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Autore: _Terens    03/05/2014    1 recensioni
Ester è un angelo caduto che vive ormai nel regno degli Inferi.
In passato era un angelo della Prima Sfera a cui era stato assegnato un compito da portare a termine: legare un umano al Paradiso.
Contro ogni previsione si innamorò di lui, perdendo in questo modo le ali.
Ester si ritrovò poi all'Inferno, dove promise fedeltà eterna a Lucifero, il primo angelo caduto.
Sono passati sei anni da quando Ester ha perso le ali, e ora ne ha già altre, nere e grandiose.
Ma deve dimostrare la sua completa devozione al regno degli Inferi. Dovrà legare un'anima all'Inferno, per dimostrare che è degna delle ali nere, ma non può permettersi errori, perché, si sa, lì non esistono le seconde possibilità.
E se Ester non fosse sola?
Se ci fosse qualcun altro che sta cercando l'anima che lei deve trovare?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il bacio proibito'
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Importante: leggete le note sotto che c'è una sorpresa per voi


7
~*~

Che la “sfida” abbia inizio

 

-Vuoi dirmi cosa ti è successo?- mi domandò Raphael per l'ennesima volta.
Non risposi, e cercai di stare attenta affinché non mi leggesse nella mente, perciò mi concentrai e immaginai uno scudo, che potesse coprire i miei pensieri.
Purtroppo era un processo lungo e faticoso, che richiedeva un sacco di forze. E negli ultimi giorni ero stata piuttosto debole. Sapevo che quello sforzo mi sarebbe poi costato caro. Ma davvero, non volevo che Raphael sapesse. Non ancora almeno.
Non ottenendo nessuna risposta da parte mia, il demone biondo scosse la testa, a metà tra il rassegnato e lo scocciato -Fa' come vuoi. Ma ricordati che siamo alleati. E per usare lo scudo ci vogliono un sacco di forze, quindi prima o poi crollerai.-
Mi scostai i capelli dalla fronte e alzai lo sguardo verso di lui. Eravamo alleati, giusto.
Quindi avrei dovuto parlargliene. Oppure no. Alexander era un angelo, in missione anche lui. Ma non c'erano problemi. Lui aveva la sua missione, io la mia.
In realtà non ero preoccupata del fatto che ci fosse un angelo in quella scuola. Ciò che mi turbava era che l'angelo fosse lui. Per quanto mi costasse ammetterlo, ero rimasta seriamente scossa dall'incontro. Per qualche assurdo motivo, mi riportava alla mente vecchi ricordi, nonostante io non ci dovessi pensare più. E ciò non poteva essere buono, non per me. Non potevo ripensare alla mia vecchia vita. Che poi noi siamo creature soprannaturali, non so se il concetto di 'vita' sia abbastanza per noi.
-Deve essere qualcosa che ti ha turbato parecchio, non fai che pensarci. O magari potrebbe essere qualcuno.-
Deglutii impercettibilmente, ma comunque Raphael se ne accorse. Mi si avvicinò, fino a che non fu davvero a un soffio da me. La continua vicinanza con l'angelo caduto, cominciava seriamente a scuotermi. -Una vecchia conoscenza?-
I suoi occhi color ghiaccio avevano il potere di confondermi. Parvero rassicuranti, mi invitavano a parlare, a confidarmi con lui. Ci stavo quasi per cascare, ma avevo imparato che Raphael era un essere ingannevole, era questo uno dei suoi poteri. Confondere
Dopo un momento di esitazione alzai gli occhi, mentre lui continuava a scrutarmi serio, ma senza apparire in alcun modo freddo o duro. Così riabbassai lo sguardo, incapace di sostenerlo. Mi sentivo così debole in quel momento.
Poi fece qualcosa che non mi aspettavo, mi alzò il volto con delicatezza, e mi accarezzò una guancia. Spostai lo sguardo sulle sue dita, che si appoggiavano leggere sulla mia pelle. La vicinanza tra i nostri corpi era sempre più ridotta.
-Come potremmo essere alleati, se non provi neanche a fidarti di me?-
Essere ingannevole
Continuai a ripetermelo più volte nella mente, non poteva manipolarmi a suo piacimento. Non poteva.
Il suo tocco, leggero e delicato, cominciava a destabilizzarmi, così gli presi la mano, e con tutta la forza di volontà che avevo, gliela scansai di malo modo.
Raphael annuì tra sé, a dare conferma a qualcosa che stava pensando. Si allontanò da me come se nulla fosse successo, e io tornai a respirare regolarmente. Non mi ci volle molto per riacquistare lucidità, e mi tranquillizzai subito, sapendo che la mia reazione era condizionata dai poteri di Raphael, e non da altro.
-Se non ti sei lasciata confondere da me, perché quell'angelo dovrebbe destarti problemi?-
Mi colse impreparata a quella domanda. Come era possibile?
Come se avesse letto nei miei pensieri, mi rispose -Beh, non mi hai parlato di tua spontanea volontà quando te l'ho chiesto, ma i miei poteri sono bastati affinché ti indebolissi almeno un poco. Così senza neanche accorgertene, hai abbassato lo scudo e ho letto i tuoi pensieri.-
Stupida, stupida, stupida.
Raphael scoppiò in una fragorosa risata, non avevo alzato di nuovo lo scudo, quindi la mia mente era ancora scoperta.
-Potresti smettere di ridere?-
-Come vuoi...- poi indicò il cellulare, che continuava a vibrare insistente sul tavolo. -Mi sa che ti stanno chiamando.-
Gli lanciai un'occhiataccia, che però non colse, o fece finta di non notare, e mi lanciò il cellulare in mano. Era Jennifer.
'Ehi Ester! Pensavo che stessi male...'
'Perché?'
'Beh, non hai risposto ai miei messaggi. E in più sono le 8:05 e ancora non sei a scuola.'
'Sarò lì tra poco.'
Dall'altra parte della linea, Jennifer non pareva affatto convinta.
'Mh... okay. Allora ci vediamo tra poco.'
Attaccai la chiamata, mentre Raphael mi fissava divertito -Dura la vita di uno studente?-
Lo ignorai, come aveva fatto lui con me, appena poco prima. Presi la borsa e uscii dall'appartamento. Il demone biondo, mi seguì fino di sotto, finché non mi fermò e mi prese per un braccio. -Che vuoi?-
-Forse così fai prima.-
Non ebbi nemmeno il tempo di capire, che in un attimo ci ritrovammo davanti scuola. Strattonai il suo braccio, e lo rimproverai, cercando di non alterarmi troppo per non attirare l'attenzione su di noi. -Sei completamente impazzito? Ma che ti è saltato in mente? E se qualcuno ci avesse visto?-
-Vedi... hai ancora la mentalità di un puro angioletto, che si preoccupa troppo per le regole.-
Con la sua uscita, non seppi cosa rispondere. Mi aveva completamente zittita. Dopo un po' riacquistai la parola -Non sono un puro angioletto.-
-Bene. Allora dimostralo.- mi mise le mani sulle spalle, e mi fece voltare nella direzione opposta. Sentivo il suo fiato caldo sul mio collo, ma invece che infastidirmi, mi rilassava. L'indirizzo del nostro sguardo era lui. Alexander.
L'angelo non ci toglieva gli occhi di dosso, ma di certo non sarei stata io a interrompere il contatto visivo. Però quello che lessi nei suoi occhi mi fece male. Disgusto. Puro disgusto, per le nostre scelte.
-Non devi farti distrarre da lui. E non farti venire strane idee in testa. Lui non può giudicarci, capito? Non sa i motivi per cui abbiamo fatto la nostra scelta. Ci avrà visto sì o no di sfuggita una volta.-
Due
-O due, come ti pare. Rimane il fatto che non ci conosce, e tu non devi farti influenzare dal suo giudizio. Sarebbe da stupidi ritornare indietro adesso, non credi?-
Nonostante non volessi interrompere il contatto visivo, fui costretta, per affrontare Raphael. -Ma tu ci hai mai pensato? A ritornare indietro?-
-Ne abbiamo già parlato. Non puoi tornare indietro.- il suo tono di voce, che fino a un attimo di prima era stato calmo e gentile, diventò freddo e tagliente. Come lui.
-Ma se volessi...- ma neanche io ero convinta, e non sapevo neanche perché, volessi tanto saperlo.
-Non puoi. Caso chiuso. Non voglio più sentirne parlare.-
Annuii senza ribattere. Sapevo anche io quando era opportuno fermarmi. Mi voltai di nuovo, ma Alex non c'era più.
-Allora a dopo.-
Raphael mi fece un cenno sbrigativo con la mano, e io finalmente mi decisi a entrare.
Fui subito travolta da una folla di studenti, che gridava e strepitava. Mi toccai la fronte imperlata di sudore. Tutte quelle persone mi soffocavano. Letteralmente. Avevo già sprecato un bel po' di energia per produrre lo scudo, per non far leggere i miei pensieri a Raphael. Ma era servito a ben poco. Cominciava a mancarmi l'aria, così sgomitai tra quella marea di studenti, per aprirmi un varco tra la folla. Qualcuno mi spintonava, qualcun altro mi fece cadere addirittura a terra. Mi rialzai con un po' di fatica, poi mi appoggiai agli armadietti per evitare un'altra caduta. Piano piano il corridoio cominciò a svuotarsi. Chiusi gli occhi, recuperando la calma. Poi un'avvertibile scossa sul braccio me li fece aprire di scatto. Alex ritirò subito il braccio, evidentemente turbato, mentre io lo fissavo senza dire una parola.
Lo sguardo di poco prima era svanito. Adesso nei suoi occhi potevo scorgere la preoccupazione... verso di me. Che poi non aveva alcun motivo di essere preoccupato. Dopo un'attesa che mi sembrò interminabile, Alex interruppe il contatto visivo, si schiarì la gola e mi rivolse la parola. -Tutto bene?-
-Come se ti interessasse.- la mia voce non era udibile a un essere umano, ma lui non lo era. Fece comunque finta di non sentire, mentre attendeva una mia risposta.
-Meglio.- feci un sorriso tirato, senza neanche impegnarmi per apparire convincente.
Non capivo neanche il motivo di quella farsa, sapevamo entrambi chi era uno e chi era l'altro. Allora perché andare avanti così?
-Dai... ti offro qualcosa al bar.- non riuscivo a capire il suo repentino cambio d'umore. Un attimo prima sembrava che volesse incenerirmi con lo sguardo, l'attimo dopo si preoccupava per me, mentre mi offriva qualcosa al bar. Nonostante ciò decisi di seguirlo. Il silenzio che seguì fu lungo e imbarazzante. Diverse volte si era girato a guardarmi, e ad aprire la bocca per dirmi qualcosa, poi dopo un ripensamento, non mi disse nulla. Eravamo arrivati al bar, e nessuno dei due aveva ancora detto niente. 
-Cosa ti offro?- l'effetto che aveva la sua voce su di me era sempre sorprendente.
Mi affrettai a rispondere con la prima cosa che mi venne in mente -Un caffè va bene.-
-Okay. Intanto siediti, torno subito.-
Presi posto al tavolo più vicino, mentre lo osservavo ordinare le nostre cose al bar. Era indiscutibilmente bello. Certo, era un angelo. E come tutti gli angeli, doveva essere una creatura che irradiava luce e splendore. Alexander tornò poco dopo, con due tazze di caffè in mano. Si sedette accanto a me e mi rivolse un'occhiata penetrante -Sicura di stare meglio?-
Non riuscivo a comprendere il motivo di tutte quelle attenzione. E a dirla tutta, cominciavano anche a darmi fastidio. Nonostante ciò cercai di sforzarmi per non rispondergli male. -Sì, molto meglio.- Si portò la tazzina di caffè sulle labbra e ne bevve un lungo sorso, senza smettere di fissarmi. -Ti sei sentita male così all'improvviso?-
-Un calo di pressione, mai capitato?- il tono di voce era più acido di come me lo ero immaginata in testa, ma non ci potevo fare niente. Volevo andarmene via da lì. -E comunque, a te non dovrebbe interessare.- non seppi perché glielo dissi ad alta voce. O forse sì. Era il momento di chiarire. Di mettere fine a quella farsa.
-Beh, ero solo preoccupato perché...- 
-Non dovresti essere preoccupato per me, lo sai, vero?-
Esitò un momento prima di rispondere. I suoi occhi si erano ridotti a due fessure, e lo sguardo che aveva non mi piaceva per niente. Dopo un'attesa che mi parve infinita, mi rispose, con il tono più serio e sincero che avessi mai sentito da lui. -Lo so, ma non posso farne a meno.-
La sua risposta così schietta mi lasciò un attimo interdetta e non so bene cosa provai in quel momento. Di certo non mi aspettavo che mentisse. Gli angeli non possono mentire. Ma non mi aspettavo neanche che quella fosse la verità.
Deglutii abbassando gli occhi, non sapendo bene cosa provare in quel momento.
Scossa da quella rivelazione, mi alzai bruscamente dalla sedia stanca di quella situazione, feci per andarmene, poi gli dissi freddamente -Grazie per il caffè. La prossima volta non disturbarti però.-
Alexander mi trattenne per un braccio e per un attimo mi mancò il fiato. Quel tocco... era così familiare. Un tocco piacevole, così dolce e delicato. La sua mano era ancora a contatto con la mia pelle. Una mano calda che mi trasmetteva un senso di pace e leggerezza. Tirai indietro il braccio non appena ricollegai tutto.
-Sei stato tu... quel giorno. In infermeria. È così?-
Gli angeli non possono mentire. Infatti non negò, e questo mi bastò per confermare quella teoria. Avrei dovuto capirlo la prima volta che mi aveva toccato e avevo sentito quell'inconfondibile scossa. Il suo tocco era unico. Ma in realtà l'avrei potuto capire anche da caratteristiche più semplici. Quel giorno in infermeria non ero riuscita a distinguerlo, ma avevo visto la sua aura. Avevo visto i suoi occhi azzurri, unici nel suo genere. E non avevo avuto il minimo sospetto. Mi ero lasciata confondere, non so nemmeno per quale motivo.
-
Perché l'hai fatto? Perché mi hai aiutato?- dovevo saperlo. Doveva dirmelo.
Continuava a non piacermi come mi guardava. Mi sentivo troppo in soggezione, e purtroppo non solo quello. Stare vicino a lui, guardarlo, affrontarlo in modo così aperto... non sapevo neanche descrivere le emozioni che provavo in quel momento. So solo che erano sbagliate... erano da umani.
-Te l'ho detto. Non so per quale motivo, ma non posso fare a meno di essere preoccupato per te. Mi preoccupo dimenticandomi di chi sei... di cosa sei.-
Il ribrezzo nei suoi occhi mi provocò un dolore indescrivibile. Io ero un mostro. Un essere ripugnante che non meritava neanche di esistere.
-Ed è così tremendamente sbagliato quello che sono?-
Il suo silenzio mi bastò. Mi bastò per capire che per quanto potesse preoccuparsi per me, per quanto mi avesse aiutato senza che glielo chiedessi, lui non avrebbe mai capito il motivo della mia scelta. No, avrebbe continuato a giudicarmi e a guardarmi con disprezzo. E ciò non potevo accettarlo.
Così uscii dal bar, senza dire più nulla. E questa volta lui non mi fermò.

 

~*~

 

Aspettai la fine della prima ora, tanto ormai era inutile entrare in classe solo per gli ultimi venti minuti. L'ora che mi aspettava riguardava algebra. Trovai posto accanto Jason, che alzò subito lo sguardo su di me. -Tutto bene?-
Cominciavo seriamente a innervosirmi. Non ce la facevo più di persone, umane o non umane che fossero, che continuavano a chiedermi sempre come stavo. A loro non doveva interessare. Non doveva interessare a nessuno. Così la mia risposta uscì piuttosto sgradevole, e subito me ne pentii. Lui non disse nulla, si limitò a spostare la sua attenzione altrove.
La signorina Cooper tossì per richiamare la nostra attenzione. Ci disse di copiare le disequazioni scritte sulla lavagna. Dovevamo svolgerle e a fine lezione, qualcuno sarebbe andato lì alla lavagna a farla. Presi un foglio e cominciai a segnarmi gli esercizi. Avevo già cominciato a fare la prima quando sentii la porta aprirsi. Comunque poco mi importava, così senza neanche alzare lo sguardo, ripresi a svolgere l'esercizio.
-Mi scusi tanto per il ritardo, non trovavo l'aula. Devo ancora imparare a ambientarmi bene.- quella voce, lui, mi stava tormentando. Mi cadde la penna sul foglio e Jason accanto a me se ne accorse. Forse si accorse del mio turbamento. Capì che era Alex la causa del mio umore. Oppure semplicemente aveva alzato lo sguardo perché la penna aveva fatto rumore. La signorina Cooper si sistemò la montatura degli occhiali, poi con un cenno sbrigativo gli disse di andarsi a sedere e di copiare gli esercizi. Sfortuna volle che l'unico banco libero fosse quello alla mia sinistra. Imprecai sotto voce mentre alzavo gli occhi al cielo. Decisi di non dargli nessuna soddisfazione. Non mi girai neanche una volta per vedere se mi stesse guardando. Jason si appoggiò al mio banco, e mi sussurrò all'orecchio -Senti, sono un disastro ad algebra. Mi daresti una mano?- 
Sentii lo sguardo insistente di Alex su di me, però continuai a ignorarlo.
-Sì, certo.- magari serviva a distrarmi.
Così Jason si avvicinò di più con il banco, e io iniziai a spiegargli come funzionavano. Ne avevo fatte talmente tante, in tutte scuole diverse, che ormai potevo farle ad occhi chiusi. Lo vedevo mentre si sforzava e cercava di dare risposte impossibili. Ad un certo punto mi bisbigliò cercando di non farsi sentire da nessuno -È lui il problema?-
Okay, l'aveva notato. Comunque feci finta di non capire, non mi andava di affrontare l'argomento. E soprattutto non vedevo come mi potesse aiutare affrontarlo con Jason. -Lui chi?-
Jason alzò un sopracciglio scettico, squadrandomi per un buon minuto. -Quello che non ti toglie gli occhi di dosso da tutta la lezione.-
Così involontariamente mi girai, e mi maledissi mentalmente perché tutti i miei sforzi fino a quel momento erano stati vani. E lo trovai a fissarmi. Ogni volta che lo sorprendevo, gli leggevo negli occhi uno sguardo diverso. Quella volta sembrava che volesse studiarmi. Non abbassai lo sguardo, neanche lui lo fece. Eravamo entrambi troppo orgogliosi per farlo.
-Ester!- Jason mi richiamò, così Alex si girò, e così feci anche io. -Allora è lui, vero?-
Scossi la testa sovrappensiero -Tu non puoi capire.-
-Che ne sai? Magari se mi dicessi cosa è successo, ti potrei aiutare.-
-Nessuno mi può capire. E nessuno mi può aiutare.- ripensai alla mia scelta. Al fatto che nessuno comprendesse. Ripensai ad Alex, che nonostante sapesse che fossi la sua nemesi, il suo esatto contrario, mi aveva aiutato. Ma anche lui non poteva aiutarmi. Poteva provarci, ma alla fine non serviva davvero a nulla.
-Penso che adesso puoi finirli anche da solo gli altri esercizi.-
Ero stanca di parlare. Ero stanca di tutto.
Ringraziai mentalmente Jason perché non mi disse nulla, e tornò a risolvere le sue disequazioni per conto proprio. Sentivo ancora lo sguardo di Alex fisso su di me. Probabilmente aveva sentito. In fondo era meglio così. Almeno ci avrebbe pensato due volte prima di aiutarmi di nuovo. In ogni caso l'ora passò in fretta, e prima che suonasse, la signorina Cooper chiamò qualcuno alla lavagna. Era una ragazza con i capelli corti e rossi. Anzi, arancioni. Si tormentava una ciocca troppo corta di capelli, mentre si mordeva il labbro, quasi a volerselo staccare. Umani. Stupidi umani che si preoccupano per così poco. È questa la differenza tra umani e creature soprannaturali. Non si possono considerare neanche minimamente allo stesso livello.
Eppure, mi costrinsi ad ammettere, 'noi', angeli e demoni, ci comportiamo esattamente come gli esseri umani. Proviamo emozioni umane. Proviamo dolore, pena, ci struggiamo per qualcosa o qualcuno che non possiamo avere. Ci innamoriamo. E ogni volta che questi sentimenti umani escono fuori, ne dobbiamo pagare le conseguenze. È così che funziona.
La ragazza dai capelli rossi fu salvata dal suono della campanella. In ogni caso la signorina Cooper non la rimproverò.
Mi affrettai ad uscire da quell'aula per lasciarmi tutto alle spalle. L'ora dopo avevo diritto con Jennifer, poi altre due ore prima della pausa pranzo. Andai subito in classe, non trovando la bionda, mi sedetti lo stesso appoggiando la borsa sopra il banco vicino, nel caso arrivasse. Piano piano gli altri studenti cominciarono a prendere posto, finché non arrivò Dakota che mi guardò scocciata. -È libero questo banco?- mi chiese, riferendosi al banco accanto a me. Alzai le spalle -Pensavo di tenerlo per Jennifer.-
-A quanto pare Jennifer aveva un'altra idea in mente.- seguii il suo sguardo e vidi la bionda entrare seguita da Alex. Mentre ridevano. Feci per chiamarla, ma questa non mi mostrò molta attenzione, e si sedette vicino ad Alexander in due banchi in prima fila. Solo allora si accorse della mia presenza -Ehi, scusa. Non avevo visto, ti dispiace?-
Mostrai un sorriso di cortesia. -Figurati.-
-Adesso è libero il banco.- la voce stridula della rossa cominciava seriamente a darmi sui nervi. Per evitare di sentirla ancora, presi la borsa e l'appoggiai a terra.
Notai l'angelo incurvare le labbra, quasi in un sorriso trionfante. Poi più nulla.
-Lui è appena arrivato eppure sembra che ha mostrato subito un interesse per Jennifer, non trovi?-
La rossa non mi disse più nulla per tutto il resto della lezione. Eppure quella frase mi fece riflettere a lungo. Non aveva torto. Da quando Alexander era arrivato in questa scuola, presentandosi come nuovo studente, aveva stretto subito amicizia con Jennifer. Probabilmente ero solo paranoica. Jennifer aveva legato subito anche con me, forse semplicemente si mostrava cordiale con tutti i nuovi arrivati. Eppure non ne ero del tutto convinta... Se fosse andata in quel modo, perché l'angelo avrebbe dovuto continuare ad avere rapporti con Jennifer? Lui avrebbe dovuto concentrarsi sulla sua missione, a meno che... Scossi la testa agitata, per voller scacciare quell'ipotesi. Mi stavo decisamente stressando.
Finalmente la campanella suonò, decretando la fine dell'ora. Seguii con lo sguardo Jennifer e Alex. Si stavano salutando. Dopo che l'angelo uscii dalla classe, raggiunsi la bionda. -Se ne va?-
-Adesso ha educazione fisica.-
-Capito.-
Dovevo saperlo. Dovevo scoprirlo subito. Così evitai la bionda, che mi voleva parlare, e cominciai a camminare dritta verso la palestra. -Ehi! Ma tu non hai educazione fisica a quest'ora!-
La ignorai. Ci avrei parlato dopo. In quel momento l'unica cosa di cui mi importava davvero era sapere. Raggiunsi la palestra, dove non c'era ancora nessuno fuori. Così andai verso lo spogliatoio maschile, e aprii la porta, incurante dei ragazzi che si stavano cambiando. -Ehi, ehi! Ma che fai?-
-Guarda che se volevi vederci senza maglietta bastava chiedere!-
Ignorai gli schiamazzi e i fischi di tutti quanti. -Sto cercando una persona.-
Un ragazzo moro e palestrato, senza maglietta mi si avvicinò, ghignando divertito -E l'hai trovato? Se vuoi posso rimpiazzarlo.- provai ribrezzo per quel disgustoso umano.
-Mi dispiace deluderti, ma le mie aspettative sono un po' più alte.- lo guardai con disgusto, mentre lui si allontava alzando le spalle. Solo allora notai Ryan, che mi stava fissando confuso, come del resto tutta la componente maschile presente lì. Lo raggiunsi e lo presi per la maglietta -Ehi! Ma che ti è preso?- mi chiese lui abbastanza sconvolto.
Lo strattonai a forza ignorando le varie frecciatine che ci lanciavano quei cretini. Parlai talmente piano che anche lui fece fatica a capirmi. -Ho bisogno di sapere dov'è Alex.-
-Chi?!-
-Alex, quello nuovo.-
-Qui non c'è.- grazie al cavolo, mi trattenni dal dire. -E poi a che ti serve?-
-Una questione lasciata irrisolta.-
Proprio in quel momento la porta si spalancò, e fece la sua entrata proprio chi stavo cercando. -Ma cos'è questo chiasso?-
Non mi notò subito, ma appena il suo sguardo passò su di me, capì. Si schiarì la gola -Ragazzi, voi vi siete cambiati. Forse fareste bene a raggiungere il coach.-
-E tu hai intenzione di cambiarti con lei dentro?-
Nessuno di loro fece segno di muoversi. Mossi il capo verso Ryan, che alla fine rassegnato tentò di convincere gli altri. -Su andiamo.-
Solo pochi ragazzi uscirono. Il ragazzo moro si mise a braccia conserte -Voglio proprio godermi lo spettacolo.-
-Forse non ti è chiaro. Tu e i tuoi amici dovete portare il vostro culo regale fuori da qui.-
Lui mi si avvicinò, continuando a guardarmi strafottente -E se non volessi andarmene?-
Stavo seriamente cominciando ad irritarmi, e pensai che se fosse andata avanti così, non avrei resistito e avrei usato i miei poteri. Cercai comunque di apparire calma. -Dovresti. Tu e i tuoi amici.-
Qualcuno bussò con foga alla porta. -Le ragazze hanno fatto prima di voi! Vi ci vuole molto ancora?-
Il coach Hudson aprì senza preavviso, e io mi ritrovai in un attimo contro la parete, nascosta da un semipilastro, accanto all'angelo biondo. -Aspetta un attimo.- la sua voce non era udibile per un orecchio umano.-Allora, che state facendo?-
-C'era una ragazza fino a un momento fa.-
-Sì, ed è sparito anche quello nuovo.-
-Vi siete fumati qualcosa?- la domanda del coach era seria, e io mi dovetti mordere la guancia dall'interno per non scoppiare a ridere. -Sentite. Uscite subito in tre secondi se non volete vedermi davvero incazzato.-
Stavolta mi morsi il labbro. Loro, tentando ancora di giustificarsi, uscirono un po' perplessi. Notai solo allora che la mano di Alex era sulla mia vita. La maglia si era alzata un po', e quel semplice contatto fisico bruciava. Così mi scansai, temendo come se da un momento all'altro prendessi fuoco. Lui si allontanò un po' da me, evidentemente a disagio. La sicurezza che ostentavo poco prima era svanita, e mi chiesi se effettivamente fosse stata una buona idea quella di raggiungerlo lì. Ormai però non potevo tornare indietro. Sarebbe stato da codardi.
Volevo andare dritta al punto, eppure allo stesso tempo non ne avevo il coraggio. Non volevo confermare i miei ulteriori dubbi. Se l'ipotesi che mi era venuta in mente, a causa di una semplice frase pronunciata da una stupida umana con i capelli rossi, fosse stata vera, allora non avrei saputo davvero come affrontare la questione. -Allora? Come mai sei qui?-
Alzai lo sguardo per affrontarlo. Questa volta i suoi occhi mostravano pura e semplice curiosità. Niente di più. -Tutto a posto?-
Sbattei le palpebre un paio di volte. Ero rimasta incantata a fissarlo. E adesso lui mi chiedeva se stavo bene. Si preoccupava di nuovo per me.
-Senti, di questo abbiamo già parlato prima. Non so per quale motivo ti sia preoccupato per me, visto il ribrezzo che hai nei miei confronti...-
Sperai che mi contraddisse, ma non lo fece. Così andai avanti, deglutendo varie volte.
-Allora... vorrei che non mi ostacolassi. Semplicemente, evita di guardarmi, di parlarmi, o di immischiarti nella mia missione. Okay? Tu sei qui per portare a termine la tua missione. Io la mia. Il fatto di ritrovarci nella stessa scuola è stato uno spiacevole inconveniente, a nessuno dei due ha fatto un granché piacere. Ma basta. Finita lì. Deve esserlo. Ognuno per la sua strada. Per la sua missione. Senza interferenze da parte dell'altro. D'accordo?-
Sperai di essere stata abbastanza convincente. Insomma, ero stata addirittura diplomatica.
-Non posso.- tutto mi aspettavo, tranne una risposta del genere... ma in realtà era proprio la risposta che aspettavo. E quella che temevo maggiormente.
-E perché non puoi?- la mia voce uscì fuori spezzata. Speravo davvero che non rispondesse quello che credevo di sapere.
-Sei furba. Ormai ci sarai già arrivata, no?-
Restammo così a guardarci, senza dire una parola. Dannato angelo...
Alla fine presi il coraggio, e gli chiesi quello che avrei dovuto chiedergli subito -Si tratta di Jennifer, no?-
-Jennifer.- confermò lui. -Una ragazza abbastanza complicata, non trovi?-
-Sono arrivata qui prima io, l'ho conosciuta per prima e...-
Mi interruppe -E allora cosa? Siamo qui in questa scuola per lo stesso motivo. Lo hai detto tu. Vogliamo tutti e due portare a termine la missione. Eppure... bello scherzo ci ha giocato il destino, non trovi? Se tu portassi a termine la tua missione, io fallirei. E se io la portassi a termine, beh... falliresti tu. Le nostre strade qui non potranno fare a meno che incrociarsi. È inevitabile. Ma sai una cosa? Io ho intenzione di portare a termine la mia missione, non mi importa cosa ti accadrebbe se tu fallissi.-
Quell'ultima frase, pronunciata con un tono così sprezzante mi fece bacillare un attimo. Non dovevo mostrarmi debole, non davanti a lui. Mi avvicinai così tanto che lui deglutì -Attento angioletto, che a volare troppo in alto rischi di cadere...-
-Non ho paura di volare troppo in alto. Tu piuttosto cerca di non andare troppo sotto terra che poi rischi di soffocare...-
-Per soffocare dovrei respirare, ma io non ne ho bisogno... tu invece dovresti seriamente guardarti le spalle. Qualcuno potrebbe spezzarti le tue ali.-
L'angelo si passò una mano tra i capelli pensieroso, poi soffocò una risata -E quel qualcuno saresti tu?-
-Forse non ti è chiaro un concetto... io porterò a termine la mia missione, fregandomene di quello che potrebbe succederti dopo che io avrò finito qui. E sì, sono disposta anche a giocare sporco, e se questo significa che dovrò scontrarmi con te, allora non sarò certo io a tirarmi indietro.-
-Beh... e allora che la "sfida" abbia inizio.- mi disse lui con un sorriso ironico accennato sul volto.
-Per te questa è una sfida? Certo... e il premio è Jennifer. Solo un premio, no? Uno stupido oggetto che non vale nulla...-
-Non l'ho mai definita uno stupido oggetto. E poi pensaci bene. Tu vieni a fare la morale a me? Tu che sei disposta al tutto per tutto per condannare la sua anima all'Inferno?-
Decisi di non voler perdere più tempo con lui, così me ne tornai indietro, non prima di sentirgli dire -Comunque alla fine l'esito della missione sarà dato solo dalla scelta di Jennifer. Sua e basta.-





Angolo dell'autrice:
Sono imperdonabile, lo so. Non ho scuse. Mi dispiace davvero. Mi dispiace che chi segue questa storia, ogni volta è costretto a sopportare i miei costanti ritardi. Avevo cominciato a scrivere questo capitolo un sacco di tempo fa, non sapendo come andare avanti, e ora... eccomi arrivata qui. Spero che il capitolo non vi abbia annoiato...
Inoltre spero che state leggendo questa parte, perché ho una sorpresa per voi. Ebbene, vi avevo detto che avrei fatto un trailer per la storia. E alla fine ce l'ho fatta. E devo dire che sono anche abbastanza soddisfatta. Per il trailer devo ringraziare Anny, che mi ha dato davvero un sacco di consigli. Inoltre la devo ringraziare anche perché se ho finito di scrivere il capitolo è solo grazie a lei.
Comunque ecco il link del TRAILER: 
http://www.youtube.com/watch?v=dguil2ZQ0-A
Fatemi sapere cosa ne pensate, che sono davvero curiosa.
Poi vi ricordo il missing moment dal capitolo 5, dal punto di vista di Jennifer, che vede come protagonisti lei e Ryan:
"Tabacco e caffè" (missing moment): 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2369769&i=1
Inoltre ho pubblicato una nuova storia, nella sezione drammatico. Se vi va di seguirmi anche lì, mi farebbe molto piacere :)
Per ora c'è solo il prologo, ma il primo capitolo è già pronto (devo solo trovare un titolo)
"Per un corpo perfetto" (drammatica): 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2487696&i=1
E niente... credo di aver detto tutto. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo (e anche del trailer) Mi farebbe molto piacere.
Un bacione <3

  
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