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Autore: VenoM_S    17/04/2014    0 recensioni
Cosa fai quando non ricordi niente e l'unica cosa certa è che stai fuggendo?
Come possono le persone che ami scomparire in una notte senza lasciare traccia?
Quanto ancora credi di poter mantenere il tuo segreto, se chi sa tutto ti sfugge tra le dita?
Una Cerva, un Cacciatore e una Regina, in una città ignara dove tutti vedono, ma nessuno può sapere.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'accenno di un Prima

Capitolo 6



Lo scricchiolìo della porta che si apriva accompagnò il primo sguardo della ragazza all'interno della casa. Davanti a lei si apriva un ambiente piuttosto grande, rettangolare, decisamente cupo e spoglio. Non c'era niente appeso alle pareti di pietra fredda, il pavimento in legno mostrava chiari segni di usura, in vari punti era rigato e in altri iniziava a dare i primi segni di cedimento.
La stanza in cui si trovava doveva essere stata quella principale della casa, come testimoniava l'ampia bocca di un camino in pietra che si apriva a sinistra, in un angolo, davanti la quale stava un treppiedi di ferro nero su cui erano agganciate pentole e padelle di rame un po' ammaccate e distorte dall'uso continuo, e l'ampio tavolo di legno scuro, proprio come quello della porta, che occupava il centro dell'ambiente. Il tavolo era coperto da una moltitudine di oggetti: alcuni piatti di legno di varie dimensioni, una brocca di coccio sbeccata, sei grosse candele mezze consumate e una moltitudine di rotoli di stoffe colorate, pelli di vario genere e lana grezza.
Ma fu solo quando notò, all'altro lato della stanza, i resti di un grosso telaio sfondato, che si rese conto della reale confusione che regnava praticamente ovunque.

C'erano altri piatti a terra, ai fianchi dell'ingresso due lunghe cassapanche erano state aperte, svuotate del loro contenuto e rovesciate, sotto il tavolo altri rocchetti colorati tappezzavano il pavimento insieme a due cuscinetti pieni di aghi e spilli per fermare le stoffe prima di cucirle. Cenere e resti di legna erano sparsi intorno al camino.
Qualunque cosa fosse successa in quella stanza, pensò, non era stata piacevole né prevista.

Davanti a lei si aprivano due porte, mentre una terza si trovava nel lato destro della stanza. Si diresse verso quest'ultima, trovandosi in una stanza molto più piccola della precedente, occupata da un letto basso e largo e una cassapanca. Il letto era rivestito di una coperta bellissima, verde scuro, con i bordi ornati di un intricato disegno color ocra, che a guardarlo da lontano sembrava quasi finissimo pizzo. Era in tremendo contrasto con quella stanza, e con tutta la casa in realtà. Sembrava un oggetto fatto per qualche nobile, più che per gli abitanti di una casina così malmessa. Si sedette sul letto e poggiò una mano sulla coperta, scoprendo così il materiale ruvido con cui era stata tessuta, una lana ancora un po' grezza e di certo a basso costo. Sicuramente un nobile avrebbe preferito la seta o una lana più morbida e lavorata.
Nonostante la vista della sala e di quella camera, e l'ammirazione per quella coperta così bella, però, non le era ancora tornato alla mente nessun ricordo o pensiero che potesse aiutarla a capire cosa le fosse successo.
Uscì dalla camera e si diresse alle altre due porte. Andò direttamente a quella di destra, ritrovandosi in una stanzetta quadrata e un po' angusta. Lungo uno dei lati era incassato un lettino stretto e basso, mentre dall'altra parte stava un piccolo cassettone di legno e uno scrittoio. Questo era coperto di pergamente, calamai, e strane boccette etichettate con delle rune.
Numerose penne d'oca e di tortora erano riposte in ordine in un contenitore rettangolare inciso nello scrittoio, perfettamente pulite.
Proprio davanti a lei, invece, si trovava una finestra che dava direttamente sul retro della casa. Ormai si era fatto buio da un po', e la ragazza riusciva a distinguere gli oggetti intorno a lei solo grazie al chiarore della luna, che quella sera splendeva piena nel cielo senza nuvole.
Tornò allo scrittoio per osservare le pergamene. Molte recavano dei disegni delle montagne che si scorgevano lontane dalla finestra della stanza, o della Foresta, o degli animali che l'abitavano. Altre invece erano ricoperte di segni, parole, probabilmente era una specie di piccolo diario.
Ad accomunare tutto quel marasma di carta era una parola, scritta in piccolo alla fine di ogni pagina.
La ragazza prese uno dei fogli e andò alla finestra, per cercare di vedere meglio. All'inizio stentò a riconoscere le piccole rune, ma poi, in un soffio, lesse a voce alta

«Neia»

Fu colpita dai ricordi come una folata di vento. Vide se stessa china sullo scrittoio, con una delle penne in mano, intenta a disegnare un fringuello, aprendo di volta in volta le boccette con le rune che altro non erano che i colori. Sentì la voce dolce di sua madre chiamarla per aiutare a preparare la cena, il profumo della zuppa di legumi che bolliva in una pentola sul fuoco del camino.
Vide suo padre venirle incontro nella stanza, reggendo fra le mani una statuetta di legno che aveva appena finito in intagliare, dopo aver lavorato tutto il giorno sui mobili e utensili da vendere al Mercato di Primavera, il grande evento che aveva reso ancora più famosa la città di Breaux, in cui da tutte le città vicine accorrevano per una settimana mercanti con i loro banchetti ricolmi di ogni tipo di oggetto e famiglie, nobili e non, alla ricerca di qualcosa da poter comprare.
Sentì suo padre mentre le diceva che quella statuetta era un regalo per lei. Una piccola cerva, dalle gambe sottili.
Voltandosi verso il letto la vide, adagiata sulle coperte.

«Neia sono io! Questo era il mio nome, la mia casa, il mio Prima! Come sono potuta finire a vivere nella Foresta, come sono potuta diventare quello che sono?»  pensò la ragazza con le lacrime agli occhi.

Con ancora la pagina del suo vecchio diario tra le mani tornò nella sala più grande, e si diresse verso i resti del telaio. Facendo scorrere una mano sul legno chiaro, fu avvolta dal ricordo di mani sottili e veloci che azionavano l'attrezzo, intrecciando sapientemente una moltitudine di fili colorati. Le mani di sua madre, che a volte rimaneva china sul telaio per tutto il giorno a tessere tappeti, arazzi e coperte, persino vestiti. Anche i nobili avevano riconosciuto la sua bravura con le stoffe, ordinando da lei nuovi capi ogni anno.
Eppure le sembrava tutto così lontano, a stento riusiciva a ricordare il viso di suo padre, mentre quello di sua madre era ancora avvolto nel buio. Alzando il foglio di pergamena davanti a sè, il più recente che si trovava in cima a tutti gli altri, lesse le prime parole

«Mancano solo pochi giorni alla Festa di Primavera, ed io sono così esaltata! I colori, le voci, i profumi del cibo di tutte le città confinanti!»

Come poteva l'ultimo suo appunto risalire alla Primavera? Non era difficile riconoscere le stagioni, e in quel momento si trovava chiaramente alla fine dell'Estate. C'era un salto temporale di oltre quattro mesi, di cui lei non aveva memoria.
Come era possibile? Cosa aveva fatto durante quei mesi? Cosa era successo alla sua famiglia?
Le domande si accavallavano nella sua mente senza sosta.
Doveva scoprire cosa le era accaduto. Era sicura che il Cacciatore sapesse qualcosa, dopotutto la stava cercando e abitava nella sua stessa città. Doveva trovarlo.
Aprendo la porta si accorse che stava iniziando a sorgere il sole, siera trattenuta davvero troppo in quella casa e ora avrebbe dovuro andare a casaccio per trovare l'abitazione del Cacciatore. Toccandosi ancora i capelli si rese anche conto che si stavano ormai asciugando, e che a breve avrebbe dovuto usare l'acqua della Fonte nella borraccia. Ma voleva sfruttare al massimo ogni minuto disponibile prima di prolingare ancora la trasformazione.

Uscì di corsa, e altrettanto velocemente percorse a ritroso il vialetto per poi girare sulla via che aveva seguito l'uomo qualche ora prima. Continuava a guardare freneticamente da una parte all'altra, osservando tutte le case e le persone che iniziavano ad uscire dalle porte e non si accorse della figura che svoltò l'angolo proprio di fronte a lei, andando a sbatterci contro.
Finì a terra, e la borraccia con l'acqua le scivolò dalle mani, aprendosi, e rovesciando intorno a lei tutto il prezioso contenuto.




 
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Note: Lo so, lo so, ho una settimana di ritardo! Tra un esame e il non riuscire a migliorare il capitolo come volevo ho perso davvero tempo! Ma finalmente eccomi qua, con la nostra cerva che finalmente riesce a scoprire il proprio nome e la propria casa. Ma ancora tante domande l'assillano, e tante sono le cose che dovrà scoprire. Purtroppo però, il suo piano è appena andato in fumo.. Cosa farà a questo punto?
  
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