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Autore: AryYuna    24/04/2014    2 recensioni
[SPOILER NONA SERIE]
Ambientata da qualche parte dopo la 9x17 (e scritta PRIMA della 9x18).
Dean sapeva che c’erano delle conseguenze. Le aveva provate sulla sua pelle. Ma avrebbe accettato comunque.
Hurt/comfort
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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   Un enooooorme grazie a Teacup per il suo meraviglioso commento.
   Secondo e ultimo capitolo. Hurt/comfort in arrivo! Vi rimando alla fine per le mie solite note chilometriche. Enjoy!

   La versione inglese è qui.


   Sam ridusse il tragitto di un’ora a poco più di quaranta minuti, pur avendo passato metà percorso a sbirciare nello specchietto retrovisore chiamando il nome di suo fratello per cercare di svegliarlo - e, dannazione, la scena somigliava troppo a quella di otto anni prima per rassicurarlo. Pensò che forse era il caso di portare Dean in ospedale, ma decise che avrebbe lasciato che se ne occupasse Cas. Restava solo da vedere quanto ci avrebbe messo l’angelo ad arrivare ora che non poteva più teletrasportarsi.
   Fu immensamente sollevato quando lo scorse in piedi accanto all’entrata nascosta del bunker. Scese dall’auto per aprire la porta d’ingresso.
   « Hai fatto presto » disse sorpreso facendo scivolare la chiave nel suo alloggiamento.
   « Ho chiesto ad un amico di accompagnarmi nelle vicinanze » rispose l’angelo. « Dean? »
   Sam sospirò.
   « È in macchina. È… Non riesco a svegliarlo ».
   Cas aggrottò la fronte, ma non disse nulla.
   Sam aprì la porta del bunker e tornò all’Impala per prendere Dean. Non chiese a Castiel di aiutarlo, anche se l’angelo avrebbe potuto portare Dean in braccio senza alcuna fatica nonostante le scale: non avrebbe lasciato che nessuno lo toccasse mentre era vulnerabile, nemmeno il suo angelo custode - il che era stupido da qualsiasi angolo guardasse la cosa, ma Cas rispettò la sua decisione e si limitò a tenersi vicino in caso di bisogno.
   Sam portò Dean nella sua stanza e lo stese con gentilezza sul letto. Dean non si svegliò.
   « Cos’è successo? » chiese Cas avvicinandosi all’uomo privo di sensi.
   « Eravamo a caccia. Demoni. Ci siamo divisi, ma era una trappola. Non so cosa sia successo: quando sono arrivato, c’erano tre demoni… e sono crollati a terra morti. E lui… è svenuto. Non sono riuscito a svegliarlo ».
   Cas toccò la fronte del maggiore dei Winchester con due dita preparandosi ad usare i suoi poteri angelici, ma dopo poco aggrottò le sopracciglia, confuso.
   « Non ci riesco ».
   « Cosa? Perché? »
   « C’è qualcosa che mi blocca » rispose l’angelo. « È… »
   Castiel si interruppe improvvisamente, ritraendo la mano come se si fosse scottato, gli occhi spalancati, inorridito.
   « Cas? Che cosa… » iniziò Sam, ma l’angelo non lo sentì. Teneva lo sguardo fisso su Dean, spaventato - disgustato?
   « Che cosa hai fatto? » sussurrò.
   Sam sentì di nuovo quella sensazione di gelo crescere dentro di lui. Voleva chiedere di nuovo, ma non riusciva a trovare la voce.
   Castiel sospirò, chiuse gli occhi, le spalle gli si incurvarono.
   « Porta il Marchio del Primo Assassino » disse senza smettere di guardare Dean, negli occhi una tristezza infinita.
   « Il Marchio… Il Marchio di Caino? È di quello che parli? » chiese Sam cercando di capire. Quando Dean gliene aveva parlato, nella stanza di ospedale di Garth, era rimasto talmente sconvolto dal fatto che non avesse cercato di nasconderlo, di mentire ancora, che non era riuscito a chiedergli nulla prima che la sparizione di Garth occupasse i suoi pensieri. Una volta tornati al bunker aveva fatto delle ricerche, ovviamente: aveva cercato tra i libri degli Uomini di Lettere e su internet, era persino andato in biblioteca per essere certo di non aver lasciato nulla di intentato, ma da nessuna parte aveva trovato gli effetti del Marchio.
   Ma poi avevano trovato la Prima Lama e Dean aveva ucciso Magnus. Sam non avrebbe mai dimenticato lo sguardo di suo fratello mentre stringeva l’arma tra le mani: era troppo simile a quello che troppe volte aveva ritrovato nello specchio cinque anni prima, quando il potere del sangue di Ruby lo consumava dall’interno.
   Sam aveva avuto paura. E ad ogni parola con cui aveva cercato di richiamare l’attenzione di Dean, ad ogni parola che Dean non aveva sentito, la paura era aumentata.
   E ora la reazione di Castiel non era d’aiuto.
   « Tu… lo sapevi? » fu la risposta dell’angelo, che sollevò finalmente lo sguardo sul minore dei Winchester, confuso.
   « È una lunga storia: Dean mi ha detto di aver incontrato Caino. Che grazie al Marchio può usare la Prima Lama e con essa uccidere Abaddon ».
   Castiel sembrò ancora più inorridito.
   « Ha incontrato il Primo Assassino? » L’angelo scosse la testa.
   « Cas… » iniziò Sam, frustrato. Castiel si voltò verso Dean, ancora privo di sensi. Gli toccò la fronte.
   « La febbre sta salendo » disse. « Il Marchio mi impedisce di aiutarlo, blocca i miei poteri ».
   Sam distolse lo sguardo passandosi una mano tra i capelli. Annuì e lasciò la stanza per andare a prendere dell’acqua fredda e una pezza con cui tenere la febbre sotto controllo finché non fossero riusciti a svegliare Dean e dargli un’aspirina o qualcosa del genere.
   Ammesso che un’aspirina faccia qualche effetto.
   « Perché non si sveglia? Cosa gli è successo? » chiese tornando in camera di Dean. Posò il bacile sul comodino e bagnò la pezza per posarla sulla fronte del fratello. Sentì un nodo crescergli nel petto nel vederlo pallido e immobile.
   « Il Marchio lo ha protetto dai demoni che cercavano di ucciderlo ».
   « “Chiunque ucciderà Caino sarà punito sette volte tanto”. La Bibbia dice “uccidere”… »
   « La versione della Bibbia è errata, modificata nei secoli a causa delle traduzioni da una lingua all’altra e delle interpretazioni degli uomini » rispose Castiel.
   Osservarono in silenzio Dean. Sam gli tolse il fazzoletto dalla fronte per bagnarlo nuovamente.
   « Tu sai cos’è successo? »
   Castiel rifletté per qualche secondo.
   « La versione che ti darò è incompleta, perché solo gli arcangeli sanno veramente cosa è accaduto » disse infine. « Ciò che so è che Caino fu sedotto da Lucifero. Uccise suo fratello Abele, e quell’atto di odio distrusse irrimediabilmente la sua anima, trasformandolo in un demone. Lucifero lo marchiò, gli donò l’immortalità e lo mise a capo dei suoi demoni, con il compito di addestrarli. Così nacquero i Cavalieri dell’Inferno. La leggenda racconta che vi fu uno scontro tra gli arcangeli e i Cavalieri, in cui questi ultimi furono sterminati. Almeno, così credevamo » disse.
   Sam annuì. Collimava con ciò che aveva detto loro Henry l’anno prima.
   « Quindi… il Marchio rende immortali? » chiese.
   « Il Marchio aveva il compito di proteggere Caino. “Chiunque cercherà di uccidere Caino subirà la punizione sette volte” sarebbe più corretto ».
   Non aveva senso: da quando Dean aveva il Marchio, aveva rischiato di morire più volte - aveva lottato contro licantropi, pishtaco, demoni, esseri umani… e mai una volta il Marchio si era attivato.
   « Perché solo ora? Non è la prima volta che si trova in pericolo da quando ce l’ha ».
   « Ma è sopravvissuto ogni volta ».
   « Sì, beh, è riuscito a difendersi, o c’ero io con lui… » rispose Sam confuso.
   Castiel annuì.
   « Esatto: non era necessario che il Marchio si palesasse. Ma stavolta hai detto che era solo e in svantaggio. Sarebbe morto senza di esso ».
   Sam deglutì tornando a guardare il fratello ancora privo di sensi. « Ma allora cosa gli è successo? Perché è svenuto? » chiese. Era quella la parte che gli interessava davvero, tutto il resto sarebbe venuto dopo. Quando avevano incontrato Magnus e Dean aveva usato la Prima Lama, Sam aveva pensato che l’arma fosse pericolosa per chi la usava. Ora iniziava a pensare che anche il Marchio da solo non scherzasse.
   Perché non fai mai niente a metà, vero, Dean?
   « Lucifero diede a Caino un potere enorme, ma ad un prezzo: il Marchio lo avrebbe protetto, distruggendo chiunque avesse cercato di fargli del male, ma avrebbe assorbito l’energia necessaria da lui ». Fece una pausa e sospirò, osservando Sam che ancora una volta bagnava la pezza per rinfrescarla e rimetterla poi sulla fronte pallida di Dean. « Ma Caino era un demone, lo era diventato nel momento in cui aveva ucciso Abele. Dean è un uomo ».
   Debole. Fragile.
   « Cosa possiamo fare? »
   L’angelo scosse la testa, allontanandosi dal letto e fermandosi accanto al muro su cui Dean aveva esposto i suoi fucili.
   « Attendere. La mia grazia non riesce a superare la barriera imposta dal Marchio, per cui starà a lui » disse solennemente.
   Sam chiuse gli occhi, sedendo sul bordo del letto e sfiorando con la mano il viso del fratello. Castiel lo guardò. Con Sam non aveva lo stesso legame che aveva con Dean ed era certamente meno rilassato - meno umano - ma lo conosceva da abbastanza tempo da tenere anche a lui e da capire che qualcosa lo turbava.
   « Cosa è successo? » chiese.
   « Che intendi? Ti ho già detto cos’è successo ».
   « Non coi demoni. Perché Dean porta il Marchio? Hai detto che ha incontrato Caino. Che ti ha detto di averlo incontrato. È successo dopo quella notte, quando eravate ancora divisi? » Sam annuì, ma non elaborò oltre. « Sam » insistette Cas.
   Il giovane sospirò.
   « Mi ha detto di aver seguito Crowley » disse e si fermò, aspettando la reazione di Castiel.
   « Crowley? Ha lavorato con Crowley? » ripeté l’angelo.
   Visto, Dean? Non sono l’unico a cui non è piaciuta questa cosa.
   « Abbiamo lo scopo comune di eliminare Abaddon. Crowley è un pesce piccolo, a paragone, e il suo turno verrà dopo » rispose Sam, ed era un giuramento.
   « Come sono arrivati a Caino? »
   « Non ne ho idea. Non abbiamo … parlato molto, da quando abbiamo ripreso a lavorare insieme ».
   Castiel capì cosa stava dicendo per davvero Sam.
   « Non lo hai ancora perdonato » disse, e non era una domanda.
   Sam non rispose. Tolse il fazzoletto dalla fronte del fratello e lo immerse nella bacinella d’acqua fredda.
   « Ha sbagliato, ma lo ha fatto per la ragione giusta » continuò l’angelo guardandolo rimettere il fazzoletto bagnato sulla fronte di Dean.
   Oh, no, non avremo questa conversazione.
   Sam fece spallucce, ma Castiel non lasciò perdere.
   « Sam. Tu sai perché lo ha fatto ».
   Il giovane continuò a non rispondere. Cas attese pazientemente. Passarono lunghi minuti, e alla fine Sam cedette.
   « Lo so. E non era la cosa giusta da fare » rispose.
   « Saresti morto ».
   « Ero pronto a morire ».
   « Non dici sul serio ».
   Sam si alzò di scatto e si voltò verso l’angelo.
   « Ah, no? E tu cosa ne sai? Non credi che io abbia dato abbastanza, tutta la vita? Non credi che io meriti di… di riposarmi, finalmente? » chiese con veemenza.
   Castiel gli rivolse uno sguardo carico di tristezza.
   « Meriti di non dover più lottare. Meriti di non dover più sacrificare te stesso » rispose. « Ma lo merita anche lui ».
   Sam fece un gesto impaziente.
   « Lo so. E vorrei tanto che avesse tutto questo e molto di più, ma non… » Sospirò per calmarsi. « Non così. Non continuando a tenermi legato a lui, a legare se stesso a me ».
   « Non è lui a tenervi legati » disse Cas. « Sam, come ha fatto Dean a far entrare Gadreel nel tuo corpo? Serviva il tuo consenso » disse senza apparente soluzione di continuità.
   Sam sbuffò.
   « Mi ha ingannato. È apparso nel mio… sogno, o quello che era, e mi ha fatto dire di sì ».
   « E qual era la domanda? » insistette gentilmente l’angelo. Sam lo guardò confuso. « Non basta una qualsiasi domanda a cui la risposta sia sì perché un angelo entri nel suo tramite. Qual era la domanda, Sam? »
   « Devi lottare! Posso risolvere tutto, ok? Ma non se mi escludi » aveva detto Dean, la disperazione nello sguardo. Poi si era girato verso Morte « Non è il suo momento! »
   « Questo sta a Sam deciderlo ».
   « Sam, ascoltami » suo fratello era tornato a rivolgersi a lui. « Ti ho fatto una promessa, in quella chiesa: io e te, qualsiasi cosa accada. Beh, questo rientra nel “qualsiasi cosa”. Ma devi lasciarmi entrare. Devi lasciare che io ti aiuti. Non esisto se non esisti tu ».
   Sam aveva guardato Morte, poi aveva riportato lo sguardo su Dean.
   « Cosa devo fare? »
   « È un sì? »

   « Mi ha chiesto se volevo lottare » rispose Sam con un filo di voce.
   Castiel sorrise.
   « Ti ha ingannato, è vero - non avresti mai dato il tuo consenso a un angelo, mentre a tuo fratello sì - ma… tu hai scelto di vivere, Sam. Hai scelto Dean invece della morte. Tu e tuo fratello vi siete scelti a vicenda, ancora e ancora ». Sam guardò suo fratello, ma non parlò. « Non ti dirò di perdonarlo, perché non è mio compito. Ma ti dirò cerca di capirlo ».
   Il fazzoletto bagnato era di nuovo caldo; la febbre continuava a salire.
   Sam non rispose alle parole di Castiel, si alzò e andò a prendere il kit del pronto soccorso che tenevano in bagno. Ne tirò fuori il termometro e lo premette delicatamente nell’orecchio del fratello, quasi aspettandosi che questo si lamentasse del suo giocare all’infermiera, ma Dean non parlò. Non si mosse nemmeno. Era ancora pallido, le lentiggini più visibili che mai, le guance arrossate dalla febbre. Il termometro diede un bip; il display segnava trentanove gradi e mezzo.
   Sam si accigliò. Una pezza bagnata in fronte iniziava ad essere del tutto inutile. Rimosse le scarpe di Dean e gli sfilò delicatamente il giubbino e camicia, maneggiando il fratello come un’enorme bambola di pezza. Sul braccio destro, di un rosso vivo come se fosse illuminato dall’interno, il Marchio di Caino. Castiel si irrigidì, stringendo i pugni. Sam chiuse gli occhi per un momento. Rovistò poi nel kit di pronto soccorso alla ricerca degli impacchi freddi.
   « Se la febbre continua a salire dovremo portarlo in ospedale » disse ed era per metà una domanda: servirà a qualcosa?
   Castiel distolse lo sguardo dal Marchio e sospirò.
   « Non so quanta energia abbia assorbito il Marchio. Ma so che Dean è forte » rispose, e Sam si sentì irritato. Sì, Dean era forte. Ma per una volta sarebbe stato bello se non avesse dovuto esserlo, se non avesse dovuto lottare. « Sam ». Castiel lo fissò con gli occhi troppo blu di Jimmy Novak. « Quando si sveglierà, dovrai parlargli. Il Marchio non agisce solo sul suo corpo, ma anche sulla sua mente. È il Marchio di Lucifero. Non lasciarglielo portare da solo ».
   Sam dovette abbassare lo sguardo, applicando le compresse fredde nei punti indicati sulla confezione - dietro al collo, sotto le ascelle - sperando che facessero effetto: non voleva pensare a cosa sarebbe successo se non fossero riusciti ad abbassare la febbre.
   La verità era che lui capiva perfettamente Dean e la sua paura di perdere la sua famiglia. Quella notte a Lawrence, ancora bambino, aveva perso ogni stabilità, aveva visto suo padre cambiare in un uomo duro e cupo e si era visto affidare la vita di un fratellino appena nato che non avrebbe mai conosciuto i suoi genitori: la sua vita era stata indissolubilmente legata a quella di Sam, quella notte, e il nodo era stato stretto sempre di più negli anni, da John, da Dean - da Sam stesso.
   “Il rapporto che hai con tuo fratello è pericolosamente codipendente” aveva detto il dottor Fuller quattro anni prima. Ed era vero, il loro rapporto non era sano, dipendevano l’uno dall’altro in modo ben diverso da due fratelli normali. Sam aveva cercato più volte di riparare, rendendosi conto che la codipendenza - come l’aveva definita Fuller - era tutt’altro che benefica, aveva cercato di spingere suo fratello ad allontanarsi dalla caccia, a costruirsi una vita con la donna che amava e il bambino che sentiva come suo; aveva cercato di lasciarlo libero, allontanandosi. Ma Dean era tornato sempre da lui, anche quando Sam aveva sbagliato, anche quando una persona normale avrebbe perso la fiducia e si sarebbe abbandonata alla rabbia.
   “Non osare pensare che ci sia nulla, passato o presente, che io metterei prima di te! Non è mai stato così, mai!”. “Non esisto se non esisti tu”.
   Sam lo aveva accusato di essere egoista, di avere bisogno di lui accanto perché aveva paura di restare solo. Ed era vero, Sam lo sapeva, Dean lo sapeva. Ma era falso, e Sam sapeva anche questo.
   Dean aveva sempre messo suo fratello davanti a tutto, anche - soprattutto - a se stesso: aveva scelto Sam invece del padre, invece di Lisa e Ben, invece di Benny. Aveva dato la sua anima per lui. Sam era il suo scopo e il suo fondamento, il centro del suo mondo.
   Dean poteva morire, ma Sam no: se fosse morto Sam, Dean lo avrebbe seguito, perché semplicemente il mondo si sarebbe fermato per lui, sarebbe svanito.
   “Voglio che tu abbia una vita, che diventi un Uomo di Lettere o quello che ti pare. Te con una moglie e dei figli e dei nipoti, che vivi fino a che sarai grasso e pelato e divorerai Viagra: questo è il mio finale perfetto; ed è l’unico che avrò”.
   Era sbagliato, malato. Ma non si possono cancellare trent’anni di condizionamento, e Sam lo sapeva, lo aveva visto ogni giorno della sua vita. Continuava a vederlo anche ora: Dean aveva smesso di chiamarlo “Sammy”, di dare per scontato che volesse partecipare ad una caccia, di proporgli di guardare un film insieme, di mentirgli o nascondergli le cose… ma non aveva smesso di prendersi cura di lui - anche se in silenzio, senza sorridere. Era entrato per primo nel capannone perché non sapevano cosa aspettarsi al di là della porta, aveva dato a Sam l’arma con cui avrebbe corso meno rischi quando si erano divisi.
   Sam avrebbe voluto che capisse che poteva smettere, che lui ormai era un uomo adulto in grado di prendersi cura di se stesso da solo. Ma era come chiedere ad una madre di smettere di preoccuparsi quando il figlio torna tardi dopo essere uscito con gli amici.
   Toccò la fronte del fratello e la sentì ancora calda - e asciutta. Non sapeva molto di medicina, ma John aveva provveduto a dare ai suoi figli i rudimenti di pronto soccorso necessari a sopravvivere nel loro lavoro, come lui li aveva ricevuti quando si era arruolato, ed erano sufficienti a sapere che l’assenza di sudore non era un buon segno.
   Castiel aveva lasciato la stanza poco prima senza che lui se ne accorgesse, e tornò in quel momento con un bicchiere d’acqua.
   « Prova a farlo bere » disse a Sam e il giovane annuì. Avvicinò il bicchiere alla bocca del fratello e lo inclinò quel poco che bastava a far cadere qualche goccia tra le labbra dischiuse. Continuò per un po’, poche gocce per volta perché non era certo che Dean potesse ingoiare restando svenuto.
   « Che intendevi quando hai detto che il Marchio agisce anche sulla mente? » chiese all’angelo non sopportando il silenzio. Continuava a pensare a suo fratello che stringeva la Prima Lama e non sentiva la sua voce che lo chiamava. Aveva paura, paura di cosa sarebbe accaduto la prossima volta.
   Castiel prese la pezza dalla bacinella sul comodino e iniziò a passarla sul viso e i capelli del cacciatore privo di sensi.
   « È il Marchio di Lucifero ».
   « Questo lo hai già detto ».
   « Sam » disse solo Cas, e ciò che c’era dietro quelle tre lettere fece pensare al giovane a come, con la semplice inflessione della voce, Dean era in grado di comunicare una frase intera pronunciando solo il nome del fratello. « Caino è un servitore dell’Inferno ».
   « Hai già detto anche questo. Hai detto che l’anima di Caino è stata corrotta dal fratricidio, ma che c’entra? ».
   « Ho detto che il fratricidio lo trasformò in un demone. Ma l’odio era in Caino da prima, da quando aveva ceduto alle lusinghe di Lucifero » spiegò Castiel.
   « Dean non ha ceduto a Lucifero » ribatté Sam con fervore.
   « No, ma porta il Marchio del Diavolo. Caino era un demone: il Marchio aveva il compito di proteggerlo, di dargli il potere di guidare i Cavalieri. Dean è un uomo. Il Marchio è una macchia nera che si ciba della sua anima. Senza la Lama è come… incompleto. È l’unico motivo a cui riesco a pensare per cui Dean è ancora qui. Ma quando avrà la Lama… » rispose solennemente l’angelo.
   « Vuoi dire… che morirà? » C’era paura nella voce di Sam.
   Non posso perderlo. Non posso.
   Ma Castiel chiuse gli occhi - se fosse stato ancora umano, avrebbe avuto lacrime da trattenere.
   « La sua anima sarà corrotta. Il Dean che conosciamo morirà ».
   Per un momento Sam non riuscì a respirare.
   « Diventerà un demone? » chiese con un filo di voce.
   Castiel non rispose, ma il suo silenzio parlava per lui.
   Era la prima cosa a cui aveva pensato quando aveva visto Dean con la Lama, quando l’immagine di se stesso che beveva il sangue di Ruby si era imposta nella sua mente: anche se non se n’era accorto, quando aveva ceduto al suo potere per uccidere Lilith i suoi occhi erano diventati neri. Era stato un demone, per qualche secondo.
   Era un pensiero che aveva cercato di allontanare dalla sua mente, di negare con tutto se stesso.
   Non Dean. Non così.
   Si sentiva soffocare. Si alzò di scatto e uscì a grandi passi dalla stanza.
   Dean era sempre stato il bravo figlio, il bravo fratello. Era l’Uomo Giusto, il tramite dell’Arcangelo Michele. Era Sam quello infettato dal sangue di demone, quello che aveva liberato Lucifero, che era destinato fin da prima del concepimento a divenirne il tramite.
   Dean non poteva diventare un demone. La sua anima era troppo pura.
   Rise per l’assurdità della situazione e si passò le mani tra i capelli, sugli occhi lucidi. Aveva visto Dean con la Lama, cazzo. Lo aveva visto, lo aveva visto, lo aveva visto…
   Respirò a fondo per calmarsi.
   Avrebbe trovato una soluzione. Ora Cas era con loro e conosceva la situazione. Era un angelo, aveva di nuovo la sua grazia, li avrebbe aiutati a trovare una soluzione.
   Più calmo, più deciso, Sam tornò in camera del fratello. Per la prima volta, notò la mancanza di dischi, riviste, tutto quello che un anno prima Dean aveva raccolto per “fare il nido”, come aveva detto lui stesso. Si chiese quando avesse tolto tutto, e perché. Che fosse il Marchio? O era successo prima? O magari… era per Sam?
   Mancava anche la foto di Mary, notò il giovane con un nodo nel petto.
   « La febbre è salita » disse Castiel porgendogli il termometro che ora segnava quaranta gradi e un decimo.
   Sam annuì. Posò il termometro sul comodino e, senza dire una parola, uscì nuovamente, ma stavolta andò in bagno, otturò lo scarico della vasca e aprì i rubinetti per riempirla di acqua fredda. Poi tornò da Dean e iniziò con delicatezza ed efficienza a spogliarlo, lasciandolo con solo i boxer addosso.
   Dean non emise un suono.
   Voglio che ti lamenti, Dean, che mi chieda di tenere le mani a posto, che mi dica che non sono il tuo tipo di donna. Chiamami Sammy, Dean.
   Ma Dean continuò a restare in silenzio, a sollevarsi e piegarsi docilmente tra le mani di suo fratello. Il Marchiò rosso risaltava più che mai sulla pelle pallida.
   Sam strinse la mascella e si chinò per far scivolare un braccio dietro la schiena di Dean e l’altro sotto le ginocchia. Lo sollevò tra le braccia e non sentì la fatica, non barcollò sotto il peso.
   Sono qui, Dean. Ci penso io a te.
   Sentì la pelle bruciare anche attraverso la camicia, ma uscì con passo sicuro dalla stanza e portò il fratello in bagno. Lo stese delicatamente nella vasca, inginocchiandosi accanto a lui.
   Al contatto con l’acqua fredda, Dean sembrò trattenere il respiro per un momento e mosse la testa.
   « Dean? » lo chiamò speranzoso.
   Suo fratello non rispose e non aprì gli occhi, ma ben presto il suo corpo su attraversato da lievi brividi.
   « Sta funzionando » disse Castiel sollevato.
   Sam sostenne il fratello circondandogli le spalle con un braccio, l’altra mano a tenere quella di Dean, incurante del fatto che si stesse bagnando la camicia. La testa bionda era appoggiata contro il suo petto.
   Rimasero così fino a quando i brividi si fecero più pronunciati e Dean emise un flebile gemito, poi Sam lo sollevò di nuovo, grondante d’acqua, e lo fece sedere su uno sgabello, avvolgendolo nell’asciugamano che gli porgeva Castiel.
   Non permise all’angelo di riportarlo a letto; si assicurò che il fratello fosse ben avvolto nel telo di spugna perché non si bagnasse toccando i suoi vestiti e lo riprese in braccio.
   Le braccia gli tremavano per lo sforzo quando posò il fratello sul letto, ma non gli importava; al suo posto, Dean si sarebbe preso cura di lui da solo. Lo aveva fatto, per anni.
   Castiel gli mise una mano sulla spalla, e gli sorrise con gentilezza.
   « Gli ho detto che al suo posto non avrei fatto la stessa cosa » disse Sam e le parole uscirono come se avessero una volontà propria - come se volessero essere pronunciate, liberate.
   Castiel non sembrò arrabbiato. Annuì.
   « Non avresti permesso a un angelo di possederlo sapendo che lui non avrebbe voluto » disse.
   « Ma era… l’unico modo. Se non lo avesse fatto sarei morto. E… a me stava bene, ma se ci fosse stato lui al mio posto… lo avrei perso » concluse con un filo di voce.
   « Esistono tanti tipi di amore. Anche lasciare andare una persona quando è il momento significa amarla ».
   « Non voglio lasciarlo andare » disse Sam e per un momento si sentì il bambino che vedeva ancora in lui suo fratello.
   « Lo so. E non dovrai farlo. Saremo al suo fianco, come lui ha fatto per noi » promise l’angelo.
   
   Rimasero tutta la notte a vegliarlo. Continuarono a controllare che la febbre fosse restasse sotto controllo, bagnandogli la fronte e cercando di fargli bere un po’ d’acqua per tenerlo idratato.
   Sam era stanco, ma non provò nemmeno a chiudere gli occhi; né Castiel cercò di proporgli di andare a dormire, si limitò a togliergli dalle mani il termometro o il fazzoletto bagnato in un paio di occasioni.
   « Abbiamo trovato anche la Lama » disse a un certo punto Sam non sopportando il silenzio. L’angelo alzò lo sguardo su di lui senza dire niente. « Ora ce l’ha Crowley, ma Dean l’ha usata e… » Si interruppe, non sapendo come continuare. Come avrebbe potuto descrivere l’aria feroce che aveva assunto Dean, lo sguardo assente e al contempo concentrato su quella che aveva identificato come la sua prossima preda - Crowley? O magari proprio Sam?
   Come avrebbe potuto descrivere la paura e l’orrore?
   Castiel sospirò e chiuse gli occhi, e per un attimo sembrò terribilmente umano.
   « La Lama completa il Marchio » disse solo, e lo aveva già detto, ma a Sam sembrò una sentenza di morte.
   Senza la Lama non avrebbero potuto uccidere Abaddon; con la Lama, avrebbero perso Dean.
   
   Mentre sul Kansas sorgeva il sole, il respiro di Dean cambiò. Sam fu in un istante al suo fianco. Castiel era in piedi dall’altro lato del letto.
   « Dean? »
   Il maggiore dei Winchester voltò la testa verso la voce familiare. Le sue palpebre si mossero come se stesse cercando di aprirle. Finalmente si schiusero e batterono più volte come per mettere a fuoco l’immagine.
   Dean vide Castiel, e aggrottò la fronte, smarrito.
   « Cas? » cercò di dire, ma aveva la bocca asciutta e la voce gli si incrinò.
   Sam gli avvicinò prontamente il bicchiere alle labbra.
   Lo sguardo di Dean si fece ancora più confuso quando si posò su suo fratello.
   « Sam? Che ci fai qui? » chiese dopo aver bevuto un sorso. Sembrava sveglio solo per metà.
   « Sei svenuto, ieri, e non riuscivamo a svegliarti. Hai avuto la febbre alta per tutta la notte » rispose il fratello.
   Dean sembrò riflettere sulle sue parole per qualche secondo, e Sam si aspettava un “le ragazzine svengono, gli uomini si addormentano molto in fretta” o qualcosa del genere, ma ciò che ricevette fu ben diverso.
   « Ma tu perché sei qui? »
   Fu il turno di Sam di essere confuso.
   « Hai avuto la febbre alta. Non ti svegliavi » ripeté cercando con lo sguardo Castiel.
   « I miei poteri non funzionavano » disse l’angelo, ma Dean batté lentamente le palpebre, come se restare sveglio fosse uno sforzo.
   « Ma… perché sei rimasto con me? » chiese mentre i suoi occhi si chiudevano. Il suo respiro rallentò. Si era addormentato.
   Sam lo fissò inorridito. Devastato.
   « Perché sono… Lui… Credeva che io non… » balbettò.
   Castiel scosse la testa guardando Sam negli occhi.
   « Si è appena ripreso. Non è ancora del tutto lucido » cercò di spiegare. E sì, in fondo era vero, Dean non era ancora del tutto lucido e perciò aveva parlato. Ma il punto non era che non lo pensasse davvero, ma che se fosse stato lucido non lo avrebbe detto ad alta voce.
   Dean si aspettava che Sam lo abbandonasse nel momento del bisogno.
   “No, Dean. Non lo farei. Nelle stesse circostanze… non lo farei”.
   « Oh, Dio » mormorò.
   Sam intendeva che non gli avrebbe mentito, che non lo avrebbe ingannato, che avrebbe rispettato la sua decisione senza cercare di fargli cambiare idea. E si sentiva in colpa perché si era reso conto, ora, che non era così diverso da suo fratello, anche lui avrebbe provato qualsiasi strada per salvarlo, come aveva fatto Dean accettando l’aiuto di Gadreel…
   Ma Dean non aveva sentito quel “nelle stesse circostanze”: aveva sentito “io non ti salverei, ti lascerei morire”.
   Stavolta le lacrime scivolarono dai suoi occhi senza che nemmeno se ne accorgesse.
   Dean credeva che la persona che amava di più al mondo lo avrebbe lasciato morire.
   « Sam ». La voce di Castiel si fece strada tra i suoi pensieri. Il giovane sollevò lo sguardo pieno di angoscia su di lui. « Pensarci ora non servirà a nulla » gli disse l’angelo con saggezza. « Quando si sveglierà parlerete » continuò dolcemente.
   Sam riportò lo sguardo su suo fratello e annuì di nuovo.
   
   Dean non si svegliò prima dell’ora di pranzo. Castiel insistette perché Sam mangiasse qualcosa e, tanto per assecondarlo, il giovane prese una scatola di biscotti e ne sgranocchiò un paio. L’altro non sembrò molto soddisfatto, ma capì che era il massimo che sarebbe riuscito a ottenere.
   Quando vide il fratello agitarsi, Sam abbandonò la scatola e sedette sul bordo del letto, deciso a dimostrargli che non aveva alcuna intenzione di lasciarlo solo.
   « Dean? »
   Il maggiore dei Winchester aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il viso preoccupato di suo fratello.
   « Come ti senti? » gli chiese Sam .
   « Ho sete » gracchiò Dean. Il fratello gli diede prontamente il bicchiere e lo aiutò a bere. « Cos’è successo? »
   « Tu cosa ricordi? »
   Dean dovette pensare per qualche secondo.
   « Eravamo a caccia. Il capannone. Demoni. Poi… niente più » rispose lentamente. Fece una pausa brevissima, poi ricordò qualcosa e si animò. Cercò di sollevarsi, ma Sam lo tenne giù con una mano leggera sul petto. « Abaddon! » Aveva gli occhi spalancati. « Aveva rapito una ragazza, l’abbiamo trovata? » chiese senza specificare se si riferisse al presunto ostaggio o al demone.
   « Dean. Dean, calmati » disse Sam. Castiel si avvicinò pronto a intervenire se ce ne fosse stato bisogno. « Era una trappola. La ragazza e i genitori erano demoni. Ci volevano attirare nel capannone, in attesa di Abaddon, credo ».
   Dean aggrottò la fronte. E perché non siamo rimasti aspettarla? sembrava voler chiedere.
   « Non ricordi nient’altro? » chiese l’angelo.
   Il cacciatore spostò lo sguardo su si lui stupido, come se avesse appena notato che era lì. Disorientato, lo riportò su Sam. Sam chiuse gli occhi, preparandosi a dovergli spiegare perché non lo aveva abbandonato a se stesso, ma Cas continuò « Ricordi di essere svenuto? Di esserti svegliato qualche ora fa e di esserti riaddormentato quasi subito? »
   Dean lo guardò di nuovo.
   « No » rispose solo. E Sam fu immensamente grato all’angelo per essere intervenuto, perché non era certo di poter sentire una seconda volta suo fratello che gli chiedeva perché era lì con lui.
   « Ci siamo divisi per perlustrare il capannone » spiegò. « Non so bene cosa sia successo a te, ma io ho incontrato dei demoni - e uno di loro era la ragazza scomparsa - e quando ti ho raggiunto c’erano dei corpi, demoni che avevi ucciso, e… » Si morse il labbro, cercando le parole giuste. « E tu eri in ginocchio, gridavi, e c’erano altri tre demoni che sono crollati a terra davanti a te. E poi sei svenuto ».
   Dean lo guardò perplesso.
   « Ho… ucciso tre demoni e ho perso conoscenza? » chiese. Spostò lo sguardo dal fratello a Castiel e di nuovo su Sam.
   « Porti il Marchio di Caino » rispose infine l’angelo e i suoi occhi troppo blu sembravano ardere quando fissarono il cacciatore.
   Dean non capì cosa c’entrasse, ma dopotutto non era la prima volta che Cas seguiva i suoi pensieri in modo apparentemente slegato dalla conversazione. E comunque, prima o poi, era ovvio che l’angelo avrebbe scoperto del Marchio. E non sarebbe stato contento.
   Chiuse gli occhi, muovendo una mano per coprirsi meglio - per coprire il Marchio - col telo di spugna in cui sembrava avvolto.
   « Dove sono i miei vestiti? » chiese sollevando la testa per guardarsi in giro. Sam e Cas gli coprivano gran parte della visuale.
   « Dean… » iniziò suo fratello. Aveva bisogno di una risposta. « Sapevi cosa stavi facendo quando hai accettato il Marchio? »
   « Vuoi dire se ho letto i termini e condizioni prima di firmare il contratto? » Sam trasalì alla parola “contratto”, ricordando un altro patto, tanti anni prima. Dean non sembrò farci caso. « Un Cavaliere dell’Inferno può essere ucciso solo con la Prima Lama, che può essere usata solo da chi porta il Marchio. Sapevo abbastanza ».
   Sam strinse i pugni, irritato dal modo di fare di suo fratello: possibile che non pensasse mai alle conseguenze delle sue azioni? « Sai che è il Marchio di Lucifero? » chiese. « La versione della Bibbia a quanto dice Cas è sbagliata ».
   Dean annuì.
   « Sì, pare che alla fin fine il cattivo della storia era Abele, e Caino ha fatto un patto con Lucifero perché il fratello andasse in Paradiso ».
   Sam batté le palpebre, spaesato. Cercò con gli occhi Cas per chiedere spiegazioni, ma nemmeno lui sembrava sapere di cosa parlasse Dean.
   « Ti sbagli. Caino ha ucciso Abele per gelosia e si è trasformato in un demone. Lucifero lo ha messo a capo dei Cavalieri fino a quando gli angeli non li hanno uccisi tutti. Tranne Abaddon, chiaramente ».
   Dean scosse la testa.
   « La versione ufficiale è un po’ diversa da come sono andate per davvero le cose » disse e raccontò ciò che gli aveva detto Caino.
   « E tu gli credi? » chiese Sam sbigottito. Già l’aver seguito Crowley era folle, aver accettato il Marchio era folle, non aver ucciso Crowley prima di uscire dalla casa degli orrori di Magnus era folle… ma credere a un Cavaliere dell’Inferno? A Caino?
   Dean non rispose. Cercò nuovamente di alzarsi, a disagio per essere l’unico steso in quella conversazione. Suo fratello lo tenne giù. « Sam, mollami ».
   « Ti sei appena ripreso dopo quasi una giornata intera ».
   « Appunto, sono stato steso a sufficienza ».
   « Non è la stessa cosa e lo sai ».
   Dean lo ignorò e piantò i gomiti nel materasso per fare leva. Certo, se Sam gli avesse tolto quella cazzo di mano dalla spalla sarebbe stato più facile.
   Castiel sbuffò e si chinò per prenderlo sotto le spalle e aiutarlo a sedersi. Sam lo guardò in cagnesco. Dean gli diede un’occhiata a metà tra grata e omicida.
   « Meglio assecondarlo prima che si faccia male » spiegò l’angelo al minore dei Winchester. Sam sbuffò una mezza risata e aggiustò il cuscino dietro le spalle del fratello.
   « Molto divertente » borbottò Dean. « Perché non ho i miei vestiti? »
   « Perché avevi la febbre alta. E intendo alta » rispose Sam spazientito. « Ti ho dovuto immergere nell’acqua fredda, e non sarebbe stato intelligente con i dieci strati che avevi ».
   Dean abbassò lo sguardo, imbarazzato per l’immagine di suo fratello minore e un angelo che lo spogliavano e lo mettevano nella vasca da bagno. Si aggiustò l’asciugamano addosso. Si strinse il braccio destro con l’altra mano, il Marchio aveva ripreso a pizzicare appena si era svegliato.
   « Dean? Perché hai accettato il Marchio? » chiese Sam dopo lunghi minuti di silenzio.
   « Perché è l’unico modo per uccidere Abaddon ».
   « Sei certo che Caino dicesse la verità? » gli chiese Cas. Il cacciatore annuì.
   « Castiel… Se ti sbagliavi su Caino e Abele… È possibile che ti sbagliassi anche sul Marchio? » chiese Sam voltandosi verso l’angelo con lo sguardo speranzoso, supplichevole.
   Stupido. Hai visto l’effetto della Lama, lo hai visto, cazzo. Smettila di nascondere la testa sotto la sabbia, smettila di negare l’evidenza come un bambino.
   Cas scosse la testa tristemente.
   « Di che parlate? Cosa sai sul Marchio, Cas? » si intromise Dean.
   Non era la cosa giusta da dire. Sam lo guardò sconcertato e arrabbiato.
   « Quindi davvero non sapevi cosa stavi accettando? Hai accettato al buio davanti alla promessa di uccidere Abaddon? Non ti sei accorto di niente quando hai usato la Lama? »
   Dean fece spallucce.
   « Caino ha detto qualcosa su un “grosso fardello”. Era ovvio che non sarebbe stato così facile » rispose ignorando la parte sulla Lama.
   Sam stava per dire - gridare - qualcosa , ma Castiel lo precedette.
   « Sei un coglione, Dean » disse con voce bassa e minacciosa.
   Dean alzò le sopracciglia, stupito - e anche un po’ orgoglioso: il vecchio Cas non gli avrebbe mai dato del coglione.
   « Dean, secondo Cas, il Marchio… » Sam avrebbe voluto spiegare al fratello ciò che gli aveva detto l’angelo, ma non ci riusciva. Il Marchio ti trasformerà in un demone. Dirlo avrebbe significato renderlo reale. Più reale.
   « Sai perché hai avuto la febbre? Perché non ti svegliavi? » interruppe Castiel con voce dura. « Il Marchio ti protegge dai colpi mortali dei nemici » iniziò a illustrare, ma Dean fece un sorriso storto e disse « Comodo », il che contribuì a fare incazzare ancora di più l’angelo. Sam desiderò che il fratello imparasse a stare zitto invece di fare battute idiote per reindirizzare l’attenzione. « Ma, per farlo, assorbe energia dal tuo corpo » continuò Cas resistendo all’impulso che aveva Sam di prendere a pugni il cacciatore spiritoso. « Sei stato privo di sensi per quasi un giorno intero. Sei stato male. Ed è stato a causa del Marchio. E non è tutto » aggiunse prima che Dean facesse qualche altra battuta. « Il Marchio di Lucifero corrompe l’anima di chi lo porta, Dean. Unito alla Lama, conduce alla dannazione. ».
   Le parole di Cas non cancellarono il sorriso ebete dal viso di Dean, ma lo smorzarono. Lo resero amaro. Non era una così grossa rivelazione: nonostante ciò che spesso pensava la gente - e lui stesso, a volte - Dean non era un idiota; si era accorto dell’effetto della Lama.
   Cadde un silenzio pesante per lunghi minuti. Alla fine fece un respiro profondo, alzando di nuovo lo sguardo sull’angelo e suo fratello.
   « Non diventerò un demone » disse.
   « Non dipende da te. Il Marchio sta già agendo su di te, e se usi la Lama… » rispose Cas, ma Dean lo interruppe.
   « No. Non diventerò un demone, perché appena uccisa Abaddon uno di voi due mi ucciderà. Prima che io mi trasformi in un mostro ».
   Ci furono due secondi in cui Castiel e Sam lo fissarono senza capire, poi l’orrore di ciò che aveva detto si fece strada in loro.
   « Non lo faremo mai » dichiarò l’angelo, turbato.
   « Come puoi chiederci una cosa simile? » disse contemporaneamente Sam alzandosi di scatto, un metro e novantaquattro di incredulità, rabbia, dolore.
   « Tu me l’hai chiesta, una volta » rispose calmo Dean.
   « E tu mi hai detto che non lo avresti mai fatto! »
   « Infatti, io non lo avrei mai fatto ».
   E non c’era accusa, non c’era rabbia. C’era realismo, consapevolezza. Era il tono di chi dice qualcosa di scontato, qualcosa di saputo e risaputo. Di ovvio.
   Ma nei suoi occhi c’era il dolore, la rassegnazione.
   “No, Dean. Non lo farei. Nelle stesse circostanze… non lo farei”.
   « Dean… » sussurrò Sam come sgonfiandosi.
   Castiel guardò entrambi per un momento.
   « Se mi vorrete sarò di là. A… fare qualcosa. Voi intanto parlate » disse uscendo.
   Ma nessuno dei Winchester parlò subito.
   « Non ha ancora imparato ad essere sottile » commentò dopo un po’ Dean non sopportando il silenzio.
   « Dean, non puoi chiedermi di ucciderti, perché non lo farò » disse Sam ignorando la battuta scema. Si avvicinò alla scrivania, le spalle rivolte verso il fratello, lo sguardo basso, pieno di tristezza. Suo fratello sbuffò, ma non disse nulla. « Troveremo una soluzione ». Dean rimase testardamente in silenzio. « Sei mio fratello, non potrei mai… »
   « Ah, sì? Avevo capito che fossimo solo partner di lavoro » ribatté il maggiore con amarezza.
   « Ero arrabbiato. Mi sentivo… tradito ».
   « Benvenuto nel club ».
   Sam chiuse gli occhi. Si voltò verso il letto e li riaprì.
   « Ok, questa me la sono meritata. Mi dispiace. Non ho detto quelle cose per ferirti, volevo solo che… capissi. Io ero… »
   « … pronto a morire, lo so, lo hai già detto. E io ti ho detto che non ero pronto a lasciarti andare. Non lo sarò mai. E se questo mi rende un egoista, beh… non me ne frega un cazzo » disse Dean fissandolo negli occhi. Era ancora pallido, le lentiggini erano visibili sul suo viso anche alla distanza a cui era Sam, eppure non sembrava una persona che aveva quasi rischiato di morire per la febbre, non sembrava un uomo che stava dicendo alla persona che lo aveva ferito di ucciderlo: appariva molto più simile all’uomo che era quando andavano a caccia, l’uomo che era stato dopo la morte di John e il ritorno dal Purgatorio, l’uomo che aveva decapitato Magnus.
   « Ho sbagliato a dirti quelle cose » disse Sam dando di nuovo le spalle al fratello, per paura di perdere il coraggio di parlare. Fece qualche passo cercando di scaricare la tensione. « So perché hai accettato l’aiuto di Gadreel, e… » Sospirò. « Ascolta, io ero… stanco. Stanco di lottare, di… di perdere. Ero pronto a dare la mia vita per chiudere l’Inferno per sempre, ma poi tu sei arrivato e… e mi hai chiesto di non farlo. E io non l’ho fatto. E poi ho dato a te la colpa di una decisione che avevo preso io » concluse a mezza voce. « Mi dispiace ».
   Dean non rispose. Voleva credere alle parole di suo fratello, ci stava provando, ma era difficile. Faceva male.
   Sam continuò. « Quando ti ho detto che non avrei fatto lo stesso, intendevo che non ti avrei… ingannato in quel modo. Che avrei rispettato le tue scelte. Ma… » Sbuffò una risata priva di allegria. « Ma non è vero. Avevi ragione tu: avrei fatto lo stesso. Me ne sono reso conto quando ho temuto di perderti… » disse. « Ed è sbagliato » sussurrò.
   « Giusto e sbagliato lo decidi tu. Non c’è una regola » disse Dean decidendosi a parlare.
   Sam scosse la testa, ma non disse nulla. Non c’era altro che poteva dire.
   Suo fratello sospirò. « Non avrei dovuto ingannarti. Non avrei dovuto farti possedere da un angelo. Sapevo che non lo avresti mai accettato, se te lo avessi chiesto » disse. « Ma era l’unico modo per salvarti, non sapevo cos’altro fare. Mi dispiace. Non sapevo cos’altro fare ».
   Sam annuì.
   « Vorrei solo che… mi lasciassi fare le mie scelte. Che capissi che sono in grado di farle ».
   « Lo so che lo sei » rispose Dean con un sorriso malinconico. « È solo che… voglio aiutarti » disse l’ultima parola abbassando lo sguardo sull’asciugamano che lo copriva per metà come un lenzuolo. Non era la parola che cercava, non racchiudeva tutto ciò che avrebbe voluto fare per Sam: guidarlo, proteggerlo, sostenerlo, dargli tutto.
   « E io voglio il tuo aiuto, l’aiuto di mio fratello maggiore. Ma vorrei anche la libertà di fare qualche passo da solo, qualunque sia la direzione. Senza patti, senza angeli ».
   Dean chiuse gli occhi. Senza patti, senza angeli, Sam sarebbe morto a ventitré anni in una città fantasma in mezzo al fango.
   Annuì con uno scatto tremante, come se temesse che un movimento troppo pronunciato condannasse suo fratello a morte. Era pronto a provare, a dare spazio a Sam. Ma non lo avrebbe lasciato morire. Non era parte di lui, semplicemente.
   Rimasero in silenzio per lunghi minuti.
   Ai bambini si insegna che bisogna scusarsi per fare la pace, ma da adulti si impara che non serve a nulla, che il dolore causato e provato non si cancella con le parole. Si era creata una frattura tra loro, e ci sarebbe voluto tempo per ripararla - ammesso che fosse possibile risanarla del tutto. Ma almeno avevano fatto un passo l’uno verso l’altro. Avevano deciso di voler provare a ricostruire il loro rapporto. Un rapporto diverso, magari
   Era solo un inizio. Ma è da un inizio che nasce tutto.
   Rimasero in silenzio, e dopo poco Castiel tornò in camera di Dean con aria soddisfatta.
   « Non è corretto origliare » gli disse il cacciatore.
   « Non origliavo. Ero in cucina e vi ascoltavo ».
   « E in che modo questo non sarebbe origliare? »
   Castiel si strinse nelle spalle. « La mia mente sente le parole di miliardi di esseri umani senza che io lo voglia. Tra questi miliardi c’eravate anche voi. È stato un caso » rispose con naturalezza e suo malgrado Sam ridacchiò. L’atmosfera si fece però subito più seria quando Cas parlò di nuovo. « Non ti uccideremo, Dean. Troveremo un’altra soluzione. Intanto, cercherò tra gli angeli se qualcuno sa qualcosa di più ».
   « Hai trovato degli alleati, quindi? » gli chiese Dean sentendo il bisogno di cambiare discorso.
   « È il modo in cui si sono presentati e comportati finora. Lo spero ».
   « Troveremo qualcosa, Dean » promise Sam riportando il discorso sull’argomento che gli stava a cuore.
   Dean chiuse gli occhi.
   « Dobbiamo trovare Abaddon. Il resto può venire dopo » disse testardamente.
   « Dean » cercò di farlo ragionare Castiel, « la Lama amplifica l’effetto del Marchio. Se la usassi di nuovo, potrebbe essere troppo tardi ».
   « E se non la usassi, Abaddon conquisterebbe l’Inferno e scatenerebbe le sue orde di demoni sulla terra » ribatté il cacciatore riaprendo gli occhi e fissandoli in quelli dell’angelo.
   « Possiamo trovare un’altra soluzione per Abaddon… »
   « Davvero? E cosa? » lo interruppe Dean con rabbia. « Perché abbiamo provato a bloccarla con una fottuta Trappola del Diavolo, e quella puttana è riuscita a liberarsi. Non è un demone della domenica, è l’ultimo Cavaliere dell’Inferno, e l’unica arma in grado di distruggerla è la Prima Lama! » Aveva alzato man mano la voce fin quasi a gridare. Si interruppe come a corto di fiato, e per la prima volta da quando si era ripreso sembrava di nuovo una persona rimasta svenuta per quasi ventiquattr’ore con la febbre alta.
   Sam e Castiel non risposero alla tirata, sapevano che ragionare con Dean così non era possibile.
   Da parte sua, il maggiore dei Winchester sapeva di non averli convinti, ma sapeva anche che l’ultima parola spettava a lui. E lui avrebbe ucciso Abaddon, a qualsiasi costo.
   Rimasero in un silenzio teso, evitando ognuno lo sguardo degli altri, finché Dean decise di averne abbastanza.
   « Dove sono i miei vestiti? » chiese.
   « A cosa ti servono? » ribatté Sam aggrottando la fronte.
   Suo fratello alzò un sopracciglio. « A non mostrare le mie grazie in pubblico? Sul serio, Sam, se sei così disperato c’è un bar a poca distanza, se vuoi ti do qualche dritta su come rimorchiare una donna per la serata ».
   « Riformulo la domanda: visto che resterai in quel letto ancora per un bel po’, a cosa ti servono dei vestiti? »
   « Non se ne parla che resti qua a poltrire. Ho dormito abbastanza » dichiarò il maggiore riarrangiandosi l’asciugamano perché gli coprisse i boxer - e meno male che glieli avevano lasciati, rabbrividiva al pensiero che avrebbero potuto decidere di lasciarlo del tutto nudo. Era già un’umiliazione sufficiente così.
   « Non hai dormito, Dean, sei rimasto svenuto e con la febbre alta » replicò Sam alzando la voce e scandendo le parole. « Cas, una mano » chiese vedendo che il fratello non aveva intenzione di desistere.
   Castiel sembrava starsi godendo la scenetta.
   « Potrei addormentarlo » disse solo.
   « Provaci e ti stacco il dito » minacciò Dean spostando la sua attenzione sull’angelo.
   Cas fece spallucce. « Saresti addormentato, quindi le mie dita sarebbero al sicuro ».
   Ne aveva fatta di strada da quando aveva conosciuto per la prima volta i Winchester: ora era quasi sempre in grado di capire una battuta - anche se non sempre capiva i riferimenti alla cultura popolare - e persino di farne. E, soprattutto, era in grado di tenere testa a Dean.
   Il che non era positivo per Dean.
   « Voglio alzarmi » ripeté il cacciatore. Non ce la faceva a stare fermo: aveva bisogno di muoversi, di agire.
   Di trovare e fare a pezzi Abaddon.
   « Sembri un bambino capriccioso » gli fece notare Sam sbuffando. Castiel lo prese come un invito a mettere in pratica la minaccia e si avvicinò al letto.
   « Ok, ok, resto a letto! Vorrei solo andare in bagno » borbottò il cacciatore, sconfitto.
   Suo fratello annuì e si chinò per aiutarlo ad alzarsi. Dean lo fulminò con lo sguardo, e il giovane fu costretto a ritrarsi con le mani aperte in segno di resa: tanto era chiaro a tutti e tre che da solo non ci sarebbe riuscito.
   Come volevasi dimostrare, Dean riuscì a poggiare i piedi a terra e ad alzarsi per metà, ma il suo sedere era ad appena una ventina di centimetri dall’amato materasso memory foam quando il tentativo fallì: il maggiore dei Winchester ondeggiò per qualche secondo e ricadde all’indietro, pallido.
   Cas e Sam lo afferrarono per un braccio ciascuno per impedirgli di cadere e lo aiutarono ad alzarsi, sostenendo in parte il suo peso. Nonostante tutta la sua testardaggine, Dean fu costretto ad accettare il loro aiuto per trascinarsi in bagno, ma arrivati di fronte alla porta vietò categoricamente ai due di entrare e si sostenne al muro fino al gabinetto. Sapeva che le due mamma chioccia erano fuori la porta - che Sam gli aveva proibito di chiudere a chiave « altrimenti la butto a terra » - ma riuscì a occuparsi di tutto senza chiedere aiuto, si lavò le mani e seppure un po’ tremante e decisamente troppo pallido tornò ad aprire la porta e ad accettare l’aiuto di suo fratello e Castiel fino al letto.
   Vi ricadde quasi a peso morto, ma raccolse la forza necessaria a indicare ai due che continuavano a guardarlo preoccupati di andare via.
   « Non ti lasceremo solo, Dean » disse però Cas, ed era chiaro che non parlava solo di restare nella sua stanza. « Rimarremo con te ».
   Dean distolse lo sguardo, mentre le palpebre gli si facevano pesanti.
   « Troveremo una soluzione » giurò Sam, e fu l’ultima cosa che Dean sentì prima di addormentarsi.


   È la mia prima h/c e si vede XD Chiunque volesse lasciarmi un commento, o anche un consiglio su come migliorare, è il benvenuto :)
   
   Le solite note troppo lunghe
   Ho provato ad essere più imparziale possibile nel trattare il litigio tra i bros. Ovviamente ho il mio parere su chi abbia ragione e chi torto - e temo che si veda dalla storia - ma ho cercato di vedere i punti di vista di entrambi e soprattutto di rendere il riavvicinamento più realistico possibile: per come la vedo io, Dean non dirà mai di aver sbagliato perché significherebbe che un mondo senza Sam può esistere, e questo è semplicemente inconcepibile per lui; d’altra parte, non posso negare le ragioni di Sam (anche se per me gli sceneggiatori si sono persi sulla cagata di “ero pronto a morire” e hanno scordato i motivi per cui Sam aveva
effettivamente ragione di essere incazzato) e l’unico modo in cui vedo possibile un perdono da parte sua - oltre all’impossibile eventualità di Dean che si scusa - è se si trovasse anche lui nella stessa situazione. Il che è triste, lo so. Spero di aver reso giustizia ad entrambi.
   Le frasi tratte dal telefilm sono, nell’ordine, dagli episodi 9x01, 5x11, 8x23, di nuovo 9x01, 8x14 e ancora due volte 9x13.
   “
Tu e tuo fratello vi siete scelti a vicenda” Cas dice questa stessa frase nella 9x11. Se gli autori sapessero cos’è la coerenza, l’avrebbero usata meglio. Io l’ho adorata e ho deciso di riutilizzarla.
   Lo so, tra la quinta e la sesta serie, così come tra la sesta e la settima, c’è un anno intero di pausa, ergo i miei riferimenti agli anni sono errati alla base, visto che ho seguito quelli delle stagioni del telefilm. Ma non è colpa mia, gli autori continuano a dimenticare di aver fatto passare anni interi senza motivo, per cui... boh, prendetela come volete. Io ho deciso che le serie a cavallo delle mega-pause non durano un anno intero, così mi paro il culo trovo coi calcoli.
   Il paragone Dean/mamma apprensiva mi piace molto: Sam è cresciuto senza una mamma e con ben due figure maschili di riferimento e, da fratello maggiore e unico ad aver conosciuto la madre - conosciuto cos’è una madre - Dean è stato un po’ il mediatore tra il padre e il fratellino, la via di mezzo; quello che, per forza di cose, ha assunto alcuni tratti che sarebbero stati di Mary, se fosse stata viva. Potrei lanciarmi in un’analisi lunghissima e noiosa, ma ve la riassumo: è facile, nelle famiglie con un solo genitore, che sul maggiore dei figli ricada parte della responsabilità dei più piccoli, anche nelle famiglie che non danno la caccia ai mostri e anche senza toccare il personaggio di John, su cui ho notato il fandom ama flammare - e a me papà Winchester piace immensamente, quindi sappiate che non è un’accusa a lui che volevo muovere e non provate a rivoltare le mie parole
u_u

   
 
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