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Autore: EvgeniaPsyche Rox    03/05/2014    6 recensioni
«Allora Rox, mi vuoi spiegare che cazzo ti è preso? Cos'è, è un bullo che ti ruba la merenda? O per caso un tipo che ti sta sul cazzo?», aveva chiesto Hayner dopo essersi accertato che il diretto interessato fosse tornato al proprio asciugamano; dopodiché aveva sbattuto ripetutamente le palpebre, perplesso dal silenzio dell'amico. Ma quando aveva notato le sue gote arrossire gradualmente era scoppiato a ridere per trenta minuti buoni, intuendo finalmente la risposta alla sua domanda.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Hayner, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Giocatore di rugby per caso -O forse per amore-
 

1. Descrizione della vita di un ''qualsiasi'' sedicenne di un ''qualsiasi'' liceo.




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«Sei la prima persona a cui lo rivelo.»
«Ah, wow...»
«No, ascoltami, dico davvero: è una cosa seria. Seria e... Anche molto imbarazzante.»
«Spara.»
«Ecco, hai... Hai pr-presente cosa ti piace?»
«Cosa mi piace? Roxas, hai fumato roba pesante o sbaglio?»
«No, no, ma che dici! Forse mi sono espresso male, ehm... Sai che i tuoi gusti sono... Come dire... A te piacciono le... Le...»
«Le...?»
«Loro, insomma...»
«Non ci sto capendo un cazzo.»
«Oh, andiamo, a me piacciono quelli... Quelli come noi... Cioè è da anni che sono indeciso, ma adesso credo che... Credo che è così per davvero...»
«Quelli come noi?»
«Sì, come me e te...»
«Vuoi dire dei fumati?»
«Ma no, cazzo, non hai capito niente! Io ho altri gusti, comprendi?»
«Spiegati meglio, Roxas!»
«PORCA PUTTANA, SONO GAY!»
Non si sarebbe mai e poi mai scordato l'espressione di Hayner in quel momento; non era sconvolta, bensì terrorizzata. Allora aveva abbassato lo sguardo e si era sentito tremendamente in imbarazzo: «Forse adesso non saremo più amici come prima e lo posso capire...»
«Non... N-Non è per quello, Rox...», Hayner poi aveva indicato la porta e l'altro si era voltato di scatto, pietrificandosi di fronte alla vista della madre.
Insomma, il suo coming-out non era andato proprio come si era immaginato; il giorno dopo Hayner gli aveva rivelato che lo aveva sempre sospettato, poiché era assai inusuale che un ragazzo carino come lui non avesse mai avuto una relazione con una ragazza. Di conseguenza non l'aveva presa affatto male, anzi, si era compiaciuto particolarmente della notizia (Il motivo gli era ancora ignoto).
Per quanto riguarda sua madre la situazione era andata diversamente; in un primo momento aveva pensato di giustificarsi con la scusa che stavano facendo qualche gioco stupido, ma poi si era accorto che non gli avrebbe mai creduto, dal momento che nella stanza si era creata un'atmosfera particolarmente pesante. Hayner allora per salvarlo stava per attaccare con i soliti discorsi stile ''Gli omosessuali sono persone normali, solamente che hanno gusti diversi e bla, bla, bla...'', quando la donna lo aveva abbracciato, iniziando a piangere come una fontana: «Oh, Roxas, ma perché non me l'hai mai detto? Chissà quanto ti sarà pesata questa cosa! Avrai passato notti intere a rigirarti nel letto, avrai sofferto tantissimo... Mi dispiace, mi dispiace tanto di non aver colto i messaggi!»
Quali messaggi, poi? Chissà.
Suo padre in un primo momento gli era parso deluso, successivamente però si era ricreduto, poiché si era limitato a prenderlo un po' in giro con qualche battutina ironica.
Tutto ciò era successo due anni fa; adesso Roxas Dixon era un sedicenne qualsiasi che frequentava un qualsiasi liceo, giusto per avere il tempo di decidere che cosa fare della sua vita.
Certo, con sedicenne qualsiasi, si fa per dire.
Una schiappa in matematica, aveva cercato, insieme ad Hayner, ogni stratagemma possibile per evitare di essere rimandato a Settembre; nonostante fossero solamente ad Ottobre, il suo migliore amico aveva già ideato un piano soprannominato ''Il lancio del maiale.''
Gliene aveva parlato un paio di giorni fa e quando lui gli aveva domandato che diavolo c'entrassero i maiali, Hayner gli aveva spiegato che in realtà era un nome dato solamente per ''fare scena.''
Fare scena con i maiali? Certo che Hayner aveva seriamente bisogno di essere ricoverato in qualche clinica.
Tralasciando la matematica e quello stramboide del suo migliore amico, per Roxas un'altra impresa di dimensioni bibliche era cercare di prendere l'autobus in tempo ogni dannatissima mattina; sveglia alle 06.40, colazione alle 06.45, massimo quindici minuti per vestirsi, cinque per sistemare la cartella, non poteva permettersi un minuto di più a causa di Franky, l'autista più scontroso sulla faccia della Terra. Secondo lui esistevano soltanto studenti modelli o studenti stramboidi. I primi erano perfetti, indossavano accuratamente la divisa scolastica, nessun capello fuori posto, portamento elegante, ottimi voti in pagella e in orario, se non addirittura in anticipo, ogni mattina.
I secondi invece erano coloro che, almeno secondo l'opinione di Franky, intralciavano il suo lavoro; sempre in ritardo, capelli spettinati, cravatta della divisa fuori posto (E la scusa del ''La mattina sono mezzo rincoglionito, come puoi pretendere che io possa indossare i vestiti in maniera decente?'' che una volta aveva utilizzato Hayner purtroppo non aveva funzionato), voti che si trovano sulla soglia della sufficienza e così via. 
Roxas ricordava bene che durante il primo anno aveva cercato in ogni maniera di fare buona impressione su Franky; era arrivato alla fermata dell'autobus con un anticipo di mezz'ora, aveva cercato di assumere una sorta di accento francese per fare la figura dell'aristocratico e addirittura si era pettinato i capelli all'indietro, abbandonando per un giorno la sua capigliatura ribelle e disordinata.
Tentativo che però si era trasformato in un fiasco totale a causa del suo migliore amico; infatti, proprio mentre stava per salire il primo gradino dell'autobus, ottenendo un sorriso di approvazione da parte dell'autista, Hayner aveva sorpassato tutti gli studenti e si era catapultato all'interno del pullman, facendo cadere in avanti Roxas e presentandosi con una frase del tipo: «Saaaalve, non sono in ritardo, vero? E' che ho dovuto lottare dieci minuti con il mio cane che non voleva restituirmi il diario! Adesso infatti è pieno di bava, brrr... Roxas, lo vuoi vedere? Cazzo è disgustoso, dovremmo lanciarlo in testa alla gente come scherzo per Halloween!»
E così da quel giorno lui e il suo migliore amico erano finiti sulla lista nera di Franky. Il problema? Beh, semplicemente che per lo scontroso autista chi veniva identificato come studente modello o come studente stramboide non poteva modificare in alcun modo il proprio stato.
Evitare il debito di matematica, cercare di dare una controllata al suo migliore amico, arrivare in orario... Quali altri ostacoli doveva affrontare? Ma certo, il mostro di tutti i mostri, il suo incubo peggiore, il suo veleno mortale: la foto di fine anno.
Nel suo Istituto a Giugno giungeva infatti un fotografo (Sempre lo stesso, tra l'altro, perciò aveva iniziato ad odiarlo profondamente, proprio come Franky) alquanto strampalato; era un uomo prossimo ai cinquant'anni, dai capelli marroni e un cenno di barba al mento. Il punto era che dormiva in piedi; pareva proprio che avesse fatto la conta per scegliere il mestiere, poiché non ci metteva neanche un briciolo di passione. Si trascinava a scuola con la sua dannatissima macchina fotografica, attrezzo infernale agli occhi di Roxas, si piazzava in palestra e attendeva l'arrivo di ogni singolo studente. Una classe per volta si metteva in fila e si passava così la mattinata ad attendere il proprio turno; iniziavano i primini e la giornata si concludeva con le foto dei maturandi.
Non per nulla i più fortunati erano i primi della giornata; uscivano di casa pettinati e perfettamente in ordine, giungevano a scuola cercando di evitare eventuali pozzanghere o bevande in faccia, e nelle foto avevano espressioni sexy degne di Brad Pitt o Angelina  Jolie.
Il settanta per cento degli studenti di quarta e di quinta, al contrario, se ne uscivano con le classiche foto fatte a fine giornata; volto stanco, prossimi ad uno sbadiglio, occhi assonnati, capelli scompigliati e, per le ragazze ovviamente trucco colato che donava loro un'aria da panda.
Poi, certo, esistevano le eccezioni; magari vi erano i famosi ''ultimi studenti'', i maturandi che avevano il cognome che iniziava per ''z'', che riuscivano comunque ad avere una foto decente. Al contrario, c'erano addirittura le eccezioni in senso opposto, categoria di cui faceva parte anche Roxas stesso; poco importava se aveva avuto la grazia divina di possedere un cognome che iniziava per ''d'', le sue foto erano sempre e comunque tremende.
Le aveva provate  tutte; già ad Aprile trascinava il suo migliore amico nelle sue tattiche per non sembrare un ritardato nella foto di fine anno. Aveva cercato di avere un'espressione apatica, timida, arrabbiata, imbronciata, ma niente, sembrava sempre un rincoglionito con seri problemi mentali. Non che gli interessasse particolarmente uscire bene in una dannatissima foto, il fatto era che poi tutte le immagini finivano nell'annuario scolastico e praticamente la metà degli studenti si divertiva a passare gli ultimi giorni di scuola a sfogliarlo pagina per pagina, uscendosene con commenti poco simpatici su ogni dannatissima fotografia. Per non parlare delle battutacce di suo padre quando era costretto a riportare la copia della sua foto a scuola, o della fissa di sua madre di incorniciarla e di appenderla al muro, facendogli fare delle figuracce di fronte ad amici e parenti.
Hayner non aveva problemi del genere, dal momento aveva la fortuna di essere piuttosto fotogenico; i suoi sorrisi a trentadue denti, detestava ammetterlo, gli stavano dannatamente bene, al contrario suo che lo facevano sembrare un ebete. Anzi, la verità è che nonostante Roxas si considerasse un bel ragazzo (Certo, era piuttosto esile e basso, ma a salvarlo c'erano i suoi capelli color cenere e gli occhi blu cobalto), non amava particolarmente sorridere. O meglio, non amava il proprio sorriso.
Sorridere lo faceva sentire un completo deficiente; nessun sorriso sembrava essere quello giusto. Né quello timido e impicciato, né quello allegro, né tanto meno quello a trentadue denti.
Ragione per la quale nelle fotografie non poteva proprio sorridere. Doveva esserci una sorta di maledizione, non c'era altra spiegazione; durante il primo anno addirittura Hayner aveva superato la fila e si era introfulato in palestra durante il suo turno. Il risultato finale? Nella fotografia, oltre alla sua espressione particolarmente nervosa e scazzata, erano sbucate le corna di Hayner dietro la sua testa.
E ovviamente quello scansafatiche del fotografo non aveva detto nulla; lui si limitava a sistemare la proprio macchina fotografica e annunciare la foto con un misero ''3, 2, 1...'', seguito dalla luce abbagliante del flash che aveva accecato metà degli studenti.
Niente foto di prova o cose del genere. Non gli interessava se gli studenti avevano un sacchetto in testa, una maschera, o i vestiti sporchi di fango. Avrebbe fatto comunque la sua dannatissima foto.
Durante il secondo anno Roxas aveva cercato addirittura di darsi malato, sperando di far credere alla madre che il giorno della foto era la settimana successiva. Ma ovviamente lei aveva chiamato la madre di un suo compagno per aver la certezza che le sue non fossero un ammasso di fesserie.
«Signrino Dixon, per me puoi avere il raffreddore, la fabbre o anche la polmonite, non mi interessa! Tu quella foto la farai, che ti piaccia oppure no!», così gli aveva detto la donna, facendogli dunque comprendere che avrebbe dovuto sopportare quelle fottutissime foto fino al suo ultimo anno da liceale.
In realtà però questi non erano gli unici motivi per i quali Roxas odiava la foto scolastica; l'anno precedente, infatti, si era aggiunta un'altra ragione, probabilmente la più tremenda di tutte.
Era l'ultima settimana di scuola e i professori avevano ormai smesso di ostinarsi a spiegare nuovi capitoli, poiché il caldo era un killer letale perfino per loro; così Hayner, dopo una furtiva passeggiata per i corridoi della scuola, era tornato in classe con il libro dell'annuario scolastico.
«Cos'è, mi vuoi prendere per il culo anche tu?», Roxas aveva sollevato il soppraciglio, scrutando la figura dell'amico che aveva preso posto accanto a lui con un sorriso a trentadue denti. «Ma Roxas, cosa vai a pensare! Voglio soltanto farti vedere che ci sono un sacco di altre persone che escono molto peggio di te!»
«E questo sarebbe il tuo modo per consolarmi?»
«Certo che sì.», aveva annuito Hayner, aprendo l'annuario ad una pagina a caso. «Ecco, guarda questa che faccia da schiaffi! Com'è che si chiama? Larxeni? Larxene?». L'altro allora aveva voltato appena gli occhi verso la foto indicata da Hayner. «Effettivamente è uscita proprio di merda.»
«Visto? E tu che ti lamenti pure.»
Roxas si era scrollato le spalle e aveva brontolato qualcosa di incomprensibile tra sé e sé prima di far scorrere nuovamente lo sguardo verso la pagina successiva.
Ecco, fu in quel preciso istante che odiò più che mai l'annuario scolastico e tutta quell'assurda storia delle foto.
Seconda riga, terza foto. Un sorriso sghembo, un paio di occhi felini di un verde smeraldo scintillante. La cravatta azzurra della divisa storta, il volto spigoloso incorniciato dai capelli ritti in aria di un rosso acceso, due tatuaggi viola sugli zigomi. Sotto la foto un nome: Connors Axel.
Guardava in maniera così intensa l'obiettivo che a Roxas era parso addirittura che lo stesse fissando. 
«E hai visto questa tipa invece che faccia ha? Kairi Steller, com'è che si pronuncia? Che razza di cognome ha? E poi...», e poi era diventato tutto un ''bla, bla, bla'' alle orecchie di Roxas.
In tutta la sua vita aveva avuto solo una relazione durata un paio di mesi con un ragazzo di un'altra scuola; non ricordava nemeno esattamente come lo aveva conosciuto. Probabilmente aveva accettato la sua richiesta di fidanzamento soltanto per pietà o per provare nuove esperienze, chissà. In ogni caso, alla fine, tutto ciò gli era servito a ben poco; Roxas purtroppo, almeno in ambito di relazioni e ragazzi che gli piacevano, era particolarmente timido.
Detestava l'annuario scolastico perché proprio a causa di quest'ultimo era venuto a conoscenza dell'esistenza di Axel Connors, un ragazzo che ormai era all'ultimo anno. Era strano che non lo avesse notato prima, gli aveva detto Hayner, poiché, oltre ad essere piuttosto conosciuto, non passava di certo inosservato.
Il fatto forse era che Roxas non guardava mai in faccia le persone durante le pause; usciva dalla classe, prendeva i suoi biscotti preferiti alle macchinette e tornava al proprio posto per potersi riempire lo stomaco in santa pace.
La cosa più assurda di tutta quella storia era il fatto che si fosse preso una cotta soltanto attraverso una stupidissima foto. I giorni successivi, doveva ammetterlo, durante la fine delle lezioni lo aveva cercato un po' con lo sguardo in cortile. E lo aveva anche trovato; rimaneva sempre una decina di minuti a parlare con i suoi compagni del più del meno e talvolta si fumava anche un paio di sigarette.
Solitamente però Roxas non lo fissava con così tanta insistenza: non era di certo una di quelle stupide ragazzine dei film che venivano sempre colte in flagrante mentre osservavano il loro famigerato ''cavaliere azzurro''.
Axel era certamente il ragazzo più bello che avesse mai visto, gli piaceva la sua voce e il suo modo di comportarsi, ma non lo conosceva affatto e in fondo gli andava bene così. Se fosse stato uno di quelli che aveva il coraggio di fare il primo passo sarebbe certamente svenuto al primo appuntamento. 
Da non dimenticare un dettaglio di fondamentale importanza: Axel non era gay.
Inizialmente non aveva rivelato nulla ad Hayner; sia perché non la considerava una cosa così importante, sia perché sperava che la stagione estiva lo aiutasse a dimenticarsi di Axel. Non gli andava proprio di affrontare l'anno scolastico successivo a guardarsi a destra e a sinistra nei corridoi per evitare la presenza di Axel.
Solitamente passava l'estate nelle spiagge meno conosciute e frequentate dai suoi coeateni; lui e Hayner preferivano farsi gli affari loro, prendersi un gelato e parlare indisturbati del più e del meno. 
Un giorno però quello stramboide del suo migliore amico aveva deciso di recarsi nella spiaggia più amata della scuola perché aveva sentito dire che lì ''Vendono il gelato più cool e buono dell'Universo!''.
Inutile dire che avevano trovato praticamente l'80% degli studenti della scuola. E inutile dire anche che, ovviamente, era proprio in quell'occasione che Hayner aveva scoperto la sua segreta cotta nei confronti di Axel Connors.
Avevano deciso di spendere il pomeriggio giocando a Beach Volley, come facevano spesso, e dopo una schiacciata particolarmente forte da parte del suo migliore amico, la palla era finita parecchi metri più indietro del campo.
Roxas aveva sempre detestato i film sdolcinati, i classici americani dove tutto era casuale, dove i tipi cool si innamorano delle secchione e dove nei balli di fine anno scocca sempre il famoso ''primo bacio.''
Ma in quel momento, per un solo attimo, gli era sembrato davvero di essere il protagonista di quegli stupidissimi film, quelli che gli facevano venire voglia di vomitare tutte le volte. 
Infatti, dopo aver mandato a quel paese Hayner per le sue solite schiacciate esagerate, aveva voltato lo sguardo e si era accorto della presenza di lui, sì, proprio di Axel Connors, seduto sul suo asciugamano con il pallone in mano, interrotto dalla conversazione con i suoi amici.
«Dai Roxas, vai a prendere la palla.», aveva mormorato Hayner, mettendosi le mani dietro la nuca; il biondo allora aveva scosso la testa, sforzandosi di trovare una scusa. «L'hai tirata tu, adesso la vai a prendere.» 
«Ma vai, che ti costa! La prossima volta la prenderò io, te lo giuro!». Roxas allora aveva lanciato una fugace occhiata all'indietro e aveva notato che Axel si era alzato con il pallone in mano e si stava guardando attorno con aria spaesata, alla ricerca del proprietario.
«E muoviti!»
«Hayner, ti prego, vai a prenderla tu.», ed era stato proprio il tono di Roxas che aveva insospettito l'amico. 
«Mh, perché?»
«Hayner, ti prego, vai tu, cazzo!», aveva tuonato l'altro nel preciso istante in cui Axel si stava avvicinando al campo, intuendo probabilmente a chi appartenesse il pallone; Hayner allora si era precipitato verso il fulvo e aveva preso la palla dopo averlo ringraziato velocemente.
Roxas sapeva che avrebbe rischiato di fare qualche figuraccia, lo sapeva bene. Si sarebbe messo a balbettare un ''grazie'' incomprensibile, o magari sarebbe arrossito come una dannatissima ragazzina delle medie. Soprattutto per il fatto che vedere Axel a petto nudo lo avrebbe messo in soggezione, dati i muscoli formati grazie alle numerose partite di rugby a cui partecipava.
«Allora Rox, mi vuoi spiegare che cazzo ti è preso? Cos'è, è un bullo che ti ruba la merenda? O per caso un tipo che ti sta sul cazzo?», aveva chiesto Hayner dopo essersi accertato che il diretto interessato fosse  tornato al proprio asciugamano; dopodiché aveva sbattuto ripetutamente le palpebre, perplesso dal silenzio dell'amico. Ma quando aveva notato le sue gote arrossire gradualmente era scoppiato a ridere per trenta minuti buoni, intuendo finalmente la risposta alla sua domanda.
Evitare il debito di matematica, arrivare in orario, controllare Hayner, sforzarsi di trovare un'espressione accettabile per la foto di fine anno, la sua cotta per Axel... Beh, forse non si poteva definire proprio uno studente ''qualsiasi'' che frequentava una ''qualsiasi'' scuola.
 




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Inciamparono sull'ultimo scalino e Roxas rischiò davvero di cadere se non fosse stata per la miracolosa presa di Hayner; dopodiché i due si voltarono e videro la porta dell'autobus chiudersi alle proprie spalle.
«In ritardo come sempre. Complimenti, siete tra i primi della mia lista nera.», la voce severa di Franky fece deglutire i due studenti e l'uomo mise finalmente in moto la vettura, concentrandosi esclusivamente sulla strada.
Roxas nel frattempo si voltò verso l'amico e gli mostrò il pugno con fare minaccioso. «Brutto stronzo, avevi detto che era una scorciatoia!»
«Appunto!», annuì Hayner spintando l'altro per farsi spazio e cercare un paio di posti liberi. «Siamo riusciti a salire, no?»
«Per miracolo, cazzo! Se tardavamo di un solo secondo con il cazzo ch-»
«Ma così non è successo.», lo interruppe Hayner, spostandosi per far sedere il compagno vicino alla finestra prima di prendere posto.
Roxas si sentiva davvero fortunato ad avere un amico che detestava il posto accanto al finestrino; il fatto era che Hayner voleva vedere il resto degli studenti, impicciarsi negli affari altrui e, quando gli capitava l'occasione, fare conversazione con tutti. Al contrario, lui amava starsene lì tranquillo: durante le cosiddette ''giornate no'' poteva tirare fuori l'mp3 e ascoltare in santa pace le sue canzoni preferite, oppure poteva passare il tempo chiacchierando esclusivamente con Hayner, evitando gli sguardi indiscreti degli altri. Insomma, nel sedile accanto al finestrino si sentiva protetto, ecco tutto.
«Quest'anno oltre al piano de ''Il lancio del maiale'' e ''L'impresa Dixon: uscire bene nella foto di fine anno'', abbiamo un altro progetto da compiere.»
«Hayner, ti prego, non siamo neanche a metà Ottobre; io vorrei iniziare l'anno in maniera decent-»
«Esatto, esatto!», lo interruppe una seconda volta l'amico, tirando fuori un foglio piegato dalla  tasca dei propri pantaloni color verde militare. «Abbiamo tutto l'anno per poter mettere in atto il nuovo piano.»
Roxas sospirò rumorosamente e si massaggiò le tempie, chiedendosi perché diavolo era capitato a lui di possedere un migliore amico del genere; nel frattempo l'altro aprì il foglio che mostrava degli omini che sembravano i classici stereotipi dei bambini.
«Ora capisco perché non hai frequentato l'artistico...», si permise di commentare Roxas, ottenendo un'occhiataccia dall'amico come risposta. «E questo sarebbe il tuo ringraziamento?»
«Ringraziamento?», ripeté con aria perplessa il biondo, prendendo il foglio dalle mani dell'altro, squadrandolo con estrema attenzione. Al centro vi era scritto a caratteri cubitali ''Sparare zucchero per far innamorare Axel Connors'' e il tutto era contornato dai famigerati omini stilizzati che dovevano rappresentare il diretto interessato insieme a Roxas.
«Figo, eh? Ascolta, ho già in mente la prima moss-»
«TI SEI PER CASO BEVUTO IL CERVELLO?!», tuonò Roxas con il volto tinto di un rosso acceso (Probabilmente a causa dell'imbarazzo o della rabbia, difficile a dirsi), ottenendo involontariamente l'attenzione di diversi studenti; successivamente strappò il foglio in quattro parti e le lanciò addosso all'amico, sputando con furia qualche altro insulto.
Hayner, piuttosto sconvolto dalla reazione dell'altro, guardò con aria afflitta i resti del proprio piano prima di incrociare le braccia al petto, assumendo un'espressione offesa. «Sei proprio uno stronzo Roxas, lasciatelo dire. Non capisci neanche quando il tuo migliore amico ti vuole aiutare!»
«Questo... Questo non è aiutare!», ribatté con le gote arrossate l'altro, voltandosi verso il finestrino nella speranza di nascondere il proprio volto. «Se vuoi aiutarmi non parlarmi più di questa storia, punto.»
Hayner, dal canto suo, si avvicinò al biondo con fare indagatorio. «Quindi vorresti passare l'anno scolastico ad ignorarlo?»
«Certo, come ho sempre fatto! Tra l'altro l'anno prossimo se ne andrà e tanti saluti.»
«Appunto, il tempo stringe, per questo dobbiamo metterci in azione da subito! E poi guarda che ho sentito che non si fidanza da un po'... Sai, potrebbe essere dell'altra sponda. Con quell'aspetto, po-»
«Ssssh, e abbassa quella cazzo di voce!», lo interruppe il biondo, come se non fosse stato lui stesso quello ad urlare qualche minuto prima. «Non è gay, fidati.»
«Ah, e come lo sai?»
«Lo so e basta.»
«Stronzate», lo ammonì Hayner, scuotendo la testa. «Dici così per convincerti a lasciare perdere. Io invece ho saputo da  fonti certissime che sono quasi sei mesi che non si fidanza con qualcuna. Forse ha voglia di cambiare, mh...»
E se stesse dicendo la verità? E se...
No.
Questa volta fu Roxas a scuotere la testa; non doveva farsi prendere dall'entusiasmo o da effimere illusioni. Non gli andava proprio di fare delle abominevole figuracce soltanto perché Hayner voleva fare la parte del migliore amico sempre disponibile ad aiutarlo. In fondo Axel poteva anche essere il solito coglione che, alla scoperta della sua omosessualità, lo avrebbe preso per il culo di fronte a tutta la sua scuola. Era un'ipotesi che non era di certo da escludere.
«Dai, scendiamo.», deviò l'argomento il biondo, accorgendosi che l'autobus si era fermato; dopodiché si alzò e tirò dei colpetti sulla spalla di Hayner, accorgendosi che quest'ultimo non cennava a muoversi. «Allora? Ti levi dalle palle o no?»
«Andiamo Roxas, perché non vuoi provarci?»
«Non voglio più parlarne, adesso togliti dal cazzo.»
«Non ti farò passare finché non mi dirai che ci proverai.»
Roxas allora sollevò istintivamente il soppraciglio sinistro. «Alla seconda ora c'è la verifica di scienze. A meno che tu non voglia più dei suggerimenti, ti consiglio di alzare il culo e andare.», e, proprio come il biondo aveva sospettato, quella minaccia bastò a far alzare l'amico, anche se per tutto il resto del tragitto non fece altro che borbottare insulti e maledizioni.




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Praticamente non sapeva neanche che lezione aveva avuto alla prima ora, poiché l'aveva passata a ripassare per la verifica di scienze; fortunatamente non fu tremenda come si era immaginata, anzi, era piuttosto sicuro di prendere un voto abbastanza alto.
Era riuscito perfino a suggerire quattro domande ad Hayner, di conseguenza quest'ultimo doveva aver raggiunto la sufficienza. O almeno, così lui sperava.
Dopo una monotona lezione di fisica della quale aveva capito ben poco (Cioè, si era sforzato di seguire, ma purtroppo quei dementi dei suoi compagni non avevano fatto altro che passarsi bigliettini da una parte all'altra su eventuali party di Halloween), era finalmente giunta la pausa-merenda, gli unici dieci minuti in cui poteva respirare tranquillamente.
«Vado a fare un saluto ad Olette, mi compri qualcosa?». Hayner lanciò una moneta che l'amico prese prontamente al volo prima di alzarsi. «Cosa vuoi?»
«Boh, una Sprite o una Fanta, come vuoi.»
Roxas annuì e fece per avviarsi verso l'uscita della classe, quando si voltò nuovamente verso l'altro. «Ma non avevi già parlato con Olette 'sta mattina, prima di entrare?»
«E-Eh?», Hayner parve improvvisamente nervoso e deglutì rumorosamente, atteggiamento che non sfuggì agli occhi attenti del biondo. «Hayner?»
«Sì?»
«Che hai?»
«Niente, niente! No è che 'sta mattina sono andato a... Ehm, volevo salutarla, ma... Uhm... Non sono riuscita a beccarla, ecco. Adesso scappo, eh! Te muoviti a prendermi da bere!», e, dopo aver detto ciò, Hayner raggiunse la porta e svanì tra il caos degli studenti alla velocità della luce.
Roxas scosse la testa fra sé e sé, chiedendosi perché diavolo il suo migliore amico pareva sempre più strano, e si avviò verso il corridoio: ovviamente gli toccava la solita fila quotidiana per le macchinette, ragion per cui cinque minuti del suo intervallo (Già misero) andavano a farsi benedire. E proprio per questo la prima cosa che faceva una volta tornato a casa era correre in bagno, dal momento gli risultava impossibile andarci a scuola. Durante la pausa, ovviamente, non aveva tempo; alla prima ora e quella che seguiva l'intervallo non si poteva, e magari nelle ore rimanenti gli toccava qualche interrogazione o verifica.
La scuola era divisa in quattro piani; lui si trovava al secondo, ovvero quello dove erano riunite tutte le macchinette; di conseguenza risultava essere il luogo più affollato durante l'intervallo. 
Si ritrovò davanti a Demyx Lussor, o qualcosa del genere, un amico di Axel; lo sapeva perché ogni volta li vedeva chiacchierare insieme al termine delle lezioni.
Roxas roteò lo sguardo alla propria sinistra e si accorse della presenza di numerosi fogli sulla parete; ridusse lo sguardo a due fessure, cercando di focalizzare la vista, e si accorse che erano semplicemente le iscrizioni per le diverse attività extra-scolastiche. Iniziando dal coro, il corso meno frequentato, probabilmente perché nessuno aveva voglia di indossare quei ridicoli fiocchi che la professoressa Brown si ostinava a regalare, si passava poi alle lingue -Sia per i principianti, sia per quelli che già se la cavavano- le quali erano frequentate soprattutto dagli studenti di quarta e di quinta, poiché all'Università o ad un futuro colloquio di lavoro miravano a fare bella figura con ulteriori conoscenze. Non meno importante era il corso di teatro, probabilmente quello più apprezzato da Roxas; quando sua madre, in prima, lo aveva costretto a frequentarlo per sconfiggere la sua estrema timidezza, doveva ammetterlo, lo aveva detestato da morire. Ma dopo sole due settimane si era dovuto ricredere, sia perché passava il tempo in maniera piacevole, sia perché si era fatto dei nuovi amici, tra cui Olette stessa.
A seguire vi erano anche i corsi legati alle attività sportive; pallavolo per le fanciulle, rugby per i ragazzi.
Roxas si sentì spingere leggermente da dietro e si accorse che era finalmente giunto il suo turno; infilò la propria moneta seguita da quella di Hayner e premette il solito numero per i suoi amati biscotti e il quindici per la Sprite.
Si chinò per aprire lo sportello e afferrò sia il pacchetto che la bottiglia; fece per ritornare in classe, quando decise all'ultimo minuto di fermarsi qualche secondo di fronte alle iscrizioni, giusto per dare una fugace occhiata. La verità è che era dispiaciuto per il fatto di aver abbandonato il corso di teatro l'anno precedente; forse avrebbe preso in considerazione l'idea di ritornarci, anche se ormai quello era l'ultimo giorno per decidere. Fece scorrere con gli occhi i nomi presenti; alcuni li conosceva, altri li aveva sentiti nominare, altri ancora proprio non li aveva mai visti. Sospirò e spostò le iridi a destra, preso dalla curiosità di controllare i nomi degli altri corsi, in particolare quello di rugby. 
Gli iscritti erano davvero molti, più di venti sicuramente e il terzo della lista era Connors Axel; rilesse il suo nome diverse volte, un po' perché gli piaceva come suonava, un po' perché lo aiutava ad immaginarsi il suo volto. Era considerato un ottimo giocatore a rugby e a fine anno, così come per la pallavolo, c'era un torneo contro altre tre scuole. Gli sarebbe piaciuto assistere alla partita l'anno scorso, ma aveva immediatamente scartato l'idea, poiché ciò non avrebbe fatto altro che alimentare la sua cotta a dir poco assurda.
Fece scorrere con gli occhi tutti i nomi e, una volta giunto alla  fine, qualcosa lo costrinse a far cadere i suoi amati biscotti e la bottiglia di Sprite.
Roxas sperò vivamente con tutto il cuore di aver letto male. Lo sperò con tutto se stesso, ma non era così, non era affatto così perché rilesse gli ultimi due nomi almeno cinque volte ed essi non cambiarono; erano sempre lì, scritti con la disordinata caligrafia del suo migliore amico.
Harris Hayner.
Dixon Roxas.
Harris Hayner.
Dixon Roxas.
Harris Hayner.
Dixon Roxas.
 
     
No, chiaramente non aveva le allucinazioni.
Quel maledetto bastardo del suo migliore amico doveva avergli fatto qualche scherzo idiota. Doveva essere certamente così. 
Uno scherzo imbecille. Uno scherzo stupido, da scemi. Avrebbe strozzato Hayner. Lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani, ma prima doveva cancellare il proprio nome.
Si affrettò a raccogliere ciò che aveva preso alle macchinette e raggiunse alla velocità della luce la propria classe; lanciò il pacchetto di biscotti sul banco, intuendo che sarebbe riuscito a mangiarli solo in un secondo momento, e tirò fuori il proprio astuccio, affannandosi a cercare una penna, o perlomeno un bianchietto.
La sfortuna volle che le prime tre penne che si ritrovò tra le mani fossero tutte scariche (Lui e la sua dannata pigrizia che lo costringevano a non buttare mai niente); quando riuscì finalmente a trovare il bianchetto, si precipitò nuovamente nei corridoi, ignorando lo squillante suono della campanella che annunciava la fine dell'intervallo.
Roxas non credeva alla fortuna. O almeno, se esisteva molto probabilmente ignorava del tutto la sua esistenza, lasciando sempre il posto alla sfiga. E in quel momento ne ebbe la completa certezza, poiché i fogli delle iscrizioni del coro, di pallavolo e di rugby erano già stati ritirati.
Ma vaffanculo.
Si guardò attorno, sperando di intercettare il professore o il bidello che aveva preso i fogli, ma gli risultò un'impresa impossibile a causa dell'enorme quantità di studenti che attraversavano i corridoi, pronti a ritornare nella propria classe. 
Magari Hayner aveva cancellato i loro nomi prima. Insomma, non si dice che uno scherzo è bello quando dura poco? Ma poi perché diavolo il suo migliore amico aveva scritto anche il proprio nome, se lo scherzo era indirizzato esclusivamente a lui? Era diventato così imbecille da farsi un auto-scherzo, forse?
Fortunatamente le sue domande stavano finalmente per ricevere una risposta, dal momento che Roxas riuscì a vedere per caso il diretto interessato che saliva le scale, affrettandosi a raggiungere la propria aula; il biondo allora si fece spazio tra gli studenti con svariati spintoni, ritrovandosi davanti al proprio migliore amico che lo salutò con il suo solito sorriso: «Ah, mi hai preso la Sprite, grande! Sto morendo di sete.»
«Hayner», lo interruppe l'altro, riducendo gli occhi a due fessure. «Che cazzo ti è saltato in mente, me lo vuoi spiegare?!»
«Di... Di cosa stai parlando?»
«Hai capito benissimo, non fare il deficiente! Lo sai che per colpa del tuo cazzo di scherzo adesso credono che ci siamo iscritti per davvero?!»
«Scherzo?», fece eco l'altro, inclinando la testa su un lato con fare confuso; squadrò per qualche secondo il volto infuriato dell'amico e poi scoppiò a ridere. «Non hai capito un cazzo.», e, dopo aver annunciato ciò, gli fece cenno di seguirlo nei bagni per poter parlare in santa pace; salirono una rampa di scale e si infilarono nella prima porta bianca, stando attenti a non farsi vedere da possibili professori in giro. «Faremo tardi a ginnastica, chissenefrega.»
«Dai, dimmi, che cosa non avrei capito? Che sei un coglione di merda?!», alzò il tono di voce Roxas, sempre più irritato dalla situazione.
«Datti una calmata, insomma!», lo ammonì Hayner prima di controllare accuratamente tutti i tre bagni per assicurarsi di non avere sgradite compagnie. «Bene, allora... Sappiamo entrambi che sei particolarmente timido in campo amoroso, giusto?»
Roxas sollevò istintivamente un soppraciglio e si sforzò di non rispondere con qualche insulto poco ortodosso. «Sì, diciamo di sì.»
«Ecco», Hayner si schiarì la voce e tentò di trovare le parole giuste. «ricordi il piano di 'sta mattina, quello che tu hai strappato poco educatamente?»
«Sì...», mormorò Roxas che, purtroppo per l'altro, stava iniziando a mettere insieme i tasselli del puzzle completo della situazione.
«Io ho deciso di metterlo in azione anche senza il tuo aiuto. In pratica quest'anno dovremo partecipare a rugby; in questo modo tu dovrai per forza avvicinarti ad Axel. Mi raccomando, domani ci sarà la prima lezione, cerca di salutarlo, o almeno di scambiare quattro chiacchiere! Oh, perché mi sono iscritto io? Beh, semplicemente per darti una mano, vecchio mio. Ci tengo assolutamente che tu e quel tipo vi avviciniate... E o-ovviamente non perché spero di diventare suo amico anch'io in modo da essere più popolare a scuola, ah-ah-ah, no... Lo faccio... Ehm, per te!»
Difficile descrivere l'enorme quantità di emozioni che provò Roxas in quel momento; nervosismo, imbarazzo, rabbia, furia, ira. 
Tanta ira. 
Strinse il pugno sinistro con estrema forza e si morse ripetutamente il labbro, indeciso sul da  farsi. Ucciderlo? Strangolarlo? Tirargli un calcio nelle parti bassi? Le opzioni erano davvero numerose, c'era l'imbarazzo della scelta.
«Tutto chiaro?». E fu proprio grazie alla domanda di Hayner che Roxas riuscì a prendere una decisione; abbassò gli occhi verso la bottiglia di Sprite che ancora reggeva nella mano destra, accorgendosi dell'enorme quantità di schiuma e bollicine che conteneva a causa delle diverse cadute.
«Sì», rispose poco dopo, scuotendola ripetutamente prima di puntarla verso l'altro. «Tutto chiaro». Dunque aprì la bottiglia che schizzò immediatamente la bevanda sul volto di Hayner, il quale a malapena ebbe il tempo di capire che cosa stava succedendo.
Proprio in quel momento la porta principale si spalancò e apparve Pence, un robusto ragazzo dagli occhi castani e i capelli neri. «Ragazzi, la prof è infuriata, vi consiglio di rientrare subito perché potrebbe mandarvi dalla pre-», poi si interruppe, guardando con aria piuttosto perplessa lo stato di Hayner, il quale, oltre al volto, aveva anche parte dei capelli bagnati fradici. «Ehm, tutto... Tutto bene?»
Roxas si scrollò le spalle e raggiunse la porta, ignorando l'espressione del suo migliore amico che si stava facendo via via sempre più adirata; abbandonò dunque i bagni con grande dignità e disse un pacato: «Tutto benissimo, grazie.»
Dignità che però durò ben poco, poiché, appena raggiunte le scale, iniziò a correre alla velocità della luce, consapevole del temperamento poco stabile del compagno di una sua possibile vendetta.




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Il giorno successivo Hayner avrebbe avuto una tremenda interrogazione di storia.
Tremenda perché la settimana scorsa la prof si era infuriata con lui e, dopo averlo rimproverato per una decina di volte, gli aveva rifilato una nota sul registro e aveva annunciato che lo avrebbe interrogato sugli ultimi due capitoli studiati.
Di conseguenza Roxas, consapevole che l'amico si sarebbe svegliato a studiare soltanto il giorno prima, lo aveva invitato a pranzare a casa sua, in modo da aiutarlo per l'intero pomeriggio.
Ovviamente però, dopo quello che era successo a scuola, i due non si erano rivolti la parola e in autobus Roxas si era seduto tra le prime file, al contrario di Hayner che aveva preso uno degli ultimi posti.
Roxas probabilmente aveva esagerato, ne era consapevole, ma d'altro canto Hayner non gli aveva lasciato altra scelta: non avrebbe dovuto intromettersi così. 
Aveva una cotta, ebbene? Non aveva alcuna intenzione di rivolgere la parola ad Axel, o tanto meno di fidanzarsi con lui. Anche se, certo, non gli sarebbe dispiaciuto...  
Roxas scosse la testa e chiuse il libro di matematica, lanciandolo sul letto con fare esasperato. 
E il giorno successivo sarebbero iniziati gli allenamenti di rugby. 
Stranamente non aveva paura.
No.
Infatti era a dir poco terrorizzato.
Che cosa doveva fare? Non sapeva neanche chi era il professore che gestiva la squadra di rugby, di conseguenza non sapeva chi cercare per ritirarsi. E se Axel avesse già visto il suo nome, che cosa avrebbe pensato, una volta scoperto che si era ritirato? Che era un bambinetto che se la faceva sotto? Ma Axel non lo conosceva nemmeno, quindi perché preoccuparsi? 
Il suono del campanello alla porta lo fece sobbalzare; il biondo scosse nuovamente la testa, interrompendo le proprie preoccupazioni, e si affrettò ad uscire dalla propria stanza.
Suo padre era a lavoro, come ogni pomeriggio; sua madre, al contrario, era uscita a fare shopping con le sue amiche: conclusione della situazione, Roxas era solo a casa e quindi gli toccava rispondere.
Scese velocemente le scale e raggiunse finalmente il corridoio; si alzò sulle punte e, dopo aver scrutato con estrema attenzione lo spioncino, spalancò le iridi, sorpreso dall'inaspettata visita.
Dopodiché sospirò pesantemente e fece scattare la serratura, indeciso su quale espressione assumere alla vista di Hayner. 
Dopo aver passato una manciata di secondi immersi nel più totale silenzio, il ragazzo ancora fuori si decise finalmente a parlare: «Devo studiare storia.», brontolò tra l'imbarazzato e lo scocciato.
Roxas pensò che se fosse stato ancora arrabbiato avrebbe risposto con qualcosa tipo ''E allora? Non ce l'hai una casa dove studiare?'', per poi concludere in bellezza con una bella porta sbattuta in faccia. 
Ma non lo fece.
Era ancora arrabbiato, certo, ma Hayner restava sempre il suo migliore amico e in fondo era abituato ai guai che combinava. Inoltre avevano bisogno l'uno dell'altro; Roxas per affrontare il primo allenamento di rugby, Hayner per la famigerata interrogazione.
Il biondo sospirò rumorosamente e si scostò, permettendo all'altro di entrare. «Lo so.»
Hayner si scrollò le spalle e farfugliò qualcosa di incomprensibile tra sé e sé prima di raggiungere il soggiorno, lanciando il proprio libro di storia sul tavolo di legno posizionato al centro; successivamente si voltò e notò la presenza di Roxas sulla soglia della porta, immerso nei propri pensieri.
«Ohi», lo chiamò Hayner, facendo sussultare appena il biondo. «Ho fame.»
Roxas in tutta risposta sollevò istintivamente il soppraciglio sinistro, trasmettendo forte e chiaro il messaggio: ''Sai dov'è la cucina, quindi muovi il culo e arrangiati.''
«Dovrebbero esserci dei Loacker.»
«Buoni.»
«Suppongo di sì.», borbottò Roxas, continuando a scrutare Hayner che, nel frattempo, aveva incrociato le mani e le aveva posizionate dietro la testa, guardandosi attorno con fare ambiguo.
Si può sapere a che gioco stava giocando quello stramboide del suo migliore amico?
Probabilmente si sentiva a disagio in qualche modo, poiché, ogni volta che si presentava a casa sua, aveva l'abitudine di comportarsi come se fosse un suo familiare; si sdraiava sul divano, andava a sgraffiniare tutto quello che trovava nel frigorifero, saltava sul suo letto... Insomma, sì, Hayner prendeva fin troppo alla lettera l'espressione ''Fai come se fossi a casa tua''.
O forse stava semplicemente facendo il gioco del ''chi si scusa per primo''?
A quell'ipotesi Roxas ridusse gli occhi a due fessure: lui non si sarebbe mai azzardato a fare il primo passo. Sia per eccessivo orgoglio, sia per il fatto che in fondo era Hayner quello che si era presentato in casa sua come se nulla fosse successo.
«Okay, allora vado a prendere i Loack-»
«Aspetta», lo interruppe l'altro, sbuffando sonoramente con il naso; Roxas allora fece fatica a reprimere un sorriso e si limitò a voltarsi, assumendo un'espressione ingenua. «Cosa?»
E molto probabilmente Hayner era consapevole del fatto che Roxas avesse già intuito che cosa volesse dire, ma, nonostante ciò, decise di parlare comunque: «Senti, io... Cioè, scusa. Per il casino di oggi... Avrei dovuto dirtelo prima. Anche se, insomma, io te lo stavo per dire, prima che tu mi strappassi il foglio in autobus. Quindi, effettivamente, è stata tutta colpa tua... Ma allora perché ti sto chiedendo scusa, cazzo! Ehi, Roxas, chiedimi immediatamente scusa, muoviti! Che poi, porca miseria, sai che schifo è stato girare per tutta la scuola con l'odore di Sprite addosso?! Per niente facile, uhm...», divagò il ragazzo, facendo immediatamente scoppiare a ridere Roxas. 
«Quella risata che significava? ''Ti amo, ti perdono e ti aiuto a studiare, o sei così patetico che mi fai ridere, quindi fuori dalle balle?''», domandò sarcasticamente Hayner, ghignando.
«Sei così patetico che mi fai ridere, ti perdono e ti aiuto a studiare.», rispose con un sorriso divertito il biondo, prendendo posto sul divano del soggiorno, seguito a ruota dall'altro.
«Prima però...», riprese a parlare il proprietario della casa, afferrando il libro di storia per poi sfogliarlo con aria ambigua. «Dobbiamo parlare di una cosa.»
Hayner sospirò rumorosamente con il naso, intuendo già il discorso in cui sarebbero andati a parare. «Spara.»
«Che faremo domani?»
«Mh?», brontolò con fare poco interessato il giovane dalle iridi marroni, tirando fuori una scatola di chewing-gum dalla tasca.
«Hayner!», lo rimproverò con esasperazione Roxas, incrociando poi le braccia al petto. «Tu vuoi davvero fare una figura di merda davanti a tutti quei tipi? Lo sai che l'allenamento di rugby viene diviso per due squadre: i primini e quelli di seconda da una parte, mentre noi saremo in mezzo a tipi più grandi, o al massimo della nostra età! E sono ben pochi, cazzo, ho letto tutti i nomi!»
«Andiamo, Roxas, che vuoi che sia? Facciamo una prova! Se proprio andrà di merda lasceremo perdere!»
«Sì, ma...»
«Ma cosa?»
«Io non so neanche come si gioca a rugby!», a quella rivelazione Hayner si voltò finalmente a guardare l'amico; lo scrutò attentamente dall'alto verso il basso, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua corporatura poco adatta ad uno sport del genere.
«Senti, ehm, Roxas...»
«Cosa?»
«Sai, nel caso, uh... Insomma, se per caso ti pestassero, o se per caso, non so, domani ti massacrassero... Cioè, quando finirai all'ospedale mi auguro che tu non scaricherai la colpa su di m-»
«HAYNER!», tuonò l'esile ragazzo, lanciandogli il libro di storia in testa. «Vaffanculo, studia da solo!»
«No, dai, stavo scherzando!»
«Fottiti. Tu e i tuoi dannatissimi scherzi.»
«...Roxas?»
«Che cazzo c'è ancora?»
«Non è che mi andresti a prendere i Loacker? Oggi non ho pranzato e-»
«NO!»
 
 
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*Note di Ev'*

Essì, prima faccio un periodo lungo due mesi e passa di assenza, poi pubblico questa roba poco dopo ''Cigarettes'', ehmmm. -Sono leggermente disadattata, lo so.-
Questa storia l'ho scritta l'estate scorsa, omg. Ero in fissa per una coppia particolare non conosciuta in Italia, e non facevo altro che spulciare storie in inglese e americane. Uno dei due di questa famigerata coppia è un fanatico del rugby, quindi...
Niente, ho pensato ad un Axel giocatore di rugby e il resto è uscito fuori da solo.
In realtà avevo scritto anche il pezzo successivo, ma mi sono accorta che sarebbe uscita una One-shot eccessivamente lunga (So che in precedenza ne ho pubblicate di più lunghe, ma questa volta ho preferito spezzare la storia a metà, anche se ha poco senso una storia a due capitoli, uh). 
Mentre la riguardavo mi era venuta voglia di tirare fuori una vera e propria Long, ma credo che poi sarebbe caduta troppo nel banale; con questa storia volevo solo tracciare la situazione di Roxas e ciò che, nel capitolo successivo, non sarà altro che una serie di figure di merda all'allenamento di rugby. Nient'altro, nessuna Long. Non sono ancora pronta psicologicamente perché c'è ne sono troppe che devo continuare.
Non c'è nulla da analizzare, credo. E' una storia leggera, spero di avervi strappato un sorriso o una risata, non lo so. 
Se avete letto questa storia, vi invito caldamente a commentare, poiché siamo in un sito in cui il confronto è essenziale e, sì, insomma, le solite roBBBe. 
Vi auguro di passare un piacevole ultimo mese di scuola; io dal canto mio sono piena fino alla gola di verifiche e interrogazioni e sto progettando il suicidio, yuppi. E sono ultra-depressa perché tra circa due settimane compirò 17 anni e sono terrorizzata da-non-so-ancora-bene-cosa. (Sindrome di Peter Pan?). E continuo a rimanere bassa come una quattordicenne, angoscia a mille. Spero che finisca tutto presto, perché ho intenzione di spendere la stagione estiva a concludere per davvero tutte le mie Long, o almeno la maggior parte. Sono stanca di vedere il mio profilo così incasinato e vorrei pubblicare una Long-Crossover che ho in mente da un anno circa. 
Detto ciò, ci si becca al successivo capitolo.
Alla prossima!

E.P.R.

   
 
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