link, gli fece un giro attorno per poi rimanere sospesa in aria, sopra la sua spalla destra.
Mido a stento riuscì a trattenersi dal lanciare un gemito di stupore e di rimanere a bocca aperta come un ebete, ma, in un qualche modo, riuscì a mantenere il proprio contegno (mostrarsi preso alla sprovvista difronte a lui? Non esisteva proprio!). –Cosa?!- strillò invece. –Hai una fata!- sputò l’ultima frase come se fosse un’accusa, anziché un evento per cui gioire. Link, il diverso, … con una fata!
Strinse i denti, furente. Un getto di verde collera gli montava in petto, con acida forza prorompente. Come? Quando? Quando era successo? Perché?
Quell’odioso biondino, l’amichetto di Saria, ora aveva una fata? Impossibile! Non era semplicemente possibile!
Ma se già l’arrivo della fata lo aveva lasciato con un palmo di naso, le parole pronunciate in seguito da Link lo lasciarono pressoché pietrificato. E con quel tono di voce, per giunta, con quella calma irritante e distaccata, come se tutto ciò non fosse così dannatamente importante!
-Cosa dici?- riuscì a biascicare Mido, non riuscendo ad impedire alla propria voce di tremare. –Il Grande Albero Deku ti ha convocato?!-
La verde rabbia di prima esplose come un vulcano in un rosso di lava e fiamme. –Perché mai Lui avrebbe dovuto convocare te e non il grande Mido, eh?!- quasi urlò, calcando la mano sul disprezzo sul “te”. Strinse forte le mani a pungo, mentre Link lo guardava a metà tra il confuso e il soddisfatto, con quei suoi occhi d’angelo, immacolati! Si stava godendo la sua silente vittoria, quel maledetto Link! La furia di Mido salì ancora di un grado.
-Non è divertente!- sbottò. –Non ci credo!- gridò, tentando disperatamente di trovare un modo, un modo qualunque, per impedire, ostacolare e intralciare l’avanzata di quell’odioso pidocchio che, in un colpo solo, si era guadagnato a pieno titolo ogni ragione plausibile per poter venir dichiarato un Kokiri in piena regola. Quelle sole parole gli fecero quasi schifo.
E poi l’idea venne.
-Non sei nemmeno equipaggiato a dovere!- disse. –Come pretendi di potere andare ad aiutare il Grande Albero Deku senza una spada e uno scudo? Eh?-
Gli occhi di Link si spostarono, critici, sul corpo del Kokiri furibondo davanti a lui. E Mido capì l’errore. –Cosa? In effetti- cominciò –Nemmeno io ho il mio equipaggiamento pronto, ora ma … ma …- o la va o la spacca!, pensò –Ma se vuoi passare da qui devi avere come minimo una spada e uno scudo! Sheesh!- Ringhiò, voltando indignato la testa dall’altro lato, rimanendo comunque in mezzo alla strada e impedendo a Link di passare.
Gli occhi azzurri del suo interlocutore si adombrarono, senza però perdersi d’animo. Link girò sui tacchi e tornò indietro, per cercare spada e scudo. Intanto Mido gongolava: avrebbe impiegato un’eternità a trovare armi nella Kokiri Forest!
E, magari, avrebbe anche fatto arrabbiare l’Albero Deku per il ritardo. Ghignò, tra sé e sé.


 
Frustrazione
Tutti i “buoni propositi” del Kokiri crollarono all’istante quando vide Link tornare in tempo record. –Ehi, e quello cos’è?- chiese Mido, gli occhi granati fissi sullo scudo Deku, impossibilitato a conciliare la dura realtà dei fatti alle sue immaginazioni personali. Il sorriso smagliante di Link aizzò di nuovo tutta la rabbia assopita del Kokiri capelli color dell’autunno. –E cos’è QUELLA?- sbraitò Mido quando notò l’elsa luccicante di una spada sbucare da dietro il cappuccio appuntito di Link. Gli si serrò la gola e una spiacevole morsa gli attorcigliò lo stomaco. –Non è la spada Kokiri, quella?- chiese, già conoscendo la risposta, consapevole di star facendo la figura del fesso. Link annuì, pienamente soddisfatto di sé. Mido strinse i denti, gli occhi scintillanti di … di … lui sentiva solo un enorme guazzabuglio scalciante e ringhiante che gli scavava furiosamente nel petto. Che nome avesse quel sentimento, Mido non lo sapeva.
–Bel colpo!- gridò poi. –Ma anche con tutto quell’equipaggiamento, un codardo resterà sempre un codardo!- prese un profondo respiro e –Io, il grande Mido, non ti accetterò mai come uno di noi! Mai!-
Il lampo di dolore che attraversò gli occhi di Link non venne minimamente notato da Mido. –Ma si può sapere come hai fatto a diventare il preferito di Saria e del Grande Albero Deku, eh?- continuò imperterrito Mido, mani serrate a pugno, muscoli tesi, e la voce che vibrava non più solo di rabbia e gelosia, ma anche di disperazione. Quella nullità … lo stava superando senza sforzo.
E … si stava portando via Saria!
Anche soltanto pensarlo gli faceva male. Formulare quel pensiero, anche solo per una frazione di secondo, era come ammettere con sé stesso che tutto ciò stava effettivamente accadendo, sottintendendo che lui non aveva la più pallida idea di come fare ad impedirlo.
Ti odio!
Sentì le lacrime di frustrazione pizzicargli gli occhi. Ringhiando, se ne andò, superando Link, e scomparendo.
 


Disprezzo
Ci fu come un fremito, un onda di silenzio che di colpo invase tutta quanta la foresta, diramandosi come le increspature di uno specchio d’acqua infranto dal tiro di un sasso. Il fulcro era l’Albero Deku.
Un gemito legnoso e muto si diramò con l’onda invisibile, che aveva fratto rabbrividire ogni pianta di quel bosco, penetrando anche nelle spine dorsali dei Kokiri che voltarono tutti la testa verso la Radura dove il Protettore della Foresta aveva piantato radici.
Mido guardava la chioma dell’Albero e quando la vide ingrigire e cominciare a sfogliarsi un gelo senza nome gli irrigidì le interiora.
Impiegò un attimo a collegare i due fatti.
Link!
Partì a corsa, raggiungendo l’entrata della Radura. Non passò più di qualche secondo che l’odiata figura di Link sbucò da dietro l’angolo. L’espressione che regnava sul suo viso era la prova.
Quello sguardo, abbassato a terra, l’andatura lievemente oscillante, lenta …
-Link!- inveì Mido. –Che cosa hai fatto? Eh? Dillo! Cos’è successo?-
Il biondino alzò lo sguardo, fissando quelle sue iridi blu in quelle del Kokiri. Non parlò.
E quando Mido mosse gli occhi verso la chioma del Grande Albero Deku non rimaneva che la metà delle foglie che di solito ne ornavano la cima. Il legno, le stesse foglie, tutto di uno spettrale color grigio.
La paura e il dolore rischiarono quasi di soffocare il rancore eterno nei confronti di quell’intruso che si spacciava per Kokiri, di fronte a lui.
-Il Grande Albero …- balbettò - …. Lui è …. Morto?-
Ecco, l’aveva detto. Aveva pronunciato la parola che nessun Kokiri avrebbe mai dovuto conoscere.
Quello era un concetto al di fuori delle loro menti di perenni fanciulli. Ma, nel modo più inaspettato e crudele, anche la nera morte aveva toccato la loro oasi perfetta.
Una vuota desolazione, più rinsecchita di un deserto, fece strage nel cuore di Mido.
-Tu…- sussurrò. Le mani gli tremavano, sentiva la lingua in bocca come se fosse stata un pezzo di cuoio.
Una catastrofe era avvenuta. La fine. E lui, quel Link … -Tu! Come hai potuto lasciare che ciò accadesse?! Come hai potuto!- urlò forte, stringendo gli occhi!
-È tutta colpa tua!- gridò ancora. –Colpa tua!-
Quando notò lo stravolgimento nello sguardo di Link, Mido si infuriò ancora di più.
Aveva assistito a tutto e non aveva fatto niente? Era rimasto fermo a guardare!
-Assassino!-
Link sobbalzò.
-Assassino!- ripetè Mido.
 

 
Pentimento
Dire che non se l’era aspettato, forse, non era del tutto corretto. Ma di certo non s’era immaginato una simile conseguenza.
Bene o male, più o meno tutti lì sapevano che Link non era uguale agli altri Kokiri. Aveva sempre avuto qualcosa di diverso, di odiosamente diverso.
Eppure, quando Link attraversò il ponte di corda e se ne andò per sempre dalle loro vite, fu ugualmente un colpo basso. Per la prima volta da quando la loro razza fu creata, qualcuno l’abbandonò di proposito. E per cosa?
Cosa poteva mai esserci, fuori?
Ma Mido aveva come il sentore che il “fuori” non fosse la sola causa della partenza di Link. Non che a lui importasse, né tanto meno si sentiva minimamente in colpa. Anzi, era ben felice di essersi tolto di torno quel rompiscatole. Purtroppo, era l’unico a pensarlo.
Più o meno tutti avevano concordato che il Grande Albero Deku era morto in seguito a qualcosa che aveva fatto Link. Ma Saria si ostinava a sostenere che non era colpa del biondino.
Se Mido aveva sperato, anche solo per un istante che, togliendo di mezzo la pulce senza fata, avrebbe ottenuto più possibilità di stare accanto a Saria, s’era sbagliato. S’era sbagliato di grosso.
Da che mondo e mondo, quando una persona se ne va, si tende immancabilmente a ricordarne solo i lati positivi. O così Mido aveva sentito dire (lì da loro nessuno se n’era mai andato, sia per morte che per altro. Altro motivo per cui due scomparse quasi simultanee erano semplicemente troppo pesanti da sopportare). In ogni caso, la questione era che Saria s’era rivoltata contro di lui con una tale ferocia da lasciarlo del tutto sbaragliato. Come se la colpa di tutto fosse sua e non di Link!
Ognuno aveva la sua idea personale su di Link, ora che non c’era più. Ma non tutti erano arrabbiati così tanto con lui. Ognuno gli attribuiva un certo grado di colpevolezza dell’accaduto, ma tutti lo rivolevano indietro, anche solo una volta. Anche solo per dirgli “ciao”.
Per quanto lo riguardava, Mido aveva solo trovato un’altra ragione in più per odiare Link.
Non più solo per la morte del Grande Albero Deku.
Non più solo per l’infrangimento della barriera che da sempre avvolgeva la Foresta dei Kokiri. Link, difatti, uscendo, aveva … non sapeva, aveva fatto qualcosa che aveva permesso a loro di entrare. O forse era colpa della morte dell’Albero. In ogni caso, c’entrava Link.
Mostri. Ovunque. Che infestavano la foresta. Gli alberi morivano, e non solo per via di quelle abominevoli creature. Morivano e basta, come se il tempo avesse ripreso a scorrere per loro. Nulla mai era cambiato, nella foresta, da quando era stata creata. Ma dal momento in cui Link se n’era andato, era cambiato tutto. Barriera infranta.
Ma ancora non era quella la vera causa del suo risentimento verso Link. Il vero motivo era Saria.
Lei, e anche tutti gli altri. Ma lei principalmente.
Mido non s’era mai accorto di quanto la presenza del rompiscatole biondo fosse diventata importante per tutti loro. In un modo o nell’altro. E nel momento in cui la sua odiata figura era venuta a mancare, una strana tristezza vuota aveva preso il suo posto.
I giochi erano finiti, anche per colpa dei mostri. Ma bastava nominare il suo nome che ogni parvenza d gioia sfumava via.
E Saria piangeva. Piangeva sempre. E non voleva più parlare con Mido.
“Sei sempre stato cattivo con lui. Perfido! Sempre!” lo aveva accusato lei, quel giorno in cui avevano litigato violentemente, dopo due anni dalla scomparsa di Link.
Mido sospirò, appoggiando la testa indietro contro il tronco dell’albero che gli faceva da casa. Era solo. Con la sua fidata fatina. Fuori, sentiva i gorgoglii dei mostri invasori.
Saria passava sempre più tempo nella sua radura, davanti al Tempio, a suonare. A piangere.
Mido passava sempre più tempo in casa sua, lontano da tutti, a pensare. A riflettere.
Link … le Dee sole potevano sapere dove fosse, e se stesse bene. Se fosse ancora vivo, là fuori. Da solo pure lui. Forse. Probabilmente.
-Hai intenzione di passare anche oggi tutta la giornata qui dentro?- chiese con voce trillante la fatina giallo chiaro. Mido alzò pigramente lo sguardo verso di lei.
-Uscire non se ne parla. Ci sono i mostri.- osservò.
-Perché non vai a casa di qualcun altro? Così giochi un po’, magari con Fado?-
Mido grugnì, chiudendo gli occhi.
-Perché no?- insistette ancora la fatina.
Già, perché no? Mido si sorprese quando la sua mente gli diede gratuitamente la risposta, sebbene lui non l’avesse richiesta e nemmeno formulata.
Voleva prendere in giro Link. Voleva inzigarlo fino a farlo scattare, così avrebbero fatto la lotta insieme.
Fremette, quando si ritrovò questo pensiero che navigava nei suoi neuroni. Da dov’era uscito?
Gli mancava Link?
Assurdità.
-Pensi che lui tornerà?- chiese ancora la fatina, posandosi sulla sua spalla. Ecco, forse era proprio quello il fattore che più gli dava fastidio di tutta la vicenda: lui era andato e non era più tornato. Era … angosciante.
-Sono passati quattro anni.- borbottò Mido. –Se fosse ancora vivo, sarebbe già tornato.-
Se fosse ancora vivo … avrebbe anche potuto non rivederlo mai più. E serbare di lui solo il ricordo dell’ultima parola scambiata: assassino. Il cuore gli dolette ferocemente.
Sperava, intimamente, che Link si fosse trovato un nuovo posto dove vivere. Nuova casa, nuovi amici. Amici veri. Che gli volevano bene, che non lo avrebbero preso in giro, che l’avrebbero accettato, che avrebbero giocato con lui, che l’avrebbero ascoltato quando aveva qualcosa da dire. Che non lo avrebbero mai accusato di niente.
Mido chiuse gli occhi.
Spero che quell’idiota abbia trovato ciò che cercava! Dopo tutto quello che ci ha fatto passare, deve come minimo aver trovato la felicità! Altrimenti mi sente, se osa tornare qui con la coda tra le gambe!
Dovette ammetterlo, almeno con sé stesso: avrebbe dato qualunque cosa, per potergli parlare di nuovo. Anche solo una volta.

 
 
Rimorso
Sette anni erano troppi. Punto e basta.
E lui ne aveva trascorsa la metà accampato in mezzo al Lost Wood, su esplicita richiesta di Saria, che gli aveva affidato l’incarico di non far passare nessuno. E lui era bravo, a non far passare la gente. Un ricordo sbiadito di un ragazzino biondo che tentava di sorpassarlo mentre lui, braccia spalancate, gli bloccava l’accesso al Grande Albero Deku, blaterando idiozie a proposito di fate, spade e scudi, riemerse nella mente del Kokiri dai capelli rosso fuoco.
Sette anni. Erano una goccia nel mare. Nulla, se paragonato all’eternità della vita di un Kokiri.
Ma l’abitudine era sorta. Ogni ora passata, ogni giorno, ogni settimana, s’era assuefatto sempre più al silenzio e alla solitudine a tal punto che il suono di passi pesanti diretti verso di lui gli sembrò un frastuono infernale.
Un moto di spavento s’accese in lui. Un nemico?
No.
Un giovane, adulto, parecchio alto, vestito in verde, sbucò dal tronco cavo che fungeva da passaggio. Era interamente vestito di verde, esattamente come un Kokiri. E aveva addirittura una fatina che gli svolazzava attorno. Era armato.
Quando l’estraneo notò Mido, si immobilizzò, guardandolo con occhi stupiti.
Mido si sentì colto come da un’improvvisa vertigine.
Occhi blu. Capelli biondi. Fata azzurra. Spada e scudo sulla schiena.
Il cuore gli mandò una fitta.
La mente gli ricordò che era impossibile.
Diede ragione a quest’ultima.
-Cosa sei?- diretto e schietto, niente diplomazia. –Nonostante indossi le vesti di noi Kokiri, non puoi ingannarmi!-
L’estraneo (che eppure non gli sembrava così “estraneo”) avanzò verso di lui, guardandolo con un’intensità tale da mettere seriamente a disagio Mido che, coraggiosamente, gli si piazzò proprio di fronte. Bloccandogli il passaggio. –Ho promesso a Saria che non avrei lasciato passare nessuno da qui!- lo informò, sperando che bastasse a farlo andare via.
L’estraneo dalle orecchie appuntite sorrise, estraendo da una bisaccia un’ocarina azzurra. Mido non capì, ma comprese benissimo quando questi si mise a suonare una canzone. Quella canzone.
-Questa melodia?- disse piano. –Saria la suona sempre! Tu …. Tu conosci Saria?- era sinceramente sbalordito, e anche più incredulo- Questa canzone, lei la insegna solo ai suoi amici …- già, l’aveva insegnata a Link. Ma mai a Mido.  Sorvolò l’argomento, seppellendo di nuovo il ricordo nei meandri dal quale era uscito. –D’accordo- disse. –Mi fido di te.-
Si fidava di un perfetto estraneo? Da quando? Si rabbuiò, la mente lo proiettò indietro di nuovo. Lo sguardo dell’estraneo si fece preoccupato, specialmente quando Mido si lasciò sfuggire un gemito.
-Quanto t’ho visto…- rispose titubante alla silente domanda dell’amico di Saria -…non so perché ma ho ricordato lui …-.
Incrociò le braccia e si sedette a terra. Inequivocabile segno che, dal canto suo, la conversazione era finita.
L’estraneo piegò la testa di lato, confuso. Mosse qualche passo avanti e, voltandosi verso di lui un’ultima volta, proseguì il suo cammino, inghiottito dalle ombre del bosco.
Lo scintillio azzurro della sua fatina fu l’equivalente di una pugnalata, per Mido.
 


Tormento
Le notizie che lo sconosciuto gli riportò, al ritorno dal Tempio, non erano affatto buone. Ma, in un qualche modo viscerale, Mido già lo sapeva.
-Oh, capisco- disse, triste ugualmente. –Saria non tornerà indietro.-
Ricordò l’ultima volta che aveva visto la bella Kokiri. La promessa, il messaggio.
–Ma … io … io …- comincio, ma la voce lo tradiva. Chiuse gli occhi e racimolò le proprie forze e parlò. –Io le ho fatto una promessa! Se Link fosse mai tornato indietro, io avrei dovuto assicurarmi di dirgli che Saria l’ha sempre aspettato.- deglutì. Era difficile. –Perché … a Saria … piaceva … davvero …-
Poi di colpo realizzò una cosa. Stava parlando con uno che veniva da fuori. Con un viaggiatore! Uno che avrebbe potuto anche avere occasione di incontrare Link, nel vasto mondo!
-Ehi tu!- esclamò, agitato. –Se per caso lo incontrassi, da qualche parte, per favore, faglielo sapere.- esitò –E poi … … -deglutì -…  digli che mi dispiace di essere stato crudele con lui.- Mido riprese fiato. –Digli questo, anche.
Quando alzò gli occhi dal terreno, sul quale erano rimasti fissi per tutto il tempo, si accorse con sgomento che una lacrima rigava la guancia dell’estraneo. Lui si affrettò ad asciugarla.
-Lo farò. Non temere.- gli disse, sorridendo.
Mido sbattè le palpebre, guardando fisso quegli ipnotici occhi blu, senza capire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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