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Autore: buffy4ever    15/05/2014    4 recensioni
Raccolta di one-shot su momenti non visti Rumbelle, dalla Foresta Incantata a Storybrooke. Cercherò di seguire un ordine cronologico.
1. La tazzina scheggiata
2. Affetto?
3. Il prezzo della Libertà
4. L'ombra
5. Skin Deep
6. Non rifletto il volto ma il cuore
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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6. Non rifletto il volto, ma il cuore *
Il sole era già calato e la strada era buia. Rumpelstiltskin continuava a camminare con fatica, tutto il peso del corpo gravava sulla gamba buona mentre si aiutava col bastone di cui da ora in poi non avrebbe più fatto a meno. Il dolore era forte, ma niente gli avrebbe fatto cambiare idea… non sarebbe diventato come suo padre, non avrebbe abbandonato suo figlio! Morire sul campo di battaglia e abbandonare la sua famiglia non era mai stato nei suo piani. Aveva promesso alla moglie che sarebbe tornato, neanche immaginando che lei fosse incinta… avrebbe voluto esserle vicino. E invece era a miglia di distanza a combattere una guerra disperata. Tutto quello che voleva era non essere come suo padre, un codardo. E d’altra parte aveva quasi rischiato di fare il suo stesso errore: abbandonare il suo bambino. Mentre cercava di affrettare il passo, scansando rami secchi e sassi, non poteva fare a meno di sentirsi di nuovo un ragazzino, abbandonato a se stesso e cresciuto solitario in una vita di stenti. Solo la moglie l’aveva fatto sentire amato… la stessa moglie che aveva lasciato sola nel momento del bisogno, e che forse lo considerava già morto. Gli si attorcigliò lo stomaco pensando a lei…come avrebbe reagito alle sue azioni? L’avrebbe biasimato? L’avrebbe compreso? Rumpelstiltskin sa che in futuro tutti lo considereranno il codardo del villaggio. Ma il suo unico interesse è la sua famiglia. L’unica cosa che conta per lui è valere qualcosa ai loro occhi. L’unica cosa che vuole fare è stringere suo figlio al petto e rassicurarlo che non l’avrebbe mai lasciato andare. Vuole abbracciare sua moglie e chiederle perdono per tutto.

E intanto il percorso sembrava infinito, finché finalmente non scorse la familiare strada con cui iniziava il suo villaggio. Evitando di guardare o farsi vedere da qualcuno, complice la notte, raggiunse in fretta il vicino uscio della sua casa, il respiro affannato e il cuore in gola mentre chiamava a fatica il nome di sua moglie…
Spinse la porta e l’aprì facilmente. E la vide, voltata di spalle e con il suo solito vestito blu sgualcito, che risultava un po’ più brillante alla luce fioca del camino.

“Rumpel”

Si voltò verso di lui e incontrare i suoi occhi azzurri avrebbe potuto essere la ricompensa più gradita per tutte le sue pene… ma Rumpelstiltskin gettò subito gli occhi sul prezioso fagottino che teneva tra le braccia. Lì, immerso in  quella che probabilmente era la coperta migliore che si potessero permettere, stava suo figlio. Il loro bambino.
“Qual è il suo nome?”

“Baelfire”

“Un nome forte!”
Tutta la sua forza lo sembrò abbandonare definitivamente mentre si avvicinava alla sedia, e cadde sulle ginocchia abbandonando il bastone accanto a lui. Che rovinosa fine. Era uno storpio. Suo figlio avrebbe davvero avuto bisogno di questo nome forte, condannato a vivere con la vergogna di un padre agli occhi di tutti codardo…
Lei rimase in silenzio, gli occhi spalancati e la bocca semi aperta, mentre lo guardava rialzarsi a fatica e sedersi correttamente nella sedia malconcia stringendo la gamba ferita e rozzamente fasciata. Rumpelstiltskin poteva solo immaginare ciò che stava pensando. Sicuramente un modo per abbandonarlo. Lo amava, certo, ma quale moglie vorrebbe vivere con uno storpio e codardo disertore della guerra degli orchi? Davvero non l’avrebbe biasimata. La sua più grande preoccupazione al momento era Baelfire. 

“Allora è vero?”
La voce della moglie parve incrinarsi, e quando Rumpel alzò lo sguardo verso di lei vide le lacrime fare capolino dai suoi begli occhi.
“Cosa?”
“Ti sei ferito da solo? Per non combattere? Per tornare a casa?”

La sua voce non pareva contenere accuse per il momento, ma Rumpelstiltskin non riusciva a leggere bene i suoi occhi. Era pena quella che lei provava? Era rabbia per la situazione in cui era incastrata? Era dolore?

“Una veggente… lei… mi ha detto che sarei morto in battaglia… aveva ragione su tutto il resto! Io… io l’ho fatto per te. Sono tornato per te… per te e per- per Baelfire….”
Iniziava a scaldarsi. Tutta l’ansia che aveva provato durante il percorso si stava trasformando in rabbia… rabbia di non essere capito dall’unica persona che per lui contava. Non notò la moglie che pian piano gli si avvicinava, mentre cercava di continuare il suo discorso confuso.

“Rumpel”

“Non volevo essere come mio padre… lui mi ha abbandonato! Io non abbandonerei mai mio figlio! E per lui ho fatto questo!” urlò alzandosi e indicando la gamba malconcia “Per lui! Tutto per il ragazzo! Per salvarlo dalla stessa sorte che io ho sofferto… crescere… senza un padre!”

“Rumpel…”

La moglie cercava di avvicinarsi, guardandolo sempre più sconcertata, mentre il bambino iniziava ad agitarsi sentendo la voce disperata del padre che si difendeva. Ma Rumpel non voleva ascoltare. Non voleva pensare a cosa avrebbe fatto se lei avesse deciso di lasciarlo… di portare Baelfire con sé, dopo tutto quello a cui aveva rinunciato per tornare da loro.

“ Per favore… so che sono un codardo… e anche uno storpio… puoi andare via se vuoi. Ma ti prego… ti prego.. non portarmi via Baelfire. Non privarmi di mio figlio….”
Si piegò di nuovo sulle ginocchia, la rabbia nuovamente sostituita dal dolore sordo al petto. Afferrò la gonna della moglie, trattenendola, pregandola… non sapeva cosa fare, tanta era la stanchezza e la voglia di tenere suo figlio tra le braccia e non pensare più al peggio.

“Rumpel , ti prego, alzati! Guardami!”
La sua voce gli sembrò lontana, tanto che pensò di avere immaginato tutto. Quindi alzò prima piano la testa per guardarla, e i suoi occhi parvero dargli il comando di alzarsi in piedi. Si aiutò un po’ tenendosi dal suo braccio, attento a non disturbare il bambino che gorgogliava da dentro il suo nascondiglio caldo. Tornò  a guardare la moglie, che ancora lo guardava con un misto di incredulità e  dolore.

“ Belle… mi dispiace…”

“Tieni Baelfire”

Lo spinse indietro fino alla sedia e gli passò il figlio tra le braccia. Rumpel la guardò incredulo, prima di dedicarsi completamente al primo esame ravvicinato del bambino. Aveva la pelle di un bel rosa sano, gli occhi del suo stesso colore e il naso di Belle. Era perfetto. Una piccola manina si alzò fino a sfiorargli il naso, quasi come se volesse salutare il papà che finalmente incontrava per la prima volta.

Il cuore di Rumpelstiltskin perse un altro paio di battiti quando poco dopo sentì le braccia della moglie circondargli il collo, e le sue labbra baciargli la guancia per poi raggiungere il suo orecchio: “Ero così preoccupata….pensavo fossi morto. Pensavo che ci avessi abbandonato!”  le sue parole gli risultarono disperate, e capì che piangeva anche perché le lacrime gli bagnavano il volto e il collo.

“ Belle… sono qui. “

Distolse lo sguardo dal figlio per incontrare gli occhi della moglie, che si era inginocchiata sul pavimento per essere a fianco a lui.
“Come hai potuto pensare che ti avrei lasciato! Da giorni la gente va e viene solo per dirmi cattiverie sul tuo conto.. ti chiamano codardo…dicono che saresti dovuto morire in guerra. Io non voglio un eroe. Io voglio solo mio marito, il padre di mio figlio. Rumpel… io ti amo! Non ti abbandonerei mai!”
Le lacrime scorrevano ormai su entrambi i loro volti, mentre si scambiavano un bacio che parlava di solitudine e speranza ritrovata, di stanchezza e di gioia.
“Non avrei mai dovuto dubitare di te mo nighean donn**. Ma ora sono qui. Sono qui con voi. E non vi lascerò mai.”
Belle gli sorrise e lui fu felice di non essere più solo.

Fu proprio in quel momento che gli parve di sentire un vento gelido…
 
“Rumpelstiltskin!!”
Era finalmente tornato in sé quando si accorse che il vengo gelido altro non era che acqua congelata. Si alzò di scatto tentando di asciugare almeno gli occhi per vederci meglio, voltandosi verso l’artefice del suo risveglio. Belle tirò un sospiro di sollievo e gettò da parte il secchio d’acqua. Sembrava preoccupata.
“Non fatelo mai più!”
“Cosa cara?!”
“Farvi trovare in quello stato! Mezzo morto sul pavimento della vostra stanza degli alambicchi, con una fiala vuota di chissà quale veleno malvagio tra le mani!”
Ah giusto. La pozione. Adesso tutto era più chiaro. Aveva creduto di bere la pozione per rendersi invisibile e intrufolarsi al castello della Regina per spiare i suoi progressi… e invece si era addormentato sognando….sognando. Era ovviamente un sogno, eppure… guardando gli occhi apprensivi di Belle che gli gettava occhiate dal tavolo mentre gli preparava una tazza di tè, pensò che sarebbe stato bello se ci fosse stata lei al posto di Milah. Sarebbe stato… diverso.
Un sogno quindi… o un desiderio?
Che diavolo avrò bevuto?

 
* “Non rifletto il volto, ma il cuore” è la frase scritta sullo specchio delle brame presente nel libro di Harry Potter. Tutti i diritti alla fantastica Rowling. E’ proprio questo che mi ha ispirato questa storia, cioè che Rumpel beve per sbaglio una pozione che gli fa vedere ciò che desidera , o meglio, che avrebbe desiderato di più…
** mo nighean donn : mia bella bruna. Vi prego, concedetemelo! E’ gaelico, e ispirato dalla fantastica saga de ‘La straniera’ di Diana Gabaldon, di cui consiglio caldamente la lettura! ;) Mi pareva appropriato per i tempi di Rumpel- Milah, di certo non potrò metterlo sulla bocca di un futuro Mr Gold ! :D
 
Salve a tutti! Eccomi tornata con queste belle storie! Ora che Once è finito ( e come è finito per i nostri Rumbelle *_*) , tra un esame e l’altro spero di avere un po’ di tempo per dedicarmi a ciò che più mi piace, cioè scrivere. Certo, si tratta di riprendere un po’ la mano, ma spero di farcela al più presto ;)
Baci, e spero che vi piaccia!!
  
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