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Autore: Lady_Elizabeth    05/05/2014    7 recensioni
Quello che gli era rimasto impresso di lui erano soprattutto gli occhi: un colore raro e prezioso, il cielo che si mescola al mare come fossero una cosa sola. Quegli occhi erano così familiari, ma Harry non riuscì a ricordare dove li avesse visti; da quella mattina aveva una strana sensazione addosso, come se si fosse scordato qualcosa d’ importante. Non ebbe modo di pensarci, perché era circondato da parenti ed amici e Harry fu costretto ad uscire dal suo piccolo universo privato.
[Conteggio parole: 6k]
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di ”Syco di Simon Cowell, Sony Music Entertainment (UK) Ltd (almeno penso) ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 

 

Harry's point of view

 

Quella mattina mi svegliai presto, come tutte le mattine, e andai in cucina a mangiare cercando  di non svegliare Anne ; come al solito, dopo soli cinque minuti la sentii alzarsi e raggiungermi. Da quando Des l’aveva lasciata non riusciva più a dormire, era stanca, depressa e mangiava pochissimo. Speravo che trovasse un nuovo compagno, ma finora io ero la sua unica distrazione: se non fosse stato per me lei non sarebbe più uscita da casa, se non per andare a lavoro. Ormai neanche più quello la entusiasmava come un tempo. A volte, pur di farla sorridere, mi rotolavo sul pavimento e quando lei mi accarezzava le saltavo addosso leccandole tutta la faccia. A quel punto scoppiava a ridere e andava a lavarsi il viso. Non ho mai capito gli umani fino in fondo: se li baci si schifano e si vanno a lavare. Loro però credono di avere il diritto di infilarci uno stupido collare e tirarci da una parte all’altra con il guinzaglio, come se fossimo giocattoli.

Anne però, a differenza di altri umani, a volte mi lascia libero di correre nel parco; solo quando vede altri cani maschi mi lega al guinzaglio e mi impedisce di conoscerli. Così abbaio per protesta come i bambini quando fanno i capricci, e lei mi sgrida: «Harry, stai buono!».

Già, mi chiamo Harry. Un nome insolito per un cane, ma lei ha avuto un motivo per chiamarmi così. Infatti prima di prendermi lei era felicemente sposata con Des e aspettava un bambino. Durante la gravidanza, al quinto mese, ebbe dei problemi e lo perse: cadde in un profondo stato di depressione e il marito le regalò me. Poiché il bambino  si sarebbe dovuto chiamare Harry, mi chiamarono come lui e avevo lo scopo di farla tornare allegra e felice come un tempo. All’inizio sembrò funzionare, ma dopo pochi mesi Anne tornò come prima e non si riprese più. Il marito, dopo un anno di continui litigi per il suo comportamento, la lasciò. Non mi portò con sé perché aveva la speranza che forse sarei riuscito a distrarla, ma si sbagliava. Non lo biasimo per quello che ha fatto, ma spero solo che Anne trovi un uomo capace di sostenerla e aiutarla a ritrovare il suo ottimismo e la sua allegria.

Tornando a quella mattina, dopo aver mangiato corsi all’ingresso per farle capire che volevo uscire. Passai davanti allo specchio a muro e osservai la mia immagine riflessa: sono un bellissimo husky siberiano di razza pura, con gli occhi color ghiaccio che amano scrutare il mondo come solo un cane sa fare.

 

Louis' pov

 

Quando mi svegliai dopo il pisolino pomeridiano andai in salone e, dopo essermi messo comodo, osservai le persone intorno a me: le gemelle Daisy e Phoebe che litigavano costantemente, Charlotte che ascoltava la musica dal suo nuovo iPod, Felicity che leggeva e la mamma Johannah che si rilassava sul divano. Quando si accorse della mia presenza mi invitò a sedermi con lei. «Louis, finalmente ti sei svegliato! Vieni, su». Non me lo feci ripetere due volte e salii sul divano accoccolandomi sulle sue gambe. Amo sdraiarmi lì sopra perché è molto più comodo della mia cuccia. Mi ricordo ancora quando misi piede, o meglio zampa, per la prima volta in quella casa: due bambine bionde mi erano corse incontro e mi avevano stritolato; poi una ragazza mi aveva dato una carezza e una bambina più grande delle gemelle mi aveva osservato dalla poltrona senza salutarmi. Dopo qualche giorno avevo imparato i loro nomi e anche il mio: Louis.

Un giorno un’amica di Johannah era venuta a trovarla e ascoltando la loro conversazione avevo capito il motivo della mia venuta in quella famiglia:

«Come stai, Jay?»

«Non tanto bene dopo la separazione, ma cerco di farmi forza soprattutto per le mie figlie. Ho comprato questo cane, Louis, per aiutarle a superare questo periodo. L’unica che sembra non migliorare è Felicity: è sempre così distante, chiusa...non so più cosa fare con lei».

«Mi dispiace molto, ma se hai bisogno di aiuto io sono sempre disponibile: non esitare a chiedere»

«Grazie, sei una vera amica»

«Di niente. Volevo solo sapere una cosa»

«Chiedi pure»

«Ecco, perché avete chiamato il cane Louis?»

«Il nome l’ha scelto Felicity e siccome non voglio turbarla ancora di più non ho voluto chiederle il motivo».

Comunque, non è così brutto il mio nome. Poteva andarmi molto peggio. Potevano chiamarmi Zuccherino, Puzzetta, Ciccino, Batuffolo e così via.

«Vuoi uscire Louis?» la domanda di Jay mi fece tornare nel mondo reale. Balzai giù dal divano e corsi alla porta, pronto per farmi infilare un grosso guinzaglio rosso. A volte, però, se voglio andare in un determinato posto, la trascino e lei non può opporsi alla mia forza: sono un bellissimo labrador nero con gli occhi color notte e se voglio una cosa, la ottengo sempre.


Niall's pov

 

«Niall, riporta la pallina» urlò Greg. Quanto non sopporto quell’odioso ragazzino che mi costringe a fare questo gioco inutile e noioso. Solo che sono costretto, solamente perché sono un cane, precisamente un pastore tedesco di razza pura.

Per Greg sono solo un giocattolo e mi hanno preso per un suo capriccio: infatti è terribilmente viziato e antipatico. La mia unica fortuna è che vivo in una fantastica casa in Irlanda con tanto di “giardino”, se così si può definire un terreno di due ettari abbondanti. Posso usufruire di questo spazio solo d’estate, perché Bobby lavora in Inghilterra e d’inverno abitiamo in un appartamento al centro di Londra. Purtroppo per me il padrone non è mai a casa e devo sopportare 24 ore su 24 Greg, il quale si scorda pure di portarmi giù e a volte si dimentica anche di darmi da mangiare. Però, da quello che ho capito, quest’anno Bobby ha intenzione di assumere una domestica che si occupi di me, perché il suo adorato figliolo si è lamentato; a me va più che bene, anzi, sono ultra felice.

Mi costrinsi a riportare quella pallina a Greg e prima che potesse tirarla di nuovo corsi verso casa, per riposarmi.

«Niall! Torna immediatamente qui! Non gioco più con te se non torni!» a nulla sono servite le sue minacce. «Stupido cane!» No, l’unica cosa stupida qui sei tu e il nome che mi hai affibbiato. Niall. Un nome sicuramente non adatto per un cane, ma il suo piccolo cervello non c’era arrivato quando ha deciso.

Comunque, non è che me ne importi poi così tanto.

Quando entrai in casa corsi nella camera di Bobby e chiusi la porta con il muso. Gli umani pensano che i cani non siano intelligenti, ma si sbagliano di grosso: capiamo quello che dicono, pensiamo e comunichiamo tra di noi con il nostro linguaggio. Solo che le persone sono troppo ottuse per capirlo.

Salii sul letto e poggiai il muso sulle zampe. Ripensai a quando c’era anche Maura, l’ex moglie di Bobby: lei si occupava di me come un secondo figlio.

Mi spazzolava, mi dava da mangiare, mi coccolava e quando andavamo a Londra mi portava a spasso. Purtroppo lei e il marito si sono separati e io sono andato a vivere con Greg e il padre. Che terribile destino! Lei si è trasferita non so dove con un altro uomo e sono veramente triste per Bobby: dev’essere stato un duro colpo per lui. Invece non mi dispiace affatto per Greg, perché è diventato, se possibile, ancora più odioso e viziato. Comunque, sto ideando un piano per vendicarmi di lui e di tutto quello che mi ha fatto passare. Mi ricordo di quando a Londra, siccome nessuno mi aveva portato giù, avevo fatto la pipì sulle scarpe nuove di Greg. Mi ero divertito troppo a guardare l’espressione di quel moccioso: quando tornò il padre gli raccontò tutto e lui mi minacciò di portarmi dalla moglie. Magari è la volta buona che mi mandano da Maura...


Liam's pov

 

Prima di addormentarmi ripenso sempre alla mia vita o a degli episodi passati, come quando sono arrivato in questa famiglia. Ricordo il buio dello scatolone con i fori, dai quali passava di tutto tranne che un po’ d’aria; la reazione stupita di Ruth e Nicole; la prima notte in quella casa, che ho passato insonne...Sono passati circa due anni da quel giorno, da quel Natale: io infatti ero il regalo speciale per le due sorelle.

Con me sono tutti dolcissimi, mi fanno tantissime coccole e non mi trascurano, ma ho capito che per loro sono solo un peso.

Mentre cercavo invano di addormentarmi, la mia prima notte lontano da mia mamma e dai miei fratelli, ho ascoltato la conversazione di Karen e Geoff, i miei nuovi genitori.

«Quindi quando parlavi di un regalo speciale intendevi un cane?»

«Già. Precisamente un boxer color cioccolato»

«Geoff, lo sai, tenere un cane è impegnativo. Non dico che lo voglio dare via, ma...è come avere un terzo figlio»

«Non ti preoccupare di questo. Di Liam ci occuperemo io, Ruth e Nicole»

«Speriamo...chi l’ha deciso il nome?»

«A dir la verità l’ho scelto io, perché avevo un amico che per me era come un fratello, il fratello che non ho mai avuto; poco prima di trasferirmi qui è morto di tumore e questo è il mio modo di ricordarlo. Non lo conosci perché per me è faticoso parlarne, ma ho deciso di affrontare il mio dolore e ho pensato che il modo migliore fosse con un cane, visto che lui li amava, in particolare i boxer. Così, quando l’ho visto nel canile, abbandonato, non ho resistito: era solo un cucciolo e ho pensato che Liam avrebbe voluto che lo salvassi...»

«Hai fatto bene, amore mio. Non ti preoccupare, lo tratteremo come un re». Non credo che Karen lo pensasse veramente, secondo me lo ha detto solo per rassicurare il marito. Comunque sono loro riconoscente, perché mi hanno salvato dal canile. Sono nato e vissuto lì per sei mesi, e non rimpiango affatto di essermene andato. Se non fosse stato per i volontari saremmo morti di fame e di freddo; qualche volta penso al destino dei miei fratelli, ma non posso farci niente, quindi non mi sento in colpa se vivo in questa casa e molto probabilmente loro no. Infatti sono poche le persone che adottano animali nei canili, perché sono di taglia grande, come me, e non hanno il pedigree. Il pedigree. Sembra l’unica cosa importante di un cane. «Vorrei far accoppiare il mio cane con il suo. Ha il pedigree?» «Veramente no» «Che peccato. Ne troverò un altro». La crudeltà degli uomini non ha limiti. Ci usano solo per creare altri cuccioli da vendere per guadagnare soldi. Se un cucciolo ha il pedigree, alzi il prezzo quanti ti pare, perché ci sarà sempre un altro cretino che abboccherà alla tua trappola mangia soldi. Se invece il cucciolo è un meticcio, o un bastardo, come ci chiamano, ti vendono al massimo a 300 euro. Fortunatamente il signor Geoff è una di quelle rare persone con un cuore e dei sentimenti.

Quella notte mi addormentai come un sasso e sognai un mondo migliore, dove tutti si vogliono bene, dove non esistono luoghi brutti come i canili e dove i sentimenti come l’odio, l’egoismo, la vendetta e l’invidia sono banditi.





 

Zayn's pov

 

La mia parte preferita della giornata è la notte, perché posso andare nel giardino senza essere disturbato da nessuno. Osservo la città che dorme, annuso le piante, sotterro gli ossi di pollo. Quel giorno passai davanti al cancello e pensai che avrei potuto benissimo scavalcarlo con un salto, ma solo un idiota sarebbe scappato da una casa dove ti danno da mangiare, ti coccolano e ti curano. Questa, in breve, è la mia vita: racchiusa in un giardino e in una casa. Non mi lamento perché so che molti altri cani vorrebbero stare al mio posto, piuttosto che vivere per strada, ma alcune volte vorrei uscire da qui e visitare il mondo là fuori. Mi avvicinai al laghetto artificiale che Yaser aveva costruito con orgoglio e vidi la mia immagine riflessa al chiaro di luna: un maestoso dobermann nero con gli occhi color terra e un collare da quale pendeva una medaglietta con sopra scritto il nome Zayn. Le tre pesti Doniya, Safaa e Waliyha, così le definiva la mamma Trisha, mi avevano chiamato così perché era il nome che avrebbero dato ad un ipotetico fratellino che non era mai arrivato. Così, per sostituirlo, avevano insistito per prendermi e alla fine Trisha e Yaser avevano ceduto. Il trio infernale è da sempre il mio incubo peggiore: non passa giorno che non trovino una nuova tortura. La peggiore in assoluto è stata quando mi hanno legato come un salame e mi hanno messo lo smalto rosso sulle unghie. Per toglierlo ho dovuto scavare buche enormi nel giardino e tuffarmi nel laghetto, subendo i peggiori rimproveri della mia vita da un Yaser alquanto incazzato e da una Trisha fuori di sé. La loro reazione è stata comprensibile, visto che si sono trovati il giardino distrutto. Doniya, Safaa e Waliyha hanno avuto l’accortezza di non avvicinarsi a me per una settimana intera, perché avrei potuto sbranarle a morsi. Mentre pensavo, vidi una goccia di pioggia che increspò la superficie del laghetto e che mi riscosse dai miei pensieri; rientrai dentro casa, sdraiandomi nella mia cuccia e fantasticando sul mondo al di là del cancello.


Harry's pov

 

Quando Anne tornò dal lavoro controllò la posta e si soffermò su un volantino pubblicitario; dopo qualche minuto lo posò sul tavolino vicino al divano, in bella vista. Appena uscì dal salone mi avvicinai e lessi quello che c’era scritto: “Offerta irripetibile! Crociera per Norvegia – Danimarca – Svezia - Finlandia. Tre settimane di puro relax con i vostri animali! Crociera esclusiva per andare in vacanza con i vostri cani! Non lasciatevi scappare questa fantastica offerta!”.  Quanto ci sarei voluto andare...chissà se Anne sarebbe stata disposta a partire: secondo me si sarebbe ripresa. Dopo essersi cambiata si sedette sul divano e ricominciò a leggere il volantino. «Secondo me, Harry, visitare la Norvegia, la Danimarca, la Svezia e la Finlandia ti farebbe bene: sei pur sempre un husky. Non so...forse servirebbe anche a me...Che ne dici? Ti va di partire e rilassarci un po’?» Per tutta risposta abbaiai e posai una zampa sul foglio. «Allora è deciso, Harry: si parte» e un sorriso riscaldò il suo volto come non faceva da ormai troppo tempo.

 

Louis' pov

 

Felicity si era bloccata osservando un volantino; le si era illuminato il viso e gli occhi le brillavano. Non l’avevo mai vista così felice, perciò andai in cucina dove Johannah stava preparando la cena e le tirai il vestito con i denti. Sfortunatamente gli umani non capiscono il nostro linguaggio e questo era l’unico modo per attirare la sua attenzione: ci riuscii. Ignorando le sue lamentele mi avviai verso il salone e lei mi seguì; mi sedetti di fronte a Felicity ancora imbambolata e aspettai.

«Amore, cosa stai leggendo?» iniziò Johannah, notando la sua espressione.

«Voglio andare in crociera!» esclamò d’improvviso la bambina.

«Come? In crociera?»

«Si, esatto!»

La madre si sedette sul divano e osservò il volantino attentamente: era un’offerta molto conveniente per una crociera nei paesi nordici, solo per le famiglie con un cane.

«In effetti è una buona occasione...potrei parlarne con Charlotte»

«La vado a chiamare io» si propose Felicity.

Dopo qualche minuto arrivò anche la maggiore.

«Che c’è mamma?»

«Volevo chiederti se ti andava di fare una crociera nel Mar Baltico. C’è un’offerta speciale per chi ha un cane e mi sembrava una buona idea...Che ne pensi?»

Charlotte allargò gli occhi per la sorpresa: «Fantastico!»

«Allora è deciso: si parte»

«Grazie mamma» disse Felicity, sorprendendo tutti e correndo ad abbracciarla.

Johannah ritornò in cucina e mi osservò.

«Lo sai, Louis, sei proprio un cane speciale» e mi premiò con un grosso osso di pollo da sgranocchiare, il mio preferito.

 

Niall's pov

 

Erano le tre del pomeriggio ed ero comodamente sdraiato sotto una quercia, quando vidi il postino arrivare: corsi dentro casa e abbaiando avvisai quell’imbecille di Greg che era arrivato qualcuno.

Quando scese le scale mi passò accanto e mi pizzicò il muso; per tutta risposta ringhiai, beccandomi uno schiaffo sul sedere. Ogni giorno che passava diventava sempre più fastidioso ed insopportabile e speravo solo di andare da Maura e rimanere lì una volta per tutte. Improvvisamente vidi l’insopportabile numero uno salire le scale a razzo verso l’ufficio di Bobby: strano, visto che si lamentava costantemente della fatica immane che faceva salendo e scendendo quei venti gradini giornalmente. Per informarmi della situazione li raggiunsi e la scena che mi si presentò davanti era la seguente: Greg era in piedi sulla scrivania del padre e gli sventolava in faccia un foglio colorato; Bobby era rimasto pietrificato con le mani ancora sulla tastiera del computer e la domestica aveva lo spolverino a mezz’aria e sembrava aver visto uno zombie. 

«Papà! Ci dobbiamo assolutamente andare! E’ questione di vita o di morte!»

«Si, certo Greg, tutto quello che vuoi, basta che scendi dalla mia scrivania».

«Evvai! Niall andiamo in crociera!» e saltò giù sul pavimento. Mi affrettai a scappare nel giardino prima di ricevere una sessione extra di torture cinesi. La cosa positiva era che in crociera mi sarei potuto rilassare senza preoccuparmi di salvarmi la pelliccia. Mi nascosi in un cespuglio coperto da un grosso albero e mi addormentai come un cucciolo.

 

Liam's pov

 

Quella era una giornata speciale: l’anniversario di matrimonio di Karen e Geoff. Per festeggiare eravamo andati a mangiare in una trattoria di campagna, poiché Karen ama il verde e gli spazi aperti ed è uno dei pochi posti che accetta i cani. Verso le cinque eravamo tornati e aspettavo di sapere cosa avesse regalato Geoff alla moglie. Entrò nella stanza con uno scatolone enorme rivestito con la carta da regalo ed esclamò “Sorpresa!”. La donna non fiatò e cominciò a scartare il regalo. Dentro trovò un pacco più piccolo e andò avanti fino a trovarsi in mano un minuscolo pacchettino della dimensione di un foglio. Strappò per l’ennesima volta la carta da regalo e quasi non riuscì a credere ai suoi occhi: un biglietto per una crociera nella penisola balcanica, il suo sogno.

«E’ il regalo più bello che tu potessi farmi». Ruth e Nicole si avvicinarono incuriosite e videro il biglietto. «Andiamo in crociera! Che bello!» esclamò Ruth. «Si...ma Liam?» chiese Nicole. «Liam viene con noi» rispose Geoff.

Scodinzolai dalla felicità e gli saltai in braccio, leccandogli la faccia.

«Si,si, va bene! Ho capito che sei felice ma adesso basta...Liam,basta!» cercò di fermarmi Geoff. Non gli diedi retta e continuai ad esprimergli, a modo mio, la mia gratitudine.

 

Zayn's pov

 

Mentre vagavo senza meta nel giardino, fantasticavo su come potesse essere il mare. Il mare, un’infinita distesa di acqua salata, ma al contempo il posto più romantico, affascinante, vitale e pericoloso del mondo. Uno dei miei più grandi desideri era quello di vederlo, magari anche farmi il bagno e sentire il sale sulla  pelliccia. Quando penso al mare vengo attraversato da un’ insieme di emozioni, come se fossi innamorato: innamorato del mare, anche se non so precisamente come ci si senta quando si è innamorati. Molti hanno provato a descriverlo, ma secondo me è una cosa molto soggettiva e per ognuno è diverso. Comunque, qualcuno deve aver ascoltato quella mia silenziosa preghiera, perché quel giorno che si preannunciava monotono e uguale a tutti gli altri, portò la notizia più bella della mia vita.

Era venuta a trovarci la mamma di Trisha, perché voleva salutare le nipoti che non vedeva da molto. Nell’occasione aveva anche portato un regalo speciale: un biglietto di tre settimane per una crociera in Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia. La particolarità era che quella crociera era per le famiglie con i cani, fatta apposta per rilassarsi con i propri animali.

Pensai che in fondo esistesse un Dio, perché sicuramente non poteva essere solamente un caso. Uscii in giardino e osservai lo stesso albero che ormai da qualche anno era l’unica cosa appartenente al mondo esterno che avessi mai visto, e mi sentii molto probabilmente come Colombo prima della traversata dell’Atlantico. Chissà, forse anche io cercavo qualcosa e in quel viaggio avrei trovato ciò che non mi sarei mai aspettato, come Colombo che cercava l’India e invece trovò l’America...

 

Una settimana dopo, in viaggio sulla nave da crociera

 

La nave era divisa in due reparti: quello per i passeggeri e quello per i cani. In questo modo le persone si potevano rilassare senza preoccuparsi degli animali.

Harry, Louis, Niall, Liam e Zayn avevano fatto amicizia e ora giocavano tranquilli con una pallina di stoffa. La pallina finì nella sezione delle cagnoline e Zayn andò a riprenderla. Rimase incantato osservando una fiera dobermann color cioccolato che la teneva tra i denti. «Potresti ridarmela?» chiese lui gentilmente, ancora imbambolato e con il muso da ebete. «Parolina magica?» ribatté lei, con un'aria divertita «Emh,per favore?» tentò. «Esatto». Gli riconsegnò la pallina e se ne andò, lasciandolo da solo. Lui rimase interdetto per qualche minuto prima di ritornare dai suoi amici. Che stupido! Non le aveva neanche chiesto il nome! Però il suo istinto gli diceva che l’avrebbe rincontrata e si sa, l’istinto non sbaglia mai.

Era passata una settimana dalla partenza e Harry aveva legato molto di più con Louis che con gli altri, forse perché la loro storia era simile; in fondo entrambi dovevano aiutare una persona o una famiglia a riprendersi da una situazione particolare. Louis era sempre esuberante e giocoso e coinvolgeva gli altri in qualsiasi attività: un giorno erano andati in cucina per mangiare qualcosa e per sbaglio avevano spiaccicato a terra la torta preparata per la cena. Erano scappati subito e fortunatamente nessuno aveva sospettato di loro.

Louis, dal canto suo, era rimasto affascinato da Harry, un husky introverso e gentile, che doveva affrontare giornalmente una situazione familiare difficile.

Liam aveva incontrato una deliziosa boxer, molto timida ma incredibilmente dolce e sensibile: Danielle.

Ovviamente gli altri se ne erano accorti, ma Liam, discreto come sempre, non aveva voluto fornire ulteriori indizi e informazioni. La sera Harry, Louis, Niall e Zayn lo osservavano sul ponte con Danielle, mentre guardavano le stelle e si coccolavano a vicenda. Liam e Danielle ormai erano gli unici a non essersi accorti di quello che, teneramente, era sbocciato tra loro: l'amore.

Trascorsero vari giorni e Zayn ebbe il modo di rincontrare Perrie, la fiera dobermann, e di conoscerla meglio.

Nel frattempo le cinque famiglie si rilassarono e dimenticarono momentaneamente i loro problemi, staccando dallo stress della vita di ogni giorno. Anne aveva ricominciato a sorridere; Felicity aveva riacquistato l'allegria che caratterizza i bambini della sua età; Bobby si era concesso un periodo di riposo dal lavoro stressante; la famiglia Malik e la famiglia Payne ebbero modo di stare più tempo insieme senza la frenesia che costituiva la loro quotidianità.

 

***

 

Quella sera avevano attraccato a Copenaghen e tutti stavano cenando sul ponte, incuranti della brezza serale che accompagnava la musica in un'armonia dolce e romantica. I cani invece avevano preferito stare al chiuso: Liam e Danielle erano accoccolati nella stessa cuccia e dormivano teneramente; Zayn di tanto in tanto lanciava occhiate furtive a Perrie, ma non sapeva che lei stava facendo lo stesso; Niall rosicchiava un osso con fare annoiato; Harry e Louis stavano parlando di qualcosa che non aveva né capo né coda, ma a loro non interessava, perché erano felici semplicemente stando insieme. 

Ad un certo punto nella stanza entrò il capitano accompagnato da un marinaio, si avvicinò a Perrie e a Danielle e le fecero uscire dalla stanza.  Nessuno si preoccupò più di tanto, perché succedeva spesso che qualcuno venisse a prenderli, per un motivo o per un altro.

 

***

 

Nel cuore della notte si levò un grido che svegliò la maggior parte dei turisti e dopo pochi minuti la porta della stanza dei cani si spalancò, rivelando il capitano e due donne accompagnate dai loro rispettivi mariti.

«Perrie! Dove sei? Amore della mamma!»

«Danielle! Cucciola mia! Vieni qui!»

Le due donne erano sconvolte ma tutti i cani non riuscivano a capire il perché: le due cagnoline le aveva prese il capitano, quindi non c'era motivo di preoccuparsi.

«Mi dispiace signora, ma non ci sono» intervenne il capitano.

«In questa stanza ci dovrebbe essere la sorveglianza!» ribatté una delle due donne.

«Infatti i rapitori hanno aggredito anche le sentinelle»

«Perché hanno rapito solo loro due e non tutti i cani?» chiese l'uomo a destra del capitano.

«Non lo so. So solo che a breve chiederanno un riscatto»

«Sarebbe meglio chiamare la polizia»

«Escluso. Se i rapitori venissero a sapere che abbiamo contattato la polizia, ucciderebbero i cani»

«No! Faremo come ha detto il capitano! Pagheremo il riscatto, qualunque cifra! Tutto pur di riavere la mia Perrie!»

«Sono d'accordo! Non voglio che a Danielle venga torto un solo baffo!».

Continuando a parlare animatamente uscirono dalla stanza per non disturbare oltre i cani. L’atmosfera divenne carica di tensione, così densa da poterla toccare.

Louis, che si era da subito dimostrato il più estroverso, spezzò il silenzio:

«Perché hanno parlato di rapitori? Qui non è entrato assolutamente nessuno oltre al capitano e ai soliti marinai»

«Forse le hanno rapite quando le hanno portate via» tentò Niall.

«Non penso, perché altrimenti non avrebbe avuto senso controllare qui» «Questa storia non mi convince...» intervenne Zayn, con un’aria pensierosa.

«Perché?» chiese Harry, che si stava tranquillamente leccando una zampa.

«Se ci pensate, noi siamo gli unici ad aver visto entrare il capitano che ha preso Perrie e Danielle, quindi...»

«Quindi cosa? Zayn, smettila di lasciare le frasi a metà!» si arrabbiò Louis.

«Quindi potrebbe essere tutto organizzato! Nascondono i cani fingendo che siano stati rapiti, chiedono un riscatto e se lo intascano senza coinvolgere la polizia. Una crociera organizzata apposta!»

«In effetti la tua idea ha senso. Non è un caso che le famiglie di Danielle e Perrie siano le più ricche: in questo modo possono chiedere un riscatto più alto» disse Niall.

«E dove le hanno nascoste?» chiese Liam visibilmente preoccupato, rimasto in silenzio fino a quel momento.

«Non lo sappiamo, ma le possiamo cercare» propose Harry.

«Non vorrei scoraggiarvi, ma darebbe un tantino nell’occhio vedere un branco di cani gironzolare per la nave» constatò Zayn.

«Dividiamoci in gruppi!» Louis aveva preso l’iniziativa «Io e Harry cerchiamo vicino alla cucina, Zayn e Liam cercano nei ripostigli delle cabine e Niall cerca nei dintorni della sala motori. Se nessuno trova niente, cercheremo in altri posti».

«Iniziamo a cercare domani mattina, desteremo meno sospetti. Sarebbe molto strano vedere i cani gironzolare nel cuore della notte» precisò Harry.

«Giusto. Adesso dormiamo. Buonanotte a tutti» disse Niall, prima di crollare in un sonno profondo e senza sogni.

 

***

 

La mattina seguente, nel trambusto generale, nessuno si accorse che i cani non stavano giocando come al solito, ma stavano cercando le prove per confermare le loro ipotesi.

Harry e Louis erano nella dispensa della cucina ma, non avendo trovato niente, approfittavano dell’occasione per mangiare.

Liam non era potuto entrare nel ripostiglio delle cabine perché era allergico alla polvere, così era dovuto entrare Zayn, che aveva trovato solo cose inutili e tanta polvere.

Niall si era rovinato l’udito inutilmente, poiché nella sala motori e nei dintorni c’erano, appunto, solo i motori.

Così si rincontrarono sul ponte, senza aver scoperto nulla di interessante.

 

***

 

All’ora di pranzo il ristorante era gremito di gente, come ogni giorno.

Però i cani avevano deciso di parteciparvi, per poter scoprire qualcosa di più. In particolare tenevano d’occhio il capitano, che in questo momento stava parlando con il vice. Zayn si avvicinò senza dare nell’occhio e ascoltò la loro conversazione:

«Pensa un attimo tu alla nave. Io vado nella mia cabina per...hai capito cosa intendo»

«Certo capitano. Non si preoccupi».

Zayn ebbe un improvviso lampo di genio: come avevano fatto a non capirlo prima? Era quasi scontato che Perrie e Danielle fossero nella cabina del comandante! Adesso andava a controllarle e probabilmente stava portando loro il pranzo. In fondo non volevano trattarle male, volevano solo i soldi dei loro padroni; Zayn rimase schifato dall'avidità di quelle persone, disposte a tutto pur di guadagnare soldi.

Andò dai suoi amici e li informò della conversazione appena ascoltata.

Quando il capitano fu di ritorno, i cinque si allontanarono lentamente dalla sala e andarono alla cabina del capitano, stupendosi di non trovarla chiusa a chiave. Entrarono e trovarono Perrie e Danielle sdraiate in due comode cucce, con il pranzo davanti ancora intatto.

«Danielle!» Liam le corse incontro e iniziò a farle le feste.

Zayn, al contrario, non mostrò i suoi sentimenti e si limitò a starsene in silenzio.

Mentre stavano uscendo, Niall li fermò: «Se le riportiamo ai loro padroni il capitano rimarrà impunito, perché noi non siamo testimoni che possono confessare».

Louis, senza perdere la speranza, disse: «Ho appena avuto un’idea! Voi due però dovrete restare qui ancora per un giorno».

«E ti pareva!” sbuffò Perrie.

«Non vi preoccupate! Con la mia idea si risolverà tutto per il meglio».

“O almeno lo spero”  si limitò a pensare Louis.

 

***

 

«Quant’ è il riscatto?» domandò preoccupata la donna, ansiosa di riabbracciare Danielle, il suo cane.

«Un milione di sterline per tutti e due» rispose il capitano con aria grave.

«Per me non ci sono problemi. Possiamo pagare»

«Anche noi. Anzi, mi aspettavo di peggio a dir la verità»

«Hanno detto che avete dodici ore per far trovare i soldi»

«D’accordo. Per me li possono avere anche subito»

«A me serve giusto il tempo di andare nella mia cabina e prenderli»

«Ci possiamo vedere qui tra mezz'ora. E’ troppo poco?» chiese il capitano.

«No, no. E’ più che sufficiente».

Detto ciò le due donne si allontanarono e il capitano andò al bar a prendere un cocktail.

«E’ arrivato il momento» sussurrò Louis agli altri e si avvicinò a Johannah.

Era tranquillamente seduta vicino al parapetto ad osservare il mare, perciò sussultò quando il labrador le tirò leggermente il lembo della maglietta. Fortunatamente lo capì al volo e lo seguì, prendendo con sé solo la borsetta.

Louis la guidò fino alla cabina del capitano e col muso indicò la porta. Seppur titubante, Johannah la aprì e rimase basita quando vide i due cani misteriosamente scomparsi  davanti a sé.

«Ma non erano state rapite?» domandò ancora incredula. Per tutta risposta Louis abbaiò.

La vide riflettere per qualche secondo e poi girarsi con uno sguardo vittorioso sul volto: «Non ti preoccupare, Louis. Adesso tocca a me. Il tuo lavoro è finito». Detto questo si avviò decisa verso le scale.

 

***

 

«Ecco i soldi. Quando potremo rivedere i nostri cani?»

«Penso entro un paio di ore, signora»

«Speriamo di poterli riavere al più presto»

Mentre la signora consegnava la busta con i soldi al capitano, Johannah filmava con il cellulare, coperta da Anne, che era stata informata di tutto.

Ciononostante le due donne non riuscivano a capacitarsi di come quei cinque  cani avessero potuto svelare quel mistero, ma soprattutto capire quello che stava succedendo. Pensarono che in fondo i cani fossero dotati di intelligenza e che nessuno ne fosse mai veramente venuto a conoscenza.

Jay controllò l’orologio che segnava le tre in punto del pomeriggio. 

«Staranno per arrivare» pensò.

Infatti pochi minuti dopo si avvicinò alla nave un gommone della polizia, la quale aveva ricevuto una segnalazione anonima da un passeggero della crociera. Salirono a bordo e chiesero spiegazioni.

«Che sta succedendo qui? Abbiamo ricevuto una segnalazione anonima da questa nave”

Passò qualche istante di silenzio, poi una delle due donne che aveva appena pagato il riscatto scoppiò:

«Hanno rapito due cani e adesso chiedono il riscatto. Non vi abbiamo chiamato per paura che i rapitori facessero loro del male».

«Controlleremo la nave. Avete una foto dei cani rapiti?»

«Certo. Ce ne ho sempre una nel portafogli»

«Anche io ne ho una» disse l’altra donna.

Mentre i poliziotti ispezionavano la nave, Anne vide il capitano infilare la busta con i soldi in una borsetta lasciata incustodita. Ne parlò con Johannah che la rassicurò, perché il video avrebbe confermato la verità.

Quando i poliziotti tornarono, avevano al guinzaglio Perrie e Danielle, che corsero incontro ai loro padroni.

Niall vide il capitano armeggiare con la scialuppa: evidentemente aveva intenzione di scappare; così chiamò rapidamente Harry, Louis e Zayn  e si lanciarono alla rincorsa. In men che non si dica l’uomo fu sopraffatto dai cani che lo consegnarono ai poliziotti. Con il video di Johannah riuscirono a mandarlo in prigione...per un bel po’. 

Qualche ora dopo arrivarono i giornalisti che diffusero in tutto il mondo le straordinarie imprese di quei cinque cani che sarebbero ben presto diventati famosi in tutto il mondo. 

Un giornalista chiese ad Anne di inventare un motto per quell’occasione e lei rispose semplicemente: ”Dogs direction”.

 

***

«Harry! Svegliati!»

«Mmh...mi sto alzando» rispose, la voce ancora impastata di sonno.

«Sbrigati! Oggi devi andare alle audizioni!»

A quelle parole Harry scattò in piedi, controllando l’ora: le cinque e un quarto del mattino.

Si chiese perché si fosse dovuto alzare così presto e gli venne voglia di dormire ancora un po’, ma Anne glielo impedì.

«Non ti permetterò di rinunciare, fosse l’ultima cosa che faccio!»

Così il riccio ebbe la sola possibilità di alzarsi e di preparasi.

 

***

 

Entrò nel bagno per sciacquarsi il viso: stava per salire sul palco e non riusciva a capire quali sentimenti ed emozioni provava in quel momento.

Mentre usciva si scontrò con un ragazzo della sua età.

«Oops!» disse.

«Ciao!» rispose il ragazzo, con un sorriso stampato sulla faccia.

Harry lo fissò per qualche istante, poi si ricordò delle buone maniere.

«Ciao. Io sono Harry» si presentò.

«Io sono Louis. Hai già fatto le audizioni?»

«Veramente stavo per andare...»

«Allora buona fortuna Harry»

«Grazie. Anche a te». Detto questo se ne andò, felice di aver conosciuto Louis.

 

***


Scese dal palco dopo aver cantato "Isn't she lovely" di Stevie Wonder e trovò la sua famiglia ad aspettarlo. Abbracciò sua madre e si sentì rassicurato, come quando da bambino correva nel suo letto per un brutto sogno. All'improvviso ripensò a Louis e si chiese come fosse andata la sua audizione. Quello che gli era rimasto impresso di lui erano soprattutto gli occhi: un colore raro e prezioso, il cielo che si mescola al mare come fossero una cosa sola. Quegli occhi erano così familiari, ma Harry non riuscì a ricordare dove li avesse visti; da quella mattina aveva una strana sensazione addosso, come se si fosse scordato qualcosa d’ importante. Non ebbe modo di pensarci, perché era circondato da parenti ed amici e Harry fu costretto ad uscire dal suo piccolo universo privato.

 

***

 

Stava camminando sovrappensiero per il corridoio, quando si scontrò con qualcuno. 

«Mi scusi» si affrettò a dire.

«Di niente, Signor Styles» rispose quel qualcuno, con evidente ironia.

Harry riconobbe la sua voce e arrossì lievemente.

«Ciao Louis» salutò «Ero sovrappensiero»

«Anche a me capita spesso...com’è andata l’audizione?» chiese.

«Sono passato e tu?»

«Anche io».

Si guardarono per qualche istante senza sapere cosa dire.

«Emh, io stavo andando nella mia stanza.. a farmi una doccia» inventò Harry per uscire da quella situazione scomoda.

«Certo» rispose Louis, con un filo di sarcasmo nella voce «Peccato che le stanze sono dal lato opposto».

Harry arrossì di nuovo, dandosi mentalmente dell’idiota.

«Andiamo a prendere un gelato?» propose il riccio, per sviare il discorso.

«Va bene, tanto non avevo niente da fare, io». Sottolineò quell’io e Harry si sentì un cretino per la seconda volta in trenta secondi. Mentre si avviavano verso la gelateria, il riccio pensò al carattere estroverso di Louis, alle sue battute, e sentì di nuovo quella fastidiosa sensazione di aver dimenticato qualcosa d’importante.

 

***

 

Parlare davanti ad un gelato è sempre facile.

Parlare davanti a quel gelato è facile.

Cioccolato bianco, stracciatella e crema. Ovviamente con sopra tanta panna. Due gelati uguali, senza farlo apposta.

Cominciarono a parlare con libertà, finché ad Harry scappò una frase di troppo, che avrebbe potuto compromettere l’amicizia che stava per nascere. Forse era meglio così, forse era meglio chiarire tutto subito. Forse.

«Preferisco i ragazzi alle ragazze».

Una frase semplice, che Louis avrebbe potuto interpretare come un avance nei suoi confronti; in realtà Harry cercava solo un amico.

Aveva sbagliato a confessare subito quel suo segreto che gli aveva causato non pochi problemi negli anni precedenti. Aveva conosciuto tante persone omofobe che si erano allontanate da lui non appena erano venute a conoscenza di quel particolare della sua vita che teneva nascosto ai più.

Ormai il danno era fatto ed era inutile piangere sul latte versato; Harry poteva solo sperare che Louis lo accettasse ancora, che non si facesse condizionare dai pregiudizi della società moderna.

Il riccio poteva quasi sentire la mente del moro in funzione, come se migliaia di pensieri l’affollassero e lui dovesse scegliere quelli importanti e scartare quelli futili.

Louis rispose semplicemente:

«Sono d’accordo».

Quella semplice affermazione fugò i dubbi e le preoccupazioni di Harry in un nanosecondo, e finalmente si rilassò, regalandogli uno dei sorrisi più spontanei e sinceri della sua vita. Iniziava a pensare di aver trovato una persona simile a lui, che lo comprendesse, e per la terza volta nella giornata provò la sensazione di aver dimenticato qualcosa d’importante.

 

***

 

La delusione era stata troppa. Arrivare a sfiorare un sogno e poi vederlo sfumare davanti ai propri occhi come nebbia d’inverno. Sentiva il petto bruciare, come gli occhi, e semplicemente avrebbe voluto non aver mai attraversato quella porta, che aveva distrutto le sue speranze.

In fondo avrebbe dovuto aspettarselo: come poteva un panettiere diventare un cantante e vincere X Factor?

Subito dopo un’altra verità si fece strada nel suo cuore: non avrebbe più rivisto Louis, non avrebbe più riso alle sue battute, semplicemente non sarebbe più stato parte della sua quotidianità. Si era affezionato così tanto a quel ragazzo così estroverso e gentile che faceva male sapere di non poterlo più vedere. Forse gli fece più male questo che il fatto di essere stato eliminato. Il destino era stato crudele con lui: lo aveva illuso doppiamente. Il suo unico desiderio in quel momento era quello di scappare, rifugiarsi tra le braccia di sua mamma e di non pensare più a niente.

Salì nella sua camera e fece la valigia nella depressione più totale.

Dopo poco scese le scale e si aggregò agli altri ragazzi. Incrociò due occhi celesti e sentì un colpo al cuore. Si affrettò a distogliere lo sguardo: continuare sarebbe stato come rigirare il coltello nella piaga. Ripensò ai piccoli momenti passati con Louis e ritornò quella fastidiosa sensazione: nonostante si fosse sforzato più e più volte, non riusciva a ricordare qualcosa d’importante.


***

 

Erano davanti a Simon Cowell e aspettavano di sentire quello che aveva da dire. Harry sperò che facesse presto. Con lui c’erano Zayn Malik, un ragazzo di origine pakistana, Niall Horan, soprannominato Nando’s perché mangiava sempre ed inoltre era magro (una cosa inconcepibile), Liam Payne, gentile e riservato, e Louis. C’erano anche delle ragazze, ma non conosceva il loro nome.

Harry ascoltava solo in parte quello che diceva il giudice, perso in pensieri anonimi.

«...così abbiamo deciso di unirvi in una band!».

Il suo cervello ci mise circa due secondi per recepire quell’informazione: sarebbe restato in gara...con Louis! Se prima il destino gli era sembrato crudele, adesso lo ringraziava con tutto il cuore per l’incredibile opportunità offertagli.

Senza rifletterci due volte, Harry abbracciò Louis e si sentì la persona più fortunata del mondo. In quel momento ricordò quel qualcosa d'importante: non riusciva a credere di esserselo dimenticato! Così, come nel loro sogno, tornò ad essere l’husky introverso e sensibile e capì di aver ritrovato il giocoso ed allegro labrador. 

 

***

 

«Allora ragazzi, che nome vogliamo dare alla nostra band?»

Harry fu il primo a rispondere:

«One Direction».

E mentre guardava i suoi amici, li vide trasformarsi in quattro bellissimi cani; sorrise tra sé e sé, pensando al suo piccolo grande segreto, che avrebbe custodito per sempre nel suo cuore come qualcosa d’ importante.
  
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