Liberamente ispirato
a “I CAVALIERI DELLO ZODIACO”
ALEDILEO e NIRTI
presentano
IL TRAMONTO
DEGLI EROI
Trilogia degli Heroes – parte 1 di 3
Sceneggiatura : ALEDILEO
Disegni : NIRTI
Tutti i disegni e le illustrazioni sono disponibili nella galleria di Nirti sul sito di Shiryu :
http://www.icavalieridellozodiaco.net/art/marzio.htm
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PROLOGO
Un’altra notte era trascorsa
sull’Olimpo, ma la Regina degli Dei non era riuscita a prendere sonno. Neppure
nei sogni riusciva infatti a trovare pace. Solamente ulteriore ansia. Era,
sorella e sposa del Sommo Zeus, si aggirava mesta ed errabonda per la grande
camera da letto della sua reggia, nella sempiterna città tra le nuvole, quale
l’Olimpo appariva agli uomini mortali.
Ancora una notte da sola, aveva giaciuto tra le bianche lenzuola del
suo letto di petali di giglio. Ancora una notte trascorsa a contare le ore, a
centellinare i minuti, ad attendere l’arrivo del Dio che un tempo si era
innamorato di lei, trasformandosi in cuculo e seducendola, promettendole amore
eterno, come la loro stessa esistenza. E ci aveva creduto, molto ci aveva
creduto Era in quell’amore. Ma in quel momento, sopraffatta dalla rabbia e dal
dolore, dall’ennesima delusione del fratello e amante distratto, Era avrebbe
chiesto al tempo di tornare indietro, avrebbe risvegliato persino il possente e
temuto Crono dalle profondità del Tartaro, per calpestare quel cuculo portatore
di sventura e cambiare il suo presente. Perché quello attuale la faceva
sembrare un’inquieta vecchia, dall’animo corroso dalla gelosia per le continue
infedeltà del marito.
Lo sapeva, Era lo sapeva, che ogni notte Zeus accoglieva
le driadi nel suo letto, sollazzandosi con i loro giovani e frizzanti seni,
ricevendo doni e carezze, in cambio di una promessa di eternità che il Dio non
avrebbe rispettato. E quando le ninfe giacciono con gli ebbri satiri,
ubriache sotto i pergolati del Vigneto di Dioniso, c’è Ganimede pronto a
bussare alla porta del Re! Pronto a sbattere i suoi occhi vitrei e ricordare a
Zeus di non essere soltanto un coppiere, ma il più bello dei mortali, colui che
irretì persino un Dio con la sua magnificenza! Mormorò Era, sfiorando la
fredda superficie della vetrata meridionale.
L’Olimpo, la cui cima era sempre avvolta da nuvole,
volute da Zeus per nascondere il Divino Tempio agli occhi dei mortali, scendeva
a picco sotto di lei, tra aguzze sporgenze rocciose e vallate nascoste, dove
fauni e ninfe si rincorrevano tra i timidi raggi dell’alba. Sorgeva il sole
nell’Egeo, dando inizio ad un nuovo giorno. Ma per Era quel giorno non avrebbe
portato niente di nuovo, solamente la stessa triste ed inesorabile malinconia
del precedente. E di tutti quelli che verranno! Si disse la Regina degli
Dei, strappandosi i bruni capelli con forza.
Tra le lacrime, si gettò sul letto, affondando il viso
tra i petali del suo fiore preferito, mentre attorno a sé si accendevano gli incandescenti
bagliori del suo cosmo. Di quel cosmo divino che le ricordò di essere ancora
una Dea. Nonostante le sue umane sofferenze, le sue angosciate notti di
disperazione che la ferivano nell’orgoglio, mostrandole le sue debolezze.
Quelle stesse debolezze che aveva sempre disprezzato negli uomini mortali.
Socchiuse gli occhi, ricordando le notizie che aveva
ricevuto il giorno precedente da Iris, la sua messaggera, relativamente
all’ultima Guerra Sacra conclusasi qualche anno prima in Grecia. Non posava gli
occhi sul pianeta circostante da troppo tempo, disinteressata come era sempre
stata ai patetici avvenimenti di quegli insulsi mortali che sempre aveva
detestato. Forse perché in fondo le ricordavano che il suo corpo, per quanto
intriso della Divina Volontà, rimaneva pur sempre quello di una donna.
Atena, Dea della Guerra, e Ade, Imperatore
dell’Oltretomba, avevano combattuto una lunga guerra, logorante e terribile,
che aveva sfiancato entrambi i contendenti. Il Signore degli Inferi era stato
sconfitto e imprigionato insieme alle 108 Costellazioni Demoniache in una
grande torre in Asia, costretto a languire in tale limbo per due secoli e
mezzo. Ma anche Atena era stata sconfitta, ed aveva lasciato il Grande Tempio
di Atene sguarnito, poiché soltanto due Cavalieri d’Oro si erano salvati: Dohko della Libra e Shin
dell’Ariete, incaricati rispettivamente di sorvegliare la torre di Ade e di
presiedere il Grande Tempio come Grande Sacerdote e Oracolo della Dea.
E Zeus non fa che lodare Atena! Quella patetica verginella che sempre
ha amato sporcarsi le mani a difendere quei ridicoli mortali! Sbraitò Era, sollevandosi di scatto sul
letto. Cosa avrà di così interessante da suscitare tutte queste attenzioni
di Zeus? Attenzioni, aggiunse orgogliosamente, che a me non dedica da
troppo tempo! Per un momento la parte più razionale del suo animo la
richiamò all’ordine, ricordandole che Ade avrebbe voluto conquistare la Terra,
facendone un secondo inferno, e che l’intervento di Atena, e il suo sacrificio,
avevano permesso di scongiurare ciò. Ma anche questo non bastò a frenare i suoi
primordiali istinti di gelosia. Il suo senso di donna ferita e messa da parte
per lodare esseri da lei considerati inferiori.
Gli uomini, Atena, Ganimede, quelle meretrici ninfe
dei boschi! È tempo che questo squallore finisca! Disse Era a se stessa, sollevandosi in piedi, ed
ergendosi in tutto il suo splendore divino. Sono la Regina dell’Olimpo,
figlia dei Titani Crono e Rea, e ho diritto al rispetto degli Dei inferiori e
delle umane genti! Anzi, sorrise biecamente, è loro dovere concedermelo!
Se davvero Zeus ha così a cuore Atena e gli uomini da lei difesi, cosa farebbe
il Signore dell’Olimpo nell’apprendere che la sua sposa dimostra il desiderio
di possedere lei stessa il Grande Tempio di Atene? Di toglierlo dalle
incompetenti mani di quella vergine guerriera, e stringerlo a me, per farne un
nuovo Heraion, una culla dove il mio amore per Zeus
tornerà vivido come fiamma ardente! E conosco l’uomo giusto a cui
affidare un simile incarico!