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Autore: KiraSnape    02/05/2014    2 recensioni
Sherlock e John sulla strada per un nuovo misterioso caso da risolvere. Quando improvvisamente qualcosa di inspiegabile, perfino per Sherlock Holmes, accade. Le statue si muovono.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Mi presento, Sono Kira e questa è la prima fanfiction che scrivo. Mi è arrivata l'ispirazione come un fulmine a ciel sereno e ho sentito di doverla scrivere anche perchè altrimenti lo hiatus fino alla quarta stagione come lo affrontiamo?! >.<
Ecco, è tutto per ora... spero solo che vi piaccia. Lasciate un commentino se vi và. Baci :D


Gli Angeli prendono Londra

Capitolo primo: Statue
 E' quindi così che doveva finire. Lui senza di me.

 

Londra, Marzo 2012

Lestrade non sa stare nemmeno una settimana senza il mio aiuto. Sta diventando davvero ridicolo. E' solo molto fortunato che io non aspiri alla sua stessa carica altrimenti sarebbe a vendere fish 'n' chips in qualche fast food nei sobborghi di Londra. Tuttavia, lo sanno tutti: senza un caso non so stare, ed anche se la mia casella e-mail sta scoppiando, devo sceglierli io quelli per cui vale utilizzare il mio tempo e le mie capacità. Questo che mi descrive Lestrade pare abbastanza convincente:

Da Lestrade:
Sherlock, ho bisogno del tuo aiuto: Donna trovata ''crocifissa'' all'interno di un sotto passaggio stradale in periferia. Ha il collo rotto. Niente armi. Ninte impronte sul corpo ne nei paraggi. Ti allego un' e-mail con indirizzo e il luogo esatto ed anche un paio di foto per farti un'idea. Rispondimi il prima possibile.

Le cose potrebbero essere davvero interessanti. Sono pochi gli assassini con un briciolo di creatività ancora in circolazione a Londra.
'JOHN!' urlo con tutta la voce che ho dal divano su cui sono ancora steso in vestaglia e pigiama. Di rimando sento immadiatamente dei passi pesanti ma svelti che scendono in tutta fretta gli scalini che separano il salotto dalla sua stanza al piano di sopra.
'DIO SANTO, CHE COSA E' SUCCESSO?!' urla lui preso dall'ansia. Avrei dovuto immaginare la sua reazione al mio urlo poiché 10 minuti prima stavo trafficando con delle sostanze chimiche in cucina, di cui la maggior parte, avevo menzionato a John, erano parecchio infiammabili ed esplosive. Nel vedermi rannicchiato sul divano, nella mia vestaglia blu di seta, con il viso illuminato dalla luce dello schermo del mio telefono, lo sento tirare un sospiro di sollievo.
'Cristo, Sherlock! Mi hai spaventato!' dice lui, ansimando.
'Lo sento, John! Lo sentirebbe anche la signora Hudson a casa di sua sorella nel Surrey! Sii più discreto nelle tue reazioni' dico annoiato in risposta.
Sento i muscoli del suo viso deformarsi da la sua solita espressione di sollievo a quel sorrisetto assassino sottile che preannunia una scarica improvvisa di imprecazioni a vuoto. Lo precedo con la mia solita sveltezza. 
'Lestrade mi ha messaggiato. Da quello che mi ha scritto pare che stia finalmente succedendo qualcosa di interessante. Prendi il giubbotto e chiama un taxi, non startene lì impalato con quella faccia' dico in un sol fiato.
'Sherlock, io veramen...' inizia lui, ma già so cosa vuole dire.
'E disdici l'appuntamento con Sarah, ovviamente... credo che ci vorrà un bel pò.'
Il mio tono non ammette repliche, ma so che comunque non ne farebbe. Impossibile che preferisca avere contatti con quella sciacquetta piuttosto che una bella scena del crimine di sabato mattina. E' così facile capirlo. L'adrenalina è la sua droga. Così come lui è la mia.

Con uno slancio mi catapulto in camera attraversando l'apocalittica cucina, scelgo il completo blu scuro, camicia bianca e scarpe nere con i lacci, le solite. L'immancabile cappotto grigio e la mia amata sciarpa blu. Quando esco dalla camera e torno in cucina trovo John con la testa leggermente chinata e piegata di lato, le braccia tese e le mani strette a pugno ed i piedi nella loro usuale posizione, auspicio di una delle tre paternali della giornata tipo al 221B.
'Sherlock, non so più come ripetertelo. Questa è UNA CUCINA! Dovremmo poter essere in grado di MANGIARE qui dentro! Ti pare mai possibile in questo momento?!'
'No' rispondo secco. Sul suo viso si dipinge un'espressione sbalordita, si starà chiedendo come mai non gli ho rifilato una delle mie taglienti risposte.
'Infatti non dobbiamo mica mangiare ora, John. Abbiamo un caso o te lo sei già dimenticato? Hai scordato già tutti i consigli che ti ho dato sulla memoria a breve termine?'
La sua espressione ritorna la sua solita sarcastica, ma prima che lui possa controbattere, fuggo per le scale ed in pochi secondi sono giù nell'atrio. Con impazienza urlo 'JOHN!' e in risposta arriva il suo grugnito di disapprovazione e rassegnazione.
Il taxi ci aspetta fuori ed entro per primo dando subito l'indirizzo al tassista, John entra senza grazia ma comunque svelto dopo qualche secondo e si siede al mio fianco. Sento l'odore del suo dopobarba, quello di Gucci che gli ho regalato per Natale. Ricordo che quando sentii quel profumo per la prima volta nel negozio, non avrei voluto sentire altro addosso a lui. Mi scappa un sorriso.

Attraversiamo Londra, coperta dalla pallida luce del mattino che ogni tanto il tempo ci regala. Sbuca dalle fitte nuvole grigiastre, crea strani giochi di colore nelle pozzanghere di acqua e benzina. Londra, cuore pulsante, sempre attivo. Proprio come me. Non potrei essere da nessun'altra parte. Con nessun altro.
John ha imparato a fare a meno di parlare quando siamo in taxi perchè pensa che io usi il tempo della corsa per pensare al caso. Quello che non sa è che io non penso mai al caso prima di vedere la scena con i miei occhi. Uso questo silenzio per godermi la sua muta presenza e mantengo la sua falsa convinzione come una buona scusa. Ripenso alla nostra prima corsa in taxi, sulla prima scena del crimine insieme. Brixton, Lauriston Gardens. La donna rosa. E John, che non riusciva a tacere la sua ammirazione per le mie deduzioni. Forse anche per me. Qualche ora dopo lui che uccide un uomo per salvarmi da me stesso. La cena dal cinese poco dopo.

'Si fermi qui, per favore.' Dico con decisione al tassista e avverto il dubbio dipingersi sul volto di John. 'Facciamo due passi, siamo vicini.' Gli dico. Voglio godermi quanto posso il tempo che ho con lui. Sento che è l'unica cosa che condivideremo mai. Il tempo.
Pago la corsa al tassista e scendiamo al di là della strada  da un parco pubblico. Attraversandolo saremmo arrivati dopo poche centinaia di metri sulla scena del delitto. L'aria di Marzo è frizzante e penetrante, ma comunque gradevole. Attraversiamo la strada quasi vuota e arriviamo ai cancelli del parco. Entriamo e percorriamo a passo meno spedito il viale. Accade qualcosa all'uomo quando entra in contatto con la natura. Si riequilibria e man mano prende il ritmo di ciò che lo circonda. Sento le foglie frusciare scosse dal vento freddo, come un brivido. Le goccioline d'acqua cadere al suolo in religioso silenzio. Tutto in un perfetto equilibrio. John al mio fianco.

Il parco è apparentemente deserto e camminando arriviamo al centro dopo un paio di minuti, dove figura una grossa fontana in pietra bianca, logorata dal tempo e dalle intemperie che pigra spruzza acqua. Accerchiata da sei panchine di legno scuro laccato, è sormontata da una statua che raffigura un angelo, con le mani sul viso come se stesse piangendo. Non ne ho mai viste di simili a Londra. Se le avessi viste, me ne ricorderei sicuramente.

'John, tu hai mai visto una statua simile prima d'ora?' gli chiedo voltandomi verso di lui. Incontro i suoi occhi profondi come il mare e per un attimo affogo.
'No, mai a dire il vero.' Dice lui studiandola con attenzione. 'Ma credo che le braccia aperte siano simbolo di accoglienza o qualcosa del genere'. Poi cambia espressione repentinamente con un brivido 'Ma sinceramente quel sorriso fa un pò paura'
'Braccia aperte? Sorriso? John ma che statua stai guardan...'
Mi volto e per un attimo rimango senza parole. Immobile.
La stessa statua, ora con le braccia aperte ed il viso scoperto, sorrideva soddisfatta.








Note dell'autrice: cercherò di aggiornare il prima possibile (sono sotto esami, capitemi *^* ). Spero che vi sia piaciuto questo primo 'bite'. Nient'altro da dirvi. Baciii :)
  
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