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Autore: Cloe87    30/04/2014    3 recensioni
Un post Aizen in cui alcuni Espada tornati in vita per mano di individui poco sani di mente, si troveranno a confrontarsi con la minaccia di quello che credevano essere soltanto un vecchio mito greco.
Genere: Comico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Espada, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTENZE

 

All’inizio potrà sembrare (togliete il “sembrare” a detta di Nnoitra e Grimmjow) che alcuni Espada possano risultare maltrattati dai nuovi arrivati (tranne Ulquiorra che sta guardando con sprezzante indifferenza tutti gli altri, mentre Stark si è appropriato del mio letto e sta ronfando della grossa), ma non temete, dovranno solo imparare a socializzare un po’ con gli imbucati e capire come funziona con la nuova minaccia, che sta per incombe su noi poveri sfigati esseri umani (“ E che palle! Sempre tutti a Karakura devono venire a rompere?” Nota di Ichigo), ma tralasciando le considerazioni del nostro caro Shinigami Sostituto, vi lascio alla lettura e corro a barricarmi dietro a Zaraki prima di venire fatta a pezzi da Grimmy e Nnoitra!

 

 

 

TURISTI PER CASO.

Nuovi guai a Karakura.

 

Una ridente cittadina giapponese piena di vita, con strade caotiche e affollate, ragazzini vocianti che uscivano da scuola e adulti indaffarati con le loro faccende da sbrigare. Tutto sommato, se si tralasciava il fatto che la suddetta città fosse una sorta di ristorante a cielo  aperto per gli  Hollow e che gli psicopompi di quella parte del mondo l’avessero presa come meta turistica… si poteva tranquillamente dire che Karakura era una città come tante altre.  

Almeno questa era l’idea che si era fatta la giovane donna dai tratti occidentali che camminava assorta tra le vie della città, dopo essersi chiusa alle spalle il cancello del lussuoso villone messo “gentilmente” a loro disposizione, grazie alla strategica mediazione (o meglio capricci petulanti) della sua “Capa”. D'altronde non si poteva certo dare tutti i torti allo sfortunato padrone di casa, se aveva avuto qualche remora a prestar loro una delle sue dimore terrene, data la combriccola strampalata e mal assortita di cui lei faceva parte. Ma infondo non c’era di che meravigliarsi. Nulla della sua “Capa” era razionale e quando si muoveva non lo faceva mai con senso logico, ma seguiva astrusi disegni che capiva solo Lei. Che poi le sue azioni nel 99% dei casi si rivelassero cazzi amari per i restanti componenti del gruppo era un dettaglio… bisognava solo farci l’abitudine!

Restava comunque il fatto che non riusciva a capire tutto l’interesse che la sua “Capa” aveva verso quel posto. Ok che ultimamente erano successi un po’ di casini in quell’area, per colpa di psicopompi decisamente troppo estrosi per i suoi gusti, ma esecuzioni, colpi di stato e casini vari della Soul Society locale non erano cose che li riguardavano. Il loro compito non era certo quello di occuparsi delle anime dei trapassati.

Inoltre la loro “Capa” aveva avuto la brillante idea di sparire lasciando solo un biglietto con scritto “Torno presto. Preparate le stanze degli ospiti” con tanto di faccine felici e cuoricini. In più oltre a Lei era sparito pure Ka e la donna sapeva bene che quando i due si davano alla macchia c’era da preoccuparsi…

Il fiume di pensieri della donna fu però interrotto dalle urla di una bambina (una bambina fantasma per la precisione) che le correva incontro inseguita da un gigantesco Hollow.

La donna sbuffò. Era da quando era arrivata che non faceva altro che vedere scene del genere e normalmente se ne fregava. Erano i meccanismi dell’aldilà. Nulla di sua competenza. Non più ormai. Inoltre l’ordine degli psicopompi era stato creato apposta per questo genere di problemi e anche se con alcune variazioni organizzative, il loro compito era uguale in tutto il mondo: aiutare il passaggio delle anime dal regno dei vivi a quello dei morti, in modo da mantenere l’equilibrio tra i due. 

Purtroppo però c’era una cosa che non aveva mai sopportato: i soprusi sui bambini, fossero essi vivi o morti. Quindi appena la bambina l’ebbe superata, si spostò in traiettoria dell’Hollow come se il tutto si fosse svolto con naturale casualità, facendo così fermare l’assalitore, che iniziò a ringhiare. La giovane donna però non si scompose e iniziò a camminare in direzione dell’Hollow come se nulla fosse. L’Hollow dopo un primo momento di sconcerto, in cui non sapeva se attaccare o arretrare, percepì il pericolo e con un sommesso ringhio se la diede a gambe levate. Un sorriso soddisfatto si accennò sulle labbra della donna, anche se la cosa non l’aveva stupita minimamente. Infatti sapeva perfettamente che più un’anima regrediva allo stato istintivo più era in grado di percepire il rischio… e lei avrebbe potuto tranquillamente passeggiare per l’Hueco Mundo e nessuno si sarebbe sognato di aggredirla.

«Guarda che sventola! Peccato che non abbia potuto vedere come ho accoppato l’Hollow che ha cercato di attaccarla! Quel dannato se l’è data a gambe non appena ha percepito la mia reiatsu! Ahahah!» l’anonimo giovane vestito di nero e munito di katana che aveva appena fatto fuori l’Hollow rideva di gusto alla sua stessa battuta. La donna aggrottò impercettibilmente le sopraciglia.

“Purtroppo gli psicopompi di questa zona non sono altrettanto svegli” pensò.

«Certo che da queste parti non è facile vedere turiste straniere. Se solo fossi in gigai ti chiederei di uscire…» rincarò la dose il tizio, iniziando a girarle attorno convinto di non essere né percepito, né visto. La donna in risposta sentì iniziare a pulsare una vena sulla tempia destra.

«… ma anche essere nella mia forma spirituale ha i suoi vantaggi…» e il ragazzo con un sorrisetto furbo passò la mano tra i capelli castani della giovane, che strinse i pugni pensando “Conta fino a dieci, conta fino a dieci…”.

«Ma che diamine fai! Guarda che non siamo qui per corre dietro alle donne umane!»

Un secondo psicopompo nipponico era sbucato da dietro un angolo ed aveva agguantato il collega per un orecchio, per poi trascinarselo dietro e svanire nel passaggio aperto per tornare alla Soul Society.

La donna appena le due figure furono sparite piantò un pugno contro un lampione facendolo cadere.

«Brutto psicopompo del cazzo! Ma come si permette?!» sibilò.

«Rihanon, da queste parti si chiamano Shinigami!»

Un bel giovane slanciato e dai capelli argentei si avvicinò alla castana con il fare di chi la sa lunga.

«Shinigami… dei della morte…  non lo trovi un po’ altisonante anche tu Lucien? In fin dei conti sono solo delle anime di umani defunti che hanno risvegliato i loro poteri spirituali ed a cui è stata data un po’ di responsabilità!» brontolò incavolata la donna.

«Se al dio dell’oltretomba del distretto Giapponese va bene così a noi cosa importa? Piuttosto evita di fare ulteriori danni. Non è prudente attirare troppo l’attenzione e io non posso sempre starti dietro per rimediare ai tuoi scatti d’ira, ogni volta che ne incontri uno un po’ troppo esuberante. D'altronde è naturale che siano le anime smarrite a temerti più che gli Shinigami… quelli hanno il culo parato, mentre gli Hollow sono ancora in attesa di sepoltura spirituale e quindi di giudizio» commentò il ragazzo per poi far tornare il lampione al suo posto con uno schiocco di dita.

«Guarda che lo so meglio di te, se per questo» rispose Riha mettendo il muso, per poi però volgere lo sguardo verso l’orizzonte, corrugando la fronte: «La senti anche tu quest’aura oscura?»

Lucien annuì con il capo: «Quindi alla fine la “Capa” ci ha visto lungo come sempre. Meglio renderci invisibili ad occhi umani, anche perché non so te, ma io non riesco ad identificare l’entità spirituale a cui quei bastardi stanno dando la caccia».

La bruna annuì e i due scattarono incuriositi in direzione delle aure maligne. Il povero diavolo incappato in quelle oscure presenze infatti non era né un umano, né  uno psicopompo, né un Hollow e la cosa a Rihanon non piaceva per nulla.

 

****

 

Nel frattempo nell’Hueco Mundo…

«Con tutta la sabbia che c’è possiamo fare un enorme castello!» una bambina dai capelli chiari e la pelle rosea, era tranquillamente seduta in mezzo al nulla dell’Hueco Mundo intenta a giocare con la sabbia, mentre Nel si rivolgeva all’affascinante uomo dall’età imprecisata che le stava a fianco.

«Non so come ringraziavi. Senza di voi non so se avrei mai potuto riottenere la mia vera forma in modo stabile» disse l’ex Espada ancora incredula per ciò che era successo.

 L’uomo e la bambina erano apparsi dal nulla senza nemmeno aprire un Garganta e, senza dare spiegazioni, la bambina aveva fatto cenno all’uomo di occuparsi di rimettere in sesto la “Pantera Azzurra”, di cui lei si era presa cura dopo lo scontro con Ichigo. Infatti Grimmjow versava in stato vegetativo per opera del colpo ricevuto a tradimento da Nnoitra. L’uomo aveva dunque sbuffato, ma si era messo all’opera, lasciando Nel di sasso, dato che gli era bastato appoggiare due dita sulla fronte dell’Espada, per farlo riemergere dallo stato di coma, mentre lei non era riuscita a fare nulla nonostante tutta la bava che gli aveva vomitato addosso. Poi la bambina aveva posato gli occhi su di lei, le aveva sorriso e aveva detto all’uomo di recuperare anche la parte del suo spirito che era fuoriuscita dal suo corpo, sempre per colpa di quel simpaticone di Nnoitra. Ed ora era li, tornata nella sua originale forma adulta ad osservare quei due strani individui, che girovagavano per la distesa sabbiosa dell’Hueco Mundo come se fossero dei turisti per caso… almeno la bambina. L’uomo era visibilmente scazzato e poco felice di essere li. Infatti le rispose mal volentieri.

«Non è me che devi ringraziare. Per quanto mi riguarda è stata una pessima idea aiutarvi, poiché non siete altro che anime instabili frutto di un esperimento piuttosto discutibile. Il tizio che ho tirato fuori dal coma ne è un esempio lampante. Mi auguro solo che non faccia troppo chiasso una volta raggiunto il mondo umano.»

Grimmjow infatti dopo essere stato salvato non aveva nemmeno ringraziato. Si era solo messo a ridere come un pazzo, costatando di essere ancora inspiegabilmente tutto intero, per poi chiedere dove si trovasse lo Shinigami dai capelli arancioni e quel bastardo del Quinto Espada. Nel gli aveva quindi detto che il su ex compagno d’armi era deceduto in battaglia e che lo Shinigami in questione era tornato “dall’altra parte”, rimanendo perplessa alla vista dell’espressione palesemente sorpresa di Grimmjow alla vista della bambina, che gli faceva “ciao” con la manina, dandogli il ben tornato. Aveva infatti avuto la strana sensazione che i due in qualche modo si conoscessero, ma non aveva avuto modo di chiedere nulla al Sesto Espada, che era già sparito nel Garganta che lui stesso aveva aperto, mentre la bambina aveva scrollato le spalle con un enigmatico “Che c’è di strano? Tutti mi conoscono!” senza però aggiungere altro.

Nel sospirò e si morse un labbro, non le piaceva essere definita un esperimento di dubbio gusto, ma purtroppo era la realtà e sul fatto che erano instabili… non poteva negare nemmeno quello. Erano Hollow dopotutto. Anime che avevano perso il loro cuore e al cui posto vi era rimasto il vuoto, che cercavano di colmare con anime altrui. Non poté quindi non chiedersi perché la bambina avesse fermato l’uomo, poco incline a far scorrazzare il Sesto Espada tra gli umani, con un “Lascia che si diverta! Poi mal che vada ci pensa Riha!”, mentre l’uomo aveva borbottato un “Questo scherzetto non lo gradirà per nulla”.

I pensieri dell’ex Espada vennero però interrotti da una manina eterea che afferrò sicura la sua.

«Il vuoto si riempie sai? E poi il tuo non è poi così vuoto… qualcuno un po’ la già riempito. Così come quello della Pantera Azzurra» e la bambina fece l’occhiolino a Nel, che la squadrò da cima a fondo. Quella bambina sembrava fosse  in grado di guardarle dentro.

D'altronde che quei due non fossero né umani, né altro, l’aveva capito. La reiatsu che l’uomo aveva esibito per riportare Grimmjow fuori dal coma, era infatti a lei totalmente sconosciuta e le suscitava un senso di assoluta superiorità e rispetto, tanto da intimidirla peggio di Aizen, mentre la bambina… sembrava non possederla affatto! 

«Posso farvi una domanda?»

L’uomo studiò Neliel e poi fece cenno di sì con il capo, immaginando dove la donna volesse andare a parare. Infondo la matrice originale di un Hollow era pur sempre un’anima umana. E gli umani, come ben sapeva, erano dannatamente curiosi.

«Che cosa siete esattamente e perché ci avete aiutato? Inoltre non so nemmeno i vostri nomi» domandò quindi l’ex Espada.

«Capisco. Curiosità lecita» commentò l’uomo per poi rispondere: «Il mio nome è Ka, ma cosa sono

non ti riguarda. Per il resto non è a me che devi chiederlo ma a Lei. E non nascondo che anche a me piacerebbe saperlo» Ka scoccò un’occhiata indagatrice in direzione della pargola, che scrollò le spalle:  

«Mi sembra ovvio! Tutti e due speravano così tanto di poter nuovamente incontrare quel ragazzo dai capelli arancioni che non ho potuto far altro che accontentarli.»

Nel arrossì impercettibilmente a quell’affermazione, ma i due non ci fecero caso e la bimba continuò le presentazioni:

«Comunque io sono Hope e con questo penso di non dover aggiungere altro» rispose la bambina, per poi alzarsi ed iniziare ad incamminarsi in direzione dei resti di Las Noces.

«A proposito non è che potresti condurci nel posto esatto in cui sono trapassati Batman e l’Antenna Parabolica?»

«Prego?» chiese confusa Neliel.

«Credo intenda dire quelli che venivano chiamati Quinta e Quarta Espada» tradusse Ka, mentre Hope tirava la manica del suddetto per farsi prendere in braccio.

«Ehm, seguitemi, vi faccio strada…» si ritrovò quindi a dire Nel presa in contropiede, mentre Ka si caricava in spalle la bambina.

Quei due erano decisamente strani, ma allo stesso tempo Nel era curiosa di vedere dove volessero andare a parare….

  
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