Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: Stria93    13/04/2014    5 recensioni
Finalmente Rumpelstiltskin udì un rumore di zoccoli lanciati al galoppo, seguito da un nitrito e una voce femminile.
Si sporse un poco dal suo riparo nell'ombra, quel tanto che bastò per scorgere una ragazza sdraiata a terra e un grosso cavallo nero dall'aria agitata.
Il folletto si concesse un momento per studiare la giovane: i capelli rossi, folti e indomabili come fiamme vive, le incorniciavano il viso lentigginoso facendo risaltare gli occhi tra l'azzurro e il verde, ora arrossati e gonfi a causa del pianto.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Signor Gold/Tremotino, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
brave

La principessa di Dunbroch cavalcava più veloce del vento freddo che le sferzava la folta chioma fiammeggiante, allontanandosi dal castello e addentrandosi sempre di più nella foresta, come se la Morte in persona le fosse stata alle calcagna brandendo minacciosamente la falce. Nel frattempo nuvoloni tetri e scuri si affollavano nel cielo serale.
La ragazza si aggrappava con disperazione alla criniera del suo fidato Angus, scossa da una serie di violenti singhiozzi che le opprimevano il petto fin quasi a toglierle il respiro.
Non aveva la minima idea di dove il suo possente destriero, nero come il carbone, la stesse conducendo, inoltre aveva la vista offuscata dalle lacrime che sgorgavano inarrestabili e copiose dai suoi occhi e le impedivano di vedere chiaramente il sentiero; ma, in fondo, non le importava granché di dove quella turbolenta cavalcata l'avrebbe portata, ciò che contava era mettere quanta più distanza possibile tra lei e sua madre: la regina Elinor.


Rumpelstiltskin attendeva paziente, nascosto dietro un albero, le braccia incrociate al petto e la schiena appoggiata a un tronco.
Osservò distrattamente la luna piena che brillava debolmente dietro le nubi scure che quella sera lambivano il cielo: ormai non doveva mancare molto all'arrivo della povera anima sfortunata con la quale avrebbe stretto il suo prossimo accordo. Era questione di minuti; doveva solo pazientare ancora un po'.


Il ricordo di ciò che era appena accaduto bruciava come una ferita appena inferta nel cuore di Merida.
Naturalmente non era la prima volta che la ragazza litigava con sua madre, anzi accadeva molto spesso ultimamente e le discussioni tra loro erano ormai all'ordine del giorno.
Elinor non aveva mai capito il suo desiderio di libertà e aveva sempre tentato di ingabbiare il suo spirito avventuroso e ribelle per trasformarla in una principessa come si deve: silenziosa, composta, educata, rispettosa, sempre in ordine e, soprattutto, ubbidiente.
In tutti quegli anni, la giovane si era sforzata di sopportare e accettare di buon grado le noiosissime lezioni di etichetta, musica, arte e storia che la regina le imponeva, ma da qualche giorno la situazione era degenerata a causa dell'annuncio di un imminente matrimonio combinato che avrebbe unito la principessa di Dunbroch a uno dei figli dei tre Lords, creando così delle basi sicure e solide per il mantenimento della pace e dell'ordine nel regno, in passato pesantemente lacerato da guerre fratricide.
Merida si era sentita mancare la terra sotto i piedi dinanzi a quella prospettiva. Era troppo giovane per legarsi ad un uomo per il resto della vita! C'era ancora così tanto che voleva fare, che voleva sperimentare...Così tante avventure che l'attendevano fuori dal portone del castello!
No, non avrebbe rinunciato ai suoi sogni e alla sua libertà per finire rinchiusa tra le quattro mura di pietra di un palazzo, moglie di un perfetto sconosciuto e prigioniera delle buone maniere, di tediose questioni politiche e di scomodissimi abiti che a malapena le consentivano di muoversi e respirare.
La resa non faceva parte della sua natura indomita e la ragazza aveva tentato fieramente di ribellarsi a quel destino che altri avevano scelto per lei senza minimamente preoccuparsi di tenere in considerazione i suoi sentimenti o di chiedere la sua opinione.
Ma con il suo comportamento, la principessa di Dunbroch aveva violato tutte le regole e infranto le millenarie tradizioni che imponevano alle giovani donne della nobiltà di mettere da parte la propria volontà per accettare passivamente quella della famiglia, specialmente se questa era votata al bene del regno; ne era conseguito un furioso litigio con sua madre che si era concluso con il suo adorato e inseparabile arco gettato nel fuoco del camino.
Sei un mostro! Preferisco morire piuttosto che essere come te!
Merida aveva urlato quelle durissime parole contro Elinor e, nell'impeto di rabbia di quel momento, aveva squarciato l'arazzo che ritraeva l'intera famiglia reale in modo che un unico, profondo taglio verticale nel tessuto, dividesse inesorabilmente madre e figlia.
La ragazza aveva colto l'orrore negli occhi della regina e si era pentita quasi subito di quel gesto dettato da una furia cieca e irrazionale, ma di una cosa era certa: non si sarebbe rassegnata.
Non avrebbe rinunciato a se stessa e ai suoi sogni in nome del suo ruolo di principessa. Avrebbe trovato una soluzione per sfuggire a quel matrimonio che rappresentava la sua condanna e la fine di tutte le sue speranze.
Non sarebbe tornata a casa fino a quel momento; fino a quando non avesse trovato un modo per cambiare il proprio destino!
La catena di pensieri che si affollava nella sua mente venne spezzata all'improvviso, quando Angus s'impennò bruscamente sulle zampe posteriori, emettendo un forte nitrito nervoso e disarcionando la giovane, che cadde a terra con un gemito di dolore e spavento.
- Oh, Angus! Adesso ti ci metti anche tu?! -


Finalmente Rumpelstiltskin udì un rumore di zoccoli lanciati al galoppo, seguito da un nitrito e una voce femminile.
Si sporse un poco dal suo riparo nell'ombra, quel tanto che bastò per scorgere una ragazza sdraiata a terra e un grosso cavallo nero dall'aria agitata.
Il folletto si concesse un momento per studiare la giovane: i capelli rossi, folti e indomabili come fiamme vive, le incorniciavano il viso lentigginoso facendo risaltare gli occhi tra l'azzurro e il verde, ora arrossati e gonfi a causa del pianto.
Aveva sentito molto parlare di quella fanciulla: nei vari reami si era guadagnata l'appellativo di “Principessa Ribelle” grazie alla sua rinomata sete di libertà e ai suoi modi decisamente poco raffinati, più adatti ad una popolana che a una nobildonna.
Solitamente, le brave principesse si dilettavano nella danza, nel suonare strumenti musicali, nel canto e nella poesia; si diceva, invece, che la principessa di Dunbroch preferisse dedicarsi a lunghe cavalcate nel bosco, scalare irte rupi e, in particolare, tirare con l'arco, arma con la quale pareva destreggiarsi splendidamente, al pari dei migliori arcieri uomini di tutti i regni.
Gli ultimi pettegolezzi che il Signore Oscuro aveva udito affermavano perfino che la giovane avesse rifiutato il matrimonio e avesse sfidato e offeso sua madre e tutti i presenti che erano intervenuti per assistere ai giochi durante i quali ella avrebbe dovuto scegliere il proprio sposo fra i tre aspiranti alla sua mano.
Il folletto sghignazzò immaginandosi tutte quelle facce sgomente e indignate davanti a una tale dimostrazione di sfrontatezza e impudenza.
La piccola aveva fegato, senza dubbio. Chissà se si sarebbe mostrata altrettanto coraggiosa dinanzi a lui.
Non avrebbe tardato molto a scoprirlo: era giunto il momento di entrare in scena.


Merida si rialzò, togliendosi di dosso la polvere e la terra che avevano imbrattato l'elegante vestito che sua madre le aveva fatto indossare in occasione dei Giochi, già sgualcito, sporco e lacero dopo quell'impetuosa cavalcata nel cuore più fitto del bosco.
Da qualche parte un gufo lanciò il suo cupo richiamo, che risuonò tutt'intorno.
Solo allora la ragazza si rese conto di non riconoscere assolutamente il luogo in cui si trovava: una piccola radura circondata dalla vegetazione e bagnata dalla luce lunare.
- Ti sei persa, dearie? -
Merida sobbalzò e si voltò di scatto verso il gruppo di alberi, nascosti nella penombra, dal quale si era levata quella vocetta acuta.
I suoi occhi attenti di arciere misero a fuoco i contorni di una strana figura in piedi tra i fusti; pareva avere sembianze umane ma non ne era del tutto sicura.
- Chi sei? - Domandò la principessa, cercando di imprimere alla propria voce un tono sicuro e di nascondere la paura che le stringeva il cuore.
Non ottenne una risposta, ma solo una risatina agghiacciante.
- Fatti vedere, codardo! -
La risata cessò bruscamente a quelle parole e, molto lentamente, la figura misteriosa uscì dall'ombra e mosse qualche passo verso di lei.
Merida spalancò gli occhi quando si ritrovò di fronte uno strano essere con la pelle squamosa, il cui colore variava dal verde al grigio e rifletteva i raggi lunari, lunghi artigli neri alla fine delle dita affusolate, e occhi scuri dalla pupilla stretta che le ricordarono molto quelli di un rettile. Non si sarebbe stupita se quella creatura avesse avuto anche la lingua biforcuta.
- Chi sei? - Ripeté, tentando in ogni modo di mantenere la calma e di ostentare un coraggio e una sicurezza che, almeno in quel momento, non sentiva di avere.
- Permettimi di presentarmi, dearie. - Così dicendo, l'essere allargò le braccia e si proferì in un profondo inchino, che risultò, al fine, quasi ridicolo. - Rrrrrrumpelstiltskin. Al tuo servizio. - Disse, marcando e prolungando sensibilmente la consonante iniziale.
Rumpelstiltskin? In un primo istante, Merida credette di non aver mai udito un nome tanto strano e contorto, eppure un vago, sfocato ricordo si risvegliò nei recessi della sua memoria.
Rumpelstiltskin. Rumpelstiltskin. Dove aveva già sentito quella parola?
E finalmente, i suoi pensieri si focalizzarono su una lontana reminiscenza, che si fece, gradatamente, sempre più nitida e chiara, come un quadro che si compone e acquista, pian piano, colori e forme dai contorni sempre più definiti.
Una volta, anni addietro, sua madre le aveva raccontato una leggenda a proposito di un potente mago: il suo nome era proprio Rumpelstiltskin, ma egli era meglio noto come il Signore Oscuro.
In grado di fare qualsiasi cosa grazie alla magia, costui era perfino capace di filare della semplice paglia all'arcolaio per poi tramutarla in fili di puro oro zecchino.
Tuttavia, la ragazza ricordava anche che il folletto della storia era malvagio e perverso e si serviva delle arti più oscure per portare a termine i suoi misteriosi piani ai danni dei poveri sventurati che incrociavano il suo cammino. Sua madre le aveva raccontato anche come egli nutrisse una grande passione per i patti e gli accordi, che la maggior parte delle volte si concludevano a suo esclusivo vantaggio.
Le leggende sono insegnamenti; in esse c'è la verità.
Merida aveva imparato a memoria quelle parole fin da piccola, ma mai avrebbe creduto di trovarsi faccia a faccia proprio con uno di quei remoti e fantastici personaggi dei quali sua madre le aveva narrato da bambina e che popolavano le sue fantasie.
- Voi siete...il Signore Oscuro? - La principessa pronunciò quella domanda con voce incredula e venata di una punta di scetticismo.
Lo strano uomo ghignò e annuì: - In persona, mia cara. E so che c'è qualcosa che vuoi disperatamente. - Il suo tono si fece improvvisamente caldo e suadente. - Qualcosa che io posso offrirti. -
Merida rabbrividì; c'era un certo non so che in quell'essere che la spaventava a morte e, allo stesso tempo, l'affascinava tremendamente; come una fiamma che attira le falene grazie alla sua luce per poi bruciarle non appena esse si avvicinano troppo.
Si morse il labbro con fare nervoso. Non era un'idea saggia quella di dare corda a quel folletto malvagio e forse avrebbe fatto meglio a tornare immediatamente sui suoi passi. Ma nonostante la diffidenza che provava nei suoi confronti, decise di essere sincera; se lui poteva davvero aiutarla valeva la pena di tentare, in fondo cos'aveva da perdere?
- Sì, in effetti c'è una cosa che vorrei moltissimo. Vedete, si tratta di mia madre. - Cominciò. - Lei non mi capisce e...e sta rovinando la mia vita! -
Naturalmente Rumpelstiltskin conosceva già tutta la storia e sapeva anche ciò che la giovane avrebbe finito per chiedergli, ma la lasciò continuare.
- Voglio un incantesimo che le faccia cambiare idea riguardo al matrimonio. Un incantesimo che cambi il mio destino! -
Il folletto sorrise davanti a tanta ingenuità: che stupida e illusa ragazzina! Niente e nessuno poteva modificare il fato o divergere dal percorso tracciato per sé dalla sorte. L'aveva imparato molto bene nei suoi lunghi anni, a sue spese.
Ad ogni modo, perché quell'accordo andasse a buon fine, era necessario far credere alla principessa che lui era in grado aiutarla.
- Allora? Potete farlo? - Chiese Merida con impazienza.
- Ma certo, dearie. Io posso fare qualunque cosa. - Il volto della ragazza s'illuminò nell'udire quella risposta, ma il Signore Oscuro alzò l'indice in segno di avvertimento. - Ma, come di certo saprai, la magia ha sempre un prezzo. -
Il sorriso entusiasta scomparve dalle labbra della principessa. Ma certo, avrebbe dovuto pensarci subito: l'Oscuro non faceva mai nulla senza ricevere qualcosa in cambio.
- Che cosa volete? - Domandò, titubante.
Rumpelstiltskin sorrise nuovamente e mosse qualche passo in direzione di Merida, fino a trovarsi a pochi centimetri da lei.
La ragazza poteva quasi contare le striature dorate che scintillavano nei suoi occhi. Strinse forte i pugni lungo i fianchi e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo e ad ogni briciola di coraggio che possedeva per non indietreggiare.
Con inaudita lentezza, il folletto allungò una mano e, con un unico e deciso strattone, ruppe il cordino del ciondolo che la principessa portava al collo e che recava l'intricato stemma del regno.
L'Oscuro si rigirò il medaglione tra le mani per osservarlo meglio. L'oggetto sembrò soddisfarlo e quando ebbe finito di esaminarlo con attenzione, tornò a rivolgersi alla sua interlocutrice. - Basterà questo. Allora, abbiamo un accordo? -
Merida si morse il labbro; quel pendente le era stato tramandato da suo padre ed era appartenuto alla sua famiglia per moltissimi anni, ma, di certo, non valeva la sua libertà. Nulla valeva la sua libertà. Avrebbe accettato qualunque prezzo.
Puntò i propri occhi in quelli inumani di Rumpelstiltskin e annuì con decisione: - Sì. Accetto. -
L'altro batté le mani come un bambino eccitato e proruppe di nuovo nella sua risatina stridula.
- Ora cosa farete? Lancerete un incantesimo per far cambiare idea a mia madre? Preparerete una pozione? -
- Un po' di pazienza, dearie! Ora lo vedrai. -
Il folletto agitò la mano in un gesto rapido e nel suo palmo, in una densa nuvoletta purpurea, si materializzò quello che pareva davvero un semplice e quantomai innocente pasticcino, con tanto di ripieno di marmellata.
Merida pensò che il Signore Oscuro la stesse prendendo in giro e alzò un sopracciglio, scettica: - Come? Tutto qui? Che significa? -
Rumpelstiltskin le porse il dolcetto: - Basterà che tua madre dia un solo morso a questo e il tuo destino cambierà, dearie. -
- Ma...è un dolce! -
Le iridi di lui lampeggiarono pericolosamente: - Be', se non lo vuoi... -
- No! Cioè, va bene. Lo voglio. -
La principessa non era per nulla convinta che il folletto stesse dicendo la verità, ma prese ugualmente la tortina dalla sua mano.
- Grazie. -
La giovane si voltò e s'incamminò verso Angus, pronta a tornare al castello e a trovare una scusa per far mangiare a Elinor quel pasticcino magico.
- Oh, prima che tu vada, dearie, c'è una cosa che devi sapere. -
Merida si girò di nuovo verso l'Oscuro: - Di che si tratta? -
Lui la fissò con un ghigno e iniziò a recitare una specie di strana filastrocca, muovendo le mani in una serie di gesti teatrali e imprimendo un tono esageratamente solenne alla propria voce, che risuonò in tutta la radura: - Se il destino vuoi cambiare, dentro devi guardare; e lo strappo dall'orgoglio causato riparare. -
La principessa era sempre più confusa; Rumpelstiltskin se n'era accorto e pareva anche molto divertito dalla sua espressione incerta e disorientata.
- Tieni bene a mente queste parole, dearie. Ti saranno molto utili. -
La ragazza avrebbe voluto domandargli il perché, ma dubitava che il folletto le avrebbe dato una risposta sensata, e poi era impaziente di tornare a casa e testare l'efficacia del dolcetto stregato.
A un tratto, si ricordò di essersi persa; come avrebbe ritrovato la strada? Si guardò intorno, spaesata, cercando una qualunque traccia di un sentiero o di un punto di riferimento per potersi orientare.
L'Oscuro parve leggerle nel pensiero e sorrise: - Oh, non preoccuparti, dearie. Basterà seguire i fuochi fatui. Loro ti indicheranno la via del ritorno. -
In effetti, proprio in quel momento, comparvero dal nulla degli esserini luminescenti che assomigliavano a piccole fiammelle tra il blu e l'azzurro. Tutti insieme indicavano una direzione precisa che conduceva fuori da quello spiazzo erboso.
Merida sorrise: erano anni che non aveva occasione di vedere quelle creaturine ma sapeva che l'avrebbero aiutata.
Montò in sella al suo destriero, lanciò un ultimo sguardo a Rumpelstiltskin, che la osservava compiaciuto, e prese a cavalcare, percorrendo il sentiero che i fuochi fatui avevano tracciato per lei.


Il Signore Oscuro seguì con lo sguardo la giovane principessa, fino a quando la sua chioma di fuoco non scomparve tra gli alberi.
Sogghignò, divertito e soddisfatto. Oh sì, quell'innocente dolcetto avrebbe contribuito a cambiare il suo destino, ma il come si sarebbe rivelato una gran brutta sorpresa per quell'intrepida fanciulla.
Come si sarebbe evoluto il corso degli eventi sarebbe dipeso solo da lei, perché se è vero che non si può sfuggire completamente alla grande Ruota del Fato, è altrettanto vero che buona parte del nostro destino è solo nelle nostre mani e si costruisce attraverso le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano. Aveva imparato anche quella lezione a sue spese molto tempo prima.






Da Stria93: Bentrovati a tutti, splendori miei! :D
L'idea di cimentarmi nella stesura di una storia che vedesse protagonisti Rumpel e Merida (al secondo posto nella classifica delle mie principesse Disney preferite) mi stuzzicava già da molto tempo.
In particolare, mi sono sempre domandata cosa sarebbe accaduto se non fosse stata la simpaticissima Strega Intagliatrice a fornire alla principessa di Dunbroch l'incantesimo che avrebbe cambiato il suo destino, bensì il nostro amato Signore Oscuro.
Mi sono divertita moltissimo ad inserire Rumpel nella vicenda di “Brave” e spero proprio che, magari nella prossima stagione di OUAT, la coraggiosa principessa di Dunbroch faccia la sua comparsa.
Questo è il mio primo crossover vero e proprio e sono curiosissima di conoscere le vostre impressioni a riguardo. Spero di non aver fatto un pasticcio!
Naturalmente sono ben accetti anche critiche, consigli e commenti negativi! ;)
Ringrazio tantissimo da subito tutti coloro che leggeranno, o che si limiteranno anche solo ad aprire questa storia, e ancora di più chi mi lascerà il proprio commento, anche piccolo piccolo.
Un bacione a tutti, dearies! :* <3

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stria93