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Autore: ethelincabbages    25/04/2014    3 recensioni
Christmas è un posto piuttosto tranquillo per il Dottore, tra regolari invasioni di Daleks e i dolci del signor Bartholomew. Cosa succede quando uno dei tanti eco di Clara Oswald si sacrifica per proteggere la cittadella?
Una delle idee più imbecilli della storia si fa strada nella mente del Dottore: andare ad accertarsi, sulla Terra, Ventunesimo Secolo, che Clara Oswald, l'originale, stia vivendo la sua piccola e ordinata vita.
«Ci sono così tante cose che non dovremmo fare: non dovresti mettere le mani nella Nutella, non dovresti mai andare a Pompei la vigilia dell’esplosione del vulcano, non dovresti mettere il tweed in lavatrice, e quando vedi un cartello ‘Non entrare’ non dovresti entrare».
EDIT 29/05/2014
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, Doctor - 12
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buona vita, Clara Oswald
Epilogo
Non appena il rombo del motore del TARDIS si dissolse nell’aria, Clara sentì quel peso sul petto che spinge sul cuore ogni volta che si saluta un vecchio amico. Il parco giochi sembrava così incredibilmente calmo. Che fine avevano fatto tutti i bambini? Non avrebbero dovuto correre sullo scivolo e impastarsi nella sabbia e litigare su chi vola più in alto sull’altalena?
L’altalena. D’istinto, un sorriso le comparve sul viso . L’altalena offriva un quadro piuttosto singolare. Senza apparentemente porvi molta attenzione, un elegante uomo sulla cinquantina dondolava piano. Un fin troppo elegante uomo sulla cinquantina, con fitti riccioli brizzolati, impossibili sopracciglia, una camicia incredibilmente inamidata e un soprabito blu con la fodera interna in bella vista, di un improponibile colore rosso. Il peso sul cuore si sollevò un po’.
«Un’altra visita a sorpresa?» gli urlò, avvicinandosi. Gli porse la mano che lui accettò con piacere e lo tirò su dall’altalena.
«Volevo solo controllare che stessi bene». Il Dottore fece spallucce, quasi imitando se stesso, il vecchio se stesso.
Clara si alzò sulle punte per abbracciarlo il più possibile. Era più alto e persino più imbranato con gli abbracci. «Una cosa che fai spesso a quanto pare». La gioia nel rivederlo non l’avrebbe salvato da un po’ di sarcasmo.
«Si fa quel che si può» spiegò. Alzò poi leggermente le labbra verso destra, era qualcosa tra un ghigno e un sorriso. Clara si concesse due minuti per studiarne l’espressione. Era tanto che non vedeva anche quel viso. Quel viso che voleva sempre apparire severo e accigliato, ma nascondeva  in realtà i suoi sguardi più dolci. «Passeggiata?» propose lui.
Clara annuì e si diressero placidamente uno accanto all’altro verso l’adiacente Longpark per una passeggiata tra gli alberi. Neanche questa volta c’era alcuna fretta, iniziava a diventare piuttosto irritante. Col Dottore bisognerebbe sempre correre. Ma Clara aveva smesso di correre da un po’. Perché poi aveva smesso di correre? Ah sì, faceva troppo male.
Adesso però parlare dei ragazzi a scuola e di Angie che ha cambiato di nuovo facoltà all’università col Dottore che ride e annuisce sembrava meravigliosamente giusto. Così doveva essere, così era sempre stato: da una parte c’è il Dottore con le sue incredibili corse tra le stelle e dall’altra ci sono queste sciocche vite da umani, le piccole cose, una tazza di tè e le rose da parte di suo padre.
«Stai bene» osservò lui, dopo un impercettibile sospiro. Si aspettava forse di trovarla a piangere in un angolo ingozzandosi di gelato? Aveva fatto i conti con quel senso di abbandono molto tempo fa. Non c’era più bisogno di piangere.
«Certo che sto bene, ho appena rivisto du- una delle persone più importanti della mia vita».
«Io…  credevo… non so cosa stessi pensando. Mi mancavi». Il Dottore chiuse gli occhi e scosse rapido la testa, come a scacciare chissà quale pensiero. «Sono sempre stato un grande egoista, lo sa-».
«No. Non ci provare nemmeno. Certe volte ti comporti come se incontrarti fosse la più grande catastrofe che possa capitare a un essere umano. E mi fa impazzire. Mi fa imbestialire!» gli puntò l’indice contro il petto, più buffa che minacciosa. Stava cercando però di far passare un messaggio importante in quella vecchia zuccona. «Tu. Tu sei il miglior giorno di sempre. Sei una supernova: boom, e il cielo non è più lo stesso. Ma quella stella esplosa rende tutto più chiaro, anche se dura poco. Il blu è più blu e il giallo è più giallo, si esaltano i colori, i sensi e i sapori. E anche se dura una frazione di secondo nell’infinità del tempo, una volta che hai visto il cielo così… Non saprai mai più chiudere gli occhi. Non avevo bisogno di incontrati, Dottore, amavo la mia vita, il mio piccolo ordinato mondo». Clara a questo punto sospirò profondamente. «E poi sei arrivato tu. Tu mi hai insegnato a correre verso il mio giallo più giallo. Tu sei la mia esplosione, lo sarai sempre».
«Sei impossibile» rispose semplicemente con un sorriso e un’alzata di sopracciglia. Incredibili sopracciglia. Poi le prese il viso tra le mani e le baciò rapido la fronte. Come non fosse passato un solo giorno, come l’altro suo sé. «Buona vita, Clara Oswald».
   
 
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