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Autore: Kira_Chan_    14/04/2014    2 recensioni
[Trad. di Love Missile/Taylor17387]
Dopo aver distrutto il mondo, Morgoth si ricongiunge a Eru per avere un'illuminante conversazione nell'oscurità.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Melkor, Túrin Turambar
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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primo capitolo
Capitolo 1. In the end





L’ultimo giorno giunse annunciato da un tremore. Tremore che corse attraverso la terra dalla crosta fino ai più profondi strati del suo nucleo. E un terribile schianto universale fu il segnale che la terra si stava spezzando in due in quell’istante, e che non le restava altro se non distruggersi e perire.

In lontananza, al confine orientale del mondo, da cui il Sole non sarebbe mai più sorto, un muro nero venne avanti. La sua ampiezza copriva l’intero orizzonte a vista d’occhio. La sua altezza sopraffaceva le stelle e lacerava le nubi. Davanti ad esso si apriva la terra desolata della devastazione. Dietro di esso si apriva il nulla.
Il grande muro avanzava attraverso le terre mortali, e l’oscurità che vomitava le divorò completamente. E tutti i mortali morirono, come è scritto nel loro destino.

A Valinor, gli dei guardarono impotenti la distruzione portata da Morgoth, il Nero Nemico dei tempi antichi. E aspettarono la fine senza abbandonare la loro residenza. Il muro dell’oscurità inghiottì il mare intero, e Ulmo non seppe più dove nascondersi.
Le montagne furono polverizzate come semplici zolle di argilla, e Aulë si coprì il volto, afflitto. Le intere foreste, e tutte le piante e gli animali che vivevano in esse, andarono a fuoco, e Yavanna pianse lacrime amare, mentre Oromë abbassava la testa in segno di rassegnazione.
In cima al Tanequetil Manwë cantò un’ultima unica canzone, piena di bellezza e tristezza, e anche questa venne perduta quando l’abominevole oscurità assorbì l’aria e i venti della terra.

Morgoth, trasfomato nel mostruoso muro nero, in una massa di carne e ossa spezzate, sfigurato dal Vuoto e dal tormento di un milione di anime intrappolate nel suo corpo, si fermò davanti ai cancelli dorati di Valmar.
Davanti ad essi si ergeva un uomo, vestito di nero e con una nera spada che pendeva dalla sua cintura. La voce di Morgoth emerse da un migliaio di bocche aperte lungo il muro di carne, e ogni bocca pronunciava le sue parole con una intonazione differente, riflettendo mille sfumature di dolore.

-Tu, folle, che sei ritornato dal luogo da cui nessun uomo ritorna! Come osi stare davanti a noi e sfidarci? Noi siamo tutti confinati qua, tutti i nemici dell’umanità, e siamo nutriti da tutto il suo odio. Ecco qui Melkor, Colui che si leva in Possanza. Ecco anche il Grande Occhio, non ricordi?

Una delle bocche si sciolse in una massa di denti fluidi, e riemerse per un secondo come un occhio fiammeggiante, per poi sciogliersi di nuovo. Dalla carne torturata si protesero un milione di arti tentacolari e tentarono di afferrare l’uomo in nero. Me egli li tagliò con la spada in un solo affondo, quindi proclamò:

-Un’ultima battaglia faccia a faccia con Morgoth, l’Oscuro Nemico del Mondo, solo questo chiedo!

Le mille bocche risero con voce di tuono, e il cielo e la terra tremarono.

-Così sia, un’ultima battaglia. L’ultima battaglia di Tùrin Turambar, il più sventurato tra gli uomini.

Dalla cima del muro scese un re guerriero, coperto di ferro, incoronato di ferro, e sollevò la sua mazza sopra la testa dell’uomo. Ma il mortale fu più veloce a estrarre la spada, e la lasciò infilata nel corpo del suo avversario. Il manico spuntava dal suo petto, la punta fuoriusciva dalla schiena, gocce di sangue in putrefazione spillavano al suolo.
Il muro di carne ed odio collassò nel mezzo dell’urlo di mille gole condannate.

E la terra spaccata infine si ruppe in due. Tre gemme, come tre stelle mattutine, si riunirono nel firmamento e discesero nelle mani delicate di Yavanna.
La dea rilasciò la loro luce, e per un secondo gli Alberi dei Valar proiettarono il loro splendore sulle rovine del mondo.
Prima ci fu uno scintillio di argento, poi un altro d’oro. E allora l’intero creato si ripiegò su se stesso. Le montagne collassarono l’una sull’altra, i mari si riversarono sulla terra, e lo spazio si compresse sempre di più fino a diventare un singolo minuscolo punto di luce.
Quindi il punto si estinse da sé.














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Note della traduttrice:
Potete trovare la storia originale qui su fanfiction.net 
oppure qui su AO3.
L'autrice rispondente ai nomi di Love Missile e Taylor17387 mi ha dato esplicitamente il permesso per la traduzione.
Dal momento che, come è ben noto, ogni traduzione è un tradimento, vi invito caldamente a leggere la storia in inglese.

Spero di avervi intrattenuta e di avervi fatto passare un buon momento.
Consigli, critiche, suggerimenti e commenti sono i ben venuti, non abbiate paura!

Un ringraziamento particolare va a Giuda Ballerino che sopporta quotidianamente i miei deliri e che mi ha aiutato molto per la revisione di questa storia.


(Giuda Ballerino, appena trovo il link giuro che lo metto, scusami! *smack*)







  
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