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Autore: ellychan91    14/07/2008    3 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il tag b, se non in casi particolari.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Rumori strani notturni,strane sensazioni e poi la rivelzione: una storia iniziata da un sogno, perchè ancora è possibile sognare..perfavore se leggete recensite,anche le critiche sono accettate poiché sono costruttive e aiuteranno la sottoscritta a scrivere capitoli e storia migliori (si spera...XP) thank's!ellychan91
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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STRANGE THINGS

“Posso svegliarti?” chiese la mamma sorridendo raggiante e con la consapevolezza di averlo già fatto, “che ore sono, è tardi?” domandò con aria un po’ assonnata Élle, mentre nella sua mente aveva dei flash della sera precedente che la confondevano un po’ essendo ancora per metà addormentata; “mmh, forse, manca poco alle 10..”. Sentita la risposta, si rotolò un po’ pigramente nel letto stiracchiandosi e mettendo in ordine i suoi pensieri ballerini; dopo essersi ripresa del tutto e dopo aver anche mangiato velocemente uno yogurt e una mela accompagnati da un biscotto della mamma, ritornò a pensare allo svolgimento della serata : pensò di essere stata bene ma non alla fine quando fece un po’ la figura della sciocca, “chiederò scusa” disse fra sé e sé , e iniziò a ipotizzare quando avrebbe potuto”riscattarsi” .
Fuori faceva un po’ caldo e sentendo vicina l’estate sorrise: non era un’amante dell’umidità, dell’afa o dell’estrema calura estiva, le davano fastidio alla testa e la facevano svenire il più delle volte, ma era contenta perché sapeva che presto avrebbe messo via tutti i libri su cui per nove mesi aveva dovuto studiare di giorno e di notte.
Guardando fuori sul terrazzo, osservava le piantine grasse che sua madre ogni mattina annaffiava e controllava per notare magari un piccolo bocciolo, l’unico che avrebbero fatto durante l’anno e anche in parte per questo, bellissimo; scorse un fiore in boccio di un colore veramente strano: sembrava cangiante, verso l’interno era di un rosa tenue tendente al lilla e pian piano che si risaliva il petalo diventava tutto più intenso fino a essere un lilla tenue che non contrastava affatto con le sue antere gialline chiare,né coi sepali di un verde molto simile al resto della piantina, solo un pochino più chiaro.
Il cielo quella mattina non era molto limpido ma Élle non ci fece caso, era troppo impegnata a sognare a occhi aperti per la serata che lo attendeva e per quella dopo soprattutto in cui si era ripromessa che non avrebbe fatto cavolate e avrebbe semplicemente chiesto scusa.
Mentre seguiva i suoi vaneggiamenti come Alice nel paese delle meraviglie, scese coi piedi a terra e si ricordò della routine mattutina della domenica mattina “uff, saranno già le 11 è meglio che io vada a mettere in ordine la camera…”, e passando per la sala e il corridoio guardava le pareti dei vani pensando a quanti natali pasque e compleanni aveva passato in quelle stanze , da quando aveva 2 anni fino a quel momento che ne aveva 16; guardò anche sua mamma che in tutto questo tempo non le sembrò affatto cambiata: capelli sempre biondi un pochino ribelli come i suoi, gli occhi grandi per le lenti degli occhiali e verdi che le ricordavano quelli dei gatti, ora sfuggenti ora fermi su un punto, le mani sempre poco curate e il viso con un’espressione indefinita: non era né arrabbiata né allegra sembrava invece distaccata anche quando in realtà non la era affatto. Pensò di avere alcune cose in comune con la sua mamma, alcune ma poche, si sentiva diversa da lei e anche da suo padre :ecco a volte atipica tra loro due perché vedeva le cose in modo diverso e non riusciva a far loro capire che non sempre “diverso” corrisponde a “sbagliato” .
Arrivata in camera, prese le lenzuola pulite e fece anche il letto alla sua sorellina, con cui recentemente aveva un buon rapporto nonostante tutta l’infanzia era stato il contrario, e iniziò a studiare sognando le spiagge estive, il sole, il mare e le uscite serali che in estate coi suoi amici aveva sempre fatto.
Il campanello della porta suonò e mentre sua mamma andava ad aprire Elle canticchiava una tra le sue canzoni preferite “Harder to breath” e pensava a cosa avrebbe potuto fare quel pomeriggio con le sue amiche, intuendo anche  tre ore dopo non avrebbe saputo ancora cosa avrebbe potuto fare quel pomeriggio. Guardandosi intorno scorse i libri ed ebbe uno sguardo di odio verso quei mattoni che ormai non voleva più aprire “ma insomma,”pensò “è giugno, sono stanca!” e si sedette a ripassare, lasciando libera di tanto in tanto la mente a fantasticare su storie lette amori impossibili, situazioni comiche successe, ogni tipo di cosa accaduta realmente o solo letta o immaginata.
Alla terza volta che si era distratta chiuse il libro, avendo ormai capito che non sarebbe riuscita ad andare avanti così, con la testa tra le nuvole e i pensieri vaganti; si focalizzò sul suo fisico per un secondo trovandosi mille difetti come al solito innervosendosi con se stessa e ria prendo il libro in modo isterico come per dimostrarsi che era capace di ciò che non voleva fare.
Dopo aver studiato due ore, si calmò e andò in cucina, dove sua mamma per dieci minuti la stava chiamando per il pranzo. La sorella Michelle era di ottimo umore, pimpante allegra e golosa della pietanza del giorno, la madre aveva uno sguardo affettuoso ed era contenta di riunirsi con le due figlie a tavola. Nel pomeriggio Elle uscì con delle sue amiche e andarono alla spiaggia ancora deserta, per il tempo che sembrava non solo che non avesse alcuna intenzione di seguire il corso della stagione, ma anche che stesse provando a prolungare quella precedente, diventando prima soleggiato, poi nuvoloso, ventilato e repentinamente umido. Le ragazze passeggiarono sul lungomare, chiacchierarono e si confidarono tra loro le ultime notizie “domani sera verrete Venus bay?”, chiese Claire “Non saprei” rispose Éloïse “ con questo tempo credo che sentirò freddo” “E tu Elle?” ,Elle si limitò ad annuire con aria assente fantasticando sulla sera successiva; entrambe le due amiche riconobbero quell’espressione e iniziarono a farle domande su domande, come se fosse stato un interrogatorio, solo che non ebbero delle risposte perché neppure la loro amica aveva un motivo preciso per essere così estraniata da tutto, si sentiva solo un po’ stanca forse e le piaceva lasciar vagare la mente e seguirne i percorsi. “Accidenti!” sbottò Claire “è tardi!sono le 19 passate, dobbiamo correre alla fermata, o non arriveremo mai in tempo a casa!”Correndo, le tre ragazze raggiunsero un autobus che passava di lì e riuscirono a tornare in tempo; non si sarebbero divise per molto poiché quella stessa sera si sarebbero rincontrate con altri loro amici per stare un po’ insieme, ridere scherzare e inaugurare le loro uscite serali pre- estive.
Rimasta sola con Éloïse, Elle stava dirigendosi verso casa, quando vide un ragazzo che conosceva a mala pena e che la salutò distrattamente: lei le rispose e poi si voltò verso la sua amica che incuriosita le aveva domandato chi fosse “L’ho conosciuto tramite Claire” rispose “ conosciuto però è una parola grossa, diciamo che lo conosco di vista e ci salutiamo” si corresse; “ dal modo in cui l’hai fatto sembra quasi che ti dispiaccia che sia così” la punzecchiò Éloïse “Ah ah, non preoccuparti” le rispose Elle sorridendo.
Entrata in casa le venne incontro Michelle con un grosso sorriso e pronta a saltarle addosso per abbracciarla “Michelle, cuccia!” le urlò Elle ironicamente “E’ tua sorella, non un cane!!” gridò la mamma, e Michelle continuò a ridere anche per il solletico che la sorella le stava facendo.
Dopo cena si iniziò a preparare per l’uscita e sbucò fuori la sua sorellina, che saltando come un grillo la investì di domande “ Dove vai?Con chi vai?Chi c’è stasera?Posso venire anch’ ioooo?...” e senza attendere risposta , continuò “Maammaaa Elle esce ha detto che mi porta con sé!” E mentre Elle provò a ribellarsi Michelle continuò “Chi tace acconsente” e ammiccò, allora sorridendo per l’esagerato occhiolino Elle continuò a vestirsi e disse di fare altrettanto alla sorella.  
Passata una mezz’ora, suonò il citofono: era arrivata Éloïse che secondo gli accordi sarebbe andata insieme alle due sorelle verso casa di Claire dove era stato dichiarato il ritrovo per tutti “dai, dai ritardatarie, dobbiamo muoverci” le incitò, e in cinque minuti salutarono la mamma e uscirono dirigendosi verso Europe Square. Ovviamente non furono le ultime, poiché c’era anche chi era stato più lento di loro nell’arrivare : si trattava di Ale e la “piccola” Cri, “piccola” per la sua forma esile e aggraziata  come quella di una ballerina di porcellana e il viso con le gote sempre colorite e gli occhi azzurri accesi; Claire scese nella piazza seguita anche da suo fratello che sarebbe uscito con i suoi amici e col ragazzo di prima con cui stava chiacchierando. Éloïse lo notò e richiamò l’attenzione di Elle che da sola lo aveva già visto senza dire nulla. Tutti insieme iniziarono a dirigersi verso il centro della città: passarono per una delle vie centrali vicine ai giardini e entrarono poi nella zona pedonale costituita da palazzi antichi, negozi, gelaterie, bar, pub pizzerie e illuminate qua e là da qualche lampione o qualche luce delle vetrine. Si sentiva della musica per la strada, ma non ci fecero caso; era come avere una colonna sonora per la loro passeggiata anche se la maggior parte delle volte cantando insieme riusciva a farsela da soli.
Entrarono in un locale, si sedettero e chiesero degli analcolici alcuni e altri dei drink; la serata passò velocemente e piacevolmente, scherzarono, risero e dopo un’oretta che erano rimasti lì, pagarono e riuscirono per fare il percorso al contrario e ritrovarsi sotto casa di Claire dove si sedettero a chiacchierare fino alle 00.30 orario in cui i genitori di Éloïse si presentarono con l’auto per riportare la figlia e le sorelle a casa.
Arrivata nella sua camera, mentre si stava cambiando Elle pensò di essere veramente felice e di aver passato una bella serata coi suoi amici: li conosceva da un sacco ormai, e di loro si fidava ciecamente; Éloïse era sua amica da sempre, dalla prima elementare e ormai erano come tre sorelle, lei Elle e Michelle; Claire era amica da più tempo con Éloïse, ma essendo nello stesso liceo di Elle instaurò facilmente un buon legame anche con lei; Ale fu conosciuto da tutti nello stesso periodo circa e questo grazie al ragazzo di Claire, Leo che era nella sua stessa classe. Un’altra importante componente di questo affiatato gruppetto fu Jenna, una ragazza simpatica precisa e un po’ eccentrica ma molto benvoluta da tutti per il suo carattere e proprio perché l’unità di questo gruppo era la sincera amicizia che legava l’uno agli altri accettandosi per come si è.
 Quasi pronta per addormentarsi, notò che le tapparelle non erano completamente serrate e il chiarore della lune leggermente e indisturbato riusciva ad entrare tra le fessure e si proiettava sulla parete della stanza e in parte sul suo letto e la cosa non le dispiacque, perché le era sempre piaciuto quell’argenteo bagliore che rendeva l’oscurità della notte meno cupa e più magica; si distese quindi al contrario prendendo il cuscino e portandolo dalla parte opposta del materasso per poter avere un po’ di quella tenue luminosità sul viso, poi prese le cuffie del suo lettore e iniziò ad ascoltare un po’ di musica, col volume molto basso per renderla soffusa, come se fosse una ninna-nanna o una colonna sonora per quel momento. Rimase così per un’ora; erano quasi le 2  e gli occhi di Elle erano dischiusi finché non sentì un leggero trambusto, come se qualcosa fosse stato spostato o urtato nella sala…Il cuore sembrò quasi bloccarsi per un istante e subito le iniziò a battere a mille, le orecchie si tesero e si sentì come un felino pronto a recepire ogni singolo minimo rumore che non facesse parte di quelli notturni, immobile come se fosse stata una statua di ghiaccio, fredda e congelata come se non stesse respirando. Quei suoni sinistri si facevano sempre più vicini, li sentiva ora nel corridoio, ora sulla scala che conduceva alla zona notte della casa; erano sempre più prossimi alla sua stanza “trac” “trac” “trac” ormai nel silenzio si potevano sentire i suoi battiti, scanditi uno dopo l’altro freneticamente, lei non riusciva a muoversi o a emettere alcun suono; avrebbe voluto accendere la luce accanto al suo letto ma era come se il braccio, la mano, le dita non volessero darle ascolto, come se fossero state di granito appartenenti a un corpo estraneo e non al suo. Tutt’a un tratto svanì quello strano debole e continuo fragore che l’aveva allarmata per quel quarto d’ora: non sentiva più nulla e ciò la spaventava ancor di più; non riusciva a capire cosa potesse aver causato tutti quegli strani strepitii e questo non la faceva dormire; rassegnatasi a rimanere nel letto al contrario, chiuse lentamente gli occhi e provò a non pensare all’insolita situazione appena svoltasi e cercò di concentrarsi sulla sua giornata successiva. Elle si addormentò solo dopo un’ora quando, stanchissima, le palpebre autonomamente si chiusero e lei non poté né volle opporsi a quella involontaria e repentina decisione che inconsciamente aveva preso: girandosi su un fianco e appallottolandosi com’era solita fare quando dormiva, sussurrò “buonanotte luna” e iniziò a sognare.
Fece un sogno molto sconclusionato: sembrava il mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie, con continui cambiamenti di scenari e paesaggi e un perpetuo piccolo  ticchettio simile a quello che le aveva procurato tanta agitazione da sveglia, e Elle vagava per questo suo mondo astruso, senza un perché, forse il vero motivo era la paura di non voler rimanere troppo ferma in un luogo sconosciuto come quello, oppure la voglia di uscire da quel “manicomio” della sua mente creato solo da lei, e che solo lei poteva distruggere.
Così avvenne: si svegliò con un balzo al suono della sveglia, si tenne la testa con una mano e con l’altra prese il cuscino e lo rimise al suo posto; poi si diresse verso il bagno che aveva in comune con la sorella e si guardò allo specchio posto sulla parete su cui erano anche attaccati degli sportellini dell’arredamento bianco panna della toilette; distrattamente cercò il pulsante della luce, lo premette e iniziò a lavarsi il viso poi a districare i capelli arruffati e massaggiandosi le guance, si guardò con aria stanca pensando alla sua nottata; “Elle mi serve il bagnooo!!” strillò la sorellina fuori dalla porta, “ti prego esciii” Elle ormai decisa a svegliarsi del tutto aprì piano la porta, salutò Michelle che con un balzo saltò nella stanza tanto ambita e scese le scale per andare a salutare la mamma e il suo barattolino di yogurt che l’attendeva per la colazione. 
 
  
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