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Autore: paperback_writer    15/05/2014    6 recensioni
"-Conosci la leggenda dell'Irminsul, McCartney?-
-Irmin..cosa?-"
La storia di un albero magico, di due ragazzi e dei loro desideri.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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L' Irminsul
 
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-Cosa diavolo.. John, mi spieghi dove stiamo andando?- brontola un Paul decisamente stanco della lunga camminata intrapresa.
-Zitto è cammina, McCartney.- ribatte spazientito John al suo fianco, anche lui provato per la lunga scarpinata.
-Ma John, è da oltre un’ ora che camminiamo..- sbuffa il più piccolo, facendo sospirare pesantemente il più grande.
-Ricordami di non portarti mai più in giro, intesi?-
-Intesi. Ma adesso mi dici dove stiamo andando si o no?-
Occhi rivolti verso l’alto, esasperati dalle continue domande.
Poi una sagoma indistinta fra i campi.
Fottuti occhi miopi.
Ma non ci sono dubbi, è proprio lui.
 
-Chi arriva ultimo è un fottuto figlio di papà!-urla divertito il maggiore, cominciando a correre a perdifiato per il campo, facendo scattare qualche secondo in ritardo il giovane McCartney,perso nei suoi pensieri.
 – Aspetta, cosi non vale!- ribatte senza fiato, raggiungendo  dopo qualche istante la figura poggiata sul tronco di una possente quercia centenaria.
-Siamo arrivati, impaziente di un Macca..-ribatte con il fiato corto il compagno, analizzando l’espressione ancora dubbiosa dell’amico.
-Siamo arrivati dove, di preciso?- replica quest’ultimo, confuso da tutto quel mistero.
 
-Conosci la leggenda dell’ Irminsul, McCartney?- replica invece il giovane Lennon.
John e il suo fottuto vizio di rispondere alle domande con altre domande.
-Irmin..cosa?- borbotta il più piccolo, lasciandosi stuzzicare ancora una volta dal tono di voce misterioso adoperato con arte dal ragazzo accanto a lui e dalla propria curiosità.
-L’ Irminsul, zucca vuota. Era l’albero sacro dei nostri antenati, i Sassoni. Venne abbattuto da quel donnaiolo di Carlo Magno nella guerra trentennale contro i Franchi. Si diceva che quest’albero dalle dimensioni colossali reggesse la volta del cielo ed esaudisse i desideri delle persone che richiedessero il suo aiuto.- mormora con fare serio il più grande, guardando dritto davanti a sé.
-Ma se è stato abbattuto noi cosa stiamo cercando?- domanda in un sussurro il ragazzo dai capelli corvini, come in rispetto ad un antico luogo di culto ormai abbandonato.
-Si dice che da quell’albero ne sia nato poi un secondo, che garantisce la discendenza del potere dell’ Irminsul. Un nuovo albero sacro, sconosciuto a molti. O almeno cosi la raccontava Julia.- finisce di spiegare il giovane dagli occhi color nocciola, strappando un filo d’erba mosso dal vento.
 
-Ed è questo?- prova a chiedere il minore, riprendendo fiato all’ombra offertagli dal secolare protagonista della leggenda.
Un cenno di assenso e gli occhi di Paul si rivolgono verso l'alto, seguendo il percorso intricato e nodoso disegnato dalle radici, dal fusto e infine dalle fronde rigogliose dell’arbusto, rimanendone affascinato.
 
-Ne è valsa la pena di venire fin qui, allora?-mormora con un sorriso a fior di labbra John, intento ad accarezzare il tronco dell’albero, sentendo poi uno strano brontolio provenire alla sua sinistra.
Il viso di Paul si accende di un rosso intenso, portando il ragazzo a premere una mano sulla propria pancia come per farla tacere.
-Il tuo stomaco proprio non resiste a qualche ora di digiuno, vero?- lo canzona il maggiore, sentendo poi un’ altra pancia lamentarsi sommessamente.
Un sorriso vittorioso affiora sul viso di Paul – almeno è in dolce compagnia, non trovi?- ribatte, punzecchiando divertito la pancia di John, facendolo inevitabilmente sobbalzare, beccandosi infine un certo poco affettuoso spintone. -Questa è proprietà privata, McCartney.- replica il ragazzo più grande, massaggiandosi l’addome, afferrando poi impaziente la borsa piena di viveri preparata dall’amico, porgendo ad entrambi un tramezzino.
Il panino zittisce non solo le bocche del loro stomaco, lasciando cosi che il vento diventi la colonna sonora dei loro gesti e dei loro pensieri.
 
Accompagnato solo dal continuo mormorio del vento John guarda per un attimo il compagno, avvicinandosi di scatto a lui e strappando un morso al panino di Paul, scoppiando poi in una risata alla vista dell’ espressione lanciatagli, decisamente poco cordiale.
-Dammi subito un pezzo del tuo panino, Lennon.- mormora in modo apparentemente controllato il giovane McCartney, guardando l’amico ridere.
- Vieni a prendertelo, se ci tieni davvero tanto..- replica John, sventolandoglielo sotto il naso e allontanandoglielo di colpo appena riesce ad attirare l’attenzione dell’amico, che si avvicina minaccioso verso di lui.
-Comincia a correre, Wiston.-
-Non chiamarmi Wis..- lo scatto di Paul verso di lui è improvviso, costringendo il furfante di panini ad una mossa affrettata, che lo fa indietreggiare di qualche passo.
Il sorriso che compare sul suo viso, però, non lascia cantar vittoria al compagno, che comincia ad inseguirlo divertito.
Il maggiore, senza alcun posto dove riparare e nascondersi, decide di giocarsela proprio lì, tenendo come unico ostacolo fra lui e il suo inseguitore il tronco dell’albero.
-Sei in trappola, John.-
-Non sei capace di intrappolare uno come me. Nessuno ne è in grado.-
-Questa potevi risparmiartela, ribelle dei miei stivali.-
Risate di entrambi.
L’inseguimento rallenta, ora diventa statico, gli occhi dell’uno fissi su quelli dell’altro. Ormai si gioca tutto lì, è un’ inseguimento di sguardi, di pensieri di..
 
Tonfi.
Già, tonfi.
 
Perché il rumore che sovrasta per un attimo il cantilenante moto del vento è il tonfo provocato dal corpo di John e da quello di Paul caduti ai piedi dell’albero.
I panini sono ora a terra, ormai irrecuperabili.
Ma in fin dei conti nessuno ci fa caso.
Con una risata entrambi si rimettono maldestramente su, rallegrati da quella  insolita,  semplice eppure cosi da loro bricconata.
-C’era bisogno di atterrarmi in quel modo? Con gentilezza si ottiene tutto, McCartney.- mormora un petulante e divertito John, che con un gesto stizzito fa scoppiare in un risata il compagno.
Poi silenzio.
Le mani di Paul sfiorano il tronco ruvido dell’albero, improvvisamente assorto.
-John?- mormora piano, senza staccare gli occhi dal verde di quella rigogliosa chioma.
-Cosa?- mormora il ragazzo, poggiando una mano sulla spalla del compagno.
-Credi che esaudisca ancora i desideri?-bisbiglia il minore, quasi intimorito dalle dimensioni del loro maestoso riparo.
-Certo che si.-
-Allora desidero che quello che c’è fra noi non cambi mai.- mormora lentamente il più piccolo, lo sguardo fisso sulle nervature del tronco dell’antica quercia.
 
-Ti prego, non desiderare questo.- mormora gravemente il maggiore, facendo voltare verso di lui l’amico, sorpreso dalla sua affermazione.
-Perché?-
-Perché tutto ciò che non evolve muore Paul, prima o poi.
Perché non voglio che quello che c’è tra noi finisca.
Non voglio che si limiti tutto a scomparire.
Perché.. beh, io non mi accontento più. Voglio qualcosa di più da questo, da noi.
 
Il vento scuote le fronde dell’albero, come se  fosse anche lui in ascolto, in attesa di una risposta.
-Ad esempio? Cosa vorresti di più?- mormora piano, quasi cautamente Paul, la mano ancora sul tronco dell’albero.
John si avvicina al compagno.
La mano che lentamente posa sulla sua guancia suona come un avviso, come un “sei sicuro di volerlo sapere?”.
 
Poi le labbra di John premono su quelle di Paul, in modo impacciato, poi con maggiore intensità, con un trasporto intenso, estenuante, carico di rivincita, voglia di riscatto.
Verso i baci non dati, le carezze non ricevute, l’amore non dichiarato, quello senza parole che ha accompagnato ogni loro momento, ogni loro singolo istante assieme.
 
Le mani si spostano sui capelli scuri del ragazzo e candide braccia cingono la vita di John.
Il vento scuote la chioma dell’albero.
Una foglia danza nell’aria, trasportata dal vento, sospesa sui due giovani.
Un modo di unirli indissolubilmente l’uno all’altro.
L’emblema del patto appena stretto, del desiderio, dei desideri appena realizzati.
 


“Vorrei avere l’opportunità di rendere felice Paul. Forse per un istante, forse per sempre. Non importa. Voglio solo essere quella felicità”.
Non era questo il tuo desiderio, John?
 
“Vorrei poter esprimere i miei sentimenti verso John per quelli che sono, per quello che il cuore mi prega di rivelare, mi comanda di mostrare”.
E non era questo il tuo desiderio, Paul?
 
In fin dei conti non tutte le vecchie storie sono leggende.
E non tutte le leggende sono semplici vecchie storie.
Quella dell’ Irminsul e di questi giovani ragazzi ne è la prova.





Nota dell'autrice: Salve a tutti! La storia è stata ispirata da un paragrafo di storia dove veniva citato "L'Irminsul", appunto. Ovviamente non esiste un secondo albero, ma parte della leggenda qui descritta è vera. Sembra un accostamento inconsueto, ma adoro la cultura celtica, e con questi due mi sembrava assumesse un aspetto ancora più magico. In conclusione, spero che la storia vi piaccia.
Buona lettura!
paperback_writer
  
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