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Autore: MedusaNoir    16/04/2014    6 recensioni
«Hai già scritto miriadi di ballate su Geralt e Yennefer, che altre informazioni ti servono?»
«Ma questa sarà una ballata su Triss Merigold, la Quattordicesima del Colle.»

[Triss Merigold, Dandelion. Ambientata durante il quinto capitolo di The Witcher]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deith aen minne







Yennefer di Vengeberg era sterile; a differenza delle molte altre maghe condannate a questo destino, però, lei voleva un figlio, lo voleva disperatamente e più intensamente di quanto una persona, umano, non-umano o strigo, avesse mai desiderato qualcosa.

Geralt di Rivia, il Lupo Bianco, voleva semplicemente “Yen”. Voleva quei capelli neri, quegli occhi violetti e quel profumo di lillà e uva spinta; voleva stringerla tra le braccia e amarla e sapere che, ovunque fossero andati, si sarebbero sempre ritrovati.

E Triss Merigold, invece? Triss cosa voleva?

 

«Un tempo non componevi in versi?»

Dandelion fece vibrare una corda del liuto. «Lo faccio tutt’ora. Ma prima volevo racimolare tutte le informazioni.»

«Hai già scritto miriadi di ballate su Geralt e Yennefer, che altre informazioni ti servono?»

«Ma questa sarà una ballata su Triss Merigold, la Quattordicesima del Colle.»

La maga storse la bocca, riprendendo a trafficare con le pozioni e dando le spalle al bardo che suonava stravaccato sul suo letto. Portò una boccetta trasparente davanti agli occhi e ne scrutò attentamente il liquido smeraldino. «Questo gli sarà utile.»

Dandelion allungò il collo per vedere cosa stava tenendo in mano. «Salice?»

«Bufera di neve. Lo aiuterà a schivare gli avversari; ne aveva finite le scorte e ora è impossibile trovare qualcuno che gli venda gli ingredienti, a Vizima.»

«Sei una donna adorabile, Triss Merigold.»

La maga sbuffò divertita. «Di tutti gli insulti che mi hanno rivolto nella mia lunga vita, questo è il più fuori luogo.»

«Neghi forse di essere un aiuto prezioso per Geralt?»

«No, so di esserlo, come lui lo è per me. E in questo momento non agisco per Geralt, ma per il bene di Vizima.»

«Nobili parole.» Dandelion tirò un’altra corda. «È vero che ti ha confessato di amarti?»

Le guance di Triss si tinsero di rosso e il bardo se ne accorse quando lei si voltò per cercare altre pozioni. «Non sono affari tuoi.»

«L’amore è la miglior materia per un bardo. E non arrossire, questo appare fuori luogo con i tuoi abiti» aggiunse, indicando con un cenno del capo il vestito scollato della maga. «Non vuoi sapere come questa splendida notizia è giunta alle mie orecchie?»

Triss tenne lo sguardo basso, rivolto al contenuto del baule mentre frugava tra le boccette di vetro. «Geralt ha avuto l’avventatezza di dirmelo di fronte all’intera corte di re Foltest; mi avrebbe stupito apprendere che non ti fosse arrivata alcuna voce.»

«Cos’hai provato?»

Dandelion notò che le spalle di Triss furono scosse da un leggero brivido. La maga non rispose.

«È vero quello che Geralt mi ha detto?» riprese il bardo. «Che vuoi fargli tornare la memoria?»

«Sì» rispose Triss, chiudendo il baule con un gesto secco e tornando al tavolo da lavoro.

«Perché?»

«Che domanda è? Perché è giusto che lui ricordi il suo passato, chi era, cos’ha fatto… Deve ricordarsi di Ciri e di quanto le ha voluto bene. Passare del tempo con Alvin, con un’altra Fonte, gli ha fatto tornare in mente delle sensazioni, ne sono certa, ma niente di più.»

«Ricorderebbe anche Yennefer.»

Un attimo di esitazione. «Sì, lo so.»

«Perché ti fai questo, Triss?» La voce di Dandelion arrivò in un sussurro. Sembrava davvero preoccupato per lei.

«Yennefer è mia amica.»

«Yennefer è morta.»

Stupendolo, Triss si voltò e gli rivolse un sorriso beffardo. «Io sono la Quattordicesima del Colle. Eppure sono ancora qua.»

Il bardo portò lo sguardo al soffitto, sospirando. «Ora che so che posso parlare con i defunti, devo andare a trovare una mia vecchia amante, potrebbe essere adirata per le mie rare visite alla sua tomba!» ridacchiò. «Devo darti ragione, amica mia: non sappiamo se la nostra potente Yennefer sia persa per sempre. Ma non illudere Geralt, te ne prego.»

«Non lo farò. Eviterò di parlargli di lei finché non avrò la certezza che è ancora in vita.»

«E intanto ne approfitterai per farti amare. Non fraintendermi, non ti sto biasimando. La ritengo la scelta migliore; d’altronde, Geralt è incapace di legarsi a una sola donna. Tu stai…» Si interruppe, mordendosi la lingua.

«Colmando i vuoti» concluse la maga per lui. «Dillo pure, è così. Sai cos’è strano?» Si appoggiò con le mani al tavolo, dando le spalle alle pozioni. «Yennefer è sempre stata alla disperata ricerca di una cura per la sterilità, Geralt non ha desiderato una donna più di lei, che non è mai stata capace di mantenere il loro rapporto senza fuggire o deteriorarlo nei più diversi modi possibili… E, nonostante ciò, mi sembra che l’unica impresa impossibile sia la mia.»

«Geralt ti ama, adesso.»

Triss sbuffò. «Hai detto bene: adesso. Adesso che non ricorda l’esistenza di un’altra donna, adesso che non si ricorda di Yennefer. Vorrei che Geralt fosse capace di amare solo me. Ecco la risposta alla tua domanda, ora puoi scrivere la ballata.»

«La chiamerò Deith aen minne» dichiarò Dandelion, strimpellando una melodia con il liuto.

«“Fiamma d’amore”: suona bene.»

«Non trovi che la lingua antica sia la migliore per esprimere certi concetti?»

«E tu non trovi che sia meglio non parlare di lingua elfica in questo momento?»

Dandelion si portò una mano alla bocca e saltò giù dal letto. «Hai ragione. Forse è meglio uscire dal castello di Foltest.»

«Fa’ pure, ma te la vedrai da solo con gli Scoia’tael.»

«Triss.» Si fermò poco prima della porta, voltandosi a guardare la maga un’ultima volta. «Sai cosa sentii dire da Yennefer, una volta? “Vorrei credere che non ci siano limiti al possibile. O almeno che siano ancora troppo lontani.”»

«Se per incoraggiarmi stai citando Yennefer, devo deluderti, non hai fatto un bel lavoro» commentò Triss, ridendo. Prese una boccetta e la lanciò al bardo. «Tieni, portala a Geralt.»

Dandelion afferrò la pozione al volo. «La tua non è un'impresa impossibile, Triss.»

Quando fu rimasta sola, la maga con un sospiro si concentrò di nuovo sulle pozioni. «Come lo vorrei, Dandelion. Come lo vorrei…»










Buonciao a tutti!
Questa storia partecipata all'iniziativa Easter Egg Days del forum di scrittura creativa Pseudopolis Yard e si basa sul prompt del secondo giorno, "imprese impossibili".
Cosa posso dirvi in relazione alla storia? Prima di tutto che non mi piace chiamare Ranuncolo "Dandelion", perché ho conosciuto prima i libri, ma effettivamente dal nome "Ranuncolo" non mi aspettavo quel... ehm... bel ragazzo mostrato nei videogame (colpa mia che non sono molto attenta alle descrizioni, vero!). Poi che questa storia è ambientata nel punto del videogame a cui sono al momento (capitolo V del primo gioco, Vizima in fiamme, Triss nel palazzo di re Foltest...) e che non ho ancora finito di leggere i libri, anche perché non tutti sono stati ancora tradotti in italiano, e che quindi non ho idea di che fine faccia Yennefer, non so davvero se lei sia viva o morta. Detto ciò, amo Triss!
Penso che basti così e - sì, ho scritto il titolo nella Parlata Antica. Ho usato l'elfico. Shame on me (chi mi conosce sa quanto mi stanno simpatici gli elfi...).
Spero che la storia vi sia piaciuta!

Medusa, a Lannister
   
 
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