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Autore: Jay_Myler    24/04/2014    2 recensioni
La Principessa Gommarosa sta lavorando ad un progetto per una macchina del tempo, per la seconda volta, ma questa volta pensa di aver trovato u n metodo più sicuro per poter viaggiare nel tempo; ma come per la prima volta, sarà scatenato un tremendo guaio che fa tremare tutta la terra di OOO. In tre onde d’urto temporali i vari protagonisti vengono scambiati di linea temporale con i protagonisti della fan fiction di re ghiaccio, che in realtà esistono in un’altra linea temporale. Gommarosa riuscirà a ristabilire il giusto flusso del tempo e riportare ogni abitante nel proprio mondo?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fionna, Gommorosa/Gumball, Marceline, Marshall Lee
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Adventure time... portami via!'
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«’Cidenti perché non va questa casseruola?» La principessa Gommarosa non era di certo una principessa come le altre, aveva quel qualcosa in più che la costringeva a spingersi sempre più in avanti, in nome dell’amore che aveva per la sua adorata scienza. Ah, quanto tempo dedicava alla scienza, fin troppo! Questo non le impediva di governare su Dolcelandia come una brava sovrana, ma le precludeva ogni occasione di uscire con qualche principe o qualche eroe magari… ma per lei queste erano solo sciocchezze romantiche che non la riguardavano affatto; questa era la sua gioventù e la sua unica amante sarebbe stata la scienza, la matematica, la fisica a qualsiasi cosa non respirasse o facesse cadere le sue diavolerie scientifiche in terra. Quante volte in tutti quegli anni, Maggior Menta le aveva intimato di frequentare qualche bel principe, ma niente, non ne aveva voluto sapere; per non parlare del povero Finn, il suo temerario eroe… quanto tempo aveva speso – inutilmente –nello sperare anche solo di essere guardato dalla principessa caramellosa.
Gommarosa diede un altro calcio a quell’ammasso di ferro davanti a lei, con una forma apparentemente sferica, esasperata ormai dai continui fallimenti; poco tempo prima si era trovata a costruire una deliziosa macchina del tempo, che permetteva di tornare indietro di qualche minuto, ma grazie a Jake, si erano trovati solo in un gran casotto. Così era decisa, adesso, a tentare un nuovo approccio, ricordandosi della macchina con la quale erano tornati Finn e Jake quando erano intrappolati nel futuro, una macchina che aveva progettato lei stessa, ma che ovviamente, allo stesso tempo, non aveva ancora progettato. Ora si era posta questa sfida, riuscire a ricostruire quella dannatissima macchina sferica, che funzionasse decentemente e che attraversasse le epoche. Dopo di che l’avrebbe segregata ed usata solo in caso di estrema necessità.
«Eureka!» esclamò la principessa, correndo alla lavagna sulla quale erano segnati strane cifre e simboli.
«Cambiando questo… e quest’altro… ma certo! Devo influire sulle linee temporali per viaggiare correttamente attraverso il tempo, non sui flussi! I flussi sono instabili, le linee precise e marcate.» Senza indugiare un altro secondo di più tornò a lavorare sulla sua macchina.
Dopo quindici instancabili ore di lavoro, finalmente aveva finito; si affacciò alla finestra, era una notte serena e tranquilla, di un curioso color viola e le nuvole sembrano fatte di zucchero filato. Avrebbe desiderato più di qualunque altra cosa provare la sua nuova invenzione, ma era così stanca… ma la scienza non poteva aspettare, una scoperta così sensazionale andava provata seduta stante!
Le palpebre iniziavano lentamente a caderle, chiudendole gli occhi un po’ alla volta.
«Sveglia!» intimò la ragazza, scoccandosi un rumoroso schiaffo sulla guancia di gomma.
«Magari giusto un bicchiere di latte e poi di nuovo al lavoro.»
La principessa Gommarosa sapeva benissimo cosa significava per lei un bicchiere di latte; era il traghetto che la trasportava sulla sponda del sonno profondo, il passepartout della nanna.
Doveva resistere… per la scienza!
Si girò verso la porta e lo sconfinato laboratorio si estendeva nell’oscurità più totale; da quanto lavorava al buio? Il lavoro l’aveva assorta al tal punto che la sola luce del suo caschetto le era bastata per non farle accorgere del black out che incombeva; affacciandosi nuovamente alla finestra notò che tutto quel bagliore proveniva solamente dal singolare cielo stellato violaceo e che l’intera Dolcelandia era piombata nel buio più assoluto. Si era aspettata caos e piccoli Dolcibotti impauriti, urlanti, scappare a destra e a manca, ma a quell’ora, nel pieno del sonno, nessuno si sarebbe mai accorto della mancanza di corrente. Questa era un’emergenza? Avrebbe dovuto chiamare Finn? Ma no, alla fine era solo uno stupido black out notturno, si sarebbero occupati della cosa la mattina seguente, chi mai avrebbe rimpianto la luce nel mondo dei sogni? Constatato ciò, la ragazza prese la decisione di unirsi alla stragrande maggioranza della sua popolazione e regalarsi una regale dormita sul suo altrettanto regale e morbido letto a baldacchino. La sua camera si trovava tre piani sopra dal suo laboratorio… ci sarebbe riuscita ad arrivare senza luce?
«Conosco il mio palazzo come le mie tasche!» si disse la ragazza in tono incoraggiante. «Non devo aver paura di nulla in un castello zuccheroso in questa città piena di docletti coccolosi… che più di una volta sono diventati degli spietati zombi… o sono stati attaccati da lupi mannari e pazzi, e da re Ghiaccio… Forza Gommarosa, puoi farcela, è solo mancanza di luce, puoi affrontarla.» disse con decisione.
HIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII….
Gommarosa scattò sull’attenti; si girò furtivamente cercando di fare meno rumore possibile.
…IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII…
Doveva essere la porta… era di certo la porta, quella dannata porta scricchiolava sempre quando la si apriva, ma chi a quell’ora sarebbe voluto entrare nel suo laboratorio? Lentamente continuava a girare il busto, convinta che sarebbe riuscita a scoprire qualcosa senza farsi scorgere nell’oscurità dove si trovava.
…IIIIIIIIIIIIIIIIII….
Piano… doveva fare piano… girarsi con cautela…
....IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII SBAM!
La porta che si era aperta a metà si chiuse tutto d’un tratto, seguito da una rumorosa botta che fece tremare le pareti.
«C-c-chi c’è?» chiese titubante, scostandosi i capelli che le erano caduti sul viso, quando era sobbalzata dallo spavento.
Hiiissss…
«Vento Gommarosa, è soltanto vento.» iniziò a ripetere in una sorta di preghiera portandosi la mano sul cuore, per concedersi un attimo di tregua dalla paura che le stava facendo galoppare il cuore.
Hiiiisss…
«Vento insistente…» continuò a dirsi la ragazza.
Hiiiisssss…
Sarà solo vento? Si domandò in un attimo di puro terrore irrazionale.
«Ragiona Gommetta… è solo… AAARGH!»
Un lampo di luce improvvisa le illuminò il viso a tradimento, facendole lacrimare gli occhi… una luce rossa come un rubino… rossa come il sangue.  
 
 
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