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Autore: Erodiade    20/04/2014    8 recensioni
Alphard ha fili che pizzicano e tirano i gomiti di marionetta, e l’umiliazione scava trucioli di legno nel ventre mentre sobbalza a caviglie slogate.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alphard Black, Tom O. Riddle, Walburga Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Disclaimer: i personaggi di Harry Potter non mi appartengono
Personaggi: Alphard Black, Tom Orvoloson Riddle, Walburga Black
Pairing: Tom/Walburga, Tom/Alphard one-sided
Genere: Dark
Rating: Giallo
Note: Triangolo, One shot
Contesto: Dai Fondatori alla I guerra magica
N.d..A.: stile barocco, simil-poetico e criptico (e con una sovrabbondanza di pronomi possessivi), ne sono cosciente, non scrivo sempre così, haters gonna hate. Alphard è lo zio di Sirius, quello che gli dona i soldi per mantenersi dopo essere scappato di casa e che muore scapolo. Walburga, si sa, è la madre di Sirius, e sposa il suo stesso cugino, Orion Black. Entrambi frequentano Hogwarts negli anni di Riddle – Walburga è un anno più grande di lui. Questa breve shot mostra solo qualche tratto caratteriale dei personaggi coinvolti, qualche scorcio delle loro storie: tutto ciò risiede nel mio headcanon e forse ne parlerò in modo più approfondito in altre ff, ma è uscita così, mentre la versione lunga, elaborata e scritta in modo normale s’è arenata a pagina dieci, con me che imprecavo perché mi stava passando la voglia.






 
Quel confine di tenebra





 
Esiste un confine di tenebra tra l’odio e l’amore – Alphard lo capisce la prima volta che sua sorella guarda Riddle in quel modo.

Tra le ciglia le sue iridi scintillano come scaglie di ghiaccio sporco, tra le labbra il perla dei denti si mostra appena, una smorfia quasi sia felice e abbia timore che la felicità le venga sottratta con la forza, strappata dal petto e annegata in fondo ad uno stagno.

Come Ofelia, pensa Alphard, Ofelia che è impazzita per amore.

Riddle è abile, entra nella tua mente e i tuoi pensieri si modellano in sinfonia tra le sue dita; cambia il tuo destino sussurrandoti all’orecchio la sua musica. Riddle è maestro d’inganni tessuti con discrezione, di sorrisi freddi d’artico e ombre d’enigma negli occhi – buio senza luce, mistero senza tracce, e la linea sottile dell’odio si fonde con l’amore sulla curva del collo.

Alphard lo sa perché Alphard lo osserva da anni.

Lo ricorda bambino, guance d’avorio e niente emozioni, mentre estrae magie dalla bacchetta pallida d’ossa; lo ricorda camminare ritto tra i sibili di ‘Mezzosangue’ dagli angoli di pietra umida; ricorda la propria mano tesa in amicizia, pietà nei palmi, e il suo sguardo che gli ghiaccia il cuore prima del battito aritmico – Riddle lo odia quell’unica volta, e poi mai più.

Ormai Riddle non ha attenzione per le pupille di Alphard fisse alla sua schiena, lui nel suo cono di luce perenne, lui nella sua intima tenebra. Forse Alphard gli è invisibile, forse solo non gli importa.

Non gli importa, e il rifiuto sbrana la carne sino all’anima.

Sua sorella, però, lei la guarda. Walburga ha capelli che paiono intessuti di seta corvina, e guance di rosa in boccio, e parole affilate come lame da configgere nette nell’aorta che pulsa. Walburga è pura e torbida, stelo crivellato di spine per l’incauto, ma Riddle è abile, ti entra nella mente, ti sussurra all’orecchio la sua formula.

La studia seduta a contemplare il suo riflesso d’Ofelia, mani esperte che liberano i capelli e l’onda corvina a cascata sulle spalle.

“Lo conosco, è un demonio.”

“È l’Erede di Salazar con cui avrò figli di nobile stirpe.”

Walburga non ha più disprezzo per il suo cognome indegno, solo quella smorfia dal sapore felice, e Alphard sente l’odio e l’amore stridere insieme e raschiargli lo sterno sino al miocardio, Alphard sente l’odio e l’amore collidere e annientargli il senno quando spia i due amanti ammantato di notte mentre si rubano il sonno nei baci.

Il sisma delle emozioni lo perseguita, striscia di fianco a lui come il suo riflesso allo specchio e gli ricorda che Riddle non è quel che sembra, che è enigma e maestro d’inganni, e che Walburga è solo una vittima da proteggere, sangue del suo sangue.

“Le uova di Acromantula sono illegali,” allontana lo sguardo traditore.

“Ma tutti noi desideriamo la felicità per i nostri cari” minaccia Riddle al calar del sole.

L’onore della famiglia è sempre al primo posto, gli ha insegnato Pollux, Toujours Pur – il destino delle prede di Riddle non lo riguarda.

“Abbiamo un accordo,” e un sorriso cupo gli danza sul volto, ladro d’ombre, Signore di crepuscoli.

Se solo lo sfiorasse, pensa Alphard, se solo lo sfiorasse – ma fugge come davanti a un demone.

Non permettere che intuisca, non permettere che scorga la tua debolezza o la tua vita sarà uno stillicidio lento, ironia della sorte e crudele dolcezza.

Lui prova a spiegarle il timore, a mitigare la colpa, perché Riddle ti pianta i canini nel polso iniettando veleno, ti sibila promesse intrecciando corone di fiori e bugie.

“Non riuscirai a separarci” soffia lei, fiamma d’amore malato che brucia feroce in iridi azzurre, determinazione che odora d’incendio.

Alphard non può accettare quel sentimento che le vede ardere dentro, l’odio per sé che è suo fratello, la speranza vergine di un matrimonio in bianco, e sua sorella è così giovane, solo una vittima, sangue del proprio sangue – vorrebbe essere lui stesso a trafiggerla di spilli dal collo al pube.

“Dovresti ringraziarmi, sono gentile” sussurra Riddle la sera, nella serra deserta. “Sarò gentile finché mi dimostrerai la tua utilità.”

Alphard ha fili che pizzicano e tirano i gomiti di marionetta, e l’umiliazione scava trucioli di legno nel ventre mentre sobbalza a caviglie slogate. Si vede oscillare su una lastra di ghiaccio troppo sottile, precipitare in una tomba traslucida che lo imprigiona appena tenta d’infrangerla – s’immagina già ad annegare in anossia, l’ultimo respiro un risucchio di gelo nei polmoni.

“Io so la verità” ride lei dieci volte più bella, mille volte più spietata.

La mano le scende secca sulla guancia, il bianco s’arrossa – subito percepisce lo schianto della maledizione spezzargli le costole, la nebbia offuscargli il cervello.

“Non oserai mai più colpirmi!”

La comprensione scricchiola nel torace: lei non l’ha mai amato come un fratello, era solo quel legame di sangue ad unirli e a farli rivali, confine di tenebra tra odio ed amore, e Walburga non merita la sua indulgenza – il giorno dopo non compra il concime per Mandragole, quello seguente non dona al guardiacaccia i sacchi di grano per i galli, e prova il brivido del rischio nel disattendere agli ordini di Riddle, il brivido dell’orgoglio a riappropriarsi della dignità perduta.

La sera, il suo sguardo addosso gli perfora la nuca e lo scioglie in un tremito di gioia e terrore.

Comunque vada, non ferirà me, si consola pieno di vergogna.

Comunque vada, mi sta guardando, si sorride in segreto.

Ma Alphard ha un animo fragile quando si tratta d’affetti, e la vendetta non gli squassa lo spirito in una risata.

“In quanti sanno?” infrange il silenzio Walburga con gote rigate di lacrime secche.

Tace, nessuna esultanza, perché sarebbe crudele offrirle carità in menzogne, mormorarle che qualcuno la vorrà anche così, anche adesso che è non è più un’Ofelia bianca di giglio ma solo un’Ofelia con alghe nei capelli e ninfee accanto al viso cadavere.

Lo scarto di un Mezzosangue, commenta Druella col suo ghigno d’arpia.

“Almeno è stato gentile?”

Giorno dopo giorno la osserva mutare, viola sotto un paio d’occhi spenti, capelli da Medusa, abiti lunghi a celare lividi e sogni infranti.

Alphard impara ad intonare malocchi in aramaico, strappa fegato e cervella a un capriolo e ruba un capello di Riddle dal suo giaciglio, scopre la formula dei riti di morte da salmodiarsi nelle notti di luna nuova – ma infine lo atterra in quel bagno dai lavandini sbreccati e i rubinetti che scandiscono il tempo in gocce solenni.

“Sapevi sarebbe successo, ma non mi hai fermato” insinua lui piano, sguardo di sangue e ossidiana tra una corolla di ciglia socchiuse. “Non riversarmi le tue colpe addosso, Alphard, e ricorda che conosco di te molto più di quanto vuoi rivelare.”

Riddle ha solo sedici anni, si dice – ma ha le sue iridi d’enigma conficcate dentro, a scavargli solchi rossi di carne nelle guance, e le sue dita candide di neve gli infiammano la pelle al solo tocco mentre l’odio batte sulle tempie come mal d’amore.

“Non agirai contro di me” comanda, e non c’è nessun bacio, solo un contatto di labbra accostate abbastanza da sentirne il tepore, da assaggiarne il sapore, il suo odore che stordisce come un anatema.

Alphard brama di stringerlo anche se è indegno di portare il nome dei suoi avi, desidera stringerlo anche se dovrebbe maledirlo di schianto e goderne – invece il distacco lo coglie straziato, abbandono che duole patetico e disprezzo a rivoltargli lo stomaco.

“Abbiamo un accordo” gli ricorda Riddle circondato dal mistero, lo spicchio di un sorriso nella sua direzione.

Alphard non desidera uno stillicidio lento, per farla finita; la morte la vorrebbe veloce e indolore, un aneurisma, una luce verde, vorrebbe strapparsi le emozioni dal petto e scucirsi la propria ombra dalla schiena, ma il suo carnefice è incapace di rimorso, scandisce coi passi il ritmo del suo cuore.

In fondo, pensa, l’ha sempre saputo: Riddle è tranello e tenebra e nessuno scrupolo, e se ti sussurra la sua sinfonia all’orecchio, non potrai più farne a meno.

Walburga ha solo avuto ciò che si merita.




 
  • lo ricorda camminare ritto tra i sibili di ‘Mezzosangue’ dagli angoli di pietra umida > Riddle è un Mezzosangue (Halfblood) cresciuto in un orfanotrofio Babbano, avrà dovuto sudarsi il soggiorno a Serpeverde.
  • Il giorno dopo non compra il concime per le Mandragole, quello seguente non dona al guardiacaccia i sacchi di grano per i galli, e prova il brivido del rischio nel disattendere agli ordini di Riddle > quinto anno di Riddle a Hogwarts; seduce Walburga solo per tenere in pugno Alphard e fargli fare il lavoro sporco per lui: avvelenare concime per Mandragole, donare sacchi di grano preventivamente avvelenati al guardiacaccia, e anche procurarsi un uovo di Acromantula da dare a Hagrid con l’idea d’incastrarlo. L’ultima è una licenza larga, nei libri Hagrid trova da solo le uova e Riddle pensa giusto all’ultimo d’incolpare lui.
  • non le mormora dolcemente che qualcuno la vorrà anche così, anche adesso che è non è più un’Ofelia bianca di giglio ma solo un’Ofelia con alghe nei capelli e ninfee accanto al viso cadavere > le streghe di nobili Casate vanno illibate all’altare. La voce di una relazione segreta tra Walburga e Riddle si sparge facilmente al castello, e anche ammettendo che Riddle non abbia rapporti sessuali con lei (uno solo, in effetti, e poco piacevole), la ragazza viene compromessa dal fatto che lui non le chieda la mano. Walburga s’illude che Tom voglia sposarla per via del suo cognome: è una Black, una Purosangue, e chiunque al posto di Tom l’avrebbe portata all’altare, considerando il suo sangue e le sue ricchezze… è un ragionamento logico, solo che Tom non ha mai avuto intenzione di sposarsi né di generare eredi.
 
   
 
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