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Autore: GabrielleWinchester    09/05/2014    6 recensioni
[Sequel di Sapore di cioccolata e ricordo di un bacio infernale]: Continua la storia d'amore tra Nythiel e Esthery, un amore tra il Paradiso e l'Inferno, un amore che non è salutare ma che unisce il cuore e l'anima, due essenze unite...Un finale inaspettato. Buona lettura.
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Essenza di Paradiso e Graffio dell'Inferno'
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Buonasera a tutti,
ecco qui il finale della storia d'amore tra Nythiel e Esthery...Incrocio le dita affinchè possa piacere, ho messo tutto l'impegno possibile, anche se non so fino a che punto vi possa piacere. *Potete tirare i pomodori all'autrice dopo*...Dopo essersi divertiti, Nythiel ed Esthery dovrebbero ritornare alle loro vite, ma un qualcosa stravolgerà le loro vite. Ma non vi anticipo nulla. Ringrazio di vero cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-)
Gabrielle :)
Gocce di caffè bollente, ali di piume nere e cuore demoniaco

“Hai il sapore della passione”
Mi ero congedata così, lasciandolo solo e stupefatto. Se pensava che sarei rimasta accanto a lui, se pensava di trovare un angelo femmina, una che lo avrebbe coccolato dopo essersi divertiti, che lo avrebbe guardato negli occhi adorante, sussurrando paroline dolci…bè si sbagliava di grosso. Ero un demone, ero un graffio permanente nelle corde del cuore e dell’anima, una tentazione estrema, vivevo di passioni estreme, di momenti rubati con violenza e disperazione. Anche se il suo sguardo lussurioso che indugiava sul mio corpo…bè era una bella sensazione. Avevo avuto molte esperienze d’amore con alcuni demoni, esperienze paragonabili a una caduta di scale, storie finite con me su un letto di spine roventi, dolorante quanto nel corpo quanto nell’anima, quei cinque momenti di passione con Nythiel erano stati l’apoteosi della passione. Era così puro e audace. Anche se dentro di me ardeva la voglia di ritornare lì dentro, impedirgli di mettersi la camicia dal colore infernale per un’anima pura, strappargli i pantaloni neri e renderlo mio, alla fine desistetti. Mentre sospiravo dietro la porta, rimembrai al fatto che era stato audace a battere le mani e a farmi rimanere in reggiseno.
Oh quanto avrei voluto. Oh forse era meglio non affrettare i tempi.
Gli diedi un’altra occhiata e fu meravigliata del fatto che aveva chiuso gli occhi, forse speranzoso che sarei ritornata. Invisibile ai suoi occhi, ridacchiai e lo ammirai per bene.  Quando era addormentato, ai lati della guancia si formava una piccola fossetta. Lo contemplai, quel torace muscoloso, toccato dai miei baci demoniaci e mi inebriai al ricordo del suo bacio nel mio bacio dell’angelo. Dire che era perfetto, non rendeva per niente giustizia alla sua bellezza. Era così puro ed innocente che un suo bacio era una stilettata di amore, di un amore che purificava anche allo sporco più inossidabile. Avrei voluto rientrare lì dentro, ricominciare a baciarlo, fargli perdere il lume della ragione, sentire le sue mani nei miei seni, unire la mia essenza demoniaca con la sua angelica. Sospirai, pensando che qualcosa era cambiato. Quel breve istante con lui, era come essere infiammati da una stella e coperti da un mantello di neve. Sublime.
La sua innocenza era il mio lasciapassare verso un qualcosa che non avevo mai desiderato prima.
La scelta di essere migliore.
Lui si alzò dal letto, le ali bianche spalancate alla massima apertura, inginocchiandosi per prendere la camicia. Lo vidi vestirsi e dopo andarsene via.  Diretto verso il suo luogo di nascita, diretto verso il luogo che gli apparteneva.  Doveva essere così.
“Sei qui, è da tre ore che ti cercavamo. Abbiamo finito gli spuntoni di roccia dove gli angeli feriti ballano!”
Era proprio vero che ero all’Inferno. Roteai gli occhi, vedendo arrivare un demone dai capelli rossi e le corna lunghe e ricurve, riconoscendolo come Astharothe, uno dei bodyguard del locale e grande amico di mio padre. Ci mancava solo lui. Dopo il piacere, il dovere.
Digrignai i denti e sbuffai “Astharothe, essere la datrice di lavoro di un night club mi permette di avere un po’ di libertà. Sarò pur libera di starmene per i fatti miei o no”
Astharothe mi spinse di lato ed entrò nella stanza, laddove io e Nythiel ci eravamo intrattenuti, prendendosi quella libertà che Lucifero avrebbe frenato con una frustata all’anima e un tuffo nel fuoco dell’anima. Anche se sapevo che se era andato, dentro di me ci speravo che fosse rimasto. Nella mia mente si stagliarono le immagini di lui che mangiava la mia cioccolata, il suo sguardo bramoso e anche impacciato, le sue ali che fremevano, i corpi l’uno sopra l’altro, le nostre ali unite. Era proprio vero che l’amore è come il caffè, inebriante e corroborante. Il mio angelo dalla camicia rossa non c’era più e io non potei fare a meno di essere rammaricata. Avrei voluto vederlo ancora nel letto, a petto nudo, baciarlo fino a quando non avrebbe urlato il mio nome ed io il suo. Astharothe annusò sospettoso la stanza, prendendo le lenzuola rosse, dove Nythiel si era appena sdraiato e le avvicinò alla sua bocca. Ero abituata a cose orribili, ma non potei fare a meno di ringhiare dentro me, nessuno oltre a me e a Nythiel poteva toccare quelle lenzuola. Trattenni un conato di vomito. Il demone trasse le sue conclusioni “Un angelo”
“Bravo” mi congratulai io sarcastica “Meriti di avere un premio. Fosse una novità Asth. Io ci porto chi voglio”
“Fai poco l’ironica, Esthery”  la voce si abbassò di tono, tanto da farmi immaginare di essere sopra una tavola di ferro arrugginito “Un Angelo delle Virtù? Seriamente, ma non mi sarei aspettato una cosa da te. Un Angelo delle Virtù con una Tormentatrice di Anime Umane”
“Vuoi fare il moralista?”
Lui lasciò le lenzuola e incrociò le dita, fissandomi maligno “Sai chi era lo scrittore del Paradiso che hai ucciso per impedire di scrivere la tua storia d’amore?”
Scrollai le spalle e risposi indifferente “Uno dei tanti che il Signore dei Cieli potrà rimpiazzare. Uno dei tanti che ne nascono e ne muoiono. Uno in più o uno in meno, bè non fa la differenza.”
La risata che ne scaturì dalla mia risposta, ebbe l’effetto sulla mia essenza demoniaca di un calcio e ne ebbi paura. Nonostante non fossi un demone di primo pelo, avevo partecipato a nuove incursioni sulla Terra, in missioni in cui avevo fatto impazzire persone integerrime, in quel momento desiderai essere un angelo.
“La differenza la fa quando era uno scrittore dell’Inferno, mandato da me per spiare gli Angeli”
A quelle parole rimasi di stucco e sibilai arrabbiata “Hai osato contravvenire agli ordini di Lucifero? Gli scrittori dell’Inferno non possono spiare gli Angeli, possono solo raccontare ciò che succede e reperire le informazioni all’Inferno. Se Lucifero lo scopre, sta sicuro che non ti prenderà la manina e ti consolerà, anzi te la farà pagare molto cara. Per spiare gli Angeli, c’è la task force di Lilith.”
Lilith era un mastino infernale, con la capacità di trasformarsi in un angelo all’occorrenza.
 “Tuo padre” esclamò quella parola come un calcio nel basso ventre “Tuo padre è uno smidollato, un vigliacco che ha costruito un regno che non merita”
Strinsi i pugni, furibonda del fatto che Astharothe avesse chiamato mio padre uno smidollato. Se Lucifero lo avesse saputo, sicuramente Astharothe si sarebbe ritrovato a gambe in giù con le Arpie e i Cerberi che avrebbero giocato con lui. Non avevo voglia di pensare a cosa avrebbero fatto.
“Hai mandato all’aria il mio piano e per questa te la farò pagare. Anche se questo mi costerà anni di sofferenze indicibili”
“Mostrami quello che sai fare, pallone gonfiato” lo insultai, prendendomi di un coraggio che non sapevo di avere “La vera Tormentatrice di Anime Umane sono io, tu sei solo un miserabile che ha solo aspettato il momento giusto per pugnalarlo alle spalle. Sei un Giuda”
“Avere fatto l’amore con un angelo ti ha reso spavalda” costatò divertito “Purtroppo per te, sono un maestro nel fare soffrire le persone”
Astharothe si alzò da terra e mi rivolse il più viscido dei sorrisi. Estese il braccio destro e mi ritrovai attaccata al soffitto, l’aria che mi veniva tolta dai polmoni. Non gli diedi la soddisfazione di distogliere lo sguardo, mentre con una leggera torsione del polso mi toglieva alcune piume dalle ali, le trasformava in coltelli e le rivolse contro di me. Mosse un’ala nera e sentì qualcosa incrinarsi dentro di me, come un sasso che si sbriciolava sotto un calore intenso. Capì subito che mi aveva distrutto la struttura ossea della mia ala destra e quindi era inutilizzabile. Ringhiai dalla rabbia, senza un’ala non potevo utilizzare il mezzo di comunicazione per andare a trovare Nythiel, non potevo rivedere il mio angelo dalla camicia rossa. Astharothe mi fece crollare a terra, insensibile al mio dolore, si avvicinò a me e disse “Spero che ti sia bastato. Se osi di nuovo mettermi i bastoni sulle ruote, non sarò così magnanimo!”
Ridendo se ne andò via, lasciandomi con una dignità rotta e un ricordo perfetto. Ovviamente nessuno mi aiutò, non ero mica in un campo di volontari, ero in un night club dove le uniche cose concesse erano la lussuria e tutti gli altri peccati. La musica continuò e nell’aria si stagliarono le note di “Dancing with the devil” dei Breaking Benjamin. Che amara ironia! Mi alzai da terra e riparai i danni, almeno quelli che potevo riparare, tranne l’ala. Se si fosse limitato ad ammaccarla, magari avrei potuto ripararla, ma quello stronzo aveva distrutto la struttura ossea, menomandomi.  Solo mio padre poteva aiutarmi, ma piuttosto che aiutarmi avrebbe cantato “In ginocchio da te” a Dio in persona.
Pensai a Nythiel e alla sua barbetta. E il dolore si affievolì un po’, quel tanto che mi consentì di uscire dalla stanza e gettai un urlo disperato e angosciato, da animale ferito.
“Bastardo!”
                                                                                      *
Potrebbe essere l’ultima cosa che mangi…
Era quella frase che mi tormentava da tempo. Al Saint Gabriel il lavoro procedeva alacremente, si avvicinava la festa degli Angeli e degli Arcangeli in Paradiso e fervevano i preparativi. Come pasticcerie e maestro dei cocktail, avevo il compito di sperimentare nuove cose e poi farle assaggiare a una commissione d’esperti, tra cui risultava Gabriel, il gestore del bar dove lavoravo. Un tipo abbastanza intransigente, un tipo da perfezione estrema. Erano passati alcuni giorni da quando avevo passato un po’ di tempo insieme a Esthery e non si era fatta più vedere. Non dovevo meravigliarmene della sua assenza, era pur sempre un demone e i demoni non prendevano in considerazione il cuore altrui.  Ma mi mancava. Molto spesso indugiavo su di lei, sulla sua voce suadente e pericolosamente tentatrice, alla cioccolata al peperoncino che mi aveva infiammato il corpo e le ali, la mia intraprendenza a baciarla appassionatamente, nelle nostre labbra il sapore del mirtillo e del cioccolato. Con una piccola sfumatura di peperoncino.
“Stai attento Nythiel” mi rimproverò il mio datore di lavoro furibondo “Stai rovesciando il thè alla pesca alla cliente”
Sobbalzai sorpreso mentre mi accorsi che era vero. Feci comparire uno straccio e lo consegnai alla cliente, mormorando “Sono costernato, Michelle”
L’arcangelo mi guardò con un sopracciglio alzato, la spada a lato, una spada che simboleggiava la Custodia del Paradiso e la Protezione degli Umani “Hai qualcosa di strano nell’anima”
“Ho baciato Esthery, è un problema?”
Ero stanco, davvero stanco, che tutti mi puntassero il dito e facessero i moralisti. La favola degli angeli che ti mettevano una coperta quando avevi freddo, era una balla totale. Esthery mi aveva risvegliato dal mio torpore, risvegliando quella parte che avevo messo da parte. Non avevo trovato cattiveria in lei, quanto un disperato desiderio di rivalsa e di essere migliore, come se trovasse in me una panacea, un modo per risolvere i suoi problemi, ma nel contempo non volesse rinunciare alla sua natura. Era la mia Esthery. Ed io l’amavo.
Non mi importava se mi avesse fatto soffrire, volevo lei, volevo la sua ironia che mi stuzzicava e che mi faceva pensare pensieri impuri.
Michelle sorseggiò il suo thè, ignorando per momento la mia domanda e poi ponderò bene le parole “Nessun problema ma…”
“C’è un problema” interruppi amaro, immaginando già a che cosa voleva andare a parare “Quale?”
L’arcangelo lasciò una mancia al tavolo, un sorriso che era più una minaccia “Esiste solo il Paradiso e l’Inferno. Altro non esiste. Tu non sei degno né dell’uno né dell’altro”
La guardai furibondo, mentre usciva dal bar, i lunghi capelli biondi a testimonianza che era un arcangelo. Non esisteva un luogo per me e per Esthery, eravamo due reietti in un mondo dove tutto era o bianco o nero. Evitai lo sguardo trionfante del mio datore e sbattei la camicia rossa sul tavolo, uscendo dal bar e richiamando la colonna di fuoco e di piume d’angeli. La volevo rivedere.
“Non ti è bastato, vero?” sghignazzò Metatriel disgustato “Piccolo ingrato”
Non ci vidi più. Materializzai una lancia e lo aggredì. Il Serafino non si aspettò minimamente una reazione del genere e non seppe evitare un colpo mortale. Non ci fu nessuna esplosione di luce accecante, bensì un corpo che si afflosciava e una lama piena di sangue bianco. Guardai il corpo morente del bodyguard con una freddezza tale che doveva spaventarmi, ma che anzi mi lasciò una calma intensa, una calma demoniaca. Forse era vero che non ero degno del Paradiso e con lei volevo andare da un'altra parte. Un luogo degno di entrambi.
                                                                             *
“Dov’è?”
Lucifero uscì fuori dalla sua stanza infernale e guardò i suoi sottoposti, compreso Astharothe “Dov’è mia figlia Esthery?”
“L’ultima volta che l’ho vista, era all’interno del night club” affermò Lilith nella sua veste angelica, muovendo i lunghi capelli neri da una parte all’altra “E che si intratteneva con un angelo”
“Un angelo?” domandò Lucifero incuriosito “Mia figlia frequenta le alte sfere”
“Sì, un angelo barista di nome Nythiel” rispose Abadye, un’Accusatrice di Colpe, con una frusta a nove code con tanto di spuntoni “Credo che tra i due sia scoccata la scintilla”
“Se si vuole divertire, per me non ci sono problemi” rispose Lucifero, aprendo le ali e respirando le urla delle anime che stava tormentando “Ma quando ho bisogno di lei, lei…” si fermò e guardò Astharothe con attenzione, notando un qualcosa che non aveva visto “Perché una delle tue piume è bianca?”
“Ho soltanto bevuto il latte degli angeli” rispose Astharothe, mentendo spudoratamente.
Lucifero annuì ironico e dopo lo fece sbattere contro una parete rocciosa, una parete fatta di vetri rotti e spine di rose. Nessuno si poteva permettere di ingannarlo, egli era il signore della menzogna e dell’inganno, tutte le bugie le riconosceva come un segugio seguiva le tracce. Astharothe si rialzò a fatica e il Creatore dell’Inferno rimarcò di nuovo il colpo “Non sono il Creatore dell’Inferno tanto per bellezza.  Quella piuma bianca sta a dimostrazione che tu hai aggredito mia figlia e hai tradito un preciso ordine mio. Io non sono Dio che perdona, non sai che cosa ti aspetta. Non lo sai”
Astharothe guardò in modo indolente Lucifero, in quegli occhi color azzurro ghiaccio e sibilò “Tu non sei degno di comandarci. Se l’è meritato quello che ho fatto, ha ucciso uno Scrittore dell’Inferno in Paradiso”
Lucifero mosse le ali nere e Astharothe gridò dolorante. L’angelo caduto incrociò le dita, materializzò una spada demoniaca e la posizionò accanto allo stomaco “Hai utilizzato uno Scrittore dell’Inferno per spiare gli Angeli, contravvenendo a un mio preciso ordine?”
“Noi non siamo angeli, siamo demoni, non facciamo accordi con loro” sibilò Astharothe “Ho perso la stima in te”
“Immagina io quanto”
Nessuno fiatò alla morte di Astharothe.  Lucifero ritirò la spada dal suo corpo, la lama macchiata di sangue nero. Un leggero colpo alle ali lo informò che un angelo era sceso dall’Inferno, molto probabilmente Nythiel. L’angelo caduto lo guardò incuriosito e dopo decise di andare a parlare. Voleva conoscere chi aveva conquistato il cuore di sua figlia.
                                                                       *
“Così sei tu” esclamò una voce sconosciuta alle mie spalle “Mia figlia è molto perspicace nel trovare le persone”
Sobbalzai, vedendo un angelo dai capelli neri e gli occhi azzurri, l’aura demoniaca che lo circondava. Non ebbi bisogno di domandargli chi era, si presentava benissimo da solo con la presenza. Ero in presenza di Lucifero. Inghiottii un po’ di saliva, aspettando la sua mossa.
“Ho saputo che mia figlia ti ha baciato…”
Non risposi, aspettando dove volesse andare a parare, le mani che mi prudevano alla ricerca di una lama e lui mi rispose “Non ho nessuna intenzione di combattere contro di te Nythiel. Non avresti chance contro di me. Quello che vorrei sapere, è se sai che mia figlia non è un angelo adorante, una che ama le coccole, ma un demone che ha fatto cose che tu non ti sogneresti neanche nei tuoi incubi più terribili. Anche se, congratulazioni figliolo per avere ucciso un Serafino. Stima totale”
“Me lo ha detto molte volte” affermai io con una sicurezza non da me “Mi ha già detto che mi sporcherà l’anima e giocherà con il mio cuore”
“Ti ha già messo in guardia” ridacchiò Lucifero e io aggrottai la fronte, indeciso se considerare la sua risata come un fattore positivo o no “Anche se è un demone, Esthery preferisce giocare pulito, una caratteristica che a volte è a doppio taglio”
“Cosa volete da me?”
“Esthery è stata ferita gravemente, la sua struttura ossea dell’ala destra è stata compromessa. Non potrà salire in Paradiso. Un mio ex servitore ha deciso di sua spontanea iniziativa di ribellarsi nei miei confronti”
A quelle parole il mio cuore ebbe un tuffo. Strinsi gli occhi, una rabbia accecante mi pervase e fu con notevole sforzo che mi calmai. La rabbia profonda avrebbe alimentato l’anima oscura di Lucifero e non era buono per il Paradiso, ero pur sempre un angelo, un angelo che però aveva ucciso un suo simile. Il pensiero di lei ferita, che non poteva venire da me, che non avremmo più fatto le schermaglie, aveva l’effetto di una pugnalata al cuore.
“L’unico modo per guarirla è quello di donarle la tua anima angelica” riprese Lucifero, rispondendo alla mia domanda inespressa “Ma se tu le doni la tua anima angelica, lei ti donerà il suo cuore demoniaco ed entrambi non sarete degni né del Paradiso e dell’Inferno”
“Me lo ha detto Michelle!”
“La mia sorellina che non si fa gli affari tuoi”  esclamò Lucifero irritato “Tu e lei mi incuriosite parecchio. Per questo voglio farti dono di questo ciondolo”
Il Creatore lasciò cadere nelle mie mani un ciondolo particolare, un ciondolo fatto di acquamarina simbolo del Paradiso e onice nera simbolo dell’Inferno e lo guardai incuriosito. Ammirai il ciondolo nella sua semplicità e Lucifero spiegò “Questo ciondolo ti porterà nel Purgatorio”
“Il Purgatorio non esiste” ribattei io stanco “Non ho voglia di essere preso in giro”
“Anche se una cosa non viene nominata, non significa che non esiste” controbattè Lucifero irritato “Dio ha creato questo luogo per quegli angeli che non erano né troppo buoni né troppo cattivi e tu ti stai avvicinando a questa parte. Sareste i primi angeli del Purgatorio”
“Perché me lo donate?”
“Perché voglio vedere che cosa saprete fare” rispose Lucifero “Forse un giorno ci rivedremo”
E dopo sparì. Ero sconvolto da quello che era successo. Poi mi riscossi e andai da Esthery.
                                                                      *
La trovai nel letto, nella stanza dove avevamo passato i nostri migliori momenti e quando mi vide, non potè fare a meno di sorridere e di stuzzicarmi “Non sai stare lontano da me angioletto”
La sollevai e la guardai negli occhi. I suoi occhi color carbone stavano sfumando verso un castano più puro, segno che la sua anima stava andando per il Paradiso, che la sua cattiveria si stava trasformando in bontà e quindi utilizzava l’ironia come arma.
“Tu non sai stare lontano dai guai” la rimproverai amaro “Hai sacrificato una delle tue ali”
“I guai sono una panacea incredibile per la mia cattiveria” mi rispose, accarezzando la mia barbetta “Poi cos’è la vita senza un imprevisto che ti scombina l’esistenza?”
“Ti amo”
“Ti odio così tanto da amarti profondamente Nythiel”  mi sussurrò vogliosa all’orecchio e dopo prese il ciondolo che avevo tra le mani “Il ciondolo di Demetrya, il ciondolo del regno misconosciuto. Chi te l’ha dato?”
“Tuo padre”
Esthery annuì maliziosa “Credo che per lui sarà un vero spasso vedermi come angelo del Purgatorio”
Non risposi e la baciai maliziosamente. Lei rimase stupita dalla mia intraprendenza e ricambiò il bacio con una voglia che mi infiammò l’essenza. Mi tolse la camicia e incominciò a baciarmi lungo tutto il corpo, indugiando su certe parti del corpo, stuzzicandomi e facendomi perdere nella sua essenza. Scese ancora più sotto e io chiusi gli occhi dal piacere incredibile. Non era un angelo, non era dolce, non era gentile, ma non me ne importava assolutamente. Volevo lei e lei soltanto. Le sganciai il reggiseno e l’ammirai completamente nuda, notando un segno particolare sulla schiena, una piuma delle Virtù.
“Hai lasciato una piuma sul cuscino e ho chiesto di tramutarla in un tatuaggio”
Ero commosso. Nonostante cercasse di affermare di essere una persona cattiva, Esthery mi sorprendeva sempre. La baciai lungo la colonna vertebrale, le sue ali che sapevano di cioccolata al peperoncino, la stessa cioccolata che aveva dato inizio alla nostra storia d’amore. Continuò così e non serve a nulla dire cosa è successo, in quanto si può benissimo immaginare cosa avvenne. La baciai e lei ridacchiò, un suono che era delicato e una pugnalata. La nostra storia era complicata ma non lo avrei cambiata per nulla al mondo. Sentii un suono celestiale e mi accorsi che l’ala destra di Esthery, non solo era guarita, bensì era diventata bianca con qualche sfumatura di nero. E lo stesso valeva per me. Eravamo diventati angeli del Purgatorio. Le nostre due essenze si erano unite, solo con l’amore, senza avere bisogno di fare sesso.
Ruppi il ciondolo e si aprì un portale dimensionale “Sei pronta Esthery?”
“Se ci sei tu, caro angioletto, sarò pronta a diventare un angelo” mi sussurrò lei e dopo ci addentrammo nel Purgatorio.
Nell’aria il profumo del cioccolato e del mirtillo.
                                                                                                                                                      Fine
  
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