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Autore: Marty Evans    07/05/2014    3 recensioni
[seguito di Lily Evans e il Segreto della Notte]
1973. Terzo anno a Hogwarts per i Malandrini, Lily e Bianca. Un anno in cui succederanno molte cose.
Un anno in cui Bianca dimostrerà ai suoi genitori che non è come loro.
Un anno in cui Remus troverà l’amore, quello vero.
Un anno in cui Sirius dovrà scegliere tra la sua famiglia, l’amore e i Malandrini.
Un anno in cui James dovrà cercare di far capire a Lily di non essere come lei crede.
Un anno in cui Lily dovrà lasciarsi alle spalle sua sorella.
Un anno in cui Regulus scoprirà un amore inaspettatoe sconvolgente.
Un anno in cui i protagonisti saranno loro, i Malandrini.
Un anno in cui arriveranno quattro nuove studentesse a sconvolgere la vita di tutti
Una di queste porterà con sé un misterioso segreto sepolto dal tempo in un luogo maledetto.
Un anno in cui si scopriranno nuovi segreti e nuove verità.
Un anno in cui un omicidio turberà la quiete di Hogwarts
Un anno pieno di segreti bugie, tradimenti, scherzi e tanti guai
paring
[James/Lily] [Sirius/Bianca][Remus/NP][Regulus/Altro Personaggio]
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black | Coppie: James/Lily
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Life in Hogwarts at the time of Lily Evans'
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Capitolo 6

New students and new friends7

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NDA buonasera! HO AGGIORNATO FINALMENTE! durante questi mesi  mi era passata l'ispirazione ma poi l'ho ritrovata! Ragazzi  qui vi verranno date le risposte alle domande che  avevate dallo scorso capitolo e visto  che è da un bel po' che non aggiorno vi farò un piccolo riassunto.

 Riassunto Lily e Bianca arrivano a New York dove Lily per tentare di convincere la perfida madre di B  a farla tornare a scuola  chiede all'arcangelo che governa New York Raphael di aiutarla. Chiama anche i Malndrini in suo auto.  intanto Lily fa uno strano incontro  che un po' più avanti le cambierà la vita.  Raphael indice un consiglio dove delibera  che Binanca ritornerà ad Hogwarts fino a quel momento  Lily, Bianca, Sirius, Jamese Remus dovranno rimanere con i Cacciatori i  al'Isastituto di New York.

 

 

LILY

 

Quando arrivammo nell’atrio Potter e Black erano stravaccati sulle sedie. Black aveva ancora un colorito leggermente verdognolo, guardava davanti a sé e non sembrava molto in forma.

«Sirius, ti senti bene?» chiese Remus, mentre ci avvicinavamo. Black, che teneva gli occhi chiusi, li aprii di scatto e fece un salto sulla sedia dallo spavento.

«Chi? Cosa? Remus, che ci fai qui?» chiese stupefatto.

«Ciao anche a te Sirius,» gli rispose Remus.

«Sono questi i tuoi amici?» mi chiese Maryse tagliente, scrutando Black e Potter dall’alto in basso, con aria critica.

«Si, sono loro: Sirius Black e James Potter, anche loro sono maghi e frequentano Hogwarts. Ma noi non siamo proprio amici, diciamo che siamo più disgraziatamente conoscenti. Ragazzi, lei è Maryse Lightwood. Una Shadowhunter, anche se non ho ben capito cosa significhi…» spiegai, facendo le presentazioni.

Potter si alzò dalla sedia e chiese, «E Bianca? Raphael ha dato una soluzione? Potrà tornare a Hogwarts?»

Era alquanto agitato e si torceva le mani nervoso. Era molto impaziente, così lo accontentai; annuii vistosamente e vigorosamente per confermare che avevamo risolto il problema. Black e Potter si aprirono in un sorriso soddisfatto e sincero. 

«Credo che dovremmo andare,» disse Maryse, senza aspettarci, con i tacchi degli stivali che ticchettavano sul pavimento di marmo, dirigendosi verso l’uscita.

«Certo che è proprio Miss Simpatia quella donna! Fa venie i brividi!» Esclamò a bassa voce Potter, mentre seguivamo Maryse fuori dall’atrio. Non potei non trattenere un sorriso: James Potter era molte cose, ma una cosa dovevo riconoscergliela, nonostante fosse un ragazzino arrogante e altezzoso, aveva un senso dell’umorismo molto pungente. Uscimmo nell’aria fredda della Grande mela. Maryse era già sul marciapiede e aveva già chiamato un taxi. Ci fece cenno di salire, e una volta all’interno diede alcune indicazioni all’autista. Il taxista partii sgommando e dopo mezz’ora arrivammo in vista dell’Istituto.

All’esterno aveva tutto l’aspetto di una cattedrale in rovina. Il tetto era sfondato, il nastro della polizia teneva la porta sbarrata, e il giardino era in condizioni pietose.

Dovetti sforzarmi molto per dissipare l’illusione. Come per il Blood Magic, il locale di Tess, l’istituto possedeva lo stesso incantesimo anti babbani. Quando riuscii, dopo alcuni minuti, a vincere l’illusione, vidi un enorme cattedrale gotica, con le guglie che svettavano verso il cielo di New York. Scendemmo e Maryse ci fece strada attraverso il giardino incolto. La ragazza aprì i battenti della chiesa e ci fece cenno di seguirla.

La chiesa era in penombra, con i candelabri che mandavano cupi bagliori.  Attraversammo la chiesa e i banchi vuoti.  Maryse ci guidò verso un ascensore in stile vittoriano: somigliava ad una gabbia dorata per uccelli, cosa che mi dava un leggero senso di claustrofobia. Salimmo e quando la grata dorata si scostò, ci trovammo in un ampio corridoio.

Feci un balzo indietro spaventata quando un gatto tigrato miagolò e spuntò dal nulla.  Il gatto guardò Maryse poi si diresse spedito verso la fine del corridoio.

Lei lo seguii senza dire una parola. Avevo sentito parlare dei gatti con poteri magici, io stessa avevo un gatto, anzi una gatta, che sembrava cantare quando miagolava, ma non avevo mai pensato a dei gatti con ‘veri’ poteri magici. Il gatto sembrava sapere esattamente dove Maryse voleva andare. L’animale si fermò poco prima di una porta e si sedette immobile. Maryse, arrivò davanti a una pesante porta di legno e la spinse verso l’interno.

Ci trovavamo in una biblioteca.

All’interno, la stanza era illuminata da qualche candela e Al centro c’era un imponente scrivania di rovere; ai suoi lati, quasi a volerla sorreggere, erano inginocchiati due angeli. Alla scrivania era seduto un uomo anziano, con i capelli bianchi, vestito di nero. Sulla sua spalla era appollaiato un corvo nero dall’aspetto minaccioso.

«Hodge, sono tornata e abbiamo degli ospiti. Chiama i ragazzi,» disse Maryse. Ragazzi? Come facevano a esserci dei ragazzi in un luogo cosi tetro? Hodge si alzò e il corvo andò ad appollaiarsi su un trespolo.  L’uomo rivolse un cenno a Maryse, annuì e uscì. Maryse si sedette alla scrivania e ci fece cenno di accomodarci su alcune sedie.

 «Suppongo che io debba spiegarvi qualcosa. Sono Maryse Lightwood e sono una Shadowhunter, una cacciatrice di demoni. Ci chiamano anche Nephilim; viviamo in ogni parte del mondo, in istituti come questo, strutture dove addestriamo gli Shadowhunter. Siamo mezzi angeli e mezzi umani.  Difendiamo la Terra dai demoni che arrivano in questo mondo attraverso dei portali.  Viviamo a Idris, uno stato che non è segnato sulle carte dei Mondani

«Chi sono i Mondani?» chiesi, visto che anche prima aveva usato questo termine con me.

«I Mondani sono le persone normali. Le persone che voi maghi definite Babbani,» mi spiegò lei paziente.

«E i Nascosti?» chiese Potter.

«I Nascosti sono creature sovrannaturali come vampiri, lupi mannari, streghe, stregoni, maghi, fate...Gli chiamiamo nascosti perché, molto tempo fa noi davamo loro la caccia. I Nascosti erano disprezzati dagli Shadowhunter e viceversa. Almeno finché non siglammo un accordo che concordava la pace. Questo trattato prese il nome di Accordi. Ma, i pregiudizi tra noi e i Nascosti rimangono tutt’ora,» spiegò. Potter sgranò gli occhi stupito e scioccato. Nemmeno io avrei mai immaginato che qualcuno potesse darci la caccia come se fossimo bestie, soltanto perché eravamo creature magiche. Questa cosa non era sui libri di storia della magia.  Spostai la sedia più vicino alla scrivania e accavallai le gambe. Poi chiesi spiegazioni a proposito di un nome che avevo sentito nominare qualche tempo prima.

«Chi è l’Angelo Raziel? È un arcangelo come Raphael?» Maryse scoppiò a ridere come se trovasse la cosa esilarante.

Io arrossii imbarazzata e lasciai che i capelli mi nascondessero il viso.

«No!No! Raziel è, beh... il nostro creatore. Si dice che in un tempo non ben precisato i demoni iniziarono a arrivare sulla Terra. Un uomo, un mondano, Jonathan Shadowhunter…» Maryse fece una pausa ad effetto dandomi così il tempo di riflettere su quel nome. Jonathan Shadowhunter. Non l’avevo mai sentito nominare.

«...Jonathan Shadowhunter pregò e fece uno strano rituale per evocare un angelo. Si dice che gli apparve un angelo, l’Angelo Razie, che fece comparire una coppa in cui versò qualche goccia del suo sangue e la fece bere a Jonathan. Fu così che lui diventò un Nephilm. L’angelo Raziel gli disse che i suoi discendenti sarebbero stati cacciatori e gli donò la Coppa da cui aveva bevuto. L’angelo la battezzò Coppa Mortale. Poi gli donò Melartach, la Spada dell’Anima, la Spada Mortale e infine lo Specchio Mortale. Dopo avergli dato questi tre oggetti, che abbiamo chiamato Strumenti Mortali, Raziel sparì.»

Pensai ad un altro nome che avevo sentito e chiesi:

«Chi è Valentine?» Remus accanto a me si irrigidì e serrò i pugni.

«Valentine Morgmestern era un cacciatore che si ribellò al Conclave. Suo padre fu ucciso da un nascosto e lui impazzì. Fondo un’associazione: il Circolo. Predicò la distruzione dei nascosti e dei demoni, la ribellione al Conclave, molti lo seguirono. 12 anni fa si ribellò alla firma degli Accordi. Lui disprezzava i nascosti, diceva che dovevamo ucciderli.  Così elaborò un piano; ci disse che dovevamo attaccare il giorno della firma degli Accordi, arrivare alla sala in cui c’erano i Nascosti e il Conclave e ucciderli tutti. Ci disse che sarebbe stato semplice, che avremmo governato noi. Avremmo ristabilito l’ordine naturale delle cose. Ah, che bugiardo! Quando arrivammo c’erano il doppio dei nascosti e ci schiacciarono. Pensavo che Valentine sarebbe rimasto con noi, invece no. Ci abbandonò, il vigliacco! Appena vide che stavamo perdendo, se ne andò. Pensavo fosse morto in battaglia; solo più tardi mi dissero che si era ucciso insieme a suo figlio.»

Maryse si era irrigidita, e questo mi fece capire che non solo aveva fatto parte di quel circolo, ma che aveva anche creduto alle idee di quel folle.

 

Ad un tratto, la porta da cui eravamo entrati sbatté, facendoci sussultare. Ma non appena vidi chi era entrato rimasi felicemente sorpresa: era Bianca.

Mi alzai e corsi ad abbracciarla. Sembrava un po’ più pallida del solito, ma stava bene. I riccioli rossi che le incorniciavano il viso ovale, a forma di cuore, ricadevano sulle spalle, gli occhi verdi brillavano e sorridevano. Lei ricambiò il mio abbraccio con slancio. Anche se era molto più bassa di me, mi chinai e poggiai la testa alla sua spalla, mentre lei faceva altrettanto. Ci separammo ridendo.

«Grazie Lily, davvero. Non ce l’avrei mai fatta senza di te! Mi hai salvata. Grazie! È tutto merito tuo!» Esclamo lei.

«Si, però dovrai studiare e impegnarti. L’ho fatto per questo!» dissi ridendo. Black fece una faccia orripilata, mentre metteva un braccio intorno alla vita di Bianca.

«No! Ti proibisco di far diventare la mia ragazza una secchiona come te e Remus, Evans!»

«Ehi!» protestò Remus.

Qualcuno alle nostre spalle si schiarii la gola.

«Ehm… Ehm… Ci siamo anche noi! Ciao ragazzi.» Selene a Serena erano sulla soglia e sorridevano.  Corsi ad abbracciare tutte e due.  Ridemmo tutti felici, finalmente riuniti.

Stavamo ancora ridendo, quando la porta si aprii di nuovo ed entrarono due ragazzi e una ragazza.

 

 

ISABELLE

 

Uno. Due. Tre. Lancio. Ripresa.

Uno. Due. Tre. Lancio.

Uno. Due. Tre…

«Isabelle!» Mi voltai, sentendo la voce di Alec che mi chiamava. La frusta dorata scioccò dietro di me mentre la ritiravo. Mi girai irritata verso mio fratello, sbuffando.

«Che c’è Alec?» chiesi indispettita. Mio fratello era entrato nel campo di addestramento dell’istituto mentre mi stavo allenando con la frusta di elettro ed era dietro di me. Mio dio, non l’avevo sentito arrivare. Non doveva più succedere. Se fosse stato un Demone a quest’ora sarei già morta.

Alec scrollò le spalle e mi fece cenno di seguirlo. Lo ignorai e andai verso gli spogliatoi; mi cambiai con calma, mentre Alec mi aspettava sempre più irritato.  

«Izzy, per l’Angelo ti muovi!?» disse spazientito.

Sbuffai, mentre mi infilavo una maglietta rosa dalla scollatura a V molto profonda. Come osava mio fratello venire a interrompere la mia sessione di addestramento? 

«Come mai sei qui, Alec?» dissi, quando uscii dagli spogliatoi, scoccandoli uno sguardo omicida.

«Mi ha mandato a chiamarti mamma, ci vuole vedere. Abbiamo ospiti, Izzy!» esclamò Alec.

«Ospiti?» Chiesi, non capendo.

«Sì, ospiti. Mamma ha portato dei ragazzi all’istituto.»

Lo guardai sempre più stupita ma anche incuriosita. Ragazzi? Mondani? Mia madre era impazzita? La mia curiosità era soverchiante: avrei visto un mondano per la prima volta!

Così mi avviai con Alec verso la biblioteca.

Non sapevo ancora che l’incontro con i malandrini, Lily e Bianca mi avrebbe cambiato la vita per sempre.

Percorsi i corridoi eccitata.

Non avevo avuto mai nessuno con cui parlare, al di fuori di Jace e mio fratello Alec. Jace ci raggiunse poco dopo. I suoi capelli color dell’oro erano lunghi fino alle spalle, gli occhi ambrati brillavano curiosi, e sfoggiava uno dei suoi sorrisi enigmatici.   

«Mi chiedo perché vostra madre abbia portato dei mondani all’istituto,» disse pacato, passandosi una mano tra i capelli biondi.

«Non sono mondani a quanto dice Hodge,» intervenne Alec.

«E allora cosa sono, cuccioli di fate?» Fece sarcastico Jace. Mio fratello gli scoccò un’occhiataccia malevola, e stava per dire qualcosa, quando un miagolio lo interruppe.

Church era apparso dal nulla. Mi chinai per accarezzarlo, ma lui si strusciò contro le mie gambe e poi s’incamminò verso la biblioteca. A noi non restò altro che seguirlo.

Quando aprimmo le porte ci trovammo davanti cinque ragazzi della nostra età che ci scrutavano sbalorditi, mentre noi guardavamo sbalorditi loro. Il ragazzo di sinistra era un nascosto, un mannaro. Era alto e magro, aveva il volto stanco e segnato dalle cicatrici, gli occhi erano celesti e sembravano più vecchi in quel viso. Era vestito come un mondano: jeans e una maglia sbiadita. La ragazza accanto a lui era Bianca Olivier, la conoscevo solo di vista. Era minuta, capelli ricci e rossi, occhi color tormalina, pallidissima, con un visino a forma di cuore. Stava abbracciata ad un ragazzo che  aveva l’aspetto di un mondano. Era molto bello, alto, muscoloso, con capelli neri mossi e lunghi fino alle spalle. Aveva degli occhi grigi che sembravano scrutarti l’anima, e un volto aristocratico. Ma prima che potessi dare un’occhiata anche gli altri quattro, mia madre parlò.  

«Signorina Evans, Signorina Olivier, Signorine Serena e Selene, Signor Black, Signor Lupin e Signor Potter, questi sono i miei figli: Alexander e Isabelle. E questo è Jonathan Wayland, mio figlio adottivo.»

Detto questo, mia madre attraversò la porta da cui io Alec e Jace eravamo entrati e se ne andò.

Io sospirai. Non avevo ancora capito che cosa ci facevano quei ragazzi qui. Ma se mia madre li aveva portati nell’Istituto mettendo a repentaglio la segretezza del mondo Invisibile, un motivo doveva esserci.

«Io sono Lily,» disse l’altra ragazza che non avevo ancora avuto modo di osservare. Era carina, aveva i capelli rosso scuro e gli occhi verdi. Era magra e alta e doveva avere circa un anno in più di me.

Lily protese la mano, sorridendomi dolcemente. Non avevo mai avuto un’amica a parte Aline Penahllow, per cui sorrisi.

«Io sono Isabelle, ma tutti mi chiamano Izzy. E loro chi sono?» Lei presentò Bianca Olivier, il mannaro, Remus Lupin, il ragazzo bello come Sirius Black e l’altro tipo come James Potter. Le due ragazze bionde erano Serena e Selene.

Ci spiegarono di essere maghi e che si sarebbero fermati da noi per un po’.

 

***

 

Un mese dopo

26 Agosto 197

LILY

 

«Svegliati Lily! Svegliati!» gridò una voce che in un primo momento non riconobbi, e che mi fece sobbalzare e sedere di scatto sul letto.

«Chi? Cosa? Dove?» Balbettai, ancora mezza addormentata, cercando a tentoni la bacchetta sul comodino. Sentii uno sbuffo dalla persona che mi aveva scosso. Mi girai e sulla soglia, vidi l’alta e snella figura di Isabelle Lightwood. I capelli neri e lunghi erano legati in un’alta coda di cavallo, il viso appena truccato era aperto in un’espressione spazientita. Aveva le braccia incrociate sotto il seno e anche se aveva un anno in meno di me, vista in quel modo mi sembrava molto più grande. In quel mese di convivenza avevo imparato che quando Izzy, sfoggiava quell’espressione voleva dire che c’era qualcosa di urgente. Oppure che eravamo nei guai.  Sbadigliai e mi stiracchiai.

«Che cosa c’è Izzy?» Chiesi, mentre scendevo dal letto nella stanza dell’istituto riservata a me.

Era una stanza piccola e spartana. C’erano solo un letto, la mia valigia con i vestiti, una cesta per la mia gatta Andromeda, un armadio di legno, un comodino, e una scrivania. Isabelle era sulla soglia e mi stava ancora guardando con quell’espressione che non prometteva nulla di buono. Sospirai e aspettai che mi spiegasse. Con gli Shadowhunters era così, dovevi avere molta pazienza.

«Mia madre ci vuole vedere tutti in biblioteca. Ha detto che è urgente. Perciò sbrigati a vestirti, Lily!» disse uscendo dalla stanza. Non me lo feci ripetere due volte. Maryse Lightwood mi terrorizzava. Era troppo algida per essere umana. Non l’avrei fatta aspettare per nulla al mondo. Così mi tolsi la camicia da notte e mi infilai i jeans, una maglietta bianca presa a caso, i miei sandali e diedi un colpo di spazzola agli spaghetti che avevo per capelli. Corsi praticamente fuori dalla stanza e con Izzy al mio fianco raggiunsi la biblioteca.

Appena entrammo mi resi conto che erano già tuti li. Io e Izzy prendemmo posto su due sedie accanto a Bianca.

«Bene, ora che anche le ultime ritardatarie si sono unite a noi, posso annunciarvi che sono arrivate le lettere da Hogwarts,» disse Maryse scoccando a me e Izzy un’occhiataccia. Mormorii di felicità si diffusero per la stanza. Potter e Black esplosero in un coro di ‘ Evviva! ’

Bianca accanto a me sospirò di sollievo e io le strinsi la mano per confortarla. Sarebbe arrivata a Hogwarts con noi per cui non c’era nessun motivo per essere preoccupata. Notai che Remus aveva appena accennato un sorriso ed era rimasto seduto immobile sulla sedia. Cosa che mi sorprese. Mi alzai dalla sedia e andai verso di lui.

«Rem, che succede?» Chiesi preoccupata.

«Lo sentirai tra poco,» disse lui mesto. Proprio in quel momento Maryse si schiarì la voce e Black e Potter smisero di saltellare per la stanza ritornando a sedere con una calma e una compostezza che non era da loro; così anch’io li imitai.                     «Silente ha voluto convocare voi a scuola,» disse gelida Maryse ai suoi figli, Selene, Serena e Jace. Alec e Jace si scambiarono un sguardo perplessi.

«Ma, mamma scusami, come facciamo a frequentare una scuola di magia senza poteri magici?»

«Diciamo che voi farete un po’ da supervisori al nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure,»

«In pratica ci stati dicendo che dobbiamo tenerlo d’occhio» disse Jace.

Maryse annuì.

«Domani prenderete un aereo per Londra,» disse uscendo e lasciandoci da soli e pieni di domande.

 

Contemporaneamente in Inghilterra

 

Arrivarono nell’ufficio di Silente con la metropolvere.  Erano maghi scozzesi, Silente li conosceva da anni. Jason Stark era un auror del ministero, mentre sua moglie Annabeth era il capo della commissione del ministro e membro del Wizengamout. Erano dei purosangue membri dell’ordine. Avevano due figlie, Melissa e Clara. Melissa aveva 17 anni e frequentava l’ultimo anno a Hogwarts; Clara invece aveva 13 anni e frequentava il suo terzo anno a Hogwarts. Non era arrivata nel 1971 perché era stata malta. Era stata contagiata dal vaiolo di Drago ed era rimasta a casa a recuperare l’anno seguente. Ma ora si trovava lì ed era molto piccola, uno scricciolo, alta a malapena un metro e cinquanta. I capelli castani le scendevano lisci sulle spalle, gli occhi grandi e castani guardavano ciò che la circondava incuriositi. Le labbra erano rosa, carnose e aveva un nasino alla francese. Clara protese una di quelle sue mani piccole e affusolate verso di lui: Silente le sorrise. 

Quella ragazzina sembrava così piccola!                                  

«Jason, Annabeth, sono felice divedervi e di conoscere finalmente anche la piccola Clara,» disse sorridendo alla ragazzina. Lei ricambiò e si accomodò su una delle sedie. I suoi genitori sorrisero e si sedettero insieme a lei.

«Coma avrai saputo Albus, nostra figlia non ha potuto frequentare Hogwarts a causa di gravi problemi di salute,» disse Jason affabile.

«Certo Jason, mi avevate avvertito della delicata situazione di Clara. Ma presumo che ora lei stia meglio signorina Stark.»

Clara annuì rigida e seria sulla sedia.

«Si, signore. Ma ho recuperato tutte le materie, lo giuro!»

«Quindi voi vorreste che vostra figlia frequentasse il terzo anno?» disse questa volta rivolgendosi agli Stark.

«Clara è preparata. E sì, è quello che vogliamo.»

«Certo. Non lo metto in dubbio e vorrei procedere con lo smistamento.»

Silente si alzò, prese il Capello Parlante e lo depositò sulla testa di Clara. La ragazzina sentii all’improvviso una voce che sembrava parlare nella sua testa.

«Uhm difficile sei molto difficile piccola Stark.

In te vedo molte cose. Cose che ti farebbero stare bene in Tassorosso, Grifondoro e Corvonero…

Sei intelligente, astuta, leale e altruista. Sei coraggiosa e ti sacrifichi per gli altri. Vedo anche altro in te, però.

Vedo che sei incompleta bambina.

Ti manca qualcosa e lascia che ti dia un consiglio. Quando lui verrà da te, quando il Signore del Tempo sarà qui, tu pensa a te stessa e lascia che la morte faccia il suo corso. Tu vieni da un luogo maledetto, anche se non lo hai mai saputo.

Sei un eco di te stessa. Sei la chiave per la salvezza di un uomo, ragazzina.

Sei l’unica che può salvarlo. Ma secondo me non dovresti farlo, come forse avrai capito. A parte questo sarà meglio che io ti smisti in GRIFFONDORO!» Proclamò il capello.

 

Clara era sconvolta. Appena scesa dallo sgabello aveva chiesto il permesso di poter uscire ed era corsa via. Alla ragazza piaceva correre, le dava sicurezza e provava sempre un senso di libertà.

Così corse per i corridoi. Pensò alle misteriose parole del Capello.

Sei incompleta.

Ti manca qualcosa e lascia che ti dia un consiglio.

Quando lui verrà da te, quando il Signore del Tempo sarà qui, tu pensa a te stessa e lascia che la morte faccia il suo corso. Tu vieni da un luogo maledetto, anche se non lo hai mai saputo.

Sei un eco di te stessa. Sei la chiave per la salvezza di un uomo, ragazzina.

 Sei l’unica che può salvarlo.

Come? In che senso? Si riferiva forse al fatto che a volte le sembrava di vivere mille vite in centinaia di luoghi e tempi diversi?

Sei un eco, le aveva detto. Quando aveva nominato il Signore del Tempo le erano venuti in mente undici volti diversi. Ma perché? Che cos’era un Signore del Tempo? Si convinse che il Capello aveva probabilmente dato di matto. La ragazza scosse la testa per liberarla dai pensieri confusi e senza senso.

 

«Ehi! Attenta a dove metti i piedi scricciolo!» Clara alzò lo sguardo, incontrando un viso bellissimo e due occhi neri come l’onice che la fissavano impassibili. Per un momento ebbe un fremito di paura. Quel ragazzo non poteva essere normale. I suoi occhi non potevano essere così neri. Clara riuscii a borbottare «Scusami,».

«Io sono Clara.» disse tendendo la mano al ragazzo alto dai capelli biondi quasi bianchi e dagli occhi innaturalmente neri. Lui sembrò sorpreso dalla sua gentilezza. Cercò di sorridere, «Jonathan,» disse senza calore. Clara continuò a sorridere.

«Sei nuovo di Hogwarts, Jonathan?» chiese poi curiosa.

«E tu scricciolo?» chiese Jonathan, indicando la palese quanto minuta altezza di Clara e sorridendo divertito.

«Non chiamarmi scricciolo!» Protestò lei orgogliosamente. Poteva essere anche bassa per la sua età, ma non avrebbe permesso a nessuno, tantomeno a quel perfetto sconosciuto, di metterle i piedi in testa e di prenderla in giro così sfacciatamente.

«Va bene, dimmi quanti anni hai Clara, dieci?» continuò Jonathan schernendola.  Clara serrò i pugni sui fianchi e rispose con tono di sfida:

«Ne ho tredici e non è colpa mia se sono ancora così bassa!»

«Jonathan!» sentirono chiamare da un uomo infondo al corridoio. Jonathan le sorrise e si diresse verso l’uomo, dicendole «Ci vediamo presto Scricciolo!»

Clara trattenne un sospiro di frustrazione prima di andare verso l’ufficio di Silente e tornare a casa.

 

***

 

Un uomo camminava per la stanza nervoso.

Era irritato. Silente sarebbe dovuto già essere li. Lo stava facendo spazientire. E non si faceva mai aspettare Valentine Morgemstern quando chiamava.

Nemmeno Albus Silente poteva farlo. Valentine si passò una mano tra i capelli albini praticamente bianchi, mentre andava avanti e indietro. Era arrivato fino a lì da Idris solo per poter iscrivere Jonathan a quella scuola. Sarebbe potuto andare a Dumstrang, ma doveva allontanare ogni sospetto da sé.

Gli Shadowhunters non dovevano capire che lui era vivo. Ovviamente aveva preso le sue precauzioni: Jonathan non si sarebbe chiamato Morgmestern, ma Blackwood. Cosa che gli faceva tornare in mente quei disgustosi traditori dei Lightwood. Valentine strinse i pugni sui fianchi, digrignando i denti. Quella piccola stronza di Maryse, quella miserabile, inutile, donna, si era venduta al Conclave, l’aveva tradito. Lei, Robert, i Penahllow, Greymark e la sua Joscelyn.  Anche lei lo aveva abbandonato disgustata, alla fine. Ma l’avrebbe fatta tornare da lui. Oh sì, sarebbe stata di nuovo sua. Si vociferava che avesse avuto una figlia. Beh sicuramente era di Greymark. Non sarebbe stato un problema. Avrebbe ucciso la ragazzina e Greymark e si sarebbe ripreso sua moglie.

Joscelyn era sua, doveva stare con lui.

I suoi pensieri furono interrotti dal gargloyle che si spostava, rivelando le scale che portavano all’ufficio di Silente.

«Jonathan!» esclamò facendo un brusco cenno a suo figlio e richiamandolo alla realtà. Il ragazzo, che dopo aver parlato con Clara era rimasto nell’ombra fino a quel momento, obbedii all’ordine del padre e si avvicinò. Insieme, padre e figlio, salirono la scala a chiocciola, arrivando allo studio pieno di libri polverosi di Silente. Lui fece loro cenno di accomodarsi.

«Allora, Signor…?» Chiese Silente, sedendosi dall’altra parte della scrivana e scribacchiando con la sua penna verde il foglio di pergamena.                    «Blackwood, Valentine e Jonathan Blackwood,» disse Valentine freddo e spazientito.

«Blackwood, non vi ho mai sentiti nominare,» disse Silente. Valentine serrò i pugni in grembo. Perché quell’uomo non poteva semplicemente smistare Jonathan e farla finita? Domande, domande, sempre e solo domande.

«Veniamo dall’America. Siamo americani, mi sembrava di averglielo già detto nella lettera, se non ricordo male,» disse Valentine tagliente.

«Naturalmente, naturalmente, ma sa, sono tempi strani questi. Devo essere prudente,» disse mellifluo Silente accarezzandosi la barba. Poi sorridendo a Jonathan disse, «Signor Jonathan potrebbe darmi una dimostrazione del suo potenziale?».

Jonathan si alzò, sorrise affettato a Silente e poi senza usare nemmeno una bacchetta disse «Incendio!»

Il fuoco nel camino si attivò con una fiammata. Silente lo guardò ammirato. «Notevole davvero notevole. Ha eseguito un incantesimo non verbale. Davvero straordinario!»

Il preside fece cenno a Jonathan di sedersi sullo sgabello. Quando il ragazzo si fu seduto, l’uomo poggiò sul suo capo il Capello Parlante.

Questi rimase in silenzio per alcuni minuti poi disse: «SERPEVERDE!».

Jonathan e Valentine si guardarono.

Tutto procedeva secondo i piani e ben presto avrebbero avuto la loro vendetta.

 

 

Angolo Autrice

 salve Ragazzi Salve!  vi giuro che non farò più una assenza così lunga i personaggi vi piacciono? ringrazio chi ha recensito  gli scorsi capitoli  le undici ( L'undici è un numero bellissimo!) che mi hanno messo la storia nelle seguite.  i 6 che l'hanno messa nelle preferitee i tre delle ricordate oltre  ai lettori silenziosi. io amo questa storia perciò scusate se la riprendo con mesi di ritardo giuro non accadrà più. spero che gli Shadowhunters vi siano piaciuti e che ne pensate di Clara? Lei nn è un OC  ma è un personaggio preso dalla mia serie tv preferita.   e che ne pensate di Izzy Jacee Alec? e Jonathan e Valentine? ok  un ringraziamento  speciale va lala mia beta MetaChi  e uno a Dubhe  che mi  ha spronato a continuare a scrivere la storia!

Baci

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Marty

  
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