A CACCIA DI CORVI
Londra.
Molti
dicevano che Londra era la città più sacra ad
Odino, dato che i corvi, i suoi animali sacri, adoravano vivere
lì. Le sue
torri erano rifugi naturali per i neri rapaci che mio padre adorava.
Era
anche la casa di Hugin e Mugin. Adoravano
appollaiarsi sulla cima del Big Ben per cantare la loro versione di God Save the Queen. Il problema era
proprio questo: Dove diavolo erano finiti quei due corvacci.
Se
non si fossero persi, a quest’ora, sarei potuto
rimanere al campo, con Astrid. Invece no! Arriva mio padre e: I Miei corvi sono spariti, tu sei mio
figlio, vai a Londra e ritrovali!
Come
fai a dire di “No”
al Re degli Dei
Nordici?
Ovviamente
non lo puoi fare nemmeno se sei suo figlio.
Così
eccomi a Londra, davanti a Buckingham Palace, alla
ricerca di qualsiasi indizio utile: sembrava che fossero passati da
lì, ma la
mia magia di ricerca non dava risultati.
Quanto
avrei voluto che Astrid o Einar fossero con me,
almeno mi avrebbero potuto dare una mano. Il problema è che
non sapevo dove
andarli a cercare: mio padre non mi aveva detto molto: erano i suoi
messaggeri,
quindi potevano essere ovunque, nel mondo. Avevo scelto Londra
perché era un
luogo “sacro” per i corvi.
Solo
che non avevo ancora trovato nulla: la Runa
sembrava ancora dirmi che erano in zona, ma dove? Londra era una
città immensa.
Sospirai e mi allontanai dal Palazzo Reale. Avrei potuto chiedere ad
Elisabetta, figlia di Idunn di darmi una mano, ma non mi pareva giusto
scomodare la Regina di Inghilterra per la mia impresa.
Dovevo
farcela da solo.
Mi
inoltrai in una stradina laterale, cercando di
tenermi lontano dai mortale, onde evitare di metterli in pericolo in
caso di
attacco di mostri. Ce n’erano tanti, nelle città.
Percorsi
varie strade, perdendomi nella labirintica
metropoli londinese. Usai due volte la metropolitana, viaggiando ai
quattro
angoli della città. Mentre camminavo dovetti disintegrare un
trio di goblin che
stavano rovistando in un bidone ed un enorme orco che aveva deciso di
usare la
mia testa come palla da baseball (Ovviamente con poco successo).
Alla
fine della giornata sospirai e mi infilai in un
McDonald dove presi un panino. Non che mi piacesse particolarmente il
posto, ma
era l’unico dove non ti facevano troppe domande: di solito,
un ragazzo senza un
occhio, in un pub, tende ad attirare troppo l’attenzione e i
mostri mi davano
già abbastanza problemi. Non volevo trovarmi anche la
polizia tra i piedi.
Mentre
mangiavo avvicinai lo zaino esteso che avevo
poggiato per terra. Aveva l’aria di un normalissimo zaino, ma
dentro ci poteva
stare davvero di tutto. Dentro c’era Excalibur, la mia
felpa-armatura, rune in
quantità e tutto l’occorrente per
un’impresa con i fiocchi.
Tutto
compresso in un normale zaino di scuola.
Da
una delle tasche laterali tirai fuori una foto: era
una semplice foto, nulla di magico o anormale. Mostrava me ed Astrid
abbracciato con, sullo sfondo, il campo Mezzosangue, in America. Era da
quando
avevamo messo fuori gioco Loki che me la portavo dietro.
Mi
ricordava quello che dovevo proteggere e l’amicizia
che, ormai, legava i due campi di semidei.
Proprio
mentre ero distratto, perso nelle mie
elucubrazioni melodrammatiche, degne di una telenovela, ecco che
arrivò il Dio
che, meno di tutti, mi faceva venire voglia di inchinarmi a lui.
“Bella
foto!”
La
voce che mi raggiunse mi fece sobbalzare alla
grande, tanto che, per poco, non mi andò di traverso il
panino.
“Loki!
Che diavolo ci fai, qui!?” Domandai, dopo aver
tossito a lungo, per liberare le mie vie respiratorie. Avevo imparato a
non
fidarmi del Dio, da quando aveva cercato di distruggere Asgard e
l’Olimpo. Adesso
si era rimesso in riga ed indossava una maglietta nera strappata, jeans
neri
attillati, anch’essi strappati e una bandana che gli copriva
i capelli che
rivaleggiavano con la notte senza stelle.
“Non
lo immagini?” Domandò con un sorrisetto.
“Sto
cercando di aiutarti.”
“È
più facile pensare che l’unico aiuto che mi darai
sarà quello di pugnalarmi alle spalle.” Borbottai,
sospettoso. Non c’era da
fidarsi di uno come lui.
“Oh…
non mi dirai che ce l’hai ancora con me, dopo quel
piccolo intrigo che ha quasi distrutto Asgard, vero?” Chiese
Loki con un tono
fintamente innocente.
Battei
i pugni sul tavolo e mi alzai, ignorando le
occhiate che i mortali mi lanciarono: “Quel tuo
‘piccolo intrigo’, ha ucciso
decine dei miei amici e, per poco, non sono morti anche Annabeth,
Percy, Frank
e Piper! Per quel che mi riguarda, non so cosa mi trattenga da non
infilzarti
sul momento.”
Il
mio sussurro voleva essere minaccioso, ma sapevo che
un Dio non poteva essere spaventato da così poco. Infatti
lui mi regalò un
ghigno freddo e distaccato.
“Puoi
credermi o no, ma sappi che ti posso dare un indizio
importante.”
“Sai
cosa me ne posso fare dei tuoi indizi.” Ed era
quello il problema: non potevo sapere se mi stava dicendo la
verità o no. Loki
è il Dio dell’inganno e solo questo ti mette in
guardia. Non sai mai se quello
che dice è la verità, o solo un altro modo per
fregarti.
“Vedo
che sei ostinato, figlio di Odino… allora ti dirò
tutto in modo che tu capisca. Devi andare a casa loro…
è lì che sono stati
imprigionati Hugin e Mugin. Nel vecchio santuario di tuo
padre.”
Ero
confuso e Loki non mi aiutò di certo mentre spariva
con quello stupido ghigno strafottente che non lo abbandonava mai.
Avrei
voluto picchiarlo, ma, ovviamente, avevo altro a
cui pensare. Hugin e Mugin avevano una casa? Dove? Non vivevano con mio
padre
ad Asgard? Più ci pensavo più non capivo
cos’avesse voluto dire Loki. Dopo
mezz’ora passata a pensare a quel cavolo che Loki aveva
detto, decisi che era
stato solo uno dei suoi stupidi scherzi e mi rimisi a lavoro.
Richiamai
le antiche rune e cercai di nuovo di capire
dove si trovassero i corvi di mio padre. Camminai per tutto il
pomeriggio,
riposandomi solo ogni tanto, sedendomi in alcuni parchi pubblici per
mangiare
un po’ e riprendermi.
Era
una ricerca estenuante, soprattutto perché stava
mettendo a dura prova la mia pazienza. I mostri mi ostacolavano solo
ogni
tanto, ma la cosa non mi sorprendeva: un figlio di Odino tende a farsi
sentire
e i mostri non vedevano l’ora di mangiarmi, ma distruggerli
non mi avvicinava
alla soluzione.
L’unica
cosa che potevo fare era continuare a
camminare.
Era
pomeriggio inoltrato, ormai, quando le cose
iniziarono a migliorare. Il sole, ormai arancione, si era avvicinato
ancora di
più all’orizzonte, segno che la Dea Sol non mi
avrebbe aiutato ancora a lungo.
Stavo per rinunciare per tornare la mattina dopo, quando una delle rune
si
illuminò, avvertendomi che i corvi di mio padre erano
vicini.
“Finalmente!”
Esultai mentalmente, mentre mi mettevo a correre.
Ero
vicino a Westmisters e al ponte omonimo, sulla
parte occidentale del fiume, ma le rune sembravano dirigermi verso
l’altro
lato. Così mi accodai ai pedoni e mi misi a correre,
cercando di non perdere il
contatto.
Avevo
una voglia matta di tornare al campo e riposarmi.
Mentre
spingevo la gente qualcuno mi guardava male.
D’altro canto ero pur sempre un ragazzo diciassettenne senza
l’occhio sinistro,
non ero una bella vista. Io stesso non ero abituato a camminare senza
una parte
della mia vista.
Tuttavia,
nemmeno io potei non notare quello che
accadde poco dopo. In cielo, alla mia destra, Hugin e Mugin stavano
volando (Ma
dai, sono corvi, chi l’avrebbe mai detto!?), tenendo tra gli
artigli due
persone.
Che
ci facevano lì!? E perché avevano rapito due
persone?
La
foschia li stava sicuramente coprendo le loro
azioni, ma anche quella aveva dei limiti e non poteva certo mascherare
un
rapimento. Inoltre c’era qualcosa di strano. Le loro strida
mi arrivavano
appena, ma mi sembrò di intendere dei lamenti, come se loro
stessero cercando
di ribellarsi a qualcosa (O qualcuno).
“Sta
succedendo qualcosa di grosso.”
Pensai, mettendomi a
correre più veloce che potevo.
Gli
inseguii con lo sguardo fino a che non li vidi
abbassarsi sulla Torre di Londra.
Dovevo
immaginarlo: ecco cosa aveva voluto dire Loki! La
Torre di Londra era una sorta di tempio di Odino. Era il luogo dove si
riunivano i suoi animali sacri, i corvi neri, doveva essere quella la
casa di
Hugin e Mugin. dopotutto non avevano più volte mostrato il
loro accento
anglofono? Era ovvio che dovessero trovarsi lì, ma come mai
si portavano dietro
due persone? E perché non tornavano a fare rapporto ad Odino.
Mentre
attraversavo il centro di Londra, le
speculazione mi frullavano in testa come un uragano al pieno della sua
potenza,
tanto che, quando un troll mi incrociò per strada, lo
infilzai con Excalibur
senza nemmeno fermarmi.
Troppi
interrogativi mi assalivano, mentre correvo
verso il London Bridge.
Ero
a metà ponte quando una sirena iniziò a squillare
e
la gente iniziò a correre in tutte le direzioni.
Non
avevo idea di cosa vedessero, ma io vedevo molto
bene un enorme serpente marino che mi attaccava.
“Wow…
che fai, non sai che questa zona è troppo
abitata!?” Chiesi, mentre il suo corpo si abbatteva sul ponte.
Non
era proprio un commento fuori luogo. I serpenti
marini, di solito, non si avventuravano nei fiumi così
spesso, anzi, nelle
città avevano molte difficoltà e di solito
attaccavano i semidei sulla costa.
Quello si era spinto addirittura nel Tamigi, per mangiarmi?
Non
ebbi tempo di darmi una risposta, perché quello
tornò ad attaccarmi, cercando di usarmi come pranzo. Fortuna
che io ero
tutt’altro che commestibile.
Mentre
evitavo il suo attacco notai qualcosa, sulla
fronte: un segno. Ad una prima vista mi sembrò una runa ma
poi, controllando
meglio, mi resi conto che era qualcosa di completamente diverso.
Un
geroglifico.
Non
avevo tempo di pensare cosa ci facesse un
geroglifico egizio sulla fronte di un gigantesco mostro nordico, quando
il
gigantesco mostro nordico in questione, era deciso a trasformarmi nel
suo
prossimo spuntino.
Superai
il parapetto del ponte, mentre le sue fauci
sradicavano un lampione e mi aggrappai ad una delle sue punte dorsali.
Con una
gran fatica, mi arrampicai lungo la sua schiena.
A
quanto pare, alla vista dei mortali doveva sembrare
una sorta di piena improvvisa del fiume e non un mostro di un film
d’azione di
serie B perché nessuno faceva caso al nostro scontro.
Arrivato a pochi metri
dalla testa, però, il serpente dovette essersi reso conto
che ero sulla sua
schiena, perché si immerse, cercando di scrollarmi di dosso.
Mi
venne la nausea.
Una
volta Percy mi disse di essersi immerso nel Hudson
e mi aveva anche raccontato di quanto inquinata fosse l’acqua
di quel posto.
Ora potevo dire che, però, anche il Tamigi aveva la sua
lunga serie di
inquinanti.
Melme,
alghe marce e altra roba che non avevo per nulla
voglia di identificare, mi sfrecciarono accanto, mentre mi arrampicavo,
secondo, dopo secondo, lungo la schiena del serpente immerso, mentre i
miei
polmoni bruciavano, reclamando aria.
Ma
dopo essermi immerso nel Polo Nord, ormai, l’acqua
aveva smesso di farmi paura. Lo zaino era ancora in spalla,
così lo aprii
appena e misi la mano all’interno. Ovviamente, ogni cosa
finì in acqua e fui
certo che un paio di pietre magiche fossero galleggiate via.
Fortunatamente, la
mia mano si strinse intorno all’elsa di Excalibur.
Con
un secco movimento la estrassi totalmente e, prima
che il mostro potesse rendersi lo infilzai alla testa, proprio dove
c’era il
segno, riducendolo ad un cumulo di neve che si disperse nelle correnti
del
fiume.
Con
le mie ultime forze nuotai in superficie, lasciando
che i miei polmoni brucianti ispirassero l’aria.
Non
mi sarei mai abituato a tutti i mostri che dovevo
affrontare per potermi fare una tranquilla passeggiata, ma almeno mi
aveva
portato vicino al mio obbiettivo: il castello che era noto come Torre
di Londra
si ergeva davanti a me.
Sapevo
che, come ogni castello, aveva un fossato,
quindi non mi fu difficile entrarvi, passando da esso. Ormai era solo
un’attrazione turistica, anche se, in passato, era stato una
prigione, ma anche
una fortezza e una residenza reale.
Non
ebbi problemi ad entrare. La saracinesca era chiusa
e sorvegliata da due guardie mortali, ma non il perimetro,
così approfittai di
trovarmi in un punto lontano dagli occhi indiscreti della gente per
evocare i
venti governati da mio padre e mi feci sollevare oltre le mura di cinta
e mi
ritrovai nel cortile interno. Era una zona vuota, calma e piena di
bancarelle
ed espositori chiusi. Non c’era traccia di telecamere o
altro, quindi non ebbi
molti ostacoli.
La
torre era già stata chiusa, quindi non ebbi mortali
tra i piedi. Fu un po’ più difficile,
però, entrare nella parte più
‘interna’.
Infatti, come sospettavo, c’era un incantesimo sui muri della
fortezza che
impediva a chiunque di passare. Non osai volare di nuovo: ero
già stanco e poi
non avevo idea se c’erano altre magie progettate a posta per
evitare attacchi
aerei, ma ipotizzai di sì, cos’ feci
l’unica cosa che mi era rimasta: aprire la
porta principale.
Incredibilmente
la trovai aperta.
Mi
insospettì non poco la cosa, dato che, quando la
guardai, vidi che la serratura era stata sciolta.
Ero
in un ampio salone in pietra, spoglio e spartano.
Anche questo, però, era arricchito da espositori e armature
che servivano ad
intrattenere i turisti. L’oscurità era quasi
completa, se non fosse stato per i
pochi raggi del sole che filtravano dalle finestra anche se, ormai, era
sul
punto di tramontare.
Fu
allora che l’eco di una corsa attirò la mia
attenzione.
Vidi
una porta laterale aperta, oltre la quale si
intravedeva una rampa di scale a chiocciola.
Chiunque
fosse, mi aveva preceduto e, a giudicare dalle
capacità, non poteva essere un semplice mortale.
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[Angolo
dell’autore sclerato e dell’autrice normale]
Salve
gente!
No,
in questa serie, niente Koala e niente Water,
solo io e voi, in questo caso, più precisamente, Lilium che
mi ha aiutato
tantissimo e a cui mando un bacio (Anche se non la amo quanto la mia
amatissima
Water_Wolf).
Ad
ogni modo, lei mi ha dato una mano a stendere
questa storia. Senza il suo aiuto non sarei MAI riuscito a scrivere
nulla,
nemmeno l’inizio. Quindi, faccio io le presentazione: la
storia sarà composta
da quelli che speriamo siano solo sei (Massimo otto capitoli)
metà dal POV di
Alex Dhal e l’altra metà dal POV di Sadie Kane.
La
storia ha vari spoilers (mooooooolto velati)
sulle future storie e su ciò che abbiamo in mente. Tuttavia
non è detto che
rimanga tutto così.
Come
avete potuto notare dalla citazione di Frank e
Piper, Alex avrà modo di conoscere anche loro (Questo non
era uno spoiler,
l’avevamo già detto) e come potete desumere
già da questo capitolo, il nostro
figlio di Odino incontrerà qualcuno di moooooolto importante
:3
A
presto, ragazzi, e recensite!
AxXx