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Autore: mamie    11/05/2014    11 recensioni
Storiellina di poche pretese. Come si fa a guidare una corazzata con un occhio solo? Harlock, subito dopo aver subito la menomazione (versione L'Arcadia della mia giovinezza) è alquanto in difficoltà. Gli vengono in aiuto Tochiro e un veterano di molta esperienza. Cosa c'entra la bandiera? C'entra, c'entra...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Tochiro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: prima di tutto moltissime grazie a Dea Bastet, che mi ha fornito una convincente spiegazione del perché Harlock porta la benda, senza che questo sia un mero fatto estetico. La trovate qui. Vi avverto solo che leggere il suo capitolo potrebbe portarvi notevoli scompensi ormonali, come anche il resto della sua storia intitolata Symbiosis.
Poi vi chiedo scusa se ho detto delle scempiaggini, ma non sono un oculista. Ho solo ascoltato qualcosa qua e là. Se avete informazioni migliori da darmi, ve ne sarei grata.
A proposito di Harlock, ho voluto farne uno convinto che non sarebbe arrivato a morire nel suo letto… in effetti nell’ultimo film lo definiscono centenario, ma non ha certo l’aspetto di un vecchietto, per nostra fortuna XD.



IL SUO TESCHIO È UNA BANDIERA…
 
La tazza di caffè si rovesciò, colpita dal gesto maldestro, spandendo il suo liquido sul tavolino e poi facendolo gocciolare sul pavimento. Harlock imprecò sottovoce e la tirò su, stizzito. Poi si passò una mano fra i capelli con aria sconsolata.
̶  Ci vuole tempo – gli aveva detto Esmeralda.
Quanto tempo esattamente? Il tempo era proprio quello che non avevano.
I primi giorni erano passati in una specie di febbrile stordimento. Non li ricordava. Ricordava gli incubi, quelli sì. La sensazione di correre senza andare da nessuna parte.
Quando era riuscito a rimettersi in piedi, però, aveva capito che quello, dell’incubo, era solo l’inizio.
Inciampava ovunque, rovesciava gli oggetti cercando di afferrarli, mancava di equilibrio. In più, ogni volta che cercava di aprire l’occhio ferito, un dolore incandescente lo colpiva appena la luce si faceva un po’ più forte. Tochiro gli aveva fabbricato una benda con un vecchio pezzo di cuoio nero. Una cosa da quei pirati di secoli prima, le storie che gli faceva leggere suo padre da bambino.
Pensava di rado a suo padre. Quella era una parte della sua vita che si era lasciata indietro quando era entrato all’accademia. Ora, che era costretto a lasciarsene alle spalle un’altra, quelle storie gli tornavano in mente insieme alle parole di suo padre: “Erano per lo più ladri e assassini” gli diceva parlando di quei vecchi pirati, “ Ma c’erano anche quelli che lo facevano solo perché volevano essere liberi” e quando lui aveva esclamato ingenuamente “Voglio essere anch’io un pirata!”, suo padre aveva sorriso.
“Non si diventa vecchi facendo i pirati” aveva detto con una punta di malinconia, ma il bambino dall’espressione seria e ostinata aveva risposto “Io non voglio diventare vecchio”.
Forse lo sapeva già allora, con la preveggenza dei bambini, che la sua strada sarebbe stata diversa da quella di tutti gli altri.

*** 

Rialzò la testa di scatto quando sentì bussare alla porta.  Era Tochiro, ma non era solo. Sebbene non l’avesse mai sentito lamentarsi, Tochiro vedeva bene quanto fosse in difficoltà il suo amico e quanto ciò lo rendesse frustrato e deluso. Per questo si era portato dietro Tanuki.
Tanuki era un vecchio artigliere, basso e compatto come il tasso da cui aveva preso il soprannome, e altrettanto astuto. Soprattutto, Tanuki era privo dell’occhio destro.
̶  Il tuo amico, qui, mi ha detto che hai bisogno di un po’ di addestramento – cominciò a dire, spiccio, subito dopo le presentazioni.
̶  Cominciamo domani.
Harlock li guardò uscire, leggermente perplesso, finché Tochiro non si voltò strizzandogli un occhio con aria complice. Allora si appoggiò alla sedia con un mezzo sorriso, un po’ malinconico. Fare l’occhiolino a qualcuno era qualcosa che non gli sarebbe riuscita mai più, ma forse ce n’erano altre che si potevano recuperare in qualche modo.

 ***
 
̶  Non ti fidare dei puntatori elettronici. Vanno bene per un cecchino, ma in combattimento sono lenti. Devi calcolare l’angolo di tiro compensando con la prospettiva.
Tanuki era conciso, dotato di lodevole senso pratico e, soprattutto, privo di qualsiasi affettazione.
Oppure:  ̶  Usa le orecchie e la visione periferica. Hai un quarto di campo visivo in meno, non puoi sempre girare la testa. Usa le orecchie e ti accorgerai anche di quelli che ti arrivano alle spalle.
E anche:  ̶  Devi sentire gli spostamenti d’aria. Una buona percezione può salvarti la vita.
C’erano cose che gli riuscivano meglio, naturalmente; per altre, invece, era più lento. Tuttavia Tanuki era soddisfatto del suo allievo perché aveva una qualità impagabile: non si arrendeva. Mai.
̶  L’istinto ci fa fare delle cose di cui razionalmente non siamo capaci. Impara ad ascoltarlo, sfruttalo a tuo vantaggio. Non ti deve sopraffare, ma addestralo come il padrone fa col cane. Quando il tuo corpo avrà imparato, non avrai bisogno di pensare.
Fu solo davanti al timone che Tanuki non fu d’aiuto.
̶  Qui te la devi sbrigare da solo – commentò. – Io non ho mai guidato una corazzata. Ma penso che il principio sia lo stesso. Se lo sapevi fare prima, con qualche trucchetto potrai farlo di nuovo.
Una volta Harlock gli chiese come aveva perso l’occhio. Tanuki si mise a ridere.
̶  Ti stai immaginando qualcosa di romantico? L’ho perso nel modo più banale, in un combattimento la mia postazione è saltata in aria e basta. Fine della storia. Poi mi hanno congedato senza neanche chiedermi come andava… il che è stata una fortuna, a pensare a quello che è successo dopo…
Lo fissò un attimo con il suo unico occhio, che era azzurro e brillante come una gemma e faceva uno strano contrasto con i capelli grigio ferro tagliati a spazzola.
̶  A te invece è andata diversamente, vero? – chiese.
Harlock non rispose e Tanuki non insistette.
̶  Ci sono cose per cui vale la pena di perdere un occhio, – disse invece – o una gamba, o anche la vita. Ma penso che questo non devo certo insegnartelo io.

 ***
 
L’ultima sera brindarono con una bottiglia di sakè, che Tochiro aveva tirato fuori dalla sua segretissima riserva. Erano quasi allegri.
̶  Vi auguro buona fortuna – annunciò Tanuki, alzandosi in piedi per andarsene.
Harlock lo guardò stupito.
̶  Pensavo venissi con noi – disse.
̶  Sono troppo vecchio – rispose l’artigliere con una risata.
̶  Vi sarei solo d’intralcio. Ci sono cose che la vecchiaia porta via, e non puoi più riaverle. Te ne accorgerai quando ci arriverai – motteggiò con un sorriso.
̶  Io non ci arriverò – rispose Harlock, convinto. E in quel preciso momento capì, senza ombra di dubbio, quale bandiera avrebbero issato a sventolare sul pennone più alto dell’Arcadia.
I vecchi pirati, dalla barra dei loro vascelli fantasma affondati da secoli, forse sorridevano.
 
  
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