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Autore: FairyCleo    13/04/2014    21 recensioni
Dal capitolo 1:"Erano trascorse tre settimane dall' ultima volta in cui aveva trascorso una giornata con la propria famiglia al completo. Erano trascorse tre settimane da quando aveva litigato per l' ennesima volta con Chichi.
Erano trascorse tre settimane da quando lei aveva preparato i bagagli, lasciando lui e Gohan soli in quella piccola, silenziosissima casa in cui non sarebbero mai più risuonati i passi leggeri della donna che Goku aveva sposato".
Dal capitolo 3: "Io non so se sei venuto a conoscenza degli avvenimenti che hanno segnato la mia famiglia nelle ultime settimane..."[...]"Vegeta, mio papà non ha preso bene la cosa... è stanco, spento, immotivato.[...]"So che il tuo più grande desiderio è quello di battere mio padre, è per questo che ti chiedo di aiutarlo. Allenati con lui Vegeta. Diventa il suo nuovo stimolo. E sono certo che diventerai anche tu un super sayan. Il super sayan più forte della storia".
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo inizio
 
Avevano fatto le cose per bene.
Avevano aspettato che le sfere del drago potessero essere nuovamente riutilizzate e avevano espresso i desideri necessari per poter permettere a tutti i loro amici di poter tornare in vita.
Le prime sfere ad essere utilizzate erano state quelle di Neo-Namecc.
Con il primo dei tre desideri a loro disposizione, Goku e gli altri avevano potuto chiedere a Polunga di riportare in vita le vittime di Freezer tutte in un’unica volta, e questo grazie alle modifiche che Moori aveva apportato alle mitiche sfere arancioni dotate di stelle.
 
Sul nuovo pianeta dei namecciani si erano recati Goku, Crilin e Gohan, mentre gli altri erano rimasti sulla Terra, ognuno accanto al cadavere di chi presto avrebbe riaperto gli occhi.
Yamcha si era vestito di tutto punto: indossava un completo nero comprato apposta per l’occasione e aveva fatto tagliare i capelli, cercando di domare meglio che poteva quell’ammasso informe.
Aveva portato con sé un mazzo di rose rosse talmente grande da essere risultato pesante da trasportare persino per un essere umano forte come lui. Era in pura trepidazione. Per un istante fugace, aveva immaginato che potesse essere un suo bacio a destarla dal suo sonno, ma aveva realizzato immediatamente che si trattasse di un desiderio sciocco e irrealizzabile, un desiderio che avrebbe potuto esprimere solo un uomo innamorato. Avrebbe reso meraviglioso il suo risveglio, però. Chissà cosa avrebbe pensato la sua Bulma del letto a tre piazze che le aveva comprato e dell’anello che aveva nascosto nella tasca della giacca… Ammesso che avesse avuto il coraggio di tirarlo fuori al momento giusto, ovviamente.
 
Rif aveva scelto un luogo all’aperto per attendere il risveglio di Tenshing. Aveva deciso di portarlo a casa, tra le montagne, adagiandolo sulla morbida erba. Aveva voluto che fosse il sole ad accoglierlo, che fosse l’aria fresca e pulita dell’altopiano a scorrere nuovamente nei suoi polmoni, che fosse la frescura del prato a dargli sollievo. E voleva che il primo che vedesse fosse proprio lui.
Aveva dimenticato da quanto tempo non fosse così agitato. Certo, durante le battaglie viveva in un costante stato di eccitazione, ma si trattava di una cosa molto, molto diversa da quella che stava vivendo in quel momento. Presto avrebbe rivisto Tenshing. Presto avrebbe riavuto accanto colui che considerava non solo suo fratello, ma il suo migliore amico. Presto la sua vita sarebbe tornata ad essere quella di prima, presto, avrebbe avuto nuovamente una ragione valida per tornare a sorridere.
 
Crilin aveva preteso di accompagnare Goku e Gohan sul pianeta Neo-Namecc, imponendo la propria volontà ai due saiyan. Lì erano morti Genio, il suo maestro di arti marziali e di vita, e lei, la sua Marion, la giovane e dolce ragazza che era diventata da poco la sua compagna. Come avrebbe potuto vivere senza rimorsi di coscienza sapendo che al suo risveglio si era scoperta sola? Sarebbe stato a dir poco impossibile. Per questo aveva indossato la sua tuta da combattimento migliore e aveva deciso di farsi coraggio, cercando di non mostrarsi troppo agitato a quei suoi amici così desiderosi di riportare l’ordine e di fare realmente giustizia.
 
Non era servito molto tempo per radunare le sfere del drago. Con l’aiuto dei superstiti namecciani, soprattutto del vecchio e coraggioso Moori che era stato per Goku molto più che un sostegno, molto più che una guida,
era stato un vero scherzo recuperare tutte e sette le magiche sfere.
Avevano tre desideri a loro disposizione, e non vedevano l’ora di utilizzarli.
 
“Goku, ma perché Vegeta non è venuto?” – aveva chiesto il terrestre qualche istante prima che Moori pronunciasse la formula necessaria a richiamare Polunga.
“Eh eh eh…” – si era grattato la nuca prima di proseguire – “Diciamo che occhio non vede, cuore non duole”.
 
Non era cosa comune sentire dei proverbi venire fuori dalla bocca del suo migliore amico, ma Crilin era certo di aver recepito il messaggio. A quanto sembrava, il giovane principe guerriero poteva affrontare a testa alta il temibile super saiyan leggendario, ma non poteva neanche sopportare il pensiero di stare a pochi centimetri dalla sua pseudo-rivale. Anche se, prima o poi, Vegeta avrebbe dovuto affrontare Chichi una volta per tutte.
Rideva, Crilin. Chi l’avrebbe mai detto che uno come lui potesse arrivare a fare una cosa del genere per amore? Se ripensava a quanto fosse realmente cambiato quasi non riusciva a crederci.
 
“Cominciamo?” – aveva chiesto loro Moori, sorridendo entusiasta.
“Direi proprio di sì”.
 
Così, era bastato un attimo, giusto il tempo necessario per pronunciare le parole magiche, e il maestoso, gigantesco drago Polunga aveva fatto la sua comparsa, ansioso di poter esaudire i tanto famigerati tre desideri.
 
“Allora!” – Moori era davvero incontenibile. I suoi occhi brillavano di una luce che avevano visto solo in un’altra occasione molto simile a quella che stavano per vivere – “Che ne dite se come primo desiderio chiedessimo a Polunga di riportare in vita tutte le vittime di Freezer?”.
“Tutte? Ma, capo dei saggi, il vostro drago può riportare in vita una sola persona per volta o mi sbaglio?”.
“E’ giusto qui che volevo arrivare, Gohan! Ci sono buone notizie… Per voi e per noi! Non avrei potuto permettere che degli eroi e degli innocenti aspettassero troppo a lungo”.
 
Stentavano a crederci. Anche se non lo aveva detto apertamente, Moori aveva appena lasciato intendere che Polunga poteva riportare in vita più di una sola persona la volta. Questo poteva voler dire solo una cosa: che sarebbe bastato un solo desiderio per riportare in vita tutti i loro amici e tutti i namecciani rimasti vittime della furia di Freezer.
 
“Che stiamo aspettando, allora? Cominciamo!”.
 
Crilin non aveva più potuto trattenere il suo entusiasmo, e aveva ragione da vendere. Sarebbe stato da sciocchi e da maleducati far attendere ancora una volta il magico drago.
 
Non era occorso molto tempo prima che i pensieri diventassero parole, e non era occorso molto tempo prima che le parole si tramutassero in persone fatte di carne ed ossa.
Erano riapparsi tutti in un solo colpo, leggermente straniti, decisamente storditi e increduli, ma esattamente come li avevano lasciati. Eccoli lì, i loro amici. Ecco lì le persone che amavano con tutto il loro cuore.
 
“Marion…” – Crilin aveva gli occhi pieni di lacrime. Aveva cercato di ricacciarle indietro e di mostrarsi forte agli occhi di colei che amava, ma non c’era riuscito. Proprio non c’era riuscito – “MARION!”.
“CRILIN!” – la bella ragazza dai capelli turchini non aveva esitato neanche per un istante dopo averlo messo a fuoco, dopo aver capito che lui era lì e che non sarebbe andato mai più via – “CRILIN!”.
Era corsa ad abbracciarlo, lasciandosi stringere da quelle sue braccia non molto lunghe ma poderose e robuste, braccia pronte a difenderla da ogni genere di pericolo.
Non avrebbe mai voluto sciogliersi da quell’abbraccio, mai. Ma gli serviva un po’ più di distanza se voleva baciarlo. E sì, voleva baciarlo eccome. Per questa ragione si era staccata da lui, solo per questa ragione e basta, stampandogli il bacio più passionale che avesse mai dato in vita sua.
E Crilin era diventato rosso, rosso come un pomodoro maturo. Preso un po’ alla sprovvista, il povero ragazzo era caduto all’indietro, ritrovandosi sdraiato sotto il dolce peso della sua adorabile fidanzata.
In un’altra circostanza, si sarebbe preoccupato per Gohan, troppo piccolo per poter assistere a scene come quella, ma quella non era un’altra circostanza. E Gohan era decisamente più impegnato a dedicare tutte le sue attenzioni a quella mamma che aveva perso finalmente ritrovato.
 
Era stato forse il momento più toccante che aveva caratterizzato quel tanto atteso ritorno.
Gohan non era stato capace di muovere un passo, troppo teso e sconvolto dalle tumultuose emozioni che stavano attraversando il suo piccolo, grande cuore, e aveva aspettato che fosse stata la sua mamma a raggiungerlo e a scompigliargli teneramente i capelli prima di stringerlo al petto come solo una madre può fare.
 
“Amore mio! Amore mio, stai bene! Oh Gohan, tu stai bene!”.
Era incredibile che proprio lei, appena tornata in vita, si preoccupasse per la sua salute. Chi se non una mamma poteva fare un simile pensiero? Solo una madre poteva preoccuparsi più per suo figlio che per se stessa.
Aveva chiuso gli occhi, Gohan, lasciandosi stringere forte e inspirando ancora più forte il dolce profumo che emanavano i capelli della sua mamma.
Non l’aveva mai vista così bella, così radiosa. Forse, avrebbe proprio dovuto portarle un regalo. Ma pazienza! Aveva tutto il tempo del mondo a sua disposizione per poter rimediare.
“Mi sei mancata tanto…” – aveva ammesso, la voce rotta dal pianto.
“Anche tu, amore mio… Anche tu!” – gli aveva riempito la testa e il viso di baci, lasciando ogni volta uno schiocco sonoro. Se avesse avuto il rossetto, adesso si sarebbe ritrovato con le guance completamente dipinte di rosso. Ma non gli sarebbe importato. Quello ed altro pur di stare accanto alla sua adorata mamma.
“Sei stato molto coraggioso” – aveva detto, con gli occhi lucidi e la voce rotta dalla commozione – “Io ti ho visto da lassù, sai? E sono davvero fiera di come ti sei comportato. Non sei più il mio bambino, ormai… Ti sta bene essere il mio ometto?”.
“Oh mamma!” – certo che gli andava bene di essere il suo ometto! Sarebbe diventato qualsiasi cosa pur di farla contenta! Qualsiasi cosa!
 
Goku non aveva perso tempo, dando il bentornato al suo ex suocero, a Genio, ad Oscar, a Puar e ai simpatici genitori di Bulma. Aveva preferito lasciare un po’ di tempo a Gohan da trascorrere da solo con la sua mamma. Lo doveva ad entrambi. Avrebbe avuto altre occasioni per salutare Chichi. Per il momento, si era solo limitato a sorriderle con sincero affetto.
 
“Figliolo… Sono molto contento che tu sia qui” – Genio era più che sincero. Dall’Aldilà aveva avuto occasione di vedere quanto era accaduto sul pianeta Neo-Namecc e non solo, ed era rimasto piacevolmente sorpreso dopo essersi reso conto che il suo protetto era tornato in vita. Ed era tutto merito di Vegeta. Chi avrebbe mai detto che quel sadico mercenario avrebbe aperto il suo cuore a tal punto?
“Lo stesso vale per me” – aveva risposto il ragazzo con sincerità, incapace di mascherare il suo ampio sorriso – “Mi è dispiaciuto non poter aver fatto di più per aiutarvi… Di non essere arrivato in tempo…”.
“Non dirlo neanche per scherzo!” – era intervenuto Mr Popo – “Tu hai fatto tutto quello che era nelle tue possibilità, e anche di più. Noi non possiamo fare altro se non ringraziarti”.
“E’ vero” – Balzar non riusciva a smettere di sorridere, evidentemente molto contento per quanto stava accadendo – “Ancora una volta, tu ci hai salvato, ragazzo. E non potremo mai ringraziarti abbastanza per questo. Né a te, né a qualcuno che non vedo qui in questo momento…”.
“Già!” – era intervenuto Genio – “Dove hai lasciato il tuo fidanzat… AHI!”.
“GENIO voleva dire amico” – era intervenuto Crilin, cercando di salvare la situazione. Nonostante fossero trascorsi mesi e la situazione fosse tornata alla normalità, Goku e Vegeta non avevano ancora parlato con Gohan per spiegare loro di come fossero effettivamente le cose tra di loro, e non gli sembrava veramente il caso che il piccolo venisse a sapere una cosa così delicata in quel modo.
 
Un attimo di silenzio generato dall’imbarazzo era venuto fuori da quell’estremo salvataggio. Tutti si erano girati in direzione di Genio e Goku, ma proprio tutti, cercando di mascherare le loro espressioni.
 
“Sono piccolo…” – aveva esclamato dopo un lasso di tempo apparentemente interminabile Gohan, sorridendo a suo padre con estrema sincerità e con un pizzico di furbizia – “Non stupido”.
 
Un sincero “Urca” era stata l’unica cosa che il nostro eroe era stato in grado di dire. Gohan sapeva. Non l’aveva detto apertamente, ma non c’era affatto stato bisogno. Lui lo sapeva. E no, non parlava dell’amicizia o della confidenza nata tra loro, ma di qualcosa che aveva un nome ben diverso e che in quel momento lo stava a dir poco terrorizzando.
Inutile dire che la sua mente continuava a vagare sul come e sul quando avesse potuto capire o vedere qualcosa. Ma cosa se erano sempre stati attenti fino alla nausea?
“Emm… Io… Noi…” – come poteva uscirsene senza scatenare un polverone? – “Io volevo dirtelo… Cioè, noi volevamo, ma…”.
“Guarda che tuo figlio ha già parlato con Vegeta un bel po’ di tempo fa!” – aveva asserito Chichi, rassegnata ormai alla pochissima perspicacia di cui era dotato il marito – “Fa proprio bene a chiamarti zuccone!”.
“Ma-ma… Come sarebbe a dire che hai parlato con Vegeta, scusa?” – e perché sua moglie sapeva tutte quelle cose? Cominciava seriamente a temere che gli altri – tutti gli altri – avessero giocato al Grande Fratello dal mondo dell’Aldilà. E quello poteva solo voler dire che avevano visto anche cose che non avrebbero proprio dovuto vedere.
“Bè, papà, se c’è un vantaggio di avere un altro papà e di poter parlare anche con lui, no? “.
“Sì, ma perché con lui sì e con me no? E perché non mi ha detto niente quell’arrogante di un principe?”.
“Che c’è, Goku? Sei forse geloso di Vegeta?”.
La battuta di Chichi aveva scatenato l’ilarità generale, facendo piombare il giovane super saiyan in un totale stato di imbarazzo. E quello sarebbe stato un giorno da ricordare, perché mai, mai prima di allora avevano visto Goku in quelle condizioni.
 
“Giuro che questa me la paga!” – aveva sibilato, cercando di mascherare il rossore. E no, nessuno aveva potuto evitare di notare la somiglianza che aveva in quel momento con il principe a cui voleva tanto farla pagare. A quanto sembrava, non era solo Vegeta che stava inconsciamente assumendo gli stessi atteggiamenti del suo compagno.
 
“E Bulma?” – era intervenuto improvvisamente il padre della loro amica, interrompendo quel momento di spensieratezza – “Dov’è la mia Bulma?”.
“In buone mani” – era stato Crilin a rispondere, tenendo stretta a sé la sua Marion – “Nelle mani migliori del mondo”.
 
*
 
L’aveva vista muoversi, prima. Il suo torace si era gonfiato per prendere un profondo respiro. Poi, quando l’aria era finalmente entrata in circolo, aveva visto le sue palpebre tremare, per poi schiudersi finalmente e lasciare modo ai suoi occhi meravigliosi di posarsi nuovamente sul quel mondo abbandonato troppo presto e a cui era finalmente ritornata.
Se lei aveva ripreso a respirare, lui aveva trattenuto il fiato, troppo teso per poter incamerare aria.
Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa avrebbe dovuto dirle? Era troppo in ansia per poter anche solo lontanamente pensare di ragionare lucidamente. Ma la sua Bulma era tornata, e lui stava per esplodere dalla gioia.
 
“Ma cosa… cosa? Yamcha?” – aveva esclamato lei, girandosi verso di lui. Sembrava veramente la bella addormentata. Peccato solo che lui non fosse il principe azzurro.
“Emm…” – aveva cominciato a balbettare lui, dandosi dello stupido per non essere stato capace di dire qualcosa di coerente. Quanto poteva essere idiota?
Ma, proprio quando si era convinto di non essere buono a fare nulla, era rimasto di sasso, sconvolto dal modo in cui Bulma gli era piombata addosso, baciandolo con passione sulle labbra.
Stava sognando. Stava sognando, non poteva essere altrimenti. Perché mai, mai in quella vita e neppure in un’altra Bulma avrebbe fatto una cosa del genere a lui.
Invece, non stava sognando. Le labbra che aveva sulle proprie erano quelle di Bulma, il respiro che sentiva era il suo. E Yamcha stava davvero per scoppiare dalla felicità.
Non si era nemmeno reso conto di aver lasciato cadere il mazzo di fiori e di aver fatto rotolare sul letto la scatolina contenente l’anello che le aveva comprato e che aveva tirato fuori poco prima. L’unica cosa che gli importava era che lei fosse di nuovo lì. E, poteva giurarlo su Dende in persona, nessuno gliel’avrebbe mai più portata via. Neanche il principe azzurro in persona con tanto di mantello e cavallo bianco.
 
*
 
Si era distratto solo un minuto. E, purtroppo, era stato il momento più importante, perché il corpo di Tenshing era sparito improvvisamente nel nulla esattamente nel lasso di tempo in cui lui aveva chiuso gli occhi per potersi rilassare un attimo.
 
“Tenshinng!” – aveva urlato, facendosi prendere dal panico. Cos’era successo? Chi lo aveva fatto sparire improvvisamente sotto il suo naso? Non si era mosso, si era solo distratto! Come avevano fatto a portarlo via? E chi poteva essere capace di mettere in atto una cattiveria simile?
“TENSHING!” – aveva riprovato, questa volta più deciso.
Ma niente. Di lui non sembrava esserci traccia alcuna.
Panico. Rif era stato assalito dal più totale panico. Cielo, come aveva potuto far sì che una cosa del genere accadesse?
Doveva recuperare la calma e cercare di individuare l’eventuale forza spirituale di qualcuno che poteva nascondersi nei paraggi. Perché qualcuno doveva per forza nascondersi nei paraggi. Il corpo di un defunto non poteva di certo volatilizzarsi nel nulla, neppure quello di un guerriero speciale come Tenshing, e soprattutto non pochi istanti prima che una magia potesse finalmente restituirglielo.
Ma non c’era nessuno lì attorno. O questo qualcuno si stava prendendo gioco di lui azzerando la propria forza spirituale apposta per tendergli un agguato.
 
‘Mantieni la calma Rif. Mantieni la calma’.
 
E l’aveva mantenuta, per poi perderla nel momento in cui due mani si erano posate sui suoi occhi, privandolo temporaneamente della vista.
 
Era pronto ad attaccare. Ed era disposto a fare male, ma male per davvero prima di rendersi conto a chi appartenevano quelle mai, e di chi era la voce di colui che stava ridendo letteralmente alle sue spalle.
 
“Ma cosa…?” – aveva domandato ad alta voce, finalmente libero da quelle mani e di nuovo capace di girarsi, finalmente capace di gioire. Perché l’artefice di quello stupido scherzo non era altri che lui. Perché l’artefice di quello scherzo era proprio il suo amico Tenshing.
 
*
 
Alla fine, tutto era tornato alla normalità. I loro amici erano risorti e tornati alle loro vite, lo stesso avevano fatto i namecciani, e questo solo grazie all’aiuto di Polunga e di Moori. Anche re Kaioh era tornato in vita, e con il terzo desiderio, Goku aveva fatto in modo che il suo piccolo pianeta ritornasse esattamente com’era. Chi avrebbe potuto sopportare ancora i suoi tormenti, altrimenti?
Gohan era tornato a frequentare la scuola e i suoi due papà, dopo aver rimesso ordine nella loro casa e nelle loro vite, erano tornati a lavoro, sorbendosi la più lunga ramanzina di sempre. E come dare torto alla loro bella, intraprendente, sexy, intelligente e generosa datrice di lavoro?
 
“Tsk!” – aveva commentato Vegeta – “Uno salva il mondo e questo è il ringraziamento! Straordinari non pagati! Come sono caduto in basso…”.
 
Ma il principe sapeva perfettamente di non aver subito un torto, solo che non l’avrebbe mai e poi mai ammesso ad alta voce. Così, dopo più di quattro mesi, ogni cosa era tornata al suo posto. O quasi.
 
*
 
Era una splendida domenica di giugno il giorno che era stato da loro scelto per tenere fede ad una promessa che avevano fatto tanto tempo addietro.
 
L’aria era pregna dell’odore di hamburger e salsicce cotti alla brace, due enormi tavoli da pic-nic erano stati imbanditi con qualunque tipo di leccornia adorata dai bambini e, mentre questi ultimi stavano correndo tra l’erba verde giocando alla lotta fra pirati, due ragazzi decisamente più adulti, due papà, si stavano destreggiando tra bibite e panini.
 
Goku aveva deciso di occuparsi del barbecue. Qualsiasi cosa pur di stare lontano da Vegeta. O almeno questo voleva far credere. Era ancora arrabbiato con lui per non avergli detto della conversazione avvenuta fra lui e Gohan, conversazione che aveva messo le carte in tavola sulla loro relazione. Gli aveva messo il muso da quando erano rientrati dal viaggio su Namecc, cominciando a fargli le più sciocche scaramucce. Di rimando, Vegeta si era limitato ad ignorarlo, per poi trovarselo puntualmente ogni notte accovacciato sul torace, incapace di stargli realmente lontano. Goku non lo sapeva, ma era stato proprio in quel modo che Gohan aveva scoperto della loro relazione.
Qualche settimana prima che il polverone venisse sollevato, il piccolo saiyan si era svegliato di colpo durante la notte causa sosta obbligata in bagno, ed era passato davanti la porta della stanza da letto che suo padre aveva ceduto tempo addietro a Vegeta. Solo a quel punto si era accorto che nel letto, insieme al suo nuovo papà, dormiva anche il suo papà canonico, e che non gli era solo accanto, ma gli stava cingendo la vita con un braccio, seppellendo il viso tra i suoi folti capelli neri.
Non aveva detto nulla, Gohan. Si era limitato a fissarli per diversi minuti, semi-nascosto dalla porta lasciata socchiusa, un po’ in imbarazzo, un po’ sorpreso, un po’ arrabbiato, ma più felice di quanto avrebbe creduto.
Ed era stato per caso, o perché il destino aveva scelto così per lui, che Vegeta avesse aperto gli occhi proprio in quell’istante, incrociando lo sguardo innocentemente curioso del bambino che considerava a tutti gli effetti suo figlio. Poco dopo, Gohan era fuggito, nascondendosi istintivamente sotto le coperte del suo lettino, sentendosi tremendamente in colpa, proprio come un bambino che aveva rovinato la torta di compleanno preparata con tanto amore dalla propria mamma.
Vegeta, al contrario, aveva sollevato le coperte e allo stesso tempo il braccio del decerebrato, cercando di fare attenzione a non svegliarlo. Era una cosa che doveva fare da solo, quella. E la conversazione che avrebbe di lì a poco avuto con Gohan non sarebbe mai uscita da quella cameretta dalle pareti da poco dipinte di blu.
 
“Ehi…” – gli aveva detto, aprendo delicatamente la porta e continuando a tenere la mano sul pomello – “Gohan…” – aveva riprovato, usando un tono un po’ meno irruento.
Il bambino non aveva risposto, limitandosi ad emergere dal mucchio di coltri in cui si sentiva evidentemente al sicuro.
“Che ne dici di parlare di quello che hai visto?”.
 
Così, ne avevano parlato. Il piccolo saiyan mezzo sangue aveva posto al saiyan più adulto decine di domande, le prime con difficoltà, le ultime, sempre più imbarazzanti, con maggiore scioltezza. E lui, nonostante il rossore che gli tingeva le guance, aveva risposto, cercando di non mostrarsi troppo agitato.
Avevano toccato il fondo quando Gohan gli aveva chiesto se lui e il suo papà facevano le “cose da grandi”, per poi scavare ancora più giù quando aveva domandato se presto gli avrebbero dato un fratellino.
“Adesso hai preso il posto della mamma!” – aveva asserito – “Ti vedrò con il pancione, papà?”.
Se non era stato in grado di farlo fuori quel depravato, maledetto assassino di Broly, c’era mancato poco che ci riuscisse Gohan con la sua fervida immaginazione.
 
Il giorno dopo, Vegeta aveva comunicato a Goku che avrebbe dovuto firmare seduta stante i documenti che avrebbero decretato il suo divorzio da Chichi.
 
E adesso, si trovavano lì, insieme, occupati solo a cucinare per un’orda di bambini più distruttivi di un’intera squadra si saibamen.
Gohan era felice - considerando che non avrebbe mai avuto il tanto desiderato fratellino - e in quel momento non c’era niente che contasse di più.
Non avevano più parlato di Broly. Così come non avevano più parlato della straordinaria ma brutale trasformazione di Vegeta. Ogni tanto, durante la notte, il principe si svegliava urlando, incapace di trattenere il dolore che ancora provava e che cercava disperatamente di soffocare. Era troppo presto perché il fantasma di Broly svanisse del tutto. E non sarebbe svanito finché non fossero stati capaci di rintracciare un fuggitivo che rispondeva al nome di Paragas.
Non c’era stato modo di rintracciare quel verme schifoso. Era stato Dende il primo a tentare di rintracciare la sua posizione, ma era stato tutto inutile. Poi era toccato a Moori per finire con l’intervento, anch’esso fallimentare, di re Kaioh. Sembrava che si fosse letteralmente volatilizzato, che fosse svanito nel nulla insieme a quella monoposto su cui era partito per scampare all’ira di chi avrebbe saputo esattamente cosa fare con uno come lui.
Per questa ragione, Goku non riusciva a darsi pace. Non aveva potuto materialmente distruggere Broly, ma questo non voleva dire che non potesse farla pagare cara a quello che era stato l’artefice di tutte le sofferenze patite da Vegeta. E invece, sembrava che il destino avesse deciso di giocare a loro sfavore, e questo non aveva fatto altro che far accrescere in lui una rabbia mai provata. Era certo che prima o poi avrebbe superato il limite finendo per trasformarsi in un essere molto più crudele di quello che era diventato Vegeta. E poi, altro che toraci sfondati! Lo avrebbe fatto a pezzi e avrebbe pasteggiato con il suo cadavere ancora caldo.
 
“Tsk! Kaharot, gira quegli hamburger! Non vorrai che le madri di queste pesti ci accusino di essere due avvelenatori di marmocchi, vero?”.
“Mpf! Cuocili tu se ci tieni tanto!”.
 
Forse, dati i pensieri che stava facendo, non era stato il massimo per lui decidere di mettersi a cucinare carne. Ma che poteva fare? Parlarne con Vegeta avrebbe potuto solo farlo agitare, e lui non aveva la benché minima intenzione di fare una cosa del genere. Non quel giorno che le cose stavano andando così bene.
 
“Scusa…” – si era subito corretto, essendosi reso conto di essere stato davvero scortese.
 
Vegeta, dal canto suo, si era limitato ad alzare gli occhi al cielo, sorridendo prima di tornare ad occuparsi delle bibite e del dolce. Chichi aveva preparato per l’occasione un dozzina di crostate diventate l’oggetto dei desideri di un gruppetto di ragazzini decisamente impegnati a depositare litri e litri di bava sul pavimento, e non era sua intenzione far sì che la suddetta bava finisse accidentalmente sui dolci ancora intatti.
 
“Via dai dolci. Subito”.
 
Goku non avrebbe mai capito come faceva Vegeta a convincere i bambini a fare quello che voleva in ogni occasione. O forse lo aveva capito, ma preferiva fingere di non saperlo. Stava di fatto che quei marmocchi facevano tutto, ma proprio tutto quello che il principe dei saiyan ordinava loro. Era straordinario, e questo perché quello che provavano nei suoi confronti non era timore, ma rispetto, rispetto verso chi aveva la regalità di un autentico sovrano, il suo sovrano. Il suo bellissimo principe.
 
“Papà! Quanto tempo ci vuole prima che la carne sia cotta? Stiamo morendo di fame!”.
Stiamo?” – lo aveva preso bonariamente in giro suo padre, strizzandogli l’occhio con fare complice, suscitando in suo figlio una reazione che gli aveva procurato un vistoso rossore sulle guance.
“Dove l’hai lasciata?”.
“Dai papà… Smettila…” – lo aveva rimproverato il piccolo saiyan, vergognandosi ogni istante sempre più. Uffa, possibile che fosse così palese che gli piacesse – e anche tanto – la figlia di Melanie, la datrice di lavoro dei suoi papà?
“Kaharot, non devi mettere sul fuoco altri hamburger?” – lo aveva rimproverato Vegeta, spuntato all’improvviso da non si sapeva dove.
“Urca! Va bene, ho capito, ho capito… Non lo faccio più. Vai tesoro… Appena sarà pronto, giuro che sarete i primi ad essere serviti” – e lui manteneva sempre le sue promesse.
“Sta crescendo bene, tutto sommato…” – aveva esclamato improvvisamente Vegeta, prendendo un’altra palettina e cominciando a girare le salsicce con grande maestria.
“Tutto sommato? Che vorresti dire con questo tuo ‘tutto sommato’?”.
“Con un padre come te, mi sarei aspettato molto peggio, in effetti”.
“Cosa?”.
“Tsk! Il tuo senso dell’umorismo è davvero pessimo, lo sai, vero?”.
“Urca! Non riesco mai a capire quando scherzi e quando invece sei serio”.
“Perché? Di solito capisci altro?”.
“Adesso stai esagerando, vostra maestà!”.
“Ok, va bene, mea culpa…”.
Si erano guardati e senza rendersene conto si erano sorrisi, complici. Forse, da quel momento in poi, Goku avrebbe smesso di essere così arrabbiato con lui.
“Lo sai che dopo ci tocca fare quella cosa che abbiamo promesso, sì?”.
“Tsk! Certo che lo so… Sei pronto a prenderle, Goku?”.
Goku. Lo aveva chiamato Goku. Lo faceva solo quando voleva deriderlo, o sminuirlo, o quando – come in quel caso – voleva prenderlo in giro. E, adesso che ci pensava, si era reso conto che era davvero tanto, tanto tempo che non lo chiamava con il soprannome che gli aveva dato ormai molto più di un anno fa.
“Come dici tu… Geta”.
E, esattamente come aveva previsto, era riuscito a farlo arrossire. Era incredibile quanto poco bastasse per mettere a disagio la creatura più potente che avesse avuto l’opportunità di incontrare. Ancora gli faceva un certo effetto pensare a chi era diventato Vegeta e a cosa fosse effettivamente in grado di fare. Lo aveva ucciso. Aveva perso il controllo e lo aveva ucciso. Forse, avrebbe dovuto avere paura. Qualunque persona vagamente assennata avrebbe fatto i bagagli, avrebbe preso suo figlio e lo avrebbe portato il più lontano possibile da quello che molti avrebbero considerato un mostro.
Ma Vegeta non era un mostro. E, per la prima volta, sembravano averlo capito davvero anche tutte le persone che finalmente erano ritornate in vita.
Tutti avevano chiesto di lui, tutti. Ed era stato impossibile convincerli che non sarebbe stato saggio essere troppo espansivi con lui, ma non c’era stato verso. I suoi amici, i loro amici, avevano preteso di ringraziarlo a modo loro, organizzando in suo onore una festa a dir poco memorabile. Mai avrebbe potuto dimenticare l’espressione di Vegeta nel vedersi piombare in casa tutta quella gente. E mai avrebbe potuto dimenticare l’espressione dei suoi amici nel vederlo – con tanto di grembiule – intento a preparare il pranzo per sé e per la sua famiglia. Quello che doveva essere un tranquillo momento da trascorrere in tre era diventato un autentico party con tanto di musica, balli e alcolici. Il momento più esilarante era di certo stato quando Marion, leggermente alticcia, aveva deciso di ringraziare Vegeta in maniera a dir poco originale e calorosa. Quel frangente aveva visto il principe dei saiyan più terrorizzato di un elefante davanti ad un topolino e un Crilin ed un Goku prossimi a commettere una strage. Ma che poteva farci, Goku, se era tanto geloso di lui?
Ma era stato tutto più che meraviglioso. Era trascorso tanto tempo dall’ultima volta che erano riusciti a riunirsi tutti per un motivo gioioso e non per colpa delle solite sciagure, e il fatto che la causa di quel raduno fosse così insolita aveva reso il tutto ancora più bello e difficile da dimenticare.
Vegeta era entrato a tutti gli effetti nei loro cuori, e loro avevano sentito la necessità di dimostrarglielo. E per quanto quel principe così borioso avesse ostentato indifferenza, alla fine era stato più che palese quanto quella dimostrazione di affetto gli avesse fatto piacere.
 
E adesso, cosa potevano desiderare di più? Niente… Proprio niente. O forse, una cosa c’era. Ma Goku non sapeva proprio come fare a dirla a Vegeta.
 
“Senti…” – aveva detto ad un certo punto, evitando di guardarlo, mentre continuava a girare hamburger.
“Dimmi…”.
Era difficile. Era così difficile che gli tremavano le mani.
“Tu lo sai che la prossima settimana mi arriveranno i documenti che renderanno effettivo il mio divorzio da Chichi, vero?”.
“E dunque?” – lo aveva incalzato Vegeta. Rigido, impettito, fin troppo concentrato sulle salsicce.
“Dunque… Bè… Ecco… Io…” – perché gli mancava la voce proprio nei momenti più importanti? Era certo di aver cominciato a sudare. Stava facendo davvero una bellissima figura! Davvero una bellissima figura!
Tu, Kaharot?”.
“Io sarò di nuovo… Celibe” – ecco, lo aveva detto. Almeno quello. Era il resto ad essere più complicato del previsto.
“E con ciò?” – aveva domandato lui, sempre intento a girare salsicce.
Eh… “Con ciò”. Come se fosse stato facile dire quello che voleva dirgli, domandare quello che voleva domandargli. Si sentiva inibito. Si sentiva inibito come non mai. E cavolo quanto faceva caldo lì! Perché faceva tutto quel caldo?
“Sì” – aveva detto Vegeta all’improvviso. Apparentemente dal nulla, apparentemente senza nessun motivo. Ma lui non faceva mai lei cose per caso. Mai. E Goku lo sapeva perfettamente. Ma poteva essere possibile che avesse già capito?
“Cosa?”.
“Sì, Kaharot. La risposta alla domanda che non mi farai mai è sì. E sappi che lo faccio solo per assecondare il tuo lato umano, il tuo lato terrestre, Kaharot, perché per me non c’è differenza. Quello è solo un pezzo di carta. Ma - ah! Non avrei mai pensato di dirlo! Mio padre si starà rivoltando nella tomba! – se ti fa piacere, bè, la mia risposta è sì”.
Se Vegeta aveva deciso di fargli venire un infarto, bè, c’era riuscito perfettamente. E pensare che ci stava girando attorno per cercare di non fargli subire un qualche genere di trauma! Invece, era stato proprio lui a rimanere a dir poco esterrefatto. Era un uomo straordinario. Era a dir poco straordinario.
“Urca!” – aveva esclamato lui, più che mai desideroso di baciarlo lì, davanti a tutti – “Bè, non me l’aspettavo proprio che tu… Bè, sì…”.
“Tsk! E quando mai ti aspetti qualcosa, tu?”.
“Eh eh! Non credo di poterti dare torto, Geta! Allora, a questo punto dovrò informarmi per sapere dove potremo farlo, dovrò dirlo agli altri e…”.
“Ehi, ehi! Frena, bello mio! Ho detto che l’avrei fatto, ma non davanti a tutti!”.
“Cosa? E tu vorresti fare una cosa del genere senza i nostri amici?”.
“Partendo dal presupposto che non li considero miei amici, sì. Non ho bisogno di avere gente fra i piedi, e non ne hai neanche tu!”.
“Oh! Se credi che cederò su questa cosa, bè, puoi anche togliertelo dalla testa!” – lo aveva minacciato con la paletta arroventata.
“Che c’è, Kaharot? Vuoi sfidarmi?” – aveva risposto Vegeta, sollevando la propria.
 
“Guardate!” – era stata la voce di uno degli amichetti di Gohan a levarsi sopra le altre, attirando l’attenzione di tutti i presenti – “Stanno per combattere!”.
E, in men che non si dica, un nutrito gruppo di marmocchi si era assiepato attorno ai saiyan, purtroppo senza sapere che quello fosse uno spettacolo molto diverso da quanto Gohan avesse loro promesso.
 
“Che cosa sta succedendo ai tuoi papà?” – le aveva chiesto la figlia di Melanie, incuriosita.
“Oh! Combattono!” – aveva risposto Gohan, dicendo solo una mezza verità. Sarebbe stato davvero sconveniente dire che stavano semplicemente litigando.
“Davvero? Wow! Andiamo a vedere?” – lei era emozionatissima. Strano! Di solito alle bambine la lotta non piaceva affatto. Ma lei non era una bambina come le altre. Lei era speciale, e piaceva tantissimo a Gohan proprio per quella ragione – “Andiamo!” – aveva ripetuto, correndo allegramente verso i due saiyan e lasciando indietro il piccolo saiyan.
Era perfetto. Era tutto più che perfetto. Aveva la sua famiglia accanto, aveva i suoi amici… Niente sarebbe potuto andare storto, niente.
Almeno, questo era quello che aveva creduto Gohan prima di raggiungere gli altri. Questo era quello che aveva creduto Gohan prima che l’unico occhio rimasto ad un viscido verme appena sbucato dal terreno si posasse su di lui. Questo era quello che aveva creduto Gohan prima che un sadico sorriso prendesse posto sul viso di chi avrebbe dovuto marcire all’Inferno per il resto dell’eternità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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*E Cleo scappa prima che qualcuno possa decidere di ucciderla*.
 
110 capitoli, 562 pagine.
Dico solo questo. Che per 110 capitoli e 562 pagine voi siete stati lì, ad aspettarmi, senza mai essere stanchi, senza averne mai abbastanza.
E sapete cosa aggiungo? Che io sono la prima a non averne abbastanza.
Ora, so che tutti voi volete uccidermi dopo aver letto questo capitolo, che tutti aspettavate una VERA fine, ma credo che così tutto diventi più interessante. E dire che quando vedo cliffhanger nei telefilm esco fuori di testa. Ma come potevo finire davvero questa storia? Come?
Ecco il perché di questo finale aperto. Perché anche se apparentemente può sembrare che non ci sia più niente da dire, in realtà siamo alla presenza di un autentico tutto.
Ed è proprio per questo il motivo per cui non ho scritto la parola fine. Perché una fine non esiste. Perché Dragon Ball ci ha insegnato che chi non muore si rivede, e che si rivede persino chi era morto!
Come non cogliere alla lettera questo insegnamento?
Ma, come avete potuto vedere, non ho scritto neanche la parola continua, perché al momento mi trovo ad un bivio: scrivere una terza parte tra qualche tempo, o lasciare alla vostra immaginazione un possibile seguito?
Non so rispondere a questa domanda. So solo che ogni volta che sono arrivata a scrivere la parola fine in altre mie Long, è stato un momento di pura liberazione, ma io, in questo momento, non mi sento affatto più libera. No no. Anzi. Mi sento tremendamente in colpa per avere solo minimamente pensato di abbandonarla.
Eppure, mi rendo anche conto che niente può durare in eterno. Mi sono detta: “Lascia che continui, ma all’infuori di te”. O almeno ho provato a dirmelo. Ma - e non è una promessa, ma solo una proposta che sto facendo a me stessa - diamo tempo al tempo. Vedremo solo in futuro come e se andranno le cose.
Per ora, mia adorata famiglia, non posso fare altro se non ringraziarvi per la dedizione, la pazienza, l’affetto e per aver sclerato con me ogni settimana (o quasi). Siete il miglior Fandom di sempre.
Ma non pensate di esservi liberati di me! Ho un’altra Long in corso, e volete saperla tutta? Saranno dolori perché non ho appuntato da nessuna parte l’idea geniale che mi era venuta in mente per proseguire, e NON HO LA PIU’ PALLIDA IDEA DI DOVE ANDRA’ A PARARE! Insomma, sto messa peggio che all’inizio! XD
Che volete farci? Ormai dovreste saperlo che sono un’autentica folle! Come avrei potuto scrivere una cosa del genere, altrimenti? ;)
 
E dopo aver scritto una nota autrice più lunga del capitolo e soprattutto più confusa che mai, vi saluto, con la speranza di sentirvi presto e con l’augurio che la vita possa darvi solo il meglio.
GRAZIE DI VERO CUORE.
E ricordate sempre che le cose capitano quando meno ce lo aspettiamo!;)
Sempre vostra.
FairyCleo

 
   
 
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