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Autore: Nocturnia    13/05/2014    5 recensioni
È un momento solo.
È un istante che dura tutta una vita intera, un pugno che distrugge l'ovattata bolla di futuro in cui credevi di poter crescere - forse persino prosperare.
Crack.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elia Martell, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Rhaegar Targaryen, Robert Baratheon, Elia Martell e tutti gli altri personaggi appartengono a George R.R. Martin e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Gli uomini rifiutano i profeti e li uccidono.

Ma adorano i martiri e onorano coloro che hanno ucciso."
- Fëdor Dostoevskij -



Il futuro finisce qui


È un momento solo.
È un istante che dura tutta una vita intera, un pugno che distrugge l'ovattata bolla di futuro in cui credevi di poter crescere - forse persino prosperare.

Crack.

Rhaegar è sangue e fatica, ma pianta i piedi nel fango e continua a combattere, incrollabile - disperato.
Scansa l'attacco successivo e sfiora un cielo che vomita cenere e polvere, una massa contorta e tumefatta.
"Mostro." gli sibila Robert "Sei solo un mostro. Dovrei staccarti le palle ed esibirle davanti a tuo padre, giusto per verificare che voi Targaryen le abbiate ancora."
Non replica il principe e affida al silenzio i suoi pensieri, saggiando il peso della stanchezza tra le dita e sulla spada.
"Lyanna..."
"TACI." bercia Baratheon - il cervo, la preda, il folle - "Non hai alcun diritto di pronunciare il suo nome."
Rhaegar evita la carica del martello per un soffio, staccandosi il mantello dalle spalle e rotolando nell'acqua, un battesimo di sangue e fuoco.

Plotch.

Finirà qui, lo sa.
Che il suo destino sia stato scritto alla nascita, quando Summerhall è bruciata così a fondo da non lasciare altro che rovine e scheletri anneriti, è un mero dato di fatto - una conclusione logica e priva di speranza.
Che Elia non meritasse tutto questo - quello che è stato, quello che verrà - il semplice rimpianto di un uomo e di un marito.

Plotch.

Il cozzo è così forte che gli fa battere i denti tra loro, i rubini della sua armatura che si liberano nell'aria come una pioggia rossastra e lucida.
Guadagna terreno Robert e Rhaegar si lascia scappare un solo, esausto, sospiro.
"Morirai, drago."

Plotch.

Lo sa: Rhaegar lo sa.
Non ha bisogno d'interrogare la sua spalla - un grumo dolorante e sanguinante - per capire quale sarà la conclusione di quello scontro.
Non ha bisogno di sentire le grida di sua figlia e il tonfo sordo con cui la testa di Aegon viene sbattuta contro il muro per vedere - gli occhi morti di Elia, il corpo esanime di Rhaenys e quella macchia sulle pietre, cervello ossa futuro.

Plotch.

Non ha bisogno d'inutili profezie Rhaegar, perché il futuro gli aveva già parlato quando l'ultimo drago gli era spirato tra le braccia - e aveva lo stesso odore della decadenza e della putrefazione.

Plotch.

"Muori."
È pieno di rabbia Robert e lo carica come una bestia inferocita - un cinghiale sarebbe certo stato più appropriato di un cervo, si ritrova a pensare - ma lo evita anche questa volta, respirando un momento in più.

Plotch.

Disegna un arco di sangue e carne la sua spada, incidendo la polpa molle dell'addome di Baratheon, incastrandosi poi tra le piastre dell'armatura.
Robert contrae le labbra in una bestemmia trattenuta, afferrando il piatto della lama e cercando di spezzarla.
È veloce Targaryen, e la sfila con il movimento fluido e pratico di chi ha passato anni tra le armi e il loro clangore.

Plotch.

Storna lo sguardo il principe e sorride al suo riflesso, un viso che non invecchierà mai - e aveva occhi d'un viola profondo, capelli come fili d'argento e sangue di drago nelle vene e nei lombi.

Plotch.

Una leggenda. Un mito. Un ricordo.
Ecco cosa diventerà, tra le clessidre del tempo e l'inchiostro della memoria.

Plotch.

Un uomo. Un marito. Un innamorato.
Ecco cosa è stato davvero, nel cuore e nella pelle - tra i sogni rubati e quell'amore che gli era costato tutto.

Plotch.

Il colpo finale ha la stessa forza delle grida di Elia.



****

Jaime ha spesso incubi che lo riguardano e quella notte non fa eccezione.

Ho lasciato i miei figli e mia moglie nelle tue mani, Jaime. Li hanno uccisi come maiali. Hanno stuprato Elia con ancora il sangue di Aegon addosso. Hanno pugnalato mia figlia mentre ancora urlava, una bambina. E poi li hanno avvolti nel rosso dei Lannister, a mascherare un crimine troppo ardito persino per gli dèi.

Sono passati anni, eppure Jaime si alza ancora gridando, il sudore che diventa una coperta gelida e che gli ricorda i suoi occhi.
"Non lo sapevo... " mormora sempre "Io... non credevo avrebbe fatto loro del male."

Rhaegar lo fissa dal bordo del letto senza dire una parola.

****

Oberyn Martell è asciutto come il deserto dal quale proviene, ma brucia più della fiamme di un Targaryen.
Striscia, calcola, colpisce, avvelena, ma nulla sazia mai quella fame.
Ogni mattina si alza e vede Elia nell'aurora che omaggia Dorne, la sua bellezza, le sue chiome corvine, la sua silente tristezza.
Maledice il drago e il lupo, perché gli hanno portato via tutto - tutto! - eppure...

Eppure quando osservi l'alba e la sua canicola, biancastra e polverosa, vedi lui.
Eppure sai che l'amore non basta mai, in nessun caso.
Eppure... eppure gli spettri non posso più parlare, Oberyn: nemmeno quello di Elia.

****

"Vorrei averlo conosciuto."

Daenerys lo ripete spesso, torcendosi le piccole mani e grattando la pelle che circonda le unghie.

"Vorrei averlo incontrato."
"Era un uomo valoroso."
"Era mio fratello."

La madre dei draghi ha i suoi stessi colori, forse persino i suoi stessi dubbi e la sua malinconia, ma Ser Barristan spera che abbia un futuro diverso - da conquistatrice.

"C'era un senso di tristezza in Rhaegar, un qualcosa come di... condannato."

Quando storna lo sguardo, sono gli occhi uncinati di Drogon a rispondergli dal regno dei morti.

****

"L'ami?"
"Sì."
"Vorrei poterti chiedere la stessa cosa di me."
"Ti amo, Elia."
Sorride la figlia di Dorne e gli stringe il polso in una morsa supplice e rassegnata.
"Lo so, Rhaegar, lo so. Ed è questo a fare più male."

****

Rhaegar fissa il suo corpo senza un vero interesse, sfiorando con la punta delle dita il viso dagli zigomi alti e il naso dritto, il profilo regolare di uno specchio.
L'acqua ne lambisce i contorni e disegna figure di sangue e terra, assecondando i movimenti del vento e delle correnti.
Brucia il Tridente e la ferita al petto si apre come una bocca rossastra e slabbrata, baciando l'ultimo drago in un amplesso velenoso e mortale.
"Da quanto sei qui?"
"Un po'."
"La guerra è finita, Rhaegar."
"Lo so."
"Allora perché rimani?"
Le mani di Lyanna sono fredde come l'ultima volta che le ha strette.
****

Elia è morta con il suo nome sulle labbra.
Elia sa che il suo drago ha chiamato il nome di un'altra prima di soccombere, ma non le importa - perché il deserto muta sempre e mai.
Elia stringe due corpi morti tra le braccia e dondola senza requie, un buco rovinoso tra le cosce e il sapore di Clegane tra i denti - perché le femmine di Dorne mordono fino all'osso, strappando carne e libertà.
"Elia."
Non risponde la Martell e continua il suo dondolio, mormorando filastrocche infantili e gemendo piano.
"Elia, guardami."
Abbassa lo sguardo Elia e grida quando qualcuno le accarezza i capelli, un grumo di sudore e sangue.
"Elia, sono io. Sono tornato."
"Bugiardo." replica, le parole che graffiano lungo la gola "Sei solo un bugiardo."
"Guardami, Elia. Ti supplico, guardami."
Il cielo ha lo stesso colore dei suoi occhi.

****

Non esiste il tempo per chi l'ha già consumato tutto, lasciandolo scivolare via tra le dita come sabbia e sangue.
Non esiste lo spazio per chi non ha più corpo, ma conserva ben cari i ricordi e la volontà d'essere, ancora prima che quella di respirare.
Rhaegar osserva Mereen con la viscerale curiosità di un bambino, la forza dei tre draghi che lo avvolge come un fiume in piena.

Sorella.

"Si dice che i draghi nascano dalla tempesta e dal fuoco."
"Così raccontano i libri."
"E tu invece cosa racconti, Rhaegar Targaryen?"

Racconto la vita. Racconto il sacrificio e l'amore, l'errore umano e quello divino. Racconto la mia storia e tanto basta.

Al silenzio del deserto, Rhaegar affida l'immortalità d'una razza fatta per regnare e combattere; tra le sue dune, il blasone stracciato di una dignità che non ha mai smesso di bruciare.

Come il fiato dei dragoni e la rabbia della loro madre - una femmina che non accettava null'altro che rese.

Il sorriso di Rhaegar è l'ultima cosa che la notte riesce a rubare alla memoria. 
   
 
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